AURORA
Maggio-Giugno 2013

Contenuto Di Questo Numero

  1. I Tempi Della Fine
  2. Speranza
  3. E La Conoscenza Aumenterà … (Daniele 12:1-4)
  4. Cantico Nella Notte
  5. Perchè L’Uomo Fù Riscattato?

I Tempi Della Fine

ATTUALMENTE, NOI POSSIAMO risconoscere che viviamo in tempi meravigliosi, grazie all’accresci-mento della conoscenza ed al celerissimo progresso scentifico che ne deriva. Purtroppo, però, dobbiamo constatare che tale celere progresso va producendo numerose calamità ed incomprensibili contraddizioni [inesistenti nella storia del passato], le quali affliggono, stupiscono ed impauriscono i popoli.

L’umanità incominciò ad usufruire di un po’di progresso verso il 1440, in seguito alla scoperta della stampa. Poi, dall’inizio dell’1800, al 1900, ne susseguirono altre che pur apportando dei benefici alle genti di quel tempo, non rivoluzionarono il mondo come le strabilianti scoperte che dal 1900 ad oggi, ad un ritmo sempre più rapido, stanno risultando di gran lunga più importanti e meravigliose, in ogni campo dello scibile umano.

Fino al 1929, non si concepiva, ancora, la potenzialità dell’energia nucleare; la miracolosità televisiva; la celerità degli aerei; la creazione di satelliti, costruiti dall’uomo e vaganti nell’universo; l’invio di missili interplanetari, teleguidati, in grado di fotografare la Luna e Marte, analizzandone la composizione chimica, sondandone la crosta in vista di potervi stabilire una base d’appoggio, onde raggiungere altri pianeti, situati a distanze enormi. Di pari passo, nel campo industriale, si è andato, e si va progredendo nel miglioramento ed accrescimento della produzione, scoprendo inconcepibili materie composite per usi domestici di grand’utilità e di poco costo, e costruendo meccanismi e macchinari per espletare lavori assai gravosi, in poche ore, mentre, per il passato, occorrevano squadre d’uomini e molte giornate lavorative. Nel campo della medicina, farmacologia e chirurgia, occorrerebbero pagine su pagine per elencare i ritrovati chimici per medicinali d’alto livello curativo, onde prolungare al massimo la durata della vita, sostituendo idoneamente organi del corpo umano e persino il cuore.

Intanto, il timore di vita, sotto il profilo etico morale-cristiano, va sempre abbassandosi e non si perviene mai a spengere i focolai di rapine. Omicidi, insurrezioni, guerre che avviliscono e addolorano le genti e la Cristianità, che cerca di vivere secondo i dettami ed i precetti della Parola di Dio. Un famoso generale americano, parlando dei tempi caotici in cui viviamo, ha detto: “Il nostro mondo può dirsi composto, in parte da giganti, nel campo nucleare, ed in altra parte, da bambini tossici. Noi sappiamo e c’interessiamo assai più delle guerre e poco per procurarci la pace. Conosciamo a fondo il modo d’uccidere, e poco circa il migliore modo per vivere. Siamo riusciti a scindere l’atomo ed abbiamo rigettato l’amore, la sapienza, la giustizia e tutti i precetti del viver da Cristiani, racchiusi nel Sermone sul Monte.” Già abbiamo fatto cenno al rapido ed efficiente progresso della scienza medica chirurgica, che ha compiuto e va compiendo grandi passi a favore dell’umanità (travagliata da mali di ogni specie ed entità, mediante nuovi medicinali ed oculati interventi chirurgici, nonchè innesti e trapianti d’organi. Ma troviamo deprecabile che le Autorità proposte alla tutela dei diritti e doveri dei cittadini, (in tutti i Paesi del mondo civile) non si occupano, ne si preoccupano, di arginare il delinquere, con provvedimenti legali, atti ad assicurare alle persone la massima incolumità, impedendo la valanga caotica del disordine e delle iniquità che ne derivano.

Un’altra incongruenza d’oggi risiede, nella spesa di miliardi, che i governi stanziano per inviare missili e razzi a ritmo continuo, in esplorazioni dei pianeti celesti, mentre la miseria e la fame progredisce in diversi luoghi della terra. Anche le Nazioni pervenute ai più alti livelli economici, la criminalità va sempre aumentando. Infine non si può aver fiducia che, alcuni paesi che sono in possesso delle’Energia Nucleare la useranno per alzare il loro livello di vita. Ha detto bene Gesù quando disse: “Se quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati.”— Matteo 24:22

L’Apostolo Pietro sottolinea il passaggio del vecchio ordine, o mondo, allorchè scrive: “Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte, in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi si dissolveranno consumati dal calore, e la terra e le sue opere che sono in essa saranno arse.” (2 Pietro 3:10) I cieli qui citati, non hanno alcun riferimento con il trono di Dio, ma, con le potenze spirituali dominanti sulla terra, guidate da Satana e dalle sue organizzazioni. Il cielo, quale dimora di Dio, non passerà mai, poichè è eterno, ma Satana ed i suoi agenti sono condannati alla distruzione. La terra (Ordine sociale) soggiogata da Satana giungerà alla sua fine nel più tremendo periodo di distretta che mente umana abbia mai potuto concepire.

Senza dubbio, il profeta Daniele 2:44 aveva in mente i tumulti del mondo di oggi quando predisse che: “Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto, questo regno non sarà lasciato a un altro popolo, ma frantumerà e annienterà tutti quei regni, e sussisterà in eterno.” Ciò significa che tutte le nazioni sempre tendenti ad usare malvagiamente la loro forza, saranno in breve tempo distrutte nella Battaglia di Harmaghedon, la battaglia che deciderà, per ogni tempo, la prevalenza della giustizia sulle ingiustizie, della verità sugli errori, della luce sulle tenebre.

Molti uomini di stato di oggi, animati da buoni intenti, ritengono che per la salvaguardia della pace nel mondo, e una amichevole relazioni fra le nazioni, possa essere ottenuta con la forza del danaro, e perciò, miliardi di dollari sono spesi anno per anno per il raggiungimento di una tale obiettivo. E ovvio che il Signore non intende servirsi di questo metodo. Mediante il profeta Sofonia 1:17-18 Egli annunziò: “Farò venire l’avversità sugli uomini ed essi cammineranno come ciechi, perchè hanno peccato contro l’Eterno. Il loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi. Ne il loro argento ne il oro li potrà liberare nel giorno dell’Ira dell’Eterno; anzi tutto il paese sarà divorato dal fuoco della sua gelosia, perchè egli compirà certamente una completa distruzioni di tutti gli abitanti del paese.”

Che ci troviamo nei giorni descritti da questo profeta, è un fatto che troviamo conferma nelle parole dell’apostolo Giacomo il quale scrisse: “E ora a voi ricchi piangete e urlate per le sciagure che stanno per cadervi addosso. Le vostre ricchezze sono marcite e i vostri vestiti sono rosi dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco; avete accumulato tesori negli ultimi giorni.”— Giacomo 5:1-3

Mai, nella storia dell’uomo vi è stato un tempo durante il quale si sono ammassati tante ricchezze come oggi! E mai i debiti nazionali contratti dai vari governi hanno raggiunto vertici come quelli attuali.

Il profeta Sofonia descrisse la fase finale di questo vecchio ordine e la gloria del nuovo mondo: “Perciò, aspettami, dice l’Eterno (quando mi leverò per far bottino, perchè la mia determinazione e di radunare le nazioni, di riunire i regni, per riversare su di essi la mia indignazione, tutto l’ardore della mia ira; su, tutta la terra sarà divorata dal fuoco della mia gelosia. Poichè allora darò ai popoli un linguaggio puro, affinchè tutti invochino il nome dell’Eterno, per servirlo di comune accordo.” Allora avverrà quel che altri profeti scrissero,: ‘La terra sarà ripiena della conoscenza. Dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acqua che lo coprono.”—Isaia 11:9; Habacuc 2:14

Molti secoli or sono il profeta Geremia, rivelò alcune cose che aveva visto,in visione, ma senza spiegarne il significato. Nel primo capitolo del suo libro leggiamo ai versetti 13 a 14: “La parola dell’Eterno mi fu rivolta per seconda volta dicendo; che cosa vedi? Io risposi (vedo una caldaia che bolle ed ha una bocca volta dal settentrione in qua! E l’Eterno mi disse.” Dal settentrione verrà fuor la calamità su tutti gli abitanti del paese.

Ultimamente alcuni governi come anche studenti delle profezie ritengono che la calamità verrà dal medio oriente la cui filosofia sta penetrando in diversi luoghi della terra. L’immagine della caldaia che bolle è molto appropiata al riguardo di questa ebollizione, e diviene sempre più intensa man mano che ci avviciniamo ad Harmaghedon.

Gli eventi mondiali dimostrano che in realtà ci troviamo negli ultimi giorni di questo egoista e malvagio ordine e siamo molto vicino alla instaurazione del Regno di Cristo, il regno della pace e della giustizia. L’Apostolo Pietro scrisse; “che il mondo di allora (primo mondo, primo ordinamento umano) perì sommerso dalle acque del diluvio) mentre il “secondo mondo” sarebbe stato distrutto dagli elementi infiammati (il gran tempo di distetta “Poi parlò di nuovo, esprimendosi con queste parole: “Ma noi, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita la giustizia.”—2 Pietro 3:13

E chiaro che non si tratta di cieli e terra intesi in senso letterale, (fisico) ma, rispettivamente: di una nuova autorità spirituale (la vera) costituita da Gesù e dalla sua Chiesa, durante il loro regno Millenniale, e dalla nuova società umana riorganizzata sui principi dell’amore. E questo il Regno per la quale noi dobbiamo continuare a pregare.




Speranza

… io so ch’egli risusciterà.”
—Giovanni 11:24

“SIGNORE, SE TU FOSSI stato qui, il mio fratello non sarebbe morto.” Tali furono le parole di Marta indirizzate a Gesù, dopo la morte di suo fratello Lazzaro. Ella esprimeva il sentimento di un dolore straziante comune a milioni di persone, ogni qualvolta un loro caro viene rapito dalla morte. Molti pensieri ci assalgono in questi momenti tragici e ci domandiamo: ‘non ho trascurato niente? Sarebbe stato opportuno rivolgermi a qualche altro dottore? Se il decesso è stato provocato accidentalmente o in viaggio quali sentimenti di rammarico assalgono allora i sopravvissuti? Se tu fossi stato qui …’ Marta era convinta che se Gesù fosse stato presente suo fratello non sarebbe morto, e, con un certo rammarico esprimeva tale sentimento.

Numerosi uomini pervengono alla conclusione che il Signore è responsabile della morte dei loro cari e che Lui avrebbe potuto risparmiare questo disastro. Molte domande assalgono allora costoro, fra cui l’inquietudine di essersi attirati su se stessi il disfavore divino, od un castigo per il defunto; e se così fosse, quale sarebbe attualmente la condizione del defunto? Una prova più dolorosa della morte, forse?

Quando la morte colpisce una casa, una grande domanda s’impone: “Quale è la sorte del defunto?” Ad eccezione del soggetto dei tormenti eterni, questa domanda rimane senza risposta. Rivedremo noi un giorno i nostri morti? Sono essi nella felicità? Saremo un giorno riuniti? Queste domande, tutte concernenti l’al di là, sono l’oggetto di tanti sospiri, ed i nostri cuori afflitti cercano una risposta precisa e, comunque, sufficiente a calmare tanta afflizione. La risposta esiste e si trova nella Parola di Dio.

Perchè l’uomo deve morire? La risposta generalmente verte sul fatto che è cosa naturale invecchiare e quindi morire. Si tratta però, di un argomento mol-to debole, perchè milioni di persone muoiono nel fiore degli anni. La morte, questa falciatrice inesorabile, colpisce indistintamente giovani e vecchi, buoni e cattivi. Il dolore è sempre lo stesso, sia che si tratti della morte di un vecchio o di un fanciullo. Noi non abbiamo potuto mai familiarizzare con la morte, nemmeno migliaia di anni dopo che questo mostro esercita il suo potere. La morte non è una cosa familiare, naturale, ma è contraria alle nostre aspirazioni.

La Bibbia precisa che gli uomini muoiono a causa del peccato dei nostri primi progenitori. L’apostolo dichiara che per essi il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte. (Romani 5:12) Noi siamo tutti membri della famiglia umana e, per ereditarietà, siamo tutti morenti. E’ bene ricordarsi, quanto la morte entra nella nostra casa, che questa non è la conseguenza di un castigo individuale, ne per i defunti, ne per coloro che sopravvivono. I nostri cari, e noi stessi, moriamo, perchè “tutti muoiono in Adamo.” Ma le promesse meravigliose della Parola di Dio ci apportano questa bella consolazione che, ‘in Adamo tutti muoiono, ma in Cristo tutti saranno vivificati.’— I Corinti 15:22

DORMIRE IN PACE

Riportandoci ai giorni di Gesù in Betania ed a Marta, Maria e Lazzaro, possiamo trarre incoraggiamento ed edificazione dalla loro esperienza. Gesù era evidentemente un amico intimo della famiglia e quando Lazzaro cadde malato, egli era certo che Gesù sarebbe venuto a soccorrerlo ben presto. Gesù era stato condotto dalla sua missione un po’ lontano da Betania e le due sorelle gli inviarono un messaggio redatto in questi termini: “Signore, colui che tu ami è malato.” (Giovanni 11:3) Ma Gesù continuò ancora il suo ministero per due giorni, dopo di che disse ai suoi discepoli: “Lazzaro, nostro amico, dorme, io vo’ a risvegliarlo.” (versetto: 11) I suoi discepoli furono certamente sorpresi da queste parole, essendo stati informati da Gesù della grave malattia di Lazzaro ed ora, il fatto che Gesù voleva risvegliarlo da un sonno ristoratore, sembrava loro incomprensibile, per cui dissero: ‘Signore, se egli dorme sarà guarito.’

Gli apostoli non compresero a quale sonno Gesù voleva alludere, tanto che egli dovette dir loro apertamente: “Lazzaro è morto.” (Giovanni 11:14) Abbiamo qui una dichiarazione ed un chiarimento molto importanti e consolanti nello stesso tempo: la morte è un sonno, il che vuol dire che coloro che sono morti riposano nell’incoscienza, in attesa del giorno in cui il Signore il risveglierà da questo sonno.

Possiamo considerare la morte sotto un duplice aspetto: coloro che dormono il sonno della morte non hanno coscienza di ciò che avviene intorno a loro. Essi non sono ne pensanti, ne felici; non hanno fame ne sete. Di loro le Scritture affermano: “I viventi sanno che morranno, ma i morti non sanno nulla.” (Ecclesiaste 9:5) Vi è ancora un altro aspetto del sonno della morte, molto significativo se spiegato con una illustrazione: l’attesa del risveglio. La madre depone con cura la sua creatura amata nel lettino perchè vi trascorra la notte e l’addormenta al canto della ninna nanna. Ecco, il bambino chiude le palpebre e parte per il paese dell’oblio; egli è nell’incoscienza e la madre lascia la camera dolcemente, camminando in punta di piedi, con il cuore contento e nella felice attesa di ritrovarlo l’indomani ed ascoltare il suo delizioso chiacchierare. Niente lacrime, niente malinconia o solitudine perchè il fanciullo è là, dorme un dolce sonno fino al mattino, all’ora in cui, risvegliandosi, farà nuovamente rallegrare la casa con la sua presenza.

Al padre che veniva ad annunziargli la morte della sua figliuola Gesù disse: “Ella non è morta, ma dorme.” (Matteo 9:24) In questo caso, come in quello di Lazzaro. Gesù parla della morte come di un sonno. Perchè un sonno? Perchè, seguendo le disposizioni prese da Dio, in favore dell’umanità, questa si risveglierà, grazie ai meriti di Cristo. E’ Lui che compirà quest’opera durante il Suo Regno, che sta per essere stabilito fra breve; il risveglio di Lazzaro costituì soltanto una immagine. Gesù disse ai suoi discepoli: “Il nostro amico Lazzaro dorme, ma io vado a risvegliarlo.” (versetto 11) L’intervento di Gesù non fu immediato, ma ebbe luogo dopo parecchi giorni.

PER VIVERE DI NUOVO

Dopo essersi intrattenuto con i suoi discepoli Gesù si diresse verso Betania presso Maria e Marta e quest’ultima, nel vederlo, gli rivolse queste accorate parole: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto.” La risposta meravigliosa di Gesù, le cui parole ripetute attraverso i secoli, come un’eco di consolazione per migliaia di afflitti capaci di accettarle e credere alla loro realizzazione, fu “Tuo fratello risusciterà.” (versetto: 23.) E’ questa la grande speranza che la Bibbia dà riguardo a coloro che sono morti: ‘ESSI RISUSCITERANNO.’ Non bisogna, però, perdere di vista il significato della parola risuscitare. Gesù non disse a Marta: ‘non piangere perchè tuo fratello non è realmente morto.’ Egli era realmente morto e Gesù lo aveva dichiarato ai suoi discepoli e nella sua conversazione con Marta non contraddice questa verità, ma, consola l’afflitta promettendole che suo fratello sarebbe risuscitato, ossia sarebbe ritornato alla vita.

Molti secoli prima, Giobbe si era posto la domanda se l’uomo può tornare in vita dopo la morte (Giobbe14:14). Egli non chiese se l’uomo dopo la morte è realmente morto o se vi è in lui qualcosa che sopravvive alla morte stessa. Giobbe sapeva che la morte è l’estinzione della vita e costituisce una tragica realtà. Sapeva altresì che la morte era la punizione del peccato, perchè tutti sono peccatori. Gesù rispose a quella domanda rivolgendosi a Marta ed a tutti coloro che accettano questa semplice verità contenuta in queste parole: “Tuo fratello risusciterà.”

L’idea di un ristabilimento dalla morte non era nuova per Marta, che credeva nelle promesse fatte nell’Antico Testamento. Lo stesso Giobbe aveva ferma speranza in questa promessa perchè soggiunse: “. .lo so che il mio Redentore vive e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere e quantunque, dopo la mia pelle, questo corpo sia roso, pur vedrò con la mia carne Iddio.”—14:14; 19:25-26

In una profezia concernenti le madri di Betleem, desolate per la strage dei loro fanciulli, causata da Erode, al tempo della nascita di Gesù, il profeta così si esprime: “Ritieni la tua voce di piangere ed i tuoi occhi di lacrimare, perchè vi è un premio per la tua opera … ed essi ritorneranno dal paese del nemico.”—Geremia 31:16-17

Marta non ignorava certamente questa profezia. Le frequenti visite di Gesù a Betania avevano certamente permesso a Marta di conoscere cose meravigliose per cui, quando Gesù le disse: “tuo fratello risusciterà,” ella rispose: ‘Io so che egli risusciterà nella risurrezione dell’ultimo giorno.’ (Giovanni 11:24) A cosa voleva alludere Marta parlando dell’ultimo giorno? Le dispensazioni del Piano di Dio sono divise in periodi definiti dall’espressione ‘giorno.’ Durante l’ultimo di questi periodi o ‘giorni’ il Piano di Dio perverrà a compimento e, ciò, sarà in un giorno di mille anni del Regno di Cristo, stabilito per la salute e la restaurazione dell’umanità.

Parlando di questo giorno particolare, in contrapposizione ai seimila anni di amara esperienza che lo hanno preceduto e che la Bibbia dipinge come tempo di tenebre, una notte di dolore e di morte, di peccato e di sofferenze, il salmista si esprime come segue: “… perchè la sua collera dura solo un istante, ma i suoi favori tutta una vita; la sera presso di noi alberga il pianto, ma il mattino vi è giubilo.”— Salmo 30:5-6

Quando Davide parla della collera di Dio, noi non dobbiamo immaginare un Dio vendicativo, che prende piacere nelle sofferenze delle sue creature. La sua collera non si prefigge di tormentare i malfattori in un inferno di fuoco eterno, ne in un purgatorio di più o meno lunga durata. No; nel Nuovo Testamento noi leggiamo: “La collera di Dio si palesa dal cielo sopra ogni empietà ed ingiustizia.” (Romani 1:18) La collera di Dio si manifesta nella sentenza di morte che trova esecuzione su tutto il genere umano.— I Corinti 15:22

Nel Salmo 30:6 il Salmista afferma che il favore di Dio è la vita, in contrasto con la sua collera. Quando i nostri primi progenitori trasgredirono la legge di Dio, perdettero i suoi favori, ossia la vita: “Tu sei polvere, tu ritornerai altresì nella polvere.” (Genesi 3:19) Da allora il genere umano continuò a morire e rimanere priva dei favori divini, avvolti nelle tenebre, nel decadimento, nelle malattie. Questa notte di esperienza che il mondo compie è la conseguenza del peccato; ma una notte di pianto non dovrà durare eternamente. Il mattino viene e con esso le consolazioni e la gioia che saranno elargite senza misura quando la morte non sarà più, e, quando coloro che son morti ritorneranno in vita per la potenza di Dio.

Quando Gesù disse: “Tuo fratello risusciterà” il pensiero di Marta sviluppò questa prospettiva di gioia e di benedizione, che sarà dispensata in quel giorno. Gesù non contraddisse questa dichiarazione di Marta, il cui cuore era pieno di questa luminosa speranza; Gesù la confermò, la rafforzò, anzi, aggiungendo: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà.’

“Io sono la risurrezione e la vita,” prosegue il Maestro, perchè è per mezzo di Lui che la potenza del Padre si dispiegherà in quel giorno glorioso in cui l’Eden fiorirà di nuovo su tutta la terra. Cristo sarà la luce del mondo, il donatore di vita. (Giov. 1:9; 8:12; 9:5) Lo stabilimento del suo Regno apporterà luce, vita e santità. Egli sarà come disse il profeta, il sole di giustizia la cui guarigione sarà nelle sue ali.”— Malachia 4:2

IL CRISTO

“Credi tu ciò”—domandò Gesù a Marta. ‘Credi tu, avrebbe voluto aggiungere il Signore, che Io sono Colui che ricondurrà tuo fratello alla vita quando i disegni amorevoli di Dio verso l’umanità saranno manifestati? E Marta rispose: ‘Si, Signore; io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva da venire al mondo.’—vs. 26-27

Dopo la caduta dell’uomo, Dio fece la promessa di provvedere ad un Redentore. Abramo ricevette la promessa che nella sua progenie tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette. (Genesi 12:3; 22:18) L’apostolo Paolo dichiara in Galati 3:16 “…e alla tua progenie che è Cristo.” Così Marta sapeva che Colui che doveva venire nel mondo, il Cristo sarebbe stato l’esecutore delle promesse di benedizione di tutte le famiglie della terra, ma, sopratutto, ‘la risurrezione e la vita.’ Al tempo di Marta la morte regnava già da quattromila anni. Suo fratello era morto da poco ed ella comprese che il giorno in cui sarebbero state realizzate le promesse di Dio, tutti coloro che dormono il sonno della morte sarebbero stati risvegliati per ricevere le benedizioni. Comprese, infine, che Gesù era Colui che avrebbe risuscitato tutti i morti nell’ultimo giorno.’

“Chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà,” disse Gesù. Questa promessa assicura a tutti i credenti un risveglio dal sonno della morte. Per Marta era certo che la morte di Lazzaro non era dovuta a mancanza di fede o di lealtà verso Gesù. Lazzaro credette in Gesù e morì, così, come muoiono tutti i credenti fino ad oggi. Ma Gesù volle assicurare Marta ed i suoi credenti stessi che la morte non è la fine di tutto: ‘Chiunque crede in me, benchè sia morto vivrà’ vale a dire: ritornerà in vita.

Gesù per dissipare questo dubbio rinnovò sotto un’altra forma la sua promessa per aiutare tutti a comprendere l’amore infinito di Dio. Egli afferma: “Chiunque vive e crede in me non morrà mai in eterno.” Tutti muoiono attualmente, ma non sono morti mai nel pensiero di Dio, perchè una vita futura sarà riservata al genere umano per mezzo di un risveglio dal sonno della morte. Ma questo nuovo giorno sarà diverso da quello in cui viviamo. In quel giorno ‘il sole di giustizia’ dissiperà le tenebre di questa lunga notte di sofferenze e di morte, portando luce e vita a tutto il genere umano. Coloro che in quel tempo crederanno in Cristo non morranno mai, ma vivranno eternamente sulla terra in qualità di esseri restaurati.

I GIUSTI E GLI INGIUSTI

Ma chi riceverà la vita in quell’ “ultimo giorno,” in quel giorno di mille anni in cui le benedizioni di vita eterna saranno accordate a tutti coloro che crederanno? Tutto il genere umano sarà reso alla vita, conformemente alle promesse contenute nel Piano di Dio. Paolo afferma che vi sarà una risurrezione dei giusti come degli ingiusti, (Atti 24:15) è Gesù stesso che dichiara: “Non vi meravigliate per questo, perchè l’ora viene che tutti coloro che sono nelle tombe ascolteranno la voce del Figlio dell’-Uomo ed usciranno.” (Giovanni 5:28-29) Un pensiero consolate di questo passo è stato generalmente mal tradotto. La traduzione corretta si esprime così: ‘Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti coloro che son nei sepolcri udiranno la Sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene in risurrezione di vita e quelli che hanno operato male in risurrezione di giudizio.’ (Versione Riveduta Italiana) Il termine ‘quelli che hanno operato il bene in risurrezione di vita’ vuole alludere alla ricompensa riservata ai credenti consacrati che hanno dato prove di fedeltà ed a cui saranno accordati onore, gloria, immortalità. (Romani 2:7) Essi vivranno e regneranno con Cristo in qualità di progenie di Abramo per mezzo della quale tutte le famiglie della terra saranno benedette. (Galati 2:27-29) Costoro saranno, con Cristo e parteciperanno alla Sua gloria (Giovanni 3:2), riceveranno la corona della vita, il premio della natura divina. — Apocalisse 2:10; 2 Pietro 1:4

E’ dunque vero che coloro che risusciteranno, per vivere e regnare con Cristo, saranno un piccolo numero rispetto ai milioni di uomini che sono morti. Gesù li chiama un Piccolo Gregge, “a cui il Padre è piaciuto dare il Regno.” (Luca 12:32) Gli uomini, nella quasi totalità, sono morti senza aver compiuta la volontà di Dio. Buona parte di costoro hanno condotto una vita onorevole, sono stati dei buoni cittadini, buoni vicini, ma essi non ebbero il privilegio di essere discepoli di Cristo, non hanno seguito le sue orme, non sono stati giustificati nel suo sangue. Anche costoro beneficeranno dell’amore di Dio ed avranno l’ opportunità di avere la vita, mediante il sacrificio di Cristo Gesù. La vita eterna non può essere ottenuta se non per la fede in Cristo. La maggioranza degli uomini non hanno mai avuto una vera opportunità di credere, non hanno mai sentito parlare di Gesù, mentre fra coloro che hanno sentito parlare di Lui, solo un piccolo numero ha compreso chiaramente lo scopo reale della Sua venuta al mondo. Il numero delle teorie contraddittorie concernenti Cristo e la Sua dottrina è tale che, numerosi individui onesti e riflessivi sono incapaci di prendere il Cristianesimo sul serio. Questi non sono stati cattivi ma non sono mai stati discepoli di Cristo, per compiere la volontà di Dio. Questi milioni di persone saranno risvegliate dalla morte. Paolo chiama questo risveglio “salvezza” e dichiara che la volontà di Dio è, che tutti gli uomini siano salvati e pervengano alla conoscenza della verità. (I Timoteo 2:4-6) La grande verità che sarà allora chiaramente compresa è che ‘Gesù Cristo ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti.’ (I Timoteo 2:6); ch’Egli è stata la vittima espiatoria, ‘l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, (Giovanni 1:29) ‘l’espiazione dei nostri peccati, e non solo dei nostri ma anche di quelli di tutto il mondo.’— I Giov. 2:2

Era tutto questo che Gesù voleva far comprendere ha Marta. Quando Gesù promise che l’umanità sarebbe stata risvegliata dalla morte per il giudizio (dal termine greco ‘krisis’), ossia per la prova decisiva, nella piena conoscenza di Dio e di Cristo, essi potranno scegliere la vita o la morte.

CREDI TU QUESTO?

Quando Gesù concluse la sua conversazione con Marta sul soggetto di questa meravigliosa speranza le domandò: “Credi tu questo?” La stessa domanda viene posta anche a noi oggi. Possiamo stabilire la nostra fede sulle promesse di Dio? L’amarezza sarà allontanata dal nostro cuore, quando i nostri cari non saranno più prigionieri della morte. Se noi possiamo credere, sappiamo ch’essi non sono partiti per sempre, ma vi sarà un glorioso ritorno, un risveglio dal sonno della morte.

Gesù disse ai suoi discepoli intorno a Lazzaro: “Io vado a risvegliarlo.” Quando Gesù ritornerà risveglierà, dal sonno della morte tutti gli uomini che si sono addormentati poichè Egli ha dato la sua vita in sacrificio per tutti e, di conseguenza, ha tramutato la condizione di morte, di oblio eterno, in un sonno tranquillo, nell’attesa del risveglio.

COME CIO’ SI REALIZZERA’?

E’ stata seminata tanta confusione sul soggetto della risurrezione che diviene difficile concepire quale significato essa riveste per l’umanità. Ma Gesù dà molta luce mediante l’avvenimento di Lazzaro, così ricco di insegnamenti.

Quando il Maestro ebbe spiegato a Marta la sua grande lezione sulla risurrezione generale “dell’ul-timo giorno”, in cui coloro che vivranno e crederanno in Lui e non morranno mai in eterno, domandò: “Dove l’avete posto?” Dopo di che si portarono alla tomba e quivi Gesù, fattala scoperchiare, gridò con gran voce: ‘Lazzaro, vieni fuori! Ed il morto usci.’ (Giovanni 11:43-44) Lazzaro era morto ed ora era ritornato in vita, fra la gioia delle sue sorelle e degli amici.

L’illustrazione pratica che ci dà questo avvenimento, e, definisce ciò che sarà per tutto il genere umano, è che è ancora nel sepolcro, in attesa del risveglio dal sonno della morte. Moltiplicate per milioni di volte il miracolo che Gesù compi a Betania e, comprenderete, quali scene di gioia avranno luogo quando Iddio compirà la sua promessa di benedizione per tutte le famiglie della terra. E’ ciò che gli angeli annunciarono alla nascita di Gesù: “Una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: cioè che oggi, nella città di Davide, vi è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore.”—Luca 2:10

Per grande che sia l’afflizione per aver perduto uno dei vostri cari, e tale esperienza è certamente molto dura, perchè lascia un grande vuoto, pur tuttavia avete motivo di consolarvi e farvi coraggio perchè la separazione non sarà per un po’ di tempo. L’Eterno ha previsto nel suo Piano un giorno, la cui manifestazione è prossima. Fra breve coloro che sono stati strappati dalla morte all’affetto dei loro cari, si ritroveranno in questo tempo glorioso.

In attesa di questo benedetto giorno, continuiamo a rimanere fedeli alle promesse di Dio e crediamo nella Sua potenza di realizzarle. Quando avrete acquistato questa certezza parlate di questa bella speranza che rianimerà i cuori altrui. Tutto ciò aiuterà voi stessi a sopportare le vostre prove, e, guardare in avanti nella piena certezza che un mattino di gran gioia si approssima.




E La Conoscenza Aumenterà …
(Daniele 12:1-4)

IL NOSTRO TEMPO di distretta è, senza dubbio, il compimento della profezia di Daniele. Persone competenti riconoscono che esiste una relazione tra la distretta attuale, e, l’aumento generale della conoscenza (scienza) che ha caratterizzato soprattutto questo ultimo mezzo secolo. Non è difficile constatare ciò, ma chi altri di un profeta di Dio – poteva annunciare questa situazione venticinque secoli prima?

L’importante per noi è di sapere che gli attuali avvenimenti sono stati predetti molto tempo fa. Ciò ci consente di attendere con certezza la fine di questa distretta, così come la Bibbia ne dà l’annuncio. Le attuali condizioni di crisi rappresentano la conseguenza dell’egoismo umano, ma la profezia ci mostra che la provvidenza divina farà coincidere lo scatenamento di questo periodo di amarezza con lo stabilimento di una aurora di pace: il Regno di Cristo.

Mai nel mondo si è avuto un raduno universale di nazioni simile a quello attuale (O.N.U.) che non è altro se non la continuazione di quello realizzato nel 1914 (Società delle Nazioni). Tuttavia, malgrado gli sforzi sostenuti nella speranza di dare la pace alle nazioni, l’egoismo umano non ha fatto che precipitare in un caos inestricabile, di fronte al quale tremano tutti gli attuali dirigenti della politica mondiale.

Il periodo di distretta, che imperversa attualmente sull’umanità è stato annunciato dal profeta, come il “fuoco della gelosia dell’Eterno.” Questo dimostra che Dio domina gli avvenimenti che ridurranno al niente le istituzioni e le pratiche umane avverse alla legge di amore e di giustizia da lui istituite. Numerose crisi si succedono ininterrottamente ed il loro scopo è quello di convincere i popoli che una soluzione deve essere trovata al di fuori dei loro egoismi e di andare a Dio, il quale mostrerà il mezzo per uscire dal disordine ed attendere una condizione di pace, di felicità e vita.

MICHEA DICE:

Egli (l’Eterno) sarà giudice fra molti popoli, e sederà come arbitro fra nazioni potenti e lontane. Delle loro spade fabbricheranno vomeri, delle loro lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra. — Cap. 4:3

Tutte le persone di buona volontà aspirano alla realizzazione di questa profezia. Numerosi uomini di Stato, il ogni tempo, sperano di stabilire una pace durevole, ma l’umano egoismo e le ambizioni di dominio hanno provocato il fallimento delle migliori iniziative. La profezia citata precisa che verrà il giorno in cui non si imparerà più “l’arte” della guerra.

L’impotenza degli uomini a stabilire una sicura pace denota che l’intervento divino negli affari umani è indispensabile. La cristianità dovrà riconoscere che una pace durevole non è possibile se non sotto l’autorità del Principe della Pace. Il nostro Signore ben sapeva che l’aspirazione delle Nazioni a realizzare una autentica pace poteva essere soddisfatta solo con l’instaurazione del suo Regno. Ecco perchè insegnò i suoi discepoli a pregare: “Venga il tuo Regno, la tua volontà sia fatta in terra come è fatta nel cielo.” Quando questa preghiera sarà esaudita, il desiderio comune di tutti i popoli troverà piena realizzazione.

IL SALMISTA DICE:

“Egli fa cessare le guerre sino alla estremità della terra.”— Salmo 46:9

Attraverso il tempo, uomini insensati hanno cercato di porre la guerra, come rimedio, al di fuori della legge, e trovare un’altra strada per regolare le divergenze internazionali. Altri uomini di oggi, tra i più eminenti in ogni campo, della politica, della cultura, della scienza, mostrano un serio impegno per lottare per il raggiungimento di questo principio.

La Bibbia è apportatrice di una promessa meravigliosa, e cioè che, Dio interverrà a suo tempo, per mettere fine alla guerra, realizzando le sue promesse ed aprire all’umanità le porte dell’età d’oro, profetizzata dai profeti.

Queste gloriose prospettive saranno adempiute nel Giorno di Cristo, con lo stabilimento del suo Regno sulla terra, durante il quale saranno riversate su tutti i popoli, razze e tribù benedizioni divine di ogni prosperità.




Cantico Nella Notte

“Di notte innalzò a lui un cantico”— Salmo 42:8

“Chi è l’lddio pari a te che…non ritiene in perpetuo l’ira sua perchè egli prende piacere in benignità.” —Michea 7:18

GLI DEI PAGANI sono tutti vendicativi. L’Iddio della Bibbia soltanto proclama d’essere un Dio d’amore “la cui benignità dura in eterno”, secondo l’espressione di alcuni Salmi, e in particolare uno di essi, il 136, ripetono sovente ed interrottamente.

Tuttavia questo nostro Dio di sapienza, giustizia, potenza ed amore è stato presentato al mondo—e alla chiesa—come un Essere incline a prendere diletto in eterni tormenti, in cui si troverà la maggioranza delle sue creature. Se il risultato dell’opera Sua fosse questo, e se agli uomini fosse riservato questo tremendo tormento senza fine, noi dovremmo concludere come definitivamente provato il carattere sadico di tale Dio, ben conoscendo egli la fine che le Sue creature farebbero, fin dal principio.

Ma quando i nostri occhi si sono aperti sulla luminosa interpretazione della Parola di Dio, oh! Ecco il Suo vero carattere appare in tutto il Suo glorioso splendore e, prendiamo possesso del nostro amore e della nostra devozione. Perchè, come l’apostolo dichiara, è l’amore divino che deve co-stringerci ad essere fedeli ed ubbidienti all’Eterno.




Perchè L’Uomo Fù Riscattato?

NELL’UOMO, CREATURA decaduta e imperfetta, le qualità divine di giustizia, di saggezza, d’amore e di potenza sono molto imperfette, perciò alcune hanno più difficoltà di altre, a comprendere il carattere ragionevole del metodo divino che esige un riscatto e l’accetta. Coloro che non possono comprendere tutto ciò debbono, invece, senza titubanza riconoscere ed accettare la testimonianza della Parola di Dio. Essi dovrebbero agire in tal modo che se non sanno rendersene conto, tale è la linea di condotta appropiata e sicura. Tuttavia noi offriamo suggerimenti che possono aiutare certuni ad afferrare il significato del soggetto. Siccome siamo delle creature imperfette nel nostro decadimento, queste diverse qualità di amore, di saggezza, di giustizia, di potenza, sono in noi, continuamente, più o meno, in conflitto, mentre non è così per il nostro Padre celeste, poichè in Lui, ciascuna di queste qualità è perfetta ed in completa armonia con le altre. Quindi, nono esiste alcun conflitto. La saggezza divina entra per prima in attività, prende una visione generale, e traccia il miglior piano per la salvezza dell’uomo, con il pieno discernimento, della giustizia, della potenza dell’amore. Sotto la direzione della saggezza l’uomo fu sotto sposto subito ad una legge, la cui violazione comportava una condanna a morte, accompagnata da tutti i problemi ad essa connessi. La saggezza divina preconobbe la caduta dell’uomo proveniente dalla sua inesperienza, ma giudicò bene, in vista delle lezioni che ne sarebbero scaturite, di tracciare così il programma della provvidenza e della linea di condotta di Dio tali, quali esse ci sono rivelate dalle Scritture.

Dal momento in cui l’uomo ebbe violato la Legge divina, la Giustizia intervenne, lo dichiarò ribelle, lo colpì con la condanna della morte, lo cacciò dall’Eden, fonte di sussistenza anteriormente posta a sua disposizione, e lo lasciò in balia di Satana, onde affrontasse delle circostanze sfavorevoli e perché gli potesse essere inflitta la piena condanna per la violazione alla Legge da lui commessa, espressa con la sentenza: “Nel giorno che ne mangerai per certo morrai.” Mentre questo elemento del carattere divino (la Giustizia) agiva con l’uomo; l’elemento Amore non restava indifferente, ma era impotente per due ragioni: prima, perché non poteva opporsi alla giustizia e nemmeno impedire l’esecuzione, liberando l’uomo dal potere della Giustizia, fondamento basilare del governo divino; secondo l’Amore non poteva intervenire, allora, per rilevare all’uomo pagando, con il sacrificio del riscatto, per il peccato, poiché ciò avrebbe costituito un’opposizione al Piano di già tracciato dalla saggezza infinita di Dio. In tal modo, l’Amore e la potenza divina erano ritenuti, per il momento, incapaci di soccorrere l’umanità perciò, obbligati ad approvare la Giustizia che presiedeva all’esecuzione della condanna, la Saggezza ha permesso a questa esecuzione di seguitare il corso delle tribolazioni e della morte, durante seimila anni. In tale accordo con questo Piano, l’Amore non intervenne per liberare l’uomo, non altro che per incoraggiarlo ed istruirlo, mediante le promesse ed i sacrifici, tipo, i quali prefiguravano i metodi per cui l’Amore avrebbe finalmente compiuto la liberazione al tempo stabilito dall’ Saggezza. Così, l’amore ha atteso, pazientemente, il momento propizio, in cui, sotto la direzione della Saggezza, avrebbe potuto agire e potrebbe, più tardi, invocare la Potenza divina a suo aiuto.

Il momento dell’entrata in azione dell’attributo Amore venne, infine, alla “pienezza dei tempi” (Galati 4:4), ‘al tempo stabilito’ (Rom. 5:6): come esprimono le Scritture, allorché Iddio inviò il Suo Figlio, come ‘l’uomo Cristo Gesù, ‘al fine che, per la grazia (favore, bontà, misericordia) di Dio, egli gustasse la morte per tutti. (I Tim. 2:5; Ebrei 2:9) Solamente allora, l’amore divino fu manifestato all’umanità, per quanto esso sia sempre esistito, così come leggiamo: ‘In questo s’è MANIFESTATO, per noi l’amore di Dio,’ ‘in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo Gesù è morto per noi.’— I Gov. 4:9; Rom. 5:8

Nell’esercitare la sua azione, conforme alla Legge di Dio, e, nel soddisfare le esigenze di essa Legge, l’amore di Dio non entrò in conflitto con le Leggi divine. La via seguita dall’Amore non fu quella di rigettare o combattere la sentenza divina, né d’impedire la sua esecuzione, ma di trovar qualcuno che si sostituisse all’uomo e fosse un riscatto per lui, offrendosi in sua vece. Dando, così, soddisfazione alla pena di morte, inflitta dalla Giustizia, l’amore portò all’umanità la sua liberazione dalla maledizione adamica (la morte) che la Giustizia divina aveva inflitta. L’amore divino trionfò, nell’offrire il sacrificio del riscatto, Gesù, alla Giustizia, all’elemento del carattere di Dio, il quale pone in vigore i decreti giusti del Creatore, applicandone le sanzioni.

Il trionfo dell’amore non è ancora completo. Ha realizzato il riscatto, ma il suo disegno racchiude più di ciò, cioè operare una restaurazione (restituzione) per tutti gli esseri umani, i quali, dopo le loro esperienze, saranno disposti a ridivenire fedeli a Dio ed alla Sua giusta Legge. Ma, siccome l’Amore attendeva da più di quattromila anni, sotto la direzione della Saggezza divina, prima di portare il sacrificio del riscatto, così attenderà ancora quasi duemila anni, dopo il pagamento del riscatto, prima che l’opera della restaurazione possa essere iniziata. (Atti 3:19, 21) Ma, nell’intervallo, la Saggezza permette all’Amore d’occuparsi d’una classe speciale, “il Piccolo Gregge” degli Eletti di questa Età dell’Evangelo, per estrarre, di mezzo ai riscattati, ‘un popolo che porti il Suo Nome,’ composto dalla Chiesa di Cristo, la Sua Sposa e coerede.

La necessità del riscatto della razza per mezzo di Cristo risiede, dunque, nel fatto che Adamo, il padre, s’era venduto, lui e la sua razza, al peccato (e al suo salario, la punizione che ne derivava: la morte). (Rom. 7:14; 5:12) L’uomo aveva bisogno d’essere riscattato dalla schiavitù del peccato, ed il pagamento del prezzo del riscatto era necessario, prima che chiunque potesse essere liberato dalla condanna, o potesse cominciare a sottostare ad una nuova prova per dimostrarsi degno della vita eterna.

Ma consideriamo, ora, questo riscatto sotto una visuale più ampia e notiamo che nostro Signore Gesù Cristo, dopo aver pagato il prezzo del riscatto, non solo teoricamente, ma in realtà, diveniva il possessore ed il padre della razza, poiché, in questo riscatto, Egli prese il posto di Adamo, il padre, che aveva venduta la sua razza. Ora, com’essa fu venduta da Adamo per la sua soddisfazione personale e per la disubbidienza a Dio, così fu comprata dall’uomo, Gesù Cristo, mediante il sacrificio di se stesso, obbedendo alla volontà del Padre, corrispondendo il prezzo necessario, o riscatto per Adamo. Le Scritture presentano anche questo pensiero: “A questo fine, Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore e dei morti e dei viventi. (Rom. 14:9) Fu in virtù della sua morte che il Signore divenne il padrone, il governatore ed il padre della razza, ottenendo il potere di agire su di essa, come con i suoi propri figli, avendoli liberati dalla maledizione della condanna divina, con il suo sacrificio.

In questo speciale senso nostro Signore è divenuto il secondo Adamo, avendone assunta la posizione, quale capo della razza, comprata con la sua vita. Ma, siccome fu l’uomo, Cristo Gesù, che diede se stesso quale prezzo di riscatto, non poteva essere altro che Lui che sarebbe divenuto padre della razza umana. L’uomo Cristo, Gesù, depose tutto ciò che aveva per la redenzione dell’uomo Adamo e della sua famiglia, un prezzo equivalente perfetto, un uomo, per un uomo. La famiglia di Adamo non essendo ancora nata, al momento della trasgressione, non fu condannata direttamente, ma indirettamente e, quindi, fu anche riscattata indirettamente. Una posterità non ancora nata nei lombi dell’uomo Cristo Gesù, divenne il prezzo corrispondente per la posterità di Adamo, non ancora nata al momento della trasgressione.

IL PREZZO NON RIPRESO

Come abbiamo già costatato, le Scritture insegnano chiaramente che nostro Signore fu messo a morte nella carne, ma reso vivente in spirito; Egli fu messo a morte come uomo, ma fu risuscitato dai morti, come essere-spirito, dell’ordine più elevato della natura divina, avendo compiuta l’opera per la quale era divenuto un uomo, ed avendo compiuto il servizio, in una maniera gradevole al Padre, fu risuscitato dai morti all’onore ed alla dignità suprema, molto al di sopra degli angeli, dei principati, delle potenze e di ogni nome che si possa nominare.

Nostro Signore non avrebbe potuto essere mai risuscitato come uomo e, nello stesso tempo, lasciare alla Giustizia il prezzo del nostro riscatto, al fine di liberare Adamo (e la sua famiglia umana) dalla sentenza e dalla prigione della morte. Era necessario, non solo che l’uomo Cristo Gesù morisse, ma era anche esattamente necessario che non rivenisse alla vita, poiché occorreva che restasse morto, qual prezzo del nostro riscatto per tutta l’eternità.

Se, in effetti, nostro Signore fosse stato risuscitato uomo, ciò avrebbe comportate due mali: (1) avrebbe, cioè, implicato il ritiro del nostro riscatto, per cui saremmo restati come prima, sotto la condanna a morte; (2) ed avrebbe implicato, per Lui, la perdita eterna della natura superiore, che Egli aveva abbandonata per divenire uomo ed essere nostro Redentore; oltre ciò la sua fedeltà, verso Iddio, avrebbe avuto per risultato la sua degradazione eterna ad una natura inferiore. Ma tali assurdità e contraddizioni non figurano nelle disposizioni divine. Nostro Signore s’umiliò e divenne un uomo e, come uomo, Egli abbandonò la sua vita, il prezzo di riscatto, per l’uomo decaduto. In ricompensa della sua fedeltà, non solo il Padre celeste lo ristabilì allo stato d’essere cosciente, ma gli diede una natura che, oltre ad essere superiore alla natura umana, oltre passava anche quella che aveva prima, rendendolo partecipe della natura divina, con i suoi attributi ed onori supremi. Nella sua condizione attuale, così elevata, la morte non potrebbe toccarlo, poiché Egli è immortale.

Poiché l’uomo Gesù fu il prezzo del riscatto per la ricompera d’Adamo e della sua razza, non era possibile che l’uomo Gesù fosse il Secondo Adamo, il nuovo padre della razza, in luogo di Adamo. Poiché l’uomo Gesù è morto, morto per sempre, e non potrebbe essere un padre, o dispensatore di vita al mondo.

Colui che, ora, per il suo riscatto, possiede il titolo di padre della famiglia umana è il Gesù risuscitato e glorificato, partecipante della natura divina, è Lui, quindi, il secondo Adamo. Come già abbiamo fatto rilevare, in precedenza, nostro Signore Gesù, nella carne, non fu il secondo Adamo. Egli non era il padre di una razza, ma venne semplicemente per riscattare Adamo e la sua razza, alfine di divenirne anche il padre, e questa opera assorbì tutto ciò che Egli possedeva, allora, e non resta nulla. Tale è il pensiero espresso nelle Scritture e questa è la forma in cui l’Apostolo lo presenta: “Il primo uomo tratto dalla terra è terreno, il secondo uomo (il secondo Adamo) è dal cielo (alla sua seconda presenza durante il Millennio) … E come abbiamo portato l’immagine del terreno (che è polvere: Adamo), noi, (membri della Chiesa, coeredi con Cristo, e partecipanti delle più grandi e preziose promesse della natura divina, (Rom. 8:17; 2 Pietro 1:4), così porteremo anche l’immagine del celeste (il secondo Adamo). Perciò è scritto: ‘Il primo uomo Adamo fu fatto anima vivente; l’ultimo (il secondo Adamo) è spirito vivificante. Però ciò che è spirituale non viene prima; ma prima ciò che è spirituale.’— I Cor. 15:45-48

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora