AURORA
Settembre-Ottobre 2008

Contenuto Di Questo Numero

  1. Ordine Sociale
  2. La Chiamata Dell’Era Evangelica
  3. Il Grande Inganno
  4. Spirito Santo

Ordine Sociale

MOLTE PROFEZIE CI rassicurano circa la distruzione dell’attuale ordine sociale e, pur parlandoci per simboli, divengono chiare e confortevoli, allorquando le colleghiamo fra loro. Nel Salmo 46:1-3 (inno d’esultanza, in seguito ad un grande pericolo dal quale Iddio li liberò), leggiamo: “Iddio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette, perciò noi non temeremo, anche quando fosse sconvolta la terra, quando I monti fessero scossi in seno ai mari, quando le acque muggissero o schiumassero e, per il loro gonfiare, tremassero I monti (I Regni).

Le acque muggenti rappresentano le genti in sommossa ed il tremore dei monti sta ad indicare il panico dei regnanti, per il rovescio dei loro Regni, che, come dice il Salmista al vs. 6, “si commuovono”: cioè son travolti, Seguitando, al vs. 10, l’Eterno, reputando che le genti abbiano finalmente riconosciuto il Suo sommo Potere, intima loro di “fermarsi e riconoscere che Egli è il loro Dio e sarà esaltato fra le Nazioni, sarà esaltato su la terra.”

Ciò sta ad indicare che, dopo il rovescio dei diversi Regni di questo malvagio mondo, e le consequenti afflizioni, seguirà la gioia, per l’inizio della restaurazione di tutte le cose. Certo non possiamo prevedere la durata e l’entità delle tribolazioni (nelle quali ci troviamo diggià), poiché sappiamo che, se dovessero scatenar dei conflitti con l’uso di armi batteriologiche e nucleari, dovremmo solo sperare nell’immediato intervento divino, onde scampar dalle orribili distruzioni, come del resto ci ha promesso il divin Maestro (Matteo 24:21-23), ed aver la più salda fede che le precitate distruzioni tendono solo a conseguire l’annientamento assoluto del mondo satanico.

Fra molte altre profezie, preannunzianti il “gran tempo di tribolazioni” ce ne è una d’Isaia 34:1-4, che dice: “Accostatevi, Nazioni, per ascoltare! E, voi, popoli, state attenti! Ascolti la terra con ciò che la riempie, ed il mondo con tutto ciò che produce! Poiché l’Eterno è indignato contro tutte le Nazioni, è adirato contro tutti gli eserciti. Egli le vota allo sterminio, le dà in balìa alla strage, I loro uccisi son gettati via, I loro cadaveri esalano fetore, ed I monti si sciolgono nel loro sangue. Tutto l’esercito del cielo si dissolve; I cieli sono arrotolati come un libro (come una pergamena, libro di quei tempi) e tutto il loro esercito cade, come cade la foglia della vite, come cade il fogliame morto del fico.”

La nostra immaginazione, regionevolmente, non è in grado d’interpretare con esattezza la profezia che si avvererà al tempo della “grande tribolazione.” Molti studiosi dellel Scritture sono d’accordo che la fase finale della tribolazione, eliminatrice degli elementi satanici, avversi all’instaurazione gloriosa del Regno di Dio, si centralizzerà nella terra santa, ove gl’Israeliti si raduneranno, in un ordine promiscuo. Ivi, il Signore “verrà in giudizio (farà giustizia) contro di lui (Gog, che invaderà la terra d’Israele), con la peste e con il sangue; e farà piovere torrenti di pioggia e di grandine; e fuoco e zolfo su lui, su le sue schiere e sui popoli numerosi, che sono con lui.”—Ezechiele 38:22

Rileviamo, in questa citazione, come in Michea 4:11; Isaia cap. 24 e 27, svaritati simboli, indicanti I varii mezzi d’eliminazione dei nemici di Dio e del Suo popolo, di cui non perveniamo ad interpretare il senso, in essi racchiusi. Ma quello che, principalmente, interessa e conforta noi, e tutti I veraci credenti, ce lo enuncia Geremia, nei capitoli 30 e 31. Ivi, reperiamo, chiare e precise, le promesse di restaurazione dopo il castigo e la distruzione degli elementi satanici: e ci sono indicate, dettagliatamente, tutte le benedizioni che Egli erogherà, a mezzo di Cristo ed I Suoi seguaci (Cristo Capo e Corpo—la Chiesa al completo). E noi, come tanti altri fedeli credenti, seguaci del Maestro, siamo più sicuri e fiduciosi nella prossima effettuazione di tutte queste promesse: poiché Gesù stesso, parlandoci della “grande afflizione, di cui-disse-non esservi stata l’ugale dal principio del mondo, sino ad ora,” ci assicura, come più avanti abbiamo accennato, che “se quei giorni non fossero abbreviati non scamperebbe alcuno, ma, a cagione degli eletti, quei giorni verranno abbreviati.”—Matteo 24:21-22

Noi crediamo d’aver dimostrato esaurientemente, con deduzioni tratte dalle Scritture, che, nel periodo della “tribolazione” potrà essere letteralmente adoperato il fuoco e lo spargimento di sangue, nella lotta per la distruzione del male. Ma facciamo rilevare che la concezione (tramandata dai tempi del più gretto oscurantismo) di un Dio che farebbe cadere su la terra una pioggia letterale di fuoco, onde distruggere essa, oltre a quanto in lei è contenuto, compreso l’umanità, è assolutamente irragionevole e antiscritturale. La terra, l’uomo, la creazione di Dio, non sarà distrutta.

Ciò sarebbe del tutto assurdo, ed annullerebbe la Parola di Dio che diede la terra all’uomo, onde “abitasse di secolo in secolo sul suolo che Egli diede agli uomini ed ai suoi avi. (Geramia 25:5) Infatti, il profeta Isaia 45:15 ci rammenta che “Iddio ha formata la terra, l’ha fatta, l’ha stabilita, l’ha creata perché fosse abitata.”

Inoltre, Iddio ha prestabilito che anche tutti coloro I quali morranno, durante il corso della tribolazione, saranno risvegliati dalla morte ed avranno l’opportunità di credere, ubbidire, lodare. Iddio e vivere per sempre, su la terra restaurata e fiorente, come fu al tempo di Adamo un paradiso terrestre. Quindi, I tempi della tribolazione, precedono la restaurazione di tutte le cose e l’instaurzione del Regno pregato per tanti anni “Il tuo Regno Venga.”




La Chiamata Dell’era Evangelica

L’OPERA DI DIO A prò dell’umanità ebbe inizio sin dai tempi d’Abrahamo, a cui Egli “preannunziò la buona novella: in te saranno benedette tutte le genti. (Galati 3:8) Questo messaggio particolare al fedele Patriarca, nella Genesi 22:15-18, c’è espresso con più chiarezza e solennità, Infatti, allorquando Abrahamo accettò di sacrificargli Isacco, Egli, oltre ad esprimer Gli le benedizioni che gli avrebbe prodigate, gli disse, anche (vs. 18): “tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie, poiché tu hai ubbidito alla mia voce.”

Or, in chi dobbiamo ravvisare la progenie designata ad erogare le benedizioni di Dio? A tal riguardo, l’apostolo Paolo c’illumina nella Epistola ai Galati 3:16-27-28, dicendoci: “or le promesse furono fatte ad Abrahamo ed alla sua progenie. Non dice: ‘e alle progenie,’ come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, ‘e alla tua progenie,’ ch’è Cristo! …” Indi, proseguendo, afferma (vs. 27): “poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, avete vestito Cristo.” E, quì si riferisce a coloro che si consacrano pienamente per compiere la volontà di Dio, annullando del tutto la propria, figurativamente, nell’immersione in Cristo, per la quale diverrà una Nuova Creatura, se, lungo il corso della sua vita terrena, camminerà seguendo le orme di Gesù: in una Nuova vita e con una Nuova mente. In ciò consiste il “vestirsi di Cristo,” or, un generamento che concede il privilegio di appartenere al Corpo di Cristo quale sue membra, per cui l’Apostolo asserisce: “Se siete di Cristo, siete, quindi, progenie di Abrahamo; eredi, secondo la promessa.” (vs, 30) Le sacre Scritture costituiscono il più grande e meraviglioso dono concesso da Dio, ai consacrati a Lui e divenuti Suoi figliuoli, cioè Nuove Creature: in quanto esse sono state generate dallo Spirito Santo. Esse possono testimoniare con le parole dell’apostolo Giacomo 1:18: “Egli ci ha di Sua volontà generati, mediante la Parola di Verità, affliché siamo, in un certo modo, le primizie delle Sue creature.” Infatti, per la loro ubbidienza alla Sua Parola ed alla Sua Volontà, “Egli ci ha preconosciuti e ci ha pure predestinati ad essere conformi all’immagine del Suo Figliuolo, ond’Egli sia il primogenito, fra molti fratelli.”—Rom. 8:29

La mirifica chiamata di Dio, principiata all’inizio dell’èra Evangelica, ancora in attto, è brevemente esposta nella seconda Epistola ai Tessalonicesi 2:13-14. La leggiamo dalla versione Diodati: “Noi siamo obbligati di rendere del continuo grazie di voi a Dio, fratelli amati dal Signore, di ciò che Iddio vi ha eletti dal principio a salute, in santificazione di Spirito e fede alla Verità.”

LA GRANDIOSITÀ DELLA CHIAMATA

Circa questa “gloria” cui la vera Chiesa è chiamata, l’apostolo Paolo nella II Epistola ai Corinzi 2:9-10, ci dice: “Com’è scritto, le cose che occhio non ha vedute, e che orecchio non ha udite e che non son salite in cuor d’uomo, sono quelle che Iddio ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Iddio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio.” Così, l’ispirata Parola di Dio, illuminando la nostra mente, mediante il Suo Spirito Santo, ci ha rivelato e ci rivela che, secondo la Sua predeterminazione, Egli, nel passato ci ha chiamati, come ancora ci chiama, onde eleggere (o scegliere) un popolo, il Suo popolo, cioè la Chiesa, prelevandola dalla grande massa delle genti. Questa Chiesa, nelle Scritture, è indicata quale “un piccolo gregge” dalle doti peculiari e caratteristiche da Lui preordinate, o prestabilite. E di ciò l’apostolo Paolo ne parla agli Efasini 1:4-6, in questi termini: “Sicomme in Lui ci ha eletti, avanti la fondazione del mondo, acciocché siamo santi e irreprensibili al Suo cospetto, in carità; avendoci predestinati ad adottarci per Gesù Cristo, a sé stesso, secondo il beneplacito della Sua Grazia, per la quale Egli ci ha resi graziosi (gradevoli) a Sé, in Colui che è l’amato.” (versione Diodati)

I componenti di detta Chiesa, al suo completamento ed alla glorificazione con il Suo Signore (Gesù Capo ed essi il Corpo) saranno innalzati alla natura divina … “nella citta dell’Iddio nostro, sul Monte della Sua santità: … il monte di Sion … la città del gran Re … la gioia di tutta la terra.(Salmo 48:1-2) E sarà a mezzo di questa celeste struttura di governo divino che la fase terrestre del Regno di Dio sarà a pieno e completamente instaurato. Questa mirifica struttura spirituale rappresenta una Nuova Creazione, un’Opera del Sommo Potere e della inesauribile ed incomparabile Sapienza di Dio, da Lui messa in atto nella realizzazione del Suo Piano a favore delle Sue creature. Così, alla sua glorificazione, la Nuova Creazione diverrà immortale e le Nuova Creature diverranno membri della famiglia divina.

Il nostro Padre celeste, l’Ente Supremo che esiste da Sè stesso ‘il quale solo possiede l’immortalità ed abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha veduto mai né puo vedere” desidera una famiglia di esseri della Sua stessa natura, al di sopra d’ogni principato ed autorità e podestà e Signoria, e d’ogni nome che si nomina, non solo in questo mondo, ma in quello a venire.” (I Tim. 6:16; Efesini 1:21; II Pietro 1:4) Questa è l’alta Chiamata di Dio, in Cristo Gesù. Ed è per essa che l’Apostolo Paolo esorta a “proseguire il corso verso tale meta, onde meritar d’ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù;” e Pietro c’incoraggia a. Sforsarci sempre maggiormente di rendere sicura la nostra vocazione ed elizione secondo Pietro 1:10. Che Gesù fu fedele al complimento della Sua alta Opera di redenzione dell’umanità, né la scelta di Dio fu arbitraria, poichè Egli era l’unico atto a poter e voler assumersi quei sublimi compiti.

Gesù fece elezione sicura la Chiamata del Padre Suo, mantenendo salda la Sua fedeltà, persino sacrificando con gioia la Sua vita terrena, onde completare l’Opera profetizzata: la quale sarebbe culminata nell’offrire sé stesso “in riscatto per tutti.” Così, per l’immenso Potere e Volere del Padre Suo, fu risuscitato dai morti, divenne “Duce e perfetto esempio di fede … e fu innalzato alla destra del trono di Dio. (Ebrei 12:2) Egli costituì, così, la progenie promessa da Dio ad Abrahamo, la quale avrebbe, poi, benedette tutte le famiglie della terra: quella progenie di cui l’Apostolo dice: “se siete di Cristo, siete progenie di Abrahamo: eredi secondo la promessa.”

PROMESSE MESSIANICHE

Le promesse divine le possiamo classificare quali “condizionate o no.” Ad esempio, la promessa ad Abrahamo, nella Genesi 22:18: “Nella tua progenie, tutte le famiglie della terra saranno benedette” è incondizionata, poiché e stata espressa senza eccezioni né limitazioni. Infatti, l’Apostolo puntualizza: “un patto, già prima, debitamente stabilito da Dio, la Legge, che venne 430 anni dopo, non lo invalida, in guisa da annuallare la promessa.”—Galati 3:17

Altre promesse, Iddio ce le ha espresse ponendoci delle condizioni alle quali dobbiamo attenerci per meritarle. Ad esempio, la speranza nutrita da ogni fedele credente-consacrato-di poter far parte della progenie, quale coerede di Cristo, potrà divenire d’una sicura effettuabilità, se l’aspirante a tal sommo privilegio manterrà salda la sua fede ed osserverà scrupolosamente I precetti di Dio, compiendo I Suoi Voleri quì, su la terra. Com’anche tutte le famiglie della terra saranno benedette, ma è ovvio che ognuna d’esse dovrà, esserne degna, nell’osservare le Leggi divine.

Le Scritture pongono, quasi sempre la particella condizionale “se” nel puntualizzare la posizione esemplare del credente. Ad esempio: “Se siamo divenuti una stessa cosa con Lui, per una morte somigliante alla Sua, lo saremo anche per una risurrezione simile alla Sua” (Rom. 6:5); “se abbiamo costanza, nella prova, con Lui altresì regneremo” (II Tim. 2:12); poiché siamo partecipi di Cristo, a condizione che “riteniamo ferma sino alla fine, il principio della nostra sussistenza.”—Ebrei 3:14

Infine, ai Romani 8:9, leggiamo: “Se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di Lui.” Perciò, dobbiamo, avere il Suo Spirito, per essere eletti, o scelti. Dobbiamo conformarci a quel che ci è insegnato, dimostrato e provato dalle Scritture e dagli insegnamenti diretti del nostro Maestro: onde divenire membri del Suo Corpo, attenendoci a quanto Egli-nostro Capo-ci ordina, affinchè perveniamo a raggiungere lo sviluppo e, quindi, la condizione divinamente predestinataci ed anunziataci dall’Apostolo, ai Romani 8:29, in questi termini: “Quelli che Egli (Iddio) ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad essere conformi all-immagine del Suo Figliuolo, onde Egli sia il primogenito di molti fratelli.”

Adoperiamoci, quindi, a rendere le nostre menti ed I nostri cuori simili alla Sua mente, ai Suo cuore, ai Suoi sublimi sentimenti d’amore e d’abnegazione, sottomettendoci, costantemente alla benefica influenza trasformatrice dello Spirito di nostro Signore. Così, ci approssimeremo sempre più alla Sua somiglianza e potremo mettere in atto le Sue esortazioni: “Sii fedele, sino alla morte, ed io ti darò la corona della vita” (Apoc, 2:10); “a chi vince, io darò di seder sul mio trono.”—Apoc. 3:21




Il Grande Inganno

E l’Eterno diede all’uomo questo Comandamento: “Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino, ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai.”
—Genesi 2:16-17

L’ETERNO IDDIO, avendo creato I nostri progenitori alla Sua immagine, s’attendeva una perfetta ubbidienza alle Leggi che aveva loro dettate: per cui avrebbero potuto usufruire, in eterno, dei beneficii e delle benedizioni, riccamente e stabilmente lor concesse. Adamo ed Eva, inoltre, erano stati creati perfetti e, quindi, atti a resistere ad ogni tentazione ed osservare la dovuta ubbidienza al Creatore, tenendo conto, e sempre presente, quanto Egli aveva espressamente ordinato loro.

Essi dovevano generare e moltiplicare la loro prole, onde riempire la terra e dominarla, come aveva concesso loro il Signore. La Legge che dovevano osservare consisteva nel tener presente che, pur potendo disporre a lor piacimento di tutti I frutti del Giardino dell’Eden, non dovevano mangiare del frutto “dell’albero della conoscenza del bene e del male.” Le Scritture non c’indicano che specie d’albero fosse. Certo, doveva essere ben dissimile dagli altri, onde ricordassero l’ordine di Dio di non mangiarne il frutto. Esso doveva contenere un elemento misterioso, per cui, nutrendosene, avrebbero acquisito un’intendimento che Dio, nei Suoi disegni, non voleva che avessero avuto, per il momento. Infatti, nel trasgredire l’unico ordine impartito dall’Eterno, mangiandolo, ne derivò la trasgressione, cui conseguì la punizione, lor preannunzìata da Dio, che nel giorno in cui ne avrebbero mangiato, sarebbero morti.

Il Comandamento della proibizione di mangiare di quel frutto fu ben chiaro e comprensibile. Le leggi emesse dagli uomini, molto spesso sono talmente complicate che molti uomini sono costretti a ricorrere a degli avvocati, onde evitare d’infrangerle, mal interpretandone il senso. Infatti, in ogni Nazione civile, oltre al giudizio di prima instanza c’è l’appello, la cassazione ed infine la Corte suprema, per la decisione definitiva sulle varie interpretazioni discordanti, per la poca chiarezza di parecchi articoli di legge.

Adamo ed Eva non avevano alcuna scusante plausibile per la loro grave infrazione. Egli era stato ben chiaro e preciso, nell’indicare il frutto che non avrebbero dovuto mangiare; l’albero dal quale non doveva essere colto; la condanna in cui sarebbero incorsi (la morte), qualora non avessero osservato tale ordine, che costituiva una Legge divina, espressa in questi termini: “tu non ne mangerai,” perché, “nel giorno che ne mangerai, per certo, morrai.”

LA TENTAZIONE

Questa Legge originale-come si rileva dalla Bibbia-fu espressa da Dio ad Adamo che la comunicò ad Eva. E di lei è scritto: “La donna vide che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi, ch’era bello a vedere e desiderabile, per aver la conoscenza del bene e del male, prese, del frutto e ne mangiò.”(Gen. 3:6) Certo l’occhio di Eva fu attratto dalla bellezza dell’albero; poi dovette riscontrare che il frutto aveva un sapore più squisito degli altri e, infine, pensando che, nutrendosene, sarebbe divenuta più sapiente, reputò che non sarebbe stato un male il cercare d’aumentare la propria sapienza. Infatti, non c’è alcun male nell’adoperarsi di aumentare la conoscenza, però non bisogna infrangere le leggi divine! Forse il Signore non spiegò ai nostri progenitori la ragione per cui Egli proibiva loro di mangiare il frutto di quell’albero.

Il non tener in conto la proibizione categorica, espressa dal Creatore, di non mangiare il frutto di quell’albero, fu un grave errore. Essi non considerarono che ciò avrebbe dovuto costituire una prova, alla quale il Signore li aveva sottoposti, ne considerarono che Egli non era tenuto a spiegare le ragioni per cui dava quell’ordine. Egli è il Giudice Supremo nel determinare ciò che è bene e ciò che è male. Tale norma costituiva, come costituisce la Legge divina, cui devono sottostare le altre leggi e la coscienza di ogni creatura umana. I nostri progenitori, cercarono di usurpare questo privilegio a Dio, e cosi peccarono mirando di avere da sé stessi la facoltà di decidere ciò che è bene e ciò che è male, senza dipendere da Dio. Adamo, quindi, avrebbe dovuto ubbidire, ricordando che “nel giorno in cui avrebbe mangiato di quel frutto, di certo, sarebbe morto.” Invece, quando Eva cedette alla tentazione di Satana, mangiando per prima il frutto proibito, anche lui lo mangiò, allorché lei gliel’ offrì ed infranse, così, il comandamento di Dio.

INGANNATI

L’apostolo Paolo, a tal proposito, scrive: “Adamo non fu sedotto, ma fu la donna che si lasciò sedurre e cadde in trasgressione.” (I Tim. 2:14) Essa si lasciò convincere, allorquando il serpente le disse: ‘No, non morrete affatto, ma Iddio sa che, nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s’apriranno … (Gen. 3:4) Adamo, quindi, non fu sedotto da questa falsità del serpente, ma cadde nella trasgressione, accettando di mangiare il frutto che Eva gli porse, dopo averne mangiato se stessa, preferendo morire con lei disubbidendo l’avvertimento dell’Eterno, “nel giorno che tu ne mangerai, per certo, morrai.’ (Gen. 2:17) Nella versione marginale di questo testo, circa il preavviso della penalità in cui sarebbe incorso Adamo, contravvenendo all’ordine di Dio, si legge: “Nel giorno che tu ne mangerai, morente morrai.” Ciò pone in chiaro che la morte di Adamo non sarebbe stata istantanea, me graduale, come fu, infatti, in seguito al decadimento graduale d’uomo perfetto (quale fu creato Adamo): decadimento che noi, suoi discendenti, abbiamo creditato.

Adamo ed Eva furono scacciati dal giardino dell’Eden, loro dimora, onde non avesserò più accesso all’albero della vita. Così, Adamo discendendo dal culmine della scala di perfezione umana, visse 930 anni e ritornò alla polvere dalla quale era stato tratto. Con la sua morte, ebbe inizio l’esecuzione della sentenza decretata dall’Eterno, nella quale, per ereditarietà, fu coinvolta tutta la razza umana. Adamo non fu ingannato su la natura della penalità, e per come le fu detto in Genesi 3:19, egli ritornò in polvere d’onde era stato tratto. Dopo 4000 anni, il profeta Ezechie afferma che la morte e la penalità per il peccato dicendo “L’anima che avrà-peccato, quella morrà,” e l’apostolo più tardi ancora disse: “Il salario del peccato e la morte.”—Romani 6:23

COS’ È LA MORTE

Il dizionario di Webster (come, del resto, tutti gli altri dizionari) definisce la morte ‘lo stato in cui l’uono permane, stinguendosi in lui la vita. Tale definizione è in perfetta armonia con l’insegnamento biblico. Infatti, in Ecclesiaste 9:10, leggiamo: “Tutto quello, che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti, dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza.” Questo chiaro concetto, concernente, lo stato in cui trapassa l’uomo, morendo, già in precedenza, allo stesso capitolo, vss. 5 e 6, è inquadrato in una forma più ampia, e dice: “I viventi sanno che morranno; ma I morti non sanno nulla, e non v’è più per essi alcun salario; poiché la loro memoria è dimenticata. Ed il loro amore, come il loro odio, e la loro invidia, sono da lungo tempo periti ed essi non avranno più, parte in tutto quello che si fa sotto il sole.” Rileviamo, quindi, chiaramente, che la morte è uno stato permanente di annullamento e di oblio, in cui l’uoma trapassa.

LA MENSOGNA DI SATANA

Come abbiamo rilevato, le Scritture dichiarano che Eva fu sedotta da questa categorica affermazione del serpente: “No, non morrete affatto,” da lui contrapposta all’esitazione di Eva nel trasgredire l’ordine di Dio, vietante di mangiare del frutto dell’albero della conascenza del bene e del male. L’apostolo Giovanni, Apocalisse 20:2, riferendosi a quella mensogna, indica come Satana iniziò la sua opera disfattrice, nelle sembianze del “serpente antico,” seducendo Eva.

Gesù, poi, inquadrando in questi termini l’opera infame di Satana, dice: “Egli è stato omicida, sin dal principio, e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando parla il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della mensogna.”(Giov. 8:44) Egli si riferisce, quì, agli eventi dell’Eden di cui furono protagonisti I nostri progenitori, subendo l’influenza di Satana, nel trasgredire la legge di Dio (la quale, categoricamente stabiliva, sotto pena della morte, di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.)

Innegabilmente, fu Satana il promotore del peccato, nell’affermare, con la sua mensogna che, contravvenendo all’ordine di Dio, non sarebbero morti né lei né Adamo. Negò che dalla disubbidienza sarebbe derivata la morte, come aveva esplicitamente significato Iddio, nel dire ad Adamo: “Mangia pure liberamente del frutto di ogni alberto del giardino, ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare: perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai. Or, Eva pur perfettamente a conoscenza di questo categorico ordine (che era una legge di Dio, la cui inosservanza avrebbe comportato la morte), si lasciò convincere da Satana, il quale, d’allora, ha persistito nel propagare alle genti che la morte non esiste: ma smetterà la sua propaganda mendace, nefasta e delittuosa, secondo il Piano di Dio, allorquando sarà legato per mille anni “onde on seduca più le nazioni.”—Apoc. 20:1-3

Certo, non fu difficile convincere Eva nel credere che, disubbidendo a Dio, non sarebbero morti, poiché, principalmente né essa, né Adamo avevano alcuna esperienza e concezione della morte. Perciò, credette che, nonostante la disubbidienza a Dio, avrebbero ancora usufruito di quei beneficii e delle benedizioni loro concessi e-secondo l’asserzione di Satana-avrebbero acquistata, anche, “la conoscenza del bene e del male.” Come dovette restar delusa allorquando furono scacciati dal giardino dell’Eden, privati di nutrirsi del frutto dell’albero della vita ed usufruire di tutti I beneficii loro concessi nella dimora edenica che Iddio aveva creata per essi, e costatò, anno dopo anno, il disfacimento della sanità fisica! Allora, forse dovette riconoscere in quale orribile condizioni aveva trascinato sé ed Adamo, ascoltando Satana e trasgredendo fa Legge di Dio. E dovette comprendere, anche, in che consisteva la morte (che, forse, non sapeva raffigurarsi), verso la quale si avvicinavano, gradualmente, lei ed il suo compagno. Adamo, certo, non dovette essere deluso, al pari di Eva, in tal riguardo, perché aveva avuto direttamente l’ordine da Dio onde non mangiasse il frutto dell’albero del bene e del male, altrimenti, carebbe morto! Era, quindi, sin dal principio, a conoscenza dell’errore commesso e della sentenza divina che si andava effettuando: ‘morente, morrai!’

Il fatto che la razza umana (contrariamente alla mendace asserzione di Satana ‘di certo, non morrete’) iniziò la fatale discesa verso la morte, provò in pieno la mensogna di Satana, quale ci è stata indicata da Gesù. Ma il Principe del male non si limitò ad ingannare solo I nostri progenitori, ma trasformò la sua mensogna originale in un’altra, per la quale diede ad intendere che, nell’estinguersi, la vita dell’essere umano, estromette dal corpo una entità che se ne va a vivere altrove. Sembra incredibile, ma, purtroppo, anche quest’altra mensogna satanica ha trovato altri numerosi proseliti, che trova conforto nel credee all’inesistenza della morte ed alla continuità della vita in un’altra forma ed in un altro luogo.

Continuando a sostenere quest’altra mensogna. Satana ha affastellato nelle menti credule di molta gente innumerevoli teorie concernenti ‘l’immortalità’, cui perviene l’entità che si stacca dall’organismo dell’uomo, nel morire. C’è la teoria della ‘reincarnazione’ e quella della ‘trasmigrazione delle anime.’ I propugnatori della reincarnazione credono che, venendo alla luce un neonato, dà ricetto ad una qualsiasi anima di un defunto, deambulante nello spazio (con tante altre) in attesa di tale opportunità. Questa teoria, per lo più, è formata da tesi campate in aria e da divagazioni di squilibrati che credono di ragionare, e sragionano. Secondo I reincarnazionalisti, dovrebbe esistere un enorme numero di spiriti (o anime) vaganti nello spazio, di gran lunga superiore a quello dei nascituri che dovrebbero dar loro ricetto.

La teoria delle trasmigrazione dell’anima è qualcosa di differente e d’un aspetto ancor meno gradevole. Essa si fonda su continui cicli d’incorporazione, cui andrebbe soggetto lo ‘spirito’ (o anima) fuoruscito dal corpo d’un essere deceduto. Tali cicli possono effettuarsi, incorporandosi in un cane, od in un gatto; in un elefante, od in un ragno; od in qualsiasi altro essere vivente di ogni specie. La forma corporale, che si andrebbe assumendo, dipenderebbe dal modo di comportarsi (bene, o male) nella precedente vita. Poi, dopo parecchi cicli, o corsi, l’anima troverebbe riposo in un mitico Nirvana e, cioè, ‘estinzione della fiamma vitale,’ o ‘perdita della personale consapevolezza, sopraggiunta per assorbimento nel divino.’

Questo tortuoso espediente escogitato, per accreditare la mensogna originale di Satana, allorquando affermò ‘non morrete affato’ è divenuto-sotto varie forme-parte integrante della religione di molte denominazioni, o, per essere più esatti, di sette pagane. Così, ad esempio, un Indiano che s’immagina di essere stato, in una precedente vita, un insetto (oppure, lo sia stato quallche suo proavo) evita schiacciarne, considerando di recare danno ad un suo antenato. Forse, molti reputeranno irragionevoli ed assurde tali credenze, ma fra costoro, un buon numero di credenti, professantisi cristiani, propugnano, intanto, la teoria satanica e assurda dell’inesistenza della morte, senza accorgersi che la loro levatura intellettuale non è superiore a quella dei precitati Indiani.

IL SALARIO DEL PECCATO

Tutte le religioni del mondo, ciascuna a suo modo, fanno menzione del peccato e propendono a considerare che l’Ente supremo nel quale credono, remunera I giusti e punisce gli empii. Un indiano, fedele ai precetti della sua religione, che, in conseguenza, s’è comportato rettamente nella sua vita, non immaginerà mai che il suo Iddio lo faccia ritornare su la terra nelle spoglie di un qualsiasi animale, ma penserà che attraverso ad una quantità minima di trapassi (cicli) d’altre esistenze su la terra, lo farà raggiungere il Nirvana. Anche nei diversi ‘credi’ delle chiese cristiani (o professantisi tali) vi sono santi e peccatori; credenti e miscredenti; fedeli ed infedeli. E tutti s’adoperano, nel modi che reputano migliori di stabilire la maniera in cui sarà ricompensato l’uomo giusto e punito l’empio.

In tutte queste teorizzazioni, è ignorato che la Bibbia definisce la morte qual “salario del peccato.”(Rom. 6:23) Or, come può qualcuno credere che “il salario del peccato è la morte” e, contemporaneamente, affermare che la morte non esiste? Inoltre, negando d’essere stato decretata una penalità per il peccato, come può essere comprensibile ed apprezzabile la ricompensa per coloro che vivono nella guistizia? Paolo (Rom. 6:23), scrisse che “il done di Dio è la vita eterna.” Come si può concepire, quindi, la vita eterna quale un dono di Dio, per I credenti, quando, poi, non vi si crede?

Rifiutando di accettare la realtà della morte, I diversi ‘credi’ inventarono varie teorie circa il modo in cui Iddio punisce I peccatori, o le “anime” dei peccatori. Questi ‘credi’ degli Oscuri Evi sono propugnati, generalmente, dal Cattolicesimo e dal Protestantesimo. I Cattolici credono nell’esistenza dell’inferno (in cui permangono I peccatori incorreggibili e gli eretici, in un fuoco e tormento eterno); del purgatorio (ove giacciono I credenti in prova di purgamento dei peccati da essi riconosciuti); del paradiso (ove vivono beati e felici I credenti fedeli a Dio ed alla chiesa: di cui hanno rispettato tutte le sue regole e norme.)

Dal punto di vista umano, l’insegnamento impartito dal paganesimo, appare approssimativamente più ragionevole, rispetto al dogna dell’inferno, purgatorio e paradiso. Ma la Chiesa cattolica, romana, ha prospettata un’altra alternativa a chi si presta a diminuire in qualche modo la propria empietà, per sfuggire all’inferno ed andare in purgatorio, ove, dopo un periodo di riconoscimento dei propri peccati e purgamento d’essi, in sofferenze e fuoco, si ottiene il trasferimento in paradiso, per vivervi felice e contento al pari di coloro che furono perfetti e giusti in tutto il corso della loro vita.

Nel Medioevo, la Chiesa cattolica romana, effettuando varie riforme normative e dottrinali, si accorse che la Bibbia non faceva alcun cenno del purgatorio (non essendovi, in effetti, allusione di sorta, in niun passaggio Scritturale) ed alcuni prelati proposero d’eliminare tale insegnamento. Ma cio avrebbe costituito un assurdo (nelle assurdità sancite), poichè, eliminando il purgatorio, sarebbe restato solo l’inferno per le ‘anime’ miscredenti ed incorreggibili ed ivi avrebbero dovuto soggiornare anche quelli che avendo peccato lievemente, s’erano pentiti e, quidi resi recuperabili. Dal punto di vista dalla misericordia, in realtà, tale prospettiva pose in imbarazzo I Protestanti circa il problema concernente I peccati, particolarmente per la penalità, resa comune per ogni specie e grado d’empietà.

NON MENZIONATO NELLA BIBBIA

La dottrina concernente il purgatori e le torture eterne dell’inferno non sono insegnate nella Bibbia. Qualcuno, ragionando, ha detto: ‘se è vero che c’è un cielo (riferendosi al paradiso), deve esserci anche un inferno.’ Un cielo c’è per davvero! Ma ne parleremo più oltre. L’alternativa, prospettata nella Bibbia, non riguarda il cielo e l’inferno, ma la vita e la morte. La morte è la penalità inferta per il peccato; la vita è il dono di Dio. Tale meraviglioso dono fu concesso ai nostri progenitori, a condizione, però che avessero osservato perfettamente le Sue Leggi. Essi disubbidirono e la morte (penalità stabilita da Dio) fu lor inferta. L’inganno di Satana fu, sin dal principio, e lo è ancora, talmente nefasto che è diventuto sinonimo del massimo misfatto, perpretato contro la Cristianità. Difatti, è a causa d’esso che non si conosce perfettamente il significato dei termini ‘morire’ e ‘morte’: poiché egli ha propugnato strenuamente la sua mensogna “non morrete affato.” Tale mensogna, poi, nei sedicenti circoli teologici è stata talmente manipolata da venire a significare la “separazione da Dio” individuabile nelle pretese torture di un fuoco eterno. Inoltre, l’ardente desiderio dell’uomo (istintivo in ogni creatura umana) di vivere, rese, come rende, allettante la mendace tesi di Satana, concernente la inesistenza della morte. Si aggiunga, poi, che l’abbrutimento delle anormali condizioni in cui è caduta l’umanitü, in seguito al peccato, induce gran parte delle genti a considerare la vita quale somma benedizione, per cui è loro ben crudo credere (e sono milioni d’individui a rifiutarsi d’ammetterlo) che, allorquando il cuore arresta I suoi battiti, non esiste più la vita. Tale ossessionante prospettiva ha ridotto l’umanità facile preda di Satana e propugnatrice della mensogna “non morrete affatto.”

Questa tendenza umana nell’aspirare tenacemente a mantenersi in vita, costituisce una delle principali caratteristiche che differenzia l’uomo dagli animali inferiori e pone in risalto che Dio lo creò con l’intento di farlo vivere, non temporaneamente, ma in eterno. Perciò, la morte, penalità ben dura per il peccato, non è considerata possibile ed accettabile, da gran parte dell’umanità, la quale si conforta nel credere fermamente che essa costituisce l’esodo verso un’altra vita.

UNA VITA FUTURA

L’idea della morte, inferta quale penalità per il peccato è ben severa per la mentalità umana. Le Scritture pongono in risalto questa triste realtà, ma prospetta ben chiaramente, la speranza di una vita future (non illusoria, qual quella escogitata dalla mensogna di Satana) ma fondata su la promessa di Dio di restaurare I morti alla vita, mediante la risurrezione. Allorquando il profeta Giobbe, oberato al dilà di ogni soportazione, da traversìe, soferenze e patimenti, dall’abisso di prostrazione, in cui era caduto, chiese all’Eterno “volessi Tu nascondermi nel soggiorno dei morti (la tomba, in ebraico ‘sheol’) (Giobbe 14:13), non intendeva, certo, di aumentare ancor più le sue pene, andandosene nel fuoco eterno dell’inferno! Egli chiedeva, invece, d’essere mandato nel soggiorno dei morti, ove “non v’è né opera, né ragione, né riconoscimento, né sapienza alcuna” (Eccl. 9:10), ma riposo assoluto. Ivi, avrebbe atteso che Iddio si fosse ricordato di lui: volendosi riferire (Giov. 5:28) all’ “ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri, udiranno la Sua voce (di Gesù Cristo) ed usciranno.” Infatti, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, disse ancora all’Eterno: “Aspetterei (nel soggiorno dei morti, la tomba) tutti I giorni della mia fazione, finché giungesse l’ora del mio cambio (cioè, della risurrezione): tu mi chiameresti (la voce di Gesù Cristo) ed io risponderei, tu brameresti rivedere l’opera delle tue mani.” (Giobbe 14:14-15) Questa speranza di Giobbe d’essere messo fuori, nel tempo stabilito da Dio, fu (com’è), riconfermata, nel Nuovo Testamento, Giovanni, cap. 11, in cui Gesù, chiamando fuori dal sepolcro Lazzaro (in nome del Padre celeste) lo fece risorgere, onde costituisse un esempio della risurrezione dai morti, al tempo stabilito, per riottenere, mediante la restaurazione, la perfezione. Questo resoconto è riportato all’ 11º capitolo, in Giovanni. L’apostolo Paolo, poi, ai Corinzi 15:22, dice: “Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati.”

Allorquando fu comunicato a Gesù la morte di Lazzaro, Egli disse ai discepoli, Giov. 11, da 1 a 16: Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato, ma io vado a svegliarlo” … Essi non compresero “che Gesù avesse parlato della morte di lui, ma del dormire (usale) del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: Lazzaro è morto.” Con questa conversazione, tenuta ai suoi discepoli, Egli volle porre in risalto la Verità fondamentale della morte, che, da Lui sarebbe stata annullata evendo dato sé stesso, affinché tutti fossero vivificati. Quindi, niuno inferno di torture; né alcun purgatorio; né alcun purgatorio; né un paradiso nel cielo; né incarnazioni e trasmigrazioni d’anime. Tutti conosceranno Iddio, per l’opportunità che Egli ha data e darà, per mezzo di Gesù Cristo, il Salvatore e Rendentore, di vivere ancora, su la terra. Ed in eterno!




Spirito Santo

IL TERMINE SANTO significa completo perciò la locuzione “Spirito Santo” sta a significare uno Spirito intero o completo. Così, noi, senza sorpresa, possiamo costatare che coloro I quali hanno ricevuto lo Spirito Santo, o spirito completo, in buona misura, sono formati in tutto, e su ogni punto rispetto al loro carattere, divenendo degli esseri dal senno equilibrato, principalmente nei loro giudicii. Essi hanno “lo Spirito di mente sana,” anche quando il cieco ed avverso spirito del mondo li contrasta: dicendo d’essi come dissero di Gesù: “Egli ha un demone ed è fuori di se”, Giov. 10:20, ciò perché essi vivono e lavorano, gioiendo, delle cose che non possono vedere, riservate ed eterne nei cieli.—2 Timoteo 1:7

Considerato dal punto di vista individuale, uno dei serii nemici di coloro I quali sono stati generati a santità dallo Spirito, per mezzo del divino consiglio e promesse, è lo spirito di timore o timidità. Esso vorrebbe persuaderci dell’esistenza d’un probabile errore: sia che Iddio non ispirò le più grandi e preziose promesse; sia che esse non siano per noi o che-per delle ragioni-non potremmo giammai ottenerle. Tutti I componenti del popolo di Dio sono esposti agli attacchi, mossi con più o meno persistenza da questo malvagio spirito di dubbio e timore, che tutti devono combattere e vincere coraggiosamente: ottenendo I frutti dello Spirito Santo.

Eppure, lo “spirito di timore” non è uno Spirito di Dio, né del diavolo, introdottosi in noi; è semplicemente un’influenza mentale naturale che risiede in molti umili esseri della decaduta razza umana. Questo spirito attecchisce nei cuori di coloro che si rendono conto della loro imperfezione ed indegnità per ottenre I favori divini. L’antidoto a questo spirito di timore è lo Spirito Santo della Verità, dal quale occorre prendere istruzioni in piena certezza di fede. Lo Spirito della Verità ci dice che, da quando siamo divenuti Nuove Creature in Cristo Gesù, non deve sussistere in noi alcun timore, poiché le nostre debolezze son coperte col manto di giustizia di Cristo.

L’Apostolo, sotto ispirazione, scrisse: … “se Iddio è per noi, chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figliuolo, anzi l’ha dato per tutti noi, non ci donerebbe Egli ancora tutte le cose con Lui? Chi farà accusa contro gli eletti di Dio? Iddio è quel che giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo è quel che è morto e, oltre a ciò, ancora risuscitato; il quale è alla destra di Dio, il quale eziandio intercede per noi.”—Romani 8:31-34

Se lo “Spirito di fede” che è una fase dello “Spirito di Santità, s’afferma e viene accettato e sostenuto dalla nuova creatura, la vittoria su lo spirito di timore è subito riportata e ne consegue pace e gioia nello Spirito Santo, fede ed amore in Dio, il cui Spirito di Santità è anche di gioia e pace per coloro che lo ricevono-in proporzione dei progressi nell’armonia col Padre celeste e col Redentore, il quale ha la stessa mente, o disposizione, del Padre. Eppure questa battaglia deve essere sostenuta ripetute volte, durante le esperienze del Cristiano. Difatti, lo “spirito del timore” può divenire un servitore prezioso della nuova creatura, però non deve essere tollerato né come maestro, né come amico, né farlo risiedere nel nostro cuore; facciamolo divenire nostro cane di guardia e piazziamo la sua cuccia al di fuori del nostro cuore ed egli potrà esserci utilissimo nel richiamare la nostra attenzione se degli estranei si avvicinassero per derubare il nostro tesoro di santità, di gioia, di pace, d’amore e di comunione col Padre nostro e con I fratelli. L’Apostolo ci dice di temere gli attacchi del difuori, dopo che ci siamo messi in regola ed in accordo con Dio, scacciando dal nostro cuore ogni avversa influenza, per dar posto solo al Suo Spirito. Vegliamo nel timore che al momento d’andare verso lo Sposo, di buon mattino, qualcuno fra noi non si faccia vincere, per pigrizia, disattenzione o dal sonno e-al pari delle vergini stolte-non sia preparato per il grande avvenimento “le nozze,” per cui abbiamo fatto tutti I nostri preparativi.

Rammentiamoci, allora che, per quanto utile e servibile possa esserci lo spirito del timore, esso non è da Dio e, perciò, non deve essere ammesso nella fortezza del cuore cristiano, la quale deve essere interamente occupata dai diversi membri della famiglia dello Spirito Santo: l’amore, la gioia, la pace eccetera; poiché l’amore bandisce il timore e tutti gli altri membri della famiglia dello spirito empio-la collera, la malizia, l’odio, la gelosia, il timore, lo scontento, l’orgoglio, le ambizioni mondane ecc. L’Apostolo dichiara: “Dio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza, d’amore e di mente sana.”— 2 Timoteo 1:7, vedi Diaglott.

A volte, gli attacchi vengono alle spalle e non di fronte: quali il timore degli amici, quello del mondo eccetera, che possiamo definire una ripugnanza ad ammettere che Iddio voglia salvare altri, allorché confidiamo in Lui per essere salvati noi stessi. Anche questa è una seria situazione, poiché distoglie lo spirito di pace e di gioia e dirige male le energie personali. Lo “spirito di timore” dice: è un grave sbaglio pensare che Cristo morì per tutti ed è una grande presunzione il credere che tutti potranno un giorno ottenere delle benedizioni e l’opportunità di vita, qual risultato del riscatto. Oppure, se il timore non riuscisse a soggiocarci, il suo accolito, lo “spirito dell’errore” proverà a guidarci dalla parte opposta, tentando di farci credere alla salvezza universale a vita eterna, nel suggerire che per orgoglio, la grandezza divina non distruggerebbe coloro che dovessero perseverare nel male.

Lo “spirito dell’errore” pretende essere più saggio della Parola di Dio, e suggerisce alla ragione umana che dovrebbe giudicare Iddio, secondo il modello o l’idea umana, in luogo di correggere le sue idee secondo la Parola della rivelazione divina. Così, in diverse maniere, lo spirito d’errore, lo spirito di paura, e lo spirito di servitù, che sono tutti elementi dello spirito dell’Avversario, lo spirito non santo-introducono delle menzogne le quali rinnegano le affermazioni dello Spirito della Verità, per le quali è scritto che “Cristo Gesù per la grazia di Dio ha gustato la morte per tutti gli uomini e che la beata opportunità di venire in armonia con Dio, sotto le condizioni del nuovo Patto, sarà ultimamente estesa ad ogni creatura umana”; e che, quando ognuna d’esse sarà portata alla conoscenza della Verità, allora sarà giiudicata, e potrà essere approvata a vita eterna, o condannata all’eterna distruzione, la morte seconda. “Da questo conosciamo lo Spirito della Verità e lo spirito dell’errore.”—I Giov. 4:5-6; Atti 3:23

Lo Spirito di Dio, lo Spirito di santità, è uno spirito di gioia e di pace in tutti coloro che lo ricevono e secondo il modo in cui lo ricevono-in proporzione della entità d’accordo nel quale pervengono col Padre celeste e col Redentore, I quali hanno la stessa mente, o disposizione. Lo Spirito del Signore guida alla fede, nelle promesse divine; lo spirito d’errore guida alla direzione opposta: miscredenza alle promesse divine; affidamento alle speculazioni umane-credulità e superstizioni-credenza, cioè, in cose che Iddio non ha dette, irragionevoli, però, per coloro I quali hanno lo “Spirito Santo,” lo “Spirito di mente sana.” Lo Spirito di Verità conduce all’attività ed all’energia nel servizio della causa divina, facendo apprezzare il privilegio di collaborare, secondo le sue possibilità; lo spirito dell’errore, invece, è uno “spirito di assopimento,” negligenza o trascurataggine rispetto alle cose celesti, e sollecitudine per le cose terrene: uno spirito, in definitiva, negligente verso la vera Chiesa ed I suoi legami d’amore, ed accurato riguardo alle organizzazioni umane ed I loro credi e legami.—Romani 11:8

LO SPIRITO TENDENTE ALL’INVIDIA

Come già abbiamo messo in rilievo, I consacrati figliuoli di Dio-spirit generati-”nuove creature,” al presente sono degli esseri, nello stato d’una quasi dualità; la nuova creatura, non ancora sviluppata, né nata, non avendo un corpo conveniente, vive nel vecchio corpo di carne considerato come morto-prigioniero della rinnovata mente, in fase di sviluppo, della quale non può servirsi con la sua volontà. (Comunque tale situazione non comporta che I cristiani abbiano due nature, poiché una tale concezione è contraria alla scienza della Bibbia.) Il nuovo spirito, la mente di Cristo o Sua santa volontà o disposizione, è soltanto riconosciuta da Dio ed essa soltanto deve essere riconosciuta dai “fratelli santi, e partecipi alla celeste vocazione.” Tuttavia, esiste una continua lotta fra questa nuova disposizione, generata dalla Parola di Dio e la vecchia volontà, spirito o disposizione della nostra carne decaduta. Talvolta, nelle Scritture, la volontà, o disposizione contraria, della nostra carne è assimilata al nostro spirito, come in questo passaggio in cui leggiamo: “Pensate voi che la Scrittura dichiara invano che lo spirito il quale abita in noi (e nulla che abita nella nostra carne è perfetto) ci brama fino alla gelosia?”—Giacomo 4:5

Il nuovo spirito, la nuova creatura (quella generata dallo Spirito di amore) non invidia, poiché è scritto: “La carità (amore) non invidia, non si vanta, ecc.” (I Cor. 13:4) Perciò, ogni qualvolta c’imbattiamo nello spirito d’invidia, d’odio, vanagloria, in un grado di controllo delle nostre azioni, parole o pensieri, dobbiamo ritenere che costituisce un segno il quale c’indica che il vecchio spirito della carne sta riportando vittoria su noi, quali nuove creature. Nella proporzione, in cui ci distacchiamo dal vecchio spirito, e siamo ripieni dagli elementi dello Spirito Santo-gentilezza, bontà, umiltà, amor fraterno, amore-noi cresciamo all’immagine di Cristo, che è l’immagine del Padre, e, nella stessa proporzione, veniamo ripieni dello Spirito Santo. Noi non siamo riemiti da una persona spirituale, ma dall’influsso emanato dalla volontà (o spirito) d’una persona, la quale, in questo caso, è quella del nostro Padre Jehovah: il cui Spirito è lo stesso che fu ed è ancora nel Suo Unigenito Figliuolo.

L’apostolo Paolo, nello scrivere, riguardo a questa lotta dello spirito (disposizione o mentalità), della nostra carne ed il nuovo spirito (disposizione o mentalità) in cui siamo stati rigenerati, tratta il soggetto dal punto di vista che la nostra carne non rappresenti più noi stessi, ma sia la nostra nemica; noi, considerati nuove creature e lo Spirito Santo, quale nostro solo spirito, o disposizione. Egli dichiara: “Or io dico: camminate per lo spirito e non adempirete I desiderii della carne. Perché la carne ha desiderii contrari allo Spirito, e lo spirito ha desiderii contrari alla carne; sono cose opposte fra loro; in guisa che non potete fare (la nuova creature) quel che vorreste.” L’opposizione e le seduzioni continue della carne, in effetti, costituiscono un intralcio al compimento della opere perfette, benché, per la grazia di Dio, ciò non impedisce al Padre d’accettarci quali “nuove creature: il cui cuore, lo spirito e gl’intenti sono santi ed accettevoli al Padre nel Prediletto.—Galati 5:17-18

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora