AURORA
Novembre-Dicembre 2009

Contenuto Di Questo Numero

  1. Gloria a Dio, Nei Luoghi Altissimi E Pace in Terra Agli Uomini, Su Cui Poggia Il Suo Favore
  2. Assemblea Annuale
  3. Speranza (continuazione dell’articolo Settembre-Ottobre)
  4. Azione in Cristo
  5. La Liberta Nella Giustizia
  6. La Verita Vi Rendera Liberi
  7. L’unità Nella Famiglia di Dio

“Gloria A Dio, Nei Luoghi Altissimi E Pace In Terra Agli Uomini, Su Cui Poggia Il Suo Favore!”

C’È STATA UNA volta nella Storia dell’umanità che una moltitudine di angeli hanno cantato in coro “Gloria a Dio, nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore.” Questa occasione si è presentata a dei pastori che dimoravano all’aperto con le loro greggi in un mese di Ottobre di circa 2000 anni fa. Occasione unica ed irripetibile questa: il giorno della nascita di nostro Signore Gesù! Certo avevano motivo gli angeli del Padre a gioire di tale avvenimento, sapendo che si veniva a creare uno spartiacque nella Storia dell’uomo, e che da allora in poi, nulla sarebbe più stato come prima.

In fondo si assisteva solo alla nascita di un bambino, ma che bambino! Le creature angeliche erano testimoni come atraverso questa nascita Geova Iddio aveva messo in moto un piano di salvezza irreversibile per l’umanità; e che niente l’avrebbe ostacolato! Da allora questo piano divino ha continuato nel suo magnifico adempimento e poche persone sulla terra, benché ogni anno nel mese di Dicembre si continui a ricordare questa nascita, poche persone dicevo, sono a conoscenza che quell’umile bambino nato a Betlemme e posto in una mangiatoia in realtà adesso è, Re dei Re e Signore dei Signori pronto sul suo cavallo da guerra a sgominare i nemici che si oppongono a quel piano di salvezza preordinato prima che il mondo fosse.

E’ sicuramente bello che in tale occasione, quasi tutto il mondo cristiano possa ritrovarsi con i propri familiari, per godersi la compagnia di parenti ed amici, ma cari lettori, domandiamoci, siamo sicuri basti qualche regalo tra di noi, un buon pranzo conviviale, assistere al culto della nostra denominazione religiosa, per onorare, per credere per avere fede in questo piano divino; che lo vogliamo o no includerà in futuro anche la nostra vita?

Riflettiamo su questa domanda: nella Parola di Dio ci viene mai insegnato che dovremmo ricordare in alcun modo la nascita di nostro Signore? Il Vangelo tace su questo insegnamento. Perché? Perché come quanto detto sopra, la nascita di Gesù fu accolta dagli angeli con canto e giubilo ciò nonostante, fu durante il corso della propria esistenza che Cristo dimostrò al Padre Suo che era quell’Agnello sacrificale pronto a compiere fino in fondo il mandato a Lui assegnato. Senza il completo adempimento di quello che era il piano di Dio per redimere l’umanità, poco sarebbe servita la sua sola nascita!

E’ chiaro quindi che come fedeli servitori dell’iddio Altissimo siamo quindi incoraggiati a ricordare non la sua nascita, ma bensi a ricordare l’unica occasione comandata da Gesù che fu quella della sua morte. (Luca 22:19) E’ stato con la sua morte di sacrificio che Nostro Signore ha potuto interferire nella vita di ognuno di noi, in quanto ci ha comprati ci ha riscattati e ci ha dato la possibilità di riabilitarci presso il Padre ritornando ad essere suoi figlioli. Sì, gli angeli cantarono “pace agli uomini su cui si poggia il suo favore”; vogliamo noi essere tra quelli uomini? Certamente!

Dio il nostro Padre Celeste ci ha fornito questa splendida opportunità, cerchiamo cari fratelli ed amici di cogliere questa offerta, di approfittare di questo tempo favorevole per il genere umano, di essere uomini e donne su cui “si poggia il suo favore” dimostriamo di essere “uomini di pace” ma non solo in un determinato periodo dell’anno, ma durante tutto il corso della nostra vita di cristiani. Abbiamo tantissime occasioni per dimostrare di essere uomini di pace!

Nella vita di tutti i giorni, sul lavoro, in famiglia, con i nostri rapporti tra fratelli. Dimostriamo di essere cristiani 365 giorni dell’anno, cercando di essere umili, amorevoli lenti all’ira e disposti a perdonare. Così facendo dimostreremo di essere uniti agl’angeli di 2000 anni fa, in quel canto di giubilo per la nascita del nostro Salvatore, diventeremo “fautori della Parola e non solo uditori” e questo sarà motivo di gioia per gli angeli ancora oggi.

Alda Bruno



Assemblea Annuale

I GIORNI 5 E 6 SETTEMBRE 2009 si è tenuta nella città Pescara l’Assemblea annuale degli Studenti biblici e della Chiesa Milennarista. Oltre ai vari fratelli giunti dalla città di Torino, Milando, Firenze, Agrigento, San Giovanni in Fiore (prov. Di Cosenza), Napoli, Taranto; vi sono stati anche fratelli venuti dall’estero come il fratello Viadimiro proveniente dalla Russia le sorelle Flora ed Anna provenienti dalla Romania ed il caro fratello Giuseppe Panucci proveniente dagli Stati Unti d’America.

La sessione si è aperta con cantico e preghiera alla lode del Signore, il primo oratore è stato il fratello Luciano Cacioppo di Agrigento che ha esortato l’uditorio ad essere uniti nella fratellanza anche se ci sono piccole diversità di opinioni fra fratelli, cercando di costruire su ciò che unisce e non su ciò che divide.

Il programma si è concluso con cantico e preghiera. Nella pausa del pranzo i fratelli si sono amorevolmente riuniti insieme nella stesso albergo dove alloggiavono alcuni di loro, per consumare un pasto. Las stessa Assemblea si è tenuta presso tale albergo, facilitando cosi coloro che avevano difficoltà fisiche negli spostamenti, e di questo dobbiamo tutti noi ringraziare il fratello Franco Modica che amorevolmente si è adoperato per la splendida riuscita di questo evento. Il pomeriggio ha visto L’intervento del fratello Panucci basato su amorevoli esortazioni all’amore fra fratelli. Un eccellente incoraggiamento ci è giunto dalla sorella Celenza Aurora. Il giorno è terminato con cantico e preghiera e con la consumazione di una cena collettiva.

La Domenica 6 Settembre è iniziata dopo il cantico e la preghiera della sorella Sara Celenza e del fratello Modica Francesco. Abbiamo avuto la gioia di assistere il battesimo del fratello Rocco Danzi di Milano. Con la preghiera di chiusura e cantico si è conclusa la sessione mattutina.

Dopo la pausa del pranzo si è riaperta la l’adunanza con cantico e preghiera con discorso conclusivo del fratello Panucci e le amorevoli esortazioni da parte del fratello Giovanni Mancina. Il cantico e la preghiera hanno chiuso questi due giorni benedetti di amorevole associazione cristiana.

Il fratello Giuseppe Panucci è andato dalla fratellanza fiorentina dove trascorrerà circa una settimana proseguendo poi in Sicilia visitando i fratelli di li.

Alda Bruno      Prato Italia


CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Settembre-Ottobre 2009

Speranza

PER VIVERE DI NUOVO

Dopo essersi intrattenuto con i suoi discepoli Gesù si diresse verso Betania presso Maria e Marta e quest’ultima, nello scorgerlo, gli rivolse queste accorate parole: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto.” La risposta meravigliosa di Gesù, le cui parole, ripetute attraverso i secoli, come un’eco di consolazione, da migliaia di afflitti capaci di accettarle e credere alla loro realizzazione, fu “Tuo fratello risusciterà.” (v. 23) E’ questa la grande speranza che la Bibbia dà in riguardo a coloro che son morti: ‘Essi risusciteranno.’ Non bisogna, però, perdere di vista il significato della parola risuscitare. Gesù non disse a Marta: ‘non piangere perchè tuo fratello non è realmente morto.’ Egli era realmente morto e Gesù lo aveva dichiarato ai suoi discepoli e nella sua conversazione con Marta non contradice questa verità, ma consola l’afflitta promettendole che suo fratello sarebbe risuscitato, ossia tornato in vita.

Molti secoli prima, Giobbe si era posto la domanda se l’uomo può tornare in vita dopo la morte (14:14). Egli non chiese se l’uomo dopo la morte è realmente morto o se vi è in lui qualcosa che sopravvive alla morte stessa. Giobbe sapeva che la morte è l’estinzione della vita e costituisce una tragica realtà. Sapeva altresi che la morte era la punizione del peccato, perchè tutti sono peccatori. Gesù rispose a quella domanda rivolgendosi a Marta ed a tutti coloro che accettano questa semplice verità contenuta in queste parole: ‘Tuo fratello risusciterà.’

L’idea di un ristabilimento dei morti non eranuova per Marta, che credeva alle promesse fatte nell’Antico Testamento. Lo stesso Giobbe aveva ferma speranza in questa promessa perchè soggiunse: “…io so che il mio Redentore vive e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere e quantunque, dopo la mia pelle, questo corpo sia roso, pur vedrò con la mia carne Iddio.”—14:14; 19:25-26

In una profezia concernente le madri di Betleem, desolate per la strage dei loro fanciulli, causata da Erode, al tempo della nascita di Gesù, il profeta così si esprime: “Ritieni la tua voce di piangere ed i tuoi occhi di lagrimare, perchè vi è un premio per la tua opera…ed essi ritorneranno dal paese del nemico.”—Geremia 31:16-17

Marta non ignorava certamente questa profezia. Le frequenti visite di Gesù a Betania avevano certamente permesso a Marta di conoscere cose meravigliose per cui, quando Gesù le disse: “tuo fratello risusciterà,” ella rispose: ‘Io so che egli risusciterà, nella risurrezione dell’ultimo giorno.” (Giovanni 11:24) A cosa voleva alludere Marta parlando dell’ultimo giorno? Le dispensazioni del piano di Dio sono divise in periodi definiti dall’espressione (giorno). Durante l’ultimo di questi periodi o (giorno) il piano di Dio perverrà a compimento e ciò sarà in un giorno di mille anni del regno di Cristo, per la salute e la restaurazione dell’umanità.

Parlando di questo giorno particolare, in contrapposizione ai seimila anni di amara esperienza che lo hanno preceduto e che la Bibbia dipinge come tempo di tenebre, una notte di dolore e di morte, di peccato e di sofferenze, il salmista si esprime come segue: “…perciocchè la sua collera dura solo un istante, ma i suoi favori tutta una vita; la sera presso di noi alberga il pianto, ma il mattino vi è giubilo.”—Salmo 30:5-6

Quando Davide parla della collera di Dio, noi non dobbiamo immaginare un Dio vendicativo, che prende piacere nelle sofferenze delle sua creature. La sua collera non si prefligge di tormentare i malfattori in un inferno di fuoco eterno, né in un purgatorio di più o meno lunga durata. No; nel Nuovo Testamento noi leggiamo: “La collera di Dio si palesa dal cielo sopra ogni empietà ed ingiustizia.” (Romani 1:18) La collera di Dio si manifesta nella sentenza di morte che trova esecuzione su tutto il genere umano.—I Corinti 15:22

Nel Salmo 30:6 il Salmista afferma che il favore di Dio è la vita, in contrasto con la sua collera. Quando i nostri progenitori trasgredirono la legge di Dio, perdettero i suoi favori, ossia la vita: “Tu sei polvere, tu ritornerai altresì nella polvere.” (Genesi 3:19) Da allora il genere umano continuò a morire e rimanere privo dei favori divini, avvolti nelle tenebre, nella decrepitezza, nelle malattie. Questa notte di esperienza che il mondo compie è la conseguenza del peccato; ma una notte di pianto non dovrà durare eternamente. Il mattino viene e con esso le consolazioni e la gioia che saranno elargite senza misura quando la morte non sarà più e quando coloro che son morti ritorneranno in vita per la potenza di Dio.

Quando Gesù disse: “Tuo fratello risusciterà” il pensiero di Marta sviluppò questa prospettiva di gioia e di benedizione, che sarà dispensata in quel giorno. Gesù non contradisse questa dichiarazione di Marta, il cui cuore era pieno di questa luminosa speranza; Gesù la confermò, la rafforzò, anzi aggiungendo: ‘lo sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà.’

“Io sono la risurrezione e la vita,” prosegue il Maestro, perchè è per mezzo di Lui che la potenza del Padre si dispiacerà in quel giorno glorioso in cui l’Eden fiorirà di nuovo su tutta la terra. Cristo sarà la luce del mondo, il donatore di vita. (Giov. 1:9; 8:12; 9:5) Lo stabilimento del suo regno apporterà luce, vita e santità. Egli sarà come disse il profeta, il sole di giustizia la cui guarigione sarà nelle sue ali.”—Malachia 4:2

IL CRISTO

“Credi tu ciò?” –domandò Gesù a Marta. “Credi tu, avrebbe voluto aggiungere il Signore, che io sono colui che ricondurrà tuo fratello alla vita quando i disegni amorevoli di Dio verso l’umanità saranno manifestati?” E Marta rispose: “Si, Signore; io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio, che aveva da venire al mondo.”

Dopo la caduta dell’uomo, Dio fece la promessa che nella sua progenie tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette.(Genesi 12:3; 22:18) L’apostolo Paolo dichiara in Galati 3:16 ‘…e alla tua progenie che è Cristo.’ Così Marta sapeva che colui che doveva venire nel mondo, il Cristo, sarebbe stato l’esecutore delle promesse di benedizione di tutte le famiglie della terra, ma, sopratutto, ‘la risurrezione e la vita.’ Al tempo di Marta la morte regnava già da quattromila anni. Suo fratello era morto da poco ed ella comprese che il giorno in cui sarrebbero state realizzate le promesse di Dio, tutti coloro che dormono il sonno della morte sarebbero stati risvegliati per ricevere le benedizioni; comprese, infine, che Gesù era colui che avrebbe risuscitato i morti ‘all’ultimo giorno.’

“Chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà,” disse Gesù. Questa promessa assicura a tutti i credenti un risveglio dal sonno della morte. Per Marta era certo che la morte di Lazaro non era dovuta a mancanza di fede o di lealtà verso Gesù. Lazaro credette in Gesù e morì, così, come muoiono tutti i credenti sino ad oggi. Ma Gesù volle assicurare Marta ed i suoi credenti stessi che la morte non è la fine di tutto: “Chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà” vale a dire: tornerà in vita.

Gesù, per dissipare questo dubbio rinnovò sotto altra forma la sua promessa per aiutare tutti a comprendere l’amore infinito di Dio. Egli afferma: “Chiunque vive e crede in me non morrà giammai in eterno.” Tutti muoiono attualmente, ma non sono morti giammai nel pensiero di Dio perchè una vita futura sarà riservata al genere umano per mezzo di un risveglio dal sonno della morte. Ma questo nuovo giorno sarà differente da quello in cui viviamo. In quel giorno “il sole di giustizia” dissiperà le tenebre di questa lunga notte di sofferenze e di morte, apportando luce e vita a tutto il genere umano. Coloro che in quel tempo crederanno in Cristo non morranno giammai, ma vivranno eternamente sulla terra in qualità di esseri ristorati.

I GIUSTI E GLI INGIUSTI

Ma chi riceverà la vita in quell “ultimo giorno,” In quel giorno di mille anni in cui le benedizioni di vita eterna saranno accordate a tutti coloro che crederanno? Tutto il genere umano sarà reso alla vita, in conformità delle promesse contenute nel piano di Dio. Paolo afferma che vi sarà una risurrezione dei giusti come degli ingiusti (Atti 24:15) e Gesù stesso dichiara: “Non vi meravigliate per questo, perchè l’ora viene che tutti coloro – che sono nei monumenti ascolteranno la voce del Figliuol dell’Uomo ed usciranno.” (Giovanni 5:28-29) Il pensiero consolante di questo passo è stato generalmente mal reso. La traduzione corretta si esprime così: “Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti coloro che son nei sepolcri udiranno la Sua voce e ne veranno fuori; quelli che hanno operato bene in risurrezione di vita e quelli che hanno operato male in risurrezione di gindizio.” (Versione Riveduta Italiana) Il termine “quelli che hanno operato bene in risurrezione di vita” vuole alludere alla ricompensa riservata ai credenti consacrati che hanno dato prove di fedeltà ed a cui saranno accordati onore, gloria, immortalità. (Romani 2:7) Essi vivranno e regneranno con Cristo in qualità dl progenie di Abramo per mezzo della quale tutte le famiglie della terra saranno benedette. (Galati 2:27-29) Costoro saranno, altresì, con Cristo e parteciperanno alla Sua gloria (Giovanni 3:2), riceveranno la corona della vita, il premio della natura divina.—Apocalisse 2; 10; 2 Pietro 1:4

E’ dunque vero che coloro che risusciteranno, per vivere e regnare con Cristo, saranno un piccolo numero in rapporto ai milioni di uomini che son morti. Gesù li chiama un piccolo gregge, “a cui il Padre è piaciuto dare il regno.” (Luca 12:32) Gli uomini, nella quasi totalità, sono morti senza aver compiuta la volontà di Dio. Buona parte di costoro hanno condotto una vita conorevole, sono stati dei buoni cittadini, buoni vicini, ma non ebbero il privilegio di essere discepoli di Cristo, non hanno seguito le sue orme, non sono stati giustificati nel suo sangue. Anche costoro beneficieranno dell’amore di Dio ed avranno l’opportunità di aver vita, mediante il sacrificio di Cristo Gesù. La maggioranza degli uomini non ha mai avuto una vera opportunità di credere, non ha mai sentito parlare di Gesù, mentre fra coloro che hanno sentito parlare di Lui, solo un piccolo numero ha compreso chiaramente lo scopo reale della sua venuta al mondo. Il numero della teorie contraddittorie concernenti Cristo e la Sua dottrina è tale che molti individui onesti e riflessivi sono incapaci di prendere il cristianesimo sul serio. Costoro non sonno stati cattivi ma non sono mai stati discepoli di Cristo, per compiere la volontà di Dio. Questi milioni di persone saranno ugualmente risvegliate dalla morte. Paolo chiama tal risveglio ‘salvezza’ e dichiara che la volontà di Dio è che tutti gli uomini siano salvati e pervengano alla conoscenza della verità. (I Timoteo 2:4-6) La grande verità che sarà allora chiaramente compresa è che ‘Gesù Cristo ha dato sè stesso per prezzo di riscatto per tutti.’ (I Timoteo 2:6) Che Egli è stata la vittima espiatoria, “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1:29); “il purgamento dei nostri peccati, e non solo dei nostri ma ancora di quelli di tutto il mondo.”—I Giovanni 2:2

Questo era tutto ciò che Gesù voleva far comprendere a Marta. Quando Gesù promise che l’umanità sarebbe stata risvegliata dalla morte per il giudizio (dal termine greco ‘krisis’), ossia vuol significare che essi potranno scegliere fra la vita e la morte.

CREDI TU QUESTO?

Allorchè Gesù concluse la sua conversazione con Marta sul soggetto di questa meravigliosa speranza le domandò: “Credi tu questo?” La stessa domanda viene data anche a noi, oggi. Possiamo stabilire la nostra fede sulle promesse di Dio? L’amarezza sarà allontanata dal nostro cuore quando i nostri cari non saranno più presi dalla morte. Se noi possiamo credre, sappiamo ch’essi non sono partiti per sempre, ma vi sarà un glorioso ritorno, un risveglio dal sonno della morte.

Gesù disse ai suoi discepoli intorno a Lazaro: “Io vado a risvegliarlo.” Quando Gesù si manifesterà, risveglierà, altresi, dal sonno della morte tutti gli uomini che si sono addormentati poichè. Egli ha dato la sua vita in sacrificio per tutti e, per conseguenza, ha trasportato la condizione di morte, di oblio eterno, in un sonno tranquillo, nell’attesa del risveglio.

COME CIÒ SI REALIZZERÀ?

E’ stata diffusa tanta confusionne sul soggetto della risurrezione che diviene difficile concepire quale significato essa riveste per l’umanità. Ma Gesù, mediante l’avvenimento di Lazaro, così ricco di insegnamenti ha permesso a tutti di comprendere il glorioso evento.

Quando il Maestro ebbe spiegato a Marta la sua grande lezione della risurrezione generale “dell’ultimo giorno” in cui coloro che vivranno e crederanno in Lui non morranno giammai in eterno, domandò. “Ove l’avete posto?” Indi lo condussero alla tomba e quivi Gesù, fattala scoperchiare, gridò con gran voce: “Lazaro, vieni fuori! Ed il morto uscì.” (Giovanni 11:43-44) Lazaro era morto ed ora era ritornato in vita, fra la gioia delle sue sorelle e degli amici.

Il sopracitato avvenimento illustra e definisce ciò che avverrà per tutto il genere umano che è ancora nel sepolcro, in attesa del risveglio dal sonno della morte. Moltiplicate per milioni di volte il miracolo che Gesù compì a Betania e comprenderete quali scene li gioia avranno luogo allorchè Iddio compirà la sua promessa di benedizione di tutte le famiglie della terra.

E’ ciò che gli angeli annunziarono alla nascita di Gesù: “Una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: cioè che oggi, nella città di Davide, vi è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore.”—Luca 2:10

Il dolore che attanaglia a lungo i vostri cuori per la perdita di qualche vostra caro sarà certamente attenuato dalla consolazione che vi verrà dalla sicurezza di rivederlo: Giacché l’Eterno ha previsto nel suo piano un giorno, la cui manifestazione è prossima, giorno in cui coloro che sono stati strappati dalla morte all’affetto dei loro cari, si ritroveranno in questo tempo glorioso.

In attesa di questo benedetto giorno, continuamo a rimanere fedeli alle promesse di Dio e crediamo nella Sua potenza a realizzarle. Quando avrete acquisita tal certezza parlate di questa bella speranza che rianimerà i cuori altrui. Tutto ciò aiuterà voi stessi a meglio soportare le vostre e guardare in avanti nella assoluta convinzione che un mattino di gran gioia si approssima.




Azione In Cristo—Una Esortazione Dell’apostolo Paolo

“Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno; Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre isstruendo. Si vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa opera d’evangelista, empii tutti i doveri del tuo ministerio.”
—2 Timoteo 4:1-5

LA MISSIONE DI predicare l’Evangelo è devoluta all’adunanza degli unti del Signore, al corpo di Cristo tutto intero ed è per tal fine che noi abbiamo ricevuto l’unzione. Ciò che costituisce l’essenza della Verità per il Capo, la testa, deve anche costituirlo per tutto il corpo come dice, Isaia 61:1: “Lo Spirito del Signore, l’Eterno è su me, perché l’Eterno m’ha unto per recare una buona novella agli umili; m’ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la libertà a quelli che sono in captività, l’apertura del carcere ai prigionieri.”—Isaia 61:1

IN CHE CONSISTE IL PREDICARE

E’ di grande importanza l’esame meticoloso di ciò che dobbiamo predicare, quando, come, dove ed a chi, allorché ci sentiamo consacrati al Signore, unti del suo spirito ed eletti a diffondere la sua Parola.

Un errore assai diffuso è insito in quelli che vogliono predicare prima di essere “mandati” (Rom. 10:15), poiché costoro non possono predicare, né predicano l’Evangelo. D’essi, alcuni si sentono autorizzati dalle parole dell’Apostolo indicanti a ‘convincere, riprendere, esortare’ e credono di trovare in questa esortazione l’indicazione e la sostanza della predicazione dimenticando che egli soggiunge d’usare ‘pazienza e dottrina.’ Se qualche volta occorre confutare e riprendere per convincere, la confutazione ed il rimprovero devono aver per base la dottrina che deve consisderarsi il frutto d’una illuminato ragionamento scritturale, divenuto cibo sodo perchè inculcato dal Signore onde propagarlo con dolcezza e pazienza, bandendo ogni arroganza ed altezzosità, disdegnate dal popolo di Dio.

L’esortazione è necessaria ma non deve sconfinare in sdolcinature ed allontanarsi da ciò che costituisce il frutto della luce, concessa dal Signore nel discernere la verita della sua Parola, investigando le Scritture. La predicazione del Divin Maestro e dei suoi discepoli si fondava sul ragionamento e sulla dottrina ed era espletata con quella dolcezza di linguaggio e quella dignità che costituiscono le doti di ogni ambasciatore di Cristo del quale, nel Vecchio Testamento. Isaia dice: “Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade.”—42:2

CHE COSA BISOGNA PREDICARE

L’Apostolo ci dice di “predicare la Parola” che Isaia e Gesù deflniscono ‘la buona nuova.’ Di conseguenza, prima d’iniziare la predicazione, bisogna conoscere la ‘Parola’ ed avere una chiara ed esatta idea della ‘buona nuova’ che in essa è racchiusa. Il Signore non ci obbliga, anche dopo l’unzione, di dedicarci alla predicazione sprovvisti d’una solida istruzione delle Scritture.

Il primo dovere di colui che obbedisce alla chiamata di predicare la (buona nuova) è quello di studiare diligentemente e profondamente la “Parola di Dio” onde si trovi in stato di ‘conferire grazia a chi l’ascolta.’—Efesi 4:29

NECESSITÀ DELLA PREPARAZIONE

Si può essere scelti per la predicazione un po’ prima d’essere (mandati) al servizio attivo. Gesù fu “unto per la predicazione” al tempo del suo battesimo, ma non fu ‘mandato’ che dopo essere stato provato dalla tentazione di Satana nel deserto. I primi discepoli furono chiamati, ma fu loro detto d’attendere ‘finchè dall’alto fossero stati rivestiti di potenza.’—Luca 24:46-49

Detta potenza, all’origine della predicazione dell’Evangelo, fù devoluta alla chiesa primitiva, con subitaneità miracolosa, dopo l’unzione, ma non fu concesso, nella stessa maniera, a coloro che vennero ad aggiungersi alla Chiesa dopo di quel tempo. Oggi la predicazione della Verità può essere fatta da coloro che, dopo aver studiato diligentemente la Parola, hanno ricevuto l’uminazione di Dio.

Molti, non attratti dallo studio per ragioni che sarebbe inutili elencare, desiderano dedicarsi alla predicazione obbedendo alla (chiamata) e, presentandosi al pubblico, producono un effetto disastroso per sè e per la causa di Cristo, con predicazioni incomprensibili e confuse. I rimproveri che scaturiscono su di essi per l’impreparazione costituiscono per loro delle sofferenze che, non credendo di meritare, accettano per la gloria di Dio, quando invece avrebbero potuto evitare: sia l’umiliazione per sè che l’intelligi bilità della Parola di Dio se si fossero ottenuti di “presentare sé stessi approvati dinanzi a Dio, operai che non abbiano ad esser confusi che tagliano rettamente la Parola della Verità.”—2 Tim. 2:15 *

*Cfr. (Manna Celeste) del 20 Dicembre

COME PREDICARE

La Verità, esposta con dirittura e presentata con imparzialità, impose il rispetto agli stessi avversari per l’armonica bellezza del suo contenuto, specialmente rispetto alle predicazioni di Gesù: al punto che, quando ricevettero la missione di arrestarlo e condurlo a morte, esclamarono: “Nessun uomo parlò mai come quest’uomo!”--Giov. 7:46

Così, Paolo mentre parlava ad Agrippa per difendersi dalle accuse mossegli, interrotto da Festo che gli disse ad alta voce (tu vaneggi, la molta dottrina ti mette fuor di senno), gli rispose: “io non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronunzio parole di verità e di buon senso. Poiché il re, al quale io parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è occulta; poiché questo non è stato fatto in un cantuccio (e rivolgendosi al re gli chiese): “O re Agrippa, credi tu ai profeti? Io so che tu ci credi ed Agrippa disse a Paolo; per poco non mi persuadi a diventar cristiano.” Al che Paolo replicò: ‘Piacesse a Dio che per poco o per molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di questi legami.’ Così questi miscredenti dovettero giudicar il caso di Paolo esclamando: ‘Quest’uomo non fa nulla che meriti morte o prigione.’—Atti 26:24-31

L’eloquenza di Paolo scaturiva dalla Verità e, permeata dalla profonda assimilazione, assumeva uno aspetto cosi poderoso da imporsi al rispetto dei giudicanti. Egli studiava con diligenza le Scritture e predicava con la conoscenza e la intima convinzione della fede per cui i suoi ascoltatori mai potevano dir che egli non sapeva di che parlava né, lasciandolo, avevano lmpressione d’aver inteso parole vuote di senso.

Allorché Gesù, nostro Maestro, modello ed esempio, iniziò la predicazione e l’insegnamento, tutti l’ascoltavano meravigliati e dicevano: “onde ha costui questa sapienza e queste opere potenti?” (Matteo 13:54) Così, si può dire lo stesso di coloro che seguono le sue orme.—Atti 4:13

DURATA DELLA PREPARAZIONE

A qualche fratello o sorella zelante che potrebbero domandarci quanto tempo occorre per una preparazione completa alla predicazione e come potrebbe sapere di essere stati chiamati risponderemo: Quando il Signore vi manderà lo saprete sicuramente perchè sarete talmente riempiti di conoscenza sulla Verità ed ispirati da essa, che dal vostro cuore sghorgherà la parola con cristallina limpidezza e con effusione gioiosa a causa del privilegio ricevuto. Per quanto non riceverete interamente tutta la Verità che Dio vi ha riservato al momento di mandarvi, ne avrete un’idea chiara e precisa. Riguardo al tempo di preparazione che vi sarà necessario ciò dipenderà dalle circostanze, dal tempo che potrete consacrare allo studio, dal grado di sforzo che effettuerete per conseguire il fine propostovi. Vi saranno, ad esempio, alcun che potranno essere attivi prima d’altri, ma tutti hanno bisogno d’un tempo conveniente per una preparazione preliminare.

LA PERSEVERANZA NELLA STUDIO È INDISPENSABILE

Anche quando saremo stati ammessi al servizio attivo, dovremo persuaderci che bisogna continuare a studiare. Chi fra voi che, avendo missione di predicare la Parola, la buona nuova ha potuto dire: “Noi abbiamo sondato tutta la profondità e misurata tutta l’altezza e, di conseguenza, non abbiamo più nulla da apprendere? E’ utilissimo possedere un panorama del Piano Divino, ma dobbiamo imprimercene nello spirito la delineazione con quella precisione atta a propagarlo agli altri con nitidezza.

QUANDO E DOVE PREDICARE

Quando sarete pervenuti alla preparazione che vi abbiamo delineata e sarete stati inviati alla predicazione, persuadetevi che non ancora dovete considerarvi (mandati). L’Apostolo Paolo dice (insisti in tempo e fuor di tempo.) Così è chiaro che non possiamo scegliere il momento conveniente ed appropriato poiché sarebbe contrario a ciò che il Signore ha insegnato in parole e con l’esempio: “Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.” (Matt. 10:16) Ciò deve significare che noi non dobbiamo aver riguardo alle nostre convenienze e inconvenienze, ma essere sempre pronti a predicare quando troviamo l’occasione propizia.

Imporsi di forza e senza riflessione nei piani degli altri per insegnare ciò che stimiamo importante—per quanto non considerato tale—consiste d’andar quasi sicuramente incontro ad uno scacco e far sorgere delle prevenzioni che saranno in seguito lunghe e difficili a sormontare. “Sii sobri in ogni cosa” è l’esortazione dell’Apostolo Paolo e ciò significa che bisogna trattare la Verità col rispetto dovutole e con umiltà non lasciandoci trasportare da sovraccitazioni o dall’amor proprio, accettando con pazienza i maltrattamenti che ci dobbiamo attendere di subire dalla parte di coloro che preferiscono la tenebre alla luce, benché, nel segreto del loro spirito, non possono disconoscere la luce che apportiamo loro.

A CHI PREDICARE

In ragione diretta della indispensabile preparazione che abbiamo enunciata, è necessario che nessuno si scoraggi o tema di non essere mandato a predicare. Può, darsi che non siamo giammai inviati a predicare in pubblico poiché Iddio ci utilizza secondo il talento umano di cui Egli ci ha dotati. Paolo, Pietro ed altri potevano predicare pubblicamente, ma Aquila e Priscilla (*) incapaci di farlo, da vanti ad una massa di ascoltatori, seppero in vitare in casa loro il giudeo Apollo per “esporgli più appieno la via di Dio,” Atti 18:26, riuscento a preparalo più profondamente nella via del Signore per quanto egli era ‘eloquente e potente nelle Scritture.’ Ora, se Aquila e Priscilla non avessero studiato la verità, avrebbero perduta quell’ottima occasione di testimoniarla ad un elemento che aveva bisogno di essere messo, come si mise, sulla via del Signore.

*Prisca, diminutivo di Priscilla, moglie d’Aquila fu dall’Apostolo Paolo considerata col marito “compagna d’opera in Cristo Gesù.”—Atti 18:26

Possa la benedizione dell’Eterno accompagnare sempre coloro che annunziano l’Evangelo, sia la loro sfere di azione vasta o modesta. Nè dimentichiamo l’appropriata raccomandazione di 2 Timoteo 2:15: “Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verita” e siate sicuri che, una volta preparati, sarete di certo mandati a predicare anche se doveste rivolgere la vostra opera ad una sola persona isolata.




La Libertà Risiede Nella Giustizia

“Perchè, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore, servite gli uni agli altri; poichè tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non esser consumati gli uni dagli altri.”
—Galati 5:13-15

LA LIBERTÀ DESCRITTA dalle Scritture consiste nell’affrancarsi dai legami del peccato e della morte e costituisce la méta verso la quale il Cristiano pone ogni sua speranza.

Gli Ebrei credettero liberarsi dai legami del peccato con l’osservanza della legge senza considerare che, per la fede in Cristo, si è liberati dalla condanna risultante dalla stessa legge.

Paolo, nell’epistola ai Galati 5:1, ci dice: “Cristo ci ha affrancati perchè fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù!” L’esortazione di Paolo di mantenerci saldi nella libertà concessaci da Cristo col suo sacrificio, ci obbliga a mantenerci in completa armonia con Dio, attenendoci ai suoi dettami e imponendoci di scartare ogni concezione e preferenza personale che possa discostarci dalla volontà divina; compenetrandoci della necessità di ale linea di condotta, per mezzo della quale otteniamo la gloriosa libertà di figliuoli di Dio.

Certo non è nè semplice, nè facile pervenire alla perfezione con la osservanza completa ai dettami divini per chi si trova di quà dal velo, giacchè si è continuamente contrastati dai desideri della carne che influiscono sullo spirito, ottenebrandolo ed impedendogli il perseguire impavido e gioioso verso la luce della Verità.

L’antagonismo della carne è qualificato come (legame di corruzione) dal quale ogni vero cristiano cerca liberarsi onde servire l’Eterno; però solo al di là del velo perverremo alla pienezza di questa gloriosa libertà di figliuoli di Dio, nella perfetta espressione, cui perverranno coloro che si saranno umiliati per eseguire la volontà divina. Essi usufruiranno allora di una (gloriosa libertà) e ne gioiranno poichè, perfetti nella risurrezione, saranno in grado di compiere la volontà di Dio senza alcun intralcio ed in tutta la sua ampiezza.




La Verità Vi Renderà Liberi

La Vertà è data per rivelazione dina mediante lo Spirito Santo, il quale agisce individualmente su ogni discepoli consacrato. Nessuna organizzazione, ecclesiastica o sedicente (teocratica) può sostistituirsi allo Spirito di Dio, arroganidosi il diritto di essere l’unica e sola dispensatrice della verita. Il farlo costituisce una sfida Dio. State in guardia per non cadere nella trappola tesa dall’astuto.
Avversario.

GESÙ DISSE: “VOI conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.”(Giov. 8:32) Per la stessa forza delle cose, la libertà è sempre relativa. Nell’ambito del focolare domestico i membri della famiglia sono dipendenti gli uni dagli altri, giacchè, nello spirito della famiglia, nessuno dei suoi componenti saprebbe, potrebbe e vorrebbe svolgere azioni e compiti dai quali fosse escluso l’interesse comune. L’automobilista non saprebbe condurre né a suo piacimento né dove più gli potrebbe convenire poichè, deviando dalle regole d’obbligo nella guida e della strada incorrerebbe in accidenti letali. L’impiegato e l’operaio son tenuti ad osservare le norme di lavoro dettate dal proprio superiore e così, in tutti i servizii sociali, sussistono delle leggi che non si possono trasgredire senza incorrere in accidenti e trasgressioni punibili dalla legge e lesive per la coscienza dell’individuo di sani principii morali. Perciò in ogni cosa e per ogni cosa non può sussistere la libertà assoluta.

Ci si chiederà cosa voleva significare Gesù con la frase (la verità vi farà liberi.)

Per Gesù, la (verità) rappresentava l’adempimento della volontà del Padre Celeste, tanto, che, per i suoi discepoli. Gli rivolgeva questa preghiera: (santificali nella verità: la tua parola è verità.)

Per Gesù, la Parola di Dio fu quella dell’Antico Testamento (il rotolo del libro), alla quale egli accettò di sottoporre la sua obbedienza al momento in cui fu battezzato nel Giordano. Più tardi i suoi discepoli furono benedetti dall’apporto d’altra luce emanante dal Nuovo Testamento che si collegò con l’Antico. Così, quant’era stato esposto nelle Scritture fino ad allora s’amplificò, acquistando più chiarezza nella manifestazione della volontà divina verso coloro che Egli santifica.

Ora, la verità non solo rende liberi, ma santifica e santificare significa (selezionare.) Nell’unità diazione della parola divina i due privilegi concorrono ad un sol fine giacchè, liberati dall’asservimento del peccato dalla verità, per mezzo di essa siamo selezionati, e cioè santificati, poichè abbiamo compiuto in pieno la volontà di Dio e siamo divenuti servitori di Gesù Cristo. In definita, Gesù rendendo i suoi discepoli liberi per la verità, non concesse loro la libertà di adottare ne la volontà, ne concezioni personali e ciò perchè, niuno meglio di lui sapeva che una libertà di tal specie conduce confusione. Egli volle liberare i suoi discepoli, rompere i legami tredizionali dell’uomo e delle errate condizioni religiose ed espresse questo concetto con la frase: “prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me, perchè io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre: poichè il mio giogo è dolce e il mio carico è leggiero.” (Matt. 11:29-30)

E ben noto che l’intero universo e retto da leggi giacchè i pianeti non percorrono i cieli su intinerarii senza ordine. Senza tali legge che regolano armonicamente i sistemi plenetari, il cosmo cadrebbe nella più spaventosa dissoluzione e così avverrebbe per la creazione umana se persistette a discostarsi dalle leggi divine. Pertanto la volontà di Dio non costitui un fardello per il Maestro, ma una delizia uguale espressa dal Salmista che scrisse: “Dio mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà, e la tua legge e dentro il mio cuore.” (Salmo 40:8) Dio fù il suo capo, la sua testa. Per noi il capo della Chiesa è Cristo Gesù. (Efesi 1:22) E ciò sta a significare che, quali cristiani, la nostra libertà è circostritta nei limiti stabiliti dalla volontà di Dio e di Cristo nostro Signore.



VITA E DOTTRINA IN CRISTO

L’unità Nella Famiglia di Dio

“Io pregno per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perchè sono tuoi; e tutte le cose mie sono tue e le cose tue sono mie ed io sono in esse glorificato.”
—Giov. 17:9-10

IN QUESTA PREGHIERA pronunziata da nostro Signore per i suoi discepoli, al momeno ch’era per lasciarli, v’è qualcosa di toccante e che ci attira molto vicino al suo cuore; specialmente quando dice: “Or io non prego solo per costoro, ma ancora per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola, acciocchè tutti siano una stessa cosa, come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, acciocchè essi altresi siano una stessa cosa in noi; affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato. Ed io ho data loro la gloria che tu hai data a me, acciocchè siano una stessa cosa, come noi siamo una stessa cosa; io in loro, e tu in me, acciocchè essi siano compiuti in una stessa cosa, e acciocchè il mondo conosca che tu mi hai mandato e che tu li hai amati per come tu hai amato me.—vers. 20-23

Se consideriamo attentamente questa bellissima espressione racchiudente i sentimenti del Maestro per la Chiesa, potremo afferrare un barlume di quella gloria risplendente nell’unità benedetta della famiglia divina, e che si manifesta in una unità nei propositi, unità nella confidanza, unità nell’amore, negli onori e nel possesso delle cose.

Nostro Signore descrisse questa unità come già esistente tra il Padre ed egli stesso, ma, per quanto riguarda i suoi discepoli, fu ed e ancora una prospettiva da raggiungere, il cui pieno adempimento costituisce l’ideale al quale tendiamo ed aspiriamo.

Se ci approfondiamo nello studio di questa unità onde abilitarci ad essere pienamente partecipi ad essa, rileviamo per prima che i propositi del Padre furono rivelati gradualmente al Figliuolo, al proprio tempo ed al proprio ordine. Infatti lo stesso Gesù disse: “Il giorno e l’ora nessuno lo sa, non pure gli angeli che son nel cielo, nè il Figliuolo, ma solo il Padre.” (Marco 13:32) È chiaro, che la rivelazione del divino piano ebbe per lui una forma progressiva. Egli perveniva alla conoscenza dei varii aspetti nel momento in cui questi, dovendo essere tradotti in realtà, trovavano in lui lo strumento adatto, E come gli fu permeso di crescere in conoscenza, nello stesso modo gli fu risparmiato lo spettacolo angoscioso delle pene e sofferenze del piano divino.

Così, mentre con gioia Gesù (Logos) operava nel grande piano della creazione, Giovanni 1:3; Proverbi 8:22-23, probabilmente ignorava il proposito di Dio sul male permesso e la conseguente necessità di una più grande opera di redenzione. Prima che la sua fede fosse sottoposta ad una tal prova, la sua fiducia nell’onnipotente forza, sapienza ed amore del Padre era già stata fermamente stabilita dalle esperienze del passato. Per secoli aveva assistito alle potenti opere di Dio, notata la Sua meravigliosa sapienza ed esperimentato il Suo tenero amore. Poteva allora dubitare di Lui quando un altro aspetto del grande piano gli fu reso manifesto ed avrebbe richiesto il suo sacrificio supremo per la redenzione e l’opera immensa della restituzione? No! Senza dubbio, sul principio, egli non concepi l’immane umiliazione e le sofferenze tremende alle quali sarebbe stato sottoposto. Però, passo dopo passo, nel percorrere questo angoscioso sentiero, la fede nel Padre fondata sulla conoscenza acquisita per diretta esperienza, gli fu di valido sostegno per come è scritto: “Per la sua conoscenza il mio giusto servitore giustificherà molti.”—Isaia 53:11

Consideriamo, ora, le splendida unità di confidanza o fiducia tra il Padre ed il Figliuolo, che espresse il compiacimento nel piano del Padre con le parole: “Io mi diletto nel fare la tua volontà, o mio Dio.” Egli gioiva, avendo compreso che il glorioso carattere del Padre si rifletteva in quel piano e, per quanto la sua fede doveva essere temporaneamente provata, pure la sua conoscenza del carattere, della risorse e della sapienza infinita di Dio non gli permisero di dubitre anzi, lo mantennero fermo su una posizione di piena sottomissione ai provvedimenti disposti per il trionfo finale della giustizia e della verità.

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora