AURORA
Settembre-Ottobre 2013

Contenuto Di Questo Numero

  1. Il Nuovo Testamento Conferma Il Vecchio
  2. Nel Principio  (continuazione dell’articolo Luglio-Agosto)
  3. Combattimento Spirituale Dei Santi
  4. Conoscenza Che Edifica

SOGGETTI PIU’ INTERESSANTI DELL’AURORA

Il Nuovo Testamento Conferma Il Vecchio

“Tutta la Scrittura, divinamente ispirata, è davvero utile per insegnare, per convinzione, per la correzione, per quella disciplina che è in esse di fallace o perverso; perché l’uomo di Dio sia completo e completamente equipaggiato per ogni opera buona.”
—II Timoteo 3:16, 17

L’AUTENTICITÀ DELLA BIBBIA come Parola ispirata da Dio è stata quasi all’infinito discussa per secoli, con molte diverse opinioni espresse. Ad una estremità sono coloro che ritengono che ogni passo che si trova nella Bibbia non solo è vero, ma deve anche essere preso letteralmente. All’altra estremità sono quelli che respingono la Bibbia, ritenendola nient’altro che miti e racconti, la maggior parte dei quali si contraddicono. In effetti, una recente ricerca su Internet alla frase: “Contraddizioni della Bibbia” ha prodotto oltre 3 milioni di risultati.

Un particolare sito web che, ironia della sorte, che promuove “la verità”, identifica specificamente, con citazioni della Sacra Scrittura, quasi 150 passi di dove la Bibbia si contraddice. Purtroppo, ne trae le seguenti conclusioni, tra le tante: 1) Non vi sono prove scritte per l’Antico Testamento; 2) Gli uomini non sono liberi; 3) Dio non mantiene le sue promesse; 4) Gesù non ha amore; 5) Dio non ha un piano; e, non sorprendetevi, 6) Dio non c’è.

Lo spazio qui non consente un esame delle presunte contraddizioni della Bibbia, né una confutazione delle conclusioni a cui alcuni giungano come risultato. Tuttavia, molti dei libri e opuscoli disponibili nelle pagine dell’Aurora esaminandoli, sono in grado di fornire un’adeguata risposta alle domande di molti soggetti biblici. Incoraggiamo i nostri lettori a prendere visione di queste offerte, o telefonare o per inviare letteratura su qualsiasi argomento per il quale si trovano elencati e che siano di vostro interesse.

PER GLI AMERICANI: LA BIBBIA RESTA ANCORA IMPORTANTE

Per fortuna, nonostante il fatto che ci sono coloro che palesemente respingono la Bibbia, e che fanno ogni tentativo di screditarla, la maggior parte degli americani crede nella Bibbia, e non solo, ma che sia anche una parte importante nella loro vita.

Una ricerca commissionata nel 2012 dall’ American Bible Society, condotta da un gruppo di ricerca indipendente, ha constatato che il 69% degli americani ritengono che la Bibbia fornisce risposte su come vivere una vita piena di significato, e il 79% ritiene di essere informato circa la Bibbia. Quasi la metà degli americani, il 47 %, crede che la Bibbia dovrebbe avere una maggiore influenza nella società di cui attualmente dispone. Inoltre, negli Stati Uniti, 85% delle famiglie possiede una Bibbia, e la maggior parte delle famiglie possiedono più di una, con una media per famiglia di 4,3 Bibbie.

Mentre queste statistiche sono incoraggianti, almeno per quanto riguarda l’America, gli altri risultati della stessa ricerca sono di meno. Degli intervistati, il 54% sono stati in grado di identificare correttamente i primi cinque libri della Bibbia, e circa metà,il 46 % ha detto sono in grado di leggere la Bibbia non più di una volta o due volte all’anno. Questi risultati sollevano il problema: se la maggioranza di Americani (quasi il 70%) credono nel valore della lettura e l’applicazione della Bibbia, perché meno della metà legge per non più di una volta o due volte all’anno?

E’ interessante notare che, quando ai partecipanti è stato chiesto che cosa impedisce loro di leggere di più la Bibbia, la risposta più citata è stata che: non ho avuto mai abbastanza tempo per leggere.” Come è vero, particolarmente nella nostra società occidentale oggi, che la velocità dei ritmi intensi della nostra vita spesso rende difficile avere tempo per le cose spirituali. Per combattere questa tendenza, se abbiamo veramente il desiderio di essere sinceri studenti della Bibbia, dobbiamo far sì che sia una priorità nella nostra vita, e del tempo trovare regolarmente, per la sua considerazione e studio. Come le Scritture stesse ci consigliano: “Camminate nella sapienza” … Riscattare [riscatto] il tempo.” (Col. 5, 4) l’Apostolo Paolo lodando quelli di Berea perché “ogni giorno scrutavano le scritture.”—Atti 17:11

La Bibbia nella sua totalità è un troppo grande soggetto da prendere in considerazione per le limitate pagine di questo articolo. Il nostro obiettivo immediato è di limitarsi a esaminare alcuni dei molti esempi di comparazione tra Antico e Nuovo Testamento. Lo facciamo con la duplice speranza che rafforzi la fede dei nostri lettori nelle Scritture, come Parola di Dio e che, inoltre,sia di stimolo a ciascuno per un ulteriore esame e studio della Bibbia, poiché in essa crediamo che si riveli la verità che Dio ha un Piano per tutte le famiglie della terra.

NUMEROSE CONFERME

Molti pensano che la documentazione storica dell’Antico Testamento siano in gran parte miti, tuttavia esprimono una notevole fiducia nei racconti del Nuovo Testamento. Per esempio, a queste persone piace pensare che Gesù, abbia detto la verità sui vari argomenti, di cui ha parlato. Siamo lieti di questo, crediamo che si possa presentare prova che Gesù e gli apostoli del Nuovo Testamento avevano fede e confermino tutti i passaggi più controversi dell’Antico Testamento.

In Luca 3:23-38, la genealogia di Gesù viene fatta risalire attraverso una lunga serie di progenitori, tra cui un certo numero di note personalità del Vecchio Testamento, insieme a Seth, che era “il figlio di Adamo, che era il figlio di Dio.” Così è evidente che Luca conferma che Adamo non solo è stato il primo uomo, ma che era la creazione diretta di Dio, il figlio di Dio.

In Romani 5:14, l’apostolo Paolo scrive: “La morte regnò da Adamo fino a Mosé anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, che è figura di Colui che doveva venire.” Qui Paolo conferma la sua fede in Adamo e del modo in cui la morte è venuto nel mondo con Adamo. Adamo ha deliberatamente disobbedito alla legge divina ed è stato condannato. La condanna; la morte stessa, è stata ereditata dalla sua progenie. Se essi non hanno peccato con lo stesso grado di desiderio come Adamo, sono nati in una morente condizione.

Questo è continuato senza sosta fino a Mosè, e dunque Dio ha dato alla piccola Nazione di Israele la possibilità di vivere in obbedienza alla sua Legge. Con riferimento alla legge, le Scritture affermano che “ l’uomo che fa quelle cose, vivrà per esse.” (Lev. 18:5; Rom. 10:5) Paolo spiegava che mentre la legge è stata progettata per dare la vita, non è riuscita a farlo a causa della imperfezione delle persone.—Rom. 7:10

L’Apostolo Paolo citando ancora una volta Adamo in I Corinzi 15:22, quando dice che “tutti” in Adamo, “tutti” indica che hanno la possibilità di vita in Cristo. Ciò conferma la Genesi registra che la morte è entrata nel mondo attraverso il peccato di Adamo. Qui, tuttavia, il pensiero è, che la possibilità per tutti di godere vita eterna in Cristo sarà un tempo più utile per quanto più ampia è stata la pena di morte, come risultato del peccato di Adamo.

Citiamo ancora una volta da Paolo: “Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente.” (I Cor. 15:45) Questo è direttamente da Genesi 2:7, dove si dice che Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” Poi Paolo parla dell’ultimo Adamo: “ L’ultimo Adamo”, qui viene esposto da Dio il grande disegno di redenzione e di restaurazione attraverso Cristo.

Leggiamo anche, “Adamo è stato costituito per la primo e poi Eva.” (I Tim. 2:13; Gen 1:27; 2:18; 3:20) Anche in questo caso si nota la piena fiducia che Paolo aveva nei dettagli del racconto della Genesi della creazione.

Anche Paolo ha fatto sapere che “non fu Adamo ad essere sedotto, ma fu la donna che, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione.” (I Tim. 2:14) Il grande inganno che il nemico contro madre Eva fu che ella non sarebbe morta se avesse condiviso il frutto proibito. (Gen. 3:4) Fu la menzogna di Satana che la morte non sarebbe stato il risultato della disobbedienza alla legge di Dio a ingannare essenzialmente tutto il mondo sin dalla sua prima tentazione. Esso è alla base di tutte le teorie che insegnano in tutte le epoche, che l’uomo non muore e che insegna che sia la Scrittura che provi che l’uomo possiede un’anima immortale.

In Giuda 14, siamo stati informati che Enoch era il settimo da Adamo. Sicuramente Giuda aveva fiducia nelle genealogie di Genesi. Scopriamo che il nome Adamo viene visualizzato otto volte nel Nuovo Testamento. Questi riferimenti confermano nell’Antico Testamento che fu il primo uomo, che è venuto sotto la minaccia di una condanna a morte, perché ha trasgredito la legge di Dio, e che tutti i suoi discendenti avrebbero condiviso tale condanna.

Gesù ha inoltre confermato la registrazione della creazione di Genesi, senza menzionare Adamo per nome. In Matteo 19:4,5, versione riveduta, Gesù faceva riferimento alla creazione dell’uomo, dicendo: “non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne?”—vedi Genesi 2:24

Nei suoi riferimenti alla Genesi, Gesù, si riferì ad Abele, uno dei figli di Adamo. In un promemoria del problema sull’ Israele della sua generazione, Gesù disse: “Il sangue di tutti i profeti, che è stato sparso fin dalla fondazione del mondo, sia chiesto conto a questa generazione dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il tempio; sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.”—Luca 11:50, 51

Il sacrificio di Abele che egli offrì a Dio è citato in Ebrei 11:4. Dice: “Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per questo egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di questo benché morto, egli parla ancora.” è la storia di Caino e Abele un mito? L’autore dell’epistola agli Ebrei non crede che sia così!

I GIORNI DI NOE’, ABRAMO E GIUSEPPE, TROVANO CONFERMA

Gesù credeva nel racconto della Genesi riguardo al diluvio. Quando si descrivono le condizioni sulla terra in relazione al momento del suo ritorno o seconda presenza, disse, “Come fu ai giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo. Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.” (Luca 17:26,27) Se Gesù si fosse sbagliato riguardo al Diluvio, quindi non abbiamo avuto nessun fiducia in uno dei suoi insegnamenti. Tuttavia, Gesù non si era sbagliato, come gli archeologi hanno confermato.

La nascita di Abramo, e le promesse di Dio per lui, sono altrettanto scontati oggi da molti. Gesù, però, credette in Abramo, più volte. In una occasione Egli osservò: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide, e’ stato un piacere.” (Giovanni 8:56) Abramo previde il giorno in cui Cristo sarà il risultato della promessa che Dio fece a lui, la promessa che, attraverso la sua discendenza tutte le famiglie della terra saranno benedette”. (Gen. 12:3) Evidentemente, Abramo capì che il seme della promessa sarebbe il grande Messia, egli attese la venuta del Messia, che era il Cristo.

Paolo confermò questo punto di vista, citando Abramo. “Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice: “e alle discendenze” come se si trattasse di molte; ma come di uno, e alla tua discendenza, che è Cristo.” (Gal. 3:16) Inoltre, Ebrei 11:8-10: “Per fede Abramo, chiamato da Dio ad andare in un luogo che doveva ricevere in eredità, obbedì, e partì senza sapere dove andava. Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.”

Paolo scrisse che Dio predicò in anticipo il Vangelo ad Abramo, la buona notizia contenuta nella promessa che attraverso il Messia tutte le famiglie della terra saranno benedette”. (Gal. 3:8) Questo stesso Vangelo è stato annunciato dall’angelo che annunciava la nascita di Gesù: “non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà a tutti gli uomini. Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.”—Luca 2:10,11

Se infatti Abramo è stato solo un mitico personaggio, quindi non era mai stata fatta una promessa a lui. Ciò significa che la prima promessa del Vangelo è una frode. In questo caso, Gesù è stato ingannato se Egli suppone che Abramo fu fatto vivere, e attende con impazienza la venuta del suo Regno. Inoltre, l’Apostolo Pietro non avrebbe fondamento quando dice che è stato registrato nella Bibbia che il Vangelo di Cristo è “la potenza di Dio mediante la fede per la salvezza.”—I Piet. 1:5

Tuttavia, prove schiaccianti mostrano l’esistenza di Abramo. Gesù e i suoi apostoli confermano con i loro numerosi riferimenti a questo amico di Dio, che è il padre di tutti quelli che credono.” (Rom. 4:11) Il nome di Abramo viene visualizzato più di cinquanta volte nel Nuovo Testamento. Due importanti riferimenti a questo sono in Ebrei 2:16 e Galati 3:16, dove siamo stati informati che Gesù ha assunto, o sia divenuto, progenie di Abrahamo.

Genesi registra l’esperienza di Abramo che offre suo figlio Isacco in sacrificio. E Ebrei 11:17-19 lo conferma. Citiamo: “Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito figlio, di cui si è detto, che in Isacco ti sarà nominata una progenie: che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; egli lo ricevette figurativamente come dai morti”.

Nel settimo capitolo degli Atti, troviamo Santo Stefano, il primo martire cristiano, conferma la storia di Giuseppe e l’invidia dei fratelli che lo vendettero in schiavitù. Stefano disse che Dio era con lui, e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e sapienza davanti al faraone re d’Egitto.” (Atti 7:10) possiamo dire che ogni persona importante e preminente di cui si parla nella Genesi viene confermato nel Nuovo Testamento.

IL RACCONTO DI GIONA

Uno dei racconti dell’Antico Testamento che è stato classificato dai critici come una fantasia di primo ordine è quella che si riferisce a Giona e al suo racconto, che egli fu inghiottito da un “grosso pesce.” Gesù, tuttavia, ritiene che questo storia sia vera. Gesù cita Giona: “Allora alcuni scribi e farisei, lo interrogarono, dicendo: “Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno. Ma egli, rispondendo, disse loro: “questa malvagia e adultera generazione chiede un segno, ma nessun segno le sarà dato, se non il segno del profeta Giona: infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.”—Matt. 12:38, 40

Gesù poi aggiunge: “i Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è uno più grande di Giona.” (vs. 41) Da ciò risulta chiaro che Gesù conosceva tutta la storia di Giona, e l’aveva creduta. Il segno di Giona è che come Giona fu salvato dal ventre del grosso pesce, così Gesù è risuscitato dai morti. Alcuni dei figli d’Israele al tempo di Gesù” non accettavano questo segno. Essi negavano che Gesù era risuscitato dai morti, come anche i critici negano che Giona fu inghiottito da un grosso pesce, e che, dopo la sua liberazione avesse predicato ai Niniviti portandoli a pentimento.

LA MANNA

Gesù, conferma, quanto sopra dice che avrebbe dato la sua vita, e che dopo la morte sarebbe stato riportato in vita. La sua carne, la sua umanità, sono come il pane che discende dal cielo, e possiamo paragonare la manna che cadde nel deserto come una illustrazione. Citiamo: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e sono morti. Questo è il pane che discende dal cielo affinché uno ne mangi e non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo.” (Giovanni 6:47-51) Anche qui viene confermato un altro dei grandi miracoli registrati nel Vecchio Testamento.

MOSÈ

Mosè è un altro degli esponenti di spicco del Vecchio Testamento, e di nuovo Gesù, viene citato da lui. Egli è il grande legislatore di Israele, dopo aver scritto ciò che la Bibbia si riferisce a come “il libro della legge.” i critici tendono a screditare gli scritti di Mosè, affermando che a suo tempo l’arte della scrittura era sconosciuta. Tuttavia, ora si è capito che la scrittura era conosciuta e praticata centinaia di anni prima dei giorni di Mosè. Gesù lo sapeva e ha aggiunto la sua testimonianza dell’autenticità degli scritti di Mosè.

Gesù, infatti, ha creduto negli scritti di tutti i profeti dell’ Antico Testamento. Parlando a due dei suoi discepoli dopo la risurrezione, e confortandoli per il fatto che la sua morte era stata già preannunciata, e quindi che non c’era stato un aborto del Piano di Dio, egli ha citato la Parola profetica. Egli disse loro: “O insensati e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti: non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui.”—Luca 24:25 – 27

Gesù, dopo aver lasciato i due discepoli, e si sono accorti che era stato Gesù risorto che aveva parlato con loro, ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci apriva le scritture?” (vs. 32) Si può ben immaginare i sentimenti di questi due discepoli quando essi si convinsero della risurrezione di Gesù, e che la sua sofferenza e la morte erano parte del Piano di Dio, ed era stato già preannunciato da “tutti i profeti”! Può anche il nostro cuore bruciare dentro di noi sempre di più come prova che si accumula che la Parola di Dio è veramente il fondamento della nostra fede.

