AURORA
Marzo-Aprile 2012

Contenuto Di Questo Numero

  1. La Grazia Di Geova
  2. La Cena Memoriale
  3. Ritratto Del Re (continuazione dell’articolo Gennaio-Febbraio)
  4. Il Cristo Risorto

La Grazia Di Geova

IL PROFETA ZACCARIA spinto dallo spirito Santo di Dio scrisse quanto segue: “In quel giorno avverrà che per opera dell’Eterno vi sarà in mezzo a loro una grande CONFUSIONE, ognuno di loro afferrerà la mano del suo vicino e alzerà la sua mano contro la mano del suo vicino.” (Cap. 14:13) Scrisse ancora, ‘Quasta sarà la piaga con cui l’Eterno colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme.’—versetto 12

Le parole del Profeta Gioele armonizzano con le profezie del Profeta Zaccaria quando spinto dallo spirito di Dio scrisse: “Suonate la tromba in Sion e date l’allarme sul mio santo monte! Tremino tutti gli abitanti del paese, perchè, il giorno dell’eterno viene, perchè è vicino, giorno di tenebre e di denza oscurità, giorno di denza oscurità. Giorno di nubi e di caligine. Come l’alba si estende sui monti, viene un popolo numeroso e potente, simile al quale non ci fù mai alcuno prima, ne mai piu ce ne sarà per molte generazioni future.

Davanti a lui un fuoco divora e dietro a lui brucia in fiamma. Davanti a lui il paese e come il giardino dell’Eden, e dietro a lui e un deserto desolato; si, nulla gli sfugge. Il loro aspetto e come l’aspetto di cavalli, e corrono come veloci destrieri. Essi balzano sulle cime dei monti con un fragore di carri, come il crepitio di una fiamma di fuoco che divora la stoppia, come un popolo forte schierato in battaglia.”—Gioele 2:1-3

Non v’e dubbio per l’attento ed illuminato studioso della profezie – che la terribile fase di Armagheddon sia viciono. Gli eventi pericolossissimi che nel 2011 avvennero nel Medio Oriente hanno fatto tremare tutti i paesi dell’Europa ed anche gli Stati Uniti. Nella Tunisia gli eventi di ribbellioni da parte del popolo hanno causato un pericolossissimo Caos ed il loro presidente Zine Abidine Ben Ali fù forzato a dimettersi. In quel paese un giovane venditore di frutta e vegetali si ha coperto lui stesso di carburante e le fiamme lo hanno bruciato, ciò lo fece in protesta dopo che le autorità gli avevano confiscato il suo carretto che vendeva la frutta e vegetali. Il suo gesto mortale ha infiammato il mondo Arabo provocando ribbellioni contro il governo al quale il presidente soprà citato fu forzato a dimettersi.

Gli eventi che abbero luogo nella Tunisia hanno influenzato il popolo Egiziano. Questo paese il più grande ed il più importante delle zone del Medio Oriente il cui presidente era Hosni Mubarak era stato uno strumento per mantenere la pace nel Medio Oriente e piu che ogn’altro la pace con Israele per un periedo di trenta anni. Avvenne che il popolo Egiziano influenzato da elementi radicali control Israele e gli Stati Uniti ha violantamente forzato il soparacitato presidente a dare le sue dimessioni.

Nella Libia il popolo di quel paese incoraggiato dagli eventi che avevano avuto luogo nella Tunisia ed Egitto, violentamente si hanno ribellato contro il governo di Muammar al Gaddafi che con una verga di ferro e spirito dittatoriale ha governato quel paese s’in dal 1969. Per porre fine al suo brutale governo la maggioranza del popolo di quel paese incoraggiato e aiutato dalla Nato, gli Stati Uniti, ed alcuni paesi dell’Europa, Gaddafi ed i suoi seguaci furono sconfitti, in ultino lui fu catturato dal popolo in rivolta e poi ucciso. Al presente questo popolo e in uno stato di confusione alla quale diversi gruppi di quel paese vogliono governare.

Nel mese di Maggio del 22011 abbe principio nella Siria una rivoluzione contro il governo cotrollato dal suo presidente Bashar al Assad. Violente ribbellioni ebbere luogo in diversi città del quel paese e le forze brutale del suo governo hanno ucciso migliaia di persone, fra di loro anche persone innocenti. La situazione di quel paese e divenuta così bestiale che anche la Lega Araba ha deciso di porre sanzioni punitivi contro il governo di Assad.

È interessante notare che la Siria è in una località strategica ed inseparabile associazione con l’Iran ed i radicali Hamas e Hezbollah tutti questi nemici mortali d’Israele. Infatti recentamente alcuni capi del governo Israeliano avevano fatto cenno della possibilità di bombardare l’Iran che secondo loro, l’Iran e in processo di sviluppare la bomba Atomica e la userà contro Israele.

Nel riferirsi ai segni della sua venuta, Gesù disse: “Ora, quando queste cose cominceranno ad accadere, guardate in alto e alzate le vostre teste, perchè la votra redenzione è vicina.” (Luca 21:28) Queste parole alludano chiaramente alla liberazione degli ultimi membri del ‘piccolo grege (la Chiesa) nella prima resurrezione, allo scopo di vivere e governare in Cristo Gesù nel suo regno, che –dopo Armagheddon comincerà a manifestere, spargere le sue beneddizioni su ‘Tutte le famiglie della terra.’

Nel Salmo 46:13 leggiamo: “Faccio avvicinare la mia giustizia: non e lontana la mia salvezza, non tarderà.” Quando Gesù descrisse profeticamente la fese finale di Armagheddon, il gran ‘tempo di angoscia’ dichiarò che: ‘se quei giorni non fossero abreviati nessuna carne si salverebbe: ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati.’—Matt. 24:22

Il Salmo 46 presenta una delle più afficaci descrezioni di Armagheddon e rivela la potente azione di Dio che, nel distruggere il vecchio ordine (mondo satanico) culminerà nel pieno esercizio e nella manifestazione generale dell’autorità divina su tutta la terra. Al versetto 6 leggiamo: “Le nazioni tumulteranno, i regni vacillarono, egli mandò fuori la su voce, la terra si sciolse.” Seguono poi parole di assicurazione al Suo popolo il quale sarà spettatore di questa distretta: ‘L’eterno degli eserciti e con noi, il Dio di Giacobbe e il nostro rifugio.’ Noi abbiamo il rifugio nella verità e la gloriosa promessa che, se fedeli fino alla morte, vivremo e regnremo nel regno del Signore.

I versetti 8 e 9 danno una ulteriore descrizione del “tempo di angoscia” di Armagheddon. Essi dicono: ‘Venite e ammirate le opere dell’Eterno, che ha operato meraviglie sulla terra. Egli fa cessare le guerre fino all’estremità della terra; egli rompe gli archi e spezza le lance, e brucia i carri col fuoco.’ Poi dopo la distruzione di Armagheddon, dopo questa desolazione operata sulla terra, il Signore parlerà al popolo dicendo: ‘Fermatevi e riconoscete che io sono Dio, io sarò esaltato fra le nazioni, sarò esaltato sulla terra.’—versetto 10

La parola Ebraica qui tradotta in (genti) significa letteralmente “nazioni stranieri” ed e usata nelle Scritture per indicare tutti i popoli che non sono Israeliti. Gli Israeliti costituivano il popolo prescelto da Dio; tutti gli altri erano stranieri E appunto a queste nazioni. E a questi popoli della terra, considerati da Dio come “stranieri” perchè allontanatosi molto da Lui a causa dell’idolatria e delle malvagie opere, erano queste genti che ‘vacillavano’ come il versetto 6 descrive, che e rivolto da Dio l’invito di vivere sulla terra dopo la grande battaglia finale ‘Armegheddon’ allora conosceranno Dio, e se ubidiente alle regole del Regno viveranno in eterno.

Se questi popoli sarebbero stati uomini “giusti” Il Signore non avrebbe avuto bisogno di parlare loro in quella maniera. La realtà è che la grande, immensa maggioranza di coloro che passeranno attraverso Armegheddon, ossia i milioni ora viventi che non morranno mai ‘non sono affatto giusti, e ciò è dimostrato dal particolare che, dopo la distruzione della simbolica ‘terra” ad opera del fuocco della ‘gelosia’ di Dio. Sarà per essi necessario avere della ‘labra pure’ e sentire il desiderio di servire Dio di ‘pari consentimento.’ Tuttavia il fatto che milioni di ingiusti sopravviveranno ad Armagheddon, non significa che ad esse si estata concessa una preferenza rispetto agli altri. Un versetto delle Sacra Scritture dice: ‘Cercate l’Eterno voi tutti, umili della terra, che praticate la sua legge. Cercate la giustizia, cercate l’umiltà. Forse sarete nascosti nel giorno dell’ira dell-’Eterno.—Sofonia 2:3

Facciamo notare la parola (forse), la quale esclude che si tratti di una garenzia contro la morte. Anzi per altri milioni de persone sarebbe preferibile morire, perchè l’addormentarsi nel sonno della morte costituirebbe uno scampo dalla tremenda distretta finale.—Geremia 8:3

La morte non va intesa in senso stretto. Ma ammesso anche ciò, resta il fatto che la parola (perpetuo) e tradotta da quella ebraica (Olam) che significa (per una età); quindi non si riferisce all’eternità. Questo vuol dire che i capi della Babilonia simbolica, non avranno più la possibilità di perpetuare i loro falsi sistemi, essendo questi definativamente distrutti in Armegheddon insieme con tutte le altre ingiuste e malvagie istituzioni egoistiche dell’uomo. Ma gli individui, che sono ad esse associati, saranno tra coloro ai quali il Signore muterà le loro labbra in “labra pure” affinchè possono invocare il Suo nome e servirlo di pari consentimento.—Sofonia 3:8-9




La Cena Memoriale

IL 5 APRILE, DOPO le sei pomeridiane, sarà il principio del quattordicesimo giorno (secondi il calandario Ebraico (Nisan) in quella data il popolo del Signore che segue a pieno le sue orme e ubidiente a i Suoi comandamenti celebra il memoriale della Santa Cena. Questa celebrazione è sacra per i consagrati Cristiani, perchè commemora la morte del nostro Signore Gesù e li adduce a considerare che anche loro fanno parte (non del riscatto) ma nel corpo sacrificatorio del Cristo.—Efesini 1:22-23

Fù nel quattordicesimo giorno di Nisan che il nostro Maestro istituì la Cena Memoranda. Secondo i riti giudaici, il nuovo giorno comincia alle ore sei pomeridiane, per questo anno la Cena si celebra il giorno 5 APRILE dopo il tramonto del sole che come abbiamo indicato e il principio del quattordicesimo giorno di Nisan. Se qualche lettore ha il bisogno di sapere in che modo bisogna celebrare tale osservanza, con piacere presentiamo le parole dell’Apostolo Paolo scritti nel librio dei I Corinzi 11:28 “Ora ognuno esamini se stesso, e cosi mangi del pane e beva del calice.”

L’Apostolo continua facendo notare che non è una festa simile alle feste che il mondo celebra con banchetti e fuochi artificiali, ma per esultare spiritualmente del buon successo del sacrificio del Maestro al monte Calvario, non solo per la nostrta salvezza, ma anche per la salvezza di tutto il mondo, anche per coloro che lo hanno messo in croce. E noi riconoscenti del Suo grande amore per noi e tutta l’umanità, ci riuniamo assieme a tutti del Suo popolo per rinnovare la nostra consacrazione a Lui e prometter GLI di essere fedeli a Lui fino alla morte per poi essere insieme con Lui a compiere il desiderio del nostro Padre Celeste, nel restaurare l’intera famiglia umana sulla terra: alla pace, prosperità e vita eterna.

L’Apostolo Paolo ci fa rilevare che è molto importante celebrare la commemorazione, senza comprenderne il vero significato e, perciò ci esorta dicendo: “Se esaminiamo noi stessi non saremo giudicati.” Ognuno che intende di far parte alla Cena Memoriale dovrebbe sottoporre se stesso – o se stessa – ad una personale intromissione per esaminare se stesso se il propio cuore e puro, o vi alberga qualche errore da correggere, prima della celebrazione.

Nei gruppi che hanno degli Anziani, suggeriamo di procedere ad una preparazione, con dei discorsi e degli studii sull’ argomento, durante la settimana antecedente alla festività, affinchè la celebrazione sia resa chiara a coloro che devono parteciparvi. Coloro che si trovano soli e senza guida possono leggere prima nel capitolo 26 di Matteo versi 17 fino al versetto 30 indi nei primi Corinzi Capitolo 11 da 17 in poi. Completata tale lettura, restete in meditazione pochi minuti, tenendo in mente ciò che evete letto, aggiungendo una semplice proghiera e, indi, mangiate il pane azzimo, rammentando le parole di Gesù: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo,” Dopo ciò, bevete il vino (preferibilmente) il succo d’uva non fermentata e ripetete le parole del Maestro: “Bevete tutti, perchè questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, il quale e sparso per molti, in remissione dei peccati.” E così cari fratelli e sorelle celebriamo le festività conpane azzimo di sincerità e verità ricordando sempre che il nostro maestro Cristo Gesù ha dato la sua vita per la salvezza del mondo.



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Gennaio-Febbraio 2012

Ritratto Del Re

BENCHÈ QUESTO FUTURO Re della terra si diede volontariamente in balia dei suoi nemici, la sua vita e la sua morte cambiarono il corso della storia e fecero rifulgere la religione che portò il suo nome, che venne adottata in tutto il mondo, ma con uno spirito opposto ai suoi insegnamenti: in quanto, nel suo nome, ebbero luogo le guerre più sanguinose, mentre, egli, pacifista, aveva insegnato ai suoi discepoli d’amare i propri nemici e far loro del bene avvertendo che “ … tutti quelli che prendono la spada periscono per la spada.” (Matteo 26:52.) Nel corso della storia, attraverso tutte le epoche, questa predizione si è sempre avverata, poichè i re, i quali fondarono e ressero i regni con la spada, finirono tutti miseramente. L’impiego della violenza non è stato nè sarà giammai idoneo a risolvere alcun problema ed intanto, malgrado ciò, la principale cura e premura dei governi di tutte le nazioni risiede nel lavorare per la pace preparando le guerre.

Ecco, quindi, perchè il mondo ha bisogno d’un Re che bandisca i principii ed i metodi finora adottati, i quali hanno condotto il genere umano sull’orlo della completa distruzione; un Re la cui dottrina sia l’essenza della buona volontà fra tutti gli uomini; un Re che instauri e consolidi il suo potere non con la spada, ma col volere divino, ispirato all’amore ed alla generosità verso i suoi sudditi per i quali già soffri, volontariamente, la morte sulla croce! Questi sarà il nuovo Re della terra: Gesù di Nazareth.

Dopo la sua crocifissione, Egli promise ai discepoli di ritornare ed insegnò loro la preghiera con la quale dovevano invocare il Regno che avrebbe instaurato al suo ritorno.

Ora, l’unica speranza d’un mondo che sta per soccombere, a causa degli errori ed orrori, commessi per brutale egoismo, risiede nelle promesse divine che verranno realizzate al proprio tempo dal suo Re: Gesù.

L’aurora è oscura e burrascosa, ma presto la luce s’irradierà ed il potere del Regno si manifesterà nello splendore del nuovo giorno di pace e di giustizia per tutti gli uomini.




Il Cristo Risorto

AGLI UOMINI ED alle donne che avevano formato il piccolo gruppo al seguito di Gesù, la notizia che Egli era risuscitato dalla morte apportò grande giovento, ma dopo accettarono la chiara evidenza e ne gioirono.

In una commovente profezia Gesù predisse i complessi sentimenti che la crocfissione avrebbe, suscitato nei cuori dei suoi discepoli, ma pose in rilievo la grande gioia che ne sarebbe conseguita per gli insegnamenti che avrebbero tratti dall’-evento della sua risurrezione. Egli disse:

“In verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà. Voi sarete contristati, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna, quando partorisce è in dolore, perchè è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia per l’allegrezza che è venuta al mondo una creatura umana. Così, anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi torrà la vostra allegrezza.”—Giovanni 16:20-22

Noi ci compenetriamo profondamente del grande dolore dei discepoli, allorchè Gesù fu loro tolto e messo a morte. Essi credevano con tutto il loro cuore che egli era il Messia promesso ad Israele, ma il loro comprendimento sulla sua missione era limitato, poiché ignoravano che, prima d’instaurare il suo governo del mondo di giustizia—come era stato predetto—, Egli avrebbe dovuto morire quale Redentore del genere umano. In tale consapevolezza, la sua morte fece loro pensare che Egli non fosse in realtà il Messia; ma l’amore che nutrivano per Lui non permetteva di ammettere questo loro pensiero, per cui, confusi e dolenti, aspettarono lo sviluppo degli eventi.

UNA PICCOLA SPERANZA

Durante il tempo che intercorse fra i giorni critici dalla sua crocifissione alla sua risurrezione, probabilmente i discepoli rammentarono certe cose che Egli aveva detto loro concernenti il fatto che sarebbe risuscitato dalla morte e che essi non avevano considerato ed approfondito seriamente. Egli aveva parlato loro della sua morte, quando essi non volevano nè potevano ammettere, poichè, considerandolo quale il Governatore che era venuto a regnare nel mondo, reputavano astrusa l’idea che ai suoi nemici avesse potuto essere permesso di porlo a morte, prima che il regno fosse stato stabilito. Infatti, perchè avrebbero dovuto provarsi a comprendere la necessità della sua morte ed il significato racchiuso nell’evento della sua risurrezione dalla morte?

Perciò, per quanto sgomentati di quanto andava accadendo, il loro grande amore per il Maestro ravvivò subito la speranza che albergava nei propri cuori, allorchè fu annunziata la convincente notizia che l’Uno, il quale tanto ardentemente amavano, cui avevano offerto le loro vite, non era più fra i morti.

Maria Maddalena fu la prima a raggiungere la tomba, nelle prime ore del mattino mentre era ancora buio: in quel memorabile primo giorno della settimana. Essa notò che la pietra sulla sepoltura era stata mossa, e corse in fretta, ritornando in città, per dirlo a Pietro ed a Giovanni. Questi due ardenti Apostoli corsero al sepolcro, ove Giovanni—più giovane—era giunto per primo, scorse per terra dei panni di lino, all’ingresso della tomba ove non entrò. Pietro, non appena sopraggiunse, fu più ardito. Entrò nel sepolcro, e costatò ciò che Giovanni aveva intravisto dal di fuori: Gesù non “era più!…Allora Pietro e Giovanni entrarono ambedue nel sepolcro e, dopo essersi bene accertati, credettero…”perchè—ci vien detto—essi non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale. Egli doveva risuscitare dai morti.”—Giovanni 20:1-10

VAI E DICI

Pietro e Giovanni ritornarono alle loro dimore, ma Maria indugiò ancora un po’ presso la tomba ed ecco Gesù apparirle nelle sembianze del giardiniere. Essa lo riconobbe solo allorchè. Egli la chiamò per nome e stava per abbracciarlo, ma Egli le disse: “Va dai mie fratelli, e di loro: Io salgo al Padre mio e al Padre vostro, e all’Iddio mio e all”iddio vostro.” (Giovanni 11-17) Un angelo disse pure alle donne ‘andate presto a dire ai suoi discepoli: Egli è risuscitato dai morti, ed ecco vi precede in Galilea; quivi lo vedrete.’—Matteo 28:7

Nel trasmettere la notizia, da comunicare ai discepoli, che Gesù era stato risuscitato dai morti traspariva un senso d’urgenza. Il suo ministerio era stato molto breve—solo tre anni e mezzo—ma, ritornato in vita, la sua permanenza sarebbe stata ancors più breve, fra i suoi discepoli—poco più di un mese—e, anche durante questo breve tempo sarebbe stato a conversare con loro solo in poche occasioni e non a lungo.

Uno dei più grandi obiettivi che si proponevano queste apparizioni, risiedeva nel presentare loro “l’infallibile prova che Egli non era più morto.”—Atti 1:3

Tommaso non fu presente quella sera quando Gesù apparve per la prima volta agli Apostoli e, allorchè glielo comunicarono, si rifiutò di credervi, fino a che ne avrebbe avuto di persona la evidenza. Gesù intese questa osservazione, benchè gli Apostoli non sapevano che Egli era presente, e apparve di nuovo affinchè potesse restar convinto, nè condannò la miscredenza di Tommaso, ma si riferì alle benedizioni di coloro che avrebbero creduto senza vedere la risurrezione che per visione della fede.—Giovanni 20:26-29

Agli Atti sono riportati dei “segni infallibili” per i quali i discepoli di Gesù furono convinti che Egli non era più fra i morti. Giovanni usò lo stesso linguaggio. Riferendosi all’apparizione, tendente a convincere Tommaso di aver errato a non credere, Giovanni dice: ’Vi sono molte altre cose che Gesù ha fatte le quali non sono scritte in questo libro.’ Certo! Il mostrare le stimmate nelle mani e la ferita della lancia nel suo costato furono ‘segni’. Gli Apostoli non videro il corpo divino di Gesù, ma quello nel quale Egli apparve a loro.

Le brevi apparizioni di Gesù ai discpoli, dopo la sua risurrezione miravano ad imprimere in loro la responsabilità che dovevano assumersi quali suoi ambasciatori nel mondo: responsabilità che dove-vano assumersi quali suoi ambasciatori nel mondo: responsabilità che fino ad allora non era stata data.

La prima volta che Egli s’incontrò con loro fu la sera del primo giorno dopo la sua risurrezione, quando parlò con Maria la quale portò ad essi la notizia della risurrezione di Gesù. Essi erano tutti radunati dietro le porte chiuse, per paura dei Giudei, quando ad un tratto Gesù apparve loro dicendo: “Pace a voi.” Per fugare i loro dubbi Egli mostrò le sue mano ed il suo costato ed essi ‘si rallegrarono com’ebbero veduto il Signore.’—Giovanni 20:19-20

“Allora Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi. Come il Padre mi ha mandato anch’io mando voi.”—vers. 21 E ciò per indicare loro che, quali suoi discepoli, non avevano finito il lavoro, ma interrotto e, se erano stati confusi e scoraggiati, dovevano rialzarsi di morale e compenetrarsi della situazione creata dal fatto che il loro diletto Maestro non era più morto e che ogni potenza nei cieli e nella terra gli era stata date. Così essi furono preparati ad affrontare il mondo col messaggio del Cristo risorto.

Fisicamente Gesù aveva dato il suo corpo di carne per la vita del mondo, ma gli Apostoli non comprendevano ancora ciò. Essi potevano in quel momento solo comprendere cose terrene, cosi come per “segno” Egli apparve loro in vari corpi carnali, secondo le circostanze.

Al sepolcro, Gesù apparve a Maria come un giardiniere, (Giov. 20:15); sulle sponde del mar di Galilea come uno straniero, (idem 21:4); niuno dei diversi corpi umani era il nuovo corpo divino di Gesù. Anni dopo, l’Apostolo Giovanni, che aveva di già viste queste varie apparizioni ed aveva compreso ch’esse costituivano solo “segni,” scrisse: “Diletti, ora siamo Figliuoli di Dio, e non ancora è reso manifesto quel che saremo, sappiamo che quand’Egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perchè lo vedremo com’Egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perchè lo vedremo com’Egli è.” (Giov. 3:1-3) Se Giovanni avesse creduto che il corpo da loro visto nella stanza dalla porta chiusa, con le stimmate nelle mani e nei piedi e la piaga nel costato, fosse stato il vero corpo di Gesù risorto, egli avrebbe scritto invece: ‘noi sappiano ciò che noi saremo, perchè noi saremo simili a Lui, e lo abbiamo visto con la piaga nel pettto e le stimmate nelle mani e nei piedi.” Ma no Gesù era stato messo a morte nella carne. Il suo essere umano era stato dato in sacrificio per la redenzione del mondo dal peccato e dalla morte. Indi, era risorto in potenza e gloria, ma era apparso ai suoi discepoli nel solo modo per il quale avessero potuto comprendere. Infatti, a quel tempo—come già abbiamo fatto rilevare—essi potevano realmente comprendere perchè Egli aveva dovuto morire. Essi esultarono di gioia nell’apprendere che Egli non era più fra i morti, ma si chiedevano la ragione per cui aveva dovuto sopportare la crocifissione ed interrompere la sua missione. E questa ragione l’appresero appieno solo quando lo Spirito Santo venne su loro alla Pentecoste: pur avendolo Gesù spiegato dettagliatamente ai due discepoli lungo la via che conduceva ad Emmaus. A costoro, di cui uno a nome Cleopa, Gesù apparve mentre essi erano in cammino (Luca 24:13-32) parlando fra loro. Quanto doveva essere calorosa la loro discussione! Essi avevano appreso dalle donne che Gesù era risorto dalla morte, ma, pur non avendolo visto, speravano che la notizia fosse vera. Essi non riconobbero l’ “estraneo” che si accompagnò a loro lungo il cammino e, a sua richiesta, gli spiegarono la causa della loro mestizia. Gesù disse loro: ‘o insensati e tardi di cuore a credere tutte le cose che i profeti hanno detto! Non bisogna egli che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria? E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano.’—Luca 24:13-32

Ma questi discepoli non riconobbero Gesù mentre spiegava loro le Scritture. Fu alla fine del viaggio, quando, all’ora della cena “Egli presse il pane lo benedisse, e spezzandolo lo dette loro.” Solo allora rilevarono che l’ “estraneo” non era altro che il loro diletto Maestro. Infine, avevano avuta la risposta alle due domande che assillavano il loro spirito e sapevano per certo che Gesù non era più fra i morti e le buone notizie riportate dalle donne provavano la verità, che essi avevano costatata, nel vederlo e conversare a lungo con Lui. Appresero anche, prima che lo conoscessero chiaramente, poi, nel ricevere lo Spirito Santo, la ragione per la quale era stato necessari per Gesù di morire: e, cioè in adempimento delle profezie e perchè stabilito nel Piano di Dio, ove era previsto che il Messia doveva ‘versare l’anima sua alla morte,’ per redimere la decaduta e morente umanità, onde il suo governo non si fondasse su una morente razza, ma su coloro che ritornano per ‘la strade maestra-la via Santa’ entranti a vita eterna.’—Isaia 53:12;35-38

PASCI LE MIE PECORELLE

Un’altra apparizione del Maestro ai suoi discepoli avvenne sulla sponda del mar della Galilea. In quel tempo, essi erano di già convinti della sua risurrezione, ma, nelle sue varie apparizioni, il Maestro non aveva delineato alcun corso d’azione speciale per loro. Essi non potevano più seguirlo di luogo in luogo, assistendolo nel suo ministerio, come avvano fatto prima della sua crocifissione. Egli poteva andare e venire come il vento, invisibile a loro, eccetto quando appariva miracolosamente. Ciò significava che, apparentemente, non avevano più un capo e, quindi, non sapendo come perseverare a servirlo, per quanto lieti che egli non era più morto, decisero (Pietro, Giovanni ed alcuni altri) di ritornarsene alla loro industria di pescatori. Essi prepararono l’equipaggio ed andarono alla pesca sul lago. Ivi trascorsero un’intera notte senza prendere un sol pesce. All’alba, ’lestraneo” apparve sulle sponde e chiese loro: ‘figliuoli, avete alcun pesce?’ Quando risposero ‘no’ Egli suggerì loro che gettassero la rete all’altro fianco della barca. Probabilmente riluttanti, essi seguirono il suo consiglio ed ebbero la lieta sorpressa di ritirare la rete piena di pesci.—Giovanni 20:1-17

Giovanni fu il primo ad individuare Gesù e disse a Pietro “è il Signore.” Un miracolo simile era stato concepito quando Egli li aveva chiamati ad essere suoi discepoli, e divenire ‘pescatori d’uomini’ e per cui Giovanni ne dedusse che questa era un’altra via presa dal Maestro per rivelarsi a loro. Pietro si gettù nell’acqua e nuotò verso la sponda ‘ma gli altri discepoli vennero con la barca…’

Gesù aveva preparato delle “brace e del pesce messovi su, e del pane…e disse loro: venite a far colazione.” Dopo aver mangiato chiese a ‘Simon Pietro: Simone di Giovanni m’ami tu più di questi?’ Tre volte Gesù fece a Pietro la stessa domanda, e tre volte Pietro affermò al Maestro il suo amore e la sua devozione. Gesù allora gli disse: ‘Pasci le mie pecore.’ Questo mandato affidatogli fu di certo confortante per Pietro che solo pochi giorni addietro aveva negato di conoscere il suo Signore. Per un cuore meno ‘grande” di quello di Gesù il comportamento avuto da Pietro avrebbe potuto costituire un movente per causare un distacco o una mencanza di fiducia. Ma ciò non si vertificò in Gesù. Egli che potè ben leggere nel cuore di Pietro, vi trovò un amore genuino, atto ad affidargli l’incarico d’ambasciatore. Egli, infatti, sapeva che proprio quell’esperienza per la quale Pietro avrebbe potuto essere squalificato nella opinione di altri, sarebbe stata di grande validità per abilitarlo a ‘pasturare le pecorelle’ del Signore con più efficienza.

Il versetto 14 c’indica che questa fu la terza volta in cui Gesù apparve ai suo discepoli—in riferimento alle apparizioni agli Apostoli tutti assieme. Infatti, Egli apparve loro nella stanza a porte chiuse e sul monte Galilea, (Matteo 28:16), ove annunziò loro “ogni podestà m’è stata data in cielo e sulla terra,” e disse anche loro di andare per il mondo ammaestrando ‘tutti i popoli’—senza dar loro, però, istruzioni precise del modo in cui avrebbero dovuto procedere. Li assicurò, invece che sarebbe stato con loro tutti i giorni. Quanta rassicuranza dovè confortarli nel sentirsi promettere da Colui che aveva ogni podestà in cielo e in terra ‘Ecco, lo sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente.’

DIFFERENTE

Le varie apparizioni di Gesù dovettero essere impressionanti per i discepoli perchè in esse il suo aspetto fu assai diverso da quello che aveva avuto quando prima della sua morte, erano stati assieme. Inoltre, pur sapendo che Gesù era risorto dalla morte, non era concesso loro la gioia di stare in sua compagnia tanto a lungo come prima della sua morte e risurrezione: poichè ogni sua visita era breve ed avevano poco tempo per conversare con lui.

Infine, allorchè apparve loro l’ultima volta, essi gli fecero un’ardita richiesta su quanto avevano tanto a cuore di conoscere. “Signore—gli dissero—è in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?” (Atti 1:4-11) Per loro, Gesù era ancora il Gran Messia della promessa, Colui che era venuto per governare ‘da un mare all’altro, e dal fiume fino alle estermità della terra.’ Venuto per sedere al trono di Davide, per essi significava che avrebbe ristabilito quel regno.

Prima che Gesù fosse portato via alla crocifissione, diede ai suoi discepoli una parabola in cui si raffigurò in un uomo nobile che partiva per un paese lontano per ricevere la investitura di un regno e poi tornare. (Luca 19:12) Poichè i discepoli avevano visto tanto poco Gesù, durante i quaranta giorni, poterono arguire che fosse stato già in quel “paese lontanto” e ne fosse tornato per stabilire il regno. Ma non era così: la venuta del regno era ancora da aspettarsi. Intanto, fino a che non era loro detto, essi desideravano ansiosamente di apprenderlo. Perciò Gesù li tranquillizzò dicendo loro: ‘Non sta a voi di sapere i tempi ed i momenti che il Padre ha riservato alla Sua propria autorità.’

L’ETA’ DA VENIRE

I discepoli, fortunatamente, non compresero che sarebbero trascorsi altri diciannove secoli per il compimento dell’opera al cui sviluppo iniziale. Egli li aveva prestabiliti e per cui, pochi giorni dopo, furono abilitati dallo Spirito Santo. Per la limitata conoscenza, di cui disponevano a quel tempo, essi non seppero a pieno il significato racchiuso nella dichiarazione “fino alle estremità della terra,” con la quale veniva indicato loro di andare in un mondo avverso quali ‘testimoni di Gesù e della Parola di Dio.’—Apocalisse 20:4

Ora, dopo tanti secoli dell’età evangelica trascorsi, ci troviamo al punto della fine dell’era evangelica ed il sorgere di quella millenaria. Mentre il Signore ci ha benedetti con grande gioia di apprendere e comprendere, dalla Sua Parola, certe profezie, riferentesi ai giorni nostri, ed indentificarne l’adempimento, per quanto concerne i mesi e gli anno futuri, ci troviamo in una posizione simile a quella in cui furono i primi discepoli: poichè non ci è stato concesso di sapere quando avrà luogo l’effettiva instaurazione del Suo Regno.

Perciò, per noi, come per loro, al momento, è solo importante di perseverare fedelmente nell’Opera, dando testimonianza della Verità. Uno degli aspetti importanti dell’Evangelo, messo in risalto a quel tempo, risiedè nella costazione che Cristo era stato risorto dalla morte ed al tempo debito sarebbe ritornato per stabilire il Suo Regno. Noi gioiamo ancora nel rammemorare il sublime evento della risurrezione e siamo lieti di testimoniare su Cristo risorto; però, ora, Egli non è più il Cristo che dovrà ritornare, ma il Cristo ritornato, che ha iniziata l’Opera di instaurazione del Suo Regno.

Come dovrebbe rallegrare i nostri cuori questo mirabile evento! I cuori dei due discepoli, mentre percorrevano la via d’Emmaus, ardevano in loro stessi quando appresero che la morte di Gesù non costituiva un aborto del divin Piano. Più tardi, a mezzo dello Spirito Santo, appresero anche che i dedicati seguaci de Maestro avrebbero avuto il privilegio di soffrire e morire con Lui. E noi rigioiamo per aver ottenuto—in questa tarda ora—anche noi la opportunità di prendere la nostra croce e morire con Gesù.

Per fede, noi gioiamo anche della benedizione di essere “risorti con Cristo.” (Colossesi 3:1-3) Mentre non ancora sappiamo quando otterremo il privilegio di condividere la ‘prima risurrezione,’ sappiamo, però, che l’Opera dell’età evangelica è quasi completata e ci troviamo sulla soglia del Regno. E quant’è meraviglioso essere dei ‘piedi’ e, cioè, i membri del corpo di Cristo, che portano la buona novella del regno al distratto e morente mondo!—Isaia 52:7

Così, il messaggio del Cristo risorto per noi è lo stesso di quello affidato alle donne presso la tomba, allorchè Gesù era risorto: “andate e dite.” Però, non dobbiamo parlare solo della Sua risurrezione, ma anche della prossimità del Suo Regno di benedizioni. Dobbiamo anche dirci—gli uni agli altri—che il privilegio di morire con Lui ci concede la suprema speranza d’essere alla Sua somiglianza nella risurrezione. Infatti, il messaggio da propagare l’uno all’altro ed al mondo, abbraccia l’intero Piano delle Età, quel glorioso Piano divino che è quasi arrivato al suo apogeo per erogare benedizioni di pace, gioia, salute e vita eterna a tutte le famiglie della terra.

UNA BUONA RAGIONE PER LA NOSTRA GRATITUDINE

Un anno nuovo è entrato ed ognuno, secondo l’usanza generale e lo stato e disposizione d’animo, ne ha celebrato l’evento.

Certo tutta l’umanità avrebbe dovuto celebrarlo rivolgendo ringraziamenti a Dio per la benignità e provvidenza erogateci lungo tutto il corso dell’anno; ma se taluni omisero di praticare tale doverosa osservanza, siamo certi che molti non mancarono di esprimere i loro devoti ringraziamenti a Dio per tutte le benedizioni che Egli da erogate durante tutto l’anno rascorso.

Noi, come Cristiani, abbiamo imparato che è nostro dovere ringraziare il Signore giornalmente, per la Sua amorevole cura e provvidenza. Coloro che ancora non conoscono i piani ed i propositi divini, generalmente gli sono grati solo per le cose utili della vita—cibi, indumenti e tutto ciò che è necessario al vivere decentemente. I Cristiani, grati anche loro a Dio per queste provvidenze materiali, per la fede che nutrono nelle promesse divine, gli sono vieppiù grati e lo ringraziano, per ogni circostanza ed esperienza—anche se in esse stess, avranno potuto essere spiacevoli e, forse, anche dolorose.

Coloro che divengono l’obiettivo speciale del Padre celeste, curati teneramente dal suo paterno affetto, gli sono grati per tutti i privilegi che Egli concede loro. E, perché sono consci che nulla avverrà a loro che non sia di alto benficio spirtuale, passano i loro giorni di vita, nella gioia e nel riposo dell’Eterno, confidenti che “Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Iddio, i quali sono chiamati, secondo il suo proponimento” (Romani 8:28); essi sono edotti in proposito, dalla Parola di Dio, ed anche perché, passando in rassegna gli eventi e le esperienze della loro vita, individuano le ricche, benedizioni che spesso sono scaturite da profondi scoramenti, per le dure prove sostenute lungo il cammino della stretta via.

Il consacrato al Signore gli è grato per tutte le vicende della vita, poiché le ravvisa e considera alla luce della volontà divina. Ciascun singolo consacrato in ogni esperienza indiviua la divina provvidenza, in atto a designare o compiere in loro qualcosa di buono, per la loro vita, quali nuove creature. Per loro nulla accade per pura coincidenza, ma tutte le cose a loro dirette, provengono dall’infinita sapienza e dall’amore di Colui che li ha chiamati, secondo il suo proponimento. Così, anche nelle ore più tetre, i loro cuori sono pieni di gratitudine, ravvisando in Colui, che opera a formare il loro destino Spiritual, l’amorevolezza erogata dalla Sua Onnipotenza ed Onniscienza.

Si, siamo grati per la certezza in noi fondata che “male alcuno non ci coglierà…né Egli ricuserà alcun bene a quelli che camminano nell’integrità.—Salmo 91:10; 84:11

Ma più ancora di ciò, siamo grati per la meravigliosa provvisione di grazia che Iddio ci profonde per i meriti di Cristo Gesù: poiché tale grazia, tal favore divino—come l’Apostolo scrive—“ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei Santi nella luce.” (Colossesi 1:15) È difficile individuare in pieno il mirifico concetto, racchiuso in così grande grazia. Si consideri solo ciò che significa per dei condannati peccatori—come noi—essere messi in grado di divenire accettevoli a Dio e chiamati ad una tanto gloriosa ereedità! In verità, tale sommo privilegio c’impone l’obbligo di ringraziare devotamente il Padre celeste.

Noi siamo grati per la verità, a mezzo della quale ricevemmo l’opportunità di essere ‘partecipi’ d’una celeste vocazione,” e grati ancora—in special modo—nell’attuale tempo, in cui l’intero mondo permane senza speranza, mentre noi godiamo il privilegio di gioire—percependo spirualmente—l’evolversi del divin Piano, così chiaro e significativo, da non lasciar alcun problema insolubile: sia a nostro riguardo, che per il mondo in generale.

La sapienza umana, fallita completamente nel penetrare nelle tenebre nebulose della paura, che al presente oscura sinistramente il sentiero del progresso mondiale, c’indica che mai prima vi è stata tanta fitta tenebre: eccetto la chiara visione della presente verità la visione che abbiamo dal Piano di Dio.—I Samuele 3:11; Prov. 29:18; Habacuc 2:2-3

Se siamo stati benedetti ad avere “occhi” per vedere la visione, la nostra gratitudine dovrebbe essere illimitata (Matteo 13:16; 2 Corinzi 4:6-7): dovrebbe essere una gratitudine tale da trasportare oltre ad esprimere semplicemente ‘ti ringrazio Signore’! Dovrebbe indurci ad esclamare a noi stessi: ‘Che renderò io all’Eterno per tutti i benefizii che sono sopra di me?’ E, dopo, dal profondo del nostro cuore, aggiungere alla nostra interrogazione: ‘Io prederò il calice della salvezza e invocherò il nome dell’Eterno e lo farò alla presenza di tutto il Suo popolo.’—Salmo 116:12-14

Occasionalmente, c’è di grande aiuto scrutare in noi stessi quello che realmente la conoscenza del divin Piano è por noi, affinché riviva sempre in noi il sommo privilegio concessoci e non permettiamo che la Verità divenga cosa comune nella nostra vita.

Quale sarebbe, in realtà, la prospettiva di questo prossimo anno se non sapessimo che Iddio ha un Piano di salvezza per noi? Fortunatamente noi non crediamo che il progresso conduca verso un miglioramento del livello di vita al punto di poter salvare la razza umana (che non potrà, invece, districarsi dal caos che essa stessa ha prodotto). Esaminando, poi, un altro aspetto, reperiamo che, se avessimo fede nei credi della età oscure, e fossimo convinti che Iddio intende torturare eternamente coloro che non accettano Cristo in queta vita, potremmo essere tanto grati per il fatto che il modernismo, l’infedeltà a l’ateismo stanno ingolfando il mondo nella miscredenza? No! Perché, in tal caso avremmo dei cuori di pietra.

La verità ha risposte a tutte le nostre interrogazioni. Ed esse sono così soddisfacenti che ci sembra difficile individuare quanto incerte a tenebrose appaiono le attuali condizioni del mondo a color che non godono la luce scaturiente dal Piano divino.

Non consideriamo, quindi, tal tesoro di Verità, discostandoci dall’ammirarlo e ringraziare in ogni momento l’Altissimo che ce l’ha concesso. Gioiamo nella Verità ed approntiamoci—se sarà necessario—anche a morire per essa.

Molti saranno lieti che in quest’anno è stato scongiurato il pericolo che la guerra fredda avesse potuto sfociare in un altro conflitto mondiale, con l’uso delle bombe atomiche e tanti altri ordignii distruttivi. Anche noi siamo grati per tale pericolo scongiurato, ma in aggiunta diamo lode al Signore perché ci ha rivelata la fase finale che precede l’ “ultimatum” di questro gran ‘tempo di distretta, che non fu giammai, dacché v’è stata nazione.’ (Daniele 12:1) E quale glorioso ‘ultimatum’ sarà quello! Poichè seguirà la piena instaurazione del Regno di Cristo, da lungo promesso, nel quale, insieme con la Sua Chiesa, quale ‘progenie d’Abrahamo,’ benediranno tutte le famiglie della terra!’

Siamo anche grati al Signore per l’opportunità che ci è ancora concessa di poter correre per il palio prefisso dell’alta vocazione di Dio in Cristo Gesù e di poter ancora combattere il buon combattimento della fede.

È soltanto se continueremo a combattere valorosmente e correre zelantemente che potremo dimostrarci degni di vivere e regnare con Cristo, condividendo il suo glorioso privilegio, nel dispensare all’umanità le ricche benedizioni di pace, salute e vita, promesse dal nostro Padre celeste.

Siamo altrettanto grati per l’armatura di Dio—la Verità di cui il Signore ci ha provvisti—per la quale abbiamo la forza di combattere il buon combattimento della fedè: giacché solo a mezzo d’esso possiamo riuscire vittoriosi e buoni soldati di Cristo.

Siamo grati per le promesse divine di assistenza e forza, le quali, utilizzate, ci renderanno atti a continuare il buon combattimento delela fede, fino alla morte.

Essendo grati al nostro Padre celeste per tutto ciò che Egli ha fatto e fa per noi, Gli manifesteremo tale gratitudine, con l’aumentare il nostro zelo nell’adempiere la Sua volontà. E continueremo a servirLo e ci serviremo gli uni con gli altri, nel propagare la Verità.

Siamo anche grati per gli svariati mezzi e modi per i quali, oggi, possiamo proclamare e far conoscere l’Evangelo di Cristo, la buona nuova del Regno.

Facciamo uso d’essi alla gloria del Signore e per il nostro alto bene!

Durante questi tempi difficili per il mondo, si presenta l’opportunità per noi di fidare con la massima sicurezza nel Signore, nell’ usare ogni prezioso momento per “fare completa la nostra salvezza e nel pieno affidamento che il Padre celeste opera in noi “il volere e l’operare, per la Sua benevolenza.”—Filippesi 2:13

E, mentre ancora, in questo caotico mondo, regna lo spavento, siamo grati per il privilegio di poter dire a coloro che ci sono vicini: “Non temete, perché il Regno dei Cieli è vicino.—Matteo 4:17; 10:7; Luca 2:10; 12:32

(Ebrei 2:1 “Atteniamoci vieppiù alle cose udite, che talora non siamo portati via da essi.”)



Associazione Studenti Biblici Aurora