AURORA
Maggio-Giugno 2011

Contenuto Di Questo Numero

  1. Editoriale
  2. Giovanni 1:1-2, Trinita
  3. La Risurrezione
  4. La Natura Dell’Uomo
  5. Alla Luce Dell’Aurora

Editoriale

TUTTI I PAESI di religione islamica stanno bruciando in rivolte contro le istituzioni politiche del loro paesi, le folle si ribellano alle dittature e ai regimi teocratici di queste nazioni. Un vento di libertà civile si sta impossessando di queste nazioni. Un effetto, domino procurato e sostenuto dalla rete si è innestato tra queste popolazioni. Tramite il web giovani di ogni nazione senza a capo speciali iniziatori o promotori, si sono ritrovati a voler rovesciare i governi costituiti, per cercare una uguaglianza di condizioni economiche e lavorative che purtroppo non esistono in certe sfere del mondo. Un passa parola senza precendenti nella storia dell’umanità, che fa parlare analisti storici e politici. Nessuno aveva previsto un rovesciamento tale in così poco tempo, nazioni come: Tunisia, Egitto, Libia, Marocco, Behrein. Yemen ecc. (la lista si va allungando anche mentre scrivo) hanno avuto un moto di libertà alla schiavitù e dal giogo della religione e scendendo in piazza armati solo di bastoni pietre o poco più, reciamano il diritto alla libertà ed al lavoro. Mi rivolgo a voi lettori di questo periodico: sapete leggere nelle pieghe della storia al di là di ciò che appare agli occhi di tutti, sapete vedere qualcosa di più degli altri? Vi state rendendo conto che ciò che accade è l’adempimento delle parole profetiche del nostro Padre, così come sono espresse dai profeti nelle Scritture?

Analizziamo brevemente ciò che la Parola profetica di Dio dice di questi ultimi avvenimenti. Il popolo di Israele è stato e sarà per sempre artefice della storia del mondo, ciò che accadde a questo popolo ha influenzato la storia dell’umanità intera, e così sarà ancora oggi. Guardare agli avvenimenti internazionali che riguardano da vicino questo popolo, significa conoscere in anticipo ciò che succederà al mondo intero. Alcune nazioni come l’Iran hanno giurato di sterminare dalla faccia della terra Israele, e si fa di tutto per creare situazioni tali, così che Israele abbia ha non avere più l’appoggio di nazioni alleate come gli Stati Uniti d’America. Destabilizzandosi i paesi che sono vicini ad Israele, sia in senso fisico che come sostegno; vediamo che questa nazione tanto odiata dal mondo islamico si sta ritrovando da sola. Questo è ciò per cui i suoi nemici stanno lavorando da sempre. Questo era stato annunciato molto tempo fa dai profeti.

Al capitolo 38 del profeta Ezechiele sono menzionati tutti i capostipiti delle odierne nazioni arabe (da i a 6). Al versetto 8 si parla che “negli ultimi anni” ‘Lui’ Gog (un appellativo di Satana) sarebbe andato contro quel popolo che era stato radunato ‘da molti popoli’ e che adesso ‘vive in sicurtà.’

Infatti dice in “cuor suo” ‘salirò contro questo paese di villaggi senza mura, andrò contro gente tranquilla che abita al sicuro, che dimora tutta in luoghi senza mura e non ha né sbarre né porte.’ ‘Per saccheggiare e fare bottino per stendere la tua mano contro luoghi devastati ora ripopolati e contro un popolo raccolto tra le nazioni, che si è procurato bestiame e ricchezze e dimora sulle alture del paese.’—Versetto 11-12

Al versetto 16 leggiamo: “Salirai contro il mio popolo Israele, come una nuvola che copre il paese, Questo avverrà negli ultimi giorni; ti condurrò contro il mio paese affinchè le nazioni Mi conoscano, quando sarò santificato davanti ai loro occhi o Gog.” ‘Ti condurrò contro il mio paese.’ Si le nazioni odierne con i loro moti di libertà ed eguaglianza pensano di avere in mano il loro destino futuro, in realtà, ciò fu preannunciato secoli e secoli fa. Il carro della storia previsto da Dio non si è fermato; avanza come Egli previde e niente lo potrà fermare. Gli avvenimenti odierni predetti e previsti dal nostro Padre Geova ci confermano ancora una volta (se mai ce ne fosse bisogno) che la Sua Parola non mente che Egli annuncia molto tempo fa, ciò che poi si avvererà.—Isaia 42:9 Sappiamo vedere (con gli occhi della fede) come questi avvenimenti adempiano le profezie bibliche? Ci rendiamo veramente conto di vivere negli “ultimi giorni?” Ci stiamo mentalmente preparando a vivere il tempo più benedetto e nello stesso tempo più difficile di tutto il tempo mai vissuto dall’umanità? Se riusciamo a vedere nelle Sacre Scritture l’adempimento del Piano di Dio attraverso il comportamento dei popoli e di Israele, siamo persone benedette dal Signore, e se non c’è ancora chiaro come Dio agisca attraverso i popoli e attraverso il comportamento del suo popolo Israele, allora è giunto il tempo che vi mettiate seriamente a studiare le profezie. Da questo non potranno che scaturirvi eterne benedizioni. Questo è ciò che gli Studenti della Bibbia vi invitano a fare con solerzia.

Margherita Leporatti


STUDIO DOTTRINALE

Giovanni 1:1-2, Trinità

CHE DICONO LE Sacre Scritture riguardo alla dottrina della Trinità tanto in voga in questo secolo? Ed è in vista di questo tema che desideriamo a scrivere quanto segue con la speranza che sarà di aiuto al lettore perchè l’articolo armonizza con gl’insegnamenti delle Sacre Scritture.

“Nel principio, la parola (il Logos) era, e la Parola (Logos) era con Dio (l’Eterno e la Parola era Dio (un Dio) un Potente. Essa era nel principio (di un tempo a noi sconosciuto con Dio, La creazione ed origine del Logos risale ab antico, dal tempo eterno. (Michea 5:2) Il Logos o Parola, e definita nelle Scritture: “La sapienza di Dio, l’eterno. L’Apostolo Paolo scrisse che.” E sapienza di Dio. (I Cor. 1:24-30) Essendo il Logos o parola, la sapienza dell’Eterno. Leggiamo nelle Scritture: ‘L’Eterno lo possedeva al principio della sua via prima delle sue opere più antiche fui stabilita dall’eternità, dal principio, prima che la terra fosse. Quando non aveva ancora fatto ne la terra ne i campi ne le prime zolle della tarra. Quando Egli fissava i cieli, io ero la; quando Egli fissava un cerchio sulla superfice dell’abisso. Quando assegnava il mare il suo limite perchè le acque non oltre passassero il suo comando, quando stabiliva le fondamente della terra, io ero presso Lui come un architetto, ero ogni giorno la sua delizia, rallegrandomi ogni momento davanti a Lui.”—Proverbi 8:22-30

Gesù fù la prima Creatura vivente di natura spirituale similmente al suo pedre Iddio. (Apoc. 3:14) È l’immagine dell’Iddio invisibile e primogenito d’ogni creatura. (Cols. 1:15) Essendo il (Logos, opera del Dio Eterno, “Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte e stata fatta.” (Giov. 1:3) In Lui (Cristo) sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sopra la terra; le visibili e le invisibbili, e troni, e signorie, e principati, e podesta.” ‘Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in Lui.’—Coloss. 1:16-17

Nell’opera creativa del genere umano vi fù il consenso di Dio (il Padre Cleste) ed il Logos, (Cristo Gesù) una chiara effermazione: Plurale: “Facciamo l’uomo alla nostra immagine e somiglianza.”—Genesi 1:26

Essi sono Due Esseri distinti. Il primo è l’Eterno, vita e datore di vita. Il secondo fu il Logos. (Giov. 1:14, 5:26) Egli, il Logos e stato l’Unico Agente Esecutivo dell’Eterno per l’intero creato. In relazione alla redenzione, il Logos fu trasferito dalla natura spirituale a quella umana. Di lui, langelo Gabriele (una creatura spirituale) apparve a Maria-la madre di Gesù e gli disse queste parole: “Egli sara grande e sarà chiamato figliolo dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.” (Luca 1:32)b A nessuno degli angeli Dio ha detto: ‘Tue sei mio figlio, oggi ti ho generato! E di nuovo: Io gli sarò Padre, ed Egli mi sarà Figlio.’ (Ebrei 1:5) L’angelo del Signore disse a Maria: ‘Lo spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’altissimo ti adombrerà pertanto il Santo che nascerà da te sarà chiamato il figlio di Dio. —Luca 1:35

E scritto ancora: “Perciò, entrando nel mondo egli dice: Tu non hai voluto ne sacrificio ne offerta, ma mi hai preprato un corpo. Egli aggiunge: Ecco, io vengo per fare, o Dio God, la tua volontà.”(Ebrei 10:5-9) E scritto ancora: ‘Gesù, reso perfetto divenne autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono. (Abrei 5:9) Nell’Evangelo di Giovanni 1:14 leggiamo: ‘E la parola fu fatta carne ed ha abitato fra noi; e noi abbiamo contenplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre piena di grazia e di verità.

Avendo posto il fondamento Scritturale della distinzione fra il Padre ed il figliolo, e noi in uno spirito di tolleranza ed in base agli insegnamenti delle Sacre Scritture dimostreremo che la teoria che insegnano nelle chiese nominali che credono ed insegnano che Dio (il Creatore dell’Universo) e Gesù (il Salvatore del mondo) sono uno. Una prova tangibile avvenne al tempo quando Erode ha ordinato la strage degli innocenti. A quel tempo a Giuseppe gli fu rivelato dal Signore di prendere il fanciullo con la madre e fuggire in Egitto. Fu l’Eterno Dio che mandò il suo angelo a loro per sventare il crimine di Erode. (Matt. 2:12-14) Lo stesso avvenne al ritorno dopo la morte di Erode, onde stabilirsi nella cittadina di Nazaret. All’età di 12 anni quando entro nel Tempio per predicare il messaggio degli insegnamente delle Sacre Scitture, Giuseppe e Maria dissero a Gesù; “Ecco tuo padre ed io, angosciati ti cercavamo. Ma Egli (Gesù) disse loro perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Matteo 2:49) In base a quello che Gesù rispose a Giuseppe e Maria sua madre dimostrano una chiara distinzione fra lui (Gesù) e il Padre Celeste.

Al battesimo nel Giordano, Giovanni Battista vide che i cieli si apersoro, e vide altresi: “Lo spisrito in somiglianza di colomba venire sopra a Gesù, ed ecco una voce che venne dal cielo che disse: Questo e il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto.”(Matteo 3:17) Se dunque (secondo la dottrina della trinita, Gesù era nel Giordano, perche allora venne quella voce dal cielo? La Bibbia altresì fa cenno dello Spirito Santo che e la invibile potenza di Dio. Anche questo fu malinteso ed a far credere che lo spirito Santo a causa di malinteso, si e immagginato che lo Santo sia una persona, un terzo essere in potenza e gloria simile al Padre e al figliolo, oppure in qualche modo misterioso UNO in sostanza con essi. Questa veduta non e Scritturale. In armonia con gl’insegnamentì Scritturale, lo spirito Santo e la potenza di Dio che opera per il compimento dei suoi propositi Divini.

Questa invisibile potenza diverrà piu chiara quando esaminiamo la Testimonianza Scritturale appartenente al soggetto. Nell’Evangelo di Matteo 11:25-27 e Luca 10:21-22, e scritto: “In quel tempo Gesù prese a dire: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rovelato ai piccoli fanciulli. Ogni cosa mi e stata in man dal Padre mio e nessuno conosce il Padre, se non il figlio e colui al quale il figlio avrà voluto rivelarlo: Se Gesù e Dio stesso (l’eterno) a chi rendeva la gloria e lode, a se stesso?

Sul monte della Trasfigurazione, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, furono condotti in un alto monte, in disparte e fu trasfigurato alla loro presenza la faccia risplendente come il sole e le sue veste divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro, Mose ed Elia che conversavano con lui (Gesù). Mentre egli parlava ancora, ecco una nuvola luminosa li adombro e si udi una voce dalla nuvola che diceva: Questo e il mio amato Figlio, in cui mi sono compiaciuto: ascoltatolo.—Matteo 17:5

L’Apostolo Pietro riferendosi alla visione scrisse: “Egli (Gesù) ricevette infatti da Dio Padre onore e gloria, quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: Questo e il mio amato figlio, nel quale mi sono compiaciuto. E noi udimmo questa voce recata dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo.” (2 Pietro 1:17-18) Se la dottrina della Trinita (I tre sono uno e uno formano i tre e assurdo, allora si domandi: di chi era la voce che disse: “Questo e il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto?” Nell’Evangelo dell’Apostolo Giovanni 7:28-29. Gesù disse; “Voi mi conoscete e sapete da dove sono tuttavia io non sono venuto da me stesso, ma colui che mi ha mandato e verace e voi non lo conoscete. Pero io lo conosco, perche vengo da lui ed e stato lui a madarmi.” Le parole di Gesù hanno un importante significato quando disse: ‘son proceduto la Lui,’ ma afferma altresi nel dire: ‘Egli mi ha mandato.’ E da notare che chi e madato per compiere una qualsiese missione, e sempre inferiore a colui che lo manda. Gesù sapeva che fu mandato dal Suo Padre. I trinitari confondano le parole di Gesù e non hanno una chiara comprenzione sul fatto che Gesù e il figlio di Dio, e lo spirito Santo e la potenza di Dio che invisibilmente si manifesta secondo il volere di Dio.

Nell’Evangelo di Giovanni 10:29-30, Gesù riferendosi a Suoi discepoli disse: “Il Padre mio che, me la ha date, e piu grande di tutti e nessuno le puo rapire dalla mano del Padre mio.” In queste poche parole di Gesù, si notano tre punti importante: Il Padre (Dio) e maggiore di tutti e maggiore di Gesù, (non uguale) e non fa cenno di una terza persona, che sarebbe lo Spirito Santo. Gesù non dice che Lui ed il Padre sono lo stesso Essere formando cosi la prima e la seconda persona di una Trinita. Il pensiero di Gesù si ricollega con quanto e scritto nell’Evangelo di Giovanni 17:2-6-11 che si riferiscono nell’unione intima fra Lui, il Padre e i suoi discepoli. Tratti da questo mondo alla quale del continuo pregano che anche loro sono la stessa cosa con loro.

Evidentamente anche ai tempi degli apostoli prevaleva un po di confusione in relazione a questo soggetto, e Gesù notanto questa situazione ed un po di confusione disse: “Vi ho detto tante cose mentre ero con voi, ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre mandera nel mio nome, vi inegnera ogni cosa e vi ricordera tutto cio che vi ho detto.” Se Gesù ed il Padre fossero la stessa persona, allora in questo caso, anche gli eletti dovrebbero far parte nell’unita di questa stessa persona. Alla domanda di Giuda (non l’Iscariot) Gesù disse loro: ‘Se uno mi ama osservera la mia parola: e il Padre mio l’amera. Io vi lascio la pace, vi do la mia pace, io ve la do, non come la da il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi. Evete udito che vi ho detto. Io me ne vado e tornero a voi. Se voi mi amaste, vi rallegreresti perche ho detto: Io vado al Padre, poiche il Padre e piu garnde di me.’—Giovanni 15:25-28




La Risurrezione

IL RITORNO DELLA primavera significa l’inizio di una nuova vita: la natura si risveglia, dopo il freddo ed il gelo invernale, i fiori alzando le loro corolle per ricevere le carezze del sole, gli alberi cominciano a cingere il loro bel manto verde, le farfalle, con i loro colori variopinti, svolazzano di fiore in fiore succhiando il dolce nettare, il cinguettio degli uccelli riempie l’atmosfera annunziando quel generale risveglio molte simile ad una risurrezione.

La primavera rappresenta il trionfo di tute le cose buone sulla morte e se anche la vita è una cosa buona (e lo è, infatti perchè è dono di Dio) anch’essa è in attesa della “primavera,” una più grande primavera in cui i fiori dell’amore, della gioia, della pace sbocceranno dai cuori di tutti gli uomini, dopo il lungo periodo invernale del presente secolo malvagio, caratterizzato dal peccato e della morte.

SOGNO O REALTA’?

L’assicurazione di un uomo qualsiasi, grande che sia, sulla veridicità di questa affermazione sarebbe poco credibile. Occorre la promessa di un essere che abbia l’intenzione e la capacità di portarla a compimento. E l’Eterno Iddio è l’unico che può far ciò. Ha mai fatto Egli una promessa simile? Senza alcun dubbio, si! E la Sacra Bibbia, che è la Sua parola, ce ne fornisce assicurazione. In questo santo libro le promesse di Dio si presentano così chiare, ferme e sicure, che noi non possiamo dubitare che Egli non intenda adempierle o non ne abbia la capacità.

A questo punto potremo porci questa domanda: Se così stanno le cose, perchè Iddio non ancora adempie le sue promesse? Perchè ha permesso che l’egoismo, l’orgoglio, le malattie e la morte prendessero possesso dell’umanita?

La risposta è che Iddio ha un piano ed ogni parte di esso si adempie al proprio tempo. La primavera della vita per tutta l’umanità appartiene ancora al futuro. La trasgressione dei nostri progenitori nell’Eden scatenò il freddo inverno del peccato e della morte che si abbattè su tutti gli uomini. “Per un uomo—scrive, infatti, Paolo—il peccato è entrato nel mondo, e per il peccato la morte; ed in questo modo la morte è passato a tutti gli uomini.” (Romani 5:12) Se non vi fosse stata la violazione alla legge divina, l’uomo sarebbe vissuto in perpetuo sulla terra in una condizione di perfezione. Iddio ha dunque dato l’uomo alla morte per un savio proposito: insegnargli l’utilità dell’ubbidienza e fargli acquisire, attraverso la diretta esperienza della sofferenza e della morte, il dono preziose della vita, che viene solo ed unicamente da Lui. Allora Iddio restituirà la vita a tutti e non per pochi anni, ma per sempre, in una condizione di perfezione.

LA SPERANZA

Il piano di Dio reca una unica speranza per la liberazione dell’umanità: la risurrezione dei morti. Ad essa i popoli di Dio, vissuto prima della venuta di Gesù, si aggrappò con fede, perchè sta scritto che “per fede…le donne ricuperarono per risurrezione i loro morti.” (Ebrei 11:35) Ed anche se il senso letterale di quest’affermazione si avverò per alcuni casi soltanto, in senso più generale la loro speranza era che in futuro vi sarebbe stata una risurrezione ditutti i morti. Quella speranza poggiava infatti sulla promessa fatta da Dio nella sua parola. Leggiamo perciò in Osea 13:14: ‘Io li riscatterei dal potere del soggiorno dei morti, li redimerei dalla morte; sarei la tua peste o morte, sarei la tua distruzione o soggiorno dei morti.’ Ed Isaia: ‘I tuoi morti ritorneranno in vita, il mio corpo anch’esso, e risusciterà. Risvegliatevi, e giubilate voi che abitate nella polvere poichè la terra getterà fuori i trapassati.’ (Isaia 26:19) Anche in Ezechiele, 37:12, vi è il seguente accenno alla risurrezione: ‘così parla l’Eterno: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi trarrò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio.’

Queste esplicite promesse e molte altre ancora che potremo citare dall’Antico Testamento costituirono per il popolo di Dio una luce che lo guidava verso l’atteso Messia. Ma la speranza nella risurrezione dei morti brillò di una luce ancora più vivida con la risurrezione di Gesù. Vero è che Elìa risuscitò un fanciullo; Eliseo altrettanto; il Signore Gesù richiamò in vita tre persone dal sonno della morte; ma tutti costoro morirono di nuovo in quanto soggetti ancora alla condanna adamica. Gesù era invece santo ed immacolato, esente dal peccato. Egli osservò perfettamente la legge divina come nessun’altra persona prima di lui era stata capace di fare ed il suo sacrificio fu accettevole a Dio. Morendo sulla croce, Egli espiò per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo, ed ottenne la nostra giustificazione.

Tutto ciò era stato chiaramente profetizzato da Isaia. Leggiamo infatti che “Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su di Lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuta guarigione… L’Eterno ha fatto cader su Lui l’iniquità di noi tutti…”—Isaia 53:5,6

Consapevole dell’effetto che la sua morte sulla croce avrebbe prodotto sui suoi discepoli, non ancora maturi per la comprensione del piano divino, Gesù annunziò loro anche la sua risurrezione e glorificazione. Essi non compresero però il significato delle sue parole e la crocifissione del Maestro fu per loro un duro colpo. Per Satana, quella morte rappresentava invece il suo grande trionfo; ma l’illusione fu di breve durata perchè con la risurrezione di Gesù vedeva l’inizio della sua sconfitta che sarebbe sopraggiunta definitiva, irreparabile e la fine del suo regno tenebroso.

La risurrezione di Cristo è perciò il più grande evento di tutti i tempi: è la brillante luce che illumina il mondo. Così apparve, infatti, ai discepoli le cui speranze si rinvigorirono; così appare anche a noi.

‘EGLI…E’ RISUSCITATO”

“Perchè cercate il vivente tra i morti? Egli non è più qui, ma è risuscitato.” (Luca 24:5,6) Queste parole dell’Angelo, rivolte alle pie donne che si erano recate al sepolcro per una mesta e pietosa incombenza, racchiudono una potenza straordinaria e fanno palpitare i cuori di coloro che hanno creduto! Eppure quest’annunzio sembrò strano ai discepoli, che rimasero stupiti. Per accertarsene, due di loro, Pietro e Giovanni, si recarono al sepolcro e, come informa l’Evangelista, entrarono, videro e credettero.—Giovanni 20:5-9

In quel giorno faticoso, il cordoglio dei discepoli fu cambiato in letizia, lo scoraggiamento in speranza; le tenebre vennero fugate, la morte vinta. E lassù, in alto, nella volta celeste, la stella lucente della risurrezione brillava di uno splendore nuovo, raggiante di vittoria e di vita per l’intera umanità!

La risurrezione di Cisto Gesù è garanzia di liberazione dalla morte adamica di tutta l’umanità. Riferendosi a questo grande evento Gesù disse: “Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti quelli che sono nei sepolcri, udranno la sua voce e ne verranno fuori.” (Giovanni 5:28) L’apostolo Paolo aggiungerà più tardi che la risurrezione costituisce la sola ed unica speranza di vita futura per l’umanità, senza la quale noi saremmo definitivamente periti. Perciò “come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo tutti saranno vivificati.”—I Corinzi 15:12-22

In vista di queste preziose promesse noi abbiam fede nel loro adempimento; verrà il giorno in cui tutti coloro che dormono il sonno della morte saranno risvegliati e richiamati in vita. Le famiglie allora si ricomporranno per non essere mai più smembrate e noi rivedremo coloro che abbiamo tanto amato in questa vita.

La parola di Dio afferma, senza ombra di dubbio, che tutti i nemici attuali dell’uomo saranno distrutti per sempre e “l’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte.”—I Corinzi 15:26 da cfr. Con Apocalisse 21:4-8 e Isaia 35

Il piano di Dio giungerà così ad una felice conclusione, ed il cielo e la terra saranno nuovamente uniti ed in piena armonia. Quest’opera di riconciliazione tra Dio e l’uomo passa attraverso la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, l’ “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo,” il Mediatore tra Dio e gli uomini (Giovanni 1:29; I Timoteo 2:5), Colui che è degno ‘di ricevere la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e la gloria e la benedizione.’—Apocalisse 5:12



STUDIO BIBLICO

La Natura Dell’uomo

LA GENESI PROSPETTA gli stadii della creazione dell’uomo indicandoci che, formato, non era ancora né uomo, né un essere fino al momento in cui Jehovah, il Padre nostro, non gli diede l’alito vitale. Aveva degli occhi e non vedeva, delle orecchie ma non intendeva, una bocca e non parlava una lingua e non gustava, delle narici ma non aveva odorato, un cuore che non pulsava, del polmoni che non davano il respiro. In definitiva non era un uomo, ma un corpo inanimato.

La seconda fase della creazione, consistette nel comunicare la vitalità a questo corpo, perfettamente formato ed in funzione sincronica del suoi organi. Questa seconda fase è descritta con l’espressione: “Dio soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.”

Allorché una persona, in buono stato di salute, s’annega e la vita cessa in ogni sua funzione, si può, a volte riattivarla manovrando le braccia in modo da far funzionare i polmoni come un soffietto per ripristinare la respirazione e l’inspirazione. In Ciò che concerne la creazione di Adamo, non vi fu, naturalmente, nessuno sforzo perchè questi respirasse l’ossigeno vivificante dell’atmosfera creata in armonia del suo organismo.

Allorchè il soffio vivificante entrò nei polmoni questi si dilatarono, caricarono di ossigeno i globuli del sangue che, affluito al cuore, venne propagato in tutte le parti del corpo e pose in attività tutto l’organismo.

L’energia fu, in un attimo trasmessa al cervello e questi diede impulso al pensiero, al ragionamento, alla funzione dei sensi. Così, lo organismo senza vita divenne l’anima vivente in tutte le funzioni volute e preordinate dal Sommo Creatore.

Per quanto Adamo fosse dotato di un organismo perfetto, tuttavia aveva bisogno di mangiare le frutta dell’albero del giardino “onde conservare la vita nelle funzioni prestabilite. Allorchè peccò, Dio lo cacciò dal giardino “onde non prendesse del frutto dell’alberto della vita e ne mangiasse e vivesse in perpetuo.”—Gen. 3:22

Se percepiamo a fondo il significato da attribuire all’anima, nei termini “neh-phseh” e ‘psuché,’ contenuto nelle scritture ispirate, ogni mistero svanisce. L’offuscamento dal quale sono avvolti i vaghi ed indefiniti termini ‘anima’ e ‘spirito’ svanisce e permette all’ignorante ed all’uomo istruito dipenetrare nel senso di questi termini che potevano apparire misteriosi, indescrivibili ed incomprensibili.

Nessuno deve immaginarsi che nel corpo s’identifichi l’anima. Le parole del Signore ci dicono: “Dio è capace di distruggere sia l’anima che il corpo.” D’altronde non può esistere un’anima o essere sensitivo senza un corpo: celeste o terrestre, spirituale o animale.

La caduta dell’uomo a causa del peccato lo condusse alla morte ed alla perdita di quella perfezione originale di cui godeva allorchè Jehovah nel crearlo defini la sua opera “molto buona.”

Vi sono molti che, se avessero coltivato le loro facoltà intellettuali e spirituali, non avrebbero subito l’ottenebrazione cerebrale atta a percepire intuire e ragionare col discernimento concesso ai dotati. Purtuttavia tali facoltà poiche non sono morte ma intorpidite, possono sempre essere riattivate. La differenza fra l’uomo e la bestia consiste appunto nella mancanza di queste doti concesse da Dio al genere umano. L’uomo si degradò e perdette la rassomiglianza con il Suo Creatore.

Da quanto esposto possiamo concludere che il termine “anima” sta a designare un’esistenza intelligente, un essere dotato dell’alito vitale concessogli da Dio.

Cosa è dunque che muore?

L’anima, l’essere sensitivo che cessa d’esistere e fu prodotto dall’unione dell’alito vitale con l’organismo.

La promessa d’una risurrezione garantisce un’esistenza fisica nella quale sarà riaccesa e ravvivata l’anima. Ora, come un essere o un’anima non può esistere senza un corpo e senza il potere o lo spirito che le dà vita, ne consegue che una risurrezione o restaurazione dell’essere, o anima vivente, comporta la creazione d’un nuovo corpo o nuovo organismo.

Le Scritture ci affermano che i corpi umani i quali ritornano alla polvere, non saranno rinnovati, poichè, alla risurrezione, Iddio ridonerà dei nuovi corpi “secondo che l’ha stabilito.” (I Corinzi 15:37-40) In questo passaggio, l’Apostolo ci mostra che, alla risurrezione, ci sarà una categoria di persone la quale sarà giudicata degna di ricevere una essenza spirituale e non umana e, quindi, carnale. L’apostolo dimostra che questo cambiamento consisterà nel dare, a quei che vi saranno sottoposti, un corpo di natura differente. ‘Ciò che semini (nella morte), non sarà il corpo che nascerà.” E’ l’anima, l’essere sensitivo che Dio vuole ricostituire con la sua potenzia’e risurrezione per la quale darà a ciascuno (anima o essere sensitivo) un corpo ch’Egli ha giudicato bene di dargli, nella sua infinita saggezza, un corpo spirituale ai membri della Chiesa, della sposa; i cui componenti saranno scelti durante l’epoca dell’Evangelo ed un corpo umano a coloro che faranno parte alla restaurazione degli uomini. Però, bisogna tenere presente, che tale estaurazione non ridonerà il corpo che fu perduto con la morte.—I Corinzi 15:37-38




Alla Luce Dell’Aurora

“Finchè Non Venga Colui. …”

“Cosi parla il Signore, l’Eterno: la tiara sarà tolta, il diadema sarà levato; tutto sarà mutato…finchè non venga Colui a cui appartiene il giudizio, ed al quale lo rimelterò.”
—Ezechiele 21:31-32

DURANTE LUNGHI secolo di tenebre e di angoscia per l’umanità, paragonabili, secondo una simbologia biblica, ad una notte di pianto, finalmente sta per spuntare il mattino di gioia, in cudio realizza le promesse formulate anticamente ad Abrahamo, a tutti i patriarchi ed ai santi profeti dell’Antico Patto.

Ad Abrahamo, l’Eterno rivolse la promessa di benedire in lui e nella sua progenie, tutte le famiglie della terra (Genesi 12:3; 18:18; 22:18) ed il fedele patriarca, forte di tale promessa, nel corso della sua esistenza rimase nell’aspettazione di una “città che ha i veri fondamenti ed il cui costruttore è Dio.”—Ebrei 11:10

Nella Bibbia una città simboleggia un governo, e questa città di cui Iddio ne è l’architetto e costruttore, si identifica nel regno o governo di Dio.

Probabilmente Abrahamo non comprese tutta la meravigliosa portata di tale promessa, ma percepì tuttavia quale grande parte avrebbe avuto nel futuro la sua “progenie” nell’opera di benedizione e di restaurazione di tutte le famiglie della terra.

Di quest’ultima, invece, fu concessa una visione a Giacobbe, nipote di Abrahamo, il quale, poco prima della sua morte, così profetizzò nei riguardi del suo figliuolo Giuda: “Giuda è un leoncello; tu risali dalla preda, figliuol mio; egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa: chi lo farà levare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, nè il bastone di comando di frà i suoi piedi, finchè venga Colui (ebraico: sciloh) che darà il riposo, ed al quale ubbiddiranno i popoli.”—Genesi 49:9-10

Questa profezia fu pronunziata al tempo del soggiorno del popolo ebreo in Egitto e la figura di un leone accovacciato simboleggia il diritto di regnare. E’ dunque chiaro che essa contiene l’idea di un grande dominatore proveniente dalla tribù di Giuda, il quale apporterà la pace—dove il termine: sciloh—e adempirà le promesse fatte da Dio ad Abrahamo.

L’Eterno si servì di Mosè per liberare il popolo ebreo dalla servitù d’Egitto e per dargli la sua legge divina, la cui, fedele osservanza gli avrebbe conferito, con il diritto ad una esistenza nazionale, anche il privilegio di essere sovranamente innalzato nei riguardi di tutte le altre nazioni: “Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce ed osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poichè tutta la terra è mia: e mi sarete un regno di sacerdoti ed una nazione santa.”—Esodo 19:5-6

Il raggiungimento di quesa invidiabile posizione di reame sacerdotale era subordinata all’osservanza del patto; e Dio concesse ad Israele tutte le opportunità per provare la sua fede, usando grande benignità verso questo popolo, perdonandogli le molteplici manifestazioni di apostasia.

I Giudei entrarono nel paese della promessa, sotto la guida di Giosuè ma, dopo la morte di quest’ultimo, per vari secoli non ebbero conduttori ed Iddio suscitò loro dei “giudici” per liberarli ogni qualvolta essi divenivano preda dei loro nemici e mostravano segni di sincero pentimento. Samuele fu l’ultimo di questi giudici che governò lungamente, ma verso la fine del suo ministerio, Israele gli domandò un re, così come ne avevano le nazioni circonvicine. L’Eterno esaudì questa richiesta ed incaricò Samuele di ungere Saulle, quale primo re d’Israele.

Saulle sul principio regnò degnamente, ma poi si allontanò dalle vie del Signore e Davide venne unto al suo posto, però, malgrado l’unzione, non regnò che dopo la morte del primo.

La grazia dell’Eterno non si diparti giammai da Davide, perchè fu un re gradito. A mezzo del profeta Natan, il Signore gli rivolse questa consolante promessa: “La tua casa ed il tuo regno saranno saldi per sempre dinnanzi a me, ed il tuo trono sarà reso stabile in perpetuo.”—2 Samuele 7:16 Queste parole potevano considerarsi l’adempimento della promessa che l’Eterno fece ad Abrahamo, riguardante la ‘progenie’ o posterità di quest’ultimo, per mezzo della quale Egli avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra. Dunque, non soltanto il grande dominatore dei popoli sarebbe stato suscitato dalla tribù di Giuda, ma più particolarmente dalla famiglia di Davide.

L’Eterno, nell’organizzare il Regno d’Israele, fece in modo che questo rappresentasse simbolicamente il vero Regno che il Messia avrebbe dovuto più tardi stabilire. Così leggiamo che Salomone “si assise sultrono dell’Eterno, come re, al posto di Davide, suo Padre.” (I Croniche 29:23) Lo stesso è scritto per tutti i re della discendenza di Davide che vi si insediarono successivamente. Alcuni di essi furono fedeli all’Eterno, altri no; non pertanto però l’Eterno tolse loro il potere regale.

Questo regno simbolico esercitò il suo potere fino al tempo di Sedechia, ultimò re che si assise sul “trono dell’Eterno.” Costui fu malvagio ed a lui il profeta Ezechiele rivolse le seguenti terribili parole: ‘E tu, o empio, dannato alla spada, o principe d’Israele il cui giorno è giunto al tempo del colmo dell’iniquità così parla il Signore, l’Eterno: la tiara sarà tolta, il diadema sarà mutato; ciò ch’è in basso sarà innalzato; ciò ch’è in alto sarà abbassato. Ruina! Ruina! Ruina! Questo farò di lei; anch’essa non sarà più, finchè non venga colui a cui appartiene il giudizio, e al quale lo rimetterò.”—Ezechiele 21:30-32

Vi è qualcosa di definitivo nelle seguenti parole: “il cui giorno è giunto al tempo del colmo dell’iniquità;” qualcosa che precedentemente era già stato annunziato.

Quando Iddio stipulò un patto con Israele, per mezzo della legge data a Mosé, Egli condizionò le sue benedizioni e le sue cure all’ubbidienza ed alla fedeltà da parte di questo popolo; riserbò ad esso, invece, terribili castighi in caso di disobbedienza. (Levitico 26:17-28) Se dopo tali castighi, esso non si fosse ancora ravveduto. Iddio lo avrebbe punito—particolare importante—“sette volte di più.” Questa espressione è menzionata a quattro riprese.

Coloro che conoscono le profezie sono generalmente d’accordo sul fatto che in questo passo ogni “tempo” equivale ad un anno giudaico di 360 giorni. In Ezechiele 4:5-8 l’Eterno definì l’unità di misura di questi tempi profetici in tal senso. Sette periodi o ‘tempi’ di 360 giorni profetici equivarrebbero dunque a 2520 giorni od anni.

Se tale periodo di finale castigo ebbe inizio per Isaele secondo il testo in esame, con il rovesciamento del suo ultimo re Sedechia, se ne deduce che il Signore avrebbe dovuto restituire i suoi favori a questo popolo non prima dello scadere dei 2520 anni.

Quando Sedechia fu detronizzato, la nazione giudaica fu condotta captiva in Babilonia per un perido di settant’anni, al termine dei quali, pur essendo ritornata in Palestina, essa non recuperò più l’indipendenza nazionale. Il regno simbolico dell’Eterno era giunto così alla conclusione e, secondo Ezechiele, il vero Regno di Dio non sarebbe stato stabilito se non alla venuta di colui al quale esso appartiene di diritto.

LA MANIFESTAZIONE DELLA MAESTÀ REALE

Gesù venne sei secoli dopo, e Giovanni Battista lo annunziò con questo messaggio: “il regno dei cieli è prossimo” (Matteo 3:2), ovvero ‘la maestà reale dei cieli è venuta.’

In realtà il “Re dei cieli” promesso da Dio, ‘la progenie di Abrahamo,’ lo ‘sciloh,’ proveniente dalla tribù di Giuda e dalla discendenza di Davide, avrebbe dovuto regnare per sempre sul trono di Davide.

I discepoli avevano riconosciuto Gesù come il Messia promesso, il “Principe della pace.” Il ‘gran Re’ che dominerebbe ‘da un mare all’altro e dal fiume (Eufrate) fino alle estremità della terra’ (Salmo 72:8), ma essi credevano ch’Egli stabilisse il suo regno in Giudea, perchè la loro costante aspirazione era quella di vedere Israele liberata dal giogo romano. Infatti, quando Gesù risuscitò e si manifestò loro per l’ultima volta, essi gli domandarono: ‘Signore, sarà egli in questo tempo che tu restaurerai il regno per Israele?’—Fatti 1:6

Una tale speranza sembrava loro giustificata. Le profezie di Ezechiele non affermavano che il Regno sarebbe stato rovesciato fino al tempo della venuta di colui al quale appartiene? E questo uomo non era Gesù, il giusto, che doveva occupare il trono di Davide? Non era Gesù colui intorno al quale era stato scritto: “Poichè un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero ed una pace senza fine al trono di Davide ed al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti?”—Isaia 9:5-6

Certamente; ma i discepoli non avevano compreso che Egli avrebbe dovuto stabilire il regno al suo secondo avvenimento. Gesù lo spiegò in una sua parobola che, nel racconto evangelico, viene preceduto da questa considerazione: “essi pensavano che il Regno di Dio stesse per essere manifestato immediatamente.” ‘Un uomo nobile—disse Gesù nella parabola—se ne andò in un paese lontano per ricevere l’investitura di un regno e poi tornare.’ (Luca 19:11-12) Gesù pronunziò questa parabola per i suoi discepoli, ai quali egli aveva preannunziato, prima di andare a Gerusalemme, la sua morte.

Con i loro ragionamenti umani essi andavano chiedendosi come avrebbe potuto un re, una volta morto, stabilire un potente regno e liberare la loro nazione dai dominatori romani. E se la parabola dell’uomo nobile contribui a diradare parzialmente i loro dubbi, tuttavia con i cuori aspiranti a diverse appellative, essi vennero a Gesù, sul monte degli ulivi, qualche giorno prima della sua crocifissione, e gli chiesero: “quale sarà il segno della tua venuta e della fine delle età presente?”—Matteo 24:3

I discepoli credevano bene che Gesù fosse il Messia, che al tempo fissato sarebbe rifornato per realizzare i disegni divini ed aprire l’eta messianica.

La risposta data da Gesù alla domanda, è chiara; egli spiegò loro che tra i segni preannunzianti il suo ritorno e il completo adempimento della promessa abrahamica vi sarebbe stato una grande “tribolazione” quale non fu giammai dal principio del mondo fino a quel tempo, e se guei giorni non fossero abbreviati nessuno scamperebbe.—Matteo 24:21-22

Nessun uomo che non fosse stato ispirato da Dio, avrebbe potuto profetizzare le attuali condizioni dell’umanità con tanta precisione.

L’Evangelista Luca riporta la risposta del Maestro alla domanda dei discepoli, con le seguenti parole: “Vi sarà…sulla terra angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde: gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo.”—Luca 21:25-26

I TEMPI DELLE NAZIONI

Tra gli altri segni preannunzianti il ritorno di Gesù e l’adempimento dei disegni messianici, merita particolare rilievo la profezia di Gesù sulla dispersione del suo popolo fra tutte le nazioni: “Gerusalemme sarà calpestata dai gentili finchè i tempi dei gentili siano compiuti.” (Luca 21:24) La parola Gerusalemme venne usata in questa circostanza da Gesù per rappresentare tutta la nazione giudaica, già asservita alla dominazione romana; abbiamo fatto anzi osservare che questo popolo, da oltre 600 anni, era tributaria di altre nazioni. Gesù aggiunse che lo sarebbe stato fino al compimento del ‘tempo dei gentili.’

La parola greca tradotta qui per “tempo” designa un periodo determinato che si identifica indubbiamente, con i 2520 anni di punizione di questo popolo, intercorrenti dalla data di rovesciamento di re Sedechia, nel 606 . C., al 1914.

Gesù rivelo che la fine del tempo delle nazioni avrebbe apportato un cambiamento nella situazione del popolo Giudeo, il quale avrebbe costituito uno dei segni della Sua venuta. E interessante riscontrare che dopo la seconda guerra mondiale del 1940; nel 1948 avvenne l’indipendenza nazionale d’Israele, e oggi non sono piu un popolo calpestato dalle nazioni. Ma la profezia di Gesù presenta un altro aspetto importante in merito la quistione delle nazioni. Il popolo Giudeo sarebbe stato calpestato fino al compimento del tempo delle nazioni, il che presuppone un permesso accordato da Dio a queste ultime di dominare quel popolo ed esercitare il potere per un perido di tempo determinato. L’apostolo Paolo scrisse in proposito: “Non vi è autorità se non da Dio (ossia che non è voluta, ma permessa da Dio); e le autorità che esistono sono da Dio ordinate.”—Romani 13:11

E’ evidente che l’apostolo Paolo si ricollegò a quanto disse il profeta Daniele a Nebucadnetsar, nel nome dell’Eterno. Durante il regno di quel re Sedechia, ultimo re di Giuda, definito “malvagio principe d’Israele,” venne detronizzato e la nazione condotta captiva in Babilonia.

Il re di Babilonia vide in sogno una grande statua dalla testa d’oro, dal petto e le braccia d’argento, il ventre e le coscie di rame, le gambe ed i piedi di ferro, le dita dei piedi in parte di ferro ed in parte di argilla. Mentre egli ammirava quella statua, vide staccarsi una pietra, senza opera di mano, che la colpì ai piedi, mandandola in frantumi. Oro, argento, rame, ferro ed argilla, furono allora polverizzati e dispersi al vento come “pula nelle aie di estate ed un vento li portò via.” La pietra divenne un gran monte che riempi tutta la terra.—Daniele 2:31-45

Il profeta Daniele dette la seguente interpretazione del sogno: “Tu, o re, sei il re dei re, al quale l’Iddio del cielo ha dato l’impero, la potenza, la forza e la gloria; e dovunque dimorano i figliuoli degli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, egli te li ha dati nelle mani, e t‘ha fatto dominare sopra essi tutti. La testa d’oro sei tu.”

All momento in cui la nazione giudaica perdette la sua indipendenza, Iddio concesse il dominio ad un re gentile che assoggettò il popolo d’Israele. Il re di Babilonia fu il primo di una lunga serie di dominatori succeduti in eguito a lui fino alla fine del “tempo dell nazion.”

Secondo l’interpretazione di Daniele, l’argento, il rame, il ferro e l’argilla della statua, rappresentavano rispettivamente i seguenti imperi: Medo-persiano, Greco-macedone, Romana e la divisione di quest’ultimo nei diversi stati d’Europa, succeduti all’impero Babilonese.

Così la visione della statua si riferisce ad avvenimenti profetici adempitisi da quel tempo fino ai giorni nostri, L’impero Romano venne diviso in diversi stati posti, durante tutto il medio-evo e fino ai giorni nostri, sotto la soggezione di “case regnanti” le quali sono state rovesciate a seguito della seconda guerra mondiale.

Intorno alla pietra che colpì la statua sui piedi, Daniele dette la seguente interpretazione: “allora il ferro, l’argilla, il rame, l’argento e l’oro, furono frantumati insieme e diventarono come la pula nelle aie di estate; il vento li portò via…ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra.”—Daniele 2:35

L’impero Babilonese venne conquistado dai Medio-Persiani, che a loro volta soggiacquero alla potenza dell’impero Greco e quest’ultimo a quella dell’Impero Romano. Come abbiamo già fatto rilevare, quest’ultimo, nel 476 d. C., si smembrò, dando origine ai vari stati d’Europa.

I diversi metalli di cui la statua era costruita, furono frantumati contemporaneamente, e questo particolare ci induce a considerare la statua stessa non come una figura dei regni o governi delle nazioni, ma come una successione di potenze che da Bibilonia arrivò fino agli stati sorti dallo smembramento dell’Impero Romano. Babilonia era simboleggiata, nella visione, dal capo d’oro della statua: “tu, o re,--interpretò Daniele,--sei quel capo d’oro.” Ed anche se Babilonia esisteva anteriormente agli avvenimenti narrati dal profeta Daniel, ella non si identificò con il capo d’oro se non quando Iddio accordò a Nebucadnetsar il permesso di regnare. Lo stesso dicasi per i successivi imperi. L’insegnamento di Gesù e degli apostoli confermano tale interpretazione, che più tardi vennne considerata come “diritto divino dei re” di regnare. Questo diritto divenne l’autorità dominante in Europa, fino alla sua distruzione, avvenuta nel corso delle due guerre mondiali e successivamente ad esse.

Mr. C. A. Lyons descrisse esattamente questi avvenimenti che ebbero inizio nel 1924 nel “London Sunday Express” che riportiamo qui di seguito: ‘Chi avrebbe mai pensato nel 1910 ad uno degli avvenimenti che si sono verificati nel corso di qualche breve anno fra le case regnanti d’Europa? Pensate a ciò che erano i Romanoff, i Borboni, gli Esburgo, gli Hohenzollern. Prima della guerra (la prima guerra mondiale) essi sembravano dimorare nel pieno della potenza e dell’opulenza. Radicati da vari secoli durante i quali avevano posseduto e governato l’Europa, essi affermavano di essere stati stabiliti da Dio per regnare sugli uomini.

“Improvvisamente però cominciò a soffiare una serie di piccoli colpi di vento dopo che essi si ritrovarono insieme a Londra, nel 1910, per l’ultima volta, in occasione dei funerali di Edoardo VII. Possiamo dire senza timore che nessuno di essi aveva in quella occasione la benchè minima idea sui disastrosi avvenimenti che stavano per abbattersi sulle loro famiglie.”

Vi sono oggidì ancora dei governi in Europa, ma essi non sono più sostenuti dal cosidetto “diritto divino dei re.”

La potenza di cui godevano tutte le nazioni gentili, simboleggiata dalla statua di Nebucadnetsar, è scomparsa. Gli ultimi dominatori sono morti in esilio ad eccezione di quattro o cinque, che non esercitano più alcuna autorità sugli affari mondiali ed ancora meno nei propri paesi.

Non è per pura coincidenza che gli avvenimenti passati o recenti rovesciarono le monarchie, annullarono la pretesa del diritto divino dei re e riconcessero infine, l’indipendenza ad Israele. Possiamo noi trovare un migliore adempimento dei “segni” profetici dati da Gesù, sul calpestamento d’Israele da parte delle nazioni fino al compimento del ‘tempo dei gentili?’ In verità tutte le promesse relative alla liberazione d’Israele non sono ancora adempiute e le nazioni cercano ancora di impedire il fallimento definitivo dei propri sistemi sociali. Le profezie dei tempi della fine non menzionano che il principio degli avvenimenti e non il loro compimento; e quali avvenimenti meravigliosi abbiamo conosciuto dopo la fine del 2520 anni del ‘tempo delle nazioni!’ Questi avvenimenti testimoniano che il disegno messianico sarà ben tosto completamente adempiuto e che il Re ‘a cui appartiene il diritto’ di regnare su Israele e su tutte le nazioni, è vicino!

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora