AURORA
Marzo-Aprile 2014

Contenuto Di Questo Numero

  1. È “La Quaresima” Un Sacrificio Cristiano
  2. Un Regno Eterno
  3. Figlio di Davide
  4. Rapporto di Pietro
  5. Degno è l’Agnello
  6. Trionfante E Vittorioso

È “La Quaresima” Un Sacrificio Cristiano

“Vi esorto dunque fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio, che è il vostro ragionevole servizio.”
—Romani 12:1

IL 5 MARZO, DEL 2014, MOLTI sinceri credenti in tutto il mondo cristiano osservarono il Mercoledì delle Ceneri e l’inizio della Quaresima. La Quaresima è un periodo di quaranta giorni di preparazione penitenziale che precede il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua.

La quaresima è osservata dai Cattolici Romani e la Chiesa ortodossa orientale, dagli Episcopaliani, Luterani e varie altre denominazioni Protestanti. Per quanto strano possa sembrare, la Bibbia non dice nulla di Quaresima o di alcun altra simile osservanza.

Per sapere di più su questo rito è necessario esaminare gli scritti che sono venuti più tardi, cominciando dal quarto secolo AD circa.

L’istituzione di questo periodo di preparazione sembra sia formalmente cominciato come risultato di decisioni prese durante il Consiglio Niceno del 325 A.D. Il consiglio chiamo questo periodo “quadragesima” che e una parola Latina, e si riferisce ai quaranta giorni di digiuno di nostro Signore nel deserto. Poichè un conflitto sorse nella chiesa dividendola in due rami, quello Occidentale e quello Orientale, l’esatto periodo assegnato alla Quaresima varia a causa delle loro regole diverse sul digiuno.

Le caratteristiche di “quaranta giorni” ed “il digiuno” sembra siano stati collegati, dai leaders della Chiesa, ai quaranta giorni di nostro Signore nel deserto, dove Gesù andò a meditare subito dopo il suo battesimo nel fiume Giordano. Lì Egli digiunò quaranta giorni e quaranta notti, e lì Egli fu tentato dal diavolo. (Matt. 4:1-11)

Tuttavia, il periodo meditativo di nostro Signore nel deserto non era inteso come modello di un rito riguardante la sua successiva morte e risurrezione, ma piuttosto un’illustrazione delle tentazioni che affliggono tutti i consacrati seguaci di Cristo.

Quando la Quaresima è stata istituita per la prima volta, il digiuno consisteva in un pasto al giorno, senza carne, pesce, uova o burro. C’era anche una famosa pubblica penitenza per i peccatori rinomati. Questi vestiti con tuniche di tela di sacco e con il capo cosparso di cenere erano tenuti separati da tutti fino al Giovedì prima della Domenica di Pasqua, tempo in cui erano reintegrati nella fratellanza della chiesa. Questo trattamento dei peccatori è stato sospeso alcuni secoli più tardi, quando una forma di penitenza pubblica è stata imposta a tutta la congregazione, compreso il clero. Questo è stato eseguito facendo una croce sulle fronti di tutti i congreganti, il “Mercoledi delle Ceneri” usando ceneri ricavate bruciando i rami delle palme usate l’anno precedente per la Domenica delle Palme. Questo rito continua fino ad oggi in molte chiese.

Tra il quarto e l’ottavo secolo, la parola “Quaresima” [Lent in Inglese] divenne associata a questo periodo di digiuno e penitenza. “Lent” è una vecchia parola inglese che significa “primavera”, ed ulteriormente deriva da una parola germanica che significa “lungo”, perché in primavera le ore diurne visibilmente sono piu lunghe. Così è evidente che i capi della chiesa hanno cercato d’associare il periodo di quaranta giorni di digiuno di nostro Signore nel deserto con la primavera. Allo stesso modo, il termine Pasqua deriva dal Greco “pascha”=passaggio, piu tardi la parola Latina “pasculi”=pascolare è stata incorporata. Il termine “Easter” (Pasqua in Italiano) è stato preso dal nome “Estera” la dea venerata dai Sassoni, la cui festa era celebrata in primavera. L’adozione dei due nomi, Quaresima e Pasqua, e la loro applicazione al periodo che conduce ed include la morte e resurrezione di nostro Signore, sono stati apparentemente intesi ad aiutare a sostituire eventi Cristiani con credenze pagane.

UNA CELEBRAZIONE ATTINENTE

C’è ancora un’altra strana celebrazione, conseguenza di questa imposizione della chiesa sulle congregazioni, questa è il Mardi Gras. Questo è un nome francese, a volte chiamato “Shrove” (che vuol dire confessione) ed è l’ultimo giorno di carnevale, il Martedì Grasso il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. Dato che era l’ultimo giorno prima del periodo del digiuno, divenne occasione per grande celebrazioni nel Medioevo. In città o regioni di alcuni paesi, la consuetudine di far festa per Mardi Gras non solo continua, ma è diventata sempre più elaborata. Il carnevale, con spettacolari parate, balli mascherati, scherni ritualistici, e balli per le strade che di solito durano per diversi giorni, o in alcuni casi fino a due settimane, terminano il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri. Alcuni dei più celebri carnevali sono tenuti anche oggi in Belgio, Brasile, Germania, Italia, i Paesi Bassi e Svezia. Negli Stati Uniti, le città di New Orleans, Louisiana, e Mobile, in Alabama sono particolarmente noti per la loro celebrazione del Mardi Gras.

Lo sviluppo di carnevali e di festività prima della quaresima è nato come conseguenza naturale di digiuni forzati e sacrifici imposti su un popolo che veramente non era consacrato a Dio.

È evidente che i capi della chiesa non si siano troppo preoccupati per questo sviluppo. Essi, infatti, sono per la maggior parte favorevoli, soddisfatti dal fatto che, dopo tutte queste feste, le loro congregazioni ritornano subito a loro, e ubidientemente sopportano la chiesa.

Benchè abbiamo preso la libertà di descrivere questi riti e celebrazioni in alcuni dettagli, il nostro vero interesse è nella risposta alla domanda: “La Quaresima” è un modo cristiano di sacrificio autorizzato e in armonia con le Scritture?” La risposta è “No”. La Parola di Dio è chiara nella sua testimonianza che Dio Onnipotente non costringe nessuno al sacrificio. Le Scritture affermano chiaramente che un vero seguace di Cristo volontariamente si sacrifica, o non si sacrifa.

ATTIRATO DA DIO

Il primo passo per diventare una persona disposta al sacrificio, secondo le Scritture è che Dio deve attirare quella persona a Se Stesso. Gesù ha spiegato questo quando disse: “nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira.” (Giovanni 6:44) Una volta che il Padre attira una persona a Gesù, segue la volontà di quella persona di seguire Gesù, e di sacrificarsi. In Matteo 19:16-22, abbiamo queste parole registrate concernenti un giovane ricco che venuto a Gesù e gli chiese: “Maestro buono, che cosa devo fare di buono, per avere la vita eterna? Ed egli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio: ma se tu vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Il giovane Gli chiese: “Quali?”. Gesù disse: “non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre e ama il tuo prossimo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza, che mi manca ancora? Gesù gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. Ma il giovane, udito questo parlare, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.”

É degno di nota il fatto che Gesù ha una semplice richiesta da coloro che il Padre ha attirato a Lui. Essi devono seguirlo. Per ottenere tesori in cielo, debbono essere disposti a rinunciare al tesoro sulla terra. Non si tratta di un sacrificio per un breve periodo di tempo ogni anno, durante la Quaresima, ma per il resto della loro vita.

Questo giovane era ricco e non disposto a rinunciare a tutti i suoi beni.

Gesù continua, in questa occasione, a sottolineare l’importanza di rinunciare a tutto ciò che abbiamo: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità vi dico che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli. E ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. All’udire ciò, i suoi discepoli, furono grandemente sbigottiti e dissero: “Chi dunque può essere salvato?”—vss. 23 al 25.

LA CRUNA DELL’AGO

La lezione che Gesù ci dá è, che ricchezze e beni terreni sono un peso per un uomo ricco, e che probabilmente sono piu d’impedimento che d’aiuto per entrare nel regno dei cieli. L’illustrazione del cammello che passa attraverso la cruna dell’ago rende chiaro questo punto. Nelle città circondate da mura dei tempi biblici, le porte d’accesso alle città venivano chiuse di notte. Una piccola porta, chiamata “cruna dell’ago”, provvedeva un’accesso protetto alla città. Un viaggiatore che ritornava nella città alla fine della giornata, verso il tramonto, avrebbe trovato le porte chiuse. Per ottenere accesso attraverso la cruna dell’ago, era necessario togliere tutto il carico dal dorso del cammello, facendolo inginocchiare e poi spingendolo e tirandolo lo si faceva passare attraverso la cruna dell’ago. Questa illustrazione non era intesa a mostrare l’impossibilità d’un ricco d’entrare nel regno celeste. Piuttosto, dimostra che è possibile accedervi attraverso l’umiltà, il sacrificio dei beni terreni, e con difficoltà—queste sono illustrate dal cammello inginocchiato, dall’essere liberati da pesi, e dalla lotta di spingere e tirare. I discepoli, dopo aver udito questa illustrazione, furono stupiti e dissero: “Chi dunque può essere salvato?” L’attitudine di sacrificio richiesto da Dio da coloro che egli chiamava, sembrava ad essi molto difficile da raggiungere.

Gesù, discernendo il loro scoraggiamento, disse: “questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.” Allora Pietro preso coraggio Gli chiese: “Ecco, noi abbiamo abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?” Gesù rispose: “In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque ha lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie o figli, o campi per il mio nome, riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna.” (vss. 26-29)

È bene notare quanto deve essere sacrificare,— case, famiglia, terreni, ogni bene terreno e tutti i legami terreni.

TUTTO DEV ESSERE SACRIFICATO

Tuttavia c’è ancor di più al requisito di sacrificio. Le parole dell’Apostolo Paolo contenute nel nostro testo di apertura, Romani 12:1, dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio, che è il vostro ragionevole servizio.”

Coloro che Dio chiama, devono dare tutto in sacrificio. La loro vita deve essere devota a Lui.

L’Apostolo Paolo lo chiama un “servizio ragionevole.” Non è un rituale imposto su un individuo per un periodo di tempo. È tutta una vita di ragionevole servizio a Dio.

Ed associato a questo sacrificio volontario è il desiderio d’essere trasformati in modo che tutte le cose son fatte come Dio desidera.

Quindi, l’Apostolo Paolo aggiunge: “e non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.” (vs. 2)

Per il vero seguace di Cristo sarebbe un piacere fare la volontà di Dio in questo modo, piuttosto che partecipare ad attività sportive e riti mondani. Per coloro che sono pienamente consacrati, le festivitá prima della Quaresima non sarebbero cercate come un sollievo, o una evasione, prima di sacrificare qualche piccola cosa, essendo vincolati da requisiti di penitenza di poche settimane.

Gesù ha menzionato, in risposta al reclamo di Pietro citato prima, che il corretto svolgimento di una vita di sacrificio avrebbe una molteplice ricompensa per coloro che sono fedeli. Nel suo regno questi fratelli sarebbe con Lui a governare su Israele ed il mondo come ricompensa per il loro sacrificio.

LA CONSAPEVOLEZZA DEL PECCATO

Un’altro obiettivo i capi della chiesa avevano nel costituire l’osservanza della Quaresima, era di rendere le persone consapevoli dei propri peccati e di pentirsene.

La consapevolezza del peccato dev essere sempre con noi. Scrive l’apostolo Giovanni: “figlioli miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate. E se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto: Egli è l’ espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per i peccati di tutto il mondo.”—1Giovanni 2:1,2

Noi dobbiamo progettare il corso della nostra vita con in mente “non peccare.”

Da noi stessi, tuttavia, non possiamo avere successo in questo sforzo. Giovanni rende questo chiaro nella sua epistola: “Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, Suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.”—I Giovanni 1:7-10

Noi abbiamo la certezza che Gesù è morto per i nostri peccati ed è diventato la soddisfazione non solo per i nostri peccati, ma per i peccati di tutto il mondo. Questo riconoscimento di nostro Signore, e in particolare il fatto che egli è morto per i nostri peccati, dovrebbe essere oggetto di riflessione ogni giorno, e non solo per  un periodo di quaranta giorni in un anno.

VERO DIGIUNO

Quando la Quaresima fu concepita, doveva essere associata in particolare al digiuno. Il digiuno può essere un modo per mezzo del quale le persone mostrano la loro devozione a Dio. Nel sermone sulla montagna, Gesù presenta tre modi di mostrare devozione a Dio e commenta su questi. Uno dei quali è il digiuno. Le altre due sono la preghiera e l’elemosina. Ognuno di questi può essere utilizzato in modo improprio, e così Gesù dice: “guardatevi dal fare la vostra elemosina davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro, che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto te ne darà la ricompensa palesemente. E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. …E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, essi si sfigurano la faccia per mostrare agli uomini che digiunano. In verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia per non mostrare agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente.”—Matt. 6:1-6,16-18

In ciascuno di questi atti di devozione Gesù raccomanda che gli altri non sanno quel che stiamo facendo o tutto sarà inutile. Soprattutto, tutte queste cose devono essere fatte volontariamente, in qualsiasi momento, e mai per decreto. L’istituzione di un periodo di tempo in cui tutti devono digiunare, viola questi principi. Quindi, i responsabili della chiesa non erano saggi quando hanno imposto i riti della “Quaresima” sulle loro congregazioni. Si sono opposti ai principi stabiliti da Gesù e, di conseguenza, hanno dato via allo sviluppo dell’ipocrisia.

I CHIAMATI

Come considerazione finale su questa questione di osservare la Quaresima, noi notiamo che i capi della chiesa avevano in mente i quaranta giorni che Gesù era nel deserto dopo essere stato immerso da Giovanni Battista nel fiume Giordano. Ci rendiamo conto, tuttavia, che sarebbe difficile, se non impossibile, per qualchuno che vuole semplicemente mantenere un rituale, comprendere l’importazione di queste particolari esperienze di Gesù. Questa comprensione e’ottenuta solo da coloro che sono chiamati da Dio ad essere coeredi con Suo figlio e di partecipare alle sue sofferenze, “coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui.”—Rom. 8:17

L’Apostolo Paolo descrive questi come “i chiamati secondo il suo proponimento.” (Rom. 8:28) Di conseguenza, non ci si può aspettare che tutto il mondo capisca le tentazioni di Gesù nel deserto, né potremmo aspettarci che coloro che sono seguaci di Cristo possano duplicare ciò che Egli fece quando trascorse quaranta giorni e quaranta notti senza cibo. Infatti, non converrebbe provare questo e, per la maggior parte, impossibile. La vera lezione di questi quaranta giorni ha attinenza con le tentazioni presentate dall’avversario, alle quali tutti i consacrati seguaci di Gesu sono similmente esposti, e il modo di trattare con queste.

TENTAZIONE GESÙ

Il racconto di queste tentazioni si trova in Matteo 4:1-11: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E quando il tentatore, accostandosi, gli disse: “Se tu sei il Figlio di Dio, di’che queste pietre diventino pane”. Ma egli, rispondendo, disse: “sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse: “Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, che talora il tuo piede non inciampi in alcuna pietra. Gesù gli disse: “Sta anche scritto “non tentare il Signore Dio tuo”. Ancora una volta, il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai”. Allora Gesù gli disse: “Vattene Satana, poiché sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano”.

Nelle prime due tentazioni, il diavolo utilizzato l’approccio, “Se tu sei il Figlio di Dio”, tentando d’ incitare il nostro Signore a provare la sua identità attraverso mezzi sensazionali. La prima tentazione di Gesù fu di gratificare i suoi desideri come un uomo. Essendo affamato egli poteva usare il suo potere per procurarsi cibo, come più tardi ha fatto quando ha provveduto cibo per 5.000 persone. La seconda tentazione fu il suggerimento a Gesù d’ attirare su se stesso l’attenzione della gente saltando da un pinnacolo del tempio. Si ritiene che questo sia la parte superiore del portico reale, alto 150 piedi, e la valle sottostante circa 600 piedi profonda. Quando questi approcci fallirono, il diavolo fece appello a Gesù di considerare d’evitare il corso del sacrificio, la sofferenza e l’umiliazione come un percorso verso la gloria, e di prendere una scorciatoia suggerendo che il suo guadagno sarebbe stato grande anche unendo le forze con lui. In ogni caso la risposta che Gesù diede venne dalla Parola di Dio: “è scritto”, e il diavolo non è riuscito nella sua tentazione di Gesù.

SEGUACI ANCHE TENTATI

Tutte e tre le tentazioni di Gesù sono tipiche di quelle che i suoi seguaci devono soffrire. Benche’ il diavolo era coinvolto in tutti e tre, le prime due sono particolarmente simboliche di come la nostra carne ed il mondo sono particolarmente usati, sotto l’influenza di Satana, per tentarci, mentre la terza è tipica dell’avversario stesso.

Il primo punto di prova per quelle tentazioni che assalgono i seguaci di Gesù coinvolge la soddisfazione dei sensi, il loro desiderio carnale. La seconda prova è illustrativa di quelle tentazioni che coinvolgono il groviglio con il mondo e le sue ambizioni, i suoi desideri ed appetiti. La terza prova è chiaramente quella dell’avversario che vuol essere adorato. Se vogliamo riuscire, come Gesù, a resistere a tali tentazioni del diavolo, è necessario conoscere bene la Parola di Dio e il Suo piano. Noi non potremmo mai sperare di avere successo semplicemente mettendo da parte quaranta giorni di digiuno. Le nostre tentazioni vengono ogni giorno, e devono essere affrontate ogni giorno.

La via del vero sacrificio cristiano non è aperta a tutti. Ciò è reso chiaro da Gesù quando spiegò ai suoi discepoli perché Egli parlava alla gente in parabole e detti oscuri: “Ed egli, rispondendo, disse loro: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Perciò io parlo loro in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non odano né comprendano. E si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice: “voi udirete ma non vedrete, non intenderete: Perché il cuore di questo popolo è divenuto insensibile, essi sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore e non si convertano, e io li guarisca. Ma beati i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono.”—Matt. 13:11-17

L’opportunitá per il resto dell’umanitá, a comprendere le parole di Dio verrá nel regno Messianico di Cristo, quando “la terra sarà piena della conoscenza dell’Eterno, come le acque ricoprono il mare.” “Ed essi non insegneranno più ogni uomo il suo prossimo ed ogni uomo il proprio fratello, dicendo: “Conoscete l’ Eterno, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro, dice l’ Eterno”—Isa. 11:9; Ger. 31:34

Ricapitolando, l’osservanza della Quaresima implica che chi entra a far parte d’una chiesa cristiana può sacrificare e digiunare come ha fatto Gesù. Ma non è così. Dio ha riservato questo privilegio per pochi. Coloro che sono stati invitati a farlo dovrebbero apprezzare questo privilegio e cercare di svolgere la loro consacrazione perpetua fedelmente ogni giorno, e non solo in un particolare periodo dell’anno. “Se soffriamo con lui, con lui regneremo.”—II Tim. 2:12



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione uno

Un Regno Eterno

Versetto chiave: “e la tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te; il tuo trono sarà reso stabile per sempre.”
—2 Samuele 7:16

Scritture selezionata:
2 Samuele 7:4-16

DAVIDE SPESE I PRIMI SEI anni come re di Israele, resistendo alle nazioni nemiche e allargando i propri confini in armonia con le istruzioni divine. Dopo aver realizzato gran parte di questo lavoro, Davide costruì un nuovo palazzo a Gerusalemme, tuttavia, il suo carattere reverenziale gli causò di notare un’incoerenza. Egli aveva costruito il suo nuovo palazzo mentre l’Arca di Dio, il simbolo della presenza di Dio, era ancora alloggiata nel Tabernacolo. Volendo dare una espressione esteriore della sua gratitudine, David concepì un piano, costruire una casa per il Signore, dove il simbolo della sua Presenza, potrebbe risiedere permanentemente.

Davide adeguatamente consultò il profeta Natan, che si rallegrò di questa manifestazione di fede verso Dio da parte del re ed approvò il suo piano. Quella stessa notte, però, il Signore diede a Nathan un messaggio per il re, che gli proibìva d’andare avanti con questo progetto. E non perché Dio non apprezzasse il desiderio di Davide d’onorarLo, ma piuttosto per far sapere a Davide che non era ancora tempo di costruire una residenza permanente. Il Signore rivelò a Davide che il lavoro di stabilire Israele nella terra promessa, doveva prima essere completato con il prendere pieno possesso e la distruzione di tutti i loro nemici. Questo lavoro richiederá tutto il tempo del regno del re Davide. Il Signore lo assicurò, però, che a tempo debito un tempio, sarebbe stato costruito, ma che suo figlio l’avrebbe eretto.

Esaminando più attentamente il nostro versetto chiave ci accorgiamo che questo ha una duplice applicazione. Il figlio di Davide, Salomone, costruì il tempio che suo padre aveva immaginato, infine il suo regno ebbe fine, insieme alla sua gloria, ed il tempio fu poi distrutto. Quella casa e Regno Eterno non si riferiscono al regno di Salomone, ma a quello della “radice e…stirpe di Davide”, il nostro Signore Gesù Cristo. (Apocalisse 22:16) Il tempio in quel Regno Eterno sarà Gesù e la sua Chiesa, la quale è in via di “costruzione” durante l’eta Evangelica, ed è prefigurato dal regno di Davide. Pur essendo un uomo secondo il cuore di Dio, Davide non poteva immaginare i dettagli del piano di Dio per stabilire il prossimo Regno eterno e la preparazione delle pietre viventi per quel tempio spirituale.

Troviamo altre importanti lezioni in questo episodio. Il popolo del Signore non deve concludere che, non perché i loro piani e progetti sono reverenziali e intesi per la gloria di Dio, abbiano automaticamente la divina approvazione. Le parole del profeta Isaia dovrebbero essere sempre la nostra guida nel servire Dio: “Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.” (Isaia 55:9) Se, dopo molte preghiere e un’adeguata consultazione con altri figli spirituali d’Israele, non troviamo l’approvazione del Signore nei nostri programmi di servirlo in qualche questione, sottomettiamoci silenziosamente alla Sua volontà e cooperiamo pienamente con le Sue vie Superiori. Facendo così noi dimostreremo la nostra completa fiducia nel seguire, in tutti i nostri affari, la guida divina.

Un’altra lezione trovata in questo rapporto si riferisce alla costruzione di eleganti chiese dove Dio può essere adorato. Mentre molti cercano di emulare Davide, nel desiderio di costruire un grande tempio, gli Apostoli e la Chiesa primitiva non hanno trovato tale istruzione divina, e si sono riuniti in semplici sistemazioni. Possa il nostro desiderio di lodare Dio non si trovi soltanto in luoghi di culto, ma nel cuore, e nel profondo desiderio di portare gloria al suo nome attraverso lo studio della sua parola e seguendo le orme di Cristo.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione due

Figlio di Davide

Versetto chiave: “Ed ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.” Ora tutto questo è avvenuto affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta.”
—Matteo 1:21,22

Scritture selezionata:
Salmo 89:35-37;
Isaia 9:6,7;
Matteo 1:18-21,22

IL NOME DAVIDE SIGNIFICA “amato”, e le Scritture descrivono un’intima e tenera relazione tra Davide e Dio. Mentre nel profondo della disperazione a causa dei suoi peccati, Davide si rivolse al Padre celeste per il perdono con un cuore pentito e trovó conforto. (Salmo 32)

Quando Davide desiderò di costruire un tempio, per l’Arca di Dio non gli fu concesso dal Signore, ma fu amorevolmente rassicurato che il suo desiderio di mostrare gratitudine si sarebbe realizzato attraverso il suo seme. “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io innalzerò dopo di te la tua discendenza che uscirà dalle tue viscere e stabilirò il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno.”—2 Sam. 7:12,13

Questa promessa sembrava fosse stata adempita quando Davide nominò suo figlio, Salomone, il successivo re di Israele. Il nome Salomone significa “pacifico”, e questo descrive accuratamente una delle più eminenti caratteristiche del suo regno. Tuttavia, il pacifico regno di Salomone finì quando, alla fine della sua vita, ha preso mogli pagane in opposizione alla istruzioni di Dio. L’undicesimo capitolo di 1 Re fornisce un resoconto dettagliato del suo allontanamento dal Signore. Le sue azioni hanno portato infine alla divisione e perdita del regno di Israele: “Così dice l’Eterno, il Dio d’Israele: “Ecco, io strapperò il regno dalla mano di Salomone.”—1 Re 11:31

La divisione d’Israele in due regni separati: Israele e Giuda—dopo la morte di Salomone, risultó in molte ribellioni e quasi costanti agitazioni. Ci fu una lunga successione di re—molti dei quali diabolici—che governarono separatamente sulla nazione divisa.

Questi re portarono Israele all’idolatria che risultó nell’eventuale distruzione di Gerusalemme e del tempio e la sconfitta e prigionia d’Israele e di Giuda per mano dei loro nemici.

Agli occhi del mondo, sembrava che la promessa di Dio a Davide fosse stata infranta. Possiamo constatare tuttavia attraverso le Scritture e i profeti, che questo non fu il caso. La promessa di Dio non si è infranta, ma soltanto nascosta nella testimonianza profetica. Il profeta Ezechiele spiegò che Dio avrebbe stabilito il Regno promesso sotto il legittimo erede di Davide, a tempo debito: “Così dice il Signore, l’Eterno: Rimuovere il diadema, e la corona: le cose non saranno più le stesse: ciò che è basso sarà innalzato,e ciò che è alto sarà abbassato. Rovesciare, ribaltare, devastare, ed essa non sarà più restaurata, finché non verrà a colui a cui appartiene il giudizio, e al quale io la darò.”—Ez. 21:31-32.

Il nostro versetto chiave identifica Gesù come il figlio che nascerà a Maria e Giuseppe.

Ed ancora più importante, si è parlato precedentemente di Lui in questo capitolo come il “figlio di Davide.” (vs. 1) Per il quale il trono profetizzato da Ezechiele rimane in attesa. Gesù è il legittimo erede di Davide attraverso la discendenza di Maria e Giuseppe. (Vedi Luca 3:23-31 e Matt. 1:1-16) In effetti, Egli è Colui che ha guadagnato il “diritto” di sedere sul trono del Regno promesso.

Questo trono non sarà terreno come quelli occupati dai re d’Israele. L’Apostolo Paolo dichiara, “Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così.” (2 Cor. 5:16) Il trono di cui si parla rappresenta il potere sovrano e la dignità di Cristo. “L’aumento del suo [Cristo ] governo e la pace non avrà mai fine, sul trono di Davide, …per stabilire…ora e per sempre.”—Isa. 9:7



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione tre

Rapporto di Pietro

Versetto chiave: “Ha visto questo e parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l’anima sua non sarebbe stata lasciata nell’Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione.”
—Atti 2:31

Scritture Scelte:
Salmo 110:1-4;
Atti 2:22-24,29-32

QUANDO LO SPIRITO SANTO fu impartito agli undici Apostoli il giorno di Pentecoste, essi comincirono a vedere e comprendere i dettagli del piano di Dio precedentemente tenuto segreto: “Il mistero che è stato nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.” (Col. 1:26) E grandi folle si radunarono per le strade di Gerusalemme per la festa di Pasqua, e gli undici si sono accorti che mentre parlavano a queste moltitudini di ogni nazione, lo Spirito Santo permetteva a ciascuno di capire nella loro lingua.

Capendo la potenza dello Spirito Santo per la prima volta Pietro parlò alla folla, citando il profeta Gioele: “E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne.” (Atti 2:17) Pietro era desideroso di cominciare a predicare il Vangelo di Cristo a coloro le cui orecchie potrebbe essere aperte ad ascoltare e comprendere. Egli, inoltre, ricordò alla folla che essi avevano visto con i propri occhi che Gesù era stato accreditato da Dio “per mezzo di miracoli, prodigi e segni”, e che fu consegnato alla crocifissione “Secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio” e che “Dio ha risuscitato [lui]” dai morti.—vss. 22 a 24

Al fine d’imprimere sul publico Giudaico l’arrivo, del Messia lungamente atteso, Pietro attira l’attenzione sulla testimonianza del patriarca Davide. Cita il Salmo 16:10, che dice: “Perché tu non lascerai l’anima mia nell’ades e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.” Pietro continua dicendo che era impossibile che Davide parlasse di sé stesso perché “Egli è morto e sepolto, e il suo sepolcro si trova tra di noi fino al giorno d’oggi.” (Atti 2:29) Pietro afferma che Davide ha parlato come un profeta per annunciare Colui che un giorno si sarebbe seduto sul trono per governare su un Regno eterno, e poiché i capi dei Giudei avevano ucciso il Messia. Egli doveva prima essere risuscitato dai morti per sedersi su quel trono. “Dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono; Egli vedendo questo parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l’anima sua non sarebbe stata lasciata nell’Ades e non la sua carne non avrebbe visto la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; e noi tutti ne siamo testimoni.”—vss. 30-32

Dio aveva giurato a Davide che avrebbe sollevato dalla sua discendenza Uno che sedesse sul suo trono. Gesù era arrivato come discendente diretto di Davide. Aveva dimostrato che era il figlio di Dio attraverso prodigi e miracoli, e ora Dio lo aveva risuscitato dai morti per completare il Piano di Dio, istituendo un Regno eterno che benedirá tutte le famiglie della terra. Pietro afferma che Gesù, non Davide, ascese al cielo. Infatti, Pietro,dice che Davide stesso aveva dichiarato: “L’Eterno disse al mio [Davide] Signore [Gesù], siedi alla mia destra.” (vs. 34) Infine, Pietro dice, il tanto atteso figlio di Davide, stato fatto “Signore e Cristo”, e farà dei suoi “nemici” il suo “sgabello.” (vss. 35,36) Della sua risurrezione, il glorificato Gesù avrebbe poi dichiarato: “Io sono colui che vive, ed ero morto, ma ecco sono vivente, per i secoli dei secoli; e ho le chiavi della morte e dell’Ades.”—Apocalisse 1:18.

Che benedizione è il capire che Gesù Cristo è asceso alla destra di Dio. Attraverso la sua obbedienza fino alla morte sulla croce, Egli ha guadagnato il diritto di sedere e regnare sul trono di Davide, e ha il potere sopra la morte mediante la risurrezione, che porterà benedizioni a tutta l’intera umanità.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione quattro

Degno è l’Agnello

Versetto chiave: “Degno è l’Agnello che fu immolato di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione.”
—Apocalisse 5:12

Scrittura Scelta:
Apocalisse 5:6-13

LA BIBBIA IN MOLTI POSTI dichiara l’intenzione di Dio di benedire tutte le famiglie della terra in un prossimo giusto Regno. Le Scritture inoltre dipingono un bel quadro di quel Regno, quando la benevolenza di Dio ritornerà agli uomini. Egli asciugherà tutte le lacrime di migliaia di anni di dolore di questo mondo perverso, e Dio sarà con tutti gli uomini.—Apocalisse 21:3,4

L’istituzione di un tale Regno, tuttavia, avrebbe bisogno di qualcuno che governi e sia degno di tale posizione. La lezione di oggi, attraverso le parole di Giovanni il Rivelatore, identifica quest’Uno, utilizzato fin dall’inizio attraverso il completamento del Piano di Dio. In questa visione del trono di Dio, vediamo Dio che tiene un Libro che nessuno era in grado di aprire, e Giovanni “scoppiò in pianto” per questo.—Rivelazione. 5:1-4

La mancanza di uno degno di aprire il “libro” della vita, fu la condizione all’inizio del Piano di Dio, dopo la caduta dell’uomo dalla perfezione. La giustizia di Dio richiese un prezzo corrispondente per riscattare Adamo dalla maledizione della morte causata dalla disobbedienza. Un uomo perfetto doveva morire per liberare un altro uomo, che era stato perfetto, dalla condanna a morte. Gesù, nella sua pre-umana esistenza come “La Parola [Logos]”, sapeva della necessità di questo prezzo corrispondente e si offrì di fornire se stesso. (Salmo 40:7,8; Isa. 6:8

Il semplice atto di volontariato, tuttavia, non soddisfece tutti i requisiti di Dio. Il prezzo corrispondente doveva essere di stirpe umana, e doveva essere trovato obbediente fino alla morte. Per oltre quattro mila anni l’uomo é vissuto ed é morto senza possibilità di recupero dalla morte fino all’arrivo di Gesù, “[nato] da una donna.” (Gal. 4:4) Quando Gesù stava per iniziare il suo ministero, Giovanni Battista riconobbe il promesso Messia e dichiarò di Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo.” (Giovanni 1:29) Dio ha riconosciuto Gesù dopo il battesimo, quando venne una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Matt. 3:17) Dio e Gesù sono in completa armonia nella preparazione di questo Essere “degno” di espiare per Adamo. Per i prossimi tre anni e mezzo, Gesù, obbedientemente e senza peccato, eseguì il piano del Padre, che culmino; con la sua morte sulla croce, acquistando così Adamo e tutti i suoi discendenti. “Poiché se a causa di un uomo [Adamo] venne la morte, a causa di un uomo [Gesù] è venuto anche la risurrezione dei morti.”—1 Cor. 15:21

Tutti i profeti avevano puntato a Gesù come colui che meritava di essere seduto sul trono di Davide nel Regno per benedire l’umanità. Questo è ribadito due volte nella scena del trono della nostra lezione. “E uno degli anziani mi disse: “Non piangere, ecco, il leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e sciogliere i suoi sette sigilli.” (Ap. 5:5) Giacobbe aveva parlato di questo “leone” di “Giuda” molti secoli prima, (Gen. 49:9,10) profeticamente puntando a Gesù. Al sesto versetto della nostra lezione possiamo leggere di nuovo nella descrizione di Giovanni il Rivelatore di questo Degno “Come d’un Agnello immolato”.

La lezione si conclude con una gioiosa scena, in cui viene riconosciuta la presenza di uno Degno di aprire il libro della vita: “ed essi cantavano un canto nuovo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e con il tuo sangue hai comprato gli uomini…da ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap. 5:9, NIV translation) Tutti, infatti, in cielo e sulla terra, alla fine loderanno Colui che è degno, dicendo: “benedizione, onore, gloria e potenza, a colui che siede sul trono e all’Agnello per sempre.”—vs. 13



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione cinque

Trionfante E Vittorioso

Versetto chiave: “E le folle che precedevano come quelle che seguivano gridavano, dicendo: “Osanna al Figlio di Davide: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore, Osanna nel più alto dei cieli.”
—Matteo 21:9

Scritture Scelte:
Zaccaria 9:9;
Matteo 21:1-11

ERA QUASI ALLA FINE DEL ministero di nostro Signore, che Egli si sarebbe presentato come Messia d’Israele, il che era stato profetizzato dai santi profeti. I figli d’Israele sapevano che Dio aveva promesso un Regno eterno che sarebbe stato istituito sotto il dominio del discendente di Davide. (2 Sam. 7:13-16; Sal. 132:11; Isa. 9:6,7; 16:5) Come conseguenza di queste promesse, e in armonia con il tempo presentato dal profeta Daniele (Dan. 9:24-27) molti tra il popolo realizzarono che era giunto il momento dell’arrivo del loro Messia. Tuttavia, essi s’aspettavano un potente guerriero come Davide, non il figlio di un falegname che predicava l’amore e l’umiltà.

Gesù non proclamo d’essere Messia, ma non ha mai negato il fatto quando gli altri glielo chiedevano. Prima della sua nascita, Maria era stata informata dall’angelo Gabriele, “Egli sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre.” (Luca 1:32) Ma Gesù stesso non ha mai reclamato di aver ricevuto il trono di Davide suo padre. Quando Gesù domando ai suoi discepoli chi essi pensavano che Egli fosse?, Pietro rispose: “Tu sei il Cristo [Ebraico: Messia], il Figlio del Dio vivente”, Gesù rispose: “tu sei beato, o Simone Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.” (Matt. 16:15-17) come dimostrano le parole di Gesù, la mente carnale non era in grado di capire e accoglierlo come il Messia. Tale verità non poteva che essere rivelata soltanto dalla potenza di Dio.

Conoscendo i cuor del popolo eletto di Dio, Israele, Gesù ha dovuto letteralmente soddisfare tutte le profezie relative alla venuta del loro Messia, cosi che più tardi essi non reclamassero che non era stato permesso loro di riconoscere il Messia.

Pertanto, Egli fece preparativi per entrare in Gerusalemme il giorno 10 di Nisan, un dettaglio che i suoi fedeli discepoli più tardi capirono che significava che egli era l’antitipico agnello di Pasqua. Si fece procurare un asino (come profetizzato), ed avrebbe cavalcato su di esso in città, non perché fosse stanco, ma perché era tradizione per i re d’Israele di cavalcare questo animale alle loro incoronazioni, (1 Re 1:33-35) e avrebbe anche adenpito le parole profetiche di Zaccaria.—Zaccaria. 9:9

L’entrata di Gesù in Gerusalemme fu vista dal popolo di Israele come il tanto atteso arrivo del loro Messia. I commentatori hanno stimato che circa un milione di persone erano presenti, così che il grido di “Osanna al Figlio di Davide” doveva essere stato assordante. Rami di palme furono disseminati davanti a lui, simboleggiando vittoria e onore. Indumenti furono posti davanti a Lui per celebrare l’arrivo del Messia. Sapendo che i loro cuori erano induriti, tuttavia, in armonia con i piani di Dio, Gesù “Vide la città, pianse su di essa, dicendo: “Se tu, proprio tu, avessi riconosciuto almeno in questo tuo giorno le cose necessarie alla tua pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.”—Luca 19:41,42

Questo ingresso “trionfale” aveva un significato molto diverso per Gesù e per il Suo Padre Celeste. Essi sapevano che piuttosto d’assumere un trono come i profeti avevano dichiarato, questo giorno Gesù si sarebbe prestato a morire sulla croce per redimere Adamo e riscattare il resto dell’umanita’. Il Maestro sapeva anche che la sua morte e resurrezione, avrebbe aperto una nuova e vivente via per coloro che erano disposti al sacrificio e d’essere suoi fratelli. (Rom. 12:1,2) Come popolo di Dio, anche noi non vediamo l’ora di vedere la sua vera trionfante celebrazione; quando il Cristo, capo e corpo, governerá con giustizia nel Regno futuro.



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