AURORA
Novembre-Dicembre 2005

Contenuto Di Questo Numero

  1. Pace-Giustizia-Tranquillità
  2. Catastrofe Senza Fine
  3. L’Originale Superiorita Del Patto Abrahamico
  4. La Creazione (continuazione dell’articolo Setember-Ottobre)
  5. Studio Biblico - Paolo Di Fronte A Cristo
  6. Studio Biblico - Vivendo Con I Nuovi Convertiti
  7. Vita E Dottrina In Cristo - Preparazione Per L’Evangelo

Pace-Giustizia-Tranquillità
Isaia 32:17

OGNI ANNO, ALLA ricorrenza della nascita di Gesù, il desiderio di una pace durevole ed universale pervade l’anima delle genti che, per buona parte e affranta dal susseguirsi dalle guerre, rivoluzioni e terrorismo in cui incessantemente e sommerso il mondo attuale. Il cantico col quale gli Angioli annunziarono il grandioso evento agli attoniti pastori sulle colline della Giudea concorre a suscitare in tale lieta circostanza un sentimento di bontà in milioni di cuori del cristianesimo. “Pace in terra frà gli uomini” Eppure quest’anno non si prevedono possibilità di pace superiori a quella dell’anno scorso o addirittura di quasi venti secoli fà: appena dopo la nascita del Messia-Il Principe della Pace.

Da un punto di vista veramente umano non v’è oggi alcuna possibilità di realizzare una pace durevole e basata sulla giustizia; al contrario Iddio ci da an’assicurazione—la stessa che fù annunziata dagli Angeli—di un governo di pace e di giustizia che dovrà essere definitivamente stabilito sulla terra sotto la guida del suo Figliolo (il Messia della Salvezza) Un’antica profezia che, nel preannunciarne la nascita, attribuisce a Gesù il titolo di “Principe della Pace”, afferma che questo governo darà incremento all’impero all’autorità di Dio sulla terra) e una pace senza fine.—Isaia 9:6

La nascita di Gesù fù un miracolo; ugualmente sarà l’adempimento del secondo evento. La divina potenza interverrà direttamente, ossia in forma miracolosa, per instaurare il governo universale di pace e di giustizia. Iddio non e mai dipeso e mai dipenderà dai fragili ed inperfetti sforzi umani per la concretizzazione dei Suoi disegni. Questa verità fù compresa dagli apostoli e dalla Chiesa Primitiva in generale. I primi discepoli di Gesù, anzi, pensavano che il Maestro dovesse stabilire il Suo regno fin da allora, allo scopo di spezzare il giogo di Roma, che opprimeva Israele, ed estendeva il suo dominio sul mondo di allora. Fù un errore e, per corregerlo, Gesù presentò una parabola in cui rassomigliò se stesso ad un “Nobile uomo” che “andò in un paese lontano per ricevere l’investitura d’un regno e poi tornare.—Luca 19:11 Dal che I discepoli compresero ch’era necassario per Gesù andare prima al Padre e quindi il suo regno sarebbe stato stabilito alla sua seconda venuta. Ossia al suo ritorno. E certo, però, che rimasero fermi nel credere in quella meravigliosa promessa.

La grande speranza della Chiesa Primitiva fù è rimase quella del ritorno del Signore; il compito principale dei credenti fù quello di dimostrarsi degni di far parte, insieme col loro Maestro, del divin governo partecipando alla prima resurrezione “onde vivere per sempre con Cristo e regnare con Lui nel Suo Regno nel millennio. Questa fù la speranza che animò il popolo del Signore durante l’età dell’E vengelo, ed è ancora la speranza ancorata nel cuore del popolo del Signore del tempo presente.”




Catastrofe Senza Fine

L’URAGANO KATRINE CHE ha devastato l’intera città della Nuova Orleans nel mese di Settembre, fù la catastrofe naturale più grave da un secolo in qua. Fù detto che lo Tsunami d’America avrà contraccolpi sull’economia mondiale peggiore dello Tsunami d’Asia del 26 Dicembre 2004. I suoi effetti dureranno per molti anni sul territorio e nella memoria delle popolazioni colpite. La catastrofe fù realmente di una enorme gravità. Prima del violente uragano la Nuova Orleans era le città del Jazze e del canto ora é divenuta la città del pianto e del dolore. Oltre duecento mila abitanti hanno abandonato la città devastate e la magioranza di loro non hanno intenzioni di ritornare nella città. Quando la catastrove si scatenò gli abitanti per salvarsi la vita hanno abandonato tutto quello che possedevono, si può dire che in fretta uscirono fuori della città con la camicia addosso.

Oltre alle tragedie, in diversi occasioni i soccorritori furono attaccati dai superstiti, tra i quali si sono scatenati liti per avere il diritto di salire per i primi sulle imbarcazioni che stavano raccogliendo i sopravvissuti. La situazione era divenuta grave ed incontrollabile che il Sindaco della città aveva ordinato a tutti gli abitanti di lasciare la città perchè con ragionevole certezza si parlava di migliaia di vittime. Dalle foto nelle riviste d’America la catastropfe fù di una dimenzione incancolabile. Nelle immagini degli sfollati e di quanto hanno perso tutto, l’America si scopre un volto e una fragilità da terzo mondo: quei neri erano in attesa di un soccorso sulle rampe delle autostrade di New Orleans, laceri, misere, inermi—che sembravano essere profuchi Africani, E ormai chiaro che ci vorranno mesi e anni per ripristinare, lungo la costa sul Golfo del Messico e a New Orleans la normalità: acqua—luce—servizi sanitari—scuole—uffici, e anni per ricostruire l’economia statunitense e mondiale, paragonabile forse all’impatto degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001.

Questi ed altri tragedie alla quale la povera umanità sta attraversando, non soltanto tocca il nostro cuore ma più che mai alziamo gli occhi in cielo pregando che il Signore stabilirà il Suo Regno e si materializzerà la beata speranza ben descritta nel libro dell’Apocalisse capitolo 21 dove in parte è scritto: “I nuovi cieli e la nuova terra. E udii una grande voce dal trono che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio; e asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; ne ci saran più cordoglio, ne grido, ne dolore, poichè la cose di prima son passate.”




L’Originale Superiorita Del Patto Abrahamico

LE SCRITTURE MENZIONANO tre Patti, tipificati nelle mogli di Abrahamo, nell’ordine seguente: di Sara, che fu la prima e l’unica moglie riconosciuta, indi la serva—o domestica—Agara, e più tardi, Katura. Sara ed Agara ebbero, ognuna, un solo figlio, mentre Katura ne ebbe 6. Dalla Genesi (25:5-6) rileviamo che Abrahamo designò quale suo erede, Isacco, mentre, ai figliuoli delle altre due, “fece dei doni” e, nel tempo che fu ancora in vita, li mandò “lungi dal suo figliuolo Isacco, verso levante, nel paese d’oriente.” Il fatto che Ismaele nacque prima d’Isacco, non impedi che costui fosse l’erede. E ne esporremo la ragione.

Dal principio, come risulta dalle Scritture, l’Eterno Iddio aveva in mente che avrebbe giustificato i Gentili, per la fede, Perciò—come apprendiamo dall’apostolo Paolo—Galati 3:8—le “Scritture, prevendendo che Iddio avrebbe giustificato i Gentili, per la fede, preannunziò ad Abrahamo questa buona nuova: in te saran benedette tutte le genti.” Riportandoci ancora alla Genesi (12:3), rileviamo che Iddio predicò l’Evangelo, anticipatamente ad Abrahamo, dicendogli: “… benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, ed in te saranno benedette tutte le famiglie della terra.”

L’apostolo Paolo indica, anche, che la promessa [o Patto originale], espressa da Dio ad Abrahamo, menziona due progenie, risultanti dalla Sua dichiarazione, Genesis 2:17, “… tu non mi hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo, io certo ti benedirò e moltiplicherò la tua progenie, come le stelle nel cielo e come la rena ch’è sul lido del mare.” Così, rileviamo che Abrahamo tipifica Iddio e la promessa sta ad indicare due classi che s’andranno formando [nell’ avvenire]: 1) quella rappresentata “dalle stelle nel cielo,” la Chiesa, nel piano spirituale; 2) quella rappresentata “dalla rena ch’è sul lido del mare,” l’umanità restaurata alla perfezione umana, originale.

Quanto abbiamo espresso, or ora, l’apostolo Paolo lo pone in perfetta luce, scrivendo ai Romani (4:16- 18), in questi termini: “Perciò, l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; onde la promessa sia sicura per tutta la progenie; non soltanto per quella che è sotto la Legge (l’Israele secondo la carne), ma anche per quella che è per la fede come Abrahamo, il quale è padre di tutti noi—secondo quanto è scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni.”—Romani 4:17

In definitiva, la progenie Spirituale è andata e va formandosi, lungo il corso dell’era Evangelica; mentre la progenie, secondo la carne, si ravvisa nell’umanità che sarà restaurata [ad eccezione degli Antichi Dignitarii, i quali, “avendo avuta buona testimonianza, per la loro fede (Ebrei, capitolo 11), parteciperanno alla prima risurrezione e “saranno costituiti principi per tutta la terra.”—Salmo 45:16

Il Patto della Legge, sancito sul Monte Sinai, fu un tipo del Nuovo Patto ed ebbe Mosè quale Mediatore, ma, non essendo pervenuto ad alcuna perfezione, sia per il Mediatore, che per il popolo, entrambi imperfetti. L’apostolo Paolo spiega che Israele, tipificato da Ismaele, non ricevette la promessa, che, invece, ebbe Cristo. Tuttavia, più tardi—Israele, come l’Apostolo puntualizza, riceverà le benedizioni promesse, le quali avranno compimento per effetto del Nuovo Patto, dopo la glorificazione della Chiesa.

Ragionevolmente, ci si chiederà: ‘Se nel Patto Abrahamico era racchiusa, in pieno, la divina promessa, sia per la Chiesa, che per il mondo, perchè Iddio effettuò ordinamenti per altri due Patti [cioè, quello della Legge, istituito da Mosè, quale Mediatore, sul Monte Sinai, con Israele, ed il Nuovo Patto che avrà da venire, ad erogare le benedizioni all’intera umanità?].

I PROPONIMENTI RACCHIUSI, NEI DUE PATTI AGGIUNTI

A quanto, probabilmente, ci si chiederebbe con la domanda del precedente paragrafo, rispondiamo: i due Patti furono aggiunti per porre in maggior luce il proponimento divino, inducendoci, così, ad apprezzare l’Opera erogatrice dell’Amore e della Giustizia di Dio.

1) Il Patto della Legge fu aggiunto alla Promessa Abrahamica e, secondo le spiegazioni dell’apostolo Paolo, affinchè avesse vigore nel corso del tempo, in cui la progenie della promessa—a cui il Patto si riferiva e si riferisce—si sarebbe completata. E ciò fu necessario, a causa del peccato, che obbligò di attendere affinchè il livello di vita della progenie promessa avesse agio d’assurgere alla degnità meritevole per la Nuova Creazione. Il Patto della Legge, con Israele condusse a tale conformazione, in quanto predispose un livello di vita semplificato in Gesù e che servì, anche, allo sviluppo della Nazione Israelita, verso un alto tenore di vita, ispirato ai precetti di Dio, ed alla Sua Giustizia; è servita anche a preparare coloro che dovevano rispondere alla alta chiamata dell’èra Evangelica, ed a rigenerare a Nuove Creature quelli che, infine, si sarebbero resi degni del favore divino, per i meriti di Cristo ed avrebbero calcate le Sue Orme, sino alla morte, onde, poi, divenire coeredi, alla instaurazione del Suo Regno Millenniale.

Il Patto della Legge ha provvisto, anche, certe acquisizioni di norme tipiche, esposte nelle profezie: le quali sono state benefiche per l’Israele Spiritu ale, durante l’èra Evagelica, per le illustrazioni di tipi, immagini, preannunzii profectici, concernenti le benedizioni che saranno erogate dalla Chiesa, durante questa èra e quelle che Essa erogherà al mondo, nel corso del Regno Millenniale.

2) Mediante il Nuovo Patto[la seconda parte dell’- originale Patto Abrahamico], il mondo riceverà tutte le benedizioni divine, comprese quelle inerenti alla restaurazione. Tali somme benedizioni, previste da codesto Patto, saranno erogate dal Mediatore [Cristo, in collaborazione con la Chiesa-Sua Sposa-] lungo il corso dell’èra Millenniale, che inizia alla fine dell-èra Evangelica.

Gesù Cristo, nostro Redentore e Capo, Mediatore del Nuovo Patto, in virtù del sacrificio Suo sul Calvario, avrebbe potuto dar principio alla Sua Opera, se il Padre Suo non avesse “avuto in vista, per noi, qualcosa di meglio …—Ebrei 11:40: cioè la Chiesa, il Corpo di Cristo, “Il mistero, che è stato occulto da tutti I secoli e generazioni, ma che, ora [nel corso dell’èra Evangelica] è stato manifestato ai Santi di Lui.”—Colossesi 1:26

I FIGLIUOLI DEL GIURAMENTO

Le Scritture presentano, con gran chiarezza, Gesù, nostro Signore, quale il Messia atteso, da lungo tempo e lo ravvisano quale progenie di Abrahamo (compulsare Luca 1:32-33, 55, 72-74; 2:11; Giov. 1:41; 4:25-26. “La Chiesa che è il Suo Corpo” è andata formandosi in virtù del Patto originale Abrahamico (che Dio suggellò giurando per sè stesso… Ebrei 6:13) e che l’apostolo Paolo definisce “la speranza che ci era posta dinanzi [prospettataci], quale un’ancora dell’anima, che noi teniamo sicura, ferma e penetrante, di là dalla cortina.”—Ebrei 6:13-20 E, poi, rivolgendosi alla Chiesa dei Galati 4:28, dice: “Or, voi, fratelli, siate figliuoli della promessa, alla maniera d’Isacco”; volendoli, così, definire quali componenti la Chiesa e, quindi figliuoli del giuramento.

La rigenerante promessa ad una nuova natura, concessaci per mezzo di Cristo, è diversa da quella, per cui i Giudei furono costituiti componenti la casa dei servitori. Ed è completamente diversa dalle promesse per le quali l’Israele sarà restaurato e tutte le famiglie della terra saranno condotte alla perfezione umana, al tempo della restaurazione di tutte le cose, quali figliuoli del Nuovo Patto. E, poichè nostro Signore crebbe e si sviluppò sotto il Patto Abrahamico, anche la Chiesa deve svilupparsi sotto lo stesso Patto: ciò perché la progenie Spirituale non può essere figliuola di due madri. Difatti, nella Genesi 21:12, c’è detto: “… da Isacco, uscirà la progenie che porterà il tuo nome.”

IL UNOVO PATTO, CHE DURERÀ IN ETERNO

E ben evidente che la gente del mondo non entrerà nelle relazioni del Nuovo Patto, con Dio, individualmente, al principio dell’èra Millenniale, ma solo alla fine d’essa: in quanto, lungo il corso del Millennio, sarà unicamente compito del Mediatore [Cristo] di sollevare l’intera umanità, collettivamente, ed individualmente, [per coloro che lo desidereranno] a rendersi degni delle benedizioni di Dio e meritarsi la vita eterna. Così, allora, con la fine dell’èra Millenniale, si giungerà, anche, alla fine del periodo dell’intermediaretà esplicata da Cristo, ed avrà inizio la relazione individuale e personale di tutti i popoli, col Nuovo Patto, presentato a tutti, durante il corso del Millenniale Regno di Cristo.

Nel governo di questo Regno Messianico, tutte le genti del mondo entreranno in relazione con Dio, secondo le Leggi contemplate nel Nuovo Patto; nella maniera in cui lo fu Israele, a mezzo di Mosè, suo Mediatore. Il Patto della Legge fu valido, anche, dopo la morte di Mosè, e lo stesso sarà per il Nuovoo Patto, che vigerà anche dopo la completazione dell’Opera Mediatoriale, allorquando l’intero mondo sarà giudicato, dai designati a tal compito, nell’instaurato Regno Messianico, dopo aver superata la prova alla quale Iddio li sottoporrà, per scegliere coloro che hanno dimostrato d’essere degni di ottenere la vita eterna. Perciò, leggiamo che, alla fine del Millennio, sarà eseguita una prova definitiva dall’Eterno Iddio, mediante la quale, saranno prescelti tutti coloro che saranno stati trovati degni d’entrare nel Patto di eterna relazione con Lui. Non saranno provati in gruppi, in razze, o per Nazioni, ma, personalmente, e dovranno dimostrare di essere pervenuti ad acquisire d’entrare in rlazione con Dio, secondo le Leggi del Nuovo Patto, uguale a quello originale, fra Dio ed Adamo [che lo infranse con la sua disubbidienza].

Nell’intero corso dei mille anni del Regno Millenniale, Cristo, quale assoluto Mediatore, avrà il controllo esclusivo di tutta la famiglia umana, La Sua Legge ed il Suo ordinamento, in piena armonia con i dettàmi di Jehovah, avranno l’unico vigore operativo. Per tal assoluto potere, Egli avrà facoltà di elevare al migliore livello di vita i sudditi del Regno, erogando tutte le benedizioni largite dal Padre Suo, ma avrà anche il Potere ed il diritto d’annientare, mediante la morte seconda, gl’incorreggibili disubbidienti. In questo caso, Egli governerà con un potere autocratico, concessogli dal Padre Suo, sin da quando acquistò il mondo, col sacrificio della sua vita terrene. Or, perchè guiderà il Suo Regno in maniera costruttiva, da ciò dipenderà la necessità di correggere radicalmente il mondo, nelle vie dell’ordine e della giustizia, per avviarlo alla perfezione.

UNA PROVA COMPLETA GARANTITA A TUTTI

Le Scritture riportano chiaramente che l’Eterno Iddio si propose, coloro che morranno, nel corso dei mille anni del Regno di Cristo, saranno solo quelli che, sottoposti ad una prova completa, non si sono convertiti, perché ancora tenaci nel male e nell’ ingiustizia. Ma Dio propose a se stesso che niuno perirà a causa dell’ignoranza, o d’errato comprendimento, a vuole “che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” per i meriti di Cristo Gesù , il quale diede sé stesso qual prezzo di riscatto per tutti.

Perciò, coloro i quali, durante i mille anni del Reg no di Cristo, osserveranno le leggi e s’indirizzeranno nelle vie della giustizia e della rettitudine che esse indicano, avranno l’opportunità di essere salvati.

Se, nel corso dei mille anni del Regno messianico, delle persone giungeranno all’età di cento anni e muoiono senza essere pervenuti alla perfezione, vuol dir che non hanno data la prova d’essersi convertiti, pur avendo avuto il tempo, oltre all’oppor tunità d’usufruire d’un ordinamento divion atto a rendere edotti tutti i membri della razza umana dei meravigliosi beneficii che avrebbero tratti, attenen dosi delle Leggi divine erogatrici di pace, giustizia ed amore per il prossimo. Inoltre, chi potrebbe rifiu tare tali sommi beneficii, quando già hanno ottento la sanità fisica e le capacità d’un perfetto discernimento, al tempo della restaurazi one di tutte le cose?

Perciò, quei pochi che [pur aiutati in ogni modo a liberarsi da imperfezioni] dovessero persistere nel peccare e disubbidire, saranno ritenuti messaggeri di Satana e del peccato, in quanto il loro atteggiamento, contrario al bene ed alla giustizia, nonché all’infinito amore di Dio, può esser solo frutto dello spirito di Satana. Costoro saranno soggetti alla seconda morte e nulla resterà più per loro. Il Piano di Salvezza contempla tutte le benedizioni e la restaurazione alla vita perfetta, quale fu concessa in origine dall’Eterno Iddio, e del qual privilegio i popoli usufruiranno e con lietizia si incammineranno nelle vie della Verità e della giustizia.

BREVI CENNI CONCERNENTI I TRE GRANDIOSI PATTI

Come abbiamo già esposto, il Patto Abrahamico è il primo, rispetto ai tempi e all’importanza. Esso si suddidide in due parti: la prima si riferisce alla progenie Spirituale di Abrahamo, cioè “il Cristo, Capo e Corpo-l’ antitipo Isacco; oppure, in un’altra figura, Isacco e Rebecca. Costoro sono la progenie di Abrahamo [la progenie della promessa], non carnale, ma Spirituale.

La seconda parte del Patto si riferisce all’umanità, cioè e “tutte le famiglie della terra.” Queste saranno benedette dalla progenie Spirituale, la quale fornirà loro l’opportunità di poter divenire progenie naturale d’Abrahamo e, con lui, ereditare la terra, nella sua completezza originale. Per l’ottenimento di tali meravigliose concessioni divine, racchiuse nella promessa della “restaurazione di tutte le cose”: occorrerà aver fede ed osservare strettamente le Leggi divine che vigeranno nel’instaurato Regno Messianico, erogatore di tutte le benedizioni promesse dal Padre Celeste.

La progenie di Abrahamo—Cristo ed il Suo Corpo—[ la Chiesa]—sarà l’erede legittima, com’è contemplato nel Patto Abrahamico, integralmen te, e senza alcun interferimento del Patto della Legge, steso con Israele, sul monte Sinai, nè con quello Nuovo, che sarà steso con Israele e l’intiera umanità alla fine dell’èra Evangelica.

Il Patto Abrahmico non ha un Mediatore, come il Patto della Legge ebbe Mosè ed il Nuovoo Patto ebbe Gesù Cristo, il Messia, l’erede Spirituale del Patto Abrahamico.

Il precitato Patto non ebbe bisogno d’un mediatore perché in esso non vi sono limitazioni, né condizioni per le quali sarebbe occorso un Mediatore. In eso Iddio dichiara il proposito d’onorare il Suo fedele servitore Abrahamo, dandogli una progenie scelta la quale avrebbe avuto, al tempo da Lui stabilito, il compito d’erogare le Sue benedizioni a tutte le famiglie della terra. Or, l’apostolo Paolo c’indica, ben chiaramente, che Cristo e le Sua Chiesa costituiscono la speciale prescelta progenie [gli eletti di Dio].—Galati 3:8,16,29; Rom. 8:29-30

LA PROGENIE SPIRITUALE SCELTA DA DIO

Certo, l’Eterno Iddio ha preordinato un procedimento eccezionale (per le menti umane) e di pieno gradimento Suo, nella scelta di questa progenie, che costituisce la compagine Messianica. Il Suo ordinamento, nella ricerca e precisazione dei membri che l’avrebbero costituita, c’é indicato nelle Scritture, Salmo 50:15, ove, riferendosi a tale ricerca, l’ispirato Salmista scrive, fra l’altro, “Il Potente Iddio, l’Eterno, ha parlato … Adunatemi, dice, i miei fedeli, che han fatto meco un Patto, mediante sacrificio ….” Tal Patto sta ad indicare che i consacrati al Signore rinunziano alla loro volontà, ai privilegi sociali, nonchè a qualsiasi impulso carnale, e dimostra la vera peculiarità del popolo che EGLI desidera scegliersi, quale “progenie Spirituale”, i cui componenti, rinunziando alla loro volontà, si proclamino e restino a LUI fedeli, sino alla morte.

Il Capo della progenie racchiude in sè la vita dell’- intero Corpo, cioè, la vita di tutti quei membri che si sono associati a Lui per formare il Gran Mediatore del Nuovo Patto. Questi hanno avuto ed hanno bisogno, anzitutto, d’essere giustificati dal loro Capo, e ciò perchè essi, nella loro imperfezione, non potevano ubbidire la perfetta Legge ed essere giustificati per essa; ne ancora poterono essere giustificati dal Nuovo Patto perchè non ancora in vigore e suggellato; così sono stati e sono giustificati nel Sangue e Sacrificio di Gesù che, fra breve, dopo il completamento del Corpo Mediatoriale, perverrà anche ad essere effettivo, per suggellare il Nuovo Patto per la Riconciliazione del mondo a Dio, benchè, anticipatamente, è stato, ed è, effettivo per la giustificazione di tutti coloro che hanno avuto ed hanno fede in detto Sacrificio Espiatorio, e perciò accettati a far parte del Corpo del Gran Mediatore. Il fato che il Sacrificio di Gesù fù fatto a prò di tutta la famiglia umana, e che da detta famiglia sono stati scelti tutti coloro che si sono associati a Gesù, ha reso possibile di essi essere giustificati, per fede, nel Sacrificio del loro Salvatore. Quando il Corpo Mediatoriale di Cristo sarà completo, allora sarà suggellato il Nuovo Patto a favore dell’intiera umanità, e tutti potranno essere giustificati in esso Nuovo Patto.

SECONDO E TERZO PATTO—TIPO ED ANTITIPO

Il secondo Patto, in ordine di tempo, fu il Patto della Legge.—Esodo 19:3-8 Esso fu steso in aggiunzione a quello originale, Abrahamico, che, però, non implicava alcuna interferenza, e fu solamente un tipo ed ebbe un mediatore tipico, [sacrificii di animali tori, capri ed agnelli], anch’essi tipici; un tipico girono di espiazione, ed il tipico luogo Santo e Santissimo.

Il terzo, ed ultimo Patto, da instaurarsi, nel futuro, c’è descritto da .—Geremia 31:31-34 e agli Ebrei 8:6-13 Neanche questo, però, può infirmare il Patto originale, steso per grazia, come non lo avrebbe potuto il Patto della Legge emesso sul Sinai. Il Nuovo Patto non può divenir completo, né essere introdotto ad operare, prima che il Patto Abrahamico non abbia completata la scelta dei componenti la progenie di Abrahamo, i quali, poi, saranno rivestiti di gloria, onori e Maestà divina. Allora, questa progenie—il Cristo Completo, Capo e Corpo—costituirà il Mediatore, fra Dio e l’umanità, per tutto il mondo, durante i mille anni.

La base per le erogazioni delle benedizioni, contemplate nel Nuovo Patto, sarà fondata sui meriti del Messia; però non potrà avere inizio, prima che sia completato il prestabilito numero della predetta progenie. Il sacrificio del Capo fu completo 19 secoli or sono e fu tipificato dal torello che veniva sacrificato, nel giorno dell’espiazione d’Israele; mentre il sacrificio dei consacrati membri della Chiesa [resi degni, per i meriti del loro Capo] è stato effettuato durante i 19 secoli trascorsi e fu tipificato dal montone che veniva ucciso, ed il suo sangue era portato nel Luogo Santissimo, nello stesso giorno dell’Espiazione.

Or, non prima che il Messia abbia finita l’Opera sacrificale dell’era Evangelica, ancora in corso; non prima che gli ultimi membri del Suo Corpo siano passati dalla loro condizione terrene e sacrificale, a quella celeste e Spirituale; non prima che siano finiti quello che “manca alle afflizioni di Cristo a prò del Corpo di Lui, che è la Chiesa; non prima di tutti questi completamenti, le benedizioni del Regno Messanico potranno essere erogate [per merito del grande Mediatore] a tutte le famiglie della terra.



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO

“La Creazione”

MA TUTTE LE misurazioni effettuate dal Creatore erano interdipendenti, poiché Egli si prefiggeva d’ottenere degli scopi prestabiliti nel Suo Piano, instaurando un perfetto ordine, e tutto avrebbe potuto procedure regolarmente ed organicamente, secondo le leggi di gravità o “attrazione” fra le altre sfere, come è il caso fra la luna ed il sole. La terra dovette avere l’appropriata dimensione per restare nella sua orbita e fu calcolata la giusta distanza fra le sfere, essendo necessaria per le leggi d’attrazione e gravitazione su la terra.

Inoltre, la distanza dal sole dovette essere misurata acuratamente, onde la terra fosse riscaldata efficientemente, senza incorrere nel pericolo di raffreddarsi, né quello di bruciarsi. Il sole dista dalla terra 91 milioni di miglia. Or, tale distanza, come hanno accertato gli scienziati, è quella giusta per usufruire del ‘suo calore generatore e vivificatore. Da’ loro calcoli, hanno potuto desumere che, se la terra dovesse trovarsi ad una distanza di 120 milioni di miglia dal sole, la vita in essa verrebbe distrutta per congelamento; se, invece, il sole dovesse trovarsi alla distanza di 60 milioni di miglia, l’ec cessivo calore brucerebbe e distruggerebbe ogni cosa.

Qual profondo significato racchiudono queste do mande [già citate] che Dio rivolse a Giobbe: “chi ne fissò [determine] le dimensioni? … o chi tirò [stese]su d’essa la corda, per misurarla?’ Queste domande servirono a porre in risalto l’immenso amore di Dio verso le Sue creature e tutta la sapienza ed Onnipotenza che Egli estrinsecò nella intera creazione. A Giobbe fu utilissimo meditare su quanto Iddio pose in risalto, poichè attraverso il noto periodo di calamità d’ogni specie, per cui la sua fede ne restava assai scossa. Noi, come lui, restiamo perplessi e commossi nel rilevare tutta la cura che Iddio pose nel preparare l’illuminato benessere che “i filiuoli degli uomini” avrebbero goduto nella paradisiacal dimora da LUI concessa su la terra ed il dominio di tutte le dovizie che Egli aveva profuse per il Suo popolo.



STUDIO BIBLICO

Paolo Di Fronte A Cristo

Versetto Chiave: “E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati.”
—Atti 4:12

Atti 9:1-9

E’SEMPRE INTERESSANTE e di somma ispirazione esaminare la esperienza di Paolo di Tar so sulla via di Damasco. Questo conscienzioso fariseo aveva determinato di distruggere gli (ere tici), che individuava nei se gua ci dell’odiato Nazareno, Gesù. Pa olo non adoperava mezze misure per condurre a termine quan to pensava che il Signore gradisse. Egli (spirante) non solo (minacce), ma anche (strage contro i discepoli del Signore), aveva ottenuto lettere di autorizzazione dal Som mo Sacerdote, per porre in atto quanto divisava effettuare.—verses 1,2

In Paolo troviamo un rilevante esempio della sincer - ità, buona fede e zelo le quali, tuttavia, possono, come in questo caso, condurre a commettere gravi errori. Egli conosceva bene le profezie del Vecchio Testamento, che riguardavano la venuta del Messia, e credeva a quelle profezie, ma non credeva che Gesù lo fosse, poichè lo considerava un impostore, che, come tale, giustamente era stato crocefisso. Pensava anche che i discepoli, i quali crede vano e pensavano che Gesù era stato risuscitato dalla morte, ingannati loro stessi, propugnavano insegnamenti che erano deleteri per il popolo d’Israele.

Paolo era il solo sincero nelle erronee vedute riguardanti Gesù ed i suoi discepoli, Egli era anche zelante fino al punto di dedicare tutto il suo tempo e la sua energia a difendere Israele da ciò che considerava un pericolo. Quante volte la gente è sincera nel credere ad una verità, anche se è indifferente e non interessata a fare qualche cosa per essa. Si, Paolo possedeva molte virtù apprezzabili, ma le adoperava per la difesa di una errata concezione.

Quanto e come fù sorpreso Paolo quando, mentre percorreva la strada di Damasco, fu folgorato da una luce accecante ed udì una voce che diceva: (Paolo, Paolo, perchè mi perseguiti)? Ma egli rispose prontamente domandano (Chi sei tu o Signore?) Egli ebbe la sensazione che stava accadendo un miracolo, e che la voce proveniva da una sorgente sovrumana, come è indicato dalla parola (Signore), che gli venne sulle labbra.

Ma, giammai si attendeva la risposta che ricevette: (Io sono quel Gesù che tu perseguiti).—verse 5 Gesù, non solo si era rivelato, ma si era accomunato ai suoi discepoli, in una così vitale relazione, da far comprendere che perseguitando loro, perseguitavano anche lui. Ciò indica più che una legittima relazione di simpatia concernente il riscatto dal peccato e dalla morte di tutto il genere umano.

Le profezie del Vechio Testamento, concernenti la venuta del Messia, affermavano che egli avrebbe stabilito un governo potente il quale avrebbe governato e benedetto il mondo intero. Il fatto, che Gesù fosse crocifisso e non avesse stabilito un governo, diede, agli uomini come Paolo, una ragione plausibile per non credere a Gesù come Messia.

Ma, dopo la sua risurrezione, Gesù rese chiaro questo fatto ai suoi discepoli. Ai due, che andavano nella via di Emmaus, egli spiegò, dalle profezie, che egli doveva sofrire e morire prima, per poi compiere il quadro di gloria della profezie.—Luca 24:13-31 Con tale spiegazione, e sotto il lume dello Spirito Santo, che ricevettero alla Pentecoste, i discepoli potevano capire ciò che Gesù voleva significare, quando aveva detto che, per regnare con lui, nel suo Regno, era necesario per loro bere della sua (coppa) ed essere battezzati col suo battesimo.—Matt. 20:20-23; Mar. 10:35-40

Così, noi troviamo che Pietro, quando scrive circa le profezie, che avevano parlato di Cristo e della gloria che doveva seguire, rivela chiaramente che i suoi discepoli dovevano partecipare al compimento di queste profezie. — I Pietro 1:9-11; 3:17,18 Paolo paragona questa sofferenza e morte con Cristo ad un battesimo o sepoltura— una sepoltura nella sua morte.—Rom. 6:3-11 E, in I Corinzi 12:12-14, Paolo indica la nostra associazione con Gesù, quale costituzione di membra del suo corpo. Così Gesù poteva veramente dire che la persecuzione dei membri del suo corpo significava veramente quella svolta contro di lui stesso.

Da questo e da molti altri testi delle Scritture è rivelato che le profetizzate sofferenze di Cristo non erano finite sul Calvario, ma continuavano nei suoi discepoli. Una intera età, nel Divin Piano, è stata dedicata a questi (Sacrifici migliori), i quali spiegano perchè il governo di Cristo non è stato ancora stabilito.—Ebrei 9:23 La gloria di quel Regno deve attendere, per completare le sofferenze di Cristo.

Il nostro versetto chiave pone in evidenza che non vi è salvezza, al di fuori di Cristo. Tale assicurazione è verace ora che le membra del corpo di Cristo stanno per essere chiamante fuori dal mondo, e sarà anche vero nell’- età del Regno quando la salvezza sarà offerta liberamen te a tutto il genere umano. Nessuno avrà la vita eterna se non attraverso Gesù ed il suo sangue sparso.



STUDIO BIBLICO

Vivendo Con I Nuovi Convertiti

Versetto Chiave: “Siate invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo”
—Efesini 4:32

Atti 9:10-20, 26-29

ALLORCHÉ, SULLA STRADA di Damasco, Paolo venne a conoscenza che Gesù era il vero Messia, gli fu detto di andare in città, ove avrebbe ricevuto disposizioni su quanto avrebbe dovuto fare. A Damasco dimorava un discepolo di nome Anania, al quale il Signore apparve in visione e gli commando di visitare Paolo. Ad Anania fu detto che Paolo stava pregando, ed egli doveva raggiungerlo per esaudire le sue preghiere.

In principio, Anania ebbe dei dubbi. Egli conosceva bene Paolo, come lo conoscevano tutti i discepoli, sapeva che aveva perseguitato duramente i fratelli residenti a Gerusalemme e che era venuto per esplicare la stessa missione a Damasco. Pur non essendo stato dato alcun avviso in proposito, è interessante rilevare che i discepoli di Damasco sapevano che Paolo stava arrivando nella loro città con l’autorizzazione del sommo Sacerdote di (arrestare tutti) i seguaci di Gesù. Evidentemente, i discepoli avevano mezzi efficaci per avere informazioni di tale importanza, e trasmetterle a coloro che ne avrebbero potuto trarre beneficio.

Alle obiezioni espresse da Anania, il Signore rispose: “Va perchè egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ed ai Re, ed ai figliuoli d’Israele; poichè io gli mostrerò quante cose debba patire per il mio nome.”—verses 15, 16 Questa, in verità, era una profezia che sottolineava il ministerio di Paolo e le esperienze che avrebbe dovuto affrontare nell’esplicarlo. E, con quanta precisione, dovevano avverarsi tutte!

L’introduzione di Paolo fra i discepoli e nel ministerio, fu ben differente da quella che si effettua nei circoli della Chiesa nominale di oggi. Attualmente, coloro che sono spinti ad (entrare nella Chiesa) sono informati dei benefici materiali di cui usufruiranno, nella progressione della propria posizione nella comunità. Alcune denominazioni vanno anche oltre ed assicurare ai candidati, persino una migliore salute e sicurezza economica.

Ma simili adescamenti non furono presentati a Paolo. Gli fu noto chiaramente, fin dal principio, che il percorso della via cristiana sarebbe stato disseminato di sofferenza. E Paolo sapeva bene ciò che si attendeva. E sapeva anche quanto rancore e odio avrebbero nutrito i conduttori religiosi di Israele contro di lui, in ogni maniera concepibile ed in qualsiasi luogo. Tuttavia accettò la sfida e la responsabilità, sapendo che chi lo aveva fermato sulla via di Damasco era abbondantemente in grado di aiutarlo in qualsiasi momento di bisogno.

Quando Anania, che in principio aveva esitato a visitare Paolo, entrò nella casa dove (lo strumento eletto) stava pregando, mise la mano sulle sue spalle e lo chiamò: (fratello Paolo). Qui noi vediamo tratteggiati due rimarchevoli aspetti di uno stesso carattere: Primo, la fede assoluta di Anania sulla saggezza del signore che gli comandava di visitare Paolo, poi, la grande generosità del suo cuore, ripieno d’amore, che gli premise così repentinamente di accettare l’inveterato nemico, come un fratello in Cristo.

Un altro miracolo ebbe luogo. La cecità di Paolo, che dipendeva dalla visione sulla via di Damasco, fu rimossa. In seguito a tale miracoloso evento, egli si trattenne pochi giorni con i fratelli di Damasco, indi, seguendo gli impulsi dello Spirito Santo, del quale era stato ripieno, cominciò a predicare nelle Sinagoghe, affermando che Cristo era il figlio di Dio.

Ordinariamente, un uomo nuovo nella via Cristiana, non sarebbe stato qualificato a predicare il Cristo. Ma è bene ricordare che Saulo, o Paolo, ricevette una speciale ispirazione dello Spirito Santo, per essere chiamato ad esplicare il ministerio come uno dei dodici Apostoli ispirati. Inoltre, egli ben edotto degli insegnamenti del Vecchio Testamento, sapeva ciò che le profezie dicevano riguardo al Messia. La sua (cecità) consisteva nel non esere stato all’altezza di riconoscere che Gesù era il Messia ed essendogli stato rivelato, si trovava nelle condizioni perfette per presentare questa grande verità ai suoi compagni ebrei. Egli inoltre “confondeva i giudei che abitavano a Damasco!”—verse 22

Le sue sofferenze non ritardarano a manifestarsi. Opposizioni di ogni sorta sorsero contro di lui, ed i suoi fratelli dovettero condurlo via dalla città e perciò andò a Gerusalemme. Ivi tentò di avvicinare I discepoli, ma essi, comprensibilmente, lo temevano ancora. “Ma Barnaba, presolo con se, lo menò agli Apostoli, e raccontò loro come aveva veduto il Signore e il Signore gli aveva parlato, e come in Damasco avea predicato con franchezza nel nome di Gesù.”—verse 27 Lo spirito di perdono, menzionato nel nostro versetto chiave, prevalse e Paolo fu accettato dai fratelli di Gerusalemme. Anche quì egli fu franco nel testimoniare alla verità.



VITA E DOTTRINA IN CRISTO

Preparazione Per L’Evangelo

LA PREPARAZIONE PER l’Evangelo ebbe inizio molto tempo avanti la prima venuta di Gesù Cristo.

Andando indietro, nei tempi in cui Iddio diede la legge al popolo d’Israele, notiamo come Egli li aveva prescelti a formare il nucleo centrale dell’opera, che doveva essere svolta durante l’età del Vangelo. L’apostolo Paolo ci dice che la legge fu il pedagogo che condusse gl’Israeliti a Cristo.—Galati 3:24

Si, la legge e tutti i profeti, prepararono la nazione per Cristo. Però, questo popolo scelto come rispose male alla venuta del Messia un piccolo numero restò fedele a Gesù, anche d’infra i tanti che lo acclamarono come Re! Persino Pietro restò temporaneamente titubante nella fede per la crocifissione del Signore.

Dopo tutti quegli anni di preparazione, come si costatò minimo il risultato ed il numero di coloro che accettarono il Messia! Ma ciò non sorprese il Padre Celeste.

Andiamo indietro nel tempo anteriore al primo evento del Signore, e rileveremo come Iddio stava modellando le esperienze dei gentili e dei giudei, onde l’Evangelo fosse esteso ai gentili. Noteremo la prima provvidenziale dispersione del VI secolo (Avanti Cristo) nel trasferimento del popolo più all’est degli invasori Assiri che continuò nei secoli che seguirono.

Vi furono pure emigrazioni volontarie. Nei giorni di Geremia una massa di Giudei, essendosi rivoltata contro il governatore che il re di Babilonia aveva stabilito sulla devastate nazione, per sfuggire alle punizioni, emigrò verso il sud, stabilendosi in Egitto.—Geremia Cap. 41:44

Susseguentemente, sotto il dominio Greco, con la formazione di nove città e per i privilegi offerti agli emigrati, molti avventurosi Giudei si riversarono in numero sempre crescente in Siria ed in Egitto, più tardi nell’Asia Minore, e poi verso ovest, nella Grecia, in Italia, ed anche in Spagna.

Così avvenne che, al principio dell’èra Cristiana, i Giudei della dispersione avevano virtualmente coperto il mondo conosciuto di allora e s’erano stabiliti principalmente, nei migliori centri commerciali del mondo. L’estensione di essi appare nella enumerazione delle contrade rappresentate, dai presenti in Gerusalemme in occassione della festa di Pentecoste, allorchè lo Spirito Santo scese sugli Apostoli, come è raccontato negli.—Atti 2:9-11

Il dono delle lingue, concesso miracolasamente a quel tempo stupì i visitatori, allorchè costatarono che questi parlavano ad ognuno di loro nel loro proprio linguaggio.

Parti, Medi, Elamiti abitanti della Mesopotania, Giudei di Cappa doccia, del Ponto, e dell’Asia. Nella Frigia, nella Panfilia, nell’Egitto, nelle parti della Libia, Cirenaica, i Cretesi, i Romani, gli Arabi, tutti si trovarono come pellegrini Giudei in quel giorno di Pentecoste.

Il geografo Strab conferma tale afflusso degli Ebrei descrivendo: I Giudei avevano invaso tutte le città, e non sarebbe stato facile trovare un luogo nel mondo che non li avesse ospitati pur non avendolo prestabilito o sollecitato i dirigenti dei vari Paesi.

Nella sua lettera all’Imperatore Caligola Agrippa, cui Paolo predicò fin quasi a convertirlo, menziona colonie ebree in Egitto, Fenicia, Siria, Panfilia e in tutta l’Asia Minore, fino alla Bitinia, Ponte, nonchè in Europa, Tessalia, Boezia, Macedonia Anatolia, Attica, Argo, Coronto, e in molte isole tra le quali quelle di Euboea, Cipro, e Creat. In queste aree restarono fino al nostro giorno, evidenze della loro permanenza nelle traccie di opere e residui dei culti giudaici.

Iscrizioni e papiri sono continuamente estratti alla luce in tutte le contrade che circondano il bacino del mare Mediterraneo.

Le colonie Giudee erano vaste e numerose come fa rilevare questa vaga ma, espressiva frase dello storico (infinità di miriadi) di Giudei erano al di là dell’Eufrate! Il loro numero non poteva essere accertato, ma nella città di Damasco, durante il regno di Nerone, degli storici dicono che furono uccisi e massacrati oltre 10.000 ebrei: altri dicono 18.000.

Alessandria capitale dell’Egitto, fu divisa in cinque parti ognuna delle quali era distinta dalle prime cinque letterre alfabetiche. Due erano distinte da lettere (Ebraiche) perchè erano abitate principalmente da Ebrei che pullulavano anche nelle altre tre sezioni della città e si vuole che in Egitto ve ne fossero quasi un milione.

Anche l’Italia aveva le sue colonie Ebree e la principale era a Roma. Il loro nucleo fu costituto dai prigionieri fatti da Pompeo. L’accrescimento di questa colonia fu rilevata allorchè, nel 6° n. C., un’- ambasciata Ebrea, recotosi a Roma per chiedere la libertà per la colonia, fu ricevuta, al suo arrivo, da oltre 8000 concittadini. Essi furono denominati Ellenici, furono leali e si conservarono tali facendo onore alla fede dei loro avi che s’erano trasferiti in quelle contrade. Non mancavano di visitare Gerusalemme spesso e, durante le grandi festività, la sacra capitale era affollata da pellegrini che venivano da ogni parte per attendere ai culti. Molti pagavano i loro tributi annuali al tempio, delegando uomini di buona reputazione che poi rimborsavano al loro arrivo a Gerusalemme.

Una interessante nota concernente la Pasqua dell’- anno 6 a. C. riporta che, in base agli agnelli offerti, il numero dei pellegrini, che attesero al culto di quell’- anno, ascese a circa 2.700.000.

In quell’occasione Gesù scacciò dal tempio “tutti coloro che vendevano e che compravano…” perchè l’avevano trasformato in una spelonca di ladroni. —Matteo 21:12-14; Giovanni 2:13-17

Comunque, gli Ebrei trasmigrati, furono pure fedeli alle loro proprie comunità. Essi reputavano la santa. Città, la metropolis religiosa, però consideravano le nazioni, ove erano nati ed erano stati adottai, come la propria patria, attenendosi al consiglio espresso da Geremia ai Giudei in esilio a Babilonia: “procacciate la pace della città, dove io vi ho fatto menare in cattività, e pregate il Signore per essa; poichè dal bene di essa dipende il vostro bene.” —Geremia 29:7

La classi elevate, per cultura e condizioni sociali, delle varie nazioni, ponevano in ridicolo gli Ebrei ed odiavano la loro religione. Tuttavia, essi ebbero grande influenza sul popolo in generale e riuscirono ad attirare l’interesse di molte donne di rango elevato fino nell’ambiente della città imperiale, e nell’ambito della famiglia di Nerone!

Fra i convertiti furono: il Re di Cilicia il ministro di Candace, la Regina dell’Etiopia e molti altri.— Atti 8:26-27

Tutti questi eventi furono destinati da Dio. La larga dispersione del popolo Ebreo facilitò la diffusione del messaggio evangelico. I primi Araldi dell’- Evangelo furono tutti gli Ebrei convertiti, e la loro missione, come quella del loro Maestro, non risiedeva nel rovesciare l’antica fede, nell’affermarne l’adempimento. Fu di gran vantaggio che essi, ovunque andavataggio che essi, ovunque andavano, erano ascoltati dal proprio popolo che, oltre ad ascol tarli comprendeva il loro messaggio. In ogni città, o villaggio che visitavano, si dirigevano immediatatamente alle sinagoghe e ivi predicavano la buona novella dell’Evangelo e, in verità, ciò costituì un messaggio di grazia, prima per gli Ebrei, e poi per i Gentili.

UN LINGUAGGIO

Un’altra condizione provvidenziale la individuiamo volgendo il pensiero al passato e in special modo, ai tempi in cui la Grecia sorpassò in potenza e fasto tutta le nazioni di allora.

Alessandro il Grande ed i suoi successori ambirono di unire tutte le nazioni sotto il loro dominio, anche mediante l’imposizione del linguaggio greco, che avrebbe dovuto divenire universale. In larga parte riuscirono ad imporre l’uso del greco, eccetto nei luoghi molto remoti, ed il linguaggio Greco divenne quasi d’uso generale in tutte le nazioni che erano sulle spiagge del Mediterraneo, che non abbandonarono il linguaggio natio e divennero popoli bilingui; usando la propria lingua solo nell’ambito familiare.

Così tutti gli abitanti di Listria compresero gli Apostoli allorchè essi andarono ad evangelizzarli, parlando loro in greco, ma, quando assistettero al miracolo dello zoppo guarito, si espressero nel loro linguaggio dicendo: “Gli Dei hanno preso forma umana e son discesi fino a noi.”—Atti 14:8-11 Il Greco era parlato anche in Gerusalemme. In Atti 21:37 e 22:2, leggiamo che Paolo, essendo stato circondato dalla folla, “parlò in lingua ebraica”, Oh quanto può essere infinita la provvidenza del Signore! Essa, dispose di superare anche le difficoltà linguistiche, per facilitare la divulgazione dell’Evangelo ai gentili.

NELL’ IMPERO ROMANO

Consideriamo ora la struttura sociale dell’Impero Romano e noteremo come le leggi Romane costituirono una preparazione alla diffusione dell’Evangelo. Infatti, la costituzione imperiale aiutò molto zione, in quei giorni progredì lo sviluppo di leggi più umane, emanate da Cesare Augusto, di cui si disse che aveva trovato la città di Roma fabbricata con mat toni e l’aveva lasciata ricostruita in marmo. Ma la sua opera non si limitò solo all’edilizia: sussidiata da leggi eque risultò altamente civilizzatrice, oltrepassò la capitale e si estese in gran parte del mondo, trasformandolo.

Il trionfo delle armate Romane concesse la (pace Romana) che divenne un prezioso tesoro anche per le nazioni conquistate, ove fu stroncato il brigandaggio e la pirateria fin nelle più remote regioni; instaurato il rispetto per le vita umana e la proprietà privata; incrementato il commercio e gli scambi fra popoli.

L’Impero Romano assure al più alto prestigio nel mondo che considerò Roma sua capitale. Oltre i confini dell’Impero Romano, fino ad allora, la vita era stata incerta e soggetta alle prepotenze di individui più forti degli altri.

Dalla capitale alle più lontane frontiere furono estese le strade Romane le quali, anche oggi, dopo duemila anni, costituiscono le arterie principali della nazione. Per quando in origine fossero state costruuite per il passaggio delle truppe, poi servirono a collegare le nazioni e sviluppare scambi culturali e commerciali. Anche il mare fu liberato dai pirati e divenne la via di contatto fra le nazioni lontane e navi, cariche di merci e passeggeri, viaggiavano da porto in porto, lungo le coste del Mediterraneo.

Le leggi Rimane concessero un piò di giustizia che a quei tempi costituiva un mito. Diverse volte il polso forte ed imparziale di Roma intervenne in difesa di Paolo, dalla furia delle turbe Ebree e pagane. Perciò l’apostolo Paolo ritenne la potenza romana quale benefica ordinanza di Dio, ed esortava i Cristiani a rispettare le leggi da essa emanate. Egli riconobbe, nell’ordine imperiale, l’uni co baluardo atto a por freno alle nequizie delle turbe ignoranti sobillate dai mestatori.—Atti 18:12-16; 19:35-41; 21:27-40; Romani 13:1-7; I Timoteo 2:1-4

Paolo, in definitiva fu facilitato assai dalle leggi e dall’ordine instaurato nell’Impero Romano, assolvendo i compiti del suo ministerio.—Continua Nel Prossimo Numero



Associazione Studenti Biblici Aurora