DANIELE E MOLTI ALTRI

Uno dei profeti più attaccati dalla critica della Bibbia è Daniele. Che per loro non ha nemmeno scritto il libro di Daniele. Anche in questo caso, però, Gesù non è d’accordo. Egli disse: “Quando dunque avrete visto l’abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, stare nel luogo santo.” Qui abbiamo Gesù non solo con riferimento a Daniele, ma chiamandolo profeta.”—Matt. 24:15

Daniele 12:1 parla di un “tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal una Nazione.” Sebbene egli non menziona Daniele per nome, Gesù si riferisce a questa profezia, che parla di tempo dell’angoscia come “tribolazione.” “Allora vi sarà una tribolazione così grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati.”—Matt. 24:21, 22

Il Libro di Ebrei conferma anche fatti registrati nel libro di Daniele. Il racconto dei tre Ebrei nella fornace ardente è ben noto per i lettori della Bibbia, come anche l’esperienza di Daniele nella fossa dei leoni. I critici vorrebbero farci credere che queste sono solo fantasiosi racconti senza fondamento nella realtà, ma lo scrittore di Ebrei sapeva che erano reali. In questo libro, l’apostolo presenta una serie di esperienze di credenti dell’Antico Testamento, riferendosi a loro come coloro che, mediante la fede, “vinsero regni, praticarono la giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni, spensero la violenza del fuoco.” e’ stato Daniele, il quale “ha fermato le bocche dei leoni”, e che i tre Ebrei nella fornace ardente che “spensero la forza del fuoco.”—Eb. 11:33, 34

Nell’undicesimo capitolo della Lettera agli Ebrei, troviamo anche la conferma di molti altri incidenti registrati nel Vecchio Testamento. Fornisce brevi dichiarazioni di come gli eroi della fede hanno dimostrato la loro fede in Dio e nella Sua capacità di prendersi cura di loro. Paolo menziona Abele, Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Sara, Giuseppe, Mosè. Di Mosè, l’apostolo afferma che lasciò l’Egitto, “scegliendo piuttosto di essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo i piaceri del peccato.”—vs. 25

Mediante la fede, Paolo ci ha detto: i figli d’Israele “hanno passato attraverso il mare Rosso come fosse terra asciutta.” Inoltre, “Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni.” (vss. 29,30 ) Poi Paolo parlò di Gedeone, che sconfisse le orde di Madian con la sua piccola banda di trecento uomini. Ha parlato di “Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti.”—vs. 32

RISURREZIONE SPERANZA ACCERTATA

Paolo si riferisce alla speranza della risurrezione condivisa da molti fedeli del Vecchio Testamento, con la semplice affermazione “Le donne riebbero per risurrezione i loro morti in vita.” (Eb. 11:35) C’erano molte donne fedeli dell’Antico Testamento che sono state le mogli e le madri di uomini che aveva sacrificato molto nella loro devozione a Dio, alcune hanno perso il loro marito, o figli, a causa della loro grande fedeltà. Queste donne, dice Paolo, hanno guardato avanti, nella fede, sia per i loro cari, che per se stesse, li avrebbero ricevuti attraverso la risurrezione dalla morte.

Paolo sapeva che queste speranze del Vecchio Testamento si sarebbero compiute nel corso del Regno messianico e sarebbero state accompagnate da un maggiore miracolo: la risurrezione di tutti i defunti. In Atti 24:15, Paolo parla di questo, affermando che i fedeli del passato che avevano in Dio la speranza, che ci sarebbe dovuta essere una resurrezione, “tanto dei giusti che degli ingiusti”.

Gesù ha parlato di questo dicendo: “tutti quelli che sono nelle loro tombe usciranno, alcuni per una risurrezione di vita”, e ad altri di una risurrezione di giudizio.” (Giovanni 5:28,29 Enfatica Diaglott) Paolo da ulteriore testimonianza della risurrezione “di giudizio,” e afferma che Dio “ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia.” (Atti 17:31) Un grande miracolo sarà la risurrezione di tutta l’umanità, e questa verrà giudicata con un giusto giudizio. Questo non sarà realizzato in una letterale giorno di 24 ore, ma sarà il lavoro di tutto il millenario Regno del Messia. (2 Piet. 3:8; Riv. 20:6) I giusti, fedeli dell’Antico Testamento saranno i primi ad essere ripristinati alla vita, e questi collaboreranno alla gloriosa opera di quel Regno. Il lavoro di benedizione, di educare e insegnare a tutte le famiglie della terra, è in armonia con la promessa che Dio fece ad Abramo. Solo allora, quando l’uomo avrà la possibilità di apprendere il modo di agire di Dio e il suo carattere, egli sarà in grado di essere giudicato “con giustizia”.

Ci sono molte altre citazioni e riferimenti del Nuovo Testamento riguardanti il popolo e gli eventi dell’Antico Testamento. Tuttavia, siamo convinti che questi trattati siano sufficienti a dimostrare l’autenticità del Vecchio Testamento. Il fatto che Gesù e gli apostoli del Nuovo Testamento hanno creduto che l’Antico Testamento è la Parola ispirata di Dio. Le sue promesse hanno costituito il messaggio del Vangelo, il Vangelo di Cristo che conferma un tale gloriosa speranza per tutta l’umanità, e che è quanto mai consolante in questo giorno pieno di grande caos e problemi.



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Luglio-Agosto 2013

Nel Principio

IL PROF. DANA a commento dei dati sui quali si basano gli scienziati per trarne le loro congetture, e a commento del metodo di deduzione da essi adottato, afferma:

[20] “Facendo i calcoli del tempo trascorso dal consolidamento della formazioni c’è sempre grande incertezza, proveniente dal fatto che detto consolidamento dipende da un progressivo abbassamento [cedimento normale del terreno]. Nelle stime fatte considerando i depositi alluvionali [suolo depositato dall’acqua], quando i dati sono basati sul consolidamento delle accumulazioni in un certo numero d’anni (diciamo gli ultimi 2.000 anni) questa fonte di dubbio influisce sull’intero calcolo dalle sue fondamenta e lo rende quasi, se non completamente, inutile. … Quando la stima…si basa sull’ammontare dei detriti [minuti elementi del terreno asportati dalle erosioni] scaricati da un torrente, questa ha più valore, ma pensiamo qui vi è una fonte di gran dubbio.’

Esaminiamo la questione dal punto di vista della Bibbia, quali persone che credono che essa sia la rivelazione divina, e completamente persuasi che qualunque differenza si può trovare tra la testimonianza della Bibbia e le ipotesi dei geologi, questa sia l’errore di questi ultimi, i cui sistemi filosofici non hanno ancora raggiunto una base o uno sviluppo interamente scientifico.

Non è neppure necessario supporre che lo scrittore della Genesi sia stato a conoscenza del soggetto di cui ci ha lasciato testimonianza: la lunghezza di questi giorni e i risultati precisi di essi. Accettiamo il racconto della Genesi come parte della gran rivelazione divina, la Bibbia, e pensiamo che la sua sublime dichiarazione contenuta in poche frasi sia corroborata in modo veramente eccezionale dalla maggior parte delle ricerche scientifiche critiche. Al contrario, non c’è “libro religioso” fra quelli non cristiani che non contenga altro che dichiarazioni assurde su tale soggetto.

C’è una grandiosità di semplicità in quella dichiarazione iniziale della rivelazione: “Nel principio Dio creò.” Risponde alla prima domanda della ragione: Da dove vengo e verso chi sono responsabile? È davvero un peccato che alcune delle menti più brillanti del nostro glorioso periodo abbiano abbandonato questo pensiero di un Creatore intelligente ed abbiano abbracciato la validità dell’esistenza di una forza cieca operante sotto i dettami dell’evoluzione e della selezione naturale. E, ahimè! questa teoria si è fatta strada non solo fra le istituzioni culturali più prestigiose, ma sta per essere incorporata pian piano nei libri di testo delle nostre scuole comuni.

È vero che sono ancora solo pochi gli impudenti che arrivano a negare un Creatore, [21] ma anche la persona devota, in virtù di questa teoria, mira alla base il tessuto della propria fede, come pure quella di altri, nel proclamare, che la creazione è puramente il regno della Legge Naturale. Senza andare molto indietro nel tempo, suppongono che il nostro sole abbia emesso immensi volumi di gas che hanno finito per solidificarsi, dando origine alla nostra terra, che di lì a poco si formò del protoplasma, un piccolo verme, un microbo, ha avuto inizio, non sanno come. Devono pur ammettere che sia necessaria una forza divina anche se solo per dare un inizio di vita così piccolo, e invece sono tutti impegnati a cercare qualche Legge Naturale che spieghi anche quest’inizio di vita in modo tale da non dover aver bisogno affatto di un Dio-Creatore. Si ritiene che ora tale scoperta sia quasi completata. Questi “sapienti” pensano alla Natura e ne parlano come se avesse rimpiazzato Dio (le opere della Natura, le sue leggi, le sue ricompense, ecc.): davvero un bel Dio cieco e muto!

Ritengono che, in virtù del modo in cui la Natura è ordinata, il protoplasma si sia evoluto in microbo, o piccolo verme, che si sia dimenato e contorto e abbia riprodotto la sua stessa specie ed infine scoprendo l’uso che avrebbe potuto fare di una coda, ne abbia sviluppata una. In seguito, uno dei suoi discendenti ancor più intelligenti avrebbe concluso che dei remi, o pinne, sarebbero potuti essere utili e le avrebbe sviluppate. Un altro, più in là, sarebbe stato attaccato da un fratello affamato e, saltando fuori dell’acqua, avrebbe avuto l’idea che, una volta sviluppate ulteriormente, le pinne sarebbero potute diventare ali, e sarebbe rimasto incantato dal nuovo stile a tal punto da decidere di rimanere fuori dell’acqua, e in seguito avrebbe deciso che le gambe e i piedi sarebbero potuti essere una comodità e li avrebbe sviluppati. Altri della famiglia avrebbero seguito altre “nozioni”, di cui sembra avessero una riserva inesauribile, come testimoniato dalla gran varietà d’animali che vediamo attorno a noi. In ogni modo, a tempo opportuno uno di questi discendenti del primo verme una volta raggiunto lo stadio di sviluppo della scimmia, si sarebbe posto dinnanzi alla mente un nobile ideale, si sarebbe detto “butterò via la coda che ho, smetterò di usare le mani come fossero piedi, perderò il manto di peli che mi ricopre e svilupperò un naso, una fronte e un cervello con organi morali e capaci di riflettere. Indosserò vestiti fatti su misura dal sarto e un cappello alto di seta, mi chiamerò Darwin, L.L.D., e scriverò una documentazione sulla mia evoluzione.”

[22] Che il sig. Darwin fu un uomo capace è testimoniato dal successo con cui è riuscito ad affibbiare la sua teoria ai suoi simili. Ciò nonostante, il devoto figlio di Dio, che ha fiducia in un Creatore personale, e che non è pronto a scartare subito la Bibbia quale sua rivelazione, potrà rendersi presto conto della sofisticheria teorica del sig. Darwin. E non basta che il sig. Darwin abbia notato che fra i suoi piccioni sia stato capace di sviluppare certe razze con caratteristiche peculiari: piume sulle zampe, creste sulla testa, gozzi sporgenti, ecc., altri avevano fatto altrettanto con pollame, cani, cavalli, ecc. Mentre i fiorai avevano fatto esperimenti con fiori, cespugli, ecc., ottenendo risultati simili. Ciò che c’era di nuovo nel sig. Darwin era la sua teoria secondo la quale tutte le forme di vita i sono evolute da un inizio comune.

Le esperienza del sig. Darwin, però, con i suoi piccioni, come quelle di tutti gli altri allevatori di razze selezionate, devono aver soltanto corroborato la dichiarazione della Bibbia secondo cui Dio ha creato ogni creatura secondo la sua specie. In ogni specie ci sono magnifiche possibilità di varietà, ma non è possibile mescolare le specie né è possibile formare nuove specie. Il metodo che si avvicina di più a questo tipo di tentativo, è quello che va sotto il nome di “allevamento d’ibridi” e che, com’è noto a tutti, non permette alla nuova specie ottenuta attraverso questo procedimento di perpetuare la loro specie. Inoltre, il sig. Darwin deve aver pur notato, come hanno fatto altri, che i suoi piccioni provenienti da ‘razza selezionata’ dovevano essere tenuti ben separati con cura dagli altri della loro specie, altrimenti in breve tempo si sarebbero deteriorati fino a raggiungere il livello di tutti gli altri piccioni comuni. In natura, però, vediamo le varie specie, ‘ciascuna secondo il suo tipo”, completamente separate l’una dall’altra e mantenute in questo stato senza nessuna separazione artificiale, ecc. mantenute così per la legge del loro Creatore. Quali credenti in un Creatore personale, possiamo stare ben sicuri che la speculazione umana non ha colto affatto la verità nella misura in cui ha ignorato il nostro Dio, la sua saggezza e la sua potenza, come descritto nella Genesi.

Forse niente è riuscito di più ad offuscare e a minare alla base la fede in Dio come Creatore, e nel racconto della Genesi come sua rivelazione, di quanto non abbia fatto l’errore di comprensione dei giorni epocali della Genesi come giorni composti di ventiquattro ore. Le varie stratificazioni delle rocce e dell’argilla stanno a provare al di là [23] di tutte le controversie che sono trascorsi lunghi periodi nei cambiamenti possenti che esse rappresentano. E quando scopriamo che la Bibbia dà l’insegnamento di cosa sia un giorno epocale siamo pronti ad ascoltare la testimonianza data dalle rocce che è in perfetto accordo con la testimonianza della Bibbia e la nostra fede in questa ultima ne esce fortemente, fortificata, sentiamo che non stiamo confidando nelle nostre ipotesi o in quelle d’altri uomini, ma nella Parola del Creatore, ampiamente confermata dai fatti della natura.

UNA TEORIA DELLA COSMOGONIA

Al fine di beneficiare alcuni fra i nostri lettori, presenteremo brevemente uno dei punti di vista sul periodo della creazione, noto come “La teoria di Vail”, o la ‘Teoria della Volta Celeste”, particolarmente cara all’autore: in seguito intraprenderemo uno studio approfondito per rintracciare un’armonia tra questa visione e la narrazione della Genesi 1:1, 2:3.

Cominciando dalla condizione nominata nella Genesi 1:2 “E la terra era” informe e vuota e buia, il saggio non tenterà di indovinare ciò che Dio non ha rivelato su come prima raccolse tutti insieme gli atomi della terra. Ciò che non è stato rivelato appartiene a Dio e facciamo bene ad aspettare con pazienza le sue future rivelazioni al momento opportuno. Con il piccone, la pala e l’occhio critico, l’uomo ha scoperto che la crosta terrestre è composta di vari incrostamenti, o strati, uno sull’altro, che mostrano tutti di essere stati una volta morbidi e umidi, fatta eccezione per le rocce basiche sulle quali detti incrostamenti, o strati, si sono venuti a depositare con più o meno regolarità. Queste rocce basiche chiaramente indicano che una volta erano morbide e fluide a causa del calore intenso, e gli scienziati sono generalmente d’accordo nell’affermare che non molto sotto alla ‘crosta’ la terra sia ancora rovente e liquefatta.

Dato che queste rocce basiche ed eruttive (granito, basalto, ecc.) devono essere state così roventi da eliminare tutti gli elementi combustibili in esse contenuti, e poiché queste sono le rocce di fondo, siamo al sicuro nel concludere che ci sia stato un periodo in cui tutta la terra era al calor bianco. A quel tempo, si pensa, l’acqua e i minerali (che [24] ora si trovano negli incrostamenti, o strati, superiori che giacciono nell’acqua) devono essere stati eliminati nella forma di gas, e devono aver costituito un’impenetrabile volta celeste che si stendeva per miglia e miglia intorno alla terra in tutte le direzioni. Il movimento della terra intorno al suo asse si sarebbe esteso a questi gas che l’avvolgevano e l’effetto sarebbe stato quello di concentrarli, più particolarmente sopra l’equatore della terra. Man mano che la terra si raffreddava, questi gas si sarebbero anch’essi raffreddati e quindi trasformati da gas a solidi e liquidi, e i minerali più pesanti sarebbero gravitati in strati verso la parte inferiore. In quel periodo, la terra sarebbe rassomigliata probabilmente all’odierno Saturno con i suoi “anelli”.

Man mano che il processo di raffreddamento avanzava, questi anelli distaccati e distanti avrebbero iniziato ad assumere gradualmente un movimento rotativo diverso da quello della terra e quindi avrebbero iniziato a gravitare sempre più vicino ad essa. Uno dopo l’altro si sarebbero precipitati sulla superficie della terra. Dopo la formazione del “firmamento”, o della ‘distesa’, o dell’atmosfera’, questi diluvi provenienti dalla discesa degli ‘anelli’ avrebbero naturalmente investito la terra dalla direzione dei due poli, dove avrebbero incontrato minore resistenza, perché molto lontani dall’equatore, centro della forza centrifuga del movimento della terra. Il frazionamento di questi ‘anelli’, avvenuto in periodi molto distanti l’uno dall’altro, dettero luogo a numerosi diluvi e dettero luogo all’accumularsi di strati su strati sulla superficie della terra. L’impeto delle acque dai poli verso l’equatore avrebbe distribuito in vario modo la sabbia, il fango e i minerali, e l’acqua fortemente mineralizzata avrebbe così coperto l’intera superficie della terra, esattamente com’è descritto all’inizio della narrazione della Genesi.

Durante ciascuno di questi lunghi “giorni”, di settemila anni ciascuno, una certa attività era portata avanti, come detto nella Genesi, ciascuna possibilmente completata da un diluvio che operava cambiamenti radicali e preparava il campo per ancor nuovi sviluppi della creazione e della preparazione per la venuta dell’uomo. Questa teoria di Vail presuppone che l’ultimo di questi ‘anelli’ sia stato il più privo di minerali e di tutte le impurità: pura acqua, che non si fosse ancora frammentato e non fosse ancora precipitato nel giorno della creazione d’Adamo, ma che coprisse completamente la terra come un velo traslucido al di sopra dell’atmosfera. Avrebbe avuto lo scopo di rendere [25] uniforme la temperatura, allo stesso modo del vetro imbiancato di una serra calda, in maniera tale che il clima ai poli era leggermente, o per nulla, diverso da quello all’equatore. In tali condizioni costanti, si sarebbero sviluppate dovunque le piante tropicali, come appunto la geologia dimostra essere avvenuto, e i temporali che sono causati dai rapidi cambiamenti di temperatura devono essere stati sconosciuti a quel tempo, e per ragioni simili non ci sarebbe potuta essere quindi la pioggia.

Il racconto Scritturale risulta essere d’accordo con ciò dichiarando che non vi è stata pioggia sulla terra fino al diluvio, che la vegetazione era irrigata da un vapore che saliva dalla terra: una condizione umida o impregnata d’acqua simile a quella della serra calda. (Gen. 2:5-6) In seguito al diluvio nel giorno di Noè occorsero grandi cambiamenti accompagnati da una gran riduzione dell’arco della vita umana. Con l’aprirsi del velo d’acqua cessò la condizione di serra calda: la striscia equatoriale del sole divenne più calda, mentre ai poli il cambiamento che si verificò deve essere stato tremendo: quasi una transizione istantanea dalla temperatura tipica di serra calda al freddo artico.

Nella regione artica si ritrovano corroborazioni di tale improvviso cambiamento di temperatura: due mastodonti completi sono stati ritrovati racchiusi dentro il ghiaccio solido, trasparente, che evidentemente li ha congelati rapidamente. Tonnellate di zanne d’elefante sono state rinvenute nella medesima Siberia congelata, troppo fredda e inospitale, nell’arco della storia, per elefanti, mastodonti, ecc. In quella regione artica è stata rinvenuta anche un’antilope ugualmente racchiusa in un enorme blocco di ghiaccio. Che sia colpita improvvisamente, c’è dato di dedurlo chiaramente dal fatto che l’erba trovata nel suo stomaco non era stata ancora digerita e ciò indica che l’animale l’aveva mangiata soltanto alcuni minuti prima di essere morta congelata e che ciò era accaduto in un luogo dove ora non cresce erba.

Questo improvviso rovescio d’acqua, questo repentino aprirsi dell’involucro che conteneva il calore della terra e del sole in modo costante, dette luogo ai grandi ghiacciai e alle montagne di ghiaccio delle regioni artiche, dalle quali si staccarono ogni anno centinaia di iceberg e galleggiano in direzione meridionale verso l’equatore. Da quanto possiamo dedurre, questo è stato il processo per secoli ma è in continua diminuzione. Qui vediamo l’Era Glaciale, o l’Epoca Glaciale, dei geologi, quando grandi iceberg, trasportati [26] da correnti veloci, producono profondi crepacci nel Nord America, che possono essere riscontrati nelle colline; anche l’Europa nord-occidentale riporta la stessa testimonianza nelle colline di lì. Ma non così l’Europa sud-orientale, l’Armenia e le zone circostanti: la culla della nostra razza, dove fu pure costruita l’arca, e vicino alla quale, sul Monte Ararat, alla fine si adagiò e rimase. La testimonianza del prof. Wright e di Sir T. W. Dawson, L.L.D., F.R.S., è che nelle zone vicine all’Arabia si sia verificato un generale sprofondamento della terra e un successivo innalzamento. In generale, la testimonianza sembrerebbe implicare che l’arca abbia galleggiato in un vortice relativamente calmo, fuori del complessivo scorrere tumultuoso delle acque. Ciò è indicato dal deposito alluvionale eccezionalmente imponente che si afferma essere presente in tutta quella zona. Evidentemente tutta la terra fu investita dal diluvio delle acque provenienti dal Polo Nord e dal Polo Sud, mentre la culla della razza fu trattata in modo speciale dapprima con un abbassamento e poi al momento opportuno con un innalzamento di essa.




Combattimento Spirituale Dei Santi

FINORA, ABBIAMO CONSIDERATA la battaglia nell’assieme; ora, diamo un’occhiata ad alcune delle sue attuali fasi. Mentre il conflit¬to può considerarsi dalla Chiesa in generale, tuttavia è un conflitto individualmente col peccato. Ma, allorché la Chiesa ne uscirà vittoriosa, bisognerà ricordare che essa sarà composta solo da vincitori, per cui la vittoria della Chiesa, vittoria dello Spirito Santo di Dio, sarà anche vittoria individuale dei Santi.

La maggioranza della cristianità nominale conosce poco o nulla di queste battaglie, poiché non ha ricevuto lo Spirito Santo della Verità. Alcuni si sono consacrati ed hanno ricevuto uno spirito di setta, per cui, nutrendo amore e devozione per essa, fanno sacrifici per mantenerla compatta. Altri che hanno riconosciuto dei principi morali e si sono dedicati a propugnarli e sostenerli, ricevono lo spirito di moralità, che, soddisfacendoli nel loro intimo, giustifica la loro condotta. Altri hanno scelto alcune verità e le adorano—come la pazienza—e sono felici quando sono giunti ad averne il massimo possibile. Altri si consacrano ad un speciale “lavoro” per Gesù ed apparentemente sono soddisfatti, allorché si trovano in mezzo ad una grande attività e sono lieti di avere un incarico preminente, di qualsiasi specie esso sia, purché non servino Satana apertamente. Per costoro, dedicare del tempo per studiare la Parola di Dio, onde accertarsi quale specie di opera Egli vuole, significherebbe violare il loro patto di consacrazione, poiché, abbarbicati ad un lavoro, sono soddisfatti di quell’attività. Altri si dedicano ad un particolare servizio a Dio ed agli uomini: servizio che, secondo loro, ha bisogno dei loro talenti. Se si dedicano al “lavoro di temperanza” o a quello di “riforme sociali” essi ricevono lo spirito che emana da tali lavori.

Tutte queste mansioni e gli spiriti (disposizioni) che ne risultano, sono pervase da buoni o cattivi influssi. Quantunque esse siano preferibili a quelle prettamente ispirate al male ed all’egoismo, non possono certamente compararsi alla consacrazione insegnata dalle Scritture e personificata nel Signore Gesù Cristo, il Redentore del mondo, l’esempio ed il modello del Suo Corpo, la Chiesa. È questa la sola e vera consacrazione che produce nel cuore lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, che il mondo non può ricevere. Questa vera ed unica consacrazione differisce da tutte le altre. Essa ha un solo santuario nel quale s’inchina ed adora solo Jehovah, sottomettendosi alla Sua volontà e presentandosi all’altare del Signore, quale sacrificio santo ed accettevole. Egli non fa alcuna stipulazione o riserva. II linguaggio del Sommo Sacerdote “Io non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”: “ecco, io vengo (siccome di me è descritto nel libro) a fare la tua volontà, o Dio.” A questi proponimenti s’ispirano coloro che sono resi partecipi dello Spirito Santo.

Coloro i quali hanno consacrata la loro vita al Signore, accettando senza riserva la Parola e la volontà di Dio, a mezzo di Cristo Gesù, son possessori di una mentalità spirituale, per cui sono divenuti “Nuove creature” e tale qualificazione sarebbe fuori luogo, se non significasse altro che il cambiamento radicale di cuore (o della volontà) che hanno sperimentata, ma, infatti, significa più che un semplice cambiamento perché costoro, scelti per mezzo dello Spirito Santo di Verità, si accostano a Dio per mezzo della nuova via vivente la quale fu aperta dal gran sacrificio per i peccati e divengono nuove creature in embrione: la cui perfezione, alla divina natura, avverrà col cambiamento che si effettuerà alla prima risurrezione, alla fine di questa età e che è condizionata alla loro fedeltà di nuove creature, sotto la guida dello Spirito Santo.

Intanto, questa nuova creazione mentale (o questa mentalità trasformata, cioè l’embrione della nuova creatura, che verrà alla piena esistenza alla risurrezione) è sempre identificata in un corpo umano e perciò l’Apostolo dice di questa classe di persone: “ma noi abbiamo questo tesoro (la nuova mente) in vasi di terra.” (2 Corinzi 4:7) Parlando sullo stesso soggetto, l’Apostolo ci assicura che, allorquando questo vaso terreno sarà dissolto, morto con Cristo, noi avremo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli, un corpo glorioso, armonioso in tutti i modi e ben preparato per abitacolo della nuova mente ed il suo Spirito di Santità, (2 Corinzi 5:1), se faremo parte dei fedeli vincitori, perseveranti fino al termine del pellegrinaggio nella via stretta, seguendo le orme di Gesù, nostro Capo.



VITA CRISTIANA E LA DOTTRINA

Conoscenza Che Edifica

“La conoscenza gonfia, ma l’amore edifica.”
—1 Corinzi 8:1

LA DICHIARAZIONE DEL nostro testo di apertura è stato frainteso da alcuni nel senso che la conoscenza del Piano di Dio ha un effetto negativo sulla vita cristiana, e che quindi l’importante obiettivo per il quale si sforzano, è di essere pieno d’amore. Tuttavia, tale interpretazione delle parole di Paolo è lontano da quello che egli aveva in mente, come un breve studio del contesto rapidamente rivelerà.

In questo capitolo, Paolo affronta il tema del consumo di carne che è stata offerta agli idoli. Questa usanza è stata largamente praticata al tempo di San Paolo. Parte del culto degli idoli era di offrire loro sacrifici di animali. Gli idoli non avrebbero consumato questa carne, così a tempo debito questa offerta veniva rimossa e venduta al mercato. In caso contrario si sarebbe perso il valore materiale di tale offerta. In queste circostanze, è evidente che la carne poteva essere acquistata a un prezzo inferiore rispetto alle carni che non erano state sacrificate agli idoli.

Dalla discussione sul tema, aperto da Paolo, sembra che ci sono stati i cristiani a quel tempo che lo consideravano un peccato mangiare questa carne che è stata offerta agli idoli. Ciò è comprensibile, per cui, nella sede apostolica di Gerusalemme, si svolse per Gentili convertiti che stavano entrando nella Chiesa, una assemblea dove fu presa la seguente risoluzione, leggiamo: “è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi alcun altro peso all’infuori di queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione, farete bene.”—Atti 15:28, 29

Non c’era motivo al momento per questo monito di rivolgersi alla chiesa ebraica. Si rivolgeva, come abbiamo visto, ai pagani Gentili che hanno accolto Cristo e associandosi con i suoi seguaci, che in questa prima data era costituita in gran parte da ebrei cristiani. I Gentili soprattutto erano stati adoratori di idoli, e avevano l’abitudine di mangiare carne che era stata loro offerta. Ogni punto citato nel monito inviato a questi nuovi convertiti era essenzialmente rivolto alla parte della loro forma di culto pagano. Portare questi costumi in un gruppo di origine ebraica sarebbe stato molto problematico.

Pietro e Paolo furono interpellati, tuttavia, per mantenere fede alla Legge mosaica. Essi furono contrari, ma questi nuovi convertiti chiesero di astenersi dalle loro vecchie abitudini. La fornicazione era sempre stata vietato dalla legge di Dio, ed è tuttora contraria alla volontà di Dio. Mangiare carni offerte agli idoli rientra in una categoria diversa, come è indicato da Paolo, trattando il soggetto, nella sua lettera ai fratelli di Corinto.

Paolo e Barnaba erano tra quelli inviati dalla conferenza di Gerusalemme, per distribuire copie di questa lettera ai pagani convertiti, e per spiegare lo scopo, che troviamo scritto ai Corinti fratelli, “Ora un cibo (carne) non ci rende graditi a Dio; se mangiamo, non abbiamo nulla di più, e se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno. Badate però che questa vostra libertà non divenga un intoppo (un inciampo) per i deboli.”—1 Cor. 8:8, 9

ACCRESCIUTA LA CONOSCENZA

L’Apostolo Paolo spiegando ai fratelli Corinti che avevano la libertà di non seguire le istruzioni riguardanti le carni offerte agli idoli, che egli stesso aveva contribuito a far circolare. Nei versetti 7, 10 e 11 del capitolo, Paolo si riferisce alla “conoscenza”. Paolo sapeva che la legge di Dio non aveva detto nulla al riguardo circa il mangiare carne offerta agli idoli. Egli sapeva, come ha espresso, che la carne non era contaminata e che ci sarebbe stato solo un vantaggio economico del cristiano nel mangiarla, ma non sarebbe stato niente di male, nella carne in se.

Allo stesso tempo, però, la situazione che la lettera da Gerusalemme ha cercato di evitare era un’unica possibilità. C’erano fratelli con una limitata conoscenza di Dio e delle sue esigenze, che potevano inciampare in uno come Paolo, vedendolo mangiare carni che erano state sacrificate agli idoli. Potevano essere tentati, contro la loro coscienza, a mangiare le carni stesse, non a motivo di una migliore comprensione, ma semplicemente per il fatto che se lo faceva Paolo, anche loro avrebbero potuto mangiare, andando contro a ciò che essi credevano fosse giusto.

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora