AURORA
Marzo-Aprile 2013

Contenuto Di Questo Numero

  1. Tempo Della Fine E Prospettiva Del Regno Di Cristo Gesù
  2. L’Eterno E’ Il Nostro Dio
  3. Le Vostre Domande — Riceviamo E Publichiamo
  4. La Sostanza Delle Cose Che Si Sperano
  5. Preziose Promesse

Tempo Della Fine E Prospettiva Del Regno Di Cristo Gesù

SIA NELL’ANTICO TESTAMENTO che nel Nuovo Testamento esistono tre espressioni che servono ad indicare le fasi dell’attesa instaurazione del regno Messianico. Ecco: “Ultimi giorni” ‘Ultimi tempi’ ‘Tempo della fine.’ (Ebrei 1:2; I Pietro 1:20; Daniele 11:40; 12:1) Altri espressioni: Fine dell’Età -o semplicemente: ‘La fine.’ (Matteo 13:39; I Cor. 15:24) ‘Ultimo giorno – che corrisponde al Regno di Cristo.’—Giovanni 6:40, 11:24, 12:48; Apocalisse 20:4

Alla fine del presente studio, a noi interessano le due prime espressioni, al solo scopo di tentare una ricostruzione del pensiero della Chiesa Apostolica sulla attesa escatoligica, come risulta dai documenti neotestamentari. È stato affermato più volte che la Chiesa del periodo apostolico riteneva come imminente il ritorno del Signore Gesù e la instaurazione del suo regno Millenario. E alcune affermazioni di Gesù, degli Apostoli e degli scrittori sacri del Nuovo Testamento, prese da sole ed esaminate con una certa superficialità, sembrano condurre a tale conclusione.

Esaminiamo alcuni di questi passi biblici. Dopo aver rivelato tutti i segni che avrebbero proceduto o accompagnato la sua “Parosia” e l’instaurazione del Suo Regno, il Signore Gesù afferma: ‘In verità vi dico che questa generazione (Ghenea) parola greca non passerà prima che tutte queste cose non siano avvenute.’—Matteo 24:34; Marco 13:30

La parola (Ghenea) ha i seguenti significati: l. Vita ordinaria di un uomo, durata media dell’-attività generatrice di un uomo. 2. Discendenza, stirpe, o una serie di discendenze patriarcali; ad esempio; i Semiti-Camiti-Giapeti-Discendenti rispettivamente da Sem-Cam e Jafet, figli di Noe. 3. Generazione di un evo o età: antidiluviana, patriarcale, giudaica, Evangelica. 4. L’intera progenie umana di ogni tempo.

Ora, che Gesù volesse riferirsi alla generazione del suo tempo e non a quella dell’intera età del Vangelo, come alcuni suppongono, viene confermato da queste più esplicite parole: “In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non morranno prima d’aver visto il Figlio dell’uomo venire nel suo Regno.” (Matt. 16:28) Esaminiamo altri passi in cui Gesù usa la stessa parola (Ghenea). ‘O generazione (O Ghenea) incredula e perversa, fino a quando sarò io con voi e vi sopporterò.’— Luca 9:41

Ai Farisei che volevano un segno, Gesù risponde; “una generazione malvagia e adultera chiede un segno, e nessun segno le sarà dato, tranne il segno di Giona.”—Matteo 12:38-39

Ed ancora: “I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione (Tes ghenean) e la condanneranno.” (Luca 11:32; Matteo 12:41) Gesù voleva riferirsi dunque alla generazione del suo tempo che non l’aveva riconosciuto, malgrado i potenti segni da lui compiuti. Ad essa Gesù dice: questa generazione (quella che aveva davanti a se, ed a cui parlava) non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute.”

Ora, il problema che scaturisce da questo breve esame, ha una importanza particolare, e, risolverlo nel senso giusto, significa riporre una fiducia illimitata nella parola di Dio, quale guida infallibile del Cristiano. D’altra parte sarebbe pericoloso e pregiudizievole per la testimonianza profetica della Chiesa pensare che Gesù e gli apostoli si siano sbagliati nell’annuncio della “Parosia” e della instaurazione del Regno, nel senso che essi ne anticiparono l’evento.

Come spiegare dunque le parole di Gesù? Dopo la sua risurrezione Gesù venne investito dal Padre di ogni podestà in cielo e sulla terra Matteo 28:18, fù sovranamente innalzato alla destra del Padre ricevendo un nome che “è” al di sopra di ogni altro nome, affinchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee ed ogni lingua confessi che Gesù è il Signore alla gloria di Dio Padre.—Filippesi 2:9-11

Questa confessione di fede e ancora più esplicita in Efesini 1:20-22 dove Paolo afferma che il Signore Gesù (il Cristo) siede alla destra del Padre “nei luoghi celesti, e al di sopra di ogni principato e autorità e podestà e signoria d’ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma in quello avvenire. — Salmo 110:1-2; Marco 14:62, 16:19; Luna 22:69; Atti 2:33-34; Romani 8:34; Efesini 1:20-21; Colossesi 3:1; Ebrei 1:3-7; 10:42,; I Pietro 3:22

Alla nostra investigazione si pone inoltre un secondo problema ed è il seguente: posto che l’esercizio della maestà regale e sacerdotale della Chiesa appartiene alla futura era messianica, quale relazione sussiste tra il potere sovrano ed universale del Signore Gesù e la testimonianza terrena della Chiesa stessa? Ovvero se ed in che senso la Chiesa rappresenti l Regno di Dio (un Regno in embrione, in formazione?

Non v’e alcun dubbio che questo Regno cominciò a svilupparsi alla Pentecoste ed e in questo senso che i membri del corpo di Cristo, che costituiscono la Chiesa, “sono i figlioli del Regno. (Matteo 13:38) Ad essi il Padre a già dato il Regno.” (Luca 12:32) E durante la loro terrena testimonianza sono già spiritualmente trasportati da Dio “nel regno del Figliolo dell’amor suo.” (Colossesi 1:13) Essi sono una generazione eletta, un regal sacerdozio. (I Pietro 2:9) Un Regno di potenza e gloria per il loro Capo Cristo Gesù. Ma un Regno di sofferenza di afflizioni ed anche di potenza di spirito, per i membri del suo corpo che continuano sulla terra la testimonianza di Lui in tutti i sensi. — Apocalisse 1:9; 2 Timoteo 2:12; Romani 8:17

Alla luce di queste testimonianze bibliche, possiamo chiaramente comprendere in tutto la loro portata ed estensione le parole di Gesù, già citate (Matteo 28:18-20) la quale evidenziano tre stupende realtà: 1. Ogni potestà mi è data in cielo e sulla terra. 1. Andate dunque … ammaestrate tutti i popoli della terra. 3. Ecco io sono con voi in ogni tempo.

Non vi è dubbio che la prima realtà supera e trascende le altre due, le quali sono condizionate alla prima: poichè io ho ricevuto ogni podestà, rimarrò sempre con voi in ogni tempo. Andate dunque perchè non sarete, ne deboli, ne vinti. Gesù con questa parole assicurò la sua costante presenza in mezzo alla sua Chiesa, una presenza reale e sostanziale appoggiate anche da quest’altra promessa del Maestro “Poichè dovunque due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Matteo 18-20; Apocalisse 1:13-20) Ci fornisce la medesima assicurazione.

Alcuni fratelli sono oggi divisi per questa presenza invisibile di Gesù e questo è abnorme! E c’è chi la discute, e la mette in dubbio. Dubitare nella costante presenza di Gesù in mezzo alla sua Chiesa e, alla fine dell’età, nel mondo nel senso di un controllo diretto degli avvenimenti sarebbe oltre tutto una mancanza di fiducia nelle promesse del Maestro, e ciò sia lungi da noi. Tuttavia l’apparizione in gloria del Signore è ancora futura e ciò non dovrebbe essere motivo di divisioni.

Che Gesù volesse concedere alla sua Chiesa nascente potenza di spirito lo deduciamo dalle parole che Marco aggiunge all’episodio: “E questi sono i segni che accompagneranno quelli che hanno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno nuove lingue, prenderanno in mano dei serpenti anche se berranno qualcosa di mortifero, non farà loro alcun male, imporranno le mani agli infermi, e questi guariranno.” (Marco 16:17-18) Tutto ciò significa potere sovrannaturale, potenza di spirito concesso non solo agli apostoli, ma ‘a tutti coloro che avranno creduto.’—Giovanni 17:20

Davanti al vero discepolo di Cristo, tremano oggi anche tutti i demoni, e Satana stesso, perchè essi di giorno in giorno realizzano che il loro campo d’azione si restringe, e, la fine della loro attività si approssima, mentre i discepoli di Gesù sono trasformati di valore in valore, di gloria in gloria, di vittoria in vittoria. E, sempre a proposito del Regno, al suo ritorno il Signore Gesù manderà i suoi angeli ed essi raccoglieranno dal suo regno (dalla sua chiesa terrena, militante e tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace del fuoco. — Matteo 13:42

Il Regno dei cieli o “Regno di Dio” possiamo riceverlo o respingerlo e, una volta ricevutolo e fatto proprio, è nostro privilegio e dovere di presentarlo ad altri, al quale il Signore ha toccato il loro cuore. A noi è dato anche di intendere ‘i misteri del Regno dei cieli.’ (Marco 10:15; Luca 18:17; Matteo 16:19, 18:18) Rivolgendosi ai Farisei Gesù disse: ‘Il Regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare, ne si dirà: Eccolo qui o eccolo la; poichè, ecco il Regno di Dio e dentro di voi.’ Gesù parlando ai Farisei alludeva alla Sua funzione messianica che stava già esercitando anticipando la sua autorità e Missione quando il Millennio sarà stabilito sulla terra.

Notiamo innanzitutto che Luca parla del Regno di Dio e non del Regno di Cristo, perchè il primo si identifica nella elezione della Chiesa che, durante l’età del Vangelo, costituisce “il mistero occulto nei secoli ed età…cioè Cristo in noi speranza di gloria.” (Colos. 1:26-27) Mentre il secondo sarà instaurato con potenza e gran gloria, agli occhi di tutte la nazioni.” (Apocalisse 1:7; Matteo 24:30) Gesù, come Messia promesso, compì molte potenti opere che confermarono la sua qualità messianica, come Egli stesso lascia intendere chiaramente ai discepoli di Giovanni Battista, venuti a chiedergli se Egli fosse ‘colui che ha da venire’ mentre alla donna Samaritana che attendeva ‘il Messia chiamato Cristo. Gesù risponde apertamente con queste parole: ‘Io sono colui che ti parla. — Luca 7:18,22; Giovanni 4:25:26

Ma ciò che la nostra poca fede ci impedisce di comprendere è che lo stesso potere messianico che Gesù manifestò, lo trasmise anche ai membri del suo corpo, la Chiesa, i quali — come il loro Capo — devono agire con potenza di spirito. — Marco 16:17,18; Luca 19:1, 10:19; Giovanni 14:12; Matteo 21:21; 17:20,21; i Corinzi 4:20; Efesini 3:20, ecc.

La Chiesa è il corpo di Cristo e, insieme al suo Capo, costituisce il “MESSIA.”

Solo così Cristo Gesù e la sua Chiesa costituiscono un corpo unico, (I Corinzi 12:12,13; Efesini 4:14-16; 5:23, 29-30), le sofferenze, la potenza di spirito, l’unzione del capo, sono pure quelle di tutto il corpo e la vita del “Figliuol dell’uomo” continua nella vita di ciascun membro del corpo.

E’ da respingere pertanto la tesi che attribuisce ad un errore di calcolo da parte di Gesù e degli scrittori sacri del Nuovo Testamento la fissazione anticipata degli avvenimenti escatologici. Effettivamente con la risurrezione e l’assunzione di Gesù al cielo le sue promesse si realizzano in parte, e ad esse, volevano riferirsi gli autori ispirati; effettivamente la parte più importante di quel corpo mistico che è il Cristo, l’UNTO, il MESSIA e precisamente il CAPO, era stato investito di gloria, potenza e onore. Che quella sacra unzione dovesse scorrere dal Capo su tutto il corpo, fino ai piedi, sarebbe stato solo questione di tempo. Basta esaminare, nel tipo, l’unzione del sommo sacerdote in Israele, per rendersi conto di ciò. L’olio sacro dell’unzione, che Mosè riversò sul capo di Aaronne, scese sulla barba di questi e, giù, fino “al lembo dei vestimenti.”— Levitico 8:12; Salmo 133:2

Con la discesa dello Spirito Santo gli Apostoli compresero tutto ciò; compresero che essi erano cioè entrati, con il battesimo dello Spirito, nel tempo della fine a che la fine stessa, già preordinata imperscrutabilmente dal Padre, sarebbe sopraggiunta. Quel “tempo della fine” era da essi considerato come epoca di transizione, posta tra il primo ed il secondo Avvento, durante cui Iddio non avrebbe convertito le Nazioni o tentato di farlo senza esito, ma avrebbe scelto tra queste solo ‘un popolo per il suo nome.’ (Atti 15:14) L’Evangelo del Regno doveva essere, sì, predicato in tutto il mondo, ma solo a titolo di ‘testimonianza:’ ‘e questo Evangelo del Regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.’ — Matteo 24:14

Appare dunque chiaro che la predicazione dell’-Evangelo (buona notizia) del Regno acquista a tutti gli effetti il valore di “segno:” il primo dei segni caratterizzanti i ‘tempi e le stagioni’ che precederanno la fine escatologica ed il ritorno di Gesù. Quando cesserà la predicazione dell’Evangelo del Regno che cosa accadrà? ‘Allora verrà la fine.’— Matteo 24:14

Nessuno penserà che l’Evangelo del Regno sia da identificarsi con un messaggio particolare che il Signore affida al “rimanente” solo alla fine dell’età. Per convincersene basta meditare i seguenti testi: Matteo 4:23; 9:3; 10:7; Marco 1:14; 13:10; Luca 4:43; 8:1; 10:9; Atti 20:25

Se la Chiesa vive già nel Regno celeste di cui i suoi membri sono sudditi; se questi devono ricevere il Regno come piccoli fanciulli; se essi hanno sempre atteso la instaurazione del Regno messianico; se hanno sempre pregato per il Regno, se essi hanno predicato l’Evangelo del Regno, l’Evangelo di Cristo, di Dio, della salvazione, della pace, di Paolo, non sono che un unico Evangelo o buona notizia del Regno, la quale ci narra la storia della salvezza, dalla creazione e caduta dell’uomo fino alla restaurazione sua e di tutte le cose. — Filippesi 3:20; Marco 10:15; Luca 18:17; Matteo 25:1-5; Matteo 6:10; Romani 1:16; I Tessalonicesi 2:8; Matteo 24:14; Efesini 1:13; 2 Timoteo 2:8; Efesini 6:15

Esaminiamo ora se l’identificazione dell’età del Vangelo come tempo della fine od epoca di transizione, che precede il ritorno del Signore Gesù e l’instaurazione del Regno messianico, sia stato pienamente previsto dalla Chiesa Apostolica. Prendiamo in esame le parole dell’apostolo Giovanni sull’anticristo: “Figliuoletti, è l’ultima ora (eskate ora estìn) e come avete udito che l’anticristo deve venire, fin da ora sono sorti molti anticristi; onde conosciamo che è l’ultima ora.” (I Giovanni 2:18) La parola greca ‘ora’ si riferiva ad una porzione di tempo corrispondente ad una stagione di quattro mesi (l’intero anno era diviso in tre stagioni). Diodati, infatti, traduce: ‘è l’ultimo tempo.’ Ed in questi ultimi giorni (ep’eskaton ton emeròn), Iddio ha parlato a noi — afferma l’apostolo Paolo — mediante il suo Figliuolo.’ (Ebrei 1:1,2) In “questi ultimi giorni”, cioè nel tempo compreso tra l’inizio e la fine dell’età del Vangelo!

L’apostolo Pietro, parafrasando una profezia di Gioele, considera la manifestazione di Pentecoste con cui si apre l’età del Vangelo, come manifestazione degli “ultimi giorni:” ‘Questo è quel che fu detto per mezzo del profeta Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio spirito sopra ogni carne…’ (Atti 2:16,17) L’Apostolo riporta anche le profezie specificamente della fine, quali: segni sulla terra, fuoco, oscuramento del sole come precedenti ‘il grande e glorioso giorno del Signore,’ individuando il loro inizio con il suo tempo.

Questa interpretazione, che lascia impregiudicata l’escatologia finale e quindi l’attesa messianica e l’instaurazione dei nuovi cieli e della nuova terra, ci fa prendere coscienza della nostra missione e delle nostre responsabilità, è una chiave che ci permette di interpretare correttamente, tutto il messaggio profetico della Bibbia. Ma essa ha anche il merito di metterci in armonia con il messaggio della Chiesa Apostolica e di far poggiare la nostra testimonianza sulla infallibilità della Parola di Dio.




L’Eterno E’ Il Nostro Dio

“Destati, o spada, contro il mio pastore, e contro l’uomo che mi è compagno! Dice l’Eterno degli eserciti. Colpisco il pastore, e siano disperse le pecore! Ma io volgerò la mia mano sui piccoli. E in tutto il paese avverrà, dice l’Eterno, che i due terzi vi saranno sterminati e periranno, ma l’altro terzo vi sarà lasciato. E metterò quel terzo nel fuoco e lo affinerò come si affina l’argento, lo proverò come si prova l’oro; essi invocheranno il mio nome ed io li esaudirò; io dirò: “E’ il mio popolo!” ed esso dirà: ‘L’Eterno è il mio Dio!” —Zaccaria 13:7-9

LA BATTAGLIA DEL gran giorno dell’Iddio Onnipotente avrà diverse fasi che si svilupperanno gradualmente e la Parola di Dio fornisce tutte le indicazioni del conflitto e le cause che lo determineranno. Nei suoi aspetti generali essa rappresenta la lotta della luce contro le tenebre, della libertà contro l’oppressione, della verità contro l’errore, degli oppressi contro gli oppressori. Infine sarà una lotta armata. Questo il profilo della battaglia.

Le proteste, gli avvertimenti dei giusti vengono oggi ignorate persistentemente dal mondo, le nazioni camminano lungo la via delle tenebre e tutti i fondamenti della terra vengono smossi. (Salmo 82:5) Si avvererà oggi il detto del Profeta: “Noi abbiamo voluto guarire Babilonia, ma essa non è guarita; abbandonatela” (Geremia 51:9) e l’Apocalisse aggiunge: ‘Uscite da essa, o popolo mio… poichè i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo.’—18:4

I membri della vera Chiesa hanno la promessa di essere liberati prima che la battaglia divampi e l’ingiustizia raggiunga il culmine. Sin d’ora vediamo in azione tutto un sistema che scopre le leve segrete degli intrighi politici, delle grosse operazioni finanziarie, della propaganda religiosa, sistema che verrà portato in giudizio dagli uomini e da Dio, alla luce della Parola della verità. Allora tutte le illusioni crolleranno perchè i popoli avranno finalmente aperto gli occhi!

Non saranno i santi a costituire il numeroso esercito dell’Eterno, poichè essi rimangono pur sempre un “Piccolo Gregge.” (Luca 12:32) Quest’esercito dell’Eterno dovrà far fronte alla terribile condizione del ‘giorno malvagio’ e la descrizione che ne fa il profeta non è quella di una moltitudine disordinata, ma di un potente esercito, dotato di un alto grado di disciplina. (Gioele 2:11; Aggeo 2:22)

Negli strumenti di difesa che i poteri costituiti avranno allora approntato, vi sarà un punto vulnerabile che essi ignoreranno, mentre l’umanità in generale non potrà comprendere l’interesse che l’Eterno avrà in quella battaglia, la quale pertanto sarà una operazione strana.— Isaia 28:21-22

Le Scritture rivelano l’esistenza di altre forze, oltre al potente esercito dell’Eterno. (Ezechiele 7:12-24) E’ nostra opinione che l’espressione “le più malvage delle nazioni” voglia identificare coloro che sono senza Dio, senza sentimento cristiano, senza speranza. Il Signore, nella sua provvidenza prenderà cura di questo esercito sterminato di scontenti, costituito da rivoluzionari, da affamati, politicanti e da tanti altri mossi dalla forza della disperazione e si servirà delle loro speranze, dei loro timori, delle loro follie, dei loro egoismi, secondo la sua divina sapienza, per portare a compimento il suo grande proponimento. Solo per ciò esso viene chiamato ‘il grande esercito dell’Eterno:’ ‘Anzi ti ho chiamato per nome; ti ho soprannominato benchè tu non mi conoscessi.’ (Isaia 45:4 ) Così capita spesso ad alcuni popoli di ritenersi come degli strumenti nelle mani del destino, mentre in realtà essi sono sospinti dal Braccio dell’Eterno. La verità, che procede dalla bocca, può giungere all’uomo attraverso le vie più diverse: anche l’ateismo può essere talvolta un agente della sua potenza. — Salmo 46; Salmo 97:2-6; Isaia 24:19-21; 2 Pietro 3:10

Tutti coloro che fanno parte del popolo dei santi e sono guidati dallo Spirito dell’Eterno non avranno parte alcuna in quella battaglia.

Quel conflitto finale avrà luogo nella terra di Palestina e costituirà per il popolo d’Israele il tempo della distretta di Giacobbe. — Geremia 30:7; Ezechiele 38:15-16

Al punto centrale di essa, allorquando la situazione diverrà drammatica e senza via d’uscita per quel popolo, l’Eterno gli si rivelerà come ai tempi antichi, restituendogli i suoi favori. Allora Israele aprirà gli occhi perchè il “velo” sarà tolto davanti agli occhi suoi e Iddio giudicherà le nazioni e gli eserciti scesi dal settentrione e da altre parti.

Dopo questa grande manifestazione di giudizio, il mondo sarà preparato ad entrare nel nuovo giorno di mille anni in cui avrà luogo la restaurazione di tutte le cose. (Atti 3:20-21) Allora risplenderà “il sole di giustizia,” il Cristo glorificato, che estenderà il suo dominio su tutta la terra.—2 Pietro 3:13; Isaia 65:17

Sarà, così esaudita la preghiera del “Padre nostro:”…il Tuo regno venga, la Tua volontà sia fatta in terra com’è fatta nel cielo,” preghiera che Gesù Cristo ci ha insegnato e che i fedeli di ogni tempo e di ogni luogo hanno ripetuto.

B. Shively – U.S.A.



Le Vostre Domande — Riceviamo E Publichiamo:

Sig. Direttore,

Desidererei conoscere quanto segue:

a) Se il giorno del riposo settimanale sia il settimo, cioè il sabato, oppure la domenica che è il primo e che Gesù non ha mai comandato di osservare.

b) Se nessuna anima può accedere al cielo dopo la morte, fino al giorno della risurrezione, perchè mai Mosé appare nella trasfigurazione? A mio avviso si deve dedurre che allorchè Satana volle impossessarsi del suo corpo, il Signore lo abbia risuscitato e fatto portare in cielo per mezzo dell’arcangelo Michele…

Saluti fraterni.     C. Z. Porv. Matera

—“SHABBAT” NON SIGNIFICA letteralmente ‘settimo giorno,’ ma ‘riposo.’ Iddio comandò ad Israele di osservare per il riposo un giorno su sette come memoriale della creazione, ma quella prescrizione non aveva alcun’ch’è di sacramentale e rivestiva un significato rammemorativo, uno cultuale, uno igienico morale. Gesù stesso, ai Farisei che lo accusavano di violare il sabato, rispose loro che ‘il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato” (Marco 2:27), volendo significare con ciò che il sabato era stato istituito per ‘comodità’ dell’uomo e non perchè questi dovesse essere schiavo del sabato. Perciò il Signore riassume il decalogo in due massimi comandamenti: l’amore supremo verso Dio, e l’amore verso il prossimo.— Matteo 22:37-40

Ci si può chiedere come mai la Chiesa Apostolica dedicasse al riposo, al culto ed alle attività spirituali il primo anzichè il settimo giorno, se Gesù non autorizzò quel passaggio.

Innanzitutto il principio di un giorno di riposo su sette è rimasto invariato anche con l’osservanza domenicale; la Domenica è giorno di riposo (shabbat): riposo in onore di Dio non solo creatore, ma anche redentore e restauratore di tutte le cose. Domenica infatti viene da “dies dominca” cioè ‘giorno del Signore,’ giorno in cui Cristo Gesù risuscitò dai morti, primizia di coloro che dormono e di tutti coloro i quali costituiscono ‘LA NUOVA CREAZIONE’. (Giovanni 20:1:19; Matteo 19:28) Perciò la Chiesa Apostolica si riuniva in giorno di Domenica, per celebrare il culto e ‘rompere il pane.’—Atti 20:7; I Corinzi 16:2

Ecco dunque, all’antico sabato ebraico, memoriale della vecchia creazione, sostituirsi il “dies dominica” memoriale della nuova creazione, redenta dal peccato e dalla morte per mezzo del sangue di Cristo.

Se al popolo Ebreo sembra logica l’osservanza del “sabato” in quanto memoriale della vecchia creazione e del patto della legge—infatti essi vivono ancora lontani da Cristo dalla redenzione—è ancora più logico per il Cristiano considerare la Domenica come giorno di riposo e di culto perchè esso è il giorno del Signore, in cui Gesù spezzò le catene della morte, distrusse la morte producendo in luce la vita e l’immortalità per mezzo dell’Evangelo.—2 Timoteo 1:10

L’osservanza domenicale tuttavia non si è sostituita al Sabato del V.T. nel senso che ha ereditato da esso la forza della prescrizione legale. Per il Cristiano tutti i giorni sono santi perchè egli è una nuova creatura nata di spirito. Perciò Paolo scrive ai Colossesi: “Nessuno vi giudichi in mangiare o in bere, in rispetto di…sabati, le quali cose sono ombra di quelle che dovevano avvenire, ma il corpo è di Cristo.—2:16-17

Gesù, su un alto monte ed alla presenza di Pietro, Giovanni e Giacomo, venne trasfigurato e la sua faccia risplendé come il sole ed i suoi vestimenti divennero come la luce, ed apparvero loro Mosè ed Elia che ragionavano con Lui.—Matteo 17:1-3

La trasfigurazione presenta il Signore Gesù quale apparirà alla instaurazione del Regno messianico nello splendore della sua gloria. (Matt. 24:30; Apoc. 1:16) E poichè la sua prima venuta si colloca al centro del Piano di Dio tra due dispensazioni o patti: la legge e la grazia, l’era giudaica e l’era Evangelica, l’Israele storico e l’Israele spirituale, Mosè ed Elìa simbolizzano l’una e l’altra, poichè se la legge è stata data da Dio per mezzo di Mosè, la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù. — Giov. 1:9

Consideriamo Elia: perseguitato da Jezabel, egli fugge nel deserto e vi dimora per 1260 giorni, poi viene rapito in un carro di fuoco (1 Re. 19:1-4; Giacomo 5:17-18; 2. Re. 2:11-12); similmente la Chiesa dell’età del Vangelo, sotto il simbolo di una donna, fugge nel deserto, perseguitata dal dragone rosso, dove dimora per 1260 giorni, per essere poi rapita.—Apocalisse 12:6; I Corinzi 15:51-52; I Tessalonicesi 4:16-17

Possiamo ritenere pertanto che sul monte della trasfigurazione Iddio fornì una visione di Mosè ed Elia e non la realtà della loro risurrezione; visione che doveva costituire una necessaria cornice al Cristo glorificato. Per la Parola di Dio, infatti, i morti dormono; non sanno nulla. Dopo l’episodio della trasfigurazione Gesù stesso afferma che “nessuno è salito in cielo se non il Figliuol dell’uomo che è disceso dal cielo.”— Ecclesiaste 9:10; Giovanni 11:11; I Tesslonicesi 4:13; Giovanni 3:13

Gesù porterà con sé nel cielo coloro che dormono in Lui, alla fine dell’età, alla sua seconda venuta e non prima.—Giovanni 14:1-3; 2 Timoteo 4:7-8

Alla risurrezione il Cristo, capo e corpo, apparirà in gloria.—Colossesi 3:4

Per tutti i santi uomini dell’Antico Patto, da Abele a Giovanni Battista, vi sarà “la migliore risurrezione.” Mosè ed Elia appartengono a questa categoria. Tale risurrezione non può aver luogo prima di quella della Chiesa: ‘E tutti costoro, pur avendo avuta buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello ch’era stato promesso, perchè Iddio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, onde essi non giungessero alla perfezione senza di noi.’—Ebrei 11:30-31

Vi sarà dunque la prima risurrezione, per la Chiesa (Apoc. 20:6); la migliore risurrezione per i santi uomini dell’Antico Patto (tra i quali Mosè ed Elia che non ancora ottengono le promesse, come si evince chiaramente da Ebrei 11:24,35-40), e la risurrezione generale o risurrezione di giudizio.—Giovanni 5:28-29 V.R.I.

Un’ultima constatazione. Gesù dice che Giovanni Battista era il più grande di quanti erano nati di donna (e quindi anche di Mosè ed Elia). Eppure il minimo nel Regno dei cieli sarà più grande di lui. (Matteo 11:11) Perchè? E’ semplice: con Giovanni Battista si chiude la dispensazione della legge e quindi la elezione del popolo terreno di Dio. I santi uomini dell’Antico Patto saranno i “Sarim” (principi) di tutta la terra.—Salmo 45:16; Ezechiele 37:11,24

La porta della celeste vocazione si apre solo alla Pentecoste ed è riservata alla Chiesa dell’età del Vangelo. Mosè ed Elia non possono pertanto trovarsi in cielo, come comunemente si crede. Lo afferma la Parola di Dio.



VITA CRISTIANA E LA DOTTRINA

La Sostanza Delle Cose Che Si Sperano

“Or la fede è certezza di cose che si sperano, deimostrazione di cose che non si vedono.”
—Ebrei 11:1

UNO DEI SEGNI più distintivi di coloro che desiderano avvicinarsi a Dio è la fede. Nella sua lettera ai fratelli ebrei, l’apostolo Paolo ha sottolineato questo e disse: “Senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che Egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.” (Eb. 11:6) L’apostolo ha dedicato l’intero undicesimo capitolo di ebrei a molti esempi di fede, come si è osservato nella precedente Scrittura, e questo vale anche per coloro che si sono resi graditi a Dio, per la loro fede. I fedeli che hanno vissuto nel periodo precristiano, erano degni di Dio, poiché essi mostravano grande fedeltà a Lui in circostanze eccezionali. ‘Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse.’ (vs. 13) Le promesse di cui parlavano erano quelle che il Padre Celeste aveva fatto ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Attraverso la loro discendenza, e che il fine ultimo di Dio era di benedire tutte le famiglie della terra.’— Gen. 22:18; 26:4; 28:14

SPERANZA–TERRENA–E–SPERANZA–CELESTE

La promessa ad Abramo di una terra, fu ripetuta ad Isacco suo figlio e a suo nipote Giacobbe. Giacobbe, nome che fu poi cambiato in Israele, e come una nazione era stata loro promessa; furono promesse anche benedizioni terrene se avessero servito fedelmente Dio. “Benedette saranno la tua cesta e la tua madia.” (Deut. 28:5) Tuttavia, vi sono state altre promesse che non erano comprese nel Vecchio Testamento, e che riguardavano una salvezza celeste. In riferimento a queste promesse, Pietro scrisse: ‘Intorno a questa salvezza, ricercarono e investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite.’— I Piet. 1:10, 11

L’apostolo afferma inoltre che anche gli angeli non hanno capito questo. “A loro fu rivelato, non per se stessi ma per noi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato l’Evangelo, mediante lo Spirito Santo mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano guardare addentro.”— I Piet. 1:12

Comprendiamo così la speranza di una ricompensa terrena che si avvale di queste vecchie promesse che erano state date a loro; mentre le benedizioni spirituali che sono state ricevute dai membri della Chiesa di Cristo, sono molto diverse. Tuttavia, la fede è uno dei tratti identificativi che è comune a entrambi i gruppi.

DEFINIRE LA FEDE

In primo piano la Scrittura; l’Apostolo Paolo ci ha dato questa definizione. “Or la fede è certezza di cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.” (Eb. 11:1) Nessuno può avere fede senza avere qualcosa di base. E’ più che di una certezza delle nostre speranze, perché quello per il quale ci auguriamo non si vede con l’occhio umano.

La fede è uno stato d’animo rispettando il nostro Padre celeste e le sue promesse per noi. Paolo ci spiega il solo modo in cui possiamo acquisire questa qualità. “La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla Parola di Dio.” (Rom. 10:17) Prima di poter avere fede, dobbiamo avere una misura della conoscenza. Non possiamo avere fede in qualcosa di cui noi non sappiamo nulla. L’unica autentica fonte di conoscenza riguardo la nostra speranza di salvezza si trova nella Parola di Dio, la sorgente della nostra fede. Solo la conoscenza è il fondamento per la fede, la fede è la base per la nostra gloriosa speranza. Non possiamo avere speranza senza fede, e non possiamo avere fede senza conoscenza.

Tutti i seguaci dei nostro Signore Gesù, a volte realizzano la necessità di un aumento di fede, e hanno affrontato Dio nella preghiera, con la richiesta: “Signore, aumenta la nostra fede.” (Luca 17:5) La fede è un dono di Dio per coloro che fanno uso delle sue disposizioni per ottenere e aumentare tale fede. Queste disposizioni includono l’alimentazione attraverso la sua Parola e le Sue promesse, affinché possiamo conoscere la Sua volontà per noi. Ci sottomettiamo a tali accordi e cerchiamo di rispettare i termini e le condizioni del nostro patto di sacrificio.

UN PROPRIO ATTEGGIAMENTO

Non basta dire che noi crediamo di Dio e nelle Sue promesse, e che Egli chiama la gente di fede per il suo nome, selezionando la Chiesa di Cristo. Questa convinzione non è di beneficio se ci sentiamo così deboli, e poco importa se non avremmo mai potuto raggiungere una così elevata speranza. Un tale atteggiamento non sarebbe gradito a Dio. Questo dimostra una mancanza di piena certezza di fede nei suo potere di realizzare ciò che ha iniziato in noi. “La pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.”— Fil. 4:7

Suscitare dubbi circa il nostro rapporto con Dio, è uno strumento molto usato da Satana. Non dobbiamo dimenticare che “siamo chiamati nell’unica speranza della [nostra] vocazione.” (Ef. 4:4) Dio, che ci ha chiamati a seguire le orme di Gesù sapeva come siamo deboli e imperfetti. ‘Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.’ (Rom. 5:8) Paolo proclama: ‘e voi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, egli ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi santi, irreprensibili e ora vi ha riconciliati nel suo sguardo. Se pure perseverate nella fede, essendo fondati e fermi senza essere smossi dalla speranza dell’Evangelo che voi avete udito e che è stato predicato ad ogni creatura che è sotto il cielo e di cui io Paolo, sono divenuto ministro.” (Col. 1:21-23) ‘Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno.’— Eb. 4:16

LE NOSTRE PREGHIERE

Gesù insegna che Dio è sempre pronto ad ascoltare e a rispondere alle nostre preghiere. “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buono doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano?”— Matt. 7:7-11

Uno dei doni che Dio ha il piacere di dare è: una piena certezza della fede, ma la fede non si accende istantaneamente. Si tratta di una questione di crescita, come quella di un ramoscello, lo sviluppo alla maturità attraverso una serie progressiva di passi ancora più importanti. Non dobbiamo scoraggiarci perché ci rendiamo conto di avere dei punti deboli. Sarebbe un motivo di preoccupazione se abbiamo pensato di non avere debolezze, mancanze o lacune. La nostra fede cresce a mano a mano che ci sforziamo di superare le nostre debolezze e per afferrare saldamente la meravigliosa promessa del nostro amorevole Padre Celeste.

Alcune delle nostre esperienze possono essere molto gravi, ma ciascuno è destinato in modo particolare da Dio per realizzare la tanto necessaria lezione. Con il passare del tempo siamo in grado di guardare indietro alle nostre esperienze e vedere come siamo cresciuti: “Ogni correzione infatti, sul momento, non sembra essere motivo di gioia ma di tristezza; dopo però rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati esercitati per mezzo di essa.”— Eb. 12:11

CIBO SPIRITUALE

Oltre alla preghiera, ci sono altri passi che possiamo fare per aumentare la nostra fede. Possiamo studiare e meditare le cose spirituali di Dio. Si possono studiare le promesse e le dottrine, sviluppare e coltivare i frutti e le grazie dello Spirito. Dobbiamo mangiare il puro e genuino cibo della Parola di Dio ed evitare che il cibo sia contaminato con le tradizioni e le teorie degli uomini. Una dieta equilibrata ci permetterà di crescere e diventare cristiani maturi. Paolo disse: “Tutta la Scrittura, divinamente ispirata, è utile ad insegnare, a convincere, a correggere, e a istruire nella giustizia; affinchè l’uomo di Dio sia completo, completamente fornito per ogni opera buona.”—2 Tim. 3:16-17

ESERCIZI SPIRITUALI

L’esercizio spirituale è necessario per essere sani e forti. Dobbiamo essere attivi nel raccontare agli altri, la meravigliosa verità della Bibbia. Gesù ci ha insegnato: “e chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme. E qui è vero il detto: ‘L’uno semina e uno miete. IO VI HO mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete entrati nella loro fatica.’— Giovanni 4:36-38

Nella sua lettera ai fratelli ebrei, Paolo disse: “Chiunque infatti usa il latte non è specializzata della Parola di giustizia, perché e ancora un bambino. Il cibo solido invece è per gli adulti, anche quelli che hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male.” (Eb. 5:13-14) Senza esercizio spirituale potremmo perdere ciò che stiamo cercando di mantenere. Se vogliamo aumentare la nostra fede, dobbiamo esercitare la nostra fede. Più la nostra fede si esercita nella pratica, e più forte diventerà. “Così è anche la fede: se non ha le opere, è morta. Ma qualcuno dirà: ‘Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere e io ti mostrerò la mia fede con le mie opere.” (Giacomo 2:17-18) E’ necessario che il nostro esercizio, la nostra mente e le nostre facoltà spirituali debbono crescere forti come nuove creature in Cristo Gesù.

Un’altra forma di esercizio spirituale è stata affrontata da Paolo, il quale ha detto: “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in Lui radicati ed edificati in Lui, e confermati nella fede come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento.” (Col. 2:6-7 )Chi cammina fa progressi, ma è anche importante che cammini nella direzione giusta. ‘Questo è il messaggio che abbiamo udito da Lui, e che vi annunziamo: Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità; ma se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.’— Giovanni 1:5-7

AMICIZIA SPIRITUALE

Quando chiediamo a Dio di aumentare la nostra fede, dobbiamo ricordare che la comunione con i fratelli è uno dei mezzi per raggiungere questo obbiettivo. Amore e comunione con i fratelli indicano che siamo a piedi nella luce e facendo passi avanti nella giusta direzione. “Abbiamo la certezza che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama il proprio fratello rimane nella morte.”— Giovanni 3:14

Poiché noi amiamo i fratelli, vogliamo essere in comunione con loro in ogni occasione. Non isolarsi volontariamente per dimostrare che abbiamo perso la misura dello Spirito di Verità, e che la nostra fede si è indebolita. I cristiani sono come incandescenti carboni ardenti. Raggruppati insieme conservano il fervore dello spirito e il calore della fraternità cristiana e, di amore che ciascuno conferisce agli altri. Se le braci sono separate, il bagliore passa presto e tutto il calore scompare. L’apostolo da consigli Evangelici, “manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, perché è fedele Colui che ha promesso; e consideriamoci gli uni gli altri, per incitarci all’ amore e alle buone opere, non abbandonando il radunarsi assieme tra noi come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno.”— Eb. 10; Dal 23 al 25

Nessun Cristiano è autosufficiente. Abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri membri del Corpo di Cristo. “Come infatti il corpo è uno, ha molte membra e tutte le membra di quell’unico corpo, pur essendo molti, siamo un solo corpo, così è anche Cristo.” (I Cor. 12:12) Se Dio ha posto ciascun membro dove sono nel corpo, non è possibile per noi dire che non abbiamo bisogno di un amicizia e di una fratellanza. Ognuno è indispensabile per il nostro sviluppo. ‘Egli [Dio] ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori; per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo.’—Ef. 4:11-13




Preziose Promesse

LE PROMESE SONO piuttosto comuni e tutti ne fanno secondo le occasioni, anche se non sempre in buona fede; alcuni promettono con ogni buona intenzione, altri secondo la propria convenienza ed utilità; altri ancora senza alcuna intenzione di mantenere ciò che promettono. Queste ultime non sono persone degne di fede.

Parlando di fede, questa è sorella della promessa, poiché colui al quale la promessa vien fatta, deve aver fiducia in colui che promette ed in ciò vi subentra anche la speranza, ossia la certezza che essa sarà mantenuta.

La nostra esperienza personale ci ha insegnato che, quando una promessa è stata mantenuta nei nostri confronti, abbiamo provato un senso di viva soddisfazione e, viceversa, uno di delusione e di disappunto. In quest’ultimo caso i nostri sentimenti subiscono un radicale cambiamento nei riguardi di chi ha promesso invano.

Da parte nostra, ogni qualvolta facciamo una promessa, la dobbiamo fare con ogni buona intenzione, ma anche con il fermo proponimento di mantenerla altrimenti sarà meglio risparmiare una delusione e la perdita di fiducia e quindi danno alla nostra reputazione, come discepoli di Cristo.

Purtroppo le promesse fatte anche con le migliori intenzioni, non sempre possono essere mantenute in quando le circostanze possono mutare da un giorno all’altro, e quello che è possibile fare in un dato giorno potrà essere impossibile farlo in un altro.

Alcune promesse richiedono anni ed anni per essere mantenute e spesso la morte interviene prima del loro adempimento. Considerando tutte queste cose, il mondo cinicamente dice: “chi di speranza vive, disperato muore.” Ma, grazie al Signore Iddio, non sempre è così.

La Sacra Scrittura ci rivela, infatti, le meravigliose promesse fatte da Dio e che il mondo non conosce, o se le conosce in parte non vi attribuisce credito, considerando come impossibile il loro adempimento. Esse richiedono fede da parte nostra, nel senso che Colui che le ha fatte ha anche buona volontà, capacità e potenza per adempierle, anche se tale adempimento richiede secoli o addirittura millenni!

Quali sono le preziose promesse fatte da Dio? Se dovessimo citarle tutte occorrerebbero tempo e spazio, perciò ci limitiamo ad elencarne sette, che consideriamo di somma importanza, sia per noi per l’umanità tutta.

La promessa edenica. Nel pronunziare la condanna contro il serpente antico (il Diavolo—Apocalisse 12:9). Dio disse: “Io metterò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno.”— Genesi 3:15

Alcuni hanno espresso il parere che Adamo ed Eva non comprendessero appieno il significato di questa promessa, ma io penso che essi afferrarono quanto bastava per aprire il cuor loro alla speranza, perché Adamo era stato creato ad immagine di Dio, secondo la sua somiglianza (Gen. 1:26), perfetto di mente e di corpo, dotato cioè di una intelligenza superiore. Essi ammaestrarono i loro due figliuoli nel timore dell’Eterno e forse nutrivano speranza che uno di essi avrebbe tritato il capo al serpente. In realtà tale promessa richiedeva migliaia di anni per il suo adempimento, perché Satana sarà sconfitto solo al termine dei mille anni del Regno messicano e distrutto per sempre.

La promessa Abrahamica. Essa dice: “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie.” (Genesi 22:17) La grande promessa fatta ad Abrahamo e ripetuta ad Isacco e Giacobbe è meravigliosa perchè si riferisce alla nascita, morte e risurrezione di Cristo, alla vocazione della Chiesa, alla venuta del Regno di Dio sulla terra, alla risurrezione di tutti i morti. Queste verità costituiscono ‘il buon annuncio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà.’ (Luca 2:10) Essa è da secoli in corso di adempimento e la sua consumazione richiederà l’intero millennio del regno messianico.

La nascita del Messia. “Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace per dare incremento all’impero ed una pace senza fine.’ (Isaia 9:5-6) Tale preziosa promessa si ricollega a quella Abrahamica: la prima parte (Isaia 53:1-9; Daniele 9:25-27; Salmo 22:1-11) fu adempiuta alla prima venuta di Gesù; la seconda parte, quella più gloriosa, sarà adempiuta alla sua seconda venuta: ‘…E vedranno il Figliuol dell’uomo venir sopra le nuvole del cielo, con potenza e gran gloria.’— Matt. 24:30

La vocazione della Chiesa. “Benedetto sia l’Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua gran misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immarcescibile, conservata ne’ cieli per voi, che dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per essere rivelata negli ultimi tempi. Poichè la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita ed alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati mercé la propria gloria e virtù, per le quali Egli ci ha largito le sue preziose e grandissime promesse onde per loro mezzo voi foste fatti partecipi della natura divina dopo esser fuggiti dalla corruzione che è nel mondo.’”— I Pietro 1:3-4; 2 Pietro 1:3-4; cfr. anche Ebrei 3:1 ed Apocalisse 20:6

Questa promessa, il cui adempimento iniziò alla Pentecoste, sarà completamente adempiuta con il ritorno in gloria del Signor nostro Gesù Cristo. Noi siamo sommamente interessati alla sua realizzazione perché riguarda il nostro futuro eterno.

Per tale celeste vocazione ognuno di noi ha risposto alla chiamata divina, accettando Gesù come proprio personale salvatore, consacrandosi a lui per mezzo del battesimo nella sua morte. (Romani 6:3-5) Per essa ognuno di noi ha scelto di percorrere la via stretta del sacrificio, la quale conduce alla vita eterna; per essa mettiamo a disposizione tutti i talenti ricevuti dal Padre nostro celeste, mantenendoci operosi nel suo campo; per essa serviamo il suo popolo, predicando l’Evangelo del Regno.

Gaetano Boccaccio – USA


Associazione Studenti Biblici Aurora