AURORA
Novembre-Dicembre 2007

Contenuto Di Questo Numero

  1. Restituzione–O–Restaurazione
  2. Il Malato Tra La Scienza E La Fede
  3. Supremazia Di Dio
  4. La Volontà Di Dio
  5. Il Gran Trono Bianco

CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Settembre-Ottobre

Restituzione–O–Restaurazione

GESÙ, NOSTRO SIGNORE, venne al mondo, nel fermo proposito di divenire il gran Re che avrebbe benedette tutte le famiglie della terra. Egli venne a proclamare detto Regno, ed i Giudei pensarono: ‘come può egli essere un re? Egli non potrà concludere alcunché.

E, intanto, eccolo al cospetto di Pilato, a dichiarargli Lui stesso, d’essere un re. Per tre anni e sei mesi Egli aveva dato testimonianza della grande Verità assertrice che la volontà di Dio doveva esser fatta su la terra, e che il Regno di Dio doveva essere instaurato, sotto tutti i cieli e che tal compimento deve esser portato a fine da quel grandioso UNO che, poi, fu crocifisso, come un malfattore.

Iddio si muove in una misteriosa via, per eseguire le Sue meraviglie. Il rigetto di Gesù fece apparire il divin Piano come se fosse stato capovolto. Parve che quei Giudei miscredenti avessero sconfitto il Sommo Jehovah. Intanto, noi sappiamo che la morte del Messia era necessaria per il compimento del proposito divino, ed era stata preannunziata nelle Scritture.

Era richiesto che il Cristo doveva redimere l’intera famiglia umana, con la Sua morte, prima che l’avesse, poi, restaurata, nel corso del Suo Regno Millenario. Al mondo, in generale, questa grande Verità gli è oscura. Ma i Suoi fedeli seguaci furono assicurati da Gesù che “ad essi era stato dato di conoscere i misteri del Regno, e non a quei di fuori che non erano in piena armonia con Dio che, pur vedendo non vedevano; e sentendo non udivano, né potevano comprendere.

Noi dobbiamo rendere testimonianza della Verità, alla stessa Verità che il divin Maestro e gli Apostoli resero, sottoponendosi a dure persecuzioni. Fu la fedeltà, dimonstrata da Gesù, nostro Signore, nella estrinsecazione del Suo Ministerio, che Gli causò l’opposizione di coloro che erano accecati dall’Avversario. E fu la testimonianza alla Verità che Gli costò il sacrificio della Sua vita terrestre, offerta in difesa della Verità che costitui il prezzo del riscatto e la conseguente Redenzione.

Similmente, tutti i fedeli seguaci di Gesù hanno reso testimonianza alla Verità—quella Verità concernente il carattere di Dio ed il Suo Piano. Infatti, come l’apostolo Paolo, anche noi, non dobbiamo vergognarci dell’Evangelo, in quanto Esso “è potenza di Dio, per la salvezza di ogni credente…”—Rom. 1:16

SII FEDELE!

“Sii fedele sino alla morte, ed io ti darò la corona della vita! (Apoc 2:10) In tutta la storia della Chiesa, probabilmente, non v’è stato un tempo peggio del presente in cui l’Avversario abbia esplicata una più tenace attività, nel divergere la Verità per promuovorla astutamente su questioni irrilevanti e del tutto disutili.

Proprio adesso, che l’innalzamento e la glorificazione della Chiesa sono prossimi al compimento [ed i fedeli, da questa parte del Velo in attesa da un gran tempo, e di essere ricevuti, nella pienezza della gioia del loro Signore] Satana ricorre ad ogni espediente possibile, per trarli in inganno, nei riguardi del loro premio e frustrare questa fase del Piano divino.

Ma frustrare, o rendere inattiva una parte del Piano divino, non è possibile. L’Eterno si propose—e propone—di trarre, di mezzo all’umanità, un “piccolo gregge,” “un popolo per il Suo nome”: e, senza dubbio, tale Compagnia sta per essere completata. Eppure, se si o no che tutti coloro, che corrono per ottenere il premio dell’Alta Chiamata, perverranno ad essere accolti in detta Compagnia, resta ancora nella incertenzza. Ma state attenti, diletti! “Tieni fermamente quello che hai, affinché niuno tolga la tua corna.”

Invariabilmente, è stato rilevato che coloro i quali, per una qualsiasi evitabile causa, si sono allontanati dal vero Vangelo, sono stati lasciati nella loro via, o—persino—ostacolati di deviare dal cammino verso la mèta riserbata ai fedeli consacrati al Signore. Siamo tenuti a valutare, in tutta la sua grandiosità, la Verità divina, onde non comprometterla in niun senso, o grado. Noi dobbiamo ritenere la Verità, non solo secondo la lettera, ma, anche, nello spirito, e nell’amor per essa, proclamandola: in quanto, oltre a rappresentare il VERO, integralmente, è bella e grandiosa.

Se la serbiamo nel cuore e nella mente, in tutta la sua fulgidezza e grandiosità, ci manterremo sempre vigili onde niuno possa riuscire a distoglierci da essa, e se attivi nel trasmetterla, non incorreremo in ritardi, nè noi, nè coloro che fan parte della nostra compagnia.

Giovanni, nella sua prima Epistola 3:18-19 ci dice: “Figliuoletti, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti ed in Verità. Da ciò conosceremo che siamo nella Verità e renderemo sicuri i nostri cuori dinanzi a Lui.” Questi versetti indicano che alcuni amano, semplicemente, a parole—parole finte—le quali costituisco—no una simulazione, una vana loquela. La sincerità ed il vero amore risultano, evidentemente, reali allorquando sono accompagnati da azioni concomitanti, sempre in armonia con la Verità.

Ciò che il Signore richiede, al suo popolo, non risiede, solo nella manifestazione esterna di devozione a Lui ed alla Sua Causa, ma anche, in un amore che si sviluppa nel cuore e si estrinseca nelle azioni, incessantemente. Se professiamo d’amarci gli uni, gli altri, mentre, poi, seguiamo un corso in cui prevale l’interesse personale, in luogo del dar tutto di noi a Dio, al progresso della Sua Causa ed a quello dei fratelli bisognosi d’aiuto per progredire nell’angusta via che conduce alla vita, allora, noi siamo nella Verità.

Nella sua terza Epistola, Giovanni scrisse a Gaio (vs. 3 e 4): “Mi sono grandemente rallegrato quando sono venuti dei fratelli che hanno reso testimonianza della tua Verità: del modo in cui cammini nella Verità.” Anche noi dobbiamo tenere in alto la fiaccola dalla quale scaturisce associarci al male, cercheremo in ogni tempo di eliminarlo con la Parola preziosa di Dio seguendo la Verità, in carità e crescendo, in ogni cosa, verso Colui ch’è il Capo, cioè Gesù Cristo, nostro Signore.”—Efes 4:15




Il Malato Tra La Scienza E La Fede

“O eterno non mi correggere nella tua ira, e non castigarmi nel tuo cruccio!… Non v’e’ nulla d’intatto nella mia carne a cagione della tua ira; non v’e’ requie per le mie ossa a cagion del mio peccato… O eterno, non abbandonarmi; Dio mio, non allontanarti da me; affrettati in mio aiuto, o signore, mia salvezza!”
—Salmo 38

L’INSEGNAMENTO CHE SI ricava dalle Sacre Scritture è che tutto ciò che provoca dolore, malattia, sofferenza e marte, è conseguenza del peccato, e quindi rientra nella sfera del male. Mentre il bene è equilibrio interiore, riposo dello spirito e, conseguentemente, anche salute fisica.—Levitico 26:16; Giacomo 5:15

Questo concetto della Bibbia si diversifica da quello scientifico per il fatto che la scienza esamina l’uomo come essere vivente, come una specie del regno animale; la Bibbia, invece, parla dell’uomo come di un essere creato ad immagine e somiglianza di Dio, capace di ricevere il Suo Spirito, realizzare la Sua Volontà.

Inoltre, per la scienza il male non è un’anomalla dell’universo, ma connaturale ad esso, parte della sua stessa vita. Per la Bibbia il male è allontanamento da Dio, è peccato, è perdita della Sua immagine e somiglianaza in noi.

Anche il problema della sofferenza e del dolore, intesi in senso fisico, trovano due diverse interpretazioni e portano anche a diverse soluzioni: la scienza ricerca la salute fisica attraverso il perfetto equilibrio e funzionamento dei vari organi del corpo; la Bibbia la ricerca, non esclusivamente, ma principalmente nell’armonia con la volontà di Dio, nell’osservanza dei suoi comandamenti.

Nella ricerca dei mezzi strumentali della guarigione del malato, la scienza ricorre ai farmaci, la Bibbia ricorre invece alla fede e ad un ritorno alla natura.

Noi siamo al centro di questo conflitto, vero o apparente che sia, trascinati qua e là dalla nostra poca fede.

E’ bene dunque porci coraggiosamente questa domanda: può la nostra fede dar luogo allo Spirito dell’Eterno di operare in noi con potenza fino a guarirci non solo dai mali spirituali, ma anche da quelli fisici?

La risposta non dipende dal caso, ma da una illuminata investigazione della parola di Dio.

LE CONDIZIONI AMBIENTALI DELL’UOMO

Adamo, nella perfezione edenica in cui si trovava, non conosceva le malattie della carne; fuori dell’Eden, si. Noi vediamo che alla perfezione del primo uomo corrispondeva la perfezione dell’ambiente in cui questi viveva. La maledizione non colpì direttamente l’uomo, ma la terra (Genesi 3:17, 18, 24); ciò malgrado egli divenne imporfetto e morì.

Gesù Cristo, il secondo Adamo, era uomo perfetto, ma viveva in un ambiente imperfetto. Poteva egli conoscere le imperfezioni e le malattie della carne, invecchiare ed infine morire di morte naturale, come tutti gli altri uomini? Certamente no, perchè Egli era il Logos, la Parola di Dio, il formatore dell’uomo e dell’intero universo visibile e tutto ciò che passava per le sue mani, se contaminato, veniva purificato e reso perfetto. Egli metteva le mani sui malati ed i mali fisici e spirituali fuggivano da loro. Finanche i morti venivano risuscitati! Perchè dunque Gesù morì sulla croce? Morì perchè si era caricato dei peccati del mondo.

COEREDITA’ CON IL PRIMO ED IL SECONDO ADAMO

Noi non abbiamo un potere simile a quello di Gesù, come virtù naturale, e quindi non possiamo operare come Lui. Il Maestro ci dice però che coloro i quali credono in Lui non solo faranno le sue stesse opere, ma ne faranno di maggiori.—Giovanni 14:12-16

Vi è sin d’ora in ogni discepolo di Gesù una duplice coeredità che si ricollega rispettivamente ad Adamo, ed interessa l’uomo vecchio; a Cristo Gesù, ed interessa l’uomo nuovo. Se la prima coeredità ci rende partecipi delle imperfezioni del primo Adamo, la seconda deve renderci partecipi delle perfezioni, dello spirito di potenza del secondo Adamo.—Romani 8:15-17

La similitudine della vite e dei tralci (Giovanni 15:1-5), porta alle medesime conclusioni: “Voi senza di me non potete far nulla, ma con Cristo Gesù che ci fortifica possiamo ogni cosa.”—Filippesi 4:13

I FARMACI

Nella maggior parte dei casi, come reagiamo alle indisposizioni fisiche ed alle malattie? Ricorrendo troppo facilmente ai farmaci, spesso presi senza consultare nemmeno il medico. E l’uso indiscriminato di essi avvelena gradualmente il nostro organismo oppure, curando un male, ne provoca un altro peggiore.

Una indagine condotta in questo campo, ha rivelato che gli italianai, più degli altri popoli, ricorrono facilmente ai farmaci.

Tutto ciò si spiega con il fatto che una mentalità pseudo-scientifica ha preso il sopravvento su di noi, mentre il nostro cristianesimo è divenuto una semplice religione. Noi ignoriamo o dimentichiamo di possedere in noi lo Spirito dell’Eterno che è sopratutto potenza, davanti al quale la legge della carne, dura che sia, deve soggiacere!

E’ bene dunque fare un uso limitato dei medicinali, da prendere in ogni caso sotto il controllo medico, ma è bene interrogare anche la nostra fede che, quanto meno, dodovrebbe poter dire qualcosa!

FOCOMELIA ED EUTANASIA

La focomelia e ben conosciuta e diffusa nel mondo, e l’uso di sedativi e tranquillanti. Queste trovano modo di manifestarsi e si manifestano infatti su larga scala perche si tende ad indentificare, con molta superficialita, il bene con il piacere, ed il male con il dolore. Si dimentica che il dolore non ha solo una funzione morale, ma anche sopratutto biologica e ci si lascia guidare da una visione puramente edonistica della vita. Ciò è all’ogine di buona parte dei male della società perchè porta all’egoismo.

LA VOLONTÀ DI GUARIRE NEL MALATO

E noto quale ruolo determinante gioca la volontà nella guarigione del malato, e non soltanto sulle malattie psichiche o psi co-somatiche. Lavorando sul cervello più che sulla parte malata, il medico ottiene quasi sempre una guarigione rapida e completa del paziente. Vi è oggi una nuova scuola medica che si fonda sulla “sofrologìa”, ispirata cioè a concezioni della medicina orientale associata a quella occidentale. Un altro in dirizzo di parte della moderna terapìa consiste in un ritorno alle cure naturali (talassoterapìa, fitoterapìa, elioterapìa, ecc) oltre al termalismo all’agopuntura, ecc.

Scopo principale di tutto ciò è quello di evitare al paziente i farmaci.

Le condizioni di spirito sono spesso determinanti nel creare i presupposti alla guarigione del malato. Il nostro corpo è ancora un abisso inesplorato per la scienza medica, ed ha in sé poteri sufficienti per poter superare qualsiasi crisi e vincere ogni malattia. Basta rendersi conto di tutto ciò. Quando, poi, la volontà viene stimolata dallo Spirito che agisce per mezzo della fede in Cristo, allora si compie il miracolo!

Protagora, filosofo greco del V secolo A.C., affermava che “l’uomo è misura di tutte le cose”, ma Paolo completa poi questa affermazione, dicendo che è possibile ogni cosa all’uomo, ma solo in Cristo Gesù che lo fortifica. Gesù stesso aveva detto: “Voi senza di me non potete far nulla.”—Giov. 15:5

E’ possibile stabilire una relazione tra volontà e guarigione? Riportiamo la spiegazione scientifica del fenomeno data dal prof. Carlo Sirtori:

“Si può guarire un tumore con la forza di volontà, con la speranza, con la sollecitazione emotiva, con quel rivolgimento fisico e psichico che si chiama stress? Questa domanda provocatoria nasce da alcune ricerche sperimentali che dimostrano come alcuni ormoni tipo L-Dopa, la dopamina, la adrenalina e la noradrenalina, nel loro insieme chiamate cotecolamine, siano in grado di ridurre e di inibire certi tumori degli animali… Vi sono buoni motivi per rispondere che si, anche nell’umo non può non avvenire la stessa cosa. Ed ecco l’aggancio con gli stress menzionati all’inizio dell’articolo, l’aggancio alla speranza, alla sollecitazione emotiva, che riesce a provocare un aumento, una inondazione di cotecolamine.”—Gente n. 97 del 1970

Questa la spiegazione razionale di un fenomeno molto più complesso. Poichè se è la fede nell’Eterno Iddio ed in Gesù Cristo ad azionare quella speranza, allora si compie, come dicevamo, il miracolo!

L’UNZIONE CON L’OLIO

“C’è tra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della Chiesa, e preghino essi su Lui ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi.”—Giacomo 5:13-15

E’ da escludere che in questo testo si voglia alludere all’uso dell’olio a scopo terapeutico, anzichè a scopo carismatico. Anche i dodici inviati in missione da Gesù “ungevano d’olio molti infermi e li guarivano.” (Marco 6:13) Tra i doni che avrebbero accompagnato i credenti in Cristo, vi era anche quello della guarigione degli infermi: “imporranno le mani agl’infermi ed essi guariranno.”—Marco 16:18, cfr con I Corinzi 12:28

Guarire gl’infermi era uno dei doni dello Spirito che la Chiesa apostolica possedeva. Esso però non scomparve in modo assoluto nei secoli successivi, ma si affievolì con l’affievolirsi della fede.

Alcuni ritengono che esso riguardava la sola Chiesa Apostolica, mentre altri pensano che, con il progresso della scienza medica, il suo esercizio si rese pressocchè inutile. Due ipotesi, queste, che sono poco convincenti.

Una libera scelta tra la via terapeutica e quella carismatica spetta comunque all’interessato ed in nessun caso un movimento religioso deve imporre ai fedeli la seconda scelta, prospettando la prima via come quella dell’uomo di poca fede. Il radicalismo in un campo così delicato è sempre dannoso, ma talvolta può essere anche fatale, perchè da esso possono scaturire anche delle precise responsabilità penali, quando si tratta non della nostra vita, ma di quella altrui a noi affidata.

Ciò posto, chiediamoci se per la felice risoluzione di una malattia, un fratello in Cristo non possa servirsi, contemporaneamente della fede o della scienza, oppure sel’una debba necessariamente escludere l’altra. Modestamente noi pensiamo che quest’ultima ipotesi debba essere scartata. Ma dobbiamo pur dire che se un padre, accecato dal fanatismo, dovesse negare le cure mediche al proprio figliuoletto fino a metterne in pericolo la vita o a provocarne la morte, nel campo della fede, gli anziani delle assemblee si caricherebbero delle stesse responsabilità se trascurassero o negassero al fratello od alla sorella malati un conforto spirituale, la preghiera e l’unzione con l’olio. A meno che il malato non rifiuti la loro assistenza spirituale.

Nella Bibbia si parla spesso di medici e medicamenti; di bevande e pozioni somministrate a scopo curativo o come anestetici. Così, Paolo esorta Timoteo a bere “un po’divino” per le sue “frequenti infermità” e per il suo mal di stomaco. (I Timoteo 5:23) L’aceto e l’issopo, somministrato ai condannati a morte, agiva come anestetico. (Giov. 19:29) Vi è però un rimprovero rivoltà al re di Giuda, Asa, il quale, pur avendo fatto ciò che piaceva all’Eterno durante il suo regno, affetto da una gravissima malattia ai piedi, “non ricorse all’Eterno, ma ai medici.”—2 Cronache 16:12

Confidiamo dunque nell’Eterno in ogni circostanza della vita; non dimentichiamo che Egli ascolta tutte le preghiere che presentiamo a Lui nel nome del Signore Gesù. Egli è l’Iddio di sempre e non muta!




Supremazia Di Dio

ESAMINANDO CON SENSO critico tutto ciò che è stato scritto su Satana, talune persone, credenti e non credenti possono avere l’impressione che Satana sia onnipotente o quasi, mentre Dio ha chiuso i suoi occhi ai dolori, ed alle sofferenza dell’umanità, sordo alle loro gride di soccorso, lasciando a Satana la libertà di fare tutto il male ai popoli della terra.

Per correggere questa impressione, pensiamo sia utile evidenziare le principali opere di Dio le quali provano, al di là d’ogni dubbio, com’Egli non rimanga indifferente alle attività di Satana ed ai dolori delle sue creature umane. Noteremo innanzi tutto come le attività di Dio siano in netto contrasto con quelle di Satana, neutralizzandole.

Che Iddio abbia dato completa libertà a Satana non risponde a verità perchè ciò significherebbe in sostanza come abdicare alla sua divina supremazia su tutto il creato. Secondo le Scritture, Iddio ha consentito che Satana eserciti una limitata libertà d’azione, come viene chiaramente dimostrato nel caso di Giobbe, al fine di impartire una lezione salutare a tutte le sue creature intelligenti, sia terrene che celesti, sulla terribile conseguenza della disubbidienza e del peccato. Quando questa lezione sarà bene assimilata, Satana verrà, infine, annientato.—Isaia 14:12-16; Ezechiele 28:13-19; Apocalisse 20:10; Romani 16:20; Ebrei 2:14

Dopo la creazione dei nostri progenitori, alla fine del sesto “giorno” o epoca creativa. Iddio si riposò dalle sue opere. (Genesi 2:3) Questo riposo (da non intendersi alla lettera—cfr. Isaia 40:28, è continuato fino ai giorni nostri e durerà fino alla fine del Millennio, quando il Cristo capo e Corpo (Gesù e la Chiesa) rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre.—I Corinzi 15:24

Iddio opererà dunque indirettamente per mezzo di Gesù, che è la Parola (greco Logos) il Portavoce, il Braccio dell’Eterno.

Infatti, in quasi tutte le manifestazioni dell’Antico Testamento il Signore Gesù ebbe una parte importante fino a quando venne sulla terra come uomo per dare la sua vita in redenzione del mondo. Dopo la sua risurrezione dai morti, Gesù ha continuato la sua opera e la continuerà ancora fino alla fine del Millennio, con la differenza che, mentre prima della sua venuta la persona di Cristo Gesù era velata sotto diversi tipi e simboli, dopo si rivelò apertamente all’uomo come Figlio di Dio e redentore del mondo.

LE ATTIVITA’ DIO DIO

La domanda che ricorre frequentemente sulla bocca di tutti è questa: Se Dio ama il mondo perchè permette il male? Che cosa ha fatto o intenderà fare in favore dell’umanità? Intende soccorrerci o è indifferente a tutte le nostre afflizioni? Fino a qual punto possiamo essere certi che il regno del diavolo cederà il posto al Regno di Dio?

La risposta delle Sacre Scritture è positiva: essa dice che Iddio ha sempre amato il mondo perchè esso è la sua creazione. Basti pensare che Egli provvede il cibo, il sole, l’aria, la pioggia indispensabili alla vita ed alla salute di tutti gli esseri viventi. Iddio ha creato altresì i monti, i fiumi, gli alberi, i fiori, gli animali, gli uccelli, i pesci per i bisogni e la gioia dell’uomo. Se l’uomo è stato ed è incapace di godere felicemente di tutti questi beni, la colpa è principalmente di Satana, che ha spinto l’uomo verso la via dell’avarizia, dello orgoglio, dell’ignoranza: vale a dire della sua natura degenerata e corrotta che lo rende debole e morente.

CHE COSA HA FATTO DIO PER L’UMANITA?

Il primo intervento di Dio, dopo la disubbidienza dell’uomo, si manifesta con una condanna a morte per quest-ultimo e con la maledizione della terra. Ma, con la condanna, Iddio fa anche una velata promessa di liberazione: la progenie della donna avrebbe schiacciato la testa al serpente.—Genesi 3:15

Il secondo intervento di Dio si manifesta con il diluvio che spazza via una società di uomini divenuta estremamente, corrotta, violenta, malvagia perchè influenzata e controllata dagli angeli ribelli, suggestionati da Satana. Trova grazia solo Noè e la sua famiglia. Per la seconda volta l’opera di Satana venne disfatta ed il diluvio costituì una lezione salutare per gli uomini e per gli Angeli.

Anche qui, come nell’Eden, brilla l’amore di Dio nella promessa che mai più un cataclisma simile avrebbe distrutto la terra. Come pegno diede l’arcobaleno.—Genesi 9:1-17

Il terzo intervento di Dio si manifesta quando gli uomini si costruiscono la torre di Babele, nella pianura di Sinear. In quell’occasione Egli confuse il loro linguaggio dando origine alle diverse favelle, ed essi si sparseroo per tutta la terra. L’apostolo Paolo, sotto ispirazione dello Spirito Santo, scrisse che “quanto alle lingue, esse cesseranno” (I Corinzi 13:8), intendendo dire con ciò che in un tempo futuro vi sarà di nuovo una sola lingua per tutta l’umanità.

Ricordandosi della promessa fatta ad Adamo ed Eva ventuno secoli più tardi. Iddio promise ad Abrahamo che nella sua progenie tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette. (Genesi 22:18) Questa promessa venne riconfermata ad Isacco, a Giacobbe.—Ibidem 26:2-3; 28:13-14

Il quarto intervento di Dio ebbe luogo nei riguardi della progenie di Abrahamo che dimorava nella schiavitù d’Egitto. Con grande manifestazione di potenza, Egli liberò il suo popolo facendolo passare attraverso il Mar Rosso e, nel Sinai, per mezzo del Suo servitore Mosè, diede loro la rivelazione della legge che aveva come nucleo centrale il Decalogo. Da allora in poi l’Eterno Iddio allacciava relazioni dirette con il popolo d’Israele e le Scritture sacre dell’Antico Testamentoo ne costituivano il codice fondamentale.

Nel corso dei secoli Iddio interveniva direttamente nella vita di quel popolo determinando svolte talvolta decisive non solo per la sua storia, ma per la storia dell’intera umanità.Intanto la promessa fatta ad Adamo e riconfermata ad Abrahamo ed alla sua posterità, doveva trovare un inizio di adempimento. Vaga ed indeterminata al principio, divenne più chiara in seguito: la progenie della promessa doveva essere manifestata per spezzare i legami del peccato, togliere il male dal mondo, distruggere Satana.

Perciò, sotto ispirazione divina, Isaia annunziava questo grande messaggio: “Un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno (letteralmente, Padre delle età), principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide ed al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti.”—Isaia 9:5-6

Così, al tempo determinato nel Piano di Dio, ebbe luogo il più grande intervento divino in favore dell’umanità: in adempimento alle profezie di Isaia 7:14 e Michea 5:1, Gesù, concepito miracolosamente nel seno di una vergine, ad opera dello Spirito dell’Eterno, nacque a Betlhehem in Giudea. (Matteo 1:23; 2:4-6) E, come a ricordare le antiche promesse, l’Eterno Iddio e Padre nostro, per mezzo dei suoi angeli, affidò a degli uomini pastori di greggi, questo meraviglioso messaggio: “Non temete perchè ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, v’è nato un salvatore, che è Cristo, il Signore.”—Luca 2:10-11

Gesù non era venuto per instaurare immediatamente sulla terra il regno promesso molti secoli innanzi, sotto il quale tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette. Un tale regno, mentre dominava ancora il peccato, sarebbe stato controproducente. Bisognava innanzitutto riscattare tutto il genere umano dal peccato e dalla morte, frutto della disubbidienza adamica. Gesù, uomo perfetto, il secondo Adamo, fece tutto questo. Morendo sulla croce, Egli ha riscattato l’intera umanità dalla podestà della morte, formendole una redenzione eterna. A sigillare questa meravigliosa realtà, il Padre celeste lo risuscitò dai morti, “primizia di coloro che dormono”, garanzia certissima della risurrezione di tutta l’umanità.—I Corinzi 15:20-22

Silenziosamente, ma inesorabilmente, l’Eterno Iddio attuava il suo piano di salvezza!

Il Regno di Dio non venne instaurato sulla terra nemmeno dopo la risurrezione di Gesù, perchè il proponimento divino aveva riserbato un periodo di tempo in cui Iddio avrebbe chiamato ed eletto ad una santa e celeste vocazione, una classe speciale, la Chiesa, scelta non solo tra il popolo d’Israele, ma fra tutte le nazioni della terra. Questa Chiesa eletta, una volta assunta in gloria, dovrà regnare con Gesù Cristo durante i mille anni del Regno, per la benedizione di tutta l’umanità.—I Pietro 2:9; Apocalisse 20:6

Nella sua infinita sapienza, Iddio ha permesso il male per provare la fedeltà del suo popolo eletto. Questo, infatti, attraverso le persecuzioni, le afflizioni e le amare esperienze della vita, pratica l’ubbidienza, la sottomissione alla volontà divina, impara ad essere paziente e ad avere completa fiducia in Dio.—I Pietro 4:12-19

Questo spiega perchè il sentiero del cristiano è seminato di ostacoli, di amarezze, di prove difficili che giungono talvolta anche al sacrificio della propria vita. Ma il Signore Iddio non metterà mai sulle spalle dei suoi figliuo li un peso superiore alle loro forze. (I Corinzi 10:13) Il raggio d’azione di Satana ha un limite e la grazia di Dio e la sua protezione sono su di loro in ogni tempo.—Romani 8:28

In un senso più largo, Iddio permette che il mondo sia afflitto da tanti mali, sotto il regno tenebroso di Satana, affinchè impari per esperienza diretta quali sono le conseguenze del peccato e possa così starsene lontano. Tale esperienza si rivelerà di grande importanza per l’umanità durante il regno di Cristo, dove Satana, e quindi le tentazioni, le debolezze della carne ed ogni apparenza di male, non esisteranno più. Allora tutte le angustie e le sofferenze di questa vita, saranno ricordate come un brutto sogno!

Prendendo in considerazione tutte queste cose, ed altre ancora ugualmente importanti che per mancanza di spazio abbiamo omesso, bisogna concludere che durante questi seimila anni di storia dell’umanità, non solo lo Eterno Iddio non è rimasto indifferente e tanto meno inattivo, ma, neutralizzando l’azione di Satana, ha attuato il suo piano fino ai nostri giorni e l’attuerà ancora in futuro fino al suo compimento. Esso prevede:

- il ritorno del Signore Gesù con potenza e gran gloria:

- la risurrezione e glorificazione della Chiesa;

- il legamento di Satana, relegato nella sua prigione abissale;

- instaurazione del Regno per mille anni durante i quali tutta l’umanità sarà restaurata alle primitive condizioni di perfezione edenica.

Perciò è più che mai attuale oggi questa esortazione che l’apostolo Pietro rivolse agli abitanti di Gerusalemme oltre 19 secoli or sono: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati, affinchè vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e ch’Egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio.”—Atti 3:19-21

Contribuito




La Volontà Di Dio

“…E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinchè conosciate per esperienza qual sia la volontà di dio, la buona, accettevole e perfetta volontà”
—Romani 12:2

NESSUN DOMESTICO può fare la volontà del suo padrone senza averne una precisa conoscenza. Così anche noi, come servi dell’Altissimo, non possiamo fare la sua volontà, senza prima sapere ciò che Egli richiede da noi.

Il Signore Gesù compì la sua consacrazione col rimettere la sua volontà interamente nella volontà del Padre. Ecco la determinazione che il Salmista mette nella bocca sua, al momento del battesimo: “Io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà!”—Salmo 40:8; Ebrei 10:7  Perciò per poter adempiere la volontà di Dio, il primo passo da fare è quello di seguire le orme di Cristo, presentando noi stessi a Dio.

Ma è proprio a questo punto che dobbiamo porci questa domanda: come possiamo presentarci a Dio? La risposta ci viene fornita da queste parole di Paolo ai Romani: “Io vi esorto fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio.”—Romani 12:1

Noi siamo giustificati per la fede che abbiamo in Gesù Cristo e questo ci concede il privilegio di offrire i nostri corpi a Dio in sacrificio vivente. Tuttavia il successivo versetto due ci indica il modo come realizzare questo proponimento quando ci esorta ad essere trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente onde conoscere qual sia la volontà di Dio.

Per donarci completamente a Dio è necessario conoscerLo ed amarLo ed offrire a Lui il nostro cuore. Infatti è proprio ciò che Dio vuole da noi quando ci rivolge questo dolce appello: “Figliuol mio dammi il tuo cuore.”—Proverbi 23:26  Il “cuore” rappresenta in questo caso la nostra volontà che dobbiamo immergere, sacrificare nella volontà divina, la quale soltanto deve dirigere i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni fino alla morte.

Questi versi, che traduciamo liberamente dall’inglese, possono forse darci un’idea esatta di quanto andiamo affermando:

Ad una sola cosa tengo, o Dio:
Ch’io possa affidarmi a Te.
Tutto ciò che in me hai formato è Tuo
E l’uso solo è mio.
Seppur mi fosse offerto terra ed oro,
Qual bene ne ritrarrei?
Poichè Tu solo le possiedi in eterno:
Io sol godo il bene del Pio.

Queste parole sono in armonia con quanto leggiamo nel Salmo 50:10-11 ed in Aggeo 2:8: “Mie son tutte le bestie della foresta, mio è il bestiame ch’è per i monti a migliaia. Io conosco tutti gli uccelli dei monti, e quel che si muove per la campagna è a mia disposizione…Mio è l’argento, mio è l’oro, dice l’Eterno degli eserciti.”

Saremmo ben meschini e gretti se pensassimo di poter appellarci alla Bontà divina offrendo a Dio qualcosa che a Lui già appartiene quale Creatore di tutte le cose. Egli vuole che gli presentiamo i nostri corpi “in sacrificio vivente, santo, accettevole” e ciò non sarebbe possibile nemmenose continuassimo a vivere una vita come suole dirsi normale, cioè onesta e moralmente ineccepibile, fino a quando il velo della morte stendesse il suo manto su di noi. L’apostolo Paolo richiama invece la nostra attenzione sul concetto di “sacrificio vivente.”

Ogni creatura spirituale in Cristo è stata dotata da Dio di una volontà con la quale può determinare le proprie scelte. Essa può cosi accogliere o meno l’appello divino, apprezzare o meno le beatitudini derivanti dall’arrendersi completamente alla volontà di Dio. Ma quale gioia e pace sente colui che si immerge totalmente in essa! Egli vive in una zona di sicurezza, dimora in sicurtà. Fatto ciò abbiamo dato il nostro tutto e d’allora in poi tutte le nostre decisioni rispecchieranno la volontà del Padre celeste. E perchè possiamo conoscere la volontà divina in termini chiari, Dio ci elargisce il dono della sua parola rivelata, la Sacra Scrittura, la quale “è utile ad insegnare, a correggere, a educare alla giustizia, affinchè l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3:16-17) “Studiati—scrive Paolo a Timoteo—di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad essere confuso, che tagli dirittamente la parola della verità.”—2 Timoteo 2:15

Per renderci approvati da Dio dobbiamo costruire l’edificio della nostra fede sull’unico fondamento di Cristo, tenedo presente il materiale che usiamo nella costruzione. Possiamo infatti adoperare oro, argento, pietre di valore, oppure legno, fieno, paglia; la bontà del materiale usato verrà posto a collaudo con il fuoco, costituito dalle ardenti tribolazioni del giorno del Signore. Ognuno sa che il legno, il fieno e la paglia non resistono all’azione del fuoco e coloro che hanno in tal modo edificato si troveranno ignudi davanti alla giustizia divina e con i segni del fuoco nelle carni; ma “egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.”—I Corinzi 3:11-15

Immaginiamo un pò quale e quanta vergogna proveranno costoro allorquando capiranno che la loro nudità sarà il frutto della loro attuale ignoranza della parola di Dio.

Il fondamento di Cristo è dato dal riscatto che il Figliuolo ha offerto per la intera umanità. L’Apostolo mette in risalto questa verità quando scrive ai Corinzi: “Io v’ho prima di tutto trasmesso come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le scritture; che risuscitò il terzo giorno, secondo le scritture…” (I Corinzi 15:3-4), e venne sovranamente innalzato, ricevendo “un nome che è al di sopra d’ogni nome affinchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio, nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre.”—Filippesi 2:9-11

È questa la grande verità della Scrittura su cui dobbiamo edificare. Quali membri della famiglia di Dio, chiamati a far parte della Sposa di Cristo, ognuno di noi deve sinceramente chiedersi in qual maniera stia edificando la propria fede. Rispondere in modo soddisfacente a questa domanda significa compiere la volontà di Dio, cioè la nostra santificazione.—I Tessalonicesi 4:1-3

Compiamo dunque la divina volontà in questpoveri vasi di terra che sono i nostri corpi, in attesa di poterla compiere al proprio tempo nella gloria del celeste regno di Dio, perchè “il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno.”—I Giovanni 2:17

Contribuito




Il Gran Trono Bianco

“Poi vidi un gran trono biano e Colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggirono terra e cielo; a non fu più trovato posto per loro…”
—Apocalisse 20:11

QUESTA VISIONE AVRÀ il suo compimento durante i mille anni in cui Cristo e la sua Chiesa regneranno sulla terra. (Apocalisse 5:10; 20:6) Ciò è dimostrato dal fatto che gli eventi ivi descritti si susseguiranno durante il passaggio del primo cielo e della prima terra simbolici di cui è cenno in Apocalisse 21:1, dove leggiamo: “Poi vidi un nuovo cielo ed una nuova terra, perchè il primo cielo e la prima terra erano passati.” Uno studio accurato della seconda Epistola di Pietro (3:5-13) ce ne darà conferma. L’Apostolo parla ivi di tre “mondi” ed afferma che “ab-antico, per effetto della parola di Dio, esisterrero de’ cieli ed una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; per i quali mezzi il mondo d’allora, sommerso dall’acqua, perì; mentre i cieli d’adesso e la terra, per la medesima Parola son custoditi essendo riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empì.”

E’ appena il caso di notare che il diluvio al quale allude l’Apostolo non distrusse il nostro pianeta, ma il malvagio sistema o “ordine di cose” che in precedenza esisteva in esso. Applicando il concetto al “mondo” attuale, si perviene alla medesima conclusione. Infatti Egli così conclude: “Ma, secondo la promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, ne’ quali abiti giustizia.” Con queste parole l’Apostolo si riallaccia a quanto profetizzato da Isaia 65:17 sullo stesso soggetto.

Nell’interpretazione di queste profezie è molto importante attribuire ai vari simboli i significati esattamente corrispondenti. Così i “monti” si identificano con i regni; i “cieli”, con le potenze spirituali dominanti; la “terra”, con l’ordine sociale ivi esistente e le lotte sociali che agitano le masse dei popoli. Il “fuoco” ha anche il suo significato simbolico, come i precedenti segni, ed illustra la distruzione o passaggio di quelle condizioni.

Quando la profezia prospetta il passaggio (o dissoluzione) del cielo e della terra attuali e l’instaurazione, al loro posto, di un nuovo cielo e di una nuova terra, essa vuole alludere al regno di Cristo che assumerà il pieno controllo della terra, distruggendo l’attuale governo di Satana e dei suoi angeli (Apocalisse 21:1), costituenti “le forze spirituali della malvagità, che sono ne’ luoghi celesti.—Efesini 6:12

Colui che siederà sul gran trono bianco è il Signore Gesù Cristo, il giudice di tutta l’umanità. In Giovanni 5:23 leggiamo che “il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figliuolo.” Viene chiamato “trono bianco” perchè il metro con il quale ogni uomo sarà misurato è la purità, il candore, l’innocenza. La promessa fatta ai vincitori dell’età del Vangelo è che essi avranno l’alto onore di sedere sul trono di Cristo, il che fa chiaramente comprendere che saranno i collaboratori di Lui ed a Lui associati in quella grandiosa opera di restaurazione.—Apocalisse 3:21

Continuando il nostro studio su Apocalisse 20:12-13, leggiamo: “E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti altrono; ed i libri furono aperti; e un’altro libro fu aperto, che è il libro della vita; ed i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro.”

La Sacra Bibbia insegna che se tutta la progenie umana fu condannata a morte in Adamo, tutti gli uomini, senza distinzione, saranno altresì risvegliati dal sonno della morte poichè il Signore Gesù “per grazia di Dio, gustò la morte per tutti,” riscattando tutti dalla potestà della morte. L’Apostolo Paolo chiarisce questo concetto quando scrive che “come in Adamo tutti muoiono, così anche in Cristo tutti saranno vivificati.” (I Corinzi 15:22) Il sacrificio del nostro Signore ha abolito la condanna adamica ed “il giorno del giudizio,” invece di essere qualcosa da temere ed evitare, com’è stato insegnato dal clero, sarà invece un meraviglicso giorno di benedizioni per tutta la gemente umanità. “A questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita:–scrive Paolo—per essere Signore dei morti e dei viventi.”—Romani 14:9

Tutti i morti staranno ritti davanti al gran trono bianco del giudizio, nel senso che, durante i mille anni del regno di Cristo sulla terra, tutti gli uomini saranno giudicati e quindi guidati, amaestrati alla conoscenza della verità. (I Timoteo 2:4) Messi alla prova, essi dovranno dimostrare di essere degni di ricevere la vita eterna proprio come i membri del corpo di Cristo sono provati durante la presente età per accertare se sono o meno degni di regnare con Cristo.

Il simbolismo dei “libri” che vengono aperti si riferisce ai procedimenti con i quali i risuscitati verranno giudicati in riguardo alle loro opere, procedimenti che si fondano sulle immutabili leggi dell’Eterno Iddio, rivelate nella Sacra Scrittura. Da quelle medesime regole vengono giudicate nella presente età i membri della vera Chiesa e ciò è in armonia con le seguenti parole di nostro Signore: “La parola che io ho detta sarà quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno.”—Giovanni 12:48

In quel tempo la Parola di Dio non sarà più velata da parabole e detti oscuri, nè le profezie saranno nascoste sotto simboli perchè i popoli possano ascoltare ed intendere chiaramente.

Allorchè la chiamata, elezione e glorificazione del “piccolo gregge” (che costituisce oggi) “il mistero che è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni” (Colossesi 1:26) sarà portato a compimento, allora “i libri” verranno “aperti” e la conoscenza dell’Eterno coprirà la terra “come le acque coprono il fondo del mare.”—Habacuc 2:14; Isaia 11:9

I morti veduti in visione da Giovanni davanti al gran trono bianco, si riferiscono ad ogni generazione, razza, nazione e lingua, non importa dove, come e quando morirono. Tutti dovranno essere risvegliati dal sonno della morte, durante i mille anni del regno di Cristo, da Abele, primo a morire, fino all’ultimo uomo che chiuderà gli occhi prima dell’inizio della risurrezione: “Non vi meravigliate di questo; dice Gesù — perchè l’ora viene in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la Sua voce e ne verranno fuori.”—Giovanni 5:28-29

Il giudizio del gran trono bianco sarà un meraviglioso processo per tutta l’umanità. Esso castigherà i malvagi, premierà i buoni, metterà ogni cosa a livello e tutta la gemente creazione sarà liberata dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà dei figliuoli di Dio (Romani 8:19-22), perchè Satana sarà allora legato e gettato nell’abisso perchè non possa sedurre più le genti.—Apocalisse 20:1-3

Il Signore Gesù stabilisce una relazione tra le opere della presente esistenza e quelle che l’umanità farà nel giorno del giudizio quando, riferendosi agli abitanti delle città di Chorazin, Betsaida e Capernaum, che non si erano ravvedute nemmeno di fronte alle potenti operazioni da Lui fatte, disse: “Guai a te, Chorazin! Guaia te, Betsaida! Perchè se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, si sarebbero pentite con sacco e cenere. E però vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades. Perchè se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi. E però io vi dichiaro, nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua.”—Matteo 11:20-24

Le parole di nostro Signore rivelano che coloro i quali hanno avuto l’opportunità in questa vita di convertirsi e camminare nelle sue vie, ma sono stati negligenti o hanno avuto il cuore duro, saranno trattati molto più severamente degli altri nel giorno di mille anni del giudizio. Scopo di quest’ultimo non sarà quello punitivo, ma correttivo.

Ogni malvagia parola, pensiero od azione che nella vita presente contribuisce ad indurire il cuore, renderà molto più difficile in quel giorno il ritorno alla virtù ed alla dirittura. Peccati commessi volontariamente, richiederanno una più grande correzione nel giorno del giudizio. Una persona più sprofonda oggi nel fango del peccato, tanto più severi saranno i mezzi che verranno usati dal Signore Gesù per tirarla fuori e ricondurla sul giusto sentiero. Tutte le punizioni somministrate all’umanità durante il giorno del giudizio saranno a scopo correttivo, disciplinare onde favorire lo sviluppo della santità.

Sarà motivo di fiducia e di speranza per tutta l’umanità il fatto che tutta la potestà di giudizio risiederà nella persona del Signore Gesù. Sta scritto, infatti, che “giustizia e diritto sono la base del Tuo trono, benignità e verità sono davanti al Tuo trono … L’Eterno giudicherà i popoli con rettitudine… per mezzo di quell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti.”—Salmo 89:14; 96:10,13; Atti 17:31

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora