AURORA
Settembre-Ottobre 2004

Contenuto Di Questo Numero

  1. La Spina del Medio Oriente
  2. La Nuova Creazione di Dio
  3. La Gran Via Della Santità

Le Profezie Si Adempiono

La Spina del Medio Oriente

La crisi politica e militare del Medio Oriente, ossia il contrasto araboisraeliano, riporta di attualitá il tema biblico della dispersione fra le genti del popolo d’Israele ed il suo reinsediamento nel territorio palestinese. Sorvolando gli episodi di carattere contingente, il problema di fondo è: può o non può il popolo ebreo risiedere in Palestina come nazione? E se si, con quale diritto?

La maggioranza delle nazioni ha riconosciuto e salutato la nascita dello Stato d’Israele e quindi, per esse, il problema è già risolto in quel senso; ma per maggioranza particolarmente le nazioni arabe, la soluzione del problema non è ancora avvenuta perchè —dicono—il territorio palestinese è territorio arabo e pertanto lo Stato d’Israele deve cessare di esistere; infatti da esse non solo il moderno Stato d’Israele non è stato riconosciuto, ma vi è tra arabi ed ebrei una tregua d’armi molto precaria. La soluzione finale del problema ebraico in Palestina è da parte araba chiaramente indicato: l’annientamento totale di Israele, anche Israele fa conoscere chiaramente i motivi per i quali è pronto a combattere: difendere la sua sopravvivenza quale nazione e quale Stato di diritto su quella terra.

Questa sopravvivenza, quindi, è affidata in primo luogo alle forze armate israeliane. Oltre a ciò, Israele confida nel diritto internazionale proveniente dal fatto d’essere uno degli Stati membri dell’Organzzazione delle Nazioni Unite. Ma fino a che punto tale diritto potrebbe sostenere, in seno alle Nazioni Unite, la causa d’Israele, se alle spalle dei contendenti vi sono le due maggiori grandi potenze anch’esse divise tra loro sui problemi del Medio Oriente? Ovvero, fino a che limite gli U.S.A. sosterrebbero l’esistenza di Israele contro la tracotanza araba spalleggiata dall’U.R.S.S.? Sarebbero gli U.S.A. disposti ad uno scontro diretto con l’U.R.S.S. per difendere la vita di uno staterello di appena 4 milioni e mezzo di ebrei? Il diritto internazionale non può sostenere in modo certo, la vita di quello Stato. E’ vero che l’O.N.U. potrebbe all’occorrenza mobilitare ed impiegare un corpo militare internazionale, ma questo potrebbe essere realizzato solo quando vi fosse accordo tra i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione, e ciò non è realizzabile attualmente per la crisi del Medio Oriente.

Vi sarebbe anche un lato umano della questione; gli ebrei, da molti secoli raminghi per il mondo, fatti oggetto di crudeli persecuzioni, avrebbero pur diritto ad un pó di pace, avrebbero pur diritto ad una patria! Ma vi sono anche quasi un milione di profughi arabi palestinesi, che al tempo della proclamazione dello Stato d’Israele uscirono dalla Palestina abbandonando case e poderi, nella segreta speranza, mai realizzata, di ritornarvi al seguito delle armate arabe vittoriose e che dopo vent anni ai confini di Israele, vivono ancora in accampamenti e nella più squallida miseria; masse di profughi fanatici e famelici, ai quali Israele non desidera ridare le loro case (che d’altronde non esistono più) né i loro poderi (letteralmente cancellati da modernissime trasformazioni fondiarie), a motivo dei loro sentimenti ostili per i quali divernnero profughi e, naturalmente, per non mettersi in casa una formidabile quinta colonna.

A prescindere da una soluzione della crisi sui campi di battaglia, la sopravvivenza di Israele non può quindi essere garantita al cento per cento dal Consesso internazionale di New York; né il lato umano del problema si presenta di facile soluzione. Infine il caso si complica per la convergenza di interessi contrastanti che le grandi potenze della terra hanno anch’esse in quella zona.

E poiché si parla di grandi potenze, perché tacere dell’interesse particolare che ha in Palestina la grande potenza che è nel cielo? Essa è la Potenza di Dio, è Iddio stesso. Piaccia o non piaccia a chicchessia, l’Iddio Vivente e vero, ha un suo punto di vista da far conoscere, giusto il disegno che ha da molto tempo, dai tempi antichi, formato per quella regione.

É necessario ricordare, a quelli che già lo sanno, ed occorre annunziarlo, a quelli che lo ignorano, che l’Iddio dei cristiani, l’unico e vero Dio, è anche il Dio d’Israele, e pertanto Egli è direttamente interessato nella soluzione dello spinoso problema.

Egli annuncia il suo punto di vista attraverso la Bibbia, il libro di Dio per gli uomini, il libro che parla molto d’Israele; il Suo punto di vista sull’attuale crisi del Medio Oriente, nonché su quelle future, Egli l’ha fatto annunziare molti secoli fa, affinché nell’adempimento delle cose si possa facilmente rilevare la manifestazione di Dio. Colui al quale il futuro non è nascosto e che pertanto può farlo annunciare prima che avvenga. Orbene, a tutti coloro che prima o dopo vorrebbero cancellare Israele dalla carta politica del Medio Oriente. Egli fa noto che Israele è stato reinsediato nella terra dei padri per il più alto dei diritti, il diritto divino; fatto che attraverso le S. Scritture è possible dimostrare.

In Genesi 28:13 Iddio apparve in sogno a Giacobbe (Israele) in Betel dicendo:

[Io sono il Signore Iddio di Abrahamo tuo padre, e l’Iddio d’Isacco; io darò a te, ed alla tua progenie, il paese sopra il quale tu giaci.]

In Esodo 6:6-8 Iddio manda il suo servitore Mosè ai figliuoli di Israele, schiavi in Egitto, per dir loro:

[Io sono il Signore; e vi trarrò di sotto alle gravezze degli Egizi, e vi libererò dalla servitù loro, e vi riscuoterò con braccio steso, e con grandi giudici. E vi prenderò per mio popolo, e sarò vostro Dio; e voi conoscerete che io sono il Signore Iddio vostro, che vi traggo di sotto alle gravezze degli Egizi. E vi condurrò nel paese, el quale io ho alzata la mano che io lo darei ad Abrahamo, ad Isacco, ed a Giacobbe; e vel darò per possessione ereditaria. Io sono il Signore.]

Nel capitolo 28 del Deuteronomio vi sono elencate tutte le benedizioni che sarebbero riversate sui figliuoli d’Israele dimoranti nel paese di Canaan, se costoro avessero osservato il patto con Dio; altresi vi sono elencate tutte le maledizioni in caso di disubbidienza, tra le quali, la dispersione fra tutte le genti (v. 63-65). Ma le maledizioni sul popolo ribelle non avrebbero avuto un carattere perpetuo, infatti più avanti (cap. 30) sono preannunciate delle promesse nel caso di pentimento del popolo ed in primo luogo il ritorno dalla dispersione:

[Or avverrà che, dopo che tutte queste cose, la benedizione e la maledizione, le quali io ho poste davanti a te, saranno venute sopra te; e tu te le ridurai a mente fra tutte le genti dove il Signore Iddio tuo ti avrà sospinto; e ti convertirai al Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, interamente come io ti comando oggi; il Signore Iddio tuo altresi ti ricondurra nel paese, che i tuoi padri avranno posseduto, e tu lo possederai.]

Perciò, la terra di Canaan è per Israele una terra inalienabile; quand’anche esso popolo, a causa della sua condotta malvagia, si trovasse nel castigo della dispesione, il Signore Iddio suo non darebbe ad altra gente la terra di Palestina, me essa sarebbe sempre tenuta a disposizione di un eventuale pentimento e conseguente rientro del popolo ebreo. Essa è stata data in perpetuo ai figliuoli d’Israele (cfr. Gen. 13- 15); ed [i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimente.]— Rom. 11:29

Durante la storia del popolo d’Israele, si possono registrare due grandi di spersioni; la prima: quando il popolo, essendosi prostituito agli idoli, fu menato in cattività in Assiria ed in Babilonia; le seconda: al tempo dell’imperatore romaco Vespasiano, nel 70 d.C., per avere, il popolo, rigettato il Messia. Tali movimenti storici furono predetti dai profeti, sempre prima che avvenissero. La seconda dispersione fu preannunziata anche dal Signore Gesù il Messia, il Re dei Giudei:

Con tutto questo non intendiamo sottovalutare l’importanza della conoscenza, sarà gran distretta nel paese, ed ira sopra questo popolo. E cadranno per il taglio della spada, e saranno menati in cattività fra tutte le genti.—Luca 21:23-24

E quindi anche due storici rientri; il primo; settant’anni dopo la deportazione in Babilonia; il secondo nel nostro tempo, sotti i nostri occhi. Le parole di Dio relative alla dispersione ed al ritorno, hanno avuto così per ben due volte adempimento nel corso di 35 secoli circa di storia ebraica!

Circa il secondo ritorno storico, così si legge in Isaia 11:11-12:

[Oltre a ciò, avverrà in quel giorno, che il Signore metterà di nuovo la mano per la seconda volta a racquistare il rimanente del suo popolo, che sarà rimasto di Assur, e di Egitto, e di Patros, e di Cus, e di Elam, e di Sinar, e di Hamat, e delle isole del mare. Ed alzerà la bandiera alle nazioni, e adunerà gli scacciati d’Israele, e accoglierà le dispersioni di Giuda, dai quattro canti della terra.]

Ed ancora—Isaia 14:1:

Perciocchè il Signore avrà pieta di Giacobbe, ed eleggerà ancora Israele, e li farà riposar sopra la loro terra.

Se dunque è vero, come è vero che Iddio ha così parlato nella Bibbia, e tutto così predisposto circa le migrazioni d’Israele, viene così ampiamente dimostrato che il popolo ebreo trovasi ora in Palestina per DIRITTO DIVINO.

Ma questo diritto di Dio di disporre di un territorio qualsiasi a suo piacimento ed arbitrio, non è contemplato in alcun codice umano, né è probabile che possa entrare facilmente nell’attuale mentalità della gente. Non perché all’Essere Supremo, Creatore e Signore di tutte le cose possa essere ciò negato, ma per il semplice motivo che non tutti gli uomini credono nell’esistenza di Dio; e tra quelli che vi credono solo pochi sono a conoscenza del piano di Dio interno ad Israele ed alla sua terra; per tutti gli altri sarebbe come una bestemmia.

Ebbene, proprio nel momento che la maggior parte della gente si va disinteressando del Creatore; nel momento che si è portati a pensare che Dio non sia che una bella favola inventata ad arte per i bam- bini e per i sempliciotti; o tutt’al più che Egli sia si una realtà, ma solo dell’al di là; nel momento che la predicazione dell’Evangelo fa sempre più poca presa sugli uomini, a causa anche della decadenza della testimonianza cristiana; Iddio si ripresenta alla ribalta della storia in una maniera [prepotente], tanto per usare un vocabolo improprio, lanciando una sfida a tutti i popoli della terra! A dispetto di ciò che le nazioni arabe e quelle che le spalleggiano dicono ora per bocca dei presenti dirigenti e diranno molto probabilmente domani attraverso altre bocche, di volere cioè distruggere e cancellare dalla carta politica del Medio Oriente lo Stato d’Israele, Iddio dice in chiare lettere per il profeta Amos 9:14-15:

[Ed io ritrarrò di cattività il mio popolo Israele, ed essi riedificheranno le città desolate, e vi abiteranno; e pianteranno delle vigne, e ne berranno il vino; e lavoreranno dei giardini, e ne mangeranno il frutto. Ed io li pianterò sulla lor terra, “E NON SARANNO PIU’ SRADICATI D’IN SU LA TERRA”, che io ho loro data, ha detto il Signore Iddio tuo].

Questa sfida, rilevabile nell’indagine biblica, non è ancora conosciuta apertamente; primo, perché non vi è stato ancora alcuno che l’abbia fatta conoscere predicandola; ma nel prossimo futuro sarà conosciuta, in misura sempre crescente; ed in misura sempre crescente sarà il numero delle nazioni che si schiereranno apertamente contro il piano di Dio, secondo quanto si legge nel Salmo 2:2:

[I re della terra si ritrovano, ed i principi si consigliano insieme, contro al Signore, e contro al suo Unto…]

Ed in Zaccaria 12:1-3:

[Il carico della parola del Signore intorno ad Israele. Il Signore che ha stesi i cieli, ed ha fondata la terra; e che forma lo spirito dell’uomo dentro di esso; dice: ecco, io farò che Gerusalemme sarà una coppa di stordimento a tutti i popoli d’intorno; eziandio, quando avran posto l’assedio a Gerusalemme, facendo guerra contro a Giuda. Ed avverrà in quel giorno che io faro che Gerusalemme sarà una pietra pesante a tutti i popoli; tutti coloro che se la caricheranno addosso saran del tutto lacerate. E tutte le nazioni della terra si raduneranno contro a lei.]

Ma Iddio non permetterà che la progenie d’Israele sia distrutta come nazione, come è vero che non cambierà le leggi che regolano i movimenti degli astri celesti (cfr. Ger. 31:35-36).

É naturale che l’intervento di Dio nel piano politico internazionale non sia bene accettato, né dagli attuali nemici d’Israele, né da quelli che, seppur blandamente, lo sostengono; perché il riconoscimento stesso dell’esistenza di Dio implicherebbe un totale cambiamento nella condotta di ogni nazione, e, purtroppo, tutte le nazioni sono composte, nella maggioranza, di uomini che nella loro vita desiderano solo la emancipazione da Dio. Pertanto, in futuro, la rotta delle nazioni sarà inevitabilmente contro Dio. Israele stesso non sarà immune; infatti si legge in Geremia 30:10-11:

[Tu adunque, o Giacobbe, mio servitore, non temere, dice il Signore; e non ispaventarti o Israele; periocché, ecco io ti salverò di lontano paese, e la tua progenie dal paese della sua cattività; e Giacobbe ritornerà, e sarà in riposo, e tranquillità; e non vi sarà alcuno che lo spaventi. Perciocché io son teco, dice il Signore, per salvarti; e farò una finale esecuzione sopra tutte le genti, dove ti avrò disperse; ma sopra te non farò una finale esecuzione; anzi ti castigherò moderatamente; ma pure non ti lascerò del tutto impunito.]

Ma se anche Israele dovrà subire la sua parte di castigo nel quadro del grande dramma che si approssima, non sarà però mai piu STRAPPATO dalla sua terra, perché dopo le tremende prove si convertirà di tutto cuore al Signore, e tutta la terra sarà piena della gloria dell’Eterno; e tutte le genti che saranno rimaste Lo conosceranno.

L’interrogativo che s’impone a questo punto è questo: perché Iddio lancia oggi una sfida a tutti i popoli facendo conoscere un suo diritto sulla terra palestinese? La risposta è semplice: PER MANIFESTARSI alle genti! Infatti in Ezechiele 36:16-38, nel passo che parla del ristabilimento d’Israele in Palestina, son dette chiaramente due cose:

1. Che il Signore Iddio opera in favore di Israele non per i meriti che Israele abbia, non perché Israele sia superiore agli altri popoli, anzi, tutti i popoli sono di Dio, ma Egli opera per amore del Suo stesso Nome, a causa che Israele si chiama il popolo di Dio.—Eze 36:22-25

2. Affinché le genti conoscano che il Signore Iddio d’Israele è l’Iddio Vivente e che non parla invano.—Eze 36:23

E SI CONOSCERÀ CHE IO SONO IL SIGNORE.

E SI CONOSCERÀ CHE IO, IL SIGNORE, SONO

E SI CONOSCERÀ CHE IO, IL SIGNORE, ESISTO.

Era necessario un intervento di Dio nelle faccende del mondo, poiché gli uomini tendono sempre più all’incredulità ed al materialismo. Così facendo, Iddio corre in aiuto ai bisogni delle sue creature, indipendentemente dalla nazionalità, razza e colore della pelle, riproponendo agli uomini Se stesso, con tutte le benedizioni di salvezza e di eternità connesse all’accettazione della Sua realtà e della Sua grazia. Finora, per lunghi secoli, molti uomini han creduto in Dio e nella Sua grazia anche senz’avere dimostrazioni palpabili, e Gesù li ha chiamati beati; ma ora si approssima il tempo dei vari Toma (o Tommaso), i quali crederanno se [toccheranno]. Ed Iddio non fa due pesi e due misure: oggi, chi vuole, può [toccare] con, mano, cioè il raccoglimento degli esuli d’Israele ed il loro SALDO ristabilimento sulla terra avita, malgrado l’opposizione di nazioni più numerose e più forti, sono segni tangibili della realtà di Dio.

La garanzia di ciò sta appunto nel fatto che Iddio ne abbia parlato prima che accadessero.

La presa di posizione di Dio nei confronti delle nazioni è per la Chiesa uno dei segni dei tempi che l’opera di Dio fra i Gentili sta per volgere al termine. I credenti stanno assistendo ad un cambiamento della testimonianza di Dio nel mondo. In passato la testimonianza per Dio è stata resa mediante la [pazzia] della predicazione; da vent’anni a questa parte si è aggiunto un linguaggio diretto di Dio attraverso le crisi politiche e periodiche del Medio Oriente.

Il momento del rapimento della sposa di Cristo si approssima. Per questo fatto straordinario non dobbiamo attenderci però che Israele, simboleggiato nel fico, dia dei frutti al Signore prima che la Chiesa sia chiamata nel cielo, poiché così si legge nel Cantico dé Cantici 2:13.

[Il fico ha messo i suoi ficucci, e le viti fiorite rendono odore; levati, amica mia, bella mia, e vientene.]

Dove il fico è Israele, i ficucci sono i fiori del fico e l’amica è la Chiesa, che, quale Sposa di Cristo viene chiamata nel cielo. Ora, è chiaro che detta chiamata verrà fatta al tempo dei ficucci, non al tempo dei fichi, e ciò vuol dire, prima che Israele riconosca il suo Re. Quindi l’andata alla casa del Padre è più vicina di quanto noi possiamo immaginare.

Nell’attesa, Iddio ci fornisce, sia attraverso delle crisi politiche, un argomento in più di testimonianza presso coloro che di Dio sono affamati ed assetati.

APPENDICE

A questo studio sono state fatte tre obiezioni:

1) Non è vero che Israele sia attualmente in Palestina per opera di Dio, ma gli ebrei vi sono colà andati di loro iniziativa. Pertanto è probabile che essi siano di nuovo ricacciati tra le nazioni.

2) Israele sarà si ricondotto da Dio nella terra avita, previa conversione al Cristianesimo. Quindi l’attuale Stato d’Israele non avrebbe alcun significato relativo alle profezi bibliche.

3) Non bisogna interpretare i passi biblici del ritorno del popolo di Israele in Palestina in un senso strettamente letterale, perché essi, invece, vogliono significare solo il suo ritorno a Dio.

Risposta alla prima obiezione.

Alla prima obiezione si può rispondere, che chiunque abbia un pó di conoscenza biblica della storia d’Israele saprà bene che nel passato, ogni qualvolta Israele intraprendeva iniziative che non avevano la approvazione di Dio, erano destinate al completo fallimento. Oltre a ciò, siccome non si trova in alcun luogo della Scrittura che Iddio metterebbe di nuovo la mano per la terza volta a raccogliere gli esuli di Israele, vuol dire che non vi sarà una terza dispersione, e quindi Israele rimarrà saldamente in Palestina.

Risposta alla seconda obiezione.

Come è possibile che Israele si converta a Cristo nella dispersione, quando proprio dai popoli dai quali avrebbe dovuto ricevere buona ospitalità ed assistenza perché fregiantisi del nome di Cristo, ha ricevuto invece persecuzione e morte?! Solo alcuni di quel popolo possono discernere la differenza che passa tra rigenerati e non rigenerati spiritualmente, superando così lo scoglio di si tremendo scandalo. Ma per tutti gli altri, per la totalità, lo scandalo rimane e quindi non è possibile sperare alcuna cosa nella diaspora crudele. I popoli così detti cristiani hanno odiato invece di amare; come possono quindi pretendere che si produca una tale conversione? Bisogna purtroppo dire che l’esortazione dell’apostolo Paolo è caduta nel vuoto (cfr. Rom. 11:16-21). Inoltre, tante mani si sono allungate, e si allungano, verso l’israelita per invitarlo a diventare membro della propria chiesa, ognuno vantando la propria comunità come unica depositaria di tutta la Verità! Cosa dovrebbe diventare, l’Israele tutto, in conseguenza della sua conversione? Cattolico, ortodosso o protestante?

No! Non sarà nella diaspora che Israele si convertirà, ma in Palestina, e questo avverrà dopo che sarà stata fatta dal Signore la [cernita] nella Chiesa, ossia il giudizio d’essa; e quando il Messia stesso si rivelerà ad Israele, come Giuseppe, Vice re d’Egitto, si rivelò ai fratelli che lo avevano venduto.

Risposta alla terza obiezione.

Ammesso per pura ipotesi, che Israele, superando gli ostacoli su accennati, dovesse convertirsi durante la sua dispersione, soddisfacendo quindi nella nuova posizione spirituale la sua vocazione per la [Terra promessa] ed annullando così ogni desiderio di un ritorno politico in Palestina; ammesso — dico — tutto ciò per pura ipotesi, si presenterebbe allora un grosso ostacolo per cui l’ipotesi sarebbe da scaratare, in quanto si dovrebbe poi assistere ad una totale assimilazione del popolo ebreo daparte degli altri popoli, e quindi alla sua scomparsa come nazione. Pertanto, tale interpretazione cozzerebbe contro la solenne promessa di Dio secondo la quale Egli non farà mai venire meno i figliuoli di Israele come nazione, dispersi o raccolti che siano, come è vero che non cambierà mai le leggi che regolano i movimenti degli astri del firmamento (cfr. Ger. 31:35-36).

Contribuito — Buccheri G.

In armonia con le sacre scritture, la speranza del mondo risiede nella rivelazione della conoscenza e delle opportunità favorevoli che saranno offerte a tutti (Palestinesi—Arabi Ebrei) nel millenniale regno di Cristo. E se si mostrerano ubbidienti e di buona volontà riceveranno da Cristo Gesù le benedizioni per sempre. Atti 3:19-21 — Isa. 35 — Apoc. 21:8




La Nuova Creazione di Dio

“Poiché noi siamo fattura di Lui, essendo stati creati in Cristo Gesù, per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate, affinché le praticassimo”
—Efesini 2:10

Le Creazioni di Dio, animate ed inanimate, esistenti, sono d’innumerevoli varietà. Nel piccolo pianeta, quale è la terra non si contano le miriadi di specie differenti della vita inanimate, del regno vegetale e di quello animale, a cominciar dalla ‘medusa’, primordiale forma di vita acquatica, sino alle altre forme di vita terrena, animale che culmina nella creazione dell’uomo. Davide scrisse che l’uomo “fu fatto di poco minor degli Angeli”. Or, ciò significa che, al di sopra del piano d’esistenza umana, esistono alter varietà di vita creata, le quali sono invisibili ai nostri occhi.— Salmo 8:4-8

Le Scritture rivelano che, a cominciar dal primo Avvento di Gesù, il Creatore ha sviluppato, e va sviluppando, una Nuova Creazione, ad un livello di vita ben più elevato. Essa, nel Disegno del Creatore, sarà costituita da un limitato numero d’esseri umani, innalzati al più alto livello di vita, quello spirituale, indistruttibile, perché immortale, per cui godranno “gloria, onore ed immortalità”.—Rom. 2:7

L’ordinamento divino, in connessione alle creature intelligenti, stabilì la Creazione di questa classe speciale, ponendola in prova, per assicurarsi della sua idonietà e lealtà, come si regolò nei riguardi degli Angeli: dei quali-a quanto c’indicano le Scritture— una parte si mantenne fedele, mentre un’altra trasgredì le Leggi divine e divennero “gli angeli decaduti”. Lo stesso procedimento fu messo in atto nei riguardi dell’uomo. Infatti, Adamo, messo alla prova, non la sostenne e cadde sotto la condanna della morte, che fu estesa alla sua progenie.

Daprima Provati

Allorquando si giunse al tempo di formare la Nuova Creazione, non fu possibile adottar la stessa procedura, perché Iddio, nel Suo Disegno, stabilì che coloro i quali avrebbero dovuto far parte di questa classe, elevate al Piano della natura divina— come abbiamo già detto—sarebbero stati indistruttibili. E fu necessario, ovviamente, che gli aspiranti a tale alta posizione fossero stati sottoposti a prova, prima d’ottenere la concessione della immortalità, onde non incorrere la disavventura d’immettere nell’Universo dei peccatori che non avrebbero potuto essere distrutti ed avrebbero deturpata la ben proggettata e perfetta Creazione di Dio.

A tal fine il Creatore stabilì che il divenire una Nuova Creatura, comportava la sottomissione ad un prova, dietro invito di Dio, rivolto ad un determinato numero di fedeli, onde dimostrare l’assoluta lealtà al Creatore ed ai Suoi principii di giustizia, prima di ricevere la natura divina. Il primo a rispondere a questo invito [o chiamata], fu Gesù, dipoi, lungo il corso dell’èra Evangelica, fu esteso ad altri, che aspiravano d’essere “partecipi alla celeste vocazione”.— Ebrei 3:1 E l’Opera creativa di questa classe ha proceduto e procede, mediante lo Spirito Santo di Dio.

Al tempo del Suo battesimo, e per il Sommo Potere del Creatore, Gesù divenne una Nuova Creatura e la Sua mente, dotata della massima chiaroveggenza, poté discernere i disegni ed i Voleri del Padre, ai quali si attenne, con stretta ubbidienza, per la gioia che gli fu anteposta. Proprio tale gioia e la fede nelle promesse del Padre, collegate all’amore che Egli nutriva nell’intero Piano di Dio, lo sostennero nelle persecuzioni e nelle sofferenze atroci che culminarono nella morte.

Dopo l’eccelsa prova di dedizione e fedeltà assoluta, fu risuscitato dai morti e “Dio lo innalzò sovranamente e gli diede il Nome che è al disopra d’ogni nome”: cioè la natura divina.—Filippesi 2:9-10

Anche I Suoi Seguaci

Or, quanto ottenne Gesù costituì e costituisce la Suprema speranza dei Suoi seguaci, la quale si realizzerà, pur non essendo stati perfetti, sin dal principio, come il loro Maestro [che, per la Sua perfetta mente, fu illuminato dallo Spirito Santo]: in quanto, giustificati dal Creatore, per i meriti del loro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, riceveranno anch’essi lo Spirito Santo, se seguiranno le orme del Maestro fedelmente, sino alla morte, ed otterranno, anche l’immortalità.

Essi son designate a far parte della Nuova Creazione e, resi edotti della Parola di Verità, apprezzano il privilegio e procedono vivendo non più per loro stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro. Paolo sviluppa questo concetto in modo mirabile, quando dice “Se, dunque, uno è in Cristo, egli è una Nuova Creatura, le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono fatte nuove”.—II Cor. 5:14- 17

E, come abbiamo già enunciato nel testo, l’Apostolo afferma, anche, che noi “non per virtù d’opera, siamo stati salvati … ma perché fattura di Lui, cioè di Dio” … Sua Opera creativa.

Quest’Opera creativa di Dio, nel sviluppare il gruppo del Suo popolo fedele, nella prospettiva d’assurgere alla natura divina, è compiuta dal Potere estrinsecato dal Suo Spirito Santo. Tal processo creativo comporta lo sviluppo di una nuova mente [vòlta, cioè, alla Prima risurrezione; ad un corpo spirituale di natura divina].

Nato Di Nuovo

Per aiutare la nostra limitata mente a comprendere, in una certa misura, la formazione di questa Nuova Creazione la Bibbia adopera varie illustrazioni. Una, fra queste, c’è data da Gesù. Egli definì la Nuova Creatura un “essere nato di nuovo”. Fu quando Nicodemo [uno dei Capi religiosi Giudaici], riconoscendo in Gesù un profeta, mandato da Dio, non avendo compreso il senso contenuto nell’espressione di Gesù circa i “nati di nuovo, o dallo Spirito”; chiese: “come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno della madre e nascere?” E Gesù gli spiegò: “quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito è spirito”.—Giov. 3:4, 6 E da dubitare che Nicodemo abbia compreso questa spiegazione. Essa, però, c’induce a considerare che il concetto della nascita, relativa ad una nuova vita, sia stato inteso, da Gesù, in senso simbolico: di conseguenza, non si doveva intendere, come Nicodemo intese, di entrare di nuovo nel seno materno e nascere [letteralmente parlando] una seconda volta.

Nel precitato caso, come in molti altri della Bibbia, una figurazione, o immagine allegorica, è ado- perata allo scopo d’aiutarci a comprendere meglio una grande Verità. Il termine nato, o nascita, suggerisce, istantaneamente, l’idea di una nuova vita. Così, Gesù, nell’indicare che, mediante l’azione dello Spirito Santo, una parte dei Suoi discepoli avrebbe, realizzata l’esperienza di una “nuova nascita” voleva significare che essi dovevano performare una nuova vita, del tutto dissimile da quella di chi “nasce dalla carne”, perché generata ad una nuova vita e a nuova speranze, Costoro, poiché nascono dallo Spirito Santo, o Potere di Dio, divengono figliuoli spirituali di Dio. Ma, per le nostre menti, è impossibile discernere in pieno il significato di questa nascta spirituale. Giovanni, scrisse, in proposito, “diletti, ora siamo figliuoli di Dio, e non ancora è stato reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che … saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”.—Giov. 3:2

Il “nascere” dallo Spirito, come già abbiamo rilevato, non implica la necessità d’entrar letteralmente nel seno della propria madre e “nascere di nuovo”. Tuttavia questa espressione metaforica è adoperata, con molti dettagli dai vari scrittori del Nuovo Testamento: allorché si soffermano ad illustare l’Opera dello Spirito Santo, nei cuori e nelle menti dei credenti, consacrati al Signore. Purtroppo, le comuni versioni della Bibbia, in diversi casi, non traducono con chiarezza ciò che questi scrittori intendevano esporre. E, perciò, si afferma, ma erroneamente, che si può nascere, nello Spirito, mentre si è ancora nella carne. Da quì, la definizione, errata, “Cristiani nati di nuovo”.

Talvolta, nelle discussioni, trovandosi in difficoltà d’esprimere il significato esatto d’un vocabolo si ricorre alla linqua greca [quando il termine in quistione deriva da essa] immaginando che essa abbia un vocabolo per ogni parola. Invece è ben lungi dalla realtà, nei riguardi del greco classico o, neotestamentario. Un caso evidente è proprio quello relativa al “nascere di nuovo”. Nella lingua italiana abbiamo due vocaboli, indicanti l’inizio d’una nuova vita: ‘generare e nascere’. Nella lingua greca, al contrario, ven’è uno solo che sta a significare queste due fasi dell’-entrata nella vita: GENNAO. Ora, quando è impiegato, da Gesù, o dgli Apostoli, bisogna accertarsi dall’intero contesto se deve essere inteso ad esprimere il “generare, o il’nascere”. Cioè, se si tratta, o meno, della fase di formazione o di quella di completamento dell’essere che viene alla vita. Nella esposizione della genologia di Gesù, riportata in Matteo 1:1-16, è appunto adoperato il termine GENNAO: “Abrahamo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda ed i suoi fratelli”. Il verbo generare, quivi, è adoperato, in tutto trentanove volte ed è, in ogni caso, tradotto appropriatamente. Ma sarebbe stato fuori senso, se fosse stato tradotto col verbo ‘nascere’ e cioè “Abrahamo nacque Isacco”.

Ad esempio, nella sua prima Epistola, Giovanni 5:18, GENNAO è adoperato 2 volte e, in ambo i casi, è tradotto col verbo nascere: “Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio, non pecca; ma colui che è nato da Dio preserva sé stesso, ed il maligno non lo tocca”. Or, sostituendo al verbo nascere, generare, notate quanto l’intera frase, ed il concetto, risulti più appropriatamente espresso.

L’esser Generati E Per Oggi

Se vogliamo considerare l’esatto valore della metaforica “nascita’, dobbiamo tener presente che, per nascere, bisogna essere, prima, generati. In altri termini, prima che la vita inizii la sua esistenza, deve trascorrere un periodo di gestazione, nel cui corso, l’embrione gradatamente si sviluppa, sinquando, al proprio tempo, il nuovo essere viene alla vita, cioè nasce. Or, è proprio in ciò che consiste l’Opera dello Spirito Santo, secondo quanto c’è presentato dale Scritture. Allorché Gesù disse a Nicodemo, che bisognava nascere di nuovo, voleva riferirsi all’Opera completa dello Spirito Santo, atta a dare una nuova e più elevata esistenza a tutti coloro i quali avrebbero consacrato sé stessi a compiere il Volere di Dio. Nella breve lezione, data a Nicodemo, Gesè non scese in dettagli per spiegare che, “prima di nascere di nuovo”, bisogna “essere generata dallo Spirito”. Tuttavia, troviamo tali dettagli chiaramente esposti in numerosi passaggi del Nuovo Testamento.

In Giacomo 1:18, leggiamo: “Egli [il Padré celeste] ci ha di Sua volontà generati, mediante la Parola di Verità, affinché fossimo in un certo modo le primizie delle Sue creature”. Questo è un passaggio di notevole importanza, perché dimostra che in quanto Cristiani—non solo occorre che la nostra mente ed il nostro cuore devono essere “generati”, ma che tale trasformazione sia compiuta dal “Volere di Dio” e, mediante “la Parola di Verità”. In I Pietro 1:23, troviamo espresso lo stesso pensiero, infatti vi leggiamo: “Poichè siete stati rigenerati [greco, gennao], non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la Parola di Dio, vivente e permanente”. Il concetto dell’essere generati ci apparirà più importante, se considereremo l’implicito riferimento al “seme”. Nel processo naturale di procreazione, il “seme” genera, e cioé non fa nascere immediatamente. Perciò, Pietro, nel su riportato versetto, parla dell’inizio ad una nuova vita, ossia della rigenerazione, e non della nascita, aggiungendo che il seme, in questo caso, costituisce la Parola di Dio! Quale mirifica rivelazione contiene questa espressione!

Noi abbiamo appreso che ogni parola, contenuta nelle Scritture, proviene dallo Spirito divino. Le profezie del Vecchio Testamento furono scritte da santi uomini del lontano passato, i quali furono “sospinti dallo Spirito Santo”.—I Pietro 1:21 Tutti gl’insegnamenti di Gesù sono provenuti dalla luce apportata dallo Spirito Santo, nella Sua mente e nel Suo cuore. Lo stesso è, anche, per tutti gli scritti degli Apostoli, Nel riferirsi alla discesa dello Spirito Santo, Gesù lo indicò col nome di “Spirito della Verità”.—Giov. 15:26; 16:13 Risulta chiaro, quindi, che l’essere generati dalla “Parola di Verità” equivale ad avere il generamento dallo Spirito Santo.

Tale dato Scritturale è d’una rilevante importanza e, l’adoperarsi a comprenderlo chiaramente ci aiuterà a premunirci dalla errata concezione del “Cristiani nati di nuovo”, secondo la quale, lo Spirito Santo, in un modo misterioso, entrerebbe direttamente nella vita del credente, purificandolo, istantaneamente, da ogni peccato e ponendolo in condizione di non “scadere dalla Grazia”, mai più. E proprio questa errata veduta alla base di quella non meno errata suggestione per cui si ritiene che “una volta nella grazia, s’è sempre nella grazia”.

Giacomo e Pietro ci offrono l’esatto concetto Scritturale, a tal riguardo. Infatti, spiegano che, mediante “la Parola di Verità”, comincia a manifestarsi, nella mente e nel cuore del credente, l’inizio d’una vita nuova. Ciò, però, non significa che tutti coloro i quali leggono la Parola di Dio, sono generati dallo Spirito Santo. No, di certo! Ma consideriamo meglio l’assunto. Se il “seme” dovrà iniziare il suo processo genetico, occorre che vi concorrino tutte le necessarie condizioni, propizie. Così è per l’opera: lo generamento dello Spirito. Vi sono milioni d’individui che leggono la Parola di Dio e ciò, nondimeno, i loro cuori e le loro menti sono chiusi alla rinnovazione e trasformazione in un carattere vivificante. Essi possono ricevere dalla lettura della Parola di Dio, del comforto, o trarne un’istruzione, ma non dippiù, perché non ancora sviluppati e perciò generati ad una nuova vita.

Cooperazione

In tutte le altre Opere creative non v’è esistito, né poteva esistere, l’opportunità di cooperare alla propria creazione. Ma, per la Nuova Creazione di Dio, è differente e, perciò, Paolo esortò di “compiere la propria salvezza con timore e tremore. Poiché (egli dissè) e Iddio quel che opera in voi il Volere e l’operare, per la Sua benevolenza”.—Fil. 2:12-13 Pietro, illustrando come possiamo divenire partecipi della natura divina, a mezzo delle “preziose e grandissime promesse di Dio”, ci ammonisce di aggiungere “alla nostra fede la virtù, la conoscenza, la continenza, la pazienza, la pieta, l’amore fraterno e la carità”. In tal modo [ci assicura] non inciamperete giammai, vi sarà largamente provveduta l’entrata nel Regno Eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.—II Pietro 1:4-11

Una buona parte dell’Opera della Grazia di Dio, nella nostra vita, è compiuta a mezzo delle prove ed esperienze cui Egli ci permette e, contemporaneamente, ci aiuta a sopportare. In questo modo, vien provata la nostra lealtà a Lui. L’apostolo Pietro scrisse: “Perciò, anche quelli che soffrono, secondo la volontà di Dio, raccomandino le opera loro al fedele Creatore, facendo il bene”.—I Pietro 4:19 Certo! Il nostro Creatore è fedele! Egli fu fedele nel creare i nostri progenitori. Allorché trasgredirono la Sua Legge, fu fedele nell’inviare il Suo diletto Figliuolo per redimerli e, con essi, tutta la loro progenie, dalla morte. Egli è fedele, ora, nel conformare la Nuova Creazione. E amorevole, gentile, giusto! E, mentre ritiene utile il sottoporci alla prova, ci viene in aiuto con la Sua Onnipotenza, allorché riconosce che sono superiori alle nostre forze. Pietro, a tal uopo, ci esorta dicendoci: “Umiliatevi, sotto la potente mano di Dio, affinché Egli v’innalzi a suo tempo, ponendo in Lui ogni vostra sollecitudine”.— I Pietro 5:6-7 Niente di ciò fu detto ad altra creatura intelligente di Dio, mentre era nello stato evolutivo della sua creazione. A niun’altra creatura è stato chiesto di cooperare. Solo a noi! A volte, la mano creativa di Dio potrà essere molto pesante su noi, quali Nuove Creature, ma ciò avverrè per amore, verso di noi, perché Egli è previggente. La nostra collaborazione nel realizzare quel che Egli cura donarci, risiede nell’umiliarci alla Sua Onnipotenza, riconoscendo che, tal nostro comportamento gli sarà gradito e c’innalzerà, al proprio tempo, alla gloria, all’onore, ed all’immortalità che ci ha promesse.

“La potente mano di Dio” è reperibile nella Sua divina provvidenza, ed agirà su noi, sinquando, alla fine del nostro corso terrestre, perverremo alla morte. Gesù disse: “Sii fedele sino alla morte ed io ti darò la corona della vita”.—Apoc, 2:10 Anche in questa esortazione del Maestro è sollecitata la nostra cooperazione, nell’-attenerci al beato privilegio di aderire fedelmente e totalmente alla volontà di Dio. L’essere fedele è possibile solo con l’aiuto “dell’- Iddio di ogni Grazia”, che ci ha chiamati alla Sua eterna gloria in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto, per breve tempo, vi renderà saldi, vi fortificherà”.— I Pietro 5:10-11

La Mente Rinnovata

Paolo scrive: “Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati, mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché consociate, per esperienza, quale sia la buona, accettevole e perfetta voluntà di Dio.—Rom. 12:2 Il rinnovamento della mente, cui Paolo fa menzione, vien compiuto mediante l’Omnipotenza dello Spirito Santo, estrinsecata dalla Parola di Dio. Noi dobbiamo tener presente che, per legge naturale, cerchiamo ed amiamo ciò che è terreno. Adamo fu creato dalla terra, ed è terra. La terra, per natura, è la nostra dimora e, perciò, è connaturato in ogni essere umano, l’amor per quanto proviene dalla terra.

Ma a coloro che Iddio trasforma e sviluppa in Nuove Creature, in Cristo Gesù, occorre che trasformino le loro menti. Molte promesse, nella Parola di Dio, costituiscono un valido aiuto, nel compiere tale trasformazione. Gesù disse ai suoi discepoli che Egli sarebbe andato [in cielo] per prepare loro un luogo e, poi sarebbe ritornato per accoglierli presso di lui, affinchè dove sarebbe stato Lui, sarebbero stati anche loro”.—Giov. 14:2-3 Giovanni scrisse: “non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che, quando Egli sarà manifesto, saremo simili a Lui, perchè lo vedremo come Egli è”.—I Giov. 3:1- 3

E l’apostolo Pietro ci dice: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale, nella Sua grande misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad una speranza viva, in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata nei cieli, per noi”.—I Pietro 1:3-4

Queste promesse, aggiunte alle altre, suscitano in noi la certezza che potremo ottenere la vita spirituale con Gesù, nelle alte sfere celesti, se ci manterremo ossequienti e fedeli alla Volontà di Dio. Così, la nostra mente trasforma le aspirazioni terrene in quelle celesti, attenendosi all’esortazione di Paolo: “Cercate le cose che sono di sopra, dove Cristo sta a sedere alla destra del Padre e abbiate l’animo alle cose di sopra, e non a quelle che sono su la terra”.— Col. 3:1-2 Concretando queste aspirazioni, nel formarci e perfezionarci, quali Nuove Creature, e restando fedeli, sino al termine del nostro corso terrestre, per la morte della carne, nasceremo quali esseri spirituali e alla natura divina.

Un Granello Ignudo

Paolo adopera la locuzione “un granello ignudo”, cioè un seme, per illustrare il modo in cui si ottiene un nuovo essere spirituale alla risurrezione dei morti. E dice: “Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile”—indi—è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente; è seminato corpo animale e risuscita corpo spirituale”. Poi puntualizza: “cè un corpo animale, cè, anche, un corpo spirituale, E ciò, sempre in riferimento alla risurrezione.

L’Apostolo spiega, ancora, che, nella risurrezione, Iddio darà ad ogni “seme” il suo corpo”, [cioè, un corpo appropriato alla mente del tempo in cui fu “seminato” nella morte]. La grande massa degli esseri umani avranno un corpo umano, perchè non ebbero aspirazioni spirituali, ma furono create per vivere su la terra e, perciò, nutrirono solo speranze terrene. Per le nuove Creature, invece, avendo nutrito ogni loro speranza nelle “cose di sopra”, è diverso. Le loro menti sono state trasformate e le loro speranze, da terrene, sono divenute celesti, ottenendo, perciò, d’essere “resi partecipi d’una celeste vocazione”.—Ebrei 3:1

Seguitando a parlare della risurrezione, Paolo dichiara: “E, come abbiamo portato l’immagine del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste”— I Cor. 15:49: “poichè—continuabisogna che questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale, avrà rivestito immortalità; allora Sarà adempiuta la Parola che è scritta: la morte è stata sommersa nella vittoria …”.—I Cor. 15:53-54

La dichiarazione dell’Apostolo, circa la morte sommersa nella vittoria è una profezia di Isaia 25:8, che dice: “Il Signore annienterà per sempre la morte; l’Eterno asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su la terra l’onta del Suo popolo”. Questa profezzia fa parte delle principali promesse di Dio, cioè, la restaurazione di tutti gli esseri umani, in generale, alla perfezione della loro vita, su la terra. Ciò sarà effettuato a mezzo degli agenti del Regno Millenario di Cristo. Allora Satana sarà legato ed il popolo di Dio non sarà più perseguitato, come ci assicura il Profeta, perchè “Iddio torrà l’onta del Suo popolo d’in su la terra”.

Intanto, come ci spiega anche Paolo, questo mirifico refrigerio per l’umanità, progettato da Dio, con la restaurazione di tutte le cose, dovrà attendere il completamento della “Nuova Creazione”, la classe dell’èra attuale. Solo dopo l’innalzamento di tutti questi eletti, consacrati alla immortalità, Iddio adempirà la Sua promessa di “sommergere la morte nella vittoria” e porre fine al regno del peccato e della morte. La stessa sequenza è adoperata da Paolo, nel presentare lo sviluppo del Piano di Dio, impiegando gli avverbi di tempo ‘quando’ e ‘allora’, nel dire: “Quando questo mortale riveste immortalità, allora la morte sarà trasformata in vittoria”.

L’eredita

Agli Efesini 1:18, Paolo pone in risalto “quale sia la ricchezza della gloria della Sua [di Dio] eredità nei santi”. Molti passaggi Scritturali si riferiscono direttamente ed indirettamente, alle richezze che erediterà la classe della “Nuova Creazione”—gli eredi di Dio ed i coerèdi di Cristo. Splendida immagine che può essere compresa solo quando si esaminano tutte le particolarità del pensiero prospettato a mezzo dello Spirito Santo.

Fra le tante creature intelligenti di Dio non ve n’è stata alcuna, creata allo stesso piano d’esistenza del Creature. Persino i santi angeli ebbero una certa delimitazione, nei compiti da esplicare, per i quali avevano agio di godere la compagnia del Sommo Creatore ed il privilegio di cooperare con Lui. La “Nuova Creazione di Dio”, invece, al suo completamento, sarà nello stesso piano di vita del Creatore, la natura divina—ed insieme con Lui. Essa sarà la famiglia Sua, che non ebbe prima. Così, nello svolgimento del Suo gran disegno, per la liberazione dal peccato e dalla morte, Iddio stesso avrà un Suo popolo, nel corso delle infinite età, a far risplendere la Sua gioia e la Sua gloria.




La Gran Via Della Santità

Mentre la speranza particolare dell’età del Vangelo è incomparabilmente gloriosa, e che, consequentemente, la sua via è difficile, - stretta ed angusta a cagione delle pene e dei pericoli di ogni giorno, di ogni passo, di guisa che pochi la trovano ed ottengono il gran permio al suo termine; il nuovo ordine di cose nell’età che si approssima sarà intieramente diverso.

Nel modo stesso che una speranza diversa vi è presentata, cosi ancora una via nuova vi conduce. Quella dell’immortalità è stata una via che ha richiesto il sacrificio di speranze ad ambizioni e desideri altrimenti giusti e legali; essa richiese, in breve, il sacrificio della natura umana e per sempre. Invece la via verso la perfezione umana, verso la purificazione dal peccato; non il sacrificio dei diritti e privilegi umani ma del farne uso proprio. Essa condurrà alla purificazione e allo ristabilimento dell’immagine di Dio di cui godeva Adamo prima della caduta.

La via del ritorno alla vera perfezione umana sarà resa molto facile e ben riconoscible, benché “gli stolti non vi passeranno.”—Isaia 35:8 Talmente distinta sarà detta via che nessuno sentirà il bisogno d’insegnare il suo vicino dicendogli: “Conosci il Signore”; perciocchè tutti lo conosceranno dal maggiore al minore”—Ger. 31:34 Invece di una via stretta, trovata solo do pochi, sarà una “gran via,” uno stradone publico; non un sentiero stretto, ripido, erto ed angusto, ma una via specialmente preparata per viaggiare agevolmente, e particolarmente disposta per le agevolezze e convenienze dei viaggiatori. I versi 8 e 9 mostrano ch’essa è una via publica, aperta a tutti i riscattati, ad ogni uomo. Ogni uomo per quale Cristo morì, che vuole riconoscere le benedizioni acquistate dal prezioso sangue e profittarne può valersi da quella gran via della sontità, santificazione verso lo scopo grandioso di perfetta restituzione alla perfezione umana e alla vita eterna.

Non solo che gli uomini saranno considerati come giustificati e riguardati da Dio come essendo in una posizione di santificazione e di perfezione fin dal primo passo che faranno su quella gran via di santità, ma cammineranno strada facendo verso la reale perfezione, come frutto dei loro sforzi e della loro ubbidienza, a cui ogni cosa sarà resa favorevole dal Redentore che allora regnerà con potenza. Ogni uno sarà aiutato indidualmente secondo i suoi bisogni dal perfetto e savio ordinamento del nuovo regno. Questo sarà il risultato legittimo del riscatto. Poichè il nostro Signore, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso per prezzo di riscatto per tutti, vuol che tutti pervengano alla conoscenza della verità, e per quel mezzo alla perfezione reale, perchè egli non stabilisce, ipso facto, una buona e larga via per tutti? Perchè non rimuove le ostruzioni, le pietre d’intoppo, gli agguati ed i lacci? Perchè non aiuta egli il peccatore a tornare in piena armonia con Dio, invece di fare la via stretta, spinosa, difficile a trovare e ancora più difficile a seguire? La mancanza di dividere giustamente la parola della verità, l’ignoranaza che la presente via stretta conduca ad un premio speciale e che essa è per la prova e l’elezione di un “piccolo gregge” di coeredi di Cristo, del Corpo di Cristo, il quale, una volta completato è esaltato col suo Capo, deve benedire tutte le nazioni, ha condotto molti cristiani ad una idea molto confusa su questo soggetto.

Non scorgendo il piano di Dio, molti si provano a predicare una gran via di santità facile a seguire nell’età presente, allorchè nessuna via consimile esiste, e volendo adottare le loro teorie erronee ai fatti e alle Scritture, non fanno che rendere la cosa più confusa e imbrogliata. Su quella gran via che fra breve sarà aperta, non vi saranno le cose conducente al peccato perchè saranno vietate mentre che, coloro che camminano sulla via stretta devono rinunciare a se stessi e sacrificare molte cose non peccaminose e combattere continuamente contro al peccato che li avvolge. Questa è una via di sacrifizio, mentre la futura sarà una gran via di giustificazione.

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Associazione Studenti Biblici Aurora