AURORA
Maggio-Giugno 2008

Contenuto Di Questo Numero

  1. Anniversario Aurora 1933-2008
  2. Gesu, Redentore E Salvatore
  3. Tempi Di Conoscenze E Caotici

Anniversario Aurora 1933—2008

PER 75 ANNI AURORA porta nelle case la buona notizia del Regno di pace di giustizia che tra breve si manifesterà sotto la guida del nuovo Re-Cristo Gesù. Le Sacre Scritture chiaramente insegnano che la speranza del mondo risiede nelle benedizioni della conoscenza e delle opportunità favorevoli che saranno offerte a tutti nel Regno Millenniale di Cristo Gesù. La presente missione del Cristiano consiste nel perfezionamento della loro vita in armonia con gl’insegnamenti del loro Maestro e Salvatore Cristo Gesù, e sviluppare nel suo seno ogni grazia e di essere testimoni di Dio nel mondo.

Al preseente continua l’opera di perfezionamento dei consacrati credenti nel sacrificio espiatorio di Cristo Gesù, quando l’ultimo membro dei centoquaranta quattro. (La chiesa vivente di Cristo Gesù) avrà completato e finito il suo corso, allora le benedizioni del Regno Millennario di Cristo Gesù si maifesteranno in tutto il mondo. Il Tempio, allora, sarà ripieno della gloria divina e diverrà luogo d’incontro tra Dio e gli uomini durante il Millennio.—Apocalisse 15:3-8, Apoc. 1:6




Gesù, Redentore E Salvatore

“È la Parola è stata fatta carne ed ha abitato, per un tempo, fra noi, piena di grazia e Verità e noi abbiamo contemplata la Sua gloria, come quella dell’Unigenito, venuta da presso al Padre.”
—Giovanni 1:14

NIUNA CONCLUSIONE PUÒ ottenersi da ogni discussione, circa il Gran Disegno divino di liberare le creature umane dal peccato e dalla morte, senza tenere in massimo conto quell’UNO, scelto dal Padre celeste, onde divenisse il nostro Redentore e Liberatore.

Or, chi è questo Sommo UNO e d’onde Egli venne? Perché fu prescelto ad essere il Salvatore della decaduta e morente razza umana?

La Bibbia solo risponde esaurientemente a queste domande. E, se noi cerchiamo di approfondire, meticolosamente, quanto è scritto troveremo delle testimonianze, su tal soggetto, soddisfacenti ed armoniose.

Nel succitato testo, l’apostolo Giovanni, riferendosi a Gesù, lo denomina “la Parola” [il cui termine greco, corrispondente è LOGOS]. Al 1° versetto, dello stesso capitolo, Giovanni, ci afferma che “la Parola [il LOGOS, cioè Gesù nella sua esistenza preumana, era con Dio.”

Nelle traduzione italiana, non si rileva con chiarezza, come nel testo greco, originale lingua del Nuovo Testamento, la differenza esistente, fra il sommo Creatore ed il LOGOS, indicato, quale un Dio [cioè un Potente]. Or, se questo dato di fatto fondamentale non è ben compreso, s’incorre in una confusione e nella incongruente opinione [ventilata da alcuni] che Padre e Figliuolo siano due in una Persona, con il risultato sconcertante di far divenire, in tal modo, molte azioni ed insegnamenti di Gesù, assurdi. Ad esempio: le preghiere, innalzate da Lui al Padre celeste, sarebbero fatte a sé stesso, dato che Egli sarebbe contemporaneamente Padre e Figliuolo! Ma tale idea bislacca non merita una più lunga considerazione.

Il termine LOGOS, ripetiamo, significa la Parola, espressa ed intercorsa, fra il Figliuolo di Dio ed il Padre celeste, il Creatore. Giovanni spiega che, nel principio [cioè prima della creazione d’ogni cosa], il Logos era presso il Padre, Iddio. Infatti, sempre Giovanni, qualifica Gesù (Apoc. 3:14) “il principio della creazione di Dio;” e ci afferma (Giov. 1:3) che “ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui; e, senza di Lui, neppure una delle cose fatte è stata fatta.” Indi, ai Colossesi 1:15-17, descrive Gesù: “l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura; poiché in Lui sono state create tutte le cose, che sono nei cieli e su la terra, le visibili e le invisibili; siano troni siano signorie, siano principati, siano podestà; tutte le cose sono state create, per mezzo di Lui ed in vista di Lui.”

Giacché il Logos fu “il principio della creazione di Dio”, è ovvio che la propria creazione non va inclusa nella dichiarazione che “tutte le cose” furono fatte da Lui, poiché non avrebbe potuto far alcuna cosa se prima non fosse stato creato da Dio, l’Eterno dell’eternità. L’armonia di questa combinata testimonianza risalta, allorquando riconosciamo che, essendo il Logos “il principio, della creazione di Dio, è, anche, l’esclusiva creazione dell’Eterno Iddio (Giov. 1:14; 3:16; I Giov. 4:9): è l’Agente del Creatore, che Lo rappresenta in tutto il resto della Sua Opera creativa.

Quanto abbiamo espresso, sinora circa Gesù, è convalidato dal Creatore, che, parlando col Suo Figliuolo [il Logos], nella Genesi, 1:26, gli dice: “facciamo l’uomo a NOSTRA immagine ed a NOSTRA somiglianza.” Da queste varie attestazioni Bibliche, risalta chiaramente l’esistenza preumana di Gesù. In Michea 5:1-2, é profetizzato che Bethlehem Eufrata sarebbe stato il luogo di nascita del Messia e, in relazione a Lui, è scritto: “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni [cioè da quando esistevano solo il Padre ed il Logos, suo Figliuolo].” Gesù stesso dichiarò: “io sono disceso dal cielo;” e, ancora: “io sono il pane della vita, sceso dal cielo.”—(Giovanni 6:38, 51) E, ai Farisei, disse: “Io sono proceduto da Dio, perciocché io non sono venuto da me, ma è Lui che mi ha mandato.” (Giov. 8:42) Disse, anche: “Prima che Abrahamo fosse nato, il sono [cioè: sono esistito prima di Abrahamo].”—Giov. 8:58

FATTO CARNE

Il nostro testo dichiara che il Logos, l’Unigenito Figliuolo di Dio, “fu fatto carne.” L’apostolo Paolo scrisse di Gesù:”… il quale, essendo ricco, si è fatto povero per amor vostro. (II Cor. 8:9) Giovanni, poi, osserva che Gesù fu “pieno di Grazia e Verità.” E Paolo richiama la nostra attenzione su la portentosa dote d’umiltà da Gesù, dicendo: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio, non reputò cosa da ritenere con avidità essere uguale a Dio, ma annichili sé stesso, prendendo forma di servo, e divenendo simile agli uomini; ed abbassò sé stesso, facendosi ubbidiente sino alla morte, e alla morte su la croce.” (Filip 2:5 a 8) E, agli Ebrei 2:9 dice, ancora, di Gesù: “Colui che è stato fatto di poco inferiore agli Angeli [nel farsi carne, però], coronato di gloria e d’onore, a motivo della morte che ha patito, onde, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tuttti.”—Ebrei 2:9

IL RISCATTO

Nel dichiarare che Gesù fù fatto di poco inferiore agli Angeli [nella Sua vita su la terra] Paolo richiama la nostra attenzione a quanto esprime il Salmista 8:5, in riferimento alla creazione dell’uomo “fatto [anche lui] di poco inferiore agli Angeli.”

Così, Gesù fu in condizioni di poter dare la sua vita quale prezzo corrispondente per la pena di morte, inflitta ad Adamo ed estesa a tutta l’umanità per legge ereditaria. (Rom. 5:18-19) Paolo, quì, si riferisce al “riscatto, che, secondo il vocabolo greco, con più esattezza, vuol dire “prezzo ccorrispondente.” Nella 2° Epistola a Timeteo, invece, sviluppa il suo pensiero, sullo stesso soggetto, in questi termini: “Poiché vi è un solo Dio ed anche un solo Mediatore, fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, uomo, il quale diede sé stesso come prezzo di riscatto per tutti …” Egli fa rilevare il modo in cui la Bibbia pone in risalto che il Logos [cioè la Parola, quindi, Cristo] “fu fatto carne.” Adamo che, con la sua trasgressione, causò la propria morte e quella della sua discendenza, fu un essere carnale [umano]; perciò solo un altro essere carnale avrebbe, potuto offrirsi qual prezzo corrispondente della pena di morte, inferta ad Adamo.

Ma, oltre a ciò Adamo era anche un essere perfetto allorquando peccò. Quindi, della sua progenie, coinvolta nel peccato, niuno era nelle condizioni di potersi offrire ‘qual prezzo corrispondente’ per ottenere il riscatto per Adamo e tutta la sua progenie. Parlando dei membri della decadente e morente razza, il Salmista scrisse: “Nessuno può, in alcun modo, redimere il fratello, né dare a Dio il prezzo di riscatto d’esso.” (Salmo 49:7) Per redimere Adamo ed i suoi figliuoli, occorreva poter offrire un uomo perfetto, il quale, spontaneamente, avesse offerta la propria vita. Perciò il Padre celeste che amava lo stesso le creature umane, “diede il Suo Unigenito Figliuolo,” il quale “annichilì sè stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini … ubbidiente sino alla morte …diede sé stesso in riscatto per tutti.”—Filip 2:8; I Tim. 2:6

NON INCARNATO, MA FATTO CARNE

Giovanni 1:14, nel porre in risalto che Gesù “fu fatto carne,” vuole che si tenga presente che Egli non s’incarnò, ma nacque e crebbe al pari d’ogni creatura umana. Infatti, l’apostolo Paolo, in proposito, scrisse: “Quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il Suo Figliuolo, nato di donna …” (Galati 4:4) Iddio, nella Sua infinita onnipotenza, avrebbe potuto creare un uomo perfetto per la redenzione di Adamo, nello stesso modo che, all’origine, lo aveva creato, Ma preferì non farlo. Egli avrebbe potuto anche creare una moglie per Adamo, senza staccare una costola ad Adamo. Invece, pensando che questi, conoscendo le circostanze per le quali era stata creata Eva, sarebbe stato più legato ad essa. Infatti, egli, alla sua creazione, poté dire: “Questa è ossa delle mie ossa e carne della mia carne ed ella sarà chiamata donna, perché è stata tratta dall’uomo.” (Genesi 2:23) Parimenti, circa Gesù, leggiamo, agli Ebrei 2:14: “Poiché, dunque, i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anche EGLI vi ha similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che ha l’imperio della morte, cioè il diavolo.” E, di nuovo, ai Romani 8:3: “ha Iddio…mandando il Suo proprio Figliuolo in carne, simile a carne di peccato, a motivo del peccato …”

Come Iddio, nel creare Eva, designò la relazione vitale connessa con Adamo, così, nella Sua Onniveggenza, decretò che Colui, il quale avrebbe dovuto essere il Redentore dei figliuoli degli uomini, fosse stato un essere umano della stessa natura di coloro che andava a redimere. Or perché Iddio mandò il Suo Figliuolo “nella somiglianza della carne peccaminosa, “non vuol dir che pure Gesù era un peccatore. Egli proveniva da Dio; ebbe l’organismo umano dalla madre. Sua, per disposizione divina, ma fu esente dalle imperfezioni connaturate in ogni essere umano, in seguito alla caduta Adamica. Perciò, fu “santo, immacolato, innocente, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli.”—Ebrei 7:26

Certo, è oltre l’umana compresione il poter discutere, o spiegarci la maniera in cui la vita del Logos poté essere trasformata nel seno di Maria, per nascere il bambino che venne alla luce a Bethlehem. Nell’Opera creativa di Dio, vi sono tante particolarità che non abbiamo il privilegio di conoscere, né discernere e restano, per volere divino, ancora imperscrutabili ed incomprensibili; né dobbiamo discutere la maniera in cui sono andate estrinsecandosi e si estrinsecano. Infatti, per noi stessi, la vita è un mistero, poiché, sia la fase del generamento, che la nascita d’un bimbo, per quanto possa sembrarci naturale per consuetudine, per tutti resta, ancora, un miracolo. Però, il Creatore di ogni vita, essendone l’Autore, è bene a conoscenza di ogni minimo particolare di quel che ha creato e può facilmente cambiare quel che noi consideriamo un corso naturale indeviabile.

Per poter apprezzare il Piano divino della salvezza, che verrà effettuato per mezzo di Gesù, è necessario credere e tener sempre presente che Egli fu risuscitato dai morti, ma, intanto, non siamo in grado di spiegarci come ciò avvenne e dobbiamo considerarlo un miracolo, pari a quello per cui “fu fatto carne” e nacque da una donna.

E non è necessario credere che Maria, la madre di Gesù, fosse pura del peccato Adamico. La dottrina dell’immocolata concezione non è insegnata nella Bibbia. Le Scritture insegnano che Gesò nacque da una donna vergine, cioè mediante la potenza dello Spirito Santo e, quindi, senza l’intervento del padre umano. La vita del Logos, nel seno di Maria, fu trasformata in vita umana. Così, come l’Apostolo scrive ai Filippesi 2:, Gesù “trovato nell’esteriore come un uomo [dopo che ricevette la vita umana], restò mondo d’ogni macchia del peccato, perché così fu designato dal Creatore.”

OFFERTO IN SACRIFICIO

A trent’anni, Gesù iniziò il ministerio per cui il Padre lo mandò su la terra. Davide, in una Sua profezia descrisse lo Spirito di Devozione di Gesù, in quel tempo dicendo:”Tu non prendi piacere né in offerta; tu m’hai aperto gli orecchi. Tu non domandi né olocauti, né sacrificii per il peccato. Allora ho detto; Eccomi, vengo! Sta scritto di me nel rotolo del Libro, Dio mio, io prendo piacere per fare la Tua Volonta. E la Tua Legge è dentro al mio cuore.”—Salmo 40:6,19

Sotto Mosè, il grande legislatore, connessi ai sevizii concernenti il Tabernacolo d’Israele, erano richieste delle offerte di animali, in sacrificio. Or, questi, in realtà, non potevano annullare, o immunizzare il peccato. Paolo, agli Ebrei 10:1 ce lo spiega, in questi termini: “Poiché la Legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, rendere perfetti quelli che si acostano a Dio.” Il sacrificio di sé stesso che Gesù avrebbe offerto, in luogo di quelli tipici [agnello, capri, montoni, giovenche, ecc.] costituivano uno dei beni futuri, tipificati, nei servizii tabernacolari. Gesù, stesso era ben consapevole di ciò, essendosi reso conto che i sacrificii di animali, secondo la Legge, non potevano togliere il peccato ed erano solo figure di un migliore sacrificio da compiere, per cui Egli era venuto su la terra. Perciò, escamò, con letizia: “Ecco, io vengo [come profetizzò il Salmista 40:7-9; è scritto di me nel rotolo del Libro.” Queste parole di cui alla profezia indicano l’attitudine di una intera consacrazione di Gesù, al Padre celeste, confermata allorquando si presentò a Giovanni, sulle rive del Giordano, per essere battezzato.

Giovanni, il Battista, dapprima, cercò d’astenersi di battezzare Gesù, dicendogli: “Sono io che ho bisogno d’essere battezzato da te … (Matteo 3:14) Difatti, consapevole della purezza di Gesù, l’aveva attestata anche ai discepoli, dicendo loro “Colui che viene, dietro di me, al quale io non son degno di sciogliere i legacci dei calzari.” (Giov. 1:27) E, al medesimo capitolo, vs. 29, risulta che disse: “Ecco l’Angello di Dio che toglie il peccato dal mondo,” indicando Gesù ai discepoli [ai quali, diggià, precedentemente aveva parlato di Lui].

L’appellativo, col quale l’Apostolo definì Gesù, ai suoi discepoli fu, com’è, di un special significato. Nell’Eden, Iddio preannunziò che vi sarebbe stata una progenie, la quale avrebbe schiacciato il capo [o testa] del ‘serpente.’ Probabilmente, Eva suppose che tal compito sarebbe toccato ad uno dei suoi figliuoli e, forse al primogenito, poiché, quando nacque Caino, ella disse: “Ho acquistato un uomo, con l’aiuto dell’Eterno. (Gen. 4:1) Indi, allorché nacque Abele, al tempo regolare, i due fratelli presenterano dei sacrificii al Signore. “Caino fece un’offerta di frutta delle terra, all’Eterno; e Abele offerse, anch’egli dei primogeniti del suo gregge, all’Eterno. E Dio guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua.” (Gen. 4:3-4) A tal riguardo, l’Apostolo, agli Ebrei 11:4, dice: Abele offerse a Dio, per fede, un sacrificio più eccellente di quello di Caino.” Or, noi non sappiamo, né ci è concesso di poter discerne, come fu possibile ad Abele di sapere che l’Agnello sarebbe stato, per il Signore, un sacrificio più eccellente. Ma rileviamo che Iddio predispose gli eventi e, da essi deduciamo la connessione fra questo sacrificio di Abele e la progenie promessa da Dio.

La promessa ad Abrahamo, e la sua progenie ‘ch’avrebbero erogate le benedizioni di Dio a tutte le famiglie della terra,’ in realtà, consisteva, come consiste, nell’assicurare la liberazione dal peccato e dalla morte, Di conseguenza, però, avendo il peccato originata la giusta condanna, inferta da Dio all’umanità, per annullarla, occorreva scontare, o rimettere la pena da scontare. E, siccome Iddio aveva indicato il Suo proposito di provvedere alla liberaziione, si compiacque iniziare lo sviluppo dei Suoi disegni, mediante i quali, l’umanità avrebbe potuto ottenerla: cioè, per il sacrificio di sangue umano. Infatti, agli Ebrei 9:22 l’Apostolo afferma che “senza spargimento di sangue, non c’è remissione.”

IDDIO PROVVEDE UN AGNELLO

Quando Iddio promise ad Abrahamo che, nella sua progenie, sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra, indubbiamente, il Patriarca credette che suo figlio Isacco avrebbe costituito quella progenie erogatrice delle benedizioni. Però, quando Isacco divenne uomo, Iddio chiese ad Abrahamo di offrirgielo in sacrificio. Abrahamo, in ubbidienza a tale ordine, si recò al paese di Moriah, luogo indicatogli da Dio, per offrirgli l’olocausto.” Ivi, “dopo aver edificato l’altare e legato Isacco per porvelo su, ed ucciderlo, un angelo, disceso dal cielo, intervenne e gli ordinò, nel nome di Dio di trattenersi dall’effettuare l’uccisione d’Isacco. Nello stesso tempo, scorse un montone, ‘preso per le corna in un cespuglio.” Comprese [allora] che glielo aveva mandato il Signore [per sostituirlo al sacrificio del figliuolo chiestogli per provar la sua fede], ed effettuò il sacrificio d’esso.

In questo modo, Iddio c’insegnò che, prima d’essere benedette tutte le famiglie della terra, dalla pregenie, un padre, ripieno d’amore per le creature umane, avrebbe dovuto offrire il suo diletto figliuolo in sacrificio. E, in effetti, proprio il Padre celeste offrì, a suo tempo, il Suo Unigenito, onde per mezzo suo, il mondo avesse ricevuto la vita. L’agnello, adoperato quale sostituto d’Isacco, prefigura ed indica [come pose in risalto Giovanni, il Battista] “l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo.”

IL BRACCIO DEL SIGNORE

In Isaia, al capitolo 53°, in una commovente descrizione, sono profetizzate le sofferenze e la morte di Gesù. Nel primo versetto, Egli è indicato quale il braccio dell’Eterno Iddio,” così anche al capitolo precedente, decimo versetto, leggiamo: l’Eterno ha mandato il Suo braccio Santo agli occhi di tutte le Nazioni; e tutte le estremità della terra, vedranno la salvezza del nostro Dio!” Quale rassicurante profetica promessa! Il pensiero di Dio svelato all’umanità, onde apprenda che EGLI ha conferito il mandato al Suo potente rappresentante (Gesù), onde “tutte le Nazioni potranno vedere la salvezza del nostro Dio.”

Notinsi, però che, ancora in Isaia 53:1, ci è chiesto: “a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? E Isaia, invece di rivelarlo qual potente rappresentante del Creatore, lo identifica quale “… un disprezzato ed abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patir, pari a colui, dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. E, nondimeno, erano le nostre malattie che Egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; e noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato! (vrs. 3 e 4) Continuando la desrizione profetica delle (condizioni in cui si sarebbe trovato Gesù, al 7° versetto, dice: “Maltrattato, umiliò sé stesso, e non aperse bocca. Come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, Egli non aperse la bocca.”

Così, fu profetizzato che il “braccio di Jehovah [che avrebbe erogate le benedizioni e la salvezza “sino alle estremità della terra] avrebbe dovuto, prima essere menato allo scannatoio, come un agnello. E, in effetti, così avvenne.

Allorquando Giovanni Battista annunziò la presenza di Gesù, dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio”, Giov. 1:29, si riferì a Colui che era stato profetizzato e tipificato in diverse, citazioni del Vecchio Testamento. Egli, quindi, è Colui che toglierà il peccato dal mondo ed aprirà la via a tutta l’umanità, verso la restaurazione, nella sanità della perfetta vita, quale fu concessa dal Creatore.

GESÙ DA LA SUA CARNE

Gesù, illuminato dallo Spirito Santo di Dio, sapeva bene che avrebbe dovuto dare la sua carne [la Sua vita umana], per la vita del mondo. Perciò disse: “Io sono il pane vivente; che è disceso dal cielo … il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo.” (Giov. 6:51) Per tal proposito, Gesù fu fatto carne e nacque su la terra, come un essere perfetto. Im Matteo 20:28, leggiamo: “Il Figlouolo dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la vita sua come prezzo di riscatto per tutti.”

Nella precedente citazione, Gesù e indicato qual “figliuolo dell’uomo.” Ciò comporta che Gesù fu figliuolo [nella carne], come discendenza, della “progenie di Davide” e “della progenie di Abrahamo.” Egli era, anche, della progenie di Adamo, dal lato materno. Continuando ad esaminare Gesù, e la Sua alta posizione, nel Piano di salvezza, riscontriamo che molti altri appelativi stanno ad indicare e precisare degli aspetti peculiari dell’Opera di Gesù qual Redentore e Salvatore della peccaminosa e morente razza umana. Così, anche l’appellativo “Figliuolo dell’uomo” indica, e precisa la sua umiliazione, nel prendere le sembianze d’un servo ed essere “sprezzato, sino a non essere più tenuto nel numero degli uomini.”

Questo denominativo apparterrà sempre a Gesù, quantunque Egli diede la sua carne [il suo essere umano] in sacrificio. Esso può definirsi un titolo d’alto onore, che sta a ricordare in eterno la grande vittoria riportata, nell’umiliare sè stesso, in ubbidienza a tutte le disposizioni e direttive ricevute dal Padre celeste, compresa la morte, cui dovette sottoporsi: la crudele morte su la croce, che personalmente fu una gloriosa vittoria. Agli Ebrei 12:3, leggiamo: “Considerate Colui che sostenne una tale opposizione dei peccatori contro a sé” Questa opposizione dei peccatori contro Gesù è manifestata, più o meno, lungo l’intero corso del Suo fedele ministerio e pervenne al culmine quando fu giudicato, condannato, ingiuriato e crocifisso.

Gesù, il glorioso Figliuolo di Dio, fu accusato quale blasfemo, perché accettò gli eventi quali si presentarono, senza impugnarli. Egli nacque per essere il più grande di tutti i Re e “gli sputarono in viso e gli diedero de’pugni; e altri lo schiaffeggiarono … e, intrecciata una corona di spine, glila misero sul capo … e, al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: Questo è Gesù il re dei Giudei.” Mentre Gesù languiva, agonizzante, gli astanti ed i passanti lo ingiuriavano dicendo, fra altri improperii, “se tu sei il Figliuol di Dio scendi dalla croce! (Matteo 27:40) Come errarono i nemici di Gesù, rifiutandosi riflettere e riconoscere che Egli, nel rinunziar di salvar sé stesso, provvedeva alla salvezza loro, nell’avvenire, erogandola “a tutte le famiglie della terra.”

EGLI MORI

Così, Gesù morì! Su la croce! E, come dalla profezia [enunciata al 1° versetto del Salmo 22], nell’agonia, mormorò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? …” Morendo, Egli prese il posto dei peccatori. Fu per questa ragione essenziale che il Padre celeste ritirò il sorriso e l’approvazione al Suo Figliuolo [momentaneamente, però], come fece per Adamo e la sua progenie. Certo, per Gesù dovette essere un terribile momento, pur sapendo che era necessario, né si era alienato l’amor del Padre suo. Infatti, in quelle sofferenze atroci e nella prostrazione fisica in cui si trovava, espresse a “gran voce” queste parole: “Padre, io rimetto il mio spirito [cioè la mia vita} nelle Tue mani e, detto questo, spirò. (Luca 23:46) Certo, Gesù, ricordando che aveva avuto la promessa di risorgere, dalla morte, nutriva la più profonda fede nel compimento delle promesse del Padre. Poi, preconosceva [e lo aveva comunicato anche ai Suoi discepoli] che doveva sacrificare, come sacrificò, senza porre la minima resistenza, la Sua vita umana: onde tal sacrificio costituisse “la propiziazione per i nostri peccati; e, non soltanto i nostri, ma quelli di tutto il mondo.”—I Gov. 2:2

LA MANIFESTAZIONE DELL’AMORE DI DIO

Nella sua 1° Epistola 4:9-10, l’apostolo Giovanni, parlando del sacrificio supremo di Cristo, scrive: “In questo s’è manifestato, per noi, l’amore di Dio: che Dio ha mandato il Suo Unigenito Figliuolo, nel mondo, affinché, per mezzo di Lui vivessimo” … Teniamo presente, che Gesù, per convalidare l’armonico accordo, esistente fra lui ed il Padre, affermò esplicitamente, come leggiamo in Giovanni 10:30, “Io ed il Padre siamo uno.” Inoltre, allorché Filippo gli chiese: “Signore, mostraci il Padre,” Egli gli rispose: “da tanto tempo, sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre; come mai dici tu: ‘mostraci il Padre?”—Giov. 14:8-9

Con questa specificazione, Gesù non volle significare che lui ed il Padre fossero uno, in persona; ma pose in risalto la Sua completa ed armonica unione, intercorrente fra il Padre e lui, in ogni proposito. Volle far comprendere [come, del resto, disse sempre, lungo tutto il corso del Suo ministerio], che ogni parola espressa, le Opere che andava compiendo, il fine cui voleva e doveva raggiungere, erano in stretta connessione con i propositi ed il Volere del Padre celeste. In considerazione di tutto ciò, niuno può vedere il Creatore dell’universo [Jehovah del vecchio Testamento], il Padre celeste, e vivere.

Come Adamo fu creato perfetto, ed all’immagine di Dio, così il perfetto uomo Gesù fu l’immagine di Dio e, tanto pienamente devoto al Padre che tutte le Sue parole ed azioni furono, precisamente quelle che il Padre voleva fargli esprimere e compiere.

Così coloro i quali videro Gesù e furono accomunati a Lui ed ascoltar le Sue Parole, e conoscere la Sua maniera di comportarsi, conobbero anche le caratteristiche del Padre celeste, manifestate da Lui. E videro il Padre, nell’unico modo in cui è possibile agli esseri umani di vederlo. Che l’unità di Gesù col Padre sia stata ed è un’unità indiscussa, nei propositi, è rivelato nella Sua preghiera, rivolta Gli, per chieder Gli che i Suoi discepoli fossero fatti UNO con Lui, lo stesso come Egli era Uno col Padre. Rilevate la similarità del linguaggio. In Giov. 17:21, infatti, è scritto: “Affinché siano tutti uno, che, come tu, o Padre, sei in me ed io sono in te, anche essi siano in noi, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato.” (Giov. 17:21) C’é, anche, da rilevare che Egli disse ai Suoi discepoli [onde lo tenessero sempre presente]: “Il Padre è maggiore di me.”—Giov. 14:28

AMORE E GIUSTIZIA

Come abiamo esaminato, la giustizia divina impose la giusta pena per il peccato, e, cioè, la morte. La sapienza umana non è in grado di comprendere tal veduta e, perciò, conclama che un Dio d’amore non avrebbe chiesto il sacrificio cruento del Suo Figliuolo. Nella loro opposizione agl’insegnamenti Scritturali, sul soggetto concernente la redenzione mediante il sangue di Gesù, Matteo 26:28; Ebrie 9:22, gli oppositori insistono che un Dio d’Amore dovrebbe perdonare senza incrudire nel modo che insegna la Bibbia, così spietatamente contro i peccatori, sopratutto quado essi, pentiti, implorano la Sua misericordia.

Costoro non considerano ove condurrebbe una tale liberalità. Noi, credenti reputiamo che Iddio, giustamente, può stabilire delle. Leggi, per governare le Sue creature, come, in effetti, stabilì, sin dal principio, nell’Eden. Era, quindi, giusto ed appropriato che EGLI intendeva che Adamo osservasse la Sua Legge. Di conseguenza, era, ed è, anche, giusto ed appropriato che colui, o coloro, i quali infrangono la Legge, siano puniti. Immaginiamoci le conseguenze che sarebbero derivate qualora il Creatore non avesse emanata la sentenza e dato corso alla condanna, stabilita dalla Legge, per l’infrazione commessa coscientemente! Se, dopo aver disubbidito, i nostri progenitori, avessero espresso solo un pentimento ed avrebbero ottenuto il perdono, quale valore avrebbe avuto la Legge e la Parola dell’Eterno Iddio? Subito dopo, angeli ed uomini avrebbero pensato che l’infranzione delle Leggi divine sarebbe stata di poca importanza. Immaginiamoci, quindi come e quanto sarebbe stato disastroso il caos che ne sarebbe derivato, scompigliando l’ordine divino che è supremo in tutte le creazioni di Dio. Inoltre, se la predetta punizione non fosse stata inflitta e mantenuta valida, chiunque avrebbe opinato e creduto che le benedizioni promesse da Dio avrebbeo avuto un fallimento.

La punizione, per il peccato, non fu semplicemente una pena transitoria, o un isolamento dalla comunità. Tale pena avrebbe potuto essere condonata. Invece, il salario del peccato fu la morte [non la semplice condizione di decadenza che conduce alla morte, ma la morte eterna]. Il solo modo, in cui qualcuno avrebbe potuto scontare la pena per sé stesso, sarebbe stato di restar morto per sempre. Invece, per poter essere rilasciato dalla prigione della morte, occorreva [come è occorso] dare un riscatto, o prezzo corrispondente. E tale opportunità, fu ravvisata ed ordinata dal Creatore che amorevolmente, mediante il Suo Unigenito Figliuolo, mandato su la terra, ha dato inizio all’Opera di restaurazione di tutte le cose e l’erogazione, susseguente, delle “Sue benedizioni a tutte le famiglie della terra.”

IDDIO E AMORE

Così, l’amore e la giustizia di Dio son manifestati ambedue. La Sua Giustizia non avrebbe potuto liberare il peccatore umano dalla condanna infertagli, con la morte; mentre l’Amore Suo, poté concedere, mediante il sacrificio del Suo Figliuolo, la Redenzione all’umanità. Tal procedimento indica che Iddio non cambiò opinione, circa la pena che aveva stabilita, per il peccato; ma accondiscese al sacrificio del Suo diletto Unigenito, onde fosse sodisfatta la Legge. In tal modo, la giustizia fu appagata con l’ottenimento del prezzo corrispondente [riscatto], offerto spontaneamente da Gesù Cristo. No dobbiamo, quindi, meravigliarci che le Scritture ci affermano, nal Vecchio Testamento e nel Nuovo, ripetutamente, che “Iddio è Amore”!

Come abbiamo rilevato, a questa eccelsa Opera del Creatore, concorse e diede la Sua cooperazione il Diletto Figliuolo Di Dio, Gesù, che pose in esecuzione i Disegni del Padre, sopportando, sia tutte le sofferenze, che la morte su la croce, con devozione e letizia, consapevole di far cosa grata al Padre. Perciò, come era giusto, il Padre, colmandolo d’onori e gloria, he posto ogni cosa sotto ai Suo piedi, I Cor. 15:27 … e lo ha insediato sul Suo Trono “alla Sua destra, dove, angeli, principati e potenze, gli sono sottoposti.” (I Pietro 3:22) E chi non dovrebbe trovar meritevole di tanta gloria il nostro Salvatore e gioirne?

Oggi, nel mondo colui che sacrifica la propria vita, per salvare quella d’un altro, è considerato un eroe e gli sono tributati onori e ricompense per la sua azione che lo pone al più alto livello di stima e rispetto. Gesù non solo rischiò spontaneamente la Sua vita, nelle ben note durissime circostanze, ma la offrì nella consapevolezza del martirio al quale si sottoponeva per dare la vita a tutta l’umanità.




Tempi Di Conoscenza E Caotici

ATTUALMENTE, NOI POSSIAMO misconoscere che viviamo in tempi meravigliosi, grazie all’accrescimento della conoscenza ed al celerissimo progresso scientifico che ne deriva. Purtroppo, però, dobbiamo costatare che tal celere progresso va producendo numerose calamità ed incomprensibili contraddizioni [inesistenti nella storia del passato], le quali affliggono, stupiscono ed impauriscono i popoli.

L’umanità incominciò ad usufruire d’un po’di progresso verso il 1440, in seguito alla scoperta della stampa. Poi, dal principio dell’1800, al 1900, nè susseguirono altre che pur apportando dei beneficii alle genti del tempo, non rivoluzionarono il mondo come le strabilianti scoperte che dal 1900 ad oggi, ad un ritmo sempre più celere, vanno risultando di gran lunga più importanti e meravigliose, in ogni campo dello scibile umano.

Sino al 1929, non si concepiva, ancora, la potenzialità dell’energia nucleare; la miracolosità televisiva; la celerità degli aviogetti; la creazione di satelliti, costruiti dall’uomo e vaganti nell’universo; l’invio di missili interplanetarri, teleguidati, in grado di fotografare. Marte, analizzandone la composizione chimica, sondandone la crosta in vista di potervi stabilire una base d’appoggio, onde raggiungere altri pianeti, situati a distanze enormi. Di pari passo, nel campo industriale, s’è andato e si va progrendendo nel miglioramento ed accrescimento della produzione, scoprendo inconcepibili materie composite per usi domestici di grand’utilità e poco costo, e costruendo meccanismi e macchinarii i quali espletano lavori assai gravosi, in poche ore, mentre, per il passato, ocorrevano squadre d’uomini e molte giornate lavorative. Nel campo della medicina, farmacologia e chirurgia, occorrerebbero pagine su pagine per elencare i ritrovati chimici per medicinali d’alto livello curativo, onde prolungare al massimo la durata della vita, sostituendo idoneamente organi del corpo umano e persino il cuore, come recentemende si è proceduto, con successo, negli Stati Uniti d’America.

Già abbiamo fato cenno al rapido ed efficiente progresso della scienza medica chirurgica, che ha compiuto e va compiendo grandi passi a favore dell’umanità travagliata da mali dogni specie ed entità, mediante nuovi medicinali ed oculati interventi chirurgici, nonchè ad innesti e trapianti d’organi. Ma troviamo deprecabile le Autorità preposte alla tutela dei diritti e doveri dei cittadini (in tutti i paesi del mondo sedicente civile—non si occupa ne si preoccupa di arginare la delinquenzialità con provvedimenti legali, atti ad assicurare alle genti la massima incolumità, troncando la valanca caotica del disordine e delle iniquità che ne deriva.

Un’altra incongruita d’oggi risiede nella spesa di miliardi che i governi stanziano per inviar missili e razzi a ritmo continuo, in esplorazione di Marte e di altri pianeti, mentre la miseria e la fame progredisce negli imfimi strati sociali (anche nelle Nazioni, pervenuti ai più alti levelli economici) ed incrementa la mortalità e tutte le aberrazioni che conducono al crimini. Infine a chi può sfuggire che il possesso delle energie nugleari, va adoperato, in massima parte, in metodi possibile a distrugere l’umanità in luogo di procurarle un più alto livello di vita creando, come ormai e notorio, una più vasta fruttuosità della terra e delle zone di benessere per incanalarvi i diserededati dell’egoismo, che guida tutte le nazioni delle classi privilegiati.

UN TEMPO D’ANGOSCIA

D’onde pervengono e come sono andati formandosi questi tempi caotici che incutono paura alle genti? Ecco in quali termini Gesù li predisse, nel Suo discorso profetico (Luca 21:25-26): “ … vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra angoscia delle nazioni, sbigottite [spaventate], dal rimbombo del mare e delle onde [flutti], gli uomini venendo meno [saranno tramortiti] dalla paurosa aspettazione [attesa] di quel che sarà per accadere nel mondo.” In Matteo 24:21-22, la profezia di Gesù è descritta in questi termini, più catastrofici: “… allora vi sarà una grande afflizione; tale che non v’è stata l’uguale dal principio del mondo, sino ad ora, né mai più vi sarà.”

Infatti, sin dal tempo del diluvo, non è esistito un tempo in cui s’è incorso—come incorriamo—nel pericolo della distruzione d’ogni vita su la faccia della terra. Calamità e piaghe d’ogni genere afflissero gli esseri umani, distruggendone in grandi quantità, ma essi sopravvissero e si moltiplicarono; guerre su guerre sono andate succedendosi, in tutte le parti del mondo, ma l’umanità è sopravvissuta, anche dopo le immani distruzioni, perpretate dai bombardamenti, e la perdita di milioni d’esseri umani. Ma se dovesse avvenire, come si teme, una confflagrazione mondiale, ora, e dovessero essere adoperati gli aggeggi bellici ad energia nucleare ed i micidiali ritrovati chimici, la distruttività del genere umano sarebbe totale: in quanto, a completamento di tutti gli orrori mortali, cui andrebbero incontro i belligeranti ed i civili, s’aggiungerebbe l’avvelenamento totale dell’aria, dal quale niuno potrebbe s’fuggire.

A noi resta il conforto che possiamo trarre dalla chiusura della profezia di Gesù, on la quale Egli, da oltre 2.000 anni, pensò d’alleviarci dalle pene da cui saremmo stati affranti. E ci rassicurò, dicendoci che “se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno [nessuna carne] scamperebbe; ma a cagione degli eletti, quei giorni saranno abbreviati.”

LA BIBBIA C’ ILLUMINA

Qual significato dobbiamo trarre dal celere e spettacolare aumento di conoscenza, erogata agli uomini, nello scorcio di questo secolo? Nella Bibbia questo accrescimento ci fu profetizzato, al fine che identificassimo “il tempo della fine,” in cui viviamo. Daniele 12:8-9, ebbe delle visioni divine dalle quali trasse delle profezie sul lontano futuro: di cui non conobbe il senso, perché esse dovevano essere comprese al tempo stabilito da Dio. Difatti, allorquando egli chiese all’Eterno: “Signore mio, quale sarà la fine di queste cost?” EGLI rispose: “va, Daniele, perché queste parole son nascoste e sigillate, sino al tempo della fine.”

Nel 4° versetto dello stesso capitolo, il Profeta ci fa apprendere il modo per identificare l’epoca il cui perverremo al “tempo della fine,” nell’aggiungere quest’altra frase dell’Eterno: “Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà.”

Chi non riconosce i segni indicatori del tempo della fine reperibili negli eventi straordinarii che vanno presentandosi all’attenzione delle genti in tutto il mondo? Nel preannunziato aumento di conoscenza, era inclusa la particolarità d’un tempo in cui avremmo sorvolato i mari, a collegarci con Paesi d’oltremare, per terra, per aria e per mare, con mezzzi d’una celerità inimmaginabile, siamo riusciti anche ad attraversare l’atmosfera terrestre a velocità supersoniche e gli spazii siderali a velocità mai immaginate dall’uomo, nel passato.

Nel 1° e 2° v. del 12° cap. L’Eterno dice a Daniele che “in quel tempo sorgerà Micael, il Gran Capo, il difensore del tuo popolo [ebraico]. E sarà un tempo d’angoscia qual non se ne ebbe mai, da quando esistono nazioni, sino a quell’epoca; ed in quel tempo il tuo popolo sarà salvato: tutti quelli, cioè, che saranno trovati iscritti nel LIBRO. E molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per un’eterna infamia.” Questa profezia si riferisce all’inizio del Regno messianico di Cristo [il Regno di DIO su la terra]. E ciò lo rileviamo dai segni preannunziatici, per i quali, comprendiamo, anche, che siamo in un tempo transitoriale. Il gran Principe, Gesù Cristo, spiritualmente, è, in attesa che l’Opera transitoria sia completata: onde, terminati i subbugli, sia instaurato il Regno di Dio, su la terra, sotto le direttive Sue, demandate a Cristo ed alla Sua Chiesa. Indi, avrà inizio la risurrezione dei morti.

La Parola dell’Eterno—tramandataci da Aggeo, 2:7—preannunziò: “… farò tremare tutte le Nazioni, le cose più preziose di tutte le nazioni affluiranno, ed io empirò di gloria questa casa [il Tempio, che era stato distrutto quasi 70 anni avanti—Esdra 3:10].” Or qual’è la cosa più preziosa della terra, se non la vita? Ed è la vita che l’Eterno ridonerà, come l’aveva donata ad Adamo, che Egli creò perfetto, designandolo a vivere per sempre su la terra, e dominarla. Infatti, nella Genesi 1:28, leggiamo che “Iddio disse loro: ‘crescete e moltiplicate e riempite la terra e rendetela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove su la terra.”

LA CONCESSIONE DEL RISCATTO

Adamo, infrangendo gli ordini di Dio, perdette la vita ed il suo regno. Il suo fallo comportò, inoltre, che i figliuoli [cioè tutta la sua progenie] nacquero imperfetti e destinati ad una breve vita che il conduceva alla morte. Poi, al tempo stabilito da Dio, venne Gesù su la terra e diede se stesso qual riscatto: per Adamo e tutta la sua discendenza, morendo, per far riottenere la vita all’intera umanità.

Il “riscatto,” dato dall’uomo Cristo Gesù, costituisce la più importante dottrina della Bibbia. Riscatto vuol dire prezzo corrispondente, o equivalente, per ottenere la liberazione.

Or v’illustriamo, con una storiella allegorica, il riscatto, pagato da Cristo per liberare Adamo e tutto la sua progenie dalla sentenza di morte, pronunciata da Dio contro essi: ‘un gentiluomo, per un’offesa arrecata al Re della sua nazione, è sottoposto ad un processo e condannato alla confisca dei beni ed alla deportazione ad unaterra straniera, ove deve restare per un tempo indeterminato, con tutti i suoi familiari. Dopo molti anni di residenza al detto luogo, un altro gentiluomo, dello stesso rango, chiede al Re di riscattare il deportato e la sua famiglia offrendo sé stesso ed i suoi beni per ridonare la libertà ai poveri prigionieri che lo avevano impietosito. Il Re accetta tale offerta e libera il prigioniero e la sua famiglia, cui restituisce i loro beni per aver avuto l’equivalente dal pietoso riscattatore. Così, i figliuoli, che non avevano conosciuto la vita libera, perché erano nati duranti la captività dei genitori, potettero goderne i beneficii, grazie al gesto misericordioso del loro benefattore.

IL SECONDO GENTILUOMO

Nella illustrazione allegorica del riscatto, Gesù rappresenta il 2° gentiluomo, nel liberare Adamo e la sua prole, dalla prigionia della morte. Infatti, Egli venne su la terra, come uomo e rappresentò l’esatta equivalenza d’Adamo, prima che, infrangendo la Legge di Dio, meritò la morte. Così, Egli divenne il Redentore e Salvatore di tutta la rezza Adamica, cioè l’intera umanità, che sarà liberata dalla prigione della morte.

Perciò, quando Gesù nacque a Bethlehem, l’Angelo del Signore, apparso ai pastori che pernottavano nei campi, a guardia del loro gregge, disse: “Io vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza, che il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore.”

Gesù venne su la terra per compiere il proposito racchiuso nel Piano di Dio. L’apostolo Giovanni 3:16, infatti, nel riportare gl’insegnamenti che Gesù impartì a Nicodemo [allorquando questi gli chiese molte delucidazioni Scritturali], ricorda, anche, che Egli disse: “Iddio ha tanto amato il mondo [le creature umane], che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui, non perisca, ma abbia vita eterna…”

In che modo, ci si domanderà. E noi risponderemo con le parole dell’apostolo Paolo, che, concisamente, nella sua prima Epistola ai Corinzi 15:21-23, spiega come e perché Dio concesse tal sommo privilegio. Egli scrisse: “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così, anche, in Cristo, saranno tutti vivificati …” Or, Gesù fu il primo ad essere risuscitato e ad ascendere al cielo. Ed i fedeli seguaci, che calcheranno le Sue orme [i membri del Suo Corpo, la Chiesa], otterranno anch’essi il premio celeste.

Allora, Cristo instaurerà il Suo Regno su la terra e Paolo ce ne traccia l’Opera, dicendoci: “quand’Egli avrà rimesso il Regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni potestà ed ogni potenza, poiché bisogna che Egli regni, sinché avrà messo tutti i suoi nemici sotto ad i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto, è la morte.”—I Cor. 15:24-26

LA MORTE DEBELLATA

Immaginiamoci un mondo in cui non esisterà più la morte! In ciò consisterà il Regno, per la cui instaurazione. Gesù insegnò—2.000 anni, or sono—la preghiera che i discepoli avrebbero dovuto innalzare al Padre celeste. Si d’allora, milioni e milioni di persone hanno invocato l’Eterno, onde venisse “quel Regno e la volontà di Dio fosse fatta su la terra, come è fatta nei cieli.” Or, gli uomini, oltre a spasimare per le numerose calamità, sofferenze e dolori, provenienti dal loro decadimento, ereditato da Adamo, debbono essere affranti, anche, dall’incubo al quale soggiacciono permanentemente a causa delle crisi nazionali ed internazionali, ceatrici di panico e disperazione. E fanno affidamento nella manifestazione dei figliuoli di Dio e nella instaurazione del Regno Messianico: pur non avendo un’esatta cognizione dei beneficii ch’esso apporterà, né del tempo e del modo in cui verrà instaurato.

Noi, al presente, stiamo vivendo nel tempo della fine e potremmo dire d’essere pervenuti sulla soglia del Regno di Dio, su la terra, allorquando Micael stabilirà il Regno e tutti i morti che giacciono nella polvere della terra, saranno risvegliati, nel corso dei mille anni del Regno. Risusciteranno e torneranno a vivere su questa terra, ove la morte, la grande nemica dell’umanità, sarà per sempre distrutta.

Consideriamo il tripudio delle genti! Tutte le madri, che perdettero i loro figliuoli, gradatamente e ordinatemente, potranno riabbracciarli, anche quelle che, per ordine d’Erode, al tempo di Gesù, ebbero trucidati i loro fanciulli a Bethlehem e nelle zone limitrofe. D’ogni bimbo ucciso, restò una madre affranta dal dolore e straziata per l’inumana ferocia, sguinzagliati come belve sanguinarie in cerca della preda da sbranare. Esse riavranno i loro bimbi e postranno gioire del loro affetto, dopo tanto tempo.

“Così parla l’Eterno [tramite Geremia 3l:15-17, a queste madri]: S’é udita una voce in Rama [significa ‘altura’ ed era una collina, ove dal culmine, si esprimeva il proprio dolore, Matteo 2:18], un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i suoi figliuoli; perché non sono piu.”

Si tenga presente, ora, che, in questa parte della profezia, riferentesi al giorno tanto vicino, in cui le madri saranno consoltate, Geremia, per avvalorare la sicurezza del mantenimento della promessa, sottolinea che essa è stata espressa da Dio, ripetendo per 3 volte “Così parla l’Eterno!” E ciò perché “le promesse di Dio hanno in LUI il loro si.”—II Corinzi 1:20

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora