AURORA
Settembre-Ottobre 2009

Contenuto Di Questo Numero

  1. Il Nostro Grande Provvedittore (continuazione dell’articolo Luglio-Agosto)
  2. Tempo Di Benedizioni
  3. L’Unità Nella Famiglia Di Dio
  4. L’Inferno Della Bibbia La Verità Santifica-L’Errore Perverte
  5. Ció Che Dice La Bibbia - Speranza

CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Luglio-Agosto 2009

Il Nostro Grande Provvedittore

LA SCUOLA DI CRISTO

QUANTUNQUE LE SCRITTURE non si dilungano in tante parole, per indicare che il popolo del Signore, al tempo del Suo battesimo, entrò nella “scuola di Cristo,” pur troviamo molti riferimenti Scritturali che lo stanno a provare. Per esempio, l’Apostolo Paolo, ad alcuni Giudei, disse: ‘La Legge è stata il nostro pedagogo, per condurci a Cristo.’ (Galati 3:24) Il termine Peidagogos—greco—è adoperato per indicare un servitore di famiglia, che aveva il compito di accompagnare alla scuola e, poi, andare a rilevare, i figliuoli del suo padrone. Perciò la Legge è servita da Peidagogos. Essa dimostrò la decaduta ed imperfetta condizione anche dei più perfetti Israeliti e l’impossibilità che alcun d’essi avesse potuto ottenere la vita, offerta dal Patto della Legge, quale risultato di aver completata un’ opera della Legge, con la dovuta perfezione.

Nel concludere il suo argomento, Paolo disse: “l’uomo è giustificato per le opere della Legge, ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù.”—Gal. 2:16

Così, i veri Israeliti, che vissero nei giorni in cui Gesù fu sulla terra, ed accettarono il Suo messaggio di salvezza, per grazia, permisero che la Legge ed i Suoi insegnamenti li guidassero a giustificazione, mediante la fede nel Suo sacrificio vitale, oltre ad introdurli nella “scuola di Cristo” perché imparassero da Lui, come prepararsi per divenire Suoi associati, nel Regno di Dio. Di Gesù è ripetutamente detto, nel Nuovo Testamento, che è ‘Maestro,’ secondo il termine greco, Didaskalos, che significa ‘Maestro.’

I giovani di oggi frequentano per dieci, dodici anni, ed anche più, le scuole, per procurarsi qualche posizione nella vita; ma i chiamati all’alta vocazione ed alla coeredità con Cristo, nel Regno Millenniale, ottenendo un così grande ed onorevole appello, che il Padre c’indirizza individualmente, sono obbligati a spendere il resto della loro vita nella scuola di Cristo.—Filippesi 3:14

“VALIDO AMMAESTRAMENTO”

Le nostre lezioni e studi nella scuola di Cristo si propongono d’ottenere una chiara conoscenza della grande dottrina del divin Piano, onde discernere quale sia la volontà di Dio ai nostri riguardi. Inoltre, perseguono il fine di apprendere in che modo possiamo conformarci ai sommi principii morali, espressi nella Parola di Dio, e, principalmente, come possiamo trasformarci nel carattere ed alla somiglianza del nostro Gran Maestro.—Rom. 12:1-2

Gesù disse: “Imparate da me che sono umile e mansueto.” (Matt. 11:29) L’umiltà, infatti, è un’importantissima qualificazione, per essere dei buoni scolari, e per uniformarci quali copie del diletto Figliuolo di Dio. È importante rilevare che Gesù ‘benchè fosse Figliuolo, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffri.’ (Ebrei 5:8) Sin dal vero suo principio, nostro Signore fu sempre ubbidiente al Padre celeste. (Giov. 8:29; Col. 1:15; Apoc. 3:14) Giammai, Egli desiderò, come Lucifero, una più alta posizione nell’universo, oltre a quella che il Padre gli concesse. (Vedi Isaia 14:12-15) E, quando fu carne sulla terra, Egli fu ‘umile di cuore’ ed imparò cosa vuol dire essere ubbidiente e soffrire per mantenere quell’attitudine di cuore e di mente.

Anche l’apostolo Paolo imparò il modo di essere ubbidiente, mentre soffriva nella scuola di Cristo e, in Filippesi 4:11, dice così: “Ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo.” Occorre notare che, quando queste parole furono scritte, Paolo si trovava nelle prigioni dell’Impero Romano, a causa della fedeltà dimosrata al Signore. Ma, pur sottostante a così severe circostanze, sembra che conoscesse bene quali benedizioni scaturivano da una gioiosa, soddisfatta e pacifica condizione di cuore—avvenisse quel che avveniva—perché, nel versetto sequente (12), disse: ‘Io se essere abbassato e so anche abbondarè; in tutto e per tutto sono stato ammaestrato ad essere saziato ed aver fame; ad essere nell’abbondanza e ad essere nella penuria.’

Alla chiusura del suo pellegrinaggio terreno, l’apostolo Paolo poté dire: “Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno.”—2 Tim. 4:7-8

“LA SALVEZZA DEL MONDO SEGUIRÀ”

Nonostante che Gesù abbia pagato il riscatto per tutti e che Iddio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conscenza della Verità.” I Tim. 2:4, costatiamo che una vasta maggioranza della famiglia umana é vissuta e morta, senza la conoscenza di Dio, né della sua Parola di Verità e del gran Piano per la salvezza dell’umanità, in essa rivelata. Deve, inoltre, aggiungersi che, fino a pochi anni fa il privilegio di conoscere in dettaglic questo importante soggetto era minimo, però, ora, con la splendente luce sulla Parola di Dio, è stato reso chiaro che, con il completamento della Chiesa e l’instaurazione del Regno Messianico, avrà inizio un altro grande periodo scolastico che—questa volta—si estenderà all’intera umanità. Infatti, ci è ricordato (Atti 17:31) che Iddio ha designato un giorno (quello del Millennio), in cui Egli “giudicherà il mondo a giustizia per quell’uomo (Cristo) che Egli ha ordinato.” Durante quel tempo, Satana dovrà essere legato, affinché non seduca più le genti” (Apoc 20:1-3), ed i falsi insegnamenti, nonché i numerosi libri che diriggono male i popoli, saranno distrutti. La Bibbia dichiara: ‘Passate, passate per le porte! Preparate la via per il popolo! Acconciate, acconciate la strada, togliete le pietre, alzate la bandiera dinanzi ai popoli.’ (Isaia 62:10) E lo stesso profeta dice anche: ‘In quel giorno, i sordi udranno le parole del libro, e, liberati dalle oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno.’—Isaia 29:18

Il Gran Mestro, Profeta e Sacerdote, insieme con la Sua Chiesa, durante il Millennio, saranno gli strumenti atti a rialzare dalla tomba i bilioni di persone morte, e stabilire, in pieno ed al completo, il Regno di Dio, da tanto tempo invocato, sulla terra: Regno di vita, di gioia e di pace, che non sarà mai distrutto. (Daniele 2:44) Durante quel tempo di letizia, quando la Giustizia dell’Eterno sarà appieno manifestata a tutta l’umanità, ‘gli abitanti del mondo impareranno giustizia.’—Isaia 26:9

Essi apprezzeranno i grandi principii della Legge divina, operante in loro stessi ed a prò dei loro simili. Iddio, spiegando, a mezzo del profeta Geremia, la grandiosa e ben riuscita Opera che sarà espletata sotto il nuovo Patto, in quel giorno, dice: “Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.” (Geremia 31:33) Anche il profeta Isaia 60:21, descrive la riuscita di questa grande Opera, dicendo: ‘Il tuo popolo (coloro che in quel giorno diverranno il popolo di Dio) sarà tutto quanto un popolo di giusti’ (tutti perfetti), ma, ora, ‘non v’è alcun giusto, neppure uno.’—Rom. 3:10

Esso popolo “erediterà la terra e per sempe; il ramo (umano) della mia piantagione (gl’innumere-voli figliuoli nei tanti piani di vita) godranno dell’opera delle mie mani, acciocché io ne sii glorificato” (riverito, onorato e giustamente apprezzato).—Romani 3:10,23; Apoc. 15:4




Tempo Di Benedizioni

“Le Scritture, prevedendo che Iddio giustifiche-rebbe i Gentili, per ia loro fede, prean-nunziarono ad Abrahamo questa buona novellas ‘IN TE SARANNO BENEDETTE TUTTE LE GENTI.’”
—Galati 3:8

DA QUESTA CATEGORICA contenuti nel Divin Piano delle. Età, ma appartengono a quelle schiere che il Signore chiama d’uscire dal mondo per prepararli ad essere assieme con Gesù [il futuro Messia] gli erogatori delle Sue Benedizioni, all’intera umanità. Questa meravigliosa Opera di conversione del mondo sarà compiuta nel corso del Regno Millenario di Cristo, cui regneranno con Lui. E noi siamo lieti di aver avuto il privilegio d’individuare che il fine supremo del Piano divino risiede nell’intero svolgimento di tutti i Disegni divini, poichè quanto è tato compiuto—e si va effettuando—nelle ère trascorse ed in questa attuale, he costituito e costituisce un’Opera preparatoria.

In una profezia, concernente la fine dell’èra attuale ed il ritorno di Gesù Cristo. Egli chiese ai suoi discepoli: “… quando il Figliuolo dell’uomo verrà, troverà egli la fede su la terra?” Or, con quale rimarchevole realtà questa profezia va avverandosi ai nostri giorni, in cui la miscredenza accresce e si dilaga in tutto il mondo! Le genti, in generale, e persino nell’illuminata America, ignorano gran parte della PAROLA di DIO, per cui si disinteressano del Messaggio d’amore in essa contenuto, nonché degli utili insegnamenti, atti a trasformarli in Creature di Dio.

Cio sta ad indicare che l’accettazione della Parola di Dio, propagata con amore ed efficienza [ed il Vangelo, in essa contenuto] vanno diminuendo, nei cueri delle genti, in luogo d’accrescerlo. Ma confortiamoci, nel costatare che non mancano-giorno, dopo giorno, che genti d’ogni parte del mondo si ommuovono nell’accogliere il Messaggio che ha allietata la nostra vita e ci ha sospinti a propagarlo incessantemente, ovunque c’è concesso dal Signore. Poco tempo fa, ricevemmo la seguente lettera da un fratello, che per la prima volta, fu edotto su la Verità tramite un nostro messaggio, ministrato in televisione, per cui ci scrisse:

“Cari amici cristiani, sono lieto di rinnovare l’abbonamento al periodice AURORA. Quale dirigente d’un’azienda di trasporti funerarii, ho avuto agio, lungo il corso di varii anni, di conoscere le concezioni più disparate, concernenti la morte, predicata da diversi rappresentanti denominazionali, ma niuna d’essa esprimeva la Verità. Ero nelle tenebre, perciò, come—presumibilmente—tanti altri, sinquando assistetti ad una vostra trasmissione televisiva, intitolata “la Bibbia risponde,” che mi spinse a richiedere le vostre pubblicazioni, su varii soggetti biblici, fra i quali: ‘Al di là della tomba,’ La Verità su l’inferno’ e lo Spritismo e le sue pretese.’

Sono stato membro della Chiesa Metodista, durante quasi tutta la mia vita, me, non potendo condividere le credenze, che v’insegnavano, nè il contenuto di alcuni inni loro, cessai di frequentarla. In verità, lo studio della Parola di Dio, con l’ausilio delle vostre pubblicazioni chiarificatrici è risultato, per me, una vera scoperta della vera religione, rispondente ai precetti evangelici, pur essendo vissuto in una famiglia cristiana ed aver professato di credere in Gesù Cristo lungo tutto il corso della mia vita.’ (ALABAMA)

IL MESSAGGIO STAMPATO

Il ministerio, estrinsecato dall’AURORA, ha varie sfaccettature, rappresentate dalla stampa, dalle trasmissioni radiofoniche e da quelle televisive, che sceverano, discutono, e chiariscono molti importanti sogetti biblici, atti a far apprendere e comprendere la Parola di Dio. L’AURORA è stampata in varie lingue. In Italia è spedita bimensilmente. Ed è inviata gratuitamente a coloro che desiderano leggeria, al pari degli opuscoli di cui all’elenco, nella penultima facciata d’’essa.

Dal peincipio di ques’anno, abbiamo iniziata la distribuzione gratuita dell’opuscoletto intitolato “TUTTE LE FAMIGLIE DELLA TERRA SARANNO BENEDETTE E, FRA ESSE, ANCHE VOI.” Considerando che il precitato opuscolo contiene l’Evangelo che l’Eterno Iddio predicò ad Abrahamo (Genesi 12:3; 18:18; 22:18, eccetera); che un Angelo di Dio, nell’annunziare la nascita di Gesù, ai pastori di Betleem, indicò la venuta, nel mondo, di Cristo Salvatore del mondo (Luca 2:10); e che infine, Gesù [apparendo agli Apostoli, dopo essere risorto (Matteo 28:19-20) raccomandò loro ‘d’andare ad ammaestrare tutti i popoli, insegnando loro tutte quelle cose che Egli aveva loro comandate.’ Abbiamo voluto predicarle, in Italia, ove l’Evangelo, così chiaro e preciso è stato alterato, rendendolo incomprensible. Così già diecimila opuscoli sono stati distribuiti gratis, nella speranza d’offrire alle genti un migliore intendimento del Piano che l’Eterno Iddio ha preordinato a favore di tutte le famiglie della terra.

Un’altra grande quantità dei precitati opuscoli e dei trattatini sul soggetto “il MONDO di DOMANI” offriremo gratis a chiunque ce li richiegga così, coloro che si dedicheranno a tal opera, osserveranno, anch’essi, come noi, l’ordine che Gesù diede agli Apostoli nel dir loro: ‘…gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date …’—Matteo 10:8

Certo, ogni fase di quest’opera, da estrinsecare (stampa, posta, distribuzione) costa danaro e lavoro, ma il Signore ispira—come sempre ha ispirato—tramite lo Spirito Santo, dei cari fratelli consacrati a contribuire, sia per la produzione, che per la propagazione alle genti. Lo stesso avviene—sempre grazie alla infinita bontà del Signore—per le spese concernenti la propagazione della PAROLA di DIO, tramite centinaia di trasmissioni radiofoniche e televisive, in America ed in altre Nazioni, le quali si prestano ad offrire gratuitamente, le nostre edizioni Scritturali a coloro che le chieggono.

Anche il dipartimento di studii e discorsi Scritturali, incisi su nastri magnetici, s’è grandemente sviluppato, nella sede centrale di Rutherford, U.S.A. per cui molti possessori di magnetofoni chieggono dei nastri su soggetti registrati che, ristituiscono, dopo averli ascoltati.

Per l’incisione di tali nastri la Direzione centrale ha provveduto ad acquistare una costosa macchina ed i relativi accessorii, per supplire con quest’altro mezzo, anche, alla diffusione del Vangelo, per chi è impossibilitato a leggere (ciechi, e menomati, nonché coloro che per la tarda età, o altri inconvenienti, sono in condizioni d’ascoltare e non di leggere.)




L’Unità Nella Famiglia Di Dio

“Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perchè sono tuoi; e tutte le mie sono tu, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro.”
—Giov. 17:9-10

IN QUESTA PREGHIERA pronunziata da nostro Signore per i suoi discepoli, al momento ch’era per lasciarli, v’è qualcosa di toccante e che ci attira molto vicino al suo cuore; specialmente quando dice: “Or io non prego solo per costoro, ma ancora per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola, acciocchè tutti siano una stessa cosa, come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, acciocchè essi altresi siano una stessa cosa in noi; affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato. Ed io ho data loro la gloria che tu hai data in me, acciocchè siano una stessa cosa; io in loro,e tu in me, acciocchè essi siano compiuti in una stessa cosa, acciocchè il mondo conosca che tu mi hai mandato e tu li hai amati per come tu hai amato me.”—vers. 20-23

Se consideriamo attentamente questa bellisima espressione recchiudente i sentimenti del Maestro per i suoi seguaci, potremo afferrare un barlume di quella gloria risplendente nell’unità benedetta della famiglia divina, e che si manifesta in una unità, nei propositi, unità nella confidanza, inità nell’amore, negli onori e nel possesso delle cose.

Nostro Signore descrisse questa unità come già esisteva tra il Padre ed egli stesso, ma per quanto riguarda i suoi discepoli, fù ed è ancora una prospettiva da raggiungere, il cui pieno adempimento costituisce l’ideale al quale tendiamo ed aspiriamo.

Se ci approfondiamo nello studio di questa unità onde abilitarci ad essere pienamente pertecipi ad essa, rileviamo per prima che i propositi del Padre furono rivelati gradualmente al Figliolo, al proprio tempo, ed al proprio ordine, infatti lo stesso Gesù disse: “Il giorno e l’ora nessuno lo sà, ne pure gli angeli che son nel cielo, ne il Figliolo, ma solo il Padre.” (Marco 13:32) E chiaro, che la rivelazione del divino piano ebbe per lui una forma progressiva. Egli perveniva alla conoscenza dei varii, espetti nel momento in cui questi, dovendo essere tradotti in realtà, trovavano in lui lo strumento adatto. E come gli fù permesso di crescere in conoscenza, nello stesso modo gli fù risparmiato lo spettacolo ancoscioso delle sofferenze del piano divino.

Così, mentre Gesù (Logos) operava nel grande piano della creazione, Giovanni 1:3; Proverbi 8:22-23, probabilmente ignorava il proposito di Dio sul male permesso e la conseguente necessità di una più grande opera di redenzione. Prima che la sua fede fosse sottoposta ad una tal prova, la sua fiducia nell’onnipotente forza, sapienza ed amore del Padre era gia stata fermamente stabilita dalle esperienze del passato. Per secoli aveva assistito alle potenti opere di Dio, notata la Sua meravigliosa sapienza ed esperienza il Suo tenere amore. Poteva allora stabilire di Lui quando un altro espetto del grande piano gli fu reso manifesto ed avrebbe richiesto il suo sacrificio supremo per la redenzione e l’opera immensa della restituzione? No! Senza dubbio, sul principio, egli non concepi l’immane umiliazione e le sofferenze tremende alle quali sarebbe stato sottoposto. Però, passo dopo passo, nel percorrere questo angoscioso sentiero, la fede nel Padre fondata sulla conoscenza acquisita per diretta esperienza, gli fu di valido sostegno per come è scritto: “Per la sua conoscenza il mio giusto servitore giustificherà molti.”—Isaia 53:11

Consideriamo, ora, la splendida unità di confidanza o fiducia tra il Padre ed il Figliuolo, che espresse il compiacimento del piano del Padre con le parole: “Io mi diletto per fare la tua volontà, o mio Dio.” Egli gioiva, avendo compreso che il glorioso carattere del Padre si rifletteva in quel piano e, per quanto la sua fede doveva essere temporianamente provata, pure la sua connoscenza del carattere, delle risorse, e della sapienza infinita di Dio non gli permisero di dubitare: anzi, lo mantennero fermo su una posizione di piena sottomissione ai provvedimenti disposti per il trionfo finale della giustizia e della verità.

Il Padre fu sempre in una identica disposizione amorevole per il figliuolo, e non permise che provato al di là dei suoi limiti di sopportazione e lasciato solo nelle dure prove. Anzi lo guidò sempre con la luce della sua protezione e del suo compiacimento. (Giovani 11:42; Matt. 3:17) Eccetto quando, per il nostro insegnamento, consentì che per alcuni istanti credesse di essere stato dimenticato, all’orchè nell’agonia struggente che angosciava la sua anima, gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Soffermiamoci sull’amore manifestatosi nell’unità del Padre e del Figliuolo, e che abbiamo visto operante in ogni atto dell’opera divina. Fu un amore reciproco dal quale scaturì, con gioia, una reciproca confidanza e trovò gloria nell’esprimere il proposito di rendere identici i sentimenti ed i pensieri dell’uno e dell’altro, tanto da rendere strettissima e benedetta la loro relazione. Mai il Padre trattò il Figliuolo come un servo, ma si compiacque di riporre in lui la sua piena fiducia nei limiti dettati dalla sua sapienza e dalla sua prudenza: e ciò fino a quando la verità divina divenne per lui cibo al proprio tempo. A sua volta, il Figliuolo non servì il Padre con spirito mercernario, ma come un figlio che abbia comuni interesssi. Infatti il Padre affermò: “Questo è il mio diletto Figliuolo,” e questi disse: ‘Io mi diletto nel fare la tua volontà, o Dio.’

Quale benedetta unione! Essa fu una relazione nella gioia e nella sofferenza: di gioia, per la comune anticipazione della gloria futura; di sofferenza, per la reciproca partecipazione alle prove crudeli, premesse necessarie per il raggiungimento di quel fine. Il Figliuolo soffri una severa umiliazione e pati un’altroce agonia e il Padre soffri nell’-offerta del suo unigenio Figliuolo. Una sofferenza intensa che solo l’amore puro dei genitori può concepire ed apprezzare degnamente.

Vi fu pure una comprensibile unità nel possesso, chiaramente espressa da nostro Signore con le parole: “Tutte le cose che il Padre ha son mie.” (Giov. 16:15) E l’apostolo disse che il Padre ha costituito il Figliuolo ‘erede d’ogni cosa e che Iddio ha posto a sedere il Figliuolo alla Sua destra nei luoghi celesti; al di sopra di ogni principato, podestà, potenza e signoria ed ogni nome che si nomina non solo in questo secolo, ma ancora nel secolo a venire.’—Ebrei 1:1-2; Efesi 1:20-21

Infine notiamo l’unità negli onori, per la quale sembra che l’uno si rifletta nell’altro. Il Padre dice: “Acciocchè tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre.” (Giovanni 5:23) Iddio ha fatto del Figliuolo lo splendore della sua gloria e l’espressa immagine della Sua persona; l’ha esaltato alla sua propria destra nella più alta posizione di potenza nel. Suo regno, dandogli ogni podestà in cielo e in terra.—Ebrei 1:2-3; Matt. 28:18

Nell’opera di creazione, Iddio lo innalzò all’alta gloria e preminenza dicendo: “Senza la Parola (il Figliuolo) nessuna cosa fatta è stata fatta.” (Giov. 1:2) Nell’opera di redenzione e restituzione ha reso la sua posizione cosi preminente che il suo nome, quale centro di ogni invocazione, ha quasi pareggiato la gloria del Padre stesso, ossia di Colui che è sensibilmente, superiore al Figliuolo (I Corinti 15:27) ed al quale appartiene la gloria, poichè il Figliuolo stesso dichiarò: “Mio Padre è maggiore di me.” (Giov. 5:30) ‘Il Padre che dimora in me è quel che fa le opere.’—Giovanni 14:10

L’identica ansietà con cui il Figliuolo vuol corrispondere alla gloria del Padre appare notevolmente quando, presentendo l’approssimarisi dell’ora terribile dell’agonia mortale, esclamò: “Ora è turbata l’anima mia, e che diro? Padre, salvami di quest’ora; ma per questo son io venuto in quest’ora. Padre glorifica il tuo nome,” anche a questo duro prezzo che mi accingo a pagare. (Giov. 12:27-28) E di nuovo; ‘Padre, l’ora è venuta, glorifica il tuo Figliuolo acciocchè altresi il Figliuolo glorifichi te.’ (Giovanni 17:1) E quando la grande opera di redenzione e restituzione è compiuta, lo vediamo rimettere il Regno nelle mani del Padre, assoggettandosi al divino ordine affinchè Jehovah stesso sia universalmente riconosciuto supremo in tutto e per tutto.’ I Corinti 15:28 E, come lui, anche noi possiamo con certezza confidare che il Suo proposito per le età a venire servirà a dar maggiore risalto agli aspetti del suo carattere glorioso, alla Sua giustizia, onniscienza, onnipotenza ed amore!

Gloriosa unita! Eppure la meraviglia e la gioia si moltiplicano quando apprendiamo che sarà anche nostro privilegio il partecipare alla stessa unità, insieme on Dio. Che?—ci chiediamo—la medesima unità fin qui descritta? Si, indubbiamente è nostro privilegio entrare in così santa relazione. A questo fine tendono le preziose e grandissime promesse, poichè sarà nostro l’onore di realizzare la stessa unità con Dio: unità di propositi, confidenza, simpatia, amore, onore e possesso.

Lo stesso piano divino ci è presentato per nostra adozione, essendo noi invitati a divenire cooperatori con Dio affinchè esso sia portato a compimento. (2 Cor. 6:1) Nel far ciò Nel far ciò siamo ritenuti membri del corpo di Cristo onde completare, di tal corpo, la misura delle sofferenze necessarie all’adempimento del piano stesso. Anche su noi il buon Padre Celeste manifesta la sua confidanza per la lealtà verso. Lui, riposta nei nostri cuori e per la nostra sincera consacrazione, quant’anche. Egli riconosca le nostre debolezze. Ad onta di ciò, la Sua confidanza sulla nostra sincerità ed integrità di cuore è così grande da accettarci come suoi Figliuoli ed eredi sulla base della nostra professione di fede e di consacrazione, sostituendo le nostre mancanze e debolezze con i meriti, sufficienti per tutti, del nostro Redentore. E non solo ciò, ma come suoi Figliuoli onorati ed amati. Egli ci fa conoscere anche i Suoi segreti consigli che altri, invece, non possono apprendere (Matteo 13:11) invitandoci a fidare e parlare liberamente con Lui per tutto ciò che ci riguarda, e con la piena certezza ch’Egli si interesserà anche delle nostre faccende, siano le più piccole. (Salmo 102:13) Allora Egli ci affida una parte della Sua immensa opera, concedendoci dei talenti o una porzione dei Suoi averi onde amministrarli per Lui, secondo il nostro buon giudizio e per produrre risultati profittevoli. Ma nel far ciò Egli non ci indica le norme minute per l’attività da svolgere, come si farebbe a dei servi mercenari, ma solo i principii generali che devono governare il nostro lavoro. Così, ad esempio, egli nell’affidarci il suo piano ci traccia una certa guida. Ad esempio: non gettale le vostre perle dinanzi ai porci; siate prudenti come il serpente e sinceri come la colomba; date il cibo al proprio tempio; fate bene a tutti, per quanto ci sia possibile, ma primieramente alla famiglia della fede; osservate i tempi e le stagioni e la natura del lavoro da svolgere in essi; seminare alla primavera e raccogliere nell’estate, ecc. ecc. Così, con norme generali ci spinge al lavoro, non come una macchina che renda il suo servizio con monotonia, ma come esseri intelligenti, che sappiano usare, insieme con il cervello, le mani ed i piedi. Per questi motivi egli ci consiglia di studiarci onde presentarci noi stessi approvati, esseri senzienti e riflessivi e non “senza comprendimento come cavalli o muli, la cui bocca deve essere controllata dalla briglia.”—Salmi 32:9

Noi siamo anche assicurati dello stesso amore che il Padre Celeste nutre per il nostro Signore Gesù. Forse l’affermazione porrà audace, ma pure diamo ascolto alla preghiera del Signore: “Io prego per loro acciocchè siano una stessa cosa…acciocchè il mondo conosca che tu li hai mandati…amali per come hai amato me.” (Giovanni 17:20-23) Meravigliati, noi domandiamo a noi stessi: ‘Come può essere ciò? Il nostro Signore Gesù fu sempre in un’armonia perfetta con il Padre; egli fu un figliuolo che portò con gloria il riflesso dell’immagine divina: ma ciò non esiste in noi: eravamo peccatori e non v’era alcun merito in noi per essere amati. È vero, però, che siamo stati lavati e nettati, e per quanto imperfetti possano essere i nostri vasi terrestri, i nostri cuori possono apparire perfetti al Suo occhio.

In tal mondo non solo ci è rivelato l’amore del Padre, ma ci è addirittura manifestato. E per tal ragione noi siamo chiamati ad essere coeredi con il Suo Figliuolo, partecipi della sua gloria: poichè come tutte le cose sono sue, così è scritto che saranno altresi nostre.—Romani 8:17; I Cor. 3:21-23

Tale dunque, è l’unità fra il Padre Celeste ed i Suoi uniti figliuoli ed è di gran gioia notare l’unità tra Gesù Cristo ed i Suoi uniti fratelli. Il Signore Gesù non tenta e non vuole serbare tutta la gloria solo per Sè stesso, ma nel contemplare ammirato i loro sforzi dice: “Essi sono miei ed i sono in essi glorificato.” (Giovanni 17:9-10) Perciò prega che siano uniti con Lui nell’amore del Padre, anche per condividere la gloria che il Padre gli ha dato sin dalla fondazione del mondo: la sua gloria e la sua potenza creativa che, insieme con tutte le altre cose, provano l’infinito amore del Padre per Lui.—Giovanni 17:22-24

Così tutta la famiglia divina e legata in un’unità di amore, di confidanza, di simpatia, di armonia e di comune interesse: e l’onore e la gloria di uno è l’onore e la gloria di tuti. La preghiera del Maestro abbonda nel chiedere unità. Si noti l’espressione contenuta nel versetto 21: “Acciocchè tutti siano una stessa cosa come tu, o Padre, sei in me ed io in te, acciochè altresi siano una stessa cosa con noi” (significando che le disposizioni, i propositi ed i fini sono identici ed unici in tutti loro). Perciò Egli desidera vederci adottati nello stesso spirito del Padre ed impegnare tutto il nostro tempo, energie, zelo e fedeltà per compiere la Sua volontà.




L’Inferno Della Bibbia La Verità Santifica-l’Errore Perverte

“Tu fai tornare l’uomo in polvere e dici: Ritornate, o figli degli uomini.”
—Salmo 90:3

LA FALSA rappresentazione di un Dio sadico nella sua vendetta e causa degli errori e di difficoltà religiosa per molta gente. Da varie parti si mostra l’Eterno sotto un espetto veramente diabolico, come avente progettato e predistinato, prima della creazione dell’uomo, delle torture eterne, un inferno di fuoco per tutti gli esseri umani eccetto—il piccolo gregge—degli—eletti. Questa falsa dottrina dei tormenti eterni, mortifica i deboli. Spaventa la gente semplice, disgusta l’uomo intellettuale, rende triste e malvagi coloro che predicano, allontana da Dio coloro che gli si avrebbero accostare e vorrebbero rispondere all’appello del Vangelo.

Noi non vogliamo esaminare, quì, tutti i passi delle Scritture che trattano questo importante soggetto, ma ci proponiamo di mostrare nella vera luce quei testi biblici, male interpetrati che impediscono al credente di amare ed adorare il nostro Padre Celste e fare dei progressi della via della santificazione. Non vi sono che due versetti dell’Apocalisse e qualche parabola o discorso del Signore, talvolta erroneamente tradotti che, presi nel loro senso letterale—sembrato appoggiare lo errore dell’inferno di fuoco e di tormenti eterni.

Il nostro testo biblico, citato all’inizio di questo studio dichiara che la pena del peccato imposta dall’onnipotente fù la morte e non la vita eterna da trascorrere nella falsa teoria dei tormenti. Adamo che peccò, fù condannato alla morte, e non alle sofferenze perpetue, ed in tal preciso senso fu preavvisato dal Signore. (Genesi 2:17) “Adamo raggiunse il punto culcinante di questo castigo, la morte, nello spazio di un giorno di Dio: mille anni.—Salmo 90:4; 2 Pietro 3:8

La pena che Gesù soffrì per Adamo e per noi fu la morte e non i tormenti eterni. Ma, grazie alla redenzione, l’umanità ha ormai ricevuta la promessa divina di essere riscattata dalla distruzione, dalla tomba—ebraico sheol e greco hades, che sarebbe l’inferno della Bibbia. Questa liberazione dell’an-nientamento, dall’inferno, dal sepolcro, dallo stato di morte è chiamata in termini scritturali la resurrezione dei morti. Ed il Signore, per Gesù Cristo, ha provveduto al risveglio di tutti i morti: “Egli è colui…che redime la tua vita dalla fossa.” (Salmo 103:3) Ma se al tempo del risveglio di tutti, durante il Millennio—risveglio necessario affinchè tutti, gli uomini conoscano la bontà, la giustizia, l’amore e la potenza di Dio—vi saranno degli incorreggibili che si ostineranno a non voler fare dei progressi nel bene, allora costoro moriranno nella seconda morte dalla quale non vi è più resurrezione nè ristorazione alla vita: ‘Cristo non morirà una seconda volta.’

L’INFERNO PROPRIAMENTE DETTO

L’Antico Testamento è stato scritto in ebraico ed il Nuovo in greco. La parola sheol si riscontra nel V.T. 65 volte e viene generalmente tradotta per “soggiorno dei morti” o non tradotta affatto (rimanendo cioè ‘Sceol’) dalle più ecenti versioni tratte dai più antichi manoscritti (Riveduta e Luzzi). Nel Nuovo Testamento, la versione Riveduta e quella del Luzzi mantengono inalterato il termine ‘Ades’ e ciò perchè il significato di esso non corrisponade affatto a quello voluto dal Diodati il quale però, nel V.T., non adopera solo la parola ‘inferno’ ma si serve anche della espressione ‘luogo basso, sotterra’ ecc. Ci fermiamo a citare queste due versioni perchè sono le più popolari e conosciute tra i cristiani italiani. Nel campo estero ci limitiamo ad esaminare brevemente come le parole sheol ed hades siano tradotte.

Nelle diverse versioni francesi la parola sheol viene tradotta da Ostervald una sola volta per inferno (luogo di sotto) in Giobbe 11:8 mentre Martin, nello stesso passo, usa il termine abisso, e in Deut. 32:22 ed Amos 9:2 quello di “luoghi bassi.” Segond e Crampon traducono sheol in ‘soggiorno di morti’ e qualche volta in ‘sepolcro.’ L’eccellente versione di Losanna (fatta da pastori che conoscevano perfettamente l’ebraico ed il greco) traduce dovunque sheol e hades or soggiorno di morti. Darby, quantunque preso dall’idea dei tormenti eterni non osa tradurre queste parole. Stapfer traduce hades per dimora dei morti. Ostervald la traduce per inferi (luoghi di sotto) in Matteo 11:23; 16:18; Apoc. 1:18; 6:8 e qualche volta per sepolcro in Atti 2:27,31; I Corinti 15:55; Apoc. 20:13,14. Martin non si differenzia da Ostervald. La Versione Ostervald Riveduta traduce sempre hades con inferi.

In inglese la King James Version traduce la parola sheol ora per inferno, ora per tomba ed ora per abisso. La versione cattolica del Douay non sempre traduce sheol per inferno ma si serve anche di abisso e di morte.

Da queste comparazioni appare evidente come le parole sheol ed hades non corrispondano affatto all’idea dell’inferno inteso come luogo di tormenti eterni. Ma anche se volessimo supporre per qualche istante l’esistenza di siffatto luogo, l’Apocalisse 20:14 ci mostra il terribile inferno…distrutto nella Seconda Morte.

Riassumendo, sheol ed hades simbolizzano il sepolcro, la prima morte, come la Valle di Hinnom (Geremia 7:31; 2 Re. 23:10 etc.) o Geenna simbolizzano la distruzione finale, la seconda Morte.

Si vorrebbe intimorire la gente con lo spettro dell’inferno per convertirla, ma Paolo scrive che la bontà di Dio e non il terrore di tormenti è il mezzo che deve condurci al pentimento ed alla conversione. “…sprezzi tu le ricchezze della sua benignità, della sua pazienza e della sua longanimità, non riconoscendo che la benignità di Dio ti trae a ravvedimento?”—Romani 3:9

Si sorvola con molta leggerezza sulla Parola di Dio, o si dà, con proverbiale noncuranza, un significato totalmente opposto a ciò che essa vuol dirci. Per esempio laddove è scritto: “L’Eterno, il nostro Dio li distruggerà (i malvagi)” Salmo 94:23, si legge come se il Salmista avesse voluto dire: ‘Iddio li conserverà in un fuoco eterno,’ mentre si sa che il fuoco è il simbolo della distruzione e non della conservazione. Lo stesso accade per il termine ‘morte’ quando si dimentica talmente il senso del linguaggio da dargli l’interpetrazione di ‘vita’! ‘Il salario del peccato è la morte’ (Romani 6:23) ‘Temete piuttosto colui che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna’. (Matteo 10:28) ‘L’anima che pecca sarà quella che morrà’ (Ezechiele 18:4) ‘Dio solo possiede la immortalità.’ (I Timoteo 6:16) ‘Gli empi periranno.’ ‘I trasgressori saranno tutti distrutti.’—Salmo 37:20,38

Coloro che oggi predicano l’inferno si trovano fortemente imbrazzati quando si chiede di provarlo con la Bibbia. Le nuove e recenti traduzioni, fatte sui testi originali, non contengono più questa triste espressione. E quanto ai tormenti eterni, se credono fermamente all’Apocalisse, possono leggere nei capitoli 21:4 e 22:3 che alla fine del Regno di 1000 anni di Cristo l’ultima lagrima sarà asciugata, la morte non sarà più, non vi sarà nè grido nè dolore. ‘Non vi sarà più cosa maledetta.’ Dio sia lodato!

UNA ESPRESSIONE DI GIOBBE (14:13)

Giobbe, uno dei caratteri più salienti dell’Antico Testamento, presentato in modo speciale, come un favorite da Dio, pregò ardentemente per andarsene nell ‘interno’, nello sheol, cioè nella tombo. Nulla di sorprendente in ciò, perchè il pover’uomo realizzò crudamente ‘le molte afflizioni del giusto.’ (Salmo 34:19) Rigettando l’idea di un suicidio, Giobbe desiderò che la morte lo liberasse dai dolori, dalla distretta. Per provarlo, e per dimostrare la sua fedeltà, Iddio permise a Satana di fare a Giobbe tutto il male possibile (leggere Giobbe, capitoli 1 e 2) ma senza toccargli la vita. Ad aumentare le sue pene si aggiunsero gli amici ed i vicini i quali, invece di consolarlo, gli girarono le spalle e dichiararono che egli aveva agito da ipocrita e che Dio, ora, manifestava la sua disapprovazione e la sua ira facendogli pagare in quel modo i peccati commessi. Invano Giobbe protestò la sua innocenza appellandosi all’eterno affinchè pronunziasse un verdetto in suo favore. E quasi non bastassero le sue sventure e le sue prove, sua moglie gli fece raggiungere il colmo della disperazione gridandogli: “Ma lascia stare Iddio e muoril!) Fu così in questa fornace di prove, che Giobbe implorò: “Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti…finchè l’ira tua sia passata.”—(14:13)

C’è qualcuno che, avendo conservato il suo buon senso nelle cose religiose, può pensare—anche per un solo istante—che Giobbe dopo di aver attraversato tutte quelle afflizioni pregasse Dio per essere gettato nei tormenti eterni? Ciò sarebbe assurdo, se non ridicolo! Giobbe pensò evidentemente di morire, se ciò fosse piaciuto al Signore, di andarsene nell’inferno della Bibbia, cioè nel sepolero, nello stato di incoscienza.

ALTRI CASI CHE DIMOSTRANO L’ASSURDITÀ DI UN INFERNO

Giona 2:3: “Io ho gridato dalle visceri dello sheol soggiorno dei morti.” E’ evidente che le viscere del gran pesce non erano l’inferno. Lo stesso rileviamo per il pio Giacobbe. (Genesi 37:35) Avrebbe forse voluto discendere egli nell’inferno per incontrare suo figlio o avrebbe voluto morire, incontrare il figlio nella tomba, per il dolore di averne appresa la morte? Come risalta in maniera chiara e limpida, l’appropriato significato di sepolcro o tomba al termine sheol!

Negli Atti 2:29 e 31, il re Davide invece di addormentarsi (poichè egli non è salito in cielo, Atti 2:34) sarebbe andato nell’inferno? E Gesù sarebbe anche egli andato per tre giorni e tre notti nei tormenti di fuoco e di zolfo? Eppure la Bibbia dice che egli morì per i nostri peccati, che fu morto tre giorni e che Dio lo risvegliò.

Non vi sono stati intermedi tra il cielo e la terra. Il purgatorio è un’altra invenzione che non trova origine nella Parola di Dio. Non a torto è stato definito “una frode colossale.” E il paradiso che Gesù promise al ladrone pentito, quando Egli ritornerà per il suo Regno, sarà la terra ristorata e rinnovata durante i 1.000 anni definiti pure come ‘i tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Iddio parlò per bocca del suoi santi profeti.”—Atti 3:21

Si cita sovente: “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze, ma raramente si aggiunge il resto di questo passo (Ecclesiaste 9:10): …poichè nel soggiorno dei morti dove vai, non v’è più nè lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè sapienza.” Cosa può esservi di più chiaro? Nel sepolcro dove tutti buoni e malvagi, se ne sono andati dopo 6.000 anni, l’uomo non ha più la minima conscienza di sè stesso. I morti sono veramente morti, la vita è spenta dalla morte ed essi resterebbero sempre in una tal condizione se Dio non avesse provveduto ad una resurrezione dalla morte, ad un risveglio della persona in essere animato. Il momento stresso del risveglio sembrerà a ciascuno quello della stessa morte perchè anche se saranno trascorsi dei secoli tra i due avvenimenti (morte e resurrezione) non potrà esservi cognizione alcuna del lungo intervallo poichè la nozione del tempo non esiste nel profondo sonno della morte.

Come appariranno meravigliose la bontà e la misericordia di Dio alle moltitudini della razza umana quando, richiamate alla vita, apprenderanno per la prima volta nell’esperienza diretta, l’amore di Dio perchè, invece di essere gettati in un luogo di atroci tormenti, secondo certune dottrine, vedranno la chiara manifestazione dell’amore e della saggezza divina. Ciò accadrà in quel meraviglioso giorno del ristabilmento di tutte le cose (Atti 3:19-21) che è vicino, molto vicino. E ciò perchè Cristo ha dato la sua vita in riscatto per tutti, per liberarci dall’immensa prigione della morte e per permettere a tutti quelli che lo desiderano, la possibilità di ottenere la vita perpetua attraverso l’obbedienza alle leggi di Dio. Essi saranno aiutati e guidati per camminare in questa via di ristabilimento.

“TORNATE, O PRIGIONIERI DELLA SPERANZA”

Noi vediamo, dunque, che l’inferno della Bibbia è il sepolero, la tomba, lo stato di morte e che i morti non sanno nulla. (Ecclesiaste 9:5; Salmo 146:4) Milioni di figli di Adamo sono rinchiusi in questa grande prigione della morte, ma le parola stessa (prigione) implica la speranza di una liberazione, cioè che i prigionieri non sono stati dimenticati da Dio e che è nel piano divino il proposito di aprire le porte della prigione. Giobbe presentava questa speranza allorchè esclamò: “Tu mi chiameresti (al Millennio, mattino di risveglio) e io risponderei.”(14:15) Il nostro Signore Gesù Cristo fu il primo di questi prigionieri che, per una resurrezione, ritornò dallo sheol, dallo hades, dal sepolcro. ‘Dio Padre l’ha risuscitato dai molti’ ci dice l’apostolo Paolo (Galati 1:1) e Gesù conferma: ‘lo fui (durante tre giorni e tre notti) morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli.’ (Ap. 1:18) Nella resurrezione di Gesù abbiamo la certezza del compiacimento e della potenza dell’Eterno di liberare tutti i prigionieri, di risvegliare tutti i morti.—Giovanni 5:25; Atti 17:31

“Tornate…o prigionieri della speranza,” grida. (Zaccaria 91:12) Si riscontra sovente, nella Bibbia, la morte rappresentata come una prigione e contenente tutta l’umanità captiva fino al glorioso mattino della resurrezione, ed il Signore stesso ci dice che possiede ‘le chiavi della morte e del sepolero.’ (Apocalisse 1:18) Come dobbiamo sentirci felici nel sapere le chiavi della vita nelle sicure mani di Colui che ha dato la Sua vita per il riscatto di tutti, ‘Affinchè (Dio) sia giusto e giustificante colui che ha fede in Gesù.’—Romani 3:25



Ciò Che Dice La Bibbia

Speranza

“Io so che egli risusciterà”
—Giovanni 11:24

“SIGNORE, SE TU fossi stato qui, il mio fratello non sarebbe morto.” Tali furono le parole di Marta indirizzate a Gesù, dopo la morte di suo fratello Lazzaro. Ella esprimeva sentimento di un dolore straziante comune a milioni di persone, ogni qualvolta un loro care viene rapito dalla morte. Molti pensieri li assalgono in questi momenti tragici e si domandano: ‘non ho trascurato nulla? Sarebbe stato opportuno rivolgermi a qualche altro dottore?’ Se il decesso è stato provocato accidentalmente o in viaggio quali sentimenti di rammarico assalgono allora i sopravvissuti? ‘Se tu fossi stato qui…’ Marta era convinta che, se Gesù fosse stato presente suo fratello non sarebbe morto e con un certo rammarico esprimeva tale sentimento.

Numerosi uomini pervengono alla conclusione che il Signore è responsabile della morte dei loro cari e che potrebbe risparmiar loro tal disastro. Molti interrogativi assalgono allora costoro, fra cui l’inquietitudine di essersi attirati su se stessi il disfavore divino od un castigo per il defunto; e se così fosse quale sarebbe attualmente la condizione del defunto? Una prova più dolorosa della morte, forse?

Quando la morte colpisce una famiglia, una grande domanda s’impone: “Qual’è la sorte del defunto?” Ad eccezione del soggetto dei tormenti eterni questa domanda rimane senza risposta. Rivedremo noi un giorno i nostri trapassati? Sono essi nella felicità? Saremo un giorno riuniti? Queste domande, tutte concernenti al di là sono l’oggetto di tanti sospiri ed i nostri cuori afflitti cercano una risposta precisa e comunque sufficiente a calmare tanta afflizione. La risposta esiste e si trova nella Parola di Dio.

Perchè l’uomo deve morire? La risposta generalmente verte sul fatto che è cosa naturale invecchiare e quindi morire. Trattasi, però, di un argomento molto debole, perchè milioni di persone muoiono nel fiore degli anni. La morte, questa falciatrice inesorabile, colpisce indistintamente giovani e vecchi, buono e cattivi. Il dolore è sempire lo stesso, tanto se trattasi della morte di un vecchio che di un fanciullol Noi non abbiamo potuto mai familiarizzare con la morte, nemmeno migliala di anni dopo che questo mostro esercita il suo potere. La morte non è una cosa familiare, naturale, ma è contraria alle nostre aspirazioni.

La Bibbia precisa che gli uomini muoiono a causa del peccato dei nostri primi progenitori. L’apostolo dichiara che per essi il peccato è entrato nel mondo e colil peccato la morte. (Romani 5:12) Noi siamo tutti membri della famiglia umana e, per ereditarietà, sia mo tutti morenti. E’ bene ricordarsi, quando la morte entra in una casa, che non è la conseguenza di un castigo individuale nè per i defuti nè per coloro che sopravvivono. I nostri cari muoiono perchè “tutti muoiono in Adamo.” Ma le promesse meravigliose della Parola di Dio ci apportano quella bella consolazione che ‘in Adamo tutti muoiono, ma in Cristo tutti saranno vivivcati.’—I Corinti 15:22

DORMIRE IN PACE

Riportandoci ai giorni di Gesù in Betania ed a Marta, Maria e Lazaro, possiamo trarre incoraggiamento ed edificazione dalla loro esperienza. Gesù era evidentemente un amico intimo di famiglia e quando Lazaro cadde malato costui era certo che Gesù sarebbe venuto a soccorrerlo ben presto. Gesù era stato condotto dalla sua missione un po’ lontano da Betania e le due sorelle gli inviarono un mesaggio redatto in questi termini: “Signore, colui che tu ami è malato.” (Giovanni 11:3) Ma Gesù continuò ancora il suo ministerio per due giorni, dopo di che disse ai suoi discepoli: ‘Lazaro, nostro amico, dorme, io vo’ a risvegliarlo.’(v. 11) I suoi discepoli furono certamente sorpresi da queste parole, essendo stati informati da Gesù della grave malattia di Lazaro ed ora, il fatto che Gesù voleva risvegliarlo da un sonno ristoratore, sembrava loro incomprensibile, per cui dissero: ‘Signore, se egli dorme sarà guarito.’

Gli apostoli non compresero a quale sonno Gesù voleva alludere, tanto che egli dovette dir loro apertamente: “Lazaro è morto.” (Giovanni 11:14) Abbiamo qui una dichiarazione ed un chiarimento assai importanti e consolanti ad un tempo: la morte è un sonno, il che vuol dire che coloro che sono morti riposano nell’incoscienza, in attesa del giorno in cui il Signore li risveglierà da questo sonno.

Possiamo considerare la morte sotto un duplice aspetto: coloro che dormono il sonno della morte non hanno coscienza di ciò che avviene intorno a loro. Essi non sono nè penosi, nè felici; non hanno fame nè sete. Di loro le Scritture affermano: “I viventi sanno che morranno, ma i morti non sanno nulla.” (Ecclesiaste 9:5) Vi è ancora un altro carattere del sonno, molto significativo se individuato come una illustrazione della morte e l’attesa del risveglio. La madre depone con cura la sua creatura amata nel lettino perchè trascorra ivi la notte e l’addormenta al canto della ninna nanna. Ecco, il bambiino chiude le palpebre e parte per il paese dell’oblio; egli è nell’incoscienza e la madre la scia la camera dolcemente, camminando in punta di piedi, con il cuore contento e nella felice attesa di ritrovarlo l’indomani ed ascoltare il suo delizioso chiacchierio. Niente lagrime, niente malinconia o solitudine perchè il fanciullo è là dorme un dolce sonno fino al mattino, all’ora in cui, risvegliandosi, farà nuovamente rallegrare la casa con la sua presenza.

Al padre che veniva ad annunziargli la morte della sua figliuola Gesù disse: “Ella non è morta, ma dorme.” (Matteo 9:24) In questo caso, come in quello di Lazaro, Gesù parla della morte come di un sonno. Perchè un sonno? Perchè, seguendo le disposizioni prese da Dio, in favore dell’umanità, questa si risveglierà, grazie ai meriti di Cristo. E’ Lui che compirà quest’opera durante il Suo regno, che si manifesterà fra breve; il risveglio di Lazaro costitui soltanto una immagine. Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Il nostro amico Lazaro dorme, ma io vado a risvegliarlo.’ (v. 11) L’intervento di Gesù non fu immediato, ma ebbe luogo dopo alcuni giorni.

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora