AURORA
Marzo-Aprile 2016

Contenuto Di Questo Numero

  1. Cristo—I Primi Frutti Della Risurrezione
  2. I Suoi Ultimi Giorni
  3. Potente Fede
  4. Semplice Fede
  5. Lottiamo Per La Fede
  6. Le Fede Nella Risurrezione

SOGGETTI PIU’INTERESSANTI DELL’AURORA

Cristo—I Primi Frutti Della Risurrezione

“Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono.”
—1 Corinzi 15:20 (Traduzione Nuova Diodati)

Prefazione: molti nel mondo cristiano prestano particolare attenzione a questa stagione dell’anno per le esperienze e gli eventi associati alla vita ed il ministero, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Le pagine di questo numero della rivista “Aurora” sarà altresì concentrata su questo importante tema. La nostra speranza è che, riesaminando alcune delle meravigliose verità centrate su Dio, e il grande dono del Suo Figlio unigenito” potrà rinnovare la nostra fede nel divino scopo di poter presto portare a tutti gli uomini la promessa di benedizione del Suo Regno. Può il nostro esame tempestivo di queste lezioni incoraggiare a una maggiore fedeltà nel nostro camminare quotidiano con il Maestro.

DOMENICA 27 MARZO, milioni di persone in tutta la terra stanno per celebrare la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Molti parteciperanno alle cerimonie religiose per commemorare questo importante evento con riverenza e onore. Alcuni potranno anche utilizzare l’occasione come un’opportunità di raccogliersi insieme come famiglie per godere delle benedizioni della giornata. Il messaggio contenuto nelle migliaia di discorsi la domenica di Pasqua sarà, senza dubbio, temporaneamente una certa misura di speranza per alcuni. In generale, tuttavia, il vero significato della risurrezione di Cristo dai morti non sarà apprezzato, principalmente perché non è compreso.

La risurrezione dell’ “Unigenito” Figlio porta in un rapporto vitale il grande Piano Delle Età che il Creatore sta attuando per la benedizione finale del condannato e morendo genere umano. (Giovanni 3:16) Non si tratta di un Piano suggerito, che può o non può giungere a compimento. Il Piano di Dio sarà portato a termine. Con i piani umani è diverso. Molti sono inclini a dire: se le corrette leggi possono essere emanate; se la gente farà questo o quello; se il diritto degli individui possono essere eletti per cariche governative; se le chiese prendono un maggiore ruolo di leadership negli affari umani; o, se è questo che potrebbe essere fatto, allora il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore in cui vivere.

Vi è molta sofferenza nel mondo di oggi, ma questa non è una novità. È stato vero per tutta l’età dopo la creazione. Ora, tuttavia, in aggiunta alle consuete afflizioni associate con il regno del peccato e della morte, il mondo sta attraversando un periodo profeticamente descritto nelle Scritture come un “tempo di angoscia, come non c’era mai stato da quando esistono le nazioni.” (Dan. 12:1) Questa sofferenza è a livello mondiale, e la gente spesso chiede, se vi è veramente un Dio che è nel cielo, e se è così, perché sembra che Egli non stia facendo niente circa la sofferenza della creazione umana? La vera risposta a queste domande sottolinea la differenza tra il Piano di Dio per l’umanità e quella degli sforzi del genere umano.

La Bibbia sottolinea che poiché l’uomo ha trasgredito la legge divina nel giardino di Eden, Dio sta facendo qualcosa per liberare la Sua creatura umana dalla morte, che fu il risultato dell’uomo alla trasgressione. Dio non è alla ricerca dell’uomo per informarlo in merito a quello che Egli dovrebbe fare circa la sofferenza umana. Dio ha il Suo Piano che, di secolo in secolo e di età in età, ha continuato a muoversi in avanti verso il completamento. Questo Piano prevede la soppressione di tutte le sofferenze umane, tra cui la distruzione dell’”ultimo nemico … la morte.” (1 Cor. 15:26) il compimento di questo Piano non è limitato ad alcune generazioni, ma si applica da Adamo ed Eva, e a tutti coloro che hanno vissuto da quel momento in poi. Dio ama quelli della Sua creazione umana che hanno vissuto prima del diluvio tanto quanto Egli ama la gente di oggi e, anzi, di ogni generazione avvenire. Quando leggiamo che “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna,” è in riferimento all’amore di Dio per l intera razza umana.—Giovanni 3:16

ESPERIENZA CON IL MALE

Dio vide la necessità per tutti gli uomini di sperimentare i terribili risultati del peccato. Il Suo disegno era che la terra doveva essere riempita con la Sua creazione umana. Questa doveva essere realizzata per mezzo della procreazione: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra,” così istruì Adamo ed Eva. (Gen. 1:28) Dio permise ai nostri primi genitori di trasgredire la Sua legge. Egli sapeva che un esperienza con il male sarebbe stata il modo migliore per creare al loro interno una determinata risoluzione per resistere al peccato e a camminare sulle vie della giustizia.

Dio sapeva che questa esperienza con il male sarebbe analogamente a beneficio di tutte le Sue creature umane, così ha permesso al peccato e alla morte di continuare in tutte le età. E’ Lui a permettere questo, finché un numero sufficiente saranno nati per riempire correttamente la terra. Quindi Egli interverrà a nome dell’umanità sofferente. Questa disposizione non suggerisce che Dio sia stato disinteressato alle Sue creature umane. Egli ha continuato ad amare gli uomini e, attraverso tutti i secoli è stata preparata la loro liberazione dal peccato e dalla morte.

LE PROMESSE DELLA PAROLA DI DIO

Il frutto sublime del Piano di Dio si riflette in molte promesse della Sua Parola, iniziando con la Genesi e concludendo con il libro della Rivelazione. Quando condannò i nostri primo—genitori a morte, Dio disse a Satana—simboleggiato dal serpente—che il seme della donna schiaccerà la testa, e che il suo seme avrebbe schiacciato il tallone del seme della donna. (Gen. 3:15) Questo sembra essere molto vago. Tuttavia, alla luce dei successivi svolgimenti del Piano di Dio, troviamo che queste parole pronunciate al serpente sono un riferimento alla distruzione finale di Satana e del male, che si realizzerà come risultato del lavoro sacrificale di Cristo.

In Apocalisse 20:1,2 il seme di cui parla la Genesi è denominato “angelo” ed è visto “scendere dal cielo” e prendere “il serpente antico, che è il diavolo e Satana,” e legarlo per mille anni. Questo periodo di mille anni è anche chiamato il Regno di Cristo. (Versetti 4,6) Le benedizioni agli uomini saranno risultato dei mille anni di Regno di Cristo raffigurati in questo capitolo e in quello successivo della Rivelazione. Queste benedizioni sono talmente profonde che i morti sono considerati “resi” da “l’inferno” [Greco: “ade,” che significa tomba], con lo scopo di essere ricondotti nel favore e nella comunione con Dio. (Versetti. 12-15; cap. 21:1-4) Una volta che questa opera gloriosa inizierà, le persone non chiederanno più a Dio di fare qualcosa circa la sofferenza umana.

“SEME” PROMESSO AD ABRAMO

Successivamente al diluvio, Dio fece una meravigliosa promessa ad Abramo, ed ancora una volta rivelò la Sua intenzione di fare qualcosa per la sofferenza umana. Dio disse ad Abramo che attraverso il Suo “Seme” avrebbe “benedetto tutte le famiglie della terra” (Gen. 12:3; 22:18) Quando Abramo dimostrò la sua fede e la fedeltà con la sua disponibilità di offrire il suo figlio Isacco in sacrificio, Dio confermò la Sua promessa “con un giuramento.”—Ebrei. 6:13-18

Nel confermare la promessa, Dio disse ad Abramo che la sua discendenza sarebbe stata di “possedere la porta dei suoi nemici.” (Gen. 22:17) In tempi antichi, quando le città venivano murate per la protezione contro i nemici, coloro che possedevano o avevano il potere sopra le porte effettivamente controllavano le città. La promessa di Dio, pertanto, implica che la discendenza di Abramo. Sarebbe stata come la conquista di un eroe. Così il sacrificio, come nell’offerta del suo figlio Isacco, sono stati entrambi associati con il Padre celeste nella promessa ad Abramo. In tutto il Vecchio Testamento e nel Nuovo Testamento, le promesse di Dio continuano a soffermarsi su questi due aspetti del piano divino della salvezza.

COSTRUTTORE DI UN DOMINIO DI PACE

Quando Giacobbe, nipote di Abramo, si avvicinava alla morte, elargì benedizioni sui suoi figli-il suo naturale “seme.” La sua benedizione su Giuda fu una profezia riguardante la venuta di quel grande dominatore implicito nella promessa fatta a suo nonno. Giacobbe si riferisce a questo come “silo”—il cui significato: tranquillità o tranquillo “in [ebraico: ubbidienza] del popolo.” (Gen. 49:8-12) Si parla di questo come di Colui che sarebbe venuto fuori da Giuda come un “leone.” Il popolo ebraico era stato in Egitto, e in quel momento il governo egiziano simboleggiato da un leone simboleggiava il diritto al dominio. Di conseguenza, abbiamo nuovamente il pensiero di dominio associato alla promessa di un seme.

In Isaia 52:10 in questa venuta il dominio è denominato il “Santo Braccio” del Signore. La promessa è che questo “braccio” sarà rivelato “agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.” Nel capitolo successivo della profezia di Isaia è rivelato il fatto che questo “braccio del Signore” deve prima essere sacrificato, “portato come un agnello condotto al macello,” che il suo dominio deve attendere fino a quando il suo lavoro sacrificale è completato.—Isa. 53:1,7

Una profezia della nascita del “seme” della promessa è registrata in Isaia 9:5,6, dove leggiamo: “Poichè un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l’impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Non ci sarà fine all’incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti.”

IL REGNO – UN MONTE SIMBOLICO

Quando Israele divenne un regno, i suoi re governavano dal letterale Monte Sion in Gerusalemme. Questo fu un governo teocratico i cui successivi re rappresentavano Dio, e sono stati seduti come sul “trono del Signore.” (1 Cron. 29:23) Nelle promesse future scritte per mezzo dei profeti, Dio utilizzò il termine “Monte Sion” per simboleggiare il “Regno Messianico.” A volte i profeti di Dio hanno parlato di esso semplicemente come del “Monte del Signore.” (Gioele 2:32; Abdia. 17,21; Michea. 4:2,7; Zaccaria. 8:3) Rassicuranti, infatti, sono le molte promesse riguardanti il “Monte Sion” e il “Monte del Signore.”

In una tale profezia, leggiamo: “L’Eterno degli eserciti preparerà su questo monte a tutti i popoli un banchetto di cibi succulenti, un banchetto di vini vecchi, di cibi succulenti pieni di midollo, di vini vecchi e raffinati. Distruggerà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno asciugherà le lacrime da ogni viso; toglierà via da tutta la terra il rimprovero del suo popolo, poiché l’Eterno ha parlato. In quel giorno si dirà: “Ecco, questo è il nostro Dio; in lui abbiamo sperato ed egli ci salverà. Questo è l’Eterno in cui abbiamo sperato; esultiamo e rallegriamoci nella sua salvezza!”—Isa. 25:6-9

Il profeta Daniele profetizzò inoltre la creazione di questo “Monte del Signore.” In Daniele l’interpretazione del sogno di Nabucodonosor, il re di Babilonia vide un immagine come di un grande uomo, con una testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, ventre e cosce di bronzo e gambe di ferro. Qui egli ci dà un anteprima dei regni e della caduta delle quattro grandi potenze Gentili, iniziando con Babilonia e terminando con la quarta potenza: Roma. (Dan. 2:31-45) Riconosciamo da Daniele l’interpretazione del sogno, la cui testa dell’immagine rappresenta l’impero babilonese e che i piedi e le dita dei piedi dell’immagine simboleggiano le divisioni dell’Impero Romano, l’ultima delle quattro grandi potenze Gentili. Queste “dita” sono state rappresentate nei vari stati d’Europa prima della prima guerra mondiale, che ha avuto inizio nel 1914.

In questo suo sogno, Nabucodonosor vide una pietra “gettata contro la montagna non da mani, che colpì l’immagine ai suoi piedi,” facendola cadere, rompersi in pezzi e infine essere soffiata via come “Pula.” Poi la pietra che aveva colpito l’immagine, divenne una grande montagna che riempì tutta la terra.” (Versetti. 34,35) Daniele interpreta questo per indicare che “nei giorni” dei governanti rappresentati dalle dita dell’immagine “il Dio del cielo” avrebbe istituito un Regno. Questo “monte,” o Regno del Signore, Daniele lo aveva preannunciato, non sarebbe stato dato ad altre persone, ma sarebbe “rimasto per sempre.”—versetto. 44

Michea un altro dei santi profeti, registra la profezia in cui il Regno del Signore è assimilabile ad una montagna. “Ma negli ultimi tempi avverrà che il monte della casa dell’Eterno sarà stabilito sulla sommità dei monti e sarà innalzato al di sopra dei colli, e ad esso affluiranno i popoli. Verranno molte nazioni e diranno: “Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri.” Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno. Egli sarà giudice fra molti popoli, e farà da arbitro fra nazioni potenti e lontane. Con le loro spade forgeranno vomeri, e con le loro lance falci; una nazione non leverà più la spada contro l’altra e non saranno più addestrate per la guerra. Siederanno ciascuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico, e più nessuno li spaventerà, perché la bocca dell’Eterno degli eserciti ha parlato.”—Michea 4:1-4

DIO PROMISE UN LIBERATORE

Queste e molte altre promesse e profezie diedero la prova per far credere agli Israeliti una concreta speranza che Dio avrebbe un giorno inviato loro un grande Liberatore, Uno che li libererà dalla dominazione straniera, e li esalterà in una posizione di rilievo tra le nazioni. Quando Gesù venne, alcuni dei figli d’Israele lo accettarono come il Messia promesso. Andrea disse a Pietro, suo fratello, “Abbiamo trovato il Messia che, tradotto, vuol dire il Cristo.”—Giovanni 1:40,41

Tutti i veri discepoli di Gesù avevano questa comprensione e convinzione. Per loro, Gesù fu Colui che Dio inviò per adempiere tutte le meravigliose promesse riguardanti un “Seme,” “silo,” “Santo Braccio” del Signore, uno chiamato “Meraviglioso, Consigliere, il Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” Essi credevano che egli doveva essere Colui che Dio avrebbe messo come Capo con la sua sentenza in Gerusalemme sul Monte Sion e Colui che avrebbe istituito un Regno che avrebbe benedetto tutte le nazioni con la pace e la sicurezza.

Come Gesù procedette con il Suo ministero, il Suoi entusiastici discepoli divennero sempre più convinti che Egli era il Messia promesso. Come Egli testimoniava il Regno, e illustrava le sue benedizioni tramite i Suoi miracoli, sapevano che il Dio di Israele doveva essere certamente con questo uomo meraviglioso. Essi hanno creduto che Egli non disponeva di un esercito, ma solo della potenza di Dio e in modo così evidente lo manifestava nelle Sue opere, Israele sotto la Sua guida avrebbe potuto essere in grado di liberarsi dal giogo romano, e diventare una nazione libera nuovamente, e sotto la guida del loro Messia estendere la promessa “montagna” del Regno di Dio in tutto il mondo. Solo pochi giorni prima di morire, quando entrò in Gerusalemme su un puledro d’asina, Egli fu salutato come re, “figlio di Davide,” da una moltitudine di Suoi sostenitori entusiasti.—Matt. 21:7-11

COSTERNAZIONE E SMARRIMENTO

Quasi senza preavviso, tuttavia, e contrariamente alle aspettative dei Suoi discepoli, Gesù fu messo a morte dai Suoi nemici. Ciò che sembrava ancora più sconcertante per loro era che Si arrese ai Suoi nemici, non facendo alcun sforzo per liberarsi dalle menzogne rivelate contro di Lui. Naturalmente, mentre i discepoli mantenevano ancora una speranza di salvarlo, essi ritenevano che un Messia morto non potesse mantenere le promesse fatte riguardo a se stesso. Come avrebbe potuto Gesù ora istituire un Regno, o essere il Principe della pace? Come avrebbe potuto soddisfare qualsiasi delle cose che era stato già preannunciato per Lui da parte di Dio e dei profeti? Gesù era morto e le loro aspettative erano apparse inattuabili.

Le loro speranze, tuttavia, furono presto risorte. Anche prima che il pieno impatto della Sua morte avesse raggiunto in discepoli in “coscienza, Gesù è risuscitato dai morti.” Nei giorni e nelle settimane seguenti, Egli annunciò loro che “tutto il potere” era stato dato a lui, in cielo e in terra. (Mat. 28:18) Non hanno subito compreso appieno tutte le implicazioni della morte di Gesù e la risurrezione successiva. Attraverso le Sue diverse apparizioni con loro, infine la venuta dello Spirito Santo alla Pentecoste, permise ai discepoli di avvicinarsi a capire che Gesù avrebbe infatti stabilito un Regno Messianico, a lungo promesso, e che non avevano mai immaginato su grande scala. Il Messia non solo era vivo, ma era stato “altamente esaltato” alla natura divina e posto alla destra del trono di Dio.—Fil. 2:8,9; Eb. 12:2

I discepoli appresero che prima che il Regno Messianico avrebbe raggiunto la terra, un po’ di uomini, seguaci fedeli dovevano essere scelti dall’ umanità e preparati a vivere e a regnare con Lui quando sarebbe tornato al Suo secondo Avvento. Questo lavoro ha continuato durante l’età del Vangelo a partire dalla Pentecoste, ma il mondo in generale non conosce nulla su di esso. Coloro che hanno chiesto il motivo per cui Dio non fa qualcosa circa la sofferenza dell’umanità, non hanno capito che Egli ha provveduto la preparazione di questi collaboratori di Cristo per amministrare le leggi di un governo che potrà alleviare tutte le sofferenze umane e persino distruggere la morte stessa. (Rom. 8:16-23) Infatti Gesù è morto sul Calvario in croce per portare la vita al posto della morte, e che a tutti gli uomini potrebbe essere data la possibilità di essere ripristinati alla vita eterna sulla terra.—1 Cor. 15:21,22

“SE CRISTO NON È RISORTO”

Ci sono stati alcuni al giorno di Paolo che non credevano che Gesù era stato risuscitato dai morti. Tuttavia, Paolo scrisse, “se Cristo non è risuscitato, allora è la nostra predicazione è vana [vuota], e la vostra fede è vana [vuota].” (1 Cor. 15:14) Gesù è morto per redimere l’umanità dalla morte, morto come un Redentore ed ha potuto ripristinare coloro per i quali Egli è morto. “Se Cristo non è risorto,” quindi non vi è alcun “Seme” della promessa per benedire tutte le famiglie della terra, e nessuno per adempiere tutte le meravigliose Promesse Messianiche date ai profeti. “Se Cristo non è risorto,” non ci può mai essere nel mondo un Regno di pace e giustizia. Quanto importante è infatti la risurrezione di Gesù nel sublime Piano di salvezza di Dio.

Paolo afferma, tuttavia, ripetendo le parole del nostro testo di apertura, “ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.” (1 Cor. 15:20,) Tutti i morti, cristiani e non cristiani, si sono “addormentati,” in uno stato di incoscienza. Anche i cristiani, coloro che sono morti in Cristo, “sono perduti” a meno che non vi sia una risurrezione dai morti. (versetto18) La nostra certezza della risurrezione e della vita futura per tutti coloro che hanno trovato la morte è quindi incentrato sul fatto che Gesù è risuscitato dai morti.

Cristo divenne la “primizia” di quelli che dormono, Paolo lo dichiarò. Insieme con Lui come parte del “primizie” sono la classe dei Suoi fedeli seguaci dell’Età del Vangelo. (Giacomo 1:18; Riv. 14:4) Questi vengono portati via dalla morte in quanto la Rivelazione descrive come “la prima risurrezione.” (Apoc. 20:4-6) La selezione e la formazione di questi ha richiesto tutta l’Età del Vangelo. In aggiunta, prima del sollevamento del resto dell’umanità, quelli antichi servi di Dio, cominciando con Abele e su fino a Giovanni il Battista, saranno riportati dal sonno della morte in quello che Paolo descrive come una “risurrezione migliore.” (Ebr. 11:1-40; Matt. 11:11) saranno i rappresentanti dell’uomo—“principi [capi] su tutta la terra”—della celeste classe di Cristo durante il Regno Messianico.—Salmo 45:16

Poi seguirà il generale risveglio di tutti i defunti, “ogni uomo nel suo ordine,” reso possibile anche attraverso la morte e la risurrezione di Gesù. (1 Cor. 15:23) Che beata speranza è questa! Tutta la paura degli uomini – che ha riempito il mondo di oggi sarà sostituita dalla speranza che presto quel glorioso Regno di promessa è quella di manifestarsi in “potenza e gloria grande” per la benedizione di tutte le famiglie della terra. (Isa. 40:5; Matt. 24:30) La speranza che la pace e la buona volontà deve prima essere stabilita su tutta la terra e che il peccato, l’egoismo, la malattia e la morte sono per essere distrutti. È la speranza che tutti i nostri cari deceduti saranno risvegliati dal sonno della morte, e che condivideranno le benedizioni del Regno Messianico. Tutte queste speranze, e anche di più, sono assicurate perché Gesù Cristo è stato risuscitato dai morti.

La Bibbia promette che è arrivata un nuovo giorno di opportunità per tutti, che Dio ha fatto determinate promesse mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Paolo disse che Dio ha stabilito un giorno in cui “giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo [Cristo] che egli ha ordinato e di cui egli ha dato certezza a tutti gli uomini, che egli ha risuscitato dai morti.” (Atti 17:31) Rallegriamoci in queste meravigliose verità contenute nella Parola di Dio!



SOGGETTI PIU’INTERESSANTI DELL’AURORA

I Suoi Ultimi Giorni

“Io ti ho glorificato sulla terra: avendo compiuta l’opera che tu mi hai dato da fare.”—Giovanni 17:4

CHE COSA PUÒ FARE UNA persona se egli sa che ha solo un paio di giorni per vivere? La risposta a questa domanda, per ognuno di noi in larga misura dipende dalle sue prospettive generali sulla vita e dalle sue comprensioni di ciò che in seguito potrà essere. Un ateo, che anche di fronte alla morte certa, continua a credere che il momento della morte è la fine di tutto, potrebbero facilmente decidere che nei suoi ultimi giorni di esistenza deve ottenere il più divertimento possibile. Quindi egli probabilmente trascorrerà questi suoi giorni in baldoria. Chi aderisce al falso insegnamento dei secoli bui concernenti la dottrina del tormento eterno per gli empi, probabilmente faranno tutto il possibile per assicurarsi di sfuggire a tale orribile morte. Come base, per il fedele seguace del Maestro, tuttavia, non avendo il terrore della morte, gli permetterà semplicemente di assicurarsi che nulla è lasciato in sospeso nella sua vita riguardante la sua alleanza con il Padre celeste. Questo è stato l’atteggiamento di Gesù ed Egli è il nostro esempio perfetto.

Non è dato a molti del popolo consacrato del Signore, sapere precisamente quando hanno finito il corso del sacrificio di sé. Pertanto, spetta a noi tutti di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Dovremmo zelantemente fanno uso di ogni opportunità di servizio e di accettare con coraggio e scaricare ogni responsabilità che la provvidenza di Dio può posizionare su di noi. Paolo scrisse: “Perciò, poiché rimane ancora una promessa di entrare nel suo riposo, abbiamo timore perché qualcuno di voi che una promessa di essere lasciato a noi di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi non ne resti escluso.”—Ebrei 4:1

Gesù fece conoscere quando Egli aveva raggiunto i giorni finali del Suo ministero terreno. Egli conosceva la profezia di Daniele che prediceva che il Messia sarebbe “stato messo a morte” in seguito alla sessanta-novesima settimana simbolica dal momento in cui il decreto era stato rilasciato, che autorizzava gli Ebrei esiliati di tornare da Babilonia a “Ripristinare e … ricostruire Gerusalemme.” (Dan. 9:25,26) Egli sapeva inoltre che nel “mezzo” della settantesima settimana della profezia il suo sacrificio e oblazione …,” o l’offerta, sarebbe “cessata.” (versetto 27) Gesù aveva capito che il mezzo della settantesima settimana sarebbe caduta in corrispondenza per gli ebrei, nella stagione della Pasqua nella primavera di quell’anno. La cosa più importante è che Egli era consapevole del fatto che Lui fosse la Pasqua antitipica “l’Agnello di Dio,” e che era la volontà del Padre di morire per il “peccato del mondo,” alla data fissata per il sacrificio del tipico agnello pasquale, che era il quattordicesimo giorno del primo mese religioso di Nisan.—Giovanni 1:29; Esodo. 12:1-14

Per chiarimenti, si noti che quest’anno 2016, la maggior parte nel mondo cristiano nominale manterrà uno speciale ricordo della morte di Gesù il Venerdì Santo, 25 di Marzo. Infatti è stato corretto su quel giorno nel tenere in mente la morte del nostro prezioso Redentore. Tuttavia, nel calendario ebraico, il quattordicesimo giorno del primo mese del 2016 è il periodo di ventiquattro ore che inizia dopo il tramonto del Giovedì, e quest’anno ricorre il 21 di Aprile. Questo giorno corrisponderà al sacrificio di Israele del tipico agnello pasquale, ma soprattutto, l’anniversario della morte di Gesù come “Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo.” (Apoc. 13:8) In questo modo (conoscendo la data esatta in cui il Signore morì) abbiamo l’opportunità di prendere in considerazione i giorni finali della vita terrena del Maestro.

Poiché è evidente che Gesù conosceva il giorno esatto che stava per morire, è, sia illuminante che ispirante, osservare il modo in cui ha condotto la Sua attività nel corso di questi Suoi ultimi giorni, e quale fosse la Sua principale preoccupazione. La nostra lettura del testo ben riassume il Suo punto di vista: “Io ti ho glorificato sulla terra: ho finito il lavoro che tu mi hai dato da fare.” In tutto il ministero il Suo grande obiettivo era quello di glorificare il Padre celeste. Egli sapeva che il solo modo per ottenere questo risultato, era di fare fedelmente il lavoro che era stato assegnato a Lui dal Padre.

Essendo stato fedele al Suo Padre celeste in tutto il Suo ministero, il Maestro arrivò a pochi giorni dalla fine di tale servizio fedele, e non vi era alcun bisogno per Lui di cambiare il Suo corso di azione. Per essere pienamente fedele fino alla morte, era necessario che Egli continuasse nel percorso che era stato seguito, e che, continuasse a fare le cose che aveva fatto fino ad allora. È in questo che possiamo vedere l’esempio perfetto della vita di Gesù. Fin dall’inizio del Suo ministero Gesù passò disinteressatamente il Suo tempo, usando la Sua forza e il Suo talento per la benedizione degli altri, e in questo modo glorificò il Padre celeste.—Atti 10:38

GESÙ ENTRÒ IN GERUSALEMME

Gli ultimi giorni del Maestro nel ministero terreno erano affollati di attività. Iniziò con il Suo trionfale ingresso a Gerusalemme nell’essere acclamato re dei Giudei. In tutto ciò che fece Gesù era molto attento a conformarsi alle istruzioni che erano state registrate per Lui nel Vecchio Testamento. In precedenza, nel Suo ministero, osservò che un folto gruppo di simpatizzanti vollero prendere Lui con la forza facendone un re, ma Egli non lo permise a quel tempo. (Giovanni 6:15) Ora, tuttavia, Egli riconobbe che era venuto il momento che una certa profezia del Vecchio Testamento doveva essere soddisfatta. Egli dette ai Suoi discepoli le istruzioni per procurare un puledro d’asina in sintonia con quella profezia, e a cavallo di quel puledro fu guidato attraverso le porte nella città, essendo entusiasticamente acclamato re da una moltitudine.—Zaccaria. 9:9; Matt. 21:1-9; Marco 11:1-10; Luca 19:28-38; Giovanni 12:12-15

I nemici di Gesù contestarono la forte commozione del popolo, e chiesero di fermarlo. In risposta, spiegò che se la gente avesse taciuto, le pietre del Tempio avrebbero gridato! (Luca 19:39,40) Costoro manifestarono una grande fede! Gesù sapeva che non era il tempo per essere effettivamente costituito re. Questo spettacolo di onore, entusiastico per quel momento non era nato da profonda convinzione nella maggior parte di loro. Infatti, non molti giorni dopo le stesse persone dicevano: “E tutto il popolo rispondendo disse: “Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli.” (Mat. 27:25) Tuttavia, il Maestro comprese che l’apparente trionfo di quando Egli entrò in Gerusalemme era stata una delle esperienze attraverso cui Egli doveva passare ed era una parte necessaria del Piano del Padre per Lui. Gesù era così sicuro di questo, che non un singolo dettaglio della profezia doveva passare inosservata, e che se fosse stato necessario, le pietre gridando lo avrebbero acclamano re.

Qui vi è una lezione, per tutti coloro che cercano di seguire l’esempio di Gesù. Se ci sono da proclamare e testimoniare la verità come il Maestro ha fatto, e in connessione con questa manifestazione di servizio, ricevere lo stesso spirito di simpatia e di benevolenza da coloro ai quali abbiamo testimoniato, a volte, ci può essere mostrato un notevole apprezzamento. Si può in una certa misura, e temporaneamente, essere onorati. Tuttavia, non dovremmo consentire che tali esperienze deviino le nostre menti e i nostri cuori dal corso del sacrificio alla cui alleanza il Signore ci ha chiamato. Dobbiamo ricordare che se oggi alcuni possono onorare noi, domani il Signore può permettere che facciamo esperienza di pregiudizi e di opposizione.

È stato così con Gesù, sebbene Egli non avrebbe potuto fare altrimenti dato che Egli aveva scelto di seguire un corso fedele verso il Suo Padre celeste. Questo esempio di esaltazione è un test per i consacrati e le consacrate e specialmente quando sono visti in contrasto con la vergogna, la sofferenza e la morte. Questa prova venne a Gesù appena prima che era giunto il momento per Lui di essere arrestato e messo a morte. Egli possedeva una meravigliosa personalità e una grande abilità persuasiva. Così, anche in questa occasione, sebbene i Suoi nemici erano già a complottare per ucciderLo, se Egli avesse sbandato dal Suo corso di fedeltà a Dio, decidendo di lavorare con loro, Egli avrebbe potuto diventare un leader di spicco in Israele. Avrebbe avuto riconoscimenti mondani sempre presenti, e sempre una tentazione di piacere agli uomini in modo da raggiungere sempre più onore, ma Gesù non cedette a questa tentazione.

Dopo avere guidato il puledro d’asina in Gerusalemme in stile regale, ricevendo i consensi entusiastici di così tante persone, Gesù salì al tempio. Lì eseguì un atto che aumentò l›antagonismo dei Suoi nemici - Egli scacciò i cambia-valute dal tempio. In connessione con ciò, denunciò i responsabili di aver trasformato la casa di Dio di preghiera in una spelonca di ladri. (Mat. 21:12,13; Luca 19:45,46) Allora Gesù cominciò ad insegnare nel tempio, e sebbene i leader religiosi “cercassero di distruggerlo,” non hanno potuto trovare l’occasione “perché tutte le persone erano molto attente ad ascoltare lui.”—Luca 19:47,48

FACENDO DEL BENE

In questa occasione mentre era nel tempio, i “ciechi e gli zoppi venivano a Gesù ed egli li guarì.” (Mat. 21:14) Per più di tre anni era stato la guarigione dei ciechi e zoppi, in modo che questa non era una nuova esperienza. Tuttavia questo sottolinea che anche se Gesù sapeva che aveva ormai solo un paio di giorni per vivere, Egli era ancora disposto ad usare il Suo tempo e la Sua forza per aiutare gli altri. Egli ha avuto la gioia di estendere a loro le benedizioni che, sebbene solo temporanee, ora, la Sua morte avrebbe reso disponibile in modo permanente per tutti gli uomini quando Egli in realtà diventerà re di tutta la terra. Gesù non dette mai la sensazione che Egli avesse il diritto di dedicare anche quei pochi restanti giorni della Sua vita ai Suoi interessi. Egli aveva ancora da fare il lavoro del Padre e quindi glorificare Lui.

Gesù’ nel servire in nessun momento mai si è basato obbligatoriamente sul semplice dovere. Egli ha amato il popolo e ha lavorato instancabilmente per aiutarlo fino alla fine. Il Suo interesse e zelo erano veri e non avrebbe potuto esserlo di più, come se avesse voluto convertire tutto Israele, o il mondo intero, in quel momento. Ciò è dimostrato dal fatto che nel primo giorno, come entrò in Gerusalemme, Egli guardò verso la città e pianse, dicendo: “Oh, se tu, proprio tu, anche tu, avessi riconosciuto almeno in questo tuo giorno le cose necessarie alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste agli tuoi occhi.”—Luca 19:41,42

La giornata intensa richiamò vicino Gesù i Suoi nemici che erano a Gerusalemme e che cercavano la prima occasione favorevole per prenderlo. Non ebbe paura di questo, ma il giorno esatto nel Piano del Padre per Lui di morire non era ancora giunto, così Egli non rischiò di rimanere in città per tutta la notte. Invece con i Suoi dodici discepoli andarono a Betania e vi trascorsero la notte. (Marco 11:11) Nessuno dei racconti del Vangelo ci informano dove a Betania, Gesù e i Suoi discepoli abbiamo pernottato, ma potrebbero essere stati a casa di Maria, Marta e di Lazzaro. È evidente che essi sono stati intrattenuti da questi amici speciali la notte prima, che è stato dichiarato essere sei giorni prima della Pasqua. (Giovanni 12:1,2) Ricordiamo fu in quella occasione che Maria unse i piedi di Gesù con il costoso unguento e li asciugò con i suoi capelli.—versetto 3

TORNA NEL TEMPIO

La mattina successiva, Gesù e i dodici ritornarono a Gerusalemme, e vide un fico che aveva delle foglie, ma nessun frutto. Egli parlò per la struttura dell’albero, dicendo: “Non nasca mai più frutto da te in eterno. E subito il fico si seccò.” (Matt. 21:18,19) Gesù parlò al fico non perché egli si era irritato con esso, ma perché Egli sapeva che nella Scrittura era il simbolo della nazione di Israele. (Ger. 24:1-7) L’albero, per il fatto che non aveva alcun frutto, rappresentava Israele nella condizione di quel loro momento di sterilità e rifiuto di Lui, che sarebbe presto seguito dal loro appassimento come nazione. Ricordiamo che più tardi, Gesù dette come uno dei segni del Suo ritorno e seconda presenza, lo schiudersi di un albero di fico—raffigurando un ritorno di favore a Israele e infine la loro accettazione di Lui come il loro Messia.—Matt. 24:32

Arrivando al tempio, Gesù iniziò di nuovo a insegnare, dicendo: “i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si accostarono a lui,” “… chiesero con quale autorità stava facendo queste cose,” riferendosi evidentemente alla Sua cacciata fuori dei cambio-valute del giorno precedente. (Capitoli 21-23) Da qui alla fine del 22 Capitolo, il Maestro fornisce una notevole serie di istruzioni, rivolta soprattutto ai governanti religiosi che erano venuti a motivo di Lui.

Dobbiamo ricordare che Gesù sapeva che aveva solo pochi giorni da vivere, eppure noi lo troviamo a lasciar brillare la Sua luce, testimoniando a coloro ai quali Egli aveva poca speranza di essere una vera benedizione in quel momento. Tuttavia, il Padre Suo Gli aveva dato una missione, e Lui fu determinato ad essere fedele. Per affrontare questi capi religiosi che lo avevano rifiutato e tramavano di ucciderlo, Gesù ebbe l’occasione di rilevare la posizione esatta in cui si trovarono come oppositori del Piano di Dio.

È in questo contesto che Gesù dà la parabola dei due figli. Uno di questi figli, quando gli viene chiesto di lavorare dal padre suo nella vigna, rifiuta, ma poi si pente e va a lavorare. L’altro ha concordato in un primo momento di lavorare ma non è riuscito a vivere secondo il suo accordo. I sommi sacerdoti e gli anziani convennero che il figlio che in un primo momento rifiutò e poi si pentì era gradito al Padre Suo. Poi Gesù applicò la parabola, dicendo loro che i pubblicani e le prostitute-rappresentati dal figlio che si è pentito-sarebbero andati avanti nel Regno di Dio prima degli altri. La loro posizione, spiegò, fu quella del figlio che ha accettato di servire, ma non è riuscito a farlo. Solo quelli che fanno la volontà del Padre celeste e non si limitano a farne una professione-entreranno nel Regno.—Versetti 28-32

Gesù continua con la parabola del padrone di casa, “che ha piantato una vigna.” (Versetti. 33-41) Nel Vecchio Testamento ci viene detto che la “Vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele.” (Isaia5:7) Nella parabola, Gesù disse che il padrone di casa “cinse la vigna, scavò un luogo dove pigiare l’uva, costruì una torre per la sua protezione.” Il padrone di casa poi ne affidò la cura ai coltivatori, mentre egli andò in un paese lontano. Più tardi, il padrone di casa mandò i suoi servi a raccogliere frutti provenienti dal vigneto, ma i coltivatori “uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, e un altro lo lapidarono.” Poi inviò altri servi, ma “essi fecero allo stesso modo.” Infine, fu inviato il figlio del padrone di casa, ma i coltivatori lo uccisero, sperando di poter così ereditare il vigneto. Gesù spiegò che quando il padrone di casa arrivò alla vigna, avrebbe “miseramente distrutto” quei coltivatori che erano stati così infedeli a Lui.

Dopo aver detto queste due parabole, Gesù chiese ai capi dei sacerdoti e gli anziani se avevano letto nelle Scritture circa la “la pietra che i costruttori hanno scartata” che sarebbe diventata la “testata d’angolo.” Spiegò che coloro che “chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato, e colui sul quale essa cadrà, sarà stritolato.” (Matt. 21:42-44; Salmo 118:22,23) La lezione di questa illustrazione è che il Regno di Dio sarebbe stato preso da questi religiosi governanti che fino ad ora erano stati riconosciuti da Lui per essere dato a “un popolo che lo farà fruttificare.” Questo sarebbe il “sacerdozio regale” la “nazione santa” più avanti descritta da Pietro.—1 Piet. 2:9,10.

Questa non è stata un personale denuncia degli Ebrei religiosi, e Gesù non aveva alcuna amarezza nel Suo cuore verso di loro. Si tratta di una semplice affermazione di fatto e una testimonianza per loro strada sbagliata e il suo risultato certo. Quando essi hanno “udito le Sue parabole, hanno percepito che parlava di loro.” Tuttavia, i loro cuori non sono stati convertiti. Piuttosto, essi avrebbero subito preso il Maestro, ma avendo visto che la folla simpatizzava verso di Lui, si trattennero, in attesa di una più favorevole occasione.—Matt. 21:45,46

Gesù non ebbe paura di coloro che divennero ora i Suoi nemici. La Sua vita era nelle mani del Padre Suo, così Lui continuò con un’altra parabola. Il re fece un banchetto di nozze per suo figlio, ma gli invitati non potevano partecipare. Poi i servi furono inviati “nelle strade” per trovare altri per riempire i posti vacanti. (cap. 22:1-10) Così, ai leader religiosi fu nuovamente ricordato che a causa della loro infedeltà, altri avrebbero preso il loro posto alla “cena del matrimonio” del Re dei Re.—Riv. 19:7-9

Non ebbero il coraggio di mettere le manisu Gesù mentre la maggioranza del Suo pubblico era simpatizzante con Lui, allora i nemici hanno cercato di intrappolarlo con una serie di domande. Così facendo essi desideravano rivelare la propria superiore saggezza, e eventualmente dimostrare che Gesù non era un insegnante sicuro. Questo senza dubbio lo hanno sperato, ed hanno atteso a lungo la possibilità di coglierlo in difetto. Ma anche questo non riuscì loro, per questo essi “lo hanno lasciato, e se ne andarono.”—Matt. 22:15-22

Più tardi quello stesso giorno i sadducei si avvicinarono a Gesù con una domanda sulla base della loro incredulità nella risurrezione dei morti. Pensavano che per il Maestro fosse un grande argomento, impossibile da dimostrare, e che non ci potrebbe essere una risurrezione, perché sarebbe risultato il caos tra la razza umana. La domanda ipotetica era circa una donna che aveva sette mariti in questa vita. “Nella risurrezione, di chi essa sarà moglie?” nuovamente, la sapienza di questo mondo non riuscì in quando il popolo udì il Maestro rispondere, “essi si stupivano della sua dottrina.”—Versetti. 23-33

UNA TESTIMONIANZA DI CARATTERE GENERALE

In Matteo, capitolo 23, quattro giorni prima della Sua morte, viene registrato un messaggio che Gesù ha dato “alla folla e ai suoi discepoli.” I capi religiosi ancora salivano “sulla cattedra di Mosè” come rappresentanti di Dio in nome della nazione. Gesù quindi ammonì i Suoi uditori ad ubbidire a queste regole - che erano: “osservare” i loro insegnamenti della giustizia, ma non seguire le loro “opere” di ingiustizia.—Versetti 1-3

Gesù rese molto semplice questo capitolo con l’esclamazione “guai”—un esclamazione di dolore—si sarebbe infine abbattuta su queste “guide cieche.” (Versetti 13-35) Dovevano essere puniti, così come tutta la nazione, e questo non accadrà nel lontano futuro. Egli disse che questi guai “ricadranno su questa generazione.” (versetto36) Quindi Gesù diede un importantissimo, fatidico decreto per Israele, “Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta. … Voi non mi vedrete da ora in poi, fino a che direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.”—Versetti 37-39

PROFEZIA DELLA SUA SECONDA PRESENZA

Gesù era in procinto di lasciare la non credente nazione di Israele non per l’eternità, ma fino al momento in cui sarebbe stato pronto ad accoglierlo come il Messia, inviato da Dio. I capi tramavano di ucciderlo, ma Gesù riconobbe in questo, che Suo Padre aveva decretato il momento per Lui di “finire il lavoro” assegnatoli, e questo stava velocemente giungendo alla fine. Mentre Egli aveva inflessibilmente sottolineato i peccati di Israele e dei leader religiosi, ha gioito che sebbene essi stavano per ucciderlo, sarebbe giunto un giorno che li avrebbe benedetti.

Con questa certezza di benedizioni avvenire, Gesù e i Suoi discepoli lasciarono il tempio. Il Suo lavoro di testimonianza per Israele era finito. Ora Egli voleva l’opportunità per istruire e incoraggiare il Suo popolo. Egli disse ai discepoli che il tempio sarebbe stato distrutto—“non resterà qui pietra su pietra.” Mentre si avviava al monte degli Ulivi, i discepoli si avvicinarono a Lui “privatamente” chiedendo: “quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno della tua venuta [Greco: parusia, che significa presenza] e della fine del mondo [Greco: aion, significato età]?”—Matt. 24:1-3

Avevano appena ascoltato Gesù dire alle persone che non lo avrebbero visto più, fino a che Egli non verrà di nuovo. Aveva detto loro che il tempio sarebbe stato distrutto, così sono stati ansiosi di saperne di più su questi eventi. Quando queste cose accadranno, e come avrebbero fatto a sapere quando Egli tornerà? Era in risposta a queste domande che il nostro Signore diede una grande profezia relativa all’età futura e al Suo ritorno. In precedenza aveva già detto qualcosa su questo argomento. Ma non avendo lo Spirito Santo, i discepoli avevano difficoltà a capire ciò che Gesù aveva detto loro. Se lo avessero capito, prima di questo, si dovevano confrontare con il fatto che il Suo Regno non era ancora stabilito, e che ci doveva essere un passaggio di età durante la quale Egli sarebbe stato lontano da loro, essi sarebbero rimasti confusi e sfiduciati.

Ora, però, la verità che in precedenza li può aver feriti era necessaria per il loro incoraggiamento. Essi hanno appreso dalla bocca del proprio Maestro, che il Tempio doveva essere distrutto e che stava andando via, ma sarebbe venuto di nuovo. Questo turbò i loro calcoli per quanto riguarda quando Egli avrebbe regnato come re, e loro sarebbero andati a regnare con Lui. Esso disse che la Sua acclamazione come re il giorno prima era di non essere omaggiato dai Romani, né di soddisfare il riconoscimento di Israele nei capi religiosi. Se la fede dei discepoli in Gesù come il Messia doveva essere mantenuta, avevano bisogno di sapere di più circa il Suo andare via e tornare nuovamente.

Ancora non erano generati dallo Spirito Santo, ed è improbabile che i discepoli abbiano afferrato il reale significato di ciò che Gesù aveva detto loro, in risposta alle loro domande. Nella provvidenza di Dio, tuttavia, tali circostanze davano un’eccellente opportunità di delineare una serie impressionante di eventi che dovevano servire come segnaletica al Suo popolo quando il tempo sarebbe venuto per loro di vedere e capire queste cose. (Versetti 4-51) La sua profezia, inoltre, è servita a condurre coloro che “guardano” ad una vera e propria armonizzazione delle Sue parole con le profezie del Vecchio Testamento. Con questo mezzo, e successivamente attraverso gli scritti degli Apostoli, “lo spirito di profezia” ha guidato il popolo consacrato del Signore durante tutta la notte fino a quando “spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori” è sorto nel loro cuore.—Riv. 19:10; 2 Piet. 1:19

La delineazione di queste verità dispensate, era una parte del lavoro che il Padre celeste dette al Maestro da fare, e mentre la morte era vicina, Egli era più interessato a completare questo lavoro che non alla sofferenza che sapeva di dover affrontare per consumare il Suo sacrificio. Gesù poteva dare ai discepoli una risposta molto breve alle loro domande, ma Lui andò al di là di ciò che chiesero. Egli ha illustrato il lavoro dell’era Messianica, quella porzione della Sua seconda presenza che avrebbe seguito gli eventi funesti del mondo che costituiscono alcuni dei primi segni del Suo ritorno invisibile.

Se sapessimo che abbiamo solo pochi giorni per vivere, probabilmente ci interesseremo di noi stessi, e poco penseremo per aiutare gli altri nell’informarli di eventi di un lontano futuro. Gesù, però, non solo predicò un meraviglioso sermone di previsione profetica, ma mostrò che Satana e non il mondo sarebbe stato distrutto come risultato della Sua seconda presenza, Egli rivelò che questa sarebbe stata seguita da un nuovo ordine mondiale. Nella parabola delle pecore e capre, ci descrive un tempo durante il quale a tutte le nazioni verrà data la possibilità di ritornare a Dio e di “ereditare il regno preparato” per loro “fin dalla fondazione del mondo.”—Matt. 25:31-34

MESSAGGIO FINALE AI DISCEPOLI

Gesù stette con i Suoi discepoli appositamente scelti la serata finale prima della Sua morte. Una porzione di quel tempo fu speso nel “cenacolo.” Ci riferiamo ai nostri lettori per le due parti dell’articolo, “esperienza nella camera superiore,” che troviamo nel corrente e precedente mese nella nostra rivista “Aurora,” per un esame dettagliato di quei vitali e importanti eventi.

Dopo la partenza dal cenacolo, camminando verso i Getsemani Gesù diede il Suo messaggio finale ai discepoli - elencati in Giovanni capitoli 14-16—sapendo che in poche ore si sarebbe allontanato da loro. Come erano preziose quelle cose che Egli disse!” “il vostro cuore non sia turbato.” “Io vado a prepararvi un posto; … affinché dove sono io, siate anche voi.” “Io sono la via, la verità e la vita.” “Chi crede in me, farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.” “qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò.” “Se mi amate osservate i miei comandamenti.” “Il Padre … vi darà un altro consolatore, … lo Spirito della verità.” “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch io lo amerò e Mi manifesterò a lui.” “Io vi lascio la mia pace, io vi do la mia pace.”—cap. 14

“Io sono la vite voi i tralci. … in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto.” “Queste cose vi ho detto … che la vostra gioia sia piena.” “Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi.” “Vi ho detto queste cose, affinché non siate scandalizzati.” “Lo Spirito di verità … vi guiderà in tutta la verità.” “Il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia.” “Il Padre Stesso vi ama.” “Queste cose vi ho annunziato che in me voi potete avere la pace. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.”—capitoli 15,16

TERMINATO IL LAVORO

Il Vangelo di Giovanni registra la stupenda preghiera che Gesù pronunciò quando si avvicinarono ai Getsemani. (cap. 17) L’opera che il Padre Gli aveva dato da fare, ora era finita, e attraverso di essa tutti avevano glorificato Suo Padre. Alla conclusione della Sua opera Egli richiamò la benedizione di Suo Padre su coloro che avrebbero dovuto rappresentare Lui dopo che fosse andato. Gesù era preoccupato per i Suoi discepoli, così pregava che essi “possono essere uno,” come Lui e il Padre sono stati “uno” in oggetto e desiderio. Egli pregò che Dio li avrebbe “consacrati” mediante la verità e che essi potranno rendersi conto che il Padre li amò come Egli ha amato Lui.

Nella Sua preghiera Gesù chiese di non dimenticare il mondo. Egli estese la Sua petizione al fine ultimo della redenzione, affinché—“il mondo sappia che tu mi hai mandato.” La sera alle undici, dopo che Gesù aveva parlato con queste parole di conforto e di preghiera al Padre, che “egli uscì con i suoi discepoli oltre il torrente Cedron” e si diresse verso i Getsemani, dove fu tradito da Giuda e arrestato.—cap.18:1-12

Per Gesù la “notte … quando nessun uomo può lavorare,” era cominciata. (Giovanni 9:4) Egli avrebbe ora dovuto sopportare la sofferenza fisica e psicologica che i Suoi nemici inflissero su di Lui. Egli è stato pienamente addestrato per resistere a qualunque cosa avrebbe glorificare il Padre-”non la mia volontà ma la tua deve essere fatta.” (Luca 22:42) Il Suo lavoro era finito, ma ancora Egli non nascose la luce della verità. Quando Pilato chiese se Egli fosse re, Gesù rispose: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo,” spiegò tuttavia che il Suo Regno non “era di questo mondo.”—Giovanni 18:36,37

Quando Gesù fu appeso alla croce in un dolore straziante, uno dei ladroni chiese di essere ricordato nel Suo Regno. Gesù dette ancora testimonianza, anche in quel giorno buio di ignominia e morte, dicendo al ladrone “tu sarai con me in paradiso.” (Luca 23:39-43) Sapeva che sebbene Egli era stato crocifisso dai Suoi nemici, Egli sarebbe risuscitato dai morti ed esaltato da re su tutta la terra. Il risultato del Suo Regno sarebbe stata la restaurazione del paradiso, e il ladrone, così come tutti gli uomini, sarebbe rivissuto. Avrebbe avuto la possibilità di credere in Lui, di ubbidire alle leggi del Suo Regno e vivere per sempre. Sapendo tutto ciò, Gesù fu lieto di utilizzare il Suo rapido calo di forza e dire così, parlando in piena armonia con le parole di Pietro, che disse solo dopo un paio di settimane concernente “I tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Dio ha parlato per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dal principio del mondo.”—Atti 3:20,21

Nei suoi ultimi momenti, Gesù gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matt. 27:46) Effettivamente questa era una citazione dal Salmo 22. Esso può essere stato attraverso la meditazione sulla preghiera registrata nella parte restante di questo Salmo, in cui si fa menzione di altri avvenimenti che Gesù vide ebbero luogo prima di Lui, e la Sua fede lo sollevò fuori da questo momento di disperazione. Pienamente fiducioso nel Suo ultimo respiro morente, disse, “è finita”—(ho interamente terminato)—“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito,” la mia vita.—Giovanni 19:30; Luca 23:46

Gesù è il nostro grande modello. Mentre nessuno di noi oggi è in grado di sapere quando saranno i nostri giorni finali, si ritiene tra più illuminati cristiani che il tempo della nostra vita è breve e forse più breve di quello che pensiamo. Come stiamo usando il nostro tempo? Stiamo pensando a noi, alla nostra consacrazione e di come possiamo essere sicuri della nostra posizione nel Regno? Siamo contenti di lasciarci andare nelle mani del nostro Padre celeste mentre noi, come Gesù, raddoppiamo i nostri sforzi per compiere le opere di Colui che ci ha chiamato?

Ricordando come Gesù ha dato la forza per servire i Suoi discepoli perché li ha amati, possiamo noi amare i nostri fratelli così come Lui ha amato noi? Siamo noi che stabiliamo la nostra vita per loro, come Egli ha fatto per noi? Queste sono domande che tutti i credenti consacrati devono ponderare con attenzione e con spirito di preghiera durante questa stagione, quando saremo presto in comunione alla morte dell’Agnello di Dio. Stiamo considerando di seguire Lui, e morire con Lui, e credere alla Sua promessa, e che se noi saremo fedeli fino alla morte, da Lui riceveremo la corona della vita.”—Riv. 2:10



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Uno

Potente Fede

Versetto chiave: “Subito il padre del fanciullo gridando con lacrime, disse: ‘Io credo, Signore, sovvieni alla mia incredulità.”
—Marco 9:24

Scritture selezionata:
Marco 9:14-29

APPENA PRIMA DEGLI eventi della lezione di oggi, troviamo Gesù “trasfigurato” su un alto monte” comparire in abbigliamento glorioso davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni. (Marco 9:1-9) Pietro avrebbe poi confermato questo evento spiegando che “sono stati testimoni oculari della sua maestà.” Egli ricevette da Dio Padre onore e gloria quando giunse a Lui quella voce da parte di Dio, “questo è il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto. E questa voce che veniva dal cielo abbiamo sentito, quando eravamo con lui sul monte santo.”—2 Piet. 1:16-18

Dopo che discesero dalla montagna, trovarono gli altri discepoli circondati da una moltitudine, e degli scribi, che disputavano loro. Quando Gesù domandò agli scribi perché essi contestavano con i discepoli, un uomo uscì dalla folla, spiegando che aveva portato il suo giovane figlio, che aveva un demone, e che era stato gettato fuori perché lo disturbava. Gesù rispose, dicendo: “O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo da me. Ed essi glielo portarono. Ma appena lo vide lo spirito lo scosse con violenza, e il fanciullo, caduto a terra, si rotolava schiumando.”—Marco 9:14-20

Gesù chiese per quanto tempo il ragazzo era stato posseduto dal demonio, e suo padre disse che era stato fin dall’infanzia. Gesù gli disse: “Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede.” (Versetti. 21-23) Qui il Signore sottolineò l’esercizio della fede nella potenza di Dio. Paolo in seguito ebbe da dire: “Senza la fede è impossibile piacere a lui.” (Ebr. 11:6) Realizzando la sua mancanza di fede perché il demone possedeva ancora suo figlio, l’uomo gridò con lacrime, com’è notato nel nostro versetto chiave. Gesù allora sgridò il demone, e subito venne fuori dal ragazzo.—Marco 9:24,25

In seguito, i discepoli chiesero perché essi non furono in grado di scacciare il demonio. La risposta di Gesù è al centro dell’odierna lezione: “questa specie di spiriti non si può scacciare in altro modo, se non con la preghiera e il digiuno.” (versetto29) Gesù sottolineò ai Suoi seguaci che il loro maggior potere sarebbe risultato da una vita di abnegazione e di preghiera, basata sulla fede incrollabile. Il Signore dette a molti “promesse eccezionalmente grandi e preziose” per coloro che vivono in tale maniera. In questo e in altri miracoli, il Signore richiese la fede come condizione della guarigione. Egli così manifestò con le opere, la venuta della gloria e della potenza del Suo Regno, che era stato mostrato sul monte della Trasfigurazione.

Dio è ora alla ricerca di una classe particolarmente fedele e ubbidiente come bambini, per essere coeredi con Gesù nel Suo avvento del glorioso Regno. Nella selezione di questa classe di persone, che aiuterà a effondere la Sua benedizione su tutto il mondo dell’umanità, il Padre celeste vuole solo coloro che possono esercitare assoluta fede in Lui. Di conseguenza, la regola di Dio nel trattare con la Chiesa in tutta l’Età del Vangelo è stata: “Vi sia fatto, secondo la vostra fede.”—Matt. 9:29

Nel Regno vi saranno manifestazioni della potenza divina data a tutti coloro che esercitano la fede. Per noi ora, tuttavia, è dato il privilegio di sviluppare una forte e profonda fede basata sulle promesse di Dio. Come quando discese dal monte, Gesù disse a Pietro, Giacomo e Giovanni di non dire a nessuno ciò che avevano visto, fino a quando il Figlio dell’uomo non sarebbe stato risuscitato dai morti” (Marco 9:9). Essi discesero con questo pensiero impresso nelle loro menti. Dal quel momento in poi, la risurrezione di Cristo è stato il privilegio di essere predicato dai Suoi seguaci, tramite la potente fede nella Sua gloria futura del Suo Regno.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Due

Semplice Fede

Versetto chiave: “Allora Gesù fissandolo nel volto, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca: và, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, prendi la tua croce e seguimi.”
—Marco 10:21

Scritture selezionata:
Marco 10:17-31

LA LEZIONE DI OGGI LA lezione è focalizzata su un giovane di una benestante famiglia ebrea che chiese a Gesù, “Maestro buono che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Marco 10:17) Gesù non rispose immediatamente alla domanda, prima preparò il giovane uomo per la corretta comprensione. Egli domandò il motivo per cui egli lo chiamò “Maestro buono,” perché Dio è l’unico che è veramente buono. (versetto18) Questa risposta sottolinea che vi è un solo standard di bontà che è rappresentato da Dio Padre. Sebbene non fu sbagliato chiamare Gesù “buono,” l’uomo deve riconoscere il primo standard divino. Poi ha potuto correttamente apprezzare Gesù come un Maestro riconosciuto da Dio.

Gesù diresse il giovane uomo ad attenzionare il diritto, chiedendogli se avesse osservato i Suoi vari comandamenti. (versetto 9) Alcuni possono chiedere il motivo per cui Gesù non ha risposto come potremmo rispondere oggi—“confessare la vostra incapacità di osservare la legge perfettamente, che crediamo in Cristo Gesù come colui che vi ha riscattati e fare una consacrazione completa della vostra vita al Signore.” Possiamo rispondere che tale dichiarazione non era ancora possibile a causa del Patto della Legge che era ancora in vigore. Gesù non aveva ancora adempiuto, “… e lo ha tolto di mezzo, inchiodandolo alla croce” (Col. 2:14). Così, egli orientò il giovane uomo all’attenzione al diritto, che mostra il modo di ottenere la vita eterna osservando i suoi comandi.

In seguito, il Nuovo Testamento insegna che cosa gli ebrei, come popolo, non sono riusciti a discernere. “Perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge, mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato” (Rom. 3:20. Lo scopo della legge è stato prima di tutto provare e dimostrare la perfezione del fatto che Lui l’ha potuta adempiere. In secondo luogo è stato per dimostrare ai Giudei e a tutti gli uomini, l’impossibilità di chiunque tranne che un sol uomo perfetto soddisfacesse le condizioni di tale patto.

Quando il giovane rispose: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza,” Gesù lo guardò amorevolmente. (Marco 10:20) Egli vide che questo uomo era al di sopra di molti altri, per quanto riguardava la sua nobiltà di carattere. Eppure il Signore si accorse che era stato accecato dalla ricchezza del suo tempo, e non era riuscito a mostrare amore e cura per i tanti poveri che aveva sotto di lui. Così egli gentilmente gli ricordò questo fatto, rispondendogli com’è indicato nelle parole del nostro versetto chiave.

Qui la risposta era che al giovane uomo era necessario ciò che poteva assisterlo nello sviluppo della fede, per ereditare la vita eterna. Ogni Ebreo pronto e disposto a sacrificare i suoi terreni “tesori” e diventare un seguace di Gesù doveva essere considerato degno di trasferimento dalla casa di servitore sotto Mosè, alla casa di “figlio” sotto Cristo. (Eb. 3:5,6) Il giovane uomo, però, così pieno di fiducia pochi istanti prima constatò che il Maestro aveva sondato il suo cuore nella sua parte più vulnerabile. Egli non ha avuto sufficiente amore per Dio e per i suoi compagni. “Ma egli rattristandosi per quelle parole, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.”—Marco 10:22

Gesù si è quindi rivolto ai Suoi discepoli, dicendo loro quanto fosse difficile per coloro che confidano nelle ricchezze entrare nel Regno di Dio. (Versetti 23-27) Ricordiamo queste parole di fede semplice sono per noi “… tesori nel cielo. … Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.”—Matt. 6:20,21



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Tre

Lottiamo Per La Fede

Versetto chiave: “E Gesù gli disse: “In verità ti dico che oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte.”
—Marco 14:30

Scrittura selezionata:
Marco 14:26-31,66-72

LA PAROLA FEDE, COM’È usata nel Nuovo Testamento, è tradotta dalla parola greca “pistis,” che significa “persuasione” o “convinzione.” Questa parola greca ha anche aggiunto il pensiero di affidamento a Cristo per la salvezza e la costanza di tale professione. È questa la costanza, la fedeltà o il nostro affidamento su Cristo che la lezione di oggi, mette a fuoco.

L’apostolo Pietro, prima di essere generato dallo Spirito Santo, è stato un uomo di forte carattere e coraggio, ma anche abbastanza impetuoso. A causa di questo, il suo coraggio a volte era davvero la sua debolezza. Pietro realizzò senza nessun timore o paura, la fiducia in sé stesso, e ciò lo portò a fare meno vegliando e pregando di ciò che lui avrebbe voluto. Gesù vide questa debolezza di Pietro e previde le sue conseguenze: “Il Signore disse: Simone, Simone, ecco Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano: Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli” (Luca 22:31,32). Pietro rispose Gesù dicendo: “Signore, io sono pronto ad andare con te tanto in prigione che alla morte.”—Versetto 33

Nel nostro versetto chiave e nella Scrittura selezionata, possiamo vedere Pietro testato prepotentemente nella propria forza. Gesù aveva detto queste parole a Pietro poco dopo aver mangiato il Suo ultimo pasto con i Suoi discepoli. Camminando verso i Getsemani, situato presso il monte degli Ulivi, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni in un luogo dove si potesse pregare, lasciandoli soli per un breve periodo di tempo. “Poi tornò ai suoi discepoli e li trovò che dormivano. Il Maestro disse a Pietro, dormi? Non hai avuto la forza di vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; certo lo spirito è pronto, ma la carne è debole.”—Marco 14:37,38 Traduzione Nuova Diodati

Tre volte Gesù andò a pregare, e ogni volta i suoi tre più stretti discepoli non potevano rimanere svegli. Al terzo ritorno, Gesù disse: “l’ora è venuta,” e subito Giuda venne con una “grande turba … mandata dai sommi sacerdoti e dagli scribi e dagli anziani.” Il coraggioso, impetuoso Pietro accorse nuovamente in azione, traendo la sua spada e tagliando l’orecchio di uno dei servi del sommo sacerdote. (Versetti 39-47) Gesù, però, si consegnò, sapendo che era giunto il momento per il compimento della Sua missione terrena. Pietro e gli altri discepoli erano molto confusi. Per vedere il loro Maestro apparentemente senza sostegno dal cielo, consegnato ai Suoi nemici e portato da un tribunale ad un altro, ebbe un effetto paralizzante su di loro, soprattutto su Pietro. Poiché egli seguì Gesù, fu riconosciuto come un discepolo del Nazareno. Tre volte egli fu identificato, e ogni volta egli negò la conoscenza con Gesù—la terza volta si avverò la previsione di Gesù: “prima che il gallo canti due volte; tu mi rinnegherai tre volte.”—Versetti 66-72

Nella sua ora più buia senza il Maestro al suo lato, la fede di Pietro soffrì enormemente. Egli imparò direttamente la verità delle parole di Gesù: “Lo spirito è pronto ma la carne è debole” (Marco 14:38) Tale è il pericolo se non lasciamo che la nostra fede resti unicamente sulla forza del nostro Signore. Se ci basiamo sulla carne, ci sarà una lotta di fede. Ha Pietro fu detto che egli sarebbe stato vagliato da Satana. Più tardi, nella sua prima lettera, egli promise che anche noi avremo “ardenti” prove per dimostrare la nostra fede. (1Piet. 4:12,13) ricordiamo l’esempio di Pietro, che vinse la sua debolezza, in modo che la nostra fede cresca nelle prove, con gioia.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Quarta

Le Fede Nella Risurrezione

Versetto chiave: “Ed egli disse loro: “non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; è risuscitato, non è qui, ecco il luogo dove l’avevano posto.”—Marco 16:6

Scrittura selezionato:
Marco 16:1-8

LA VERITÀ DELLA RISURREZIONE di Gesù nel “terzo giorno” è stata comprovata in tre modi per i Suoi seguaci. In primo luogo, “Un angelo del Signore, sceso dal cielo, venne e rotolò la pietra dall’ apertura del sepolcro. (Mat. 28:2) La pietra fu rimossa perché era un ostacolo alle fedeli donne che erano andate con spezie dolci per imbalsamare il corpo del loro Signore e i soldati si paralizzarono con timore in modo da non interferire con queste donne nella loro missione d’amore. (versetto 4) In secondo luogo, l’angelo rivolse la loro attenzione verso la tomba vuota e le bende ripiegate, insieme con la dichiarazione, “Egli è risorto.” (Versetti 5,6) Terzo, lo stesso Signore risorto apparve e parlò prima a Maria di Màgdala al di fuori della tomba, poi ai Suoi discepoli, e per gli altri, com’è descritto dall’Apostolo Paolo.—Giovanni 20:11-20; 1 Cor. 15:1-8

Dobbiamo ricordare questi fatti che riguardano la risurrezione di Gesù perché essa è essenziale per la dottrina della fede cristiana. É così importante questo insegnamento che l’apostolo Paolo disse, “… se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato: e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che dormono in Cristo sono perduti.” (1Cor.15:16-18) Altre Scritture sottolineano che la fede nella risurrezione è legata direttamente alla fede nel riscatto, e nelle promesse abramitiche.—Versetti 21,22; 1 Tim. 2:3-6; Gen 22:17,18

La risurrezione di Gesù offrì una garanzia che Dio compirà la Sua promessa di benedire tutte le famiglie della terra. Era in vista di ciò che Gesù dichiarò Suo Padre come: il “Dio dei viventi,” non “dei morti.” (Luca 20:37,38) La risurrezione definisce anche la morte di Adamo non come eterna estinzione, ma come un inconscio sonno. “Non c’è ne lavoro né pensiero né conoscenza né sapienza, nella tomba.” (Eccl. 9:10) Quindi, Gesù parlò della futura risurrezione dei morti, dicendo: “l’ora è venuta, in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno; coloro che hanno fatto il bene per una risurrezione di vita e quelli che hanno commesso il male per una risurrezione di giudizio.”—Giov. 5:28,29 Traduzione Nuova Diodati

In connessione con questa dottrina, molti nel mondo cristiano celebrano “La Domenica di Pasqua” in ricordo della risurrezione di Gesù. La parola “Pasqua” appare solo una volta nella traduzione della Bibbia del Re Giacomo, dove dovrebbe essere adeguatamente resa “Pasqua.” (Atti 12:4) Si ritiene che le chiese romano cattoliche e greche abbiano introdotto il termine “Pasqua” come riferimento a un ricordo annuale della risurrezione di Gesù al fine di, spostare una festa pagana dello stesso nome. Anche se nessuna autorità scritturale esiste per una celebrazione della “Pasqua,” le molte usanze che successivamente derivano da questo, è giusto per i cristiani con riverenza e con gioia, rivolgano la mente alla risurrezione del Signore, specialmente in questa stagione dell’anno.

Paolo spiega che era necessario che i dodici Apostoli testimoniassero della Sua risurrezione. Non ci sarebbe potuto essere nessun messaggio del Vangelo per la speranza del favore divino all’ umanità attraverso un Salvatore morto. La risurrezione di Gesù è la prova che Egli compie fedelmente il lavoro che è venuto a fare nel mondo. La Sua esaltazione alla destra di Dio ci permette di dire con fiducia, “ora che Cristo è risorto,” rende certa che la nostra fede non è “vana,” ma sicura e salda.—1 Cor. 15:3-22



Associazione Studenti Biblici Aurora