AURORA
Maggio-Giugno 2015

Contenuto Di Questo Numero

  1. Il Futuro Di Israele E Il Mondo - Parte 1 Di 2
  2. Collaboratori Della Veritá
  3. Doni Dello Spirito
  4. Un Corpo Dallo Spirito
  5. Dono di Linguaggi
  6. Il Piú Grande Dono, L’Amore
  7. Un Modello Per La Preghiera
  8. Gesù Prega Per I Suoi Discepoli
  9. Gesù Intercede Per Noi
  10. Preghiamo Gli Uni Per Gli Altri

SOGGETTI PIU’INTERESSANTI DELL’AURORA

Il Futuro Di Israele E Il Mondo
Parte 1 Di 2

“E così tutto Israele sarà salvato come sta scritto: ‘il liberatore verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà da Giacobbe, questo sarà il mio patto con loro.’”—Romani 11:26,27

È EVIDENTE A TUTTI CHE l’uomo negli ultimi cento anni ha vissuto in più rapida evoluzione del mondo fin dagli albori della razza umana. Le modificazioni hanno influenzato tutti gli aspetti della vita sociale, economica, religiosa e politica. Parlando ora dei soli cambiamenti politici, possiamo vedere come un fatto della storia che la quasi totalità delle potenti ereditarie case regnanti d’Europa, che esistevano prima del 1914, sono state sostituite da altre forme di governo. Durante questo stesso periodo, la maggior parte della popolazione della terra ha ceduto il controllo a vari tipi di dittature. Alcuni di questi sono stati governi totalitari corrotti. Altri sono stati regimi autocratici, apparentemente basati su ideologie religiose. Ancora di più sono state il risultato di potere-affamato di individui i cui desideri sono stati semplicemente su come sfruttare l’umanità.

Di conseguenza, il periodo che inizia con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è stato in gran parte di un generale degrado e della frammentazione del mondo nei vari governi. Tuttavia, non è del tutto così, durante questo stesso periodo una moltitudine di nuove nazioni sono nate e in molti casi, queste nuove nazioni sono state la crescita della suddetta perdita del potere delle monarchie, in quanto le loro molte aziende coloniali in tutta la terra reclamano, e ottengano, l’indipendenza dalla “madre” Europa, (luogo d’origine della maggioranza delle monarchie mondiali).

Uno dei paesi che “nasce” come un nuovo stato, durante gli ultimi cento anni è, Israele. Forse sarebbe più esatto dire che Israele è “rinato,” per questo popolo era stato una nazione, con un proprio governo. Tuttavia, l’antica nazione di Israele ha goduto di una distinzione diversa che per qualsiasi altro popolo sulla terra, prima e dopo, che il suo governo ha funzionato sotto la direzione di Dio. Il re di Israele di cui parla la Bibbia, è come seduto, su “il trono del SIGNORE.”—1 Cron. 29:23

Alla fine del regno di Israele quando Sedekia, ultimo re delle due ribù, (divise dalle altre dieci tribù), chiamato Giuda, conferitogli dal re Nabucodonosor, (Ez. 21:25-27) sopra tutta la nazione, tutte le dodici tribù—divennero schiave del regno di Babilonia. La cattività durò per settant’anni. Nel frattempo, Babilonia fu conquistata dai Medi e dai Persiani, e fu il re Ciro di Persia che emise il decreto di liberazione che permese ai figli d’Israele di tornare nella loro terra, ma non per ristabilire il proprio governo.

Da quel momento in poi, Israele ha continuato a essere oggetto di pressione, vassalli di qualunque nazione controllasse la loro terra, e al tempo di Gesù, al suo primo avvento, è stato dominato dall’Impero Romano. Dagli anni 69 al 73 d.c. Tito, leader dell’esercito romano, assediò e distrusse Gerusalemme. Poi i figli d’Israele, che non furono distrutti in questa terribile prova furono sparsi in tutto il mondo. La situazione rimase inalterata attraverso i secoli e viene indicato per il popolo ebraico il periodo della loro dispersione, come “diaspora” dalla lingua greca.

DISPERSIONE ANNUNCIATA

Mosè, il legislatore di Israele, aveva preannunciato questa dispersione di Israele fra le nazioni, e anche il loro ripristino graduale, come abbiamo visto volgere durante il secolo scorso. Questa previsione è registrata in Deuteronomio 29:24 e 30:1-6. L’ultima parte della profezia recita: “l’Eterno, il tuo Dio, ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possiederai; egli ti farà del bene e ti moltiplicherà più dei tuoi padri. E l’Eterno, il tuo DIO, circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, amando il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, e così tu viva.”

Anche Mosè aveva predetto il tempo di come Israele avrebbe perso la propria indipendenza. Come abbiamo visto, Israele era una nazione sotto la protezione di Dio, e per questo motivo è stato oggetto di provvedimenti disciplinari per le sue irregolarità. Mosè si riferisce ad alcuni correzioni e punizioni di cui sarebbero stati oggetto, e poi aggiunge: “e se voi ancora per tutto questo non mi ascolterete, io vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati.”—Lev. 26:18

Questo avvertimento di “sette volte di più” di punizione viene ripetuta quattro volte. Gli studenti della profezia hanno compreso che si tratti di una misura di tempo. Un simbolico «tempo», come le Scritture indicano, è un periodo di 360 anni, (considerando che un anno lunare era composto di 360 giorni) e sette di questi sarebbero un totale 2.520 anni. La chiave biblica di questo metodo di rilevazione viene registrato in Ezechiele 4:4-6. Poiché Mosè indica nella profezia che doveva essere una completa e totalizzante  punizione, a nostro avviso, è ragionevole concludere che si è cominciato con la perdita della loro unità e indipendenza nazionale.

“Sette volte” da parte di Israele della perdita del loro regno ci porta al 1914 D.C. e gli eventi che circondano la prima Guerra Mondiale. In quel conflitto ci fu l’espulsione dei Turchi da Gerusalemme e dalla terra di Palestina dal generale britannico Allenby. Inoltre, a fine 1917, la famosa Dichiarazione Balfour è stata fatta dal governo britannico, e ha aperto ad Israele, l’antica patria, il rifugio a ebrei e pionieri da tutte le terre. Ciò ha comportato la diffusione del movimento Sionista, come una nuova vita e speranza.

Mentre c’erano momentanei squilibri di un tipo o dell’altro, la ricostruzione della regione, per gli Ebrei e la loro migrazione verso la loro antica patria. Nacque così la nascita del nuovo Stato di Israele nel 1948. Fu così, che nel 1914, dopo più di 25 secoli come prigionieri di altre nazioni e imperi, la catena degli eventi ha cominciato a spezzarsi, portando all’indipendenza nazionale questa nazione biblica e storica.

TEMPI DEI GENTILI

Il pieno significato della liberazione di Israele dal 1914 può essere visto più chiaramente osservando una previsione da Gesù, che è riconosciuto dalla maggior parte degli ebrei di oggi, come un eminente Maestro e Profeta. Interrogato dai suoi discepoli relativamente alla fine del tempo presente. Parte della risposta di Gesù fu: “Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni Gentili finché i tempi dei gentili siano compiuti.” (Luca 21:24) Al momento della pronuncia di questa profezia, la nazione ebraica, simbolicamente “Gerusalemme,” fu stata “calpestata” dai pagani gentili, e questo è stato fino a che “i tempi dei gentili” non sono stati soddisfatti.

L’inizio di questi tempi coincide con il rovesciamento dell’ultimo re d’Israele. Il profeta Daniele, interpretando un sogno profetico che il Signore aveva dato al re di Babilonia, aveva preannunciato una successione di quattro potenze del mondo, a cominciare da Babilonia. La seconda di queste era la Medo­Persia; la terza, la Grecia e la quarta, Roma. La divisione dell’Impero Romano in vari stati d’ Europa che esistevano prima del 1914, era rappresentato dalla testa dell’immagine.—Dan. 2:31-45

Al re Nabucodonosor Daniele disse: “Il Dio del cielo ti ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria.” (vs. 37) Ciò non significa che Nabucodonosor sedette sul trono del Signore, come era avvenuto per il re di Israele. È stato semplicemente che, a partire da Babilonia, i Gentili dominarono sulla terra (Israele), e questo dominio si estenderebbe addirittura su tutto il Suo proprio popolo, i figli d’Israele.

Tuttavia, questo non sarebbe durato indefinitamente. La profezia di Daniele sottolinea che sarebbero durati solo fino a quando i giorni del diviso Impero romano—“i giorni di questi re”—com’è illustrato con le dita dell›immagine. (Vs. 44) E poi il Dio del cielo farà sorgere un Regno, o governo, che “durerà per sempre.” Questo è un riferimento al lungo Regno promesso dal Messia.

È evidente dagli eventi della storia, che si riferiscono a Israele e ai grandi imperi Gentili del passato, e le distinte testimonianze profetiche rispetto a ciascuno d’essi, che, il periodo descritto da Gesù come i “tempi dei gentili” è parallelo ai “sette volte” di Israele la punizione e la perdita dell’indipendenza nazionale. Ciò significa che i tempi dei gentili hanno raggiunto il loro adempimento profetico alla fine del 1914. È importante ricordare che gli adempimenti della profezia biblica a questo punto nel tempo, sono stati proprio il piccolo inizio degli avvenimenti di cui le Scritture ci riferiscono, piuttosto che il loro completamento. La prima Guerra Mondiale, iniziata nel 1914, ha segnato l’inizio della caduta dei diversi resti dell’antico Impero Romano. Ha inoltre portato alla sovranità nazionale di Israele.

La nazione di Israele è oggi un paese libero. Non sono più i figli d’Israele senza il proprio governo. Israele è una nazione tra le nazioni del mondo, non più un vassallo di Roma o di qualsiasi altro Gentile. Ha una popolazione di oltre 6,2 milioni di Ebrei, e vanta il terzo più alto tenore di vita in Asia. È tra i paesi leader nel mondo in molti settori di attività. La nazione di Israele non è priva di difficoltà, tuttavia, dopo aver combattuto molte guerre successive al 1948 al fine di mantenere la sua libertà. A dispetto di questi, Israele rimane un paese libero, e ha anche rafforzato, fino al punto in cui ora, circa 67 anni più tardi, essi sono considerati uno dei paesi più potenti del mondo. Gli avvenimenti che hanno portato a questo iniziarono alla fine del “sette volte” e “tempi dei gentili,” predetti da Mosè e Gesù.

EVENTI INTERMEDI

Molte delle importanti esperienze di Israele come popolo durante il periodo della loro libertà fra le nazioni sono preannunciate nella Bibbia. Una delle espressioni che descrivono questo, è che, Dio avrebbe “riportato” i propri dalla “cattività”. Questa espressione appare in Gioele 3:1,2, dove il Signore dice: “In quei giorni e in quel tempo, quando farò ritornare dalla cattività quei di Giuda e di Gerusalemme, io radunerò tutte le nazioni e le farò scendere nella valle di Giosafat, e là eseguirò il mio giudizio su di loro, per Israele, mio popolo e mia eredità, che hanno disperso fra le nazioni, dividendosi quindi il mio paese.” È importante notare che la parola “esilio” in questo passaggio, secondo la definizione della concordanza, “un ex stato di prosperità.”

Nei versetti 9-14. di questo capitolo è preannunciata la guerra quando tutte le nazioni Gentili si raduneranno “nella valle di Giosafat” è descritta come “la valle della decisione.” In questo incontro delle nazioni è una preparazione per la guerra in cui, simbolicamente parlando, le nazioni non hanno detto di cambiare le loro “spade in vomeri,”e le “lance in falci.” Abbiamo visto questo a partire dal 1914, e la profezia ricorda che è durante questo tempo che il Signore avrebbe “riportato” dalla “cattività”, o alla prosperità, il Suo popolo. È stato infatti il successo di Israele e la loro prosperità relativa in questo periodo che ha causato che molte nazioni si sono raccolte insieme contro di loro.

Altrettanto suggestiva è la profezia che fa riferimento al fatto che il Signore avrebbe “una contesa con le nazioni” in connessione con il suo popolo e la loro terra. (Ger. 25:31) Il versetto 2 del capito 3 di Gioele, menziona la separazione o divisione del paese. Anche questo si è verificato, perché sappiamo che le nazioni Gentili non sono all’altezza degli impegni contenuti nella Dichiarazione Balfour per risolvere le controversie, limitando Israele a meno della metà del paese che Dio aveva promesso, anche se Israele ha acquisito una certa parte di questa terra, ma ancora non sono in gradi di controllare di ciò che Dio ha dato a loro.—Gen. 13:14,15

«PAURA» E NON «LA PACE»

Altre profezie dimostrano, inoltre, che il periodo della restaurazione di Israele sarebbe foriera di tante difficoltà. Geremia scrisse: “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, nei quali io farò ritornare dalla cattività il mio popolo d’Israele e di Giuda, … e IO li ricondurrò nel paese che diedi ai loro padri, ed essi lo possederanno”. … “Così dice l’Eterno: Noi abbiamo udito un grido di terrore, di spavento e non di pace. … Purtroppo! Perché quel giorno è grande, così che nessuno è simile al primo: è un tempo di angoscia per Giacobbe, ma egli ne sarà salvato.”—Ger. 30:3-7

Il significato di questa profezia è chiaro. Si sottolinea che, anche quando è arrivato il momento per questa storica restituzione alla loro terra, che si trovano in timore e tremore, e non sarebbe immediatamente un tempo di pace e di felicità per loro.

Per cominciare, c’è stata molta soddisfazione da parte degli ebrei sulla Dichiarazione Balfour con la sua successiva attuazione da parte di un mandato della Lega delle Nazioni. Con questo mandato si è impegnata a garantire ai figli d’Israele una casa nella loro Terra Promessa. In modo definitivo all’inizio del loro ritorno dalla loro lunga prigionia.

Tuttavia, non molto tempo dopo che gli ebrei in Germania, Austria e Polonia sono stati duramente perseguitati dal regime di Hitler. Questo aumentò d’intensità ed è continuato durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale fu impensabile l’olocausto che ebbe luogo, sei milioni di ebrei sono stati uccisi, e innumerevoli altri sono rimasti senza tetto.

Nel frattempo, a causa dell’opposizione Araba, la porta verso la terra promessa è stata chiusa per ulteriore immigrazione—chiusa in un momento in cui a motivo questa sofferenza era necessaria più che mai una patria - più che mai prima. Veramente era “un grido di terrore, di spavento,” che hanno sentito, e non di pace.

Un’altra profezia che testimonia in modo più generale, alla stessa insolita combinazione di circostanze dice: “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, “nei quali non si dirà più: “Per l’Eterno vivente che ha fatto uscire i figli d’Israele dal paese d’Egitto; ma: “Per l’Eterno vivente che ha fatto uscire i figli d’Israele dal paese del nord e da tutti i paesi dove li aveva dispersi.”E IO li ricondurrò nel loro paese che avevo dato ai loro padri. Ecco, io manderò un gran numero di pescatori, dice l’Eterno, “e poi manderò un gran numero di cacciatori che li cacceranno.”—Ger. 16:14-16

Questa profezia indica che quando è arrivato il momento per i figli d’Israele di tornare nella loro terra, gli sforzi dovrebbero essere compiuti per indurli a tornare. Il Signore ha detto che egli avrebbe inviato dei “pescatori” per i “i pesci.” Questo può anche essere stato soddisfatto dalla organizzazione Sionista, che è stata fondata nel 1896 dal compianto Theodor Herzl. I pescatori utilizzano esca per attirare il pesce, e per molti anni, l’organizzazione Sionista ha sottolineato perché gli ebrei dovrebbero andare nella loro terra, e i vantaggi che otterrebbero se non ritornassero in Terra Santa.

Tuttavia, non molti Israeliti sono stati indotti ad andare verso la Terra Promessa con questo metodo, anche se oggi Herzl è tenuto in grande stima nel moderno Israele. Uno dei siti è il Memorial Garden di Gerusalemme per onorare Herzl. La pietra alla sua tomba simboleggia passo per passo i progressi dello stato ebraico. Il lavoro di Herzl non è stato vano.

La profezia dice che il Signore vuole essere anche per i “cacciatori che li cacceranno.” Qui metodi più incisivi sono suggeriti. Tra questi senza dubbio dovrebbe essere incluso l›amara persecuzione da parte di Hitler durante l’Olocausto. Questo particolare metodo aumentò d’intensità fino a che quasi tutti gli ebrei d’Europa, furono uccisi, per coloro che rimasero in vita invece furono ansiosi di andare lì, nella loro Patria quando l’occasione fu loro offerta.

Un’altra profezia si legge: “Come io vivo, dice il Signore DIO, sicuramente con mano potente e con braccio disteso e con furore scatenato, io regnerò su di voi: vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò dai paesi in cui siete stati dispersi con mano forte, con braccio disteso e con furore scatenato. E vi condurrò nel deserto dei popoli.”—Ez 20: 33-35

C’è stata molta “furia” manifestata durante i cento anni, da quando nel 1914 in collegamento con gli sforzi dei figli d’Israele per la migrazione dei vari paesi in cui sono state domiciliati, e per stabilire la propria casa nella terra promessa. Come previsto, anche coloro che sono nel “deserto del popolo,” nel senso che essi condividono con tutti i popoli della terra l’angoscia e l’incertezza di questo caotico momento della storia umana. Essi non hanno ancora trovato la pace e la sicurezza.

Nel numero del mese prossimo Alba esamineremo alcuni dei futuri eventi descritti nella profezia della Bibbia che si riferiscono a Israele e il loro ruolo nel piano di Dio. Prenderemo in considerazione anche la gloriosa speranza per Israele e per il mondo intero di una pace duratura, la sicurezza, la vita che sarà stabilita in base al giusto stato di Messia del Regno, che per la quale tanti milioni di persone hanno pregato per quasi duemila anni, “venga il tuo regno. Sia fatta la Tua volontà in terra.”—Matt. 6:10



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Uno

Collaboratori Della Veritá

Versetto chiave: “Noi dobbiamo dunque accogliere tali persone, per essere collaborator (nella causa) della veritá.”
—3 Giov. 8

La Scrittura Selezionata:
La Terza lettera di Giovanni

COME NELLA LETTERA precedente, l’autore riferisce a se stesso come “l’anziano” ed è ben noto a tutti che si tratta dell’Apostolo Giovanni che indirizza questa lettera al “carissimo Gaio che io amo nella veritá.”—3 Giov. 1

Benchè Gaio sembra sia fragile di salute, Giovanni riconosce la sua vitalitá spiritual e gioisce nella testimonianza egli ricevette dai fratelli che Gaio “cammina nella veritá” (versi 2-4). Giovanni ha parole di lode per Gaio, specialmente per l’ospitalitá e come egli utilizza le sue risorse personali per aiutare a provvedere per i bisogni dei servi impegnati nel ministero del Vangelo.—versi 5-7

Anche l’Apostolo Paolo fa rilevare il bisogno, a coloro che credono, di vivere conformandosi all’esempio di condotta Cristiana esibita dai fratelli fedeli della Prima Chiesa. “Alla fine, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtú e se vi è qualche lode, pensate a queste cose. Quelle cose che avete imparato, ricevuto ed udito e vedute in me, fatele, ed il Dio della pace sará con voi.”—Filippesi 4:8,9

Il nostro verso chiave esorta a noi consacrati credenti, di stare attenti alle opportunitá che ci si presentano per provvedere qualsiasi sopporto possiamo dare ai fratelli che vanno da un posto all’altro per promulgare la parola di Dio. Tale assistenza può includere; intrattenere questi servi nelle nostre case ed in alcuni casi, come adatto può comportare rendere uno aiuto finanziario. In ogni caso, in qualsiasi modo abbiamo il privileggio d’aiutare coloro abili di essere più attivamente ingaggiati nel ministero, anche con le nostre preghiere e con parole d’incoraggiamento.

Giovanni continua dicendo: “Ho scritto alla chiesa, ma Diotrefe, che ama avere il primato fra di loro, non ci riceve. Per questo se verrò ricorderò le opere che egli fa, cianciando contro di noi con parole malvagie; e non contento di questo, non solo egli stesso non riceve i fratelli, ma impedisce di farlo a coloro che vorrebbero e li caccia fuori della chiesa. Carissimi non imitate il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio, ma chi fa il male non ha visto Dio.”—3 Giov. 9-11

In contrasto con il fedele Gaio, Giovanni sentì il bisogno di rimproverare públicamente Diotrefe che manifestava orgoglio ed uno spirito dittatorio fin al punto d’usare la sua influenza per impedire altri fedeli di mostrare ospitalitá a Giovanni ed ad altri fedeli lavoratori nel servicio di Dio. Come conclusione di questa epistola, Giovanni cita Demetrio come un fratello fidato di Gaio, la cui condotta Cristiana era approvata.—v. 12

Una simile lezione a quella di questa epistola è stata scritta dallo Apostolo Giovanni, non solo per coloro che vissero nel suo tempo, ma anche per tutti i consacrati seguaci di Cristo durante tutta l’Etá del Vangelo. Queste parole date a Giovanni dal resurrtto Signore dichiarano: “Non temeré quello che dovrai soffrire; ecco il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione per mettervi alla prova, ed avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.”—Apo. 2:10



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Due

Doni Dello Spirito

Versetto chiave: “Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene di tutti.”
—1 Cor. 12:7

La Scrittura Selezionata:
1 Cor. 12:1-11

QUI, PAOLO, PARLANDO AI fratelli in Corinto, che prima adoravano false divinità, fa ricordare loro che coloro fra I seguaci di Cristo che avevano ricevuto il dono di far miracoli, avevano questi poteri conferiti a loro da nessun’altra fonte ma soltanto dallo Spirito di Dio. Questi doni, quando usati sarebbero serviti come testimonianza per rafforzare la fede degli eventuali credenti, che la “Buona Novella” del Vangelo proclamava a tutta l’umanità una opportunità di salvezza dal peccato e dalla morte. Ed inoltre essi avrebbero attestato il fatto che Cristo diede la propia vita come sacrificio, ed è stato successivamente risuscitato in gloria ed onore, essendosi seduto alla destra di Dio. Un’altro importante aspetto di questa testimonianza era l’invito a divenire seguaci fedeli di nostro Signore, a servire fedelmente la sua causa fino alla morte ed a regnare con Lui nel regno di Dio. Così Paolo ammonisce tutti coloro che siriferiscono a Gesù come “anatema” danno evidenza di non essere soci del ministero Cristiano.—I Cor. 12:1-3

La nostra lezione continua: “Or vi sono diversitá di doni, ma un medesimo Spirito, vi sono anche diversitá di ministeri, ma non vi è che un medesimo Signore. Vi sono parimenti diversitá di operazioni, ma un medesimo Dio il Quale opera tutte le cose in tutti. (vs. 4-6). Poi segue il nostro verso Chiave che asserisce che durante i tempi degli Apostoli, tutti i credenti consacrati avrebbero avuto una “manifestazione” dello Spirito dato loro per l’edificazione del corpo di Cristo. In veritá, alcuni fratelli avevano molteplici talenti che potevano essere usati da loro nel servizio di Dio.

Paolo poi enumera alcuni dei tanti doni che, coloro concepiti dallo Spirito Santo avrebbero potuto possedere. Egli menziona: sapienza, conoscenza, fede, il potere di guarire, miracoli, profezia—cioè l’abilitá di spiegare la parola di Dio. Egli cita anche l’abilitá di discernere il bene dal male, l’abilitá di parlare in lingue diverse, ed anche il dono d’interpretare queste, così che il messaggio evangelico sarebbe stato compreso dagli ascoltatori nella lingua del loro paese.—vs. 8-10

Tutti questi doni summenzionati erano stati dati dallo Spirito Santo, benché distribuiti ai credenti secondo il volere di Dio. Il riconoscimento di questa veritá dovrebbe servire ai riceventi di non sentirsi orgogliosi o superiori ad altri che non hanno quel particolare dono. “Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti glori come se non l’avessi ricevuto?”—1 Cor.4:7

Paolo conclude questa lezione usando il corpo umano come una illustrazione d’unitá ed anche di diversitá. Il corpo è uno ma è composto da tante parti. E come v’erano diversitá di doni, durante il periodo della formazione della Prima Chiesa, consacrati credenti attraverso tutta l’età sono diversi in vari aspetti, come membri del corpo di Cristo. Dal punto di vista di Dio, questo è essenziale per il compimento del Suo eterno proposito.—1 Cor. 12: 11, 12

Ci sia dato di apprezzare il fatto che tutto questo piano è sotto la supervisione divina. Quando la chiesa sarà riunita in gloria con Gesù Cristo, coloro che saranno con Lui saranno rivelati come “chiamati, e scelti, e fedeli.”—Apo. 17:14



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Tre

Un Corpo Dallo Spirito

Versetto chiave: “Ora noi tutti siamo stati battezzatiin uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito.”
—1 Cor. 12:13

La Scrittura Selezionata:
1 Cor. 12:12-31

IL CORPO UMANO È ILLUSTRATIVO del corpo di Cristo. È composto da parecchie parti che sono diverse, ma che funzionano insieme in modo coesivo. Egli dichiara: “Come infatti il corpo è uno, ma ha molte membra, e tutte le membra di quell’unico corpo, pur essendo molte, formano un solo corpo, cosi’ è anche il corpo di Cristo.”—1 Cor. 12:12

Nel nostro verso chiave Paolo mette in risalto che ogni membro di questo “Unico Corpo” è generato dallo stesso Spirito Santo, e non tiene conto della loro origine siano essi “Giudei o Gentili” “schiavi o liberi”. Tutti i membri di questo corpo sono tutti battezzati in Cristo e devono dipendere da e guardare a Lui che è il loro “capo.” Per questo essi devono considerarsi separati dal mondo e manifestare unicamente devozione a Dio.

“Infatti il corpo non è un solo membro ma è formato da piú di uno.” Paolo continua: “Se il piede dicesse: “perché non sono mano, io non sono parte del corpo” non per questo non sarebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: “Perché io non sono occhio, io non sono parte del corpo,” non per questo non sarebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito dove sarebbe l’odorarato?—versi 14-17

I membri del corpo di Cristo sono coloro che vogliono essere diretti dal Signore, così come il corpo umano è controllato dalla testa, dove il cervello ha il controllo ed i vari componenti del corpo rispondono alla sua direzione. Quando la mente umana funziona normalmente, le azioni delle varie parti del corpo eseguiscono i loro compiti nel modo giusto.

Nell’illustrazione del corpo non e’ logico pensare che una persona ragionevole, giustamente addestrata usasse un’altro membro del corpo per infliggere dolore e sofferenza ad un’altra parte dello stesso corpo. Così pure non sarebbe normale che qulch’uno usasse i suoi piedi per correre in mezzo ad un grande traffico, sapendo che probabilmente andrebbe a finire sotto qualche macchina. Allo stesso modo, sarebbe anormale usare le mani per prendere uno strumento tagliente per confiscarlo in un’altra parte del corpo, sapendo benissimo gli effetti deleteri di tale azione.

Il corpo di Cristo è composto da varie membra, ma c’è solo uno spirito—Lo Spirito Santo di Dio—che tutte queste membra dovrebbero riflettere. Lo standard per determinare se questo unico Spirito è trovato in ciascun credente consacrato può essere trovato applicando il seguente criterio: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che era in Gesù Cristo.”—Fil. 2:5

Quando ci abbandoniamo alla volontá di Dio, Egli guiderá i nostri passi in diversi modi—come spendiamo il nostro tempo, come usiamo i nostri talenti, quel che diciamo, dove andremo e quello che faremo. La Sua direttiva governerá la nostra esistenza e la nostra índole. Se nella nostra consacrazione abbiamo dato il tutto di noi, allora sará vero che siamo morti, e che la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. (Rom. 6:3,4; Col. 3:3) Quando nel battessimo moriamo come lui è morto, questo “essere seppelliti con Lui” vuol dire, rinunziare, ogni giorno alle nostre mire terrene, alle nostre speranze ed ambizioni. Se saremo fedeli in questo non solo cammineremo in un rinnovamento di vita, ma avremo anche la speranza della gloriosa ricompensa celeste nel Regno di Dio.—1 Cor. 15:49-53



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Quattro

Dono di Linguaggi

Versetto chiave: “Che si debe dunque fare? Pregherò con lo spirito, ma lo farò anche con la mente; canterò con lo spirito, ma canterò anche con la mente.”
—1 Cor. 14:15

La Scrittura Selezionata:
Atti 2:1-7,12; 1 Cor. 14:13-19

QUESTA LEZIONE COMINCIA con una manifestazione drammatica dello Spirito Santo di Dio conferito alla Chiesa del primo secolo: “Quando giunse il giorno della Pentecoste, essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo. E all’improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dove essi sedevano. Ed apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, ed andarono a posarsi su ciascuno di loro. Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi.”—Atti 2:1-4

Questo evento era in adempimento di una promessa data da Gesu ai suoi discepoli dopo la sua resurrezione e prima della sua ascenzione al Padre Celeste. Egli era apparso a loro in diverse occasioni per rafforzare la loro fede, dando loro prova che egli non era più nella tomba. Inoltre, Egli aveva promesso, che loro sarebbero stati “rivestiti con Potenza dall’alto” che avrebbe dato loro l’abilitá di eseguire la loro missione di promulgare il Vangelo in tutto il mondo. Questo privileggio è ancor oggi esercitato dai fedeli seguaci di Cristo.—Luca 24:48, 49

Al tempo in cui questo miracolo avvenne, devoti Giudei da vari paesi si erano recati in un pellegrinaggio religioso a Gerusalemme, essi parlavano soltanto nella lingua del loro paese adottivo. Nondimeno mentre i discepoli di Cristo testimoniavano della resurrezione di Cristo e del Vangelo del regno, gli ascoltatori erano sbalorditi che questi Galeliani, questi illetterati seguaci di Gesù avessero l’abilitá di proclamare un’si profondo messaggio che ogniuno di loro era capace di capire nel linguaggio del loro paese adottivo.—Atti 2:5-12

L’Apostolo Paolo mette in risalto l’importanza d’esporre publicamente le promesse di Dio ed i Suoi propositi per l’umanitá, in modo di edificare coloro che ascoltano in vece di parlare in linguaggi sconosciuti facendo credere così che egli era stato favorito con questo dono speciale. Quindi, ogni parola rivolta ad altri senza un interprete che la rendesse palese a tutti coloro che ascoltano, sarebbe infruttuosa e, metterebbe in evidenza la mancanza dell’amore dello spirito divino.—1 Cor. 14:1-13.

Nel nostro Verso Chiave, Paolo sottolinea il fatto che anche il grande privileggio e necessitá di pregare publicamente, dovrebbe essere fatto in modo da benedire altri. E questo puo’ accadere soltanto quando le parole usate nella preghiera sono capite da tutti coloro che ascoltano cosi che essi vengano a conoscere lo spirito della preghiera.

Benchè come Apostolo, Paolo fu grandemente usato da Dio per dichiarare i diversi aspetti del divino piano di salvezza, ha anche espresso in modo appropiato, come avrebbe usato il suo dono del linguaggio. “Ma nell’assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto di diecimila parole in una lingua intelligibile.—ver.19

Ci auguriamo che sia possibile a tutti noi credenti, allo stesso modo,di testimoniare in modo d’aiutare altri a capire il glorioso piano di Dio di salvezza benedicendo così tutti i volenterosi ed ubidienti membri della famiglia umana. Impegnamoci quindi in modo che tutte le nostre parole “siano eccellenti per l’ edificazione della chiesa.”—ver. 12



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Cinque

Il Piú Grande Dono, L’Amore

Versetto chiave: “Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la piú grande di esse è l’amore.”
—1 Cor. 13:13

La Scrittura Selezionata:
1 Cor. 13

MOLTI NELLA CHIESA DI Corinto evidentemente davano grande importanza alla manifestazione esteriore dei doni dello Spirito Santo. In veritá, questi erano importanti durante il periodo della formazione della chiesa. Tuttavia, Paolo mette in risalto che l’insito spirito d’amore era piú eccellente di tutti questi doni. Egli dice che l’amore è piú importante dell’abilitá di capire i grandi misteri di Dio o di testimoniare la causa di Cristo o di sacrificare tutti i propi beni terreni a beneficio d’altri. Se tali azioni non sono motivate da un genuino e sincero amore, queste sono inutili.—1 Cor. 13:1-3

Paolo poi spiega chiaramente le caratteristiche relative alla caritá o “amore,” come questo sarebbe meglio descritto: “l’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si mette in mostra non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose propie, non si irrita, non sospetta il male, non si rallegra dell’ ingiustizia ma gioisce della veritá, sopporta ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa , sopporta ogni cosa.—vs. 4-7

Dopo aver descritto le qualita’ di coloro che esercitano lo spirito d’amore, Paolo paragona l’intrisica natura dell’amore con il transitorio carattere dei vari altri doni dello Spirito. Egli fa notare che l’amore “non viene mai meno” ciò vuol dire che continua eternamente, che non ha mai fine, mentre i doni di far miracoli sono temporari e parziali. (vs. 8-10) Alcuni Cristiani insegnano che i doni di far miracoli che erano prevalenti durante il primo periodo della chiesa, durante la sua formazione, continuano ad essere manifestati anche oggi. Paolo asserisce, tuttavia, come vediamo nella nostra lezione, che questi doni conferiti agli Apostoli che li eseguivano con’ l’imposizione delle mani, sarebbe cessati. (Atti 8:18) Questi non sarebbero stati piú necessari dato che l’ispirirate scritture della Bibbia, quando completate, sarebbero state riconosciute come l’unica sorgente di verita’ divina.—2 Tim. 3:15-17

Dato che la terra sará ripiena della conoscenza della gloria dell’Eterno, come le acque ricoprono il mare, l’abilitá d’accumulare informazioni e di venir a capire la Parola di Dio non cesserá. (Hab. 2:14) Sembra che questi passaggi di Scrittura della nostra lezione si riferiscano invece alle ispirazioni ed alle rivelazioni miracolose di veritá divina durante questa Etá del Vangelo.—1 Cor. 13:8-10

Paolo paragona pure i doni dello Spirito con il frutto dello Spirito. I primi egli li paragona ad una immaturitá infantile in Cristo, mentre il credente piú maturo si concentra maggiormente su una crescita nello Spirito Santo ed i suoi vari frutti e benevolenze come qualitá piú desiderabili.—vs. 11)

Vi sono parecchie Scritture che mettono in risalto quanto l’amore sia essenziale per piacere al Nostro Padre Celeste. Durante il suo ministero terreno, quando interrogato su questo soggetto, Gesú sottolineò la importanza di amare Dio sopra ogni cosa e di amre il prossimo tuo come te stesso per adempiere la Legge. (Matt. 22:36-40) Egli anche mise in risalto lo standar con il quale i credenti dovrebbero misurare la propia conquista di questa importantissima caratteristica. “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri.” (Gio. 13:34) Così, ricapitolando, il nostro Verso Chiave mette in risalto che il piú grande di tutti i doni è il possedere un’incondizionato amore agape—il marchio di un Cristiano in progresso. Sforziamoci, dunque di raggiungere quel goal!



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI 2—Lezione Uno

Un Modello Per La Preghiera

Versetto chiave: “Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra.”
—Luca 11:2

La Scrittura Selezionata:
Luca 11:1-13

LA PREGHIERA OCCUPA UN luogo di singolare importanza per il nostro Signore nella vita e negli insegnamenti. In tempi di decisione e di prova Egli si è donato al Padre celeste in preghiera. Ha capito che Dio non è mai confuso, disorientato, perplesso, o ansioso. Gesù sapeva che i piani dell’Onnipotente avrebbero avuto sempre successo, avendo osservato queste cose personalmente durante la sua pre-esistenza umana. Il Nostro Signore, vedendo che Dio è potente da raggiungere il limite di ogni possibilità, e, conoscendo la fine sin dall’inizio, può sempre raggiungere il suo obiettivo.

Infatti, il nostro Signore Gesù, avendo conosciuto il Padre Suo, ha acquistato fiducia, e per questo Egli spesso si avvicinava a Lui in preghiera. I discepoli e le discepole di Gesù osservavano la sua consuetudine alla preghiera, e la pace interiore e tranquillità che ciò dava al loro Maestro, per questo hanno chiesto a Lui: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.”—Luca 11:1

A prima vista potrebbe sembrare insolito che i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare. Sappiamo dalle Scritture che gli ebrei, in particolare coloro che sinceramente si sforzavano di mantenere i termini della loro alleanza con Dio, erano un popolo di oranti. Quando le loro preghiere sono state sentite e sincere, erano accettabili e Lui ha risposto, e furono benedetti. In questo modo, i discepoli di Gesù già sapevano come pregare, e la loro richiesta di avere Gesù come insegnante, era evidentemente per altre ragioni.

Come i discepoli osservano Gesù, intuirono che le Sue preghiere sono state molto più intime non meccaniche, o formali; preghiere che erano state utilizzate fin ora. Dopo la promulgazione della legge al Monte Sinai, gli Israeliti avevano considerato Dio lontano che non sarebbe mai potuto essere affrontato con attenzione, e quindi le loro preghiere tendevano a riflettere un senso di separatezza. In Gesù, però, videro l’Onnipotente come “Padre,” e che ha pregato come se fosse a stretto contatto con Lui.

A percepire la sua intima comunione con Dio, è il fatto che Dio lo ha sempre ascoltato e gli rispondeva, i discepoli cominciarono ben presto a comprendere il grande potere a beneficio di Gesù. A causa della sua costante e stretta comunione con Dio, anche in tempi di grande angoscia e affanno, il loro Maestro sembrava sempre in pace. Una delle chiavi di Gesù era la possibilità di mantenere una tale vicinanza di Suo Padre, si trova nel fatto che Egli sempre e senza eccezioni, era in completa armonia con la volontà di Dio. A testimonianza di ciò, Gesù ha dichiarato: “Io faccio sempre le cose che lui mi ha insegnato.”—Giovanni 8:29

Gesù ha onorato la richiesta dei discepoli e ha fornito un modello per la preghiera che, se seguita dal cuore, si possono mettere in stretta comunione con Dio, come Egli aveva beneficiato. La fine della sua preghiera è molto bella, ed è molto importante per noi, seguaci di Cristo. Non è una coincidenza che la preghiera inizia, come si è detto nel nostro versetto chiave, di rivolgersi a Dio come “Padre nostro”, e con venerazione onorare Lui, “Sia santificato [santo] il tuo nome.” Con questi sentimenti, come pure le parole rimanenti di questo modello di preghiera, la cosa più importante nel nostro cuore quando preghiamo, dobbiamo anche noi essere in grado di avere una intima comunione con Dio, come ha fatto Gesù e i suoi discepoli, che erano stati ammaestrati da Lui.—Matt. 6:9-15



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI 2—Lezione Due

Gesù Prega Per I Suoi Discepoli

Versetto chiave: “Che tutti siano uno, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.”
—Giovanni 17:21

La Scrittura Selezionata:
Giovanni 17:da 6-21

NOSTRO SIGNORE HA INVITATO coloro che come i suoi discepoli, a seguirlo, affermando: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Matteo 16:24) Se abbiamo fatto il principale obbiettivo della nostra vita e abbiamo donato quotidianamente il nostro tutto al servizio del Signore, come i suoi discepoli, dobbiamo portare la nostra croce del sacrificio e della sofferenza. In queste cose, dobbiamo seguire fedelmente le orme del Maestro, Dio ha promesso una ricompensa, con le parole di Paolo: “Se perseveriamo, regneremo pure con lui.”—2 Tim. 2:12

Gesù diede la sua vita per i suoi amici, i suoi nemici, per il mondo intero. Prima di offrire una preghiera a nome dei suoi discepoli, (di qui la nostra lezione), aveva fatto questa importante dichiarazione: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Giovanni 13:34) L’apostolo Giovanni in seguito ha fornito un ancor più specifiche e concrete dichiarazioni di questo comando, e ci dice che: “anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.” (Giovanni 3:16) Questa dichiarazione fu messa in pratica dall’applicazione dell’amore divino come è stato illustrato nella vita e nella morte di Gesù. In obbedienza a Gesù, e sotto la diretta influenza dell’unzione dello Spirito Santo, i discepoli cominciarono alla Pentecoste, l’opera di applicare la propria vita al servizio e all’amore per i fratelli.—Giovanni 16:13; Atti 2:1-4

Nella nostra lezione, si notino queste parole della preghiera di Gesù per i suoi discepoli: “io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi.” (Giovanni 17:9) Si nota che Gesù non pregò per l’umanità in generale in quel momento perché sapeva che il lavoro dell’età del Vangelo, non era per convertire, il mondo, questo sarebbe stato il lavoro del Regno. Piuttosto, Gesù pregò per “loro”, i suoi discepoli, specialmente gli undici, che presto sarebbe stati “inviati” come apostoli. Nel versetto 20, vediamo che la preghiera di Gesù era anche di includere i suoi fedeli, tutti i suoi seguaci di allora in futuro attraverso il tempo. “IO non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola.” Egli ha pregato per tutti coloro che vogliono essere suoi seguaci in tutto il mondo, perché sapeva i tempi di prove e le esperienze di ciascuno di essi.—Matt. 5:10-12; Giovanni 15:18-20

Lo scopo di Dio durante la presente età è stato la chiamata di un popolo per il Suo nome. (Atti 15:14; Ebr.3:1; 2 Tim. 1:9) L’oggetto di questa chiamata è di trovare un gruppo di più-che-vincitori, coeredi di Gesù nel suo Regno. Per questo motivo abbiamo letto, “non sono di questo mondo.” (Giovanni 17:16) Il successivo versetto indica come questi sono preparati per il loro futuro lavoro. Gesù pregò e disse: “Santificali nella tua verità, la tua parola è verità.” (vs. 17) Qui il Signore ha chiesto a Suo Padre di “santificare” la parte dal mondo di coloro che accettando il Vangelo, erano chiamati, in modo da poter essere pronti per il futuro lavoro del Regno. Questa elezione significa inoltre di essere “fedeli fino alla morte.” (Ap. 2:10) Ciò non significa la perfezione di ogni pensiero, parola o azione nella vita, in quanto ciò è attualmente impossibile, a motivo della nostra decaduta condizione carnale. Significa, tuttavia, che questi devono raggiungere con l’intenzione la perfezione del cuore.—Salmo 19:14

Questo è ciò che ci conduce all’unicità di cui parla il nostro versetto chiave. Cerchiamo di avere la stessa mente, volontà, e la disposizione del nostro Maestro, che gli ha permesso di essere uno con il Padre, e fare la Sua volontà in ogni circostanza e esperienza della vita.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI 2—Lezione Tre

Gesù Intercede Per Noi

Versetto chiave: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato.”
—Ebrei 4:15

La Scrittura Selezionata:
Ebrei 4:14 – 5:10

MOLTI TIPI DI PREGHIERA si trovano nel Vangelo. Le lezioni di Gesù sono quelle di comunione, adorazione, ringraziamento, domanda, supplica e umile acquiescenza. Non sono mai, tuttavia, di confessione, perché era il Santo e perfetto Figlio di Dio. Paolo disse: “Perciò egli può anche salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. A noi infatti occorreva un tale sommo sacerdote, che fosse santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli.”—Ebr. 7:25,26

In tutta l’età del Vangelo il Signore ha concesso a tutte le persone consacrate, mediante la fede, il meraviglioso privilegio di avere Gesù come il Sommo Sacerdote. (Ebr. 3:1) Inoltre, Egli è il nostro Avvocato, affinché, nel Suo Nome, ci accostiamo al trono di grazia celeste e direttamente a Dio attraverso la preghiera. Giovanni ha scritto: “figlioli miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate. E se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto.” (Giovanni 2:1) Nel prossimo versetto Giovanni ci informa che Gesù è nostro avvocato perché “egli è vittima di espiazione per i nostri peccati.”

Quando Gesù apparve alla presenza di Dio ha presentato il merito del suo riscatto e sacrificio, ha guadagnato la posizione di avvocato per tutti coloro che vogliono allontanarsi dal peccato e dare la vita in consacrazione a Dio. Dopo aver “comprato” con il suo prezioso sangue, e tramite la nostra fede in questa “espiazione,” Gesù ha interceduto per noi nel diventare singolarmente per ciascuno “un avvocato presso il Padre.” Per questo, noi possiamo avvicinarci a Dio nella preghiera, nel nome di Gesù, anche se dobbiamo ancora portare con noi le imperfezioni della nostra carne decaduta. Fintanto che rimaniamo sotto la copertura del sangue di Gesù, la Giustizia, non è necessario che Egli continuamente interceda per noi, anche se Egli farà tutte le cose necessarie per aiutarci nel nostro impegno di rendere sicura la nostra chiamata ed elezione.

Ci sono due gruppi che usufruiranno dei benefici di Gesù per l’intercessione. Il primo, come già detto, sono stati il primi seguaci di Gesù apostoli e discepoli che poi si sono sviluppati via via durante tutta l’età del Vangelo. Egli è stato un “espiazione per i nostri peccati.” Come Cristo anche i suoi seguaci, hanno “fatto un patto con Dio mediante il sacrificio.” (Sal. 50:5) E sono considerati come “suo figlio diletto”. Gesù, nostro intercessore e avvocato, continua a guidare e a dirigere il nostro cammino e ci spinge in questo senso.

Giovanni aggiunge: “tuttavia, non solo per i nostri, ma anche per i peccati di tutto il mondo.” (1 Giovanni 2:2) All’inizio del Regno di Cristo i vantaggi dell’intercessione di Gesù a nome dell’umanità in generale saranno messe a disposizione di tutti gli uomini, “il mondo intero,” come dice Giovanni. Una Nuova Alleanza sarà inaugurata con Cristo, capo e corpo completa, come Suo Mediatore Gesù.

Cerchiamo di essere sempre grati a Dio per Suo Figlio per essere un riscatto per i peccati. Come le parole chiave del nostro versetto, anche noi non dimentichiamo mai che, il mondo, abbia un buon Sacerdote, Colui che ha “compatito le nostre infermità” ed è stato testato in tutti i punti, ma senza peccato.” Tale conoscenza ci dovrebbe obbligare a continuare nel nostro cammino e, al meglio delle nostre possibilità, a vivere come al divino modello che è stato prima di noi.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI 2—Lezione Quattro

Preghiamo Gli Uni Per Gli Altri

Versetto chiave: “Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.”
—Giacomo 5:16

La Scrittura Selezionata:
Giacomo 5:13-18

L’OBIETTIVO PRIMARIO DI un seguace di Cristo è fare la volontà di Dio. Gesù è venuto sulla terra e nacque in questo mondo per eseguire la volontà del Padre per la sua creazione, l’uomo. Così in piena armonia con la volontà divina era nostro Signore che disse: “IO e il Padre siamo uno.” (Giovanni 10:30) Egli ha testimoniato, “io sono venuto … non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.”—Giovanni 6:38

La volontà di Dio inviando Suo Figlio Gesù nel mondo fu, che Egli sia il Redentore dell’uomo, e di conseguenza, il Seme attraverso il quale tutte le famiglie della terra saranno benedette, in adempimento della promessa fatta ad Abramo. (Gen. 12:3; 22:18; 28:14) Il “piccolo gregge” è stato chiamato all’associazione con Gesù ad amare. Paolo disse: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo … e se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.”—Gal. 3:27-29

Impariamo in questi versi che l’umiltà e la disponibilità a confessare che abbiamo peccati e debolezze è molto importante. Le Scritture ci dicono che “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore rotto e salva quelli che hanno lo spirito affranto.” (Sal. 34:18) Il pensiero di queste parole è che abbiamo un sincero dolore per il peccato. La Traduzione Rotherham rende l’ultimo tratto del nostro versetto chiave: “Molto restar la supplica di un uomo giusto quando è addolorato.” Il pensiero è che se le nostre preghiere sono addolorate e motivate produrranno l’effetto desiderato e beneficeranno del risultato.

Tutti noi abbiamo molto lavoro da fare nel nostro cammino cristiano. Una parte di questo lavoro è quello dell’auto-esame. “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso.” (1 Cor. 11:28; 2 Cor. 13:5) Anche noi dovremmo essere impegnati nel lavoro di studio per mostrare a noi stessi di essere “approvato davanti a Dio, operaio che non ha da vergognarsi.” (2 Tim. 2:15) Abbiamo la responsabilità e il privilegio, come membra del corpo di Cristo, a non dimenticare tutti gli altri membri. Gesù disse, “nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Giovanni 15:13) Toccando nuovamente il nostro versetto chiave, una parte importante di questo amore, è, che ci ricordiamo di pregare per i nostri fratelli.

È di vitale importanza che noi abbiamo una vita di preghiera, sapendo che il Padre ascolta la nostra preghiera, e di chiedere secondo la Sua volontà. (2 Piet. 3:12) La fede è un elemento molto importante in questa questione, in quanto è la base della nostra preghiera a Dio. L’Apostolo Giovanni disse: “questa è la fiducia che abbiamo in lui: se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta: e se sappiamo che egli ci esaudisce in qualunque cosa che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che lui.”—Giovanni 5:14,15

La fede stimola anche la nostra mente e ci attiva verso obbedienza amorosa e le buone opere, nel servire la causa della verità e della giustizia. (Giacomo 2:14-26) La fede del fedele seguace di Cristo, non si basa sulla credulità. Piuttosto, è fondata sulla “sostanza” e “prove” contenute nella Parola di Dio, e, che Dio provvede nella nostra vita. (Ebr. 11:1) Così, la nostra speranza e altre invisibili cose di Dio nei confronti nostri sono molto reali, e possiamo agire sulla convinzione della loro realtà. Siamo grati alle parole del Salmista: “Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce.”—Salmo 46:1



Associazione Studenti Biblici Aurora