AURORA
Maggio-Giugno 2014

Contenuto Di Questo Numero

  1. Quando Gesù Ascese Al Cielo
  2. Gesù Resiste Alla Tentazione
  3. Missione Di Gesù Sulla Terra
  4. Insegnamento Di Gesù Sulla Legge
  5. Il Più Grande Comandemento
  6. Ascoltare E Mottere In Pratica La Parola
  7. Trattare Tutti Allo Stesso Modo
  8. Mostrate La Vostra Fede Modiante Le Opere
  9. Controlla Il Tuo Parlare
  10. In Memoria - Del Fratello Giuseppe Panucci

Quando Gesù Ascese Al Cielo

“Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va dai miei fratelli e di loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”
—Giovanni 20:17

IN TUTTO IL MONDO, MOLTI sinceri Cristiani commemorarono la morte di Gesù la sera del 13 Aprile, cibandosi del “pane” e della “coppa,” come Egli aveva chiesto ai suoi apostoli di fare mentre erano nel “cenacolo” con lui la sera prima della Sua crocifissione. (Marco 14:15; Matt. 26:26-29) La data di questa annuale commemorazione della morte del Signore é in armonia con il calendario lunare Ebraico, e si verificó il quattordicesimo giorno del mese di Nisan, il giorno stesso in cui l’agnello della tipica Pasqua Ebraica fu ucciso. Gesù portò così a compimento quell’immagine, diventando “Cristo nostra Pasqua,” “l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.”—I Cor. 5:7; Giovanni 1:29

Usando lo stesso sistema di calcolo del calendario lunare, tirando le somme, la mattina del 16 aprile corrispondeva al tempo in cui il nostro Signore risuscitó dai morti, che le Scritture dichiarano avvenne il “terzo giorno.”—Matt. 16:21; 17:23; 20:19

Quaranta giorni dopo la sua risurrezione, Gesù ascese al Padre Suo: quest’anno, corrispondette al 26 Maggio. (Atti 1:3) Dieci giorni dopo, il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo discese sui discepoli che aspettavano a Gerusalemme, il 5 Giugno 2014 sarebbe la data corrispondente. (Lev. 23:4-16; Atti 2:1) Quindi, il mese di Maggio corrisponde approssimativamente al periodo seguente alla risurrezione di Gesù dai morti, durante il quale è apparso in varie occasioni ai suoi discepoli, e poi Salí al Padre, il mese che termina pochi giorni prima del giorno della Pentecoste.

A prescindere dal calendario lunare annuale, calcoli di questi eventi, la morte, la risurrezione e l’ ascensione di Gesù, insieme alla successiva discesa dello Spirito Santo, nel giorno della Pentecoste, questi furono e sono estremamente importanti tipici aspetti nel completamento del piano di salvezza di Dio. Ogni anno in questa stagione, mentre i nostri cuori e le nostre menti ponderano in particolare modo su di loro, siamo beati ricordando preziosi testi di scrittura relativi a tali eventi, e meditando sulle importanti lezioni di verità che esse comunicano. Ricordiamo quella significativa profezia della risurrezione di Gesù, nel Salmo 16:10, che esprime la Sua fiducia, che l’anima Sua non sarebbe rimasta in inferno, che vuol dire, che il suo essere non sarebbe rimasto in condizione di morte-nella tomba.

Durante il periodo del suo ministero terreno, Gesù non ha mai preteso d’aver la capacità di risuscitare se stesso dalla morte, ma era convinto che, se egli fosse rimasto fedele, il Suo Padre Celeste, non l’avrebbe abbandonato nella morte. Così, nelle sue ultime parole sulla croce, Egli disse al suo Padre celeste: “Nelle tue mani consegno il mio spirito”—la mia vita, la mia esistenza. (Luca 23:46) L’apostolo Pietro, parlando nel giorno di Pentecoste, ha dichiarato: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato.”—Atti 2:32

Anche l’Apostolo Paolo si riferisce alla grande potenza che Dio ha esercitato per risuscitare Gesù dai morti, e per esaltarlo alla Sua mano destra. Paolo informò i fratelli di Efeso che egli pregava per loro, che gli occhi della loro comprensione possano essere illuminati per conoscere la speranza della chiamata e la straordinaria “grandezza” della potenza divina esercitata in occasione della risurrezione di Gesù. Questa stessa potenza, egli dice, è disponibile anche per “noi che crediamo.” (Ef. 1:17-22) Ed è perché gli occhi della nostra comprensione sono stati illuminati che noi siamo in grado di guardare nelle cose “che non si vedono,” le cose che sono eterne nei cieli.—I Cor.4 :17,18

Nelle nostre meditazioni su questo argomento, noi pensiamo anche all’ammonimento di Paolo nella Lettera ai Colossesi 3:1-3, dove afferma che, se siamo “risorti con Cristo, anche noi cercheremmo le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio.” Il sapere che Cristo è stato così grandemente esaltato, e l’essere riassicurati che anche noi possiamo raggiungere la gloria con lui, è sicuramente una benedizione da contemplare.

Paolo ci dà un’altro motivo per esultare, nel sapere che Gesù è stato grandemente esaltato alla destra di Dio. Ciò ha a che fare con le nostre imperfezioni, e la possibilità di diventar scoraggiati da queste (nostre imperfezioni). Egli dice: “Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, anzi, che è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio e intercede per noi.” (Rom. 8:34) Ancora una volta, in Ebrei 7:25, Paolo scrive che Gesù “è sempre vivo per intercedere.”

I discepoli erano felici d’avere la certezza che Gesù era risuscitato dai morti. Tuttavia, non fino a dopo la Pentecoste essi capirono questa preziosa verità in relazione alla sua apparizione in presenza di Dio per loro e per tutti coloro che seguono fedelmente le Sue orme, il “piccolo gregge” al quale al Padre è piaciuto di dar loro il regno.—Luca 12:3

LE SPERANZE TERRENE

Lo stupendo legame di amicizia con Gesù sviluppato in seno al gruppo di seguaci, tra cui le fedeli donne, era principalmente su una base umana. Essi non erano ancora in grado di capire le cose spirituali. Essi credevano fermamente che egli era il Messia promesso, e che egli avrebbe stabilito il tanto atteso regno messianico. Nei suoi numerosi miracoli, essi videro l’evidenza delle benedizioni terrene che Egli concederà a tutti attraverso le agenzie di quel regno.

Poco prima della morte di Gesù, quando Marta gli venne incontro, ritornando a Betania dopo la morte di suo fratello Lazzaro, ella gli disse: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà.” (Giovanni 11:21,22) Gesù rispose, dicendo: “Tuo fratello risusciterà”, al che Marta rispose: “So che risusciterà nella risurrezione all’ultimo giorno.” Allora “Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita:…Credi tu questo?”— Giov. 11:23-26

Infatti, Marta credeva, cosí come Maria e tutti i discepoli. In base ai miracoli che gli avevano visto fare, e per i suoi meravigliosi insegnamenti ed I suoi misericordiosi detti, essi credettero che Gesù era il Messia. Come dovevano essere entusiasti al pensiero di essere discepoli di colui in cui era insita una tale potenza che anche un tocco del suo vestito guariva gli ammalati.

Essi amavano il loro Maestro, con sí tanto affetto! Quando fu preso da loro e crocifisso, il loro dolore fu profondo e amaro, e le loro speranze, che erano state centrate in lui, sono state frustrate. Non c’è da stupirsi, quindi, che, quando Maria Maddalena scopri’ la tomba vuota, e riportò a Pietro e Giovanni, che il suo corpo era stato rubato, essi s’affrettarono per costatare in persona. Non c’è da meravigliarsi che Maria, distrutta in spirito dalla delusione nel non vedere il corpo del suo Signore, e poi improvvisamente realizzando che Gesù stava in piedi avanti a lei, gridò: “Rabbunì!”, che significa: Maestro,” e apparentemente cercò di abbracciarlo.—Giovanni 20:16

Le sarà sembrato più che strano quando Gesù le disse: “non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre mio.” (vs. 17) La parola greca qui tradotta “toccare” è quella usata in ogni caso in cui si fa riferimento ad individui che “toccano” Gesù o i suoi indumenti per essere guariti. Ed è la stessa parola usata per descrivere il suo “toccare” varie persone in connessione con i suoi miracoli di guarigione.

Il Professor Strong definisce la parola greca come “collegare, connettere o unire”, e dalla maggior parte dei suoi usi nel Nuovo Testamento sembra indichi chiaramente un’indispensabile connessione, risultante in benedizioni di guarigione. Durante la loro associazione con Gesù, i discepoli, e Maria, erano stati testimoni del miracoloso risultato del suo tocco. Avevano anche visto che quando altri stendevano la mano e lo toccavano con fede, credendo che sarebbero guariti, la sua “Potenza” andò verso di loro, ed essi riacquistarono la loro salute. Per giorni, Maria Maddalena rimase sconvolta dal dolore per la morte del suo amato Maestro. Adesso, improvvisamente consapevole del fatto che egli non era più morto, ma vivo e presente accanto a lei, cercò di toccarlo nel tentativo d’unirsi a Lui per sempre cosí che non sarebbe mai stata priva delle benedizioni che lei sapeva, solo lui poteva darle. È stata una mossa naturale, ma quel che lei cercava era una benedizione umana.

Maria non era in grado di capire, a quel tempo, la ragione che Gesù diede per non volere che lei lo toccasse “non sono ancora salito al Padre mio.” Il Signore risorto incaricò Maria, tuttavia, d’andare dai fratelli e di dir loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.” Maria non era stata presente nel cenacolo la notte prima che Gesù fosse crocifisso. A meno che alcuni di coloro che erano lí presenti le avessero detto che Gesù aveva parlato di suo Padre, lei non sarebbe mai stata in grado di far senso della sua dichiarazione, particolarmente il motivo per cui Egli non voleva che lei lo toccasse per ricevere la tanto desiderata benedizione.

Nel cenacolo Gesù aveva detto ai suoi discepoli che Egli stava andando da Suo Padre, e che poi avrebbe mandato loro il Consolatore, lo Spirito Santo, lo Spirito di verità, che “procede” dal Padre.—Giovanni 14:26; 15:26; 16:7

Quando Maria portò loro il messaggio di Gesù dicendo che non era ancora asceso al Padre, probabilmente essi ricordarono la sua promessa. Tuttavia, essi ancora non ne capirono il significato, e non sarebbe stato possibile per loro capirlo fino a dopo che quella promessa si fosse realizzata, ed essi avrebbero effettivamente ricevuto lo Spirito Santo che li avrebbe illuminati e confortati.

DAL TERRENO ALLO SPIRITUALE

Da questo lato della Pentecoste, e, in particolare, a questa fine dell’età quando il nostro Signore ha servito la famiglia della fede con la “carne nella stagione dovuta,” noi possiamo vedere chiaramente ciò che Gesù voleva dire quando fece quella dichiarazione a Maria, “non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio.” Era un modo per dire che la sua relazione con lei e con tutti i suoi discepoli, era ora fondata su una base completamente diversa. Lei non doveva più pensare a Lui in termini di amicizia umana, e neanche soltanto come un essere potente che guariva le malattie e l’infermità fisiche. Egli le stava dicendo, in effetti, che da quel momento in poi, le benedizioni che fluivano da Lui avrebbero raggiunto i suoi seguaci soltanto attraverso lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo non sarebbe venuto a loro fino a dopo la Sua ascensione al Padre.

Maria e i discepoli dovevano imparare che il loro rapporto con Gesù non era più su base umana. Mentre miracolosamente apparve loro alcune volte dopo la sua risurrezione, quando sarebbe asceso al Padre Suo e il Padre loro, il suo rapporto con loro sarebbe stato attraverso la fede ed attraverso l’illuminazione e conforto dello Spirito Santo.

Anche prima della Sua ascensione al Padre, la limitata associazione con I Suoi discepoli, durante i quaranta giorni trascorsi tra la risurrezione e l’ascensione, era stata designate ad aiutarli a capire che un grande cambiamento era avvenuto, e che non potevano più essere con lui e godere della sua compagnia cosi come prima della sua crocifissione. Mentre Egli era, senza dubbio con loro in persona, benché invisibilmente, la maggior parte del tempo durante quei quaranta giorni, lo hanno visto solo alcune volte, ed ogni apparizione in mezzo a loro era così diversa l’una dall’altra che non hanno e non poterono prendere confidenza con lui.

Allo stesso tempo, il fatto che egli poteva comparire e scomparire a suo piacimento, anche quando le porte erano chiuse, l’avrebbe aiutati a capire che Egli non era più ostacolato da ceppi di carne. Questo, insieme al suo annuncio che “tutto gli era stato affidato in cielo e in terra” (Matt. 28:18) li avrebbe preparati per quello che lo Spirito Santo in seguito avrebbe pienamente rivelato a loro, cioè, che, mentre egli era stato messo a morte nella carne, era stato reso vivo nello spirito. Come Paolo dice: “Fatto spirito che dà vita.”—I Cor. 15:45

Forse ora i discepoli hanno cominciato a realizzare, almeno vagamente, il significato di ciò che il Maestro aveva detto a Nicodemo, quando gli spiegò che coloro che sono “nati dallo Spirito” possono andare e venire come il vento, invisibilmente, in grado di esercitare grande potenza.”—Giovanni 3:8

Quando era con loro nella carne, sapeva cosa vuol dire l’essere fisicamente stanchi, ed in una occasion disse ai suoi discepoli: “venite in disparte … e riposatevi un po.” (Marco 6:31). Appeso e sofferente sulla croce, egli disse, “ho sete.”—Giovanni 19:28

Tuttavia ora, benche non l’avrebbero visto più, non c’era niente nel suo comportamento che indicasse che egli era in alcun modo soggetto a limiti umani, o provasse alcuna sofferenza fisica o stanchezza.

INNALZATO “SOTTO I LORO OCCHI”

L’ultima visita Gesù con i suoi discepoli, dopo la sua resurrezione fu più straordinaria di tutte l’altre. Dopo aver detto loro che essi avrebbero ricevuto potenza attraverso lo Spirito Santo, egli comandò loro di essere suoi testimoni “a Gerusalemme, in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra. E quando lui aveva detto queste cose, mentre essi guardavano, fu sollevato in alto; e una nube lo sottrasse al loro sguardo.” (Atti 1:8,9 ) Questo, essi sapevano, era al di sopra d’ogni abilità umana. (Un semplice essere umano non sarebbe stato in grado di farlo).

Non è sorprendente che i discepoli avevano gli occhi fissi in cielo, mentre egli se ne andava.” (vs. 10) Che culmine drammatico in una serie di esperienze attraverso le quali erano passati durante le sei settimane da quando il loro Maestro era stato arrestato e condannato a morte. I due angeli che apparirono loro dopo che Gesù li aveva lasciati, dissero loro: “uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo?” (vs. 11) Gli angeli non aspettarono la risposta, perché sapevano che questi “uomini di Galilea” erano per il momento cosi soprafatti dalle loro emozioni, cosí sorpresi, ed assolutamente incapace di comprendere il significato degli avvenimenti, di cui questo era lo straordinaria punto culminante, che probabilmente non erano in grado di rispondere.

Gli angeli spiegarono loro che “Questo Gesù, che era tra voi é stato assunto in cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo.” (vs. 11)

Ed è lo “stesso Gesù” che avevano visto andare in cielo che ritorna”. Egli, infatti, è la stessa amorosa e comprensiva persona con cui era stati associati durante tutto il suo ministero terreno. Tuttavia, egli non era più un essere umano, che con un semplice “tocco” guariva i malati, o con la cui “Potenza divina” guariva coloro che toccavano il lembo della sua veste.

Gesù, che essi conoscevano così bene, della cui compagnia avevano goduto, era “l’uomo Cristo Gesù.” (I Tim. 2:5). È stato l’uomo Gesù che disse che egli avrebbe dato la Sua carne per la vita del mondo. (Giovanni 6:51). Colui che tornerà sarebbe il grandemente esaltato Gesù che, dopo la sua risurrezione, era apparso così diverso. Effettivamente egli era diverso, perché ora era stato “nato dallo Spirito,” essendo stato fatto un risuscitato, vivificante, spirito dalla potenza di Dio. Gesù risorto poteva entrare nella stanza mentre le porte erano chiuse a chiave, e comparire e scomparire a suo piacere. Egli poteva essere con i suoi discepoli per quaranta giorni senza essere visto tranne quando egli appariva loro. Egli è colui che fu miracolosamente ripreso nel cielo e sparì dalla loro vista dietro una nuvola. È stato questo Gesù, che sarebbe ritornato, nello stesso modo in cui egli era andato via. Vale a dire Egli passerà inosservato dal mondo, con soli pochi dei suoi più stretti amici, i suoi fratelli, consapevoli della Sua presenza.

Dal “monte detto degli Ulivi,” dove Gesù apparve ai suoi discepoli per l’ultima volta, i discepoli tornarono a Gerusalemme, quanto un cammino di sabato di distanza, e soggiornarono in un cenacolo dove “tutti perseveravano con una sola mente nella preghiera e supplica con le donne, con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.”—Atti 1:12-14

Non fu necessario per loro d’aspettare a lungo, poichè in dieci giorni, la promessa del Maestro d’inviare il Consolatore, lo Spirito Santo, s’adempí.

È stato sotto la Sua Influenza illuminante che essi furono in grado di mettere insieme le loro esperienze in un disegno comprensibile e stimolante. È stato alla luce e nella potenza dello Spirito Santo che Pietro fu in grado di predicare la sua entusiasmante omelia nella quale indicò il compimento della profezia della morte e risurrezione di Gesù, un discorso così potente che causò “tremila anime” d’essere “compunte nel cuore.”—Atti 2:37,41

Non dobbiamo pensare che la potente manifestazione dello Spirito Santo, verificatasi nel giorno di Pentecoste, sia il compimento completo della promessa di Gesù d’inviare il “Consolatore.” Questo infatti è stato solo l’inizio. Né dobbiamo pensare che le benedizioni dello Spirito Santo fossero limitate ai pochi, appositamente scelti apostoli. Nel “cenacolo” dove i fratelli avevano atteso in preghiera, le donne e con Maria, la madre di Gesù e i fratelli, erano presenti un numero totale di centoventi persone.—Atti 1:15

Tra i presenti c’era senza dubbio Maria Maddalena, a cui Gesù aveva detto: “non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre mio.” Come risultato della sua ascensione, ed apparendo nei cieli per la sua chiesa, lo Spirito Santo scese su di loro. Maria sarebbe ora in grado di capire quanto più preziose e durature fossero le benedizioni che egli è ora in grado di riversare su di lei e su tutti i suoi fratelli, di quando egli era ancora nella carne.

Ora, invece d’aggrapparsi al suo essere fisico nella speranza di ottenere rettitudine e forza morale, Maria ora sapeva che sarebbe potuta andare al trono della grazia celeste, per ottenere misericordia e trovare la grazia che l’avrebbe aiutata nei momenti di bisogno.

Dalla Pentecoste in poi, i discepoli illuminati dallo Spirito compresero che, quando Gesù ritornò, al Padre due grandi benedizioni furono rese possibili per loro. Egli apparí in presenza di Dio per “intercedere” per tutti noi, e lo Spirito Santo è stato “riversato” per illuminare e confortare i suoi seguaci. Maria sarebbe ora in grado di comprendere questo, e di rallegrarsi poichè ora era possible per lei comunicare con il Padre e con il Figlio.

Prima della sua crocifissione Gesù aveva detto ai suoi discepoli: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. non come la dà il mondo, io la do a voi. “Il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi.”—Giovanni 14:25-27

Cominciando dal giorno di Pentecoste, i discepoli conobbero per esperienza la realizzazione di questa promessa. Perplessi e scoraggiati quando il loro Maestro fu crocifisso, ora, attraverso il ministero dello Spirito Santo come Consolatore inviato da Dio, ottennero pace. Una pace che oltrepassa la comprensione umana, nata dalla fiducia nella saggezza e l’amore del Padre che li avrebbe guidati e si avrebbe preso cura di loro. Sapevano che a colui, che aveva detto a Marta, “io sono la risurrezione e la vita,” era stato dato “tutto il potere … in cielo e in terra,” ed essendo apparso al cospetto di Dio per i fratelli, la potenza dello Spirito Santo sarebbe stata resa disponibile a loro.

Ogni giorno essi provarono e videro manifestata nella loro vita, la potenza dello Spirito.

Questa potenza ha aperto gli occhi della loro comprensione a vedere la gloria di Dio cosí come é rivelata attraverso il suo disegno d’amore per la redenzione e la salvezza dell’umanità. La potenza dello Spirito Santo, nel portare alla mente le splendide parole di vita che Gesù aveva dato loro prima della Sua crocefissione, ha fatto ricordar loro la promessa che coloro che hanno lasciato tutto e lo hanno seguito nella morte avrebbero “tesoro nei cieli.”—Matt. 19:21

Ora sapevano qual’era quel “tesoro.”

In effetti, gli apostoli sapevano ed ci hanno insegnato che possiamo sperare di vivere e regnare con lui, a condizione di morire sacrificale con Gesù, e che saremo simili a lui e lo vedremo come egli è. Essi riconobbero tuttavia, che questa gloriosa ricompensa celeste non sarebbe stata attenuta fino a quando il Maestro tornerà, così la sua promessa, che egli sarebbe “ritornate” e avrebbe ricevuti loro e tutto il suo popolo, è la base di una grande e benedetta speranza.

Inoltre, gli apostoli chiaramente compresero ed istruirono i fratelli che la loro speranza di vita eterna dipende dalla risurrezione dei morti. Essi sapevano che tutti gli uomini periscono nella morte, a meno che non vi sia una risurrezione. Essi compresero che Gesù, morendo, ha reso possibile la risurrezione della chiesa e del mondo, e che la sua risurrezione, per opera del Padre garantisce che, attraverso di lui, tutti abbiamo vita.

Attraverso la potenza dello Spirito Santo ed il ministero degli l’illuminati Apostoli, queste verità divennero chiaramente comprese dalla Chiesa primitiva. Oggi, queste veritá inondano le nostre menti ed ispirano i nostri cuori, come ancora una volta, in un modo speciale ci portano a ricordare che colui che disse che Egli era la “risurrezione e la vita” non poteva essere trattenuto nel sepolcro, perché il Padre Suo celeste con la Sua potenza avrebbe rotto le bande della morte. Come ci rallegriamo nella certezza che colui che è stato reso vivo nello spirito ed é apparso nella presenza di Dio per noi, ritornerà, e presto, se fedeli, noi saremo con lui nella gloria e Lo vedremo così come egli è.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Uno

Gesù Resiste Alla Tentazione

Versetto chiave: “Ma egli rispondendo disse: ‘Sta scritto l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che precede dalla bocca di Dio.”
—Matteo 4:4

Selezionata la Scrittura:
Deuteronomio 6:16; Matteo 4:4-11

DOPO IL SUO BATTESIMO, Gesù andò nel deserto per un periodo di solitudine al fine di determinare la volontà del Padre prima d’iniziare il suo ministero pubblico. Egli ha anche digiunato per quaranta giorni, mentre meditava sul significato delle varie profezie che prevedevano il suo soffrire e la sua morte. Inoltre, dedicò tempo a gettare le basi per il lavoro degli apostoli e di tutti coloro che avrebbero proclamano il Regno di Dio. Il Nostro Signore è stato così assorbito nello studio e nel parlare con Dio, che non ha usufruito di alcun cibo per tutta la durata del suo ritiro nel deserto. Notando la sua diminuita vitalità, il diavolo cercò d’indurre Gesù ad usare i suoi poteri spirituali per placare la sua fame.—Matt. 4:1-3

Come noterete nel nostro versetto chiave, il nostro Maestro ha prontamente rigettato la proposta dell’avversario che consigliava di convertire miracolosamente le pietre in cibo per il proprio consumo. Egli citò dal Vecchio Testamento, che asserisce che l’obbedienza alla Parola di Dio è di fondamentale importanza, e, di conseguenza, non avrebbe usato il suo potere in un modo che sarebbe stata contrario alla Suo patto di sacrificio.

“Allora il diavolo lo trasportò nella Santa Città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse: “Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché in qualsiasi momento il tuo piede non inciampi in una pietra.”—vss. 5,6

Ancora, il Signore prontamente e correttamente respinse la sfida di Satana di disubbidire alle leggi di natura e di cercare la protezione divina. Per Lui sarebbe stato come tentare il Padre facendo un uso sbagliato della Scrittura.—Deut. 6:16; Matteo 4:7

In un ultimo tentativo all’inganno il diavolo suggerí, che se il Maestro avesse riconosciuto la sua supremazia, non sarebbe stato necessario per Lui di dare la sua vita in sacrificio per redimere la famiglia umana. “Allora Gesù gli disse: ‘Vattene Satana, poiché sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai.’ Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano.”—vss. 10,11

Come consacrati seguaci di Cristo, vi è un’importante lezione che noi possiamo trarre riflettendo sul come il nostro Signore si comportò durante le sue tentazioni nel deserto. Satana ha lungamente cercato di raggiungere i propri obiettivi ribellandosi alla divina autorità. (Isa. 14:12-14). Sebbene abbia fallito nei suoi tentativi di convincere il nostro Signore di rendere omaggio a lui, egli ha cercato d’impedire il completamento del corpo di Cristo (della Sua chiesa), presentando alla nostra mente varie lusinghe, che se funzionassero, ci porterebbero verso la carnale auto-gratificazione ed impedirebbero il nostro progresso nella via stretta.

Raddoppiamo i nostri sforzi, dunque, nel fare la volontà di Dio, come è rivelato nelle Scritture, tenendo sempre presente il seguente ammonimento: “Perché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si umilia sarà esaltato.”—Luca 14:11



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Due

Missione Di Gesù Sulla Terra

Versetto chiave: “Allora cominciò a dire: “Oggi questa scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi.”
—Luca 4:21

Selezionata la Scrittura:
Luca 4:14-21

DOPO LA PARTENZA DAL deserto dove si era recato dopo il suo battesimo, Gesù, con la potenza dello Spirito Santo, iniziò il suo ministero pubblico, insegnando nelle sinagoghe ciò che riguardava il Regno di Dio. Più tardi, quando arrivò a Nazaret, dove era cresciuto, andò in una sinagoga il giorno di sabato e lesse una porzione della Scrittura dal libro del profeta Isaia.—Luca 4:14-17

“Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, per predicare l’anno accettevole del Signore.”—vss. 18,19

Gesù, dopo aver letto queste parole d’Isaia, il racconto dice, Egli chiuse il libro e si sedette, e gli occhi di tutti erano fissi su di lui. (vs. 20) Il nostro versetto chiave indica quindi che il Maestro spiegò che il passaggio che aveva letto si stava adempiendo in quel momento e nelle orecchie di coloro che erano presenti.

La prima reazione alle parole del Signore è stata quella di ammirazione, mentre i suoi ascoltatori riconoscevano che le espressioni erano piene di grazia. (vs. 22) Tuttavia, mentre Egli continuava a parlare, i Suoi discorsi rimproveravano la loro iniquità e il loro atteggiamento di lode verso di Lui si convertí in rabbia, poiché non eseguiva alcuno dei suoi miracoli “nel suo paese.” (vss. 23,24) E poi cercarono di gettarlo da un alto monte, ma Egli, passò attraverso loro illeso prima d’andare in un’altra località.—vss. 28-30

Alla fine del Suo ministero Gesù era completamente consumato (in sacrifici spirituali verso il Padre) nel fare la volontà di Dio. Benché rifiutato dagli scribi, farisei e sadducei, il Maestro è stato ben accolto dalla gente comune, che lo ascoltava volentieri. Egli guariva gli ammalati, scacciava i demoni, e alimentava le folle; in un’occasione cinquemila e in un’altra quattro mila persone. Tuttavia, nonostante tutta questa meravigliosa testimonianza, Egli sapeva che il tempo della sua partenza dalla terra era vicino. Il Signore cominciò a dare alcune verità estremamente potenti, e che indicavano che Egli cercava soltanto coloro che desideravano seguirlo ad ogni costo, con il prospetto d’essere associati a Lui nel Regno del Padre Suo.—Giovanni 6:56-68

Come credenti, abbiamo anche noi la missione di promuovere il messaggio del Regno. (Matt. 24:14) Consentiamo ci d’adempire la nostra missione nel testimoniare del piano di Dio, nella speranza di essere usati come strumenti, per individuare i rimanenti membri del corpo di Cristo. La seguente testimonianza profetica potrebbe essere usata come guida per le nostre azioni in questo momento: “egli disse: ‘Và e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, guardate pure, ma senza discernere! Rendi insensibile il cuore di questo popolo, indurisci i suoi orecchi e chiudi i suoi occhi, affinché non veda con gli occhi e non odano con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore, e così si converta e sia guarito.” Allora ho detto: “fino a quando, Signore? Ed egli rispose: “Finché le città siano devastate e senza abitanti, le case siano senza alcun uomo e il paese sia devastato e desolato.” (Isa. 6:9-11) Che benedetto privilegio è il nostro!



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Tre

Insegnamento Di Gesù Sulla Legge

Versetto chiave: “Questo popolo si accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini.”
—Matteo 15:8,9

Scritture selezionata:
Matteo 15:1-11,15-20

GLI SCRIBI ED I FARISEI mandarono una delegazione da Gerusalemme per indagare sull’insegnamento e le opere di Gesù. Essi facevano assegnamento sulla tradizione degli anziani quando gli domandarono come mai i suoi discepoli non seguivano un ritualistico lavaggio delle mani prima di mangiare i pasti, anche se tale pratica non era parte delle Scritture.

Nel rimproverare questi capi per la loro ipocrisia, Gesù risponde alla loro domanda con una domanda “Egli rispose loro: “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? Dio infatti ha comandato così: “Onora tuo padre e tua madre e ancora: “chi maledice padre o madre sia punito con la morte”. Ma voi dite: “Chiunque dice al padre o alla madre, tutto ciò con cui io potrei sostenervi é stato offerto a Dio, quindi non sono più obligato ad onorare mio padre o mia madre. Così facendo, voi avete annullato il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione.”—Matt. 15:3-6

Il Signore anche Lui ha citato Isaia per sottolineare la superficiale natura dei loro reclami. (Isa. 29:13). In tal modo, Egli fece ricordar loro che essi servivano la Parola di Dio semplicemente con le labbra facendo assegnamento invece sulle tradizioni dell’uomo. I nostri versi chiave contengono la citazione di Gesu presa dal profeta, e affermano il tenore generale del suo rimprovero a questi falsi maestri, la cui erronea dottrina annullava la Parola di Dio.

Nel corso del suo ministero, il nostro Signore ebbe molte occasioni per criticare giustamente le guide religiose del popolo ebraico, che alteravano i significati delle Scritture per soddisfare i propri fini. Ecco un’altro esempio: “Voi avete udito che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano.”—Matt. 5:43,44

Le parole “voi avete udito che fu detto” implica fiducia sulla tradizione umana degli anziani alla quale i Farisei hanno aderito. Essi hanno ignorato la lettera e lo spirito della legge riguardante il Maestro, che essi odiavano

La profondità del loro stato di degrado può essere ben illustrata dal fatto che dopo che Gesù risuscitò Lazzaro, poichè molte persone avevano creduto in Lui, essi congiurarono non solo di condannare Cristo a morte, ma anche d’uccidere Lazzaro.—Giovanni 11:45-53; 12:9-11

Noi non siamo soggetti a specifiche leggi cosi come sono compendiate nei Dieci comandamenti, né siamo in alcun modo soggetti alle tradizioni religiose degli uomini. Piuttosto, siamo sotto la legge della libertà. Il nostro amore per Dio è dimostrato nell’evitare quelle cose che le Scritture proibiscono, ma anche sacrificando i nostri diritti umani e i privilegi nel servizio della verità per il Signore e per i fratelli.

Raggiungendo lo spirito di amore nelle nostre parole ed opere è prova che siamo stati infusi (innestati) in Cristo.

Possa la trasformante influenza dello Spirito Santo permetterci di rispettare la legge di Dio nella nostra vita.—Matt. 22:36-40; John13:34,35



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Quattro

Il Più Grande Comandamento

Versetto Chiave: “Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza: questo è il primo comanda-mento. E il secondo è simile a questo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non vi è alcun altro comanda-mento maggiore di questi.”
—Marco 12:30,31

Scritture Scelte:
Levitico 19:18;
Deuteronomio 6:4-9;
Marco 12:28-34

LA NOSTRA LEZIONE COMINCIA con una pungente accusa di Gesù per i capi religiosi giudei attraverso l’uso di parabole.

Essi si erano resi colpevoli respingendo Lui come figlio di Dio. Il Signore spiegò loro che Dio aveva piantato la casa di Israele e aveva dato loro la legge divina. Ed anche Lui aveva dato loro la testimonianza dei vari profeti per mantenere la nazione separata da tutte le influenze pagane circostanti. In tal modo, ci si dovrebbe aspettare che con tale amorevole cura e supervisione, con gratitudine e obbedienza, gli ebrei sarebbero stati disposti ad accettare Gesù come loro Messia.—Marco 12:1-11

Purtroppo, la stessa callositá di cuore, che causò alla nazione di respingere la legge di Dio e gli avvertimenti emanati dai giusti profeti, li avrebbe anche portati a rifiutare ed a crocifiggere Gesù, che Egli accuratamente aveva predetto.

Era evidente che i capi dei Giudei compresero il significato delle parole del Signore.—vs. 12

Gesù incontrò anche l’opposizione dei sadducei, i quali non credevano nella risurrezione. Essi facevano riferimento ad una disposizione della legge mosaica (Deuteronomio. 25:5-10) per cui se un uomo è morto senza figli, suo fratello doveva sposare la vedova per mantenere il nome della famiglia e gli interessi patrimoniali. Nel porre un caso ipotetico, i sadducei chiesero a Gesù se una donna sposata con sette fratelli che sono morti uno dopo l’altro, questa moglie di chi sarebbe stata sposa nella risurrezione.—Marco 12:18-23

Gesù ha indicato che Dio aveva il potere di risuscitare i morti, ma anche che il matrimonio poi non sarebbe più esistito. Inoltre, Gesù fece ricordare ai sadducei, come apparendo a Mosè al roveto ardente, il Padre celeste si rivelò come il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Se non ci fosse alcuna speranza di risurrezione, non ci sarebbe stata una simile affermazione. Uno scriba che aveva sentito la risposta del Maestro ai sadducei apprezzò la sua risposta e quindi chiese a Gesù quale fosse il più grande di tutti i comandamenti.—vss. 24-28

Nel nostro versetto chiave, il nostro Signore ha affermato che, supremo amore per Dio e amore per il prossimo, é il riassunto di tutto il Decalogo. Questo scribo manifestò sincerità di cuore e convenne con Gesù che, la sincera adorazione di Dio con tutto il cuore e l’anima, e con tutta la forza, e l’amare il prossimo come noi stessi, sarebbe la cosa più importante che si possa fare; più delle cerimoniali offerte e dei sacrifici della legge. Gesù riconobbe il giusto atteggiamento del suo cuore, dicendo: “Tu non sei lontano dal regno di Dio.”—vs. 34

Come consacrati credenti in Cristo, manifestiamo sempre nella nostra vita tutt’e due gli aspetti della risposta del Maestro, in tutto ciò che facciamo e diciamo. “Se uno dice: ‘Io amo Dio,’ ed odia il suo fratello, è bugiardo; poiché chi non ama il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? Questo è il comandamento che abbiamo da lui, che chi ama Dio, ama anche il suo fratello.”—Giovanni 4:20-21



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Cinque

Ascoltare E Mettere In Pratica La Parola

Versetto chiave: “Ma siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi.”
—Giacomo 1:22

Scritture Scelte:
Giacomo 1:19 -27

IN QUESTA EPISTOLA, GIACOMO offre molti pratici ammonimenti per i cristiani che apprezzano il suo consiglio come divinamente ispirato dal Padre celeste. “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di cambiamento.”—Giacomo 1:17

Giacomo continua a sottolineare in questo capitolo che le nuove creature in Cristo, generate dallo Spirito Santo, devono aderire agli insegnamenti contenuti nella parola di Dio e, di conseguenza, manifestare con le loro azioni gli effetti di un santificato stile di vita. I credenti che si interrogano, pienamente, meditando sulle loro parole con attenzione, sono meno propensi a mostrare imprudenza nel parlare. (Prov. 10:19) Inoltre, il ruolo di moderazione dello Spirito Santo, modella i caratteri di tali individui e li conduce verso la giustizia, invece di essere rapidi all’ira.—Giacomo 1:18-20

Gli elevati modelli di comportamento accettabili a Dio da coloro che seguono il Modello sono portati alla nostra attenzione da Giacomo come egli sottolinea la necessità di smentire tutti i vizi che sono frequentemente osservati nelle azioni di una umanità irredenta. Tali impurità nei pensieri, parole o atti, per i suoi membri sono contrari al Cristianesimo.—vs. 21

Il nostro versetto Chiave sottolinea la necessità di mettere in pratica i principi della verità e della giustizia, contenuta nella Parola di Dio. Ignorare questo comandamento sarebbe un atto di auto-inganno e ci rende inaccettabili al Padre celeste, Giacomo continua: “Poiché, se uno è uditore della parola e non facitore, è simile a un uomo che osserva la sua faccia naturale in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, dimenticando subito com’era.” (vss. 23,24) Al contrario, la persona che medita sulle Scritture e mette in pratica i loro precetti trova la vera libertà umana da tradizioni, e per obbedienza, riceve adeguate benedizioni dall’alto.—vs. 25

Dopo che la nostra consacrazione è stata accettata, dobbiamo lasciare caratteristiche come la rabbia, cattiveria, odio, invidia, liti, il male, e altre opere della carne. Questa pulizia non significa solo a livello mentale apprezzamento delle Scritture, ma anche nel profondo del cuore, una auto-ricerca, un auto-esame per essere guidati da principi puri. Con la ricchezza della nuova creatura in un vaso di terracotta, che verrà assalito di volta in volta con un transitorio pensiero sbagliato, tuttavia, dobbiamo mettere questo pensiero lontano dal considerarlo, in modo da non mettere radici nel cuore e soffocare la giustizia e i buoni sentimenti.

Se qualcuno afferma di amare il Signore, ancora mente dicendo parole che abbatteranno un altro, sia amari discorsi che sfidano la genuinità della sua professione di cristiano che cerca faticosamente di manifestare il Cristianesimo. Sì ogni giorno dobbiamo rendere conto a Dio e cercando la sua grazia, riceveremo l’aiuto al tempo opportuno, e saremo assolti dal giudizio e approvati davanti a Dio, attraverso Cristo, con la certezza che saremo più che conquistatori.—vss. 26,27



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Sei

Trattare Tutti Allo Stesso Modo

Versetto chiave: “Ascoltate, fratelli miei carissimi, non ha Dio scelto i poveri del mondo, perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?”
—Giacomo 2:5

Selezionata la Scrittura:
Giacomo 2:1-13

UN PRINCIPIO IMPORTANTE da notare, per credenti che abbiano la vera fede nel Signore Gesù Cristo, è che non possono trattare gli altri con spirito di parzialità. Il Padre celeste non si manifesta in termini di parzialità e così devono fare anche quelli che professano di essere figli di Dio.—Atti 10:34; Giacomo 2:1-3

Il nostro versetto chiave continua a sottolineare che il concetto di unità in Cristo richiede ai credenti di manifestare una vera e sincera accettazione di tutti coloro che hanno intrapreso la via stretta. Il favoreggiamento in classi artificiali e distinzioni, viola il comandamento di amare il prossimo come noi stessi.

Come regola generale, in tutta l’età Vangelo, coloro che sono stati attratti ad abbracciare l’offerta di essere discepoli al seguito di Cristo, hanno riconosciuto la loro condizione di bisogno di salvezza, mentre coloro che si sono sentiti autosufficienti in generale mancavano di necessaria umiltà nel sottoporsi alla trasformazione dell’influenza dello Spirito Santo.—I Cor. 1:26-28; Giacomo 2:5-9

Giacomo affronta la natura globale del diritto divino non solo rispetto a mostrare favoritismo, ma mostra le esigenze che dobbiamo seguire, a questioni che si riferiscono a libertà, giudizio e misericordia. Noi non possiamo scegliere alcune porzioni dei comandamenti di Dio e ignorarne altri, perché la mancata osservanza a tutto ciò che Dio esige da noi, non ci lascerebbe essere in conformità con la Sua giustizia. Per fortuna, la legge divina del nostro Signore, e la sua giustizia è imputata ai consacrati credenti per coprire le nostre mancanze. Per tutto il tempo che noi riconosciamo le nostre debolezze, ci pentiamo, e ci sforziamo di essere più diligenti nel nostro cammino cristiano, continueremo a rimanere in Cristo.—vss. 10-13

Alcuni aspetti di questa lezione ci fanno trovare analogie con gli insegnamenti di Gesù Cristo durante il suo ministero terreno. Il divieto è una forma di parzialità, ed è chiaramente espresso dal comando: “Non giudicate, affinché non siate giudicati. Perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi.”—Matteo 7:1,2

La necessità di rimuovere le proprie colpe nella maggiore misura possibile è un prerequisito per essere utilizzato come strumento per aiutare gli altri per le proprie carenze. Per essere giusti nel trattare con il mondo dell’umanità, ed anche nostri fratelli, questo è certamente un requisito fondamentale per tutti coloro che professano di seguire Cristo.—vss. 3-5,12

UN vero test di cristianesimo, tuttavia, è realizzato in un nuovo comandamento che Gesù ha dato per i suoi seguaci: di amarsi l’un l’altro, evidenziando così a Lui che abbiamo il Suo spirito. Questo atteggiamento dovrebbe essere evidente per gli altri che osservano il nostro comportamento, come noi interagiamo con coloro con cui veniamo in contatto. (Giovanni 13:34,35) Ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di rendere questa qualità una vera realtà nella nostra vita.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Sette

Mostrate La Vostra Fede Mediante Le Opere

Versetto chiave: “Ascoltate, fratelli miei carissimi, non ha Dio scelto i poveri del mondo, perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?”
—Giacomo 2:5

Scritture Scelte:
Giacomo 2:1-13

GIACOMO AFFERMA CHE non è possibile per chiunque avere una fede che non è accompagnata da opere di obbedienza e essere ancora essere graditi a Dio. Non si contraddicono le parole di Paolo “Voi siete infatti salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio.”—Efesini. 2:8,9

Al contrario, Paolo comprese la necessità di operare al fine di dimostrare il carattere della fede, dicendo: “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore.” (Fil. 2:12) Giacomo anche non limita la fede soltanto a questioni spirituali, ma indica che un credente che non è di aiuto ad un fratello che aveva una temporanea necessità, doveva dare prova di avere una fede viva e non morta, se non era accompagnata da gesti di compassione.—Giacomo 2:14-17

L’essenza di Giacomo è: dare enfasi in questa lezione, che la vita di un fedele non può essere separata dal fare le opere di servizio per Dio. In un ipotetico scenario, egli parla di due possibilità: “ma qualcuno dirà: ‘Tu hai la fede, ed io le opere’ mostrami la tua fede senza le tue opere ed io ti mostrerò la fede con le mie opere. Tu credi che c’è un solo Dio. Fai bene anche i demoni credono e tremano. Ma vuoi renderti conto o insensato, che la fede senza le opere è morta?”—vss. 18-20

Con riferimento all’ Antico Testamento, Giacomo prima ricorda come Abramo ha dimostrato la sua vita di fede, offrendo il suo figlio Isacco in sacrificio di obbedienza a Dio. Questo ha dimostrato che Abramo aveva fiducia in Dio anche se non sapeva esattamente cosa sarebbe accaduto. Scrivendo di questo, Paolo ha anche indicato che Abramo credeva che Dio avrebbe sollevato Isacco dai morti al fine di realizzare la sua finalità di benedire tutte le famiglie della terra attraverso la sua discendenza. (Eb. 11:17-19) Questa dimostrazione di fede di Abramo, nell’obbedienza a Dio; fu il mezzo il mezzo con il quale Abramo è stato annoverato come giustificato, o giusto, nella stima di Dio.—Giacomo 2:21-24

Un altro esempio di fedele obbedienza fu Raab, la prostituta Cananea, anch’ella fu giustificata dalle sue opere. Imparò che mentre un esercito avanzava verso la città di Gerico, dove risiedeva, ella fu determinata a identificarsi con il Dio di Israele. Due spie furono inviate, lei li protesse, quando la loro vita fu minacciata. (Giosuè. 2:1-24) Giacomo dichiara che Raab in questa questione dette prova della sua fede in Dio in opere buone, e fu considerata giusta partendo dalla prospettiva di Dio, “Similmente Raab, la prostituta, non fu essa giustificata per le opere, quando accolse i messi e li rimandò per un’altra strada?”—Giacomo 2:25

Il nostro versetto sottolinea la necessità di manifestare la fede attraverso attività nel servizio di Dio. Questo principio può servire a motivare tutti i veri credenti in Cristo di fare tutto ciò che potrebbero trovare da fare con le loro mani, come prova che abbiano una fede viva.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Otto

Controlla Il Tuo Parlare

Versetto chiave: “Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Fratelli miei, non deve essere così.”
—Giacomo 3:10

Scritture Scelte:
Giacomo 3:1-12

LA LEZIONE DI OGGI FORNISCE applicazioni pratiche rispetto al potere della parola, soprattutto per quelli che sono riconosciuti come maestri nella chiesa. Come tali, questi responsabili devono assumere una particolare responsabilità per la loro parole e azioni.—Luca 12:48

Giacomo usa precauzioni contro un frettoloso desiderio di diventare un maestro della Parola di Dio prima di aver attentamente vagliato la responsabilità e il privilegio di tale servizio. Egli ritiene che un credente deve essere un modello di conversazione, prendendo atto che, la lingua è il più difficile membro del corpo da controllare. Tuttavia, è ancor più importante, ciò che Gesù disse della lingua; è uno strumento, o indice, del cuore. (Matteo 12:34) Solo Cristo, che era perfetto, riflettè la verità, giustizia e santità in tutte le sue espressioni. Tuttavia, come creature nuove, sotto l’influsso dello Spirito Santo, dobbiamo sempre avere controllo sul modo nostro e sulle nostre tendenze, nel parlare gentile, con sane parole che saranno edificanti e benefiche per coloro che ascoltano.—Giacomo 3:1,2

In una illustrazione, Giacomo confronta la responsabilità della nuova mente per controllare il potere della lingua, al movimento di un cavallo che, tirando le redini è collegato ad una briglia nella bocca dell’animale. La briglia è un piccolo pezzo di acciaio, e può essere usato per controllare il cavallo in tutto il comportamento. (Vs. 3) Senza tale vincolo, un indisciplinato cavallo potrebbe facilmente fuggire via, o rovesciare il suo pilota. Allo stesso modo, senza esercitare la vigilanza sulle nostre parole, nel credente la crescita spirituale può essere seriamente ostacolata.

Un’altra similitudine per la lingua è: il fuoco. Quando insinuazioni sono incautamente inculcate nelle menti degli altri, l’effetto è come buttare un fiammifero acceso in un materiale combustibile. Ciò può causare un conflitto che si lascia dietro una massa di devastanti rovine. Giacomo dice che molte bestie, creature alate, rettili e animali marini possono essere domati o addestrati, dando loro sufficiente tempo e perseveranza. Tuttavia, l’uomo che è riuscito a soggiogare gli animali selvatici, non riesce nel controllo della sua lingua. Perché le parole possono iniettare indicibile male nella vita degli altri, l’apostolo descrive la lingua come uno strumento “pieno di veleno mortale.”—vss. 5-8

Il nostro versetto chiave ci ricorda che, oltre a rendere lodi a Dio, a volte ci possiamo anche rendere colpevoli di esprimere parole che sono dolorose per gli altri. Per essere più dprecisi, tuttavia, la nostra nuova mente deve dominare la lingua, dato che saremo giudicati in base al grado in cui è possibile ottenere la padronanza di questo strumento. Sarebbe un atto di ipocrisia rendere lode al Padre celeste, mentre nei rapporti con il popolo dell’Eterno, ci si esprimesse con calunniose parole. Tali contraddizioni Giacomo le allude a una fontana che sgorga sia acqua dolce e salata, o alberi di fico che olive o viceversa, che semplicemente non esistono in natura.—vss. 11,12

Il nostro costante atteggiamento dovrebbe essere riflesso in questo testo: “Le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore, siano accettabili ai tuoi occhi, mio Signore, mia forza e mio redentore.”—Salmo 19:14



IN MEMORIA

Del Fratello Giuseppe Panucci
Gennaio 5 – 1922 — Maggio 5 – 2014

Un’altro caro santo del Signore, il nostro caro fratello Giuseppe Panucci é passato “dietro il velo” completando il suo pellegrinaggio terreno all’etá di 92 anni. Joe era un amato servo del Signore nella nostra congregazione di Studiosi della Bibbia. I suoi lavori in servizio del Signore non erano solo per gli Stati Uniti ma anche per l’America del Sud e per la sua amata Italia.

Il fratello Giuseppe nacque a Mangiano, una provincia Calabra nell’Italia del Sud. Benché sia vissuto in Italia solo 16 anni il suo paese natio è rimasto sempre vicino al suo cuore.

La maggior parte della sua vita egli lavorò come costruttore e capocantire e partecipò alla costruzione di diversi importanti ponti fra come il “Verrazano-Narrows Bridge” in New York. Poi si mise in proprio aprendo una fabbrica specializzata a riparare Macchine da cucire industriali.

Poco dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, ancora un adolescente, Joe incontrò Giuseppina Capano, una devota studiosa della Bibbia che abitava nello stesso quartiere.

Giuseppina l’istruí nella sua fede durante un periodo di anni ed il fratello accettò la verità consacrando la sua vita al Signore nel 1940.

Mentre sotto la tutela della sorella Capano Joe incontrò sua figlia, Lucy che sposò nel 1947. Il loro matrimonio durò 61 anni fino alla morte di Lucy nel 2009. Al fratello Joe sono sopravvissuti una figlia, Sorella Lisa Panucci Bushy, il genero David Bushy, un nipote, figlio della figlia Mark Bushy, sua moglie, la Sorella Mary Iavine e numerosi cugini e nipoti negli Stati Uniti ed in Italia.

Il fratello Joe è stato attivamente coinvolti nel lavoro dell’Associazione degli Studiosi della Bibbia del Dawn (Aurora) quasi tutta la sua consacrata vita.

Sul principio, durante il giorno lavorava in costruzione, e la sera, fino a quasi il mattino traduceva dall’Inglese in Italiano articoli pubblicati nel Dawn Rivista (Aurora).

Nel 1990 divenne membro del consiglio d’amministrazione del rivista e per tanti anni lavorò fedelmente nei giornali italiani e spagnoli del Dawn (Aurora). Come rappresentante del Dawn fece diversi pellegrinaggi nel Sud America ed in Italia parlando e diffondendo il messaggio del Vangelo ovunque egli andò.

La più grande passione della sua vita fu quella di condividere con altri la sua preziosa veritá attestando il suo messaggio.

Il fratello Joe fu un meraviglioso esempio di zelante servizio a Dio, alla veritá ed ai fratelli. Egli fu un devoto studioso della Bibbia ed aveva eccellente abilitá nel comunicare la Parola di Dio e nel divulgare il messaggio del Vangelo.

Tutti noi ricorderemo sempre questo fratello fedele. Il suo inno preferito era “Meravigliose Parole di Vita”:

Canta per sempre ed ancora, Meravigliose Parole di Vita
Fammi vedere sempre piu’ la loro bellezza, Meravigliose Parole di Vita
Parole di vita e di bellezza, insegnami fede e dovere
Belle Parole! Meravigliose Parole! Meravigliose Parole di Vita.


Associazione Studenti Biblici Aurora