AURORA
Maggio-Giugno 2007

Contenuto Di Questo Numero

  1. L’Inferno Della Bibbia
  2. LaDistruzione De Sodoma E Gomorra
  3. Assemblea Annuale Della Chiesa Christiana Millenarista
  4. Discorsi Di Frateli Che Furono Presentati in Una Confernza D’America
  5. “Finche Non Venga Colui”
  6. Crisantemi

CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Marzo-Aprile

L’Inferno Della Bibbia

NON VI SONO che due versetti dell’Apocalisse e qualche parabola o discorso del Signore, talvolta erroneamente tradotti, che—presi nel loro senso letterale—sembrano appoggiare lo errore dell’inferno di fuoco e di tormenti eterni.

LA PUNIZIONE DEL PECCATO È LA DISTRUZIONE

Il nostro testo biblico, citato all’inizio di questo studio, dichiara che la pena del peccato imposta dall’Onnipotente è la distruzione e non la vita eterna da trascorrere nei tormenti. Adamo, che peccò, fu condannato a la morte e non alle sofferenze perpetue, ed in tal preciso senso fu preavvertito dal Signore (Genesi 2:17): (Morente tu morrai) Adamo raggiunse il punto culminante di questo castigo, la morte, nello spazio di un giorno di Dio: mille anni.”—Salmo 90:4; 2 Pietro 3:8

La pena che Gesù soffrì per Adamo e per noi fu la morte e non i tormenti eterni. Ma, grazie alla redenzione, l’umanità ha ormai ricevuta la promessa divina di essere riscattata dalla distruzione, dalla tomba—ebraico sheol e greco hades,—che sarebbe l’inferno della Bibbia. Questa liberazione dell’annientamento, dall’inferno, dal sepolcro, dallo stato di morte è chiamata in termini scritturali la resurrezione dei morti. Ed il Signore, per Gesù Cristo, ha provveduto al risveglio di tutti i morti: “Egli è colui … che redime la tua vita dalla fossa.”—Salmo 103:3  Ma se al tempo del risveglio di tutti, durante il Millennio—risveglio necessario affinchè tutti gli uomini conoscano la bontà, la giustizia, l’amore e la potenza di Dio—vi saranno degli incorreggibili che si ostineranno a non voler fare dei progressi nel bene, allora costoro moriranno nella seconda morte dalla quale non vi è più resurrezione nè ristorazione alla vita: “Cristo non morirà una seconda volta.”

L’INFERNO PROPRIAMENTE DETTO

L’Antico Testamento è stato scritto in ebraico ed il Nuovo in greco. La parola sheol si riscontra nel V. T. 65 volte e viene generalmente tradotta per (soggiorno dei morti) o non tradotta affatto (rimanendo cioè “Sceol”) dalle più ecenti versioni tratte dai più antichi manoscritti (Riveduta e Luzzi). Nel Nuovo Testamento, la versione Riveduta e quella del Luzzi mantengono inalterato il termine (Ades) e ciò perchè il significato di esso non corrisponde affatto a quello voluto dal Diodati il quale però, nel V. T., non adopera solo la parola (inferno) ma si serve anche della espressione (luogo basso, sotterra) ecc. Ci fermiamo a citare queste due versioni perchè sono le più popolari e conosciute tra i cristiani italiani. Nel campo estero ci limitiamo ad esaminare brevemente come le parole sheol ed hades siano tradotte.

Nelle diverse versioni francesi la parola sheol viene tradotta da Ostervald una sola volta per inferno (luogo di sotto) in Giobbe 11:8 mentre Martin nello stesso passo, usa il termine abisso, e in Deut. 32:22 ed Amos 9:2 quello di (luoghi bassi). Segond e Crampon traducono sheol in (soggiorno di morti) e qualche volta in (sepolcro). L’eccellente versione di Losanna (fatta da pastori che conoscevano perfettamente l’ebraico ed il greco) traduce dovunque sheol e hades or soggiorno di morti. Darby, quantunque preso dall’idea dei tormenti eterni non osa tradurre queste parole. Stapfer traduce hades per dimora dei morti. Ostervald la traduce per inferi (luoghi di sotto) in Matteo 11:23; 16:18; Apoc. 1:18; 6:8 e qualche volta per sepolcro in Atti 2:27, 31; I Corinti 15:55; Apoc. 20:13, 14. Martin non si differenzia da Ostervald. La Versione Ostervald Riveduta traduce sempre hades con inferni.

In inglese la King James Version traduce la parola sheol ora per inferno, ora per tomba ed ora per abisso. La versione cattolica del Douay non sempre traduce sheol per inferno, ma si serve anche di abisso e di morte.

Da queste comparazioni appare evidente come le parole sheol ed hades non corrispondao affatto all’idea dell’inferno inteso come luogo di tormenti eterni. Ma anche se volessimo supporre per qualche istante l’esistenza di siffatto luogo, l’Apocalisse 20:14 ci mostra il terribile inferno…distrutto nella Seconda Morte.

Riassumendo, sheol ed hades simbolizzano il sepolerco, la prima morte, come la Valle di Hinnom (Geremia 7:31; 2 Re. 23:10 etc.) o Geenna simbolizzano la distruzione finale, la seconda Morte.

Si vorrebbe intimorire la gente con lo spettro dell’inferno per convertirla, ma Paolo scrive che la bontà di Dio e non il terrore di tormenti è il mezzo che deve condurci al pentimento ed alla conversione. “… sprezzi tu le ricchezze della sua benignità, della sua pazienza e della sua longanimità, non riconoscendo che la benignità di Dio ti trae a ravvedimento?”—Romani 2:4

Si sorvola con molta leggerezza sulla Parola di Dio, o si dà, con proverbiale noncuranza, un significato totalmente opposto a ciò che essa vuol dirci. Per esempio laddove è scritto: “L’Eterno, il nostro Dio li distruggerà (i malvagi)” Salmo 94:23, si legge come se il Salmista avesse voluto dire: “Iddio li conserverà in un fuoco eterno”, mentre si sa che il fuoco è il simobolo della distruzione e non della conservazione. Lo stesso accade per il termine (morte) quando si dimentica talmente il senso del linguaggio da dargli l’interpetrazione di (vita)! “Il salario del peccato è la mmorte” (Romani 6:23) “Temete piuttosto colui che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna.”—Matteo 10:28 “L’anima che pecca sarà quella che morrà” (Ezechiele 18:4) “Dio solo possiede la immortalità.”—I Timoteo 6:16 “Gli empi periranno.” “I trasgressori saranno tutti distrutti.”—Salmo 37:20, 38

Coloro che oggi predicano l’inferno si trovano fortemente imbarazzati quando si chiede di provarlo con la Bibbia. Le nuove e recenti traduzioni, fatte sui testi originali, non contengono più questa triste espressione. E quanto ai tormenti eterni, se credono fermamente all’Apocalisse, possono leggere nei capitolo 21:4 e 22:3 che alla fine del Regno di 1000 anni di Cristo l’ultima lagrima sarà asciagata, la morte non sarà più, non vi sarà nè cordoglio, nè grido nè dolore. “Non vi sarà più cosa maledetta.” Dio sia lodato!

UNA ESPRESSIONE DI GIOBBE 14:13

Giobbe, uno dei caratteri più salienti dell’Antico Testamento, presentato in modo speciale, come un favorito da Dio, pregò ardentemente per andarsene nell’ (inferno), nello sheol cioè nella tomba. Nulla di sorprendente in ciò, perchè il pover’uomo realizzò crudamente (le molte afflizioni del giusto.”—Salmo 34:19 Rigettando l’idea di un suicidio. Giobbe desiderò che la morte lo liberasse dai dolori, dalla distretta. Per provarlo, e per dimostrare la sua fedeltà, Iddio premise a Satana di fare a Giobbe tutto il male possibile (leggere Giobbe, capitoli 1 e 2) ma senza toccargli la vita, Ad aumentare le sue pene si aggiunsero gli amici ed i vicini i quali, invece di consolarlo, gli girarono le spalle e dichiararono che egli aveva agito da ipocrita e che Dio, ora, manifestava la sua disapprovazione e la sua ira facendogli pagare in quel modo i peccati commessi. Invano Giobbe protestò la sua innocenza appellandosi all’eterno affinchè pronunziasse un verdetto in suo favore. E quasi non bastassero le sue sventure e le sue prove, sua moglie gli fece raggiungere il colmo della disperazione gridandogli: “Ma lascia stare Iddio e muori!” Fu così in questa fornace di prove, che Giobbe implorò: “Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti…finchè l’ira tua sia passata.”—14:13

C’è qualcuno che, avendo conservato il suo buon senso nelle cose religiose, può pensare—anche per un solo istante—che Giobbe dopo di aver attraversato tutte quelle afflizioni pregasse Dio per essere gettato nei tormenti eterni? Ciò sarebbe assurdo, se non ridicolo! Giobbe pensò evidentemente di morire, se ciò fosse piaciuto al Signore, di andarsene nell’inferno della Bibbia, cioè nel sepolcro, nello stato di incoscienza.

ALTRI CASI CHE DIMOSTRANO L’ASSURDITÀ DI UN INFERNO

Giona 2:3 “Io ho gridato dalle visceri dello sheol (soggiorno dei morti.” E’ evidente che le viscere del gran pesce non erano l’inferno. Lo stesso rileviamo per il pio Giacobbe.—Genesi 37:35 Avrebbe forse voluto discendere egli nell’inferno per incontrare suo figlio o avrebbe voluto morire, incontrare il figlio nella tomba, per il dolore di averne appresa la morte? Come risalta in maniera chiara e limpida, l’appropriato significato di sepolcro o tomba al termine sheol!

Negli Atti 2:29 e 31, il re Davide invece di addormentarsi (poichè gli non è salito in cielo, Atti 2:34) sarebbe andato nell’inferno? E Gesù sarebbe anche egli andato per tre giorni e tre notti nei tormenti di fuoco e di zolfo? Eppure la Bibbia dice che egli morì per i nostri peccati, che fu morto tre giorni e che Dio lo risvegliò.

Non vi sono stati intermedi tra il cielo e la terra. Il purgatorio è un’altra invenzione che non trova origine nella Parola di Dio. Non a torto è stato definito (una frode colossale.) E il paradiso che Gesù promise al ladrone pentito, quando Egli ritornerà per il suo Regno, sarà la terra ristorata e rinnovata durante i 1.000 anni definiti pure come (i tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti.)—Atti 3:21

Si cita sovente: “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze, ma raramente si aggiunge il resto di questo passo (Ecclesiaste 9:10): “… poichè nel soggiorno dei morti dove vai, non v’è più nè lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè sapienza.” Cosa può esservi di più chiaro? Nel sepolcro dove tutti buono e malvagi, se ne sono andati dopo 6.000 anni, l’uomo non ha più la minima coscienza di sè stesso. I morti sono veramente morti, la vita è spenta dalla morte ed essi resterebbero sempre in una tal condizione se Dio non avesse provveduto ad una resurrezione dalla morte, ad un risveglio della persona in essere animato. Il momento stesso del risveglio sembrerà a ciascuno quello della stessa morte perchè anche se saranno trascorsi dei secoli tra i due’ avvenimenti (morte e resurrezione) non potrà esservi cognizione alcuna del lungo intervallo poichè la nozione del tempo non esiste nel profondo sonno della morte.

Come appariranno meravigliose la bontà e la misericordia di Dio alle moltitudini della razza umana quando, richiamate alla vita, apprenderanno per la prima volta nell’esperienza diretta, l’amore di Dio perchè, invece di essere gettati in un luogo di altroci tormenti, secondo certune dottrine, vedranno la chiara manifestazione dell’amore e della saggezza divina. Ciò accadrà in quel meraviglioso giorno del ristabilmento di tutte le cose (Atti 3:19-21) che è vicino, molto vicino. E ciò perchè Cristo ha dato la sua vita in riscatto per tutti, per liberarci dall’immensa prigione della morte e per permettere a tutti quelli che lo desiderano, la possibilità di ottenere la vita perpetua attraverso l’obbedienza alle leggi di Dio. Essi saranno aiutati e guidati per camminare in questa via di ristabilimento.

“TORNATE, O PRIGIONIERI DELLA SPERANZA”

Noi vediamo, dunque, che l’inferno della Bibbia è il sepolcro, la tomba, lo stato di morte e che i morti non sanno nulla.—Ecclesiaste 9:5; Salmo 146:4 Milioni di figli di Adamo sono rinchiusi in questa grande prigone della morte, ma la parola stessa (prigione) implica la speranza di una liberazione, cicè che i prigionieri non sono stati dimenticati da Dio e che è nel piano divino il proposito di aprire le porte della prigione. Giobbe presentiva questa speranza allorchè esclamò: “Tu mi chiameresti (al Millennio, mattino di risveglio) e io risponderei.—14:15 Il nostro Signore Gesù Cristo fu il primo di questi prigionieri che, per una resurrezione, ritornò dallo sheol, dallo hades, dal sepolcro. “Dio Padre l’ha risuscitato dai molti” ci dice l’apostolo Paolo (Galati 1:1) e Gesù conferma: “Io fui (durante tre giorni e tre notti) morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli.—Ap. 1:18 Nella resurrezione di Gesù abbiamo la certezza del compiacimento e della potenza dell’Eterno di liberare tutti i prigionieri, di risvegliare tutti i morti.—Giovanni 5:25; Atti 17:31.

“Tornate… o prigionieri della speranza”, grida Zaccaria 91:12 Si riscontra sovente, nelle Bibbia, la morte rappresentata come una prigione e contenente tutta l’umanità captiva fino al glorioso mattino della resurrezione, ed il Signore stesso ci dice che possiede “le chiavi della morte e del sepolcro.”—Apocalisse 1:18 Come dobbiamo sentirci felici nel sapere le chiavi della vita nelle sicure mani di Colui che ha dato la Sua vita per il riscatto di tutti — “Affinchè (Dio) sia giusto e giustificante colui che ha fede in Gesù.”—Romani 3:25




La Distruzione Di Sodoma E Gomorra

E L’ETERNO DISSE: “Siccome il grido che sale da Sodoma e Gomorra e grande e siccome il loro peccato e molto grave — Allora l’eterno fece piovere dal cielo zolfo e fuoco. Così egli distrusse quelle città, tutta la pianura, tutti gli abitanti della città e quanto cresceva sul suolo. Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro e divenne una statua du sale.”—Genesi 18:20-119; 24:26-28

Questo racconto biblico ha immpressionato profondamente in tutti i tempi la mente degli uomini. Sodoma e Gomorra divennero il simbolo della depravazione e dell’empietà, e si citano i loro nomi quando si parla di una distruzione completa. La fantasia degli uomini deve aver concepito le cose più spaventose pensando a quel fatto inspiegabile, come dimostrano numerosi testimonianze dei tempi antichi. E certo che devono essere avvenuti fatti notevoli ed incredibili presso il Mar Morto, il “mare del sale”, ove, secondo la Babbia, si è svolta la catastrofe.

La distruzione catastrofica di Sodoma e Gomorra avvenne verosimilmente intorno al 1900 a.C. Un minuzioso esame dei documenti letterari, geologici e archeologici porta alla conclusione che la scomparsa terra di quella regione (Genesi 19:29) era situata nel territorio attualmente sommerso sotto le acque che vanno lentamente screscendo nella parte meridionale del Mar Morto, e che la causa della distruzione fù un grande terremoto, probiabilmente accompagnato da esplosioni e da fulmini, dallo sprigionamento di gas e da fenomeni ignei.

La frattura della terra liberò le forze vulcaniche lungo tutta la crepa, nella profondità del suolo. Nella parte alta del Giordano, presso Bashan, si vedono anche oggi crateri di vulcani spenti, e vasti campi di lava e strati di balsamo sul terreno calcareo. Da tempi immemorabili i territori situati lungo questa depressione sono soggetti a frequenti terremoti. Di molti di questi si ha notizia e ne parla la stessa Bibbia. Una conferma della spiegazione geologica della distruzione di Sodoma e Gomorra, si ravvisa in queste parole che lo scienziato Fenicio Sanchuniathom scrisse testualmente nella “storia primitiva.” “La valle del Sidimo sprofondò è divenne un lago, eternamente fumante senza pesci e senza vita alcuna.”

Quando più si avvicina al limite meridonale del Mar Morto, tanto è più arida e selvaggia diventa la regione, tanto e più pauroso e osprimente lo scenario della montagne che la circondano. Si ergono avvolte in un eterno silenzio. Le loro pareti frastagliate cadono verticalmente sull’acqua dalla quale traspare il loro biancore cristallino. L’immane catastrofe ha lasciato un’impronta incancellabile su questa contrada. Ogni tanto si vede passare un gruppo di Nomadi per questi valli aspre e dirupate in cammino verso l’interno del paese.

Dove le acque oleose terminano nel sud, cessa d’un tratto anche l’opprimente rupe rocciosa, per far posto a una depressione salinosa e paludosa. Il terreno roccioso è solcato da innumerevoli rigagnoli ed e piuttosto pericoloso per il viandante distratto. La depressione s’inoltra a sud verso la valle desertica d’Araba, che arriva al Mar Rosso. Ad ovest della riva meridionale, in direzione del bib lico paese del Mezzogiorno, il Negev, si estende da nord a sud un dorsale collinoso alto 45 metri e lungo 15 chilomatri. Sui suoi pendii sotto la luce del sole si osserva uno sfavillio come diamanti. E un vero fenomeno della natura. La maggior parte di questa piccola catena di alture consiste di puri cristalli di sale. Hanno forme strane, alcuni stanti ritti come statue. Nei loro profili sembra a volte di scorgere all’improvviso figure umane. Queste singolari colonne di sale ci rocordano vivamente la rappresentazione biblica della moglie di Lot, che fù trasformata in una statua di sale. La scintillante montagna di sale si trova nelle immediate vicinanze della profondata valle di Siddin. Anche chi potè fuggire dall’epicentro della catastrove difficilmente riuscì a salvarsi dai vapori di gas venefici che si stendevano su gran parte della regione. E tutto ciò che si trova in prossimità del Mar Morto. La Sacra Bibbia identifica queste zone come la valle di Siddin, dove e ora il mare del sale Genesi 14:3.

I geologi aggiunsero a queste scoperte e osservazioni una prova conclusiva che spiega la causa e il fondamento del racconto biblico della distuzione di Sodoma e Gomorra. Il Mar Morto ha 400 metri di profondità, il fondo marino giace quindi a circa 800 metri sotto il livello del Mediterraneo. L’acqua del Mar Morto contiene il 25% di componenti solidi, per maggior parte cloruro di sodio, cioè sale comune. Gli eceani invece contengono dal 4 al 6% di sale. Il Giordano e molti fiumi minori sboccano nel lago, che e lungo 76 chilometri a largo 17 e che non presenta nessuno scarico. Sotto il sole ardente evaporano ogni giorno dalla sua superficie 8 milioni di metri cubi d’acqua, le sostanze chimiche che gli affluenti portano con se si depositano sul fondo del lago che ha una superficie di 1292 km. Il sole e così cocente che la sottile crosta del sale che l’acqua ha depositato sul corpo umano, li fà apparire perfettamente bianchi. In questo mare non vi sono mollushi, ne pesci, ne alghe, ne coralli, su questo mare non si e mai cullata una barca di pesca. Non esistono ne frutti di mare, ne frutti di terra; i sue rive sono desolatamente nude. Enormi sedimenti di sale incrostati sul lido e sulle pareti rocciosi luccicano al sole come diamanti; l’aria e satura di odori forti e acri. Si sente odore di petrolio e zolfo. Macchie oleose di asfalto—la Bibbia lo chiama Bitume Genesi 14:10; Ne il cielo azzuro e luminoso ne il sole con tutto il suo plendore riescono a infondare vita a questo paesaggio pieno di ostilità.




Assemblea Annuale Della Chiesa Cristiana Millenarista

Relazione: Fra. Francesco Modica

NEI GIORNI 9, 10 E 11 SETTEMBRE 2006 si è svolta a Pescara l’Assemblea annuale della Chiesa Cristiana Millenarista, alla quale hanno partecipato fratelli e sorelle giunti non solo da varie regioni d’Italia, ma anche dall’estero. Motivo di grande gioia è stata la partecipazione del fratello Joseph Panucci, proveniente dagli Stati Uniti.

I primi due giorni, trascorsi in un clima divera comunione fraterna, sono stati dedicati alla meditazione di alcuni soggetti biblici liberamente scelti per la comune edificazione.

I fratelli, pur nella varietà dei temi esposti, sono stati tutti concordi sulla necessità di rimanere uniti nell’attesa dell’instaurazione del Regno di Cristo. Hanno trattato il tema dell’amore fraterno, sottolineando la necessità di essere in comunione con il Padre celeste e con i fratelli per poter, come figliuoli di Dio, essere di esempio al mondo; il tema dell’unità tra i membri del corpo di Cristo per poter ricevere le benedizioni del Signore e per poter essere illuminati su quella parte di verità che non ancora conosciamo; e ancora quello della necessità, per la Chiesa di Cristo, di mantenersi pura dal mondo, che vive in maniera esattamente opposta a quella insegnataci dal Signore.

Altro tema trattato è stato quello del “Logos”, venuto sulla terra per far conoscere il Padre ed esclusivamente con una natura umana, concetto ribadito con forza a conferma della dottrina dell’unicità di Dio contro quella di una fantomatica trinità di cui non si trova alcun riscontro nella Sacra Scrittura.

È stato pronunciato un discorso sulla necessità di edificare “oro, argento, pietre di valore” sull’unico fondamento che è Cristo, di essere nuove creature per spandere intorno a noi il buon profumo di Cristo e, come figli di Dio, di essere integri ed irreprensibili.

Altro argomento affrontato è stato quello ri guardante il popolo d’Israele, delle sofferenze che dovette sopportate nel corso dei secoli per non aver osservato i comandamenti divini e soprattutto durante l’Età del Vangelo per non aver accettato il Messia e per averlo crocifisso; ma è stato posto l’accento soprattutto sulla sua restaurazione, che sarà operata da Cristo, capo e corpo.

Molto circostanziato è stato il discorso sul Tabernacolo edificato nel deserto dal popolo d’Israel, appena uscito dall’Egitto, dopo quattrocento anni di schiavitù. Il fratello che ha affrontato l’argo mento ha spiegato con molta precisione le varie parti di cui si componeva, soffermandosi sul significato simbolico di ognuna di esse, in quanto il Tabernacolo raffigura il cammino della Chiesa durante l’Età del Vangelo. Ha quindi parlato del viaggio compiuto dagli Israeliti dopo essere usciti dal paese in cui erano stati schiavi, viaggio tremendo per il quale impiegarono ben quarant’anni, per aver disobbedito agli statuti di Dio, aggiungendo che al termine di esso solamente due persone della vecchia generazione, Giosuè e Caleb, furono ritenuti degni di entrare in Canaan, la terra promessa. Ha aggiunto che anche noi ci troviamo in un deser to pericolosissimo e che non entreremo giammai nella terra promessa, la Canaan celeste, se non rimarremo fermi attaccati al fondamento su cui stiamo costruendo la nostra vocazione a cui siamo stati chiamati.

Alla fine dell’Assemblea un fratello, dopo aver ripercorso brevemente i temi trattati, ha spronato tutti ad una maggiore collaborazione per fare ulteriori progressi nell’attività di testimonianza; ha esortato a lavorare e a vegliare, ad essere operatori attenti della parola e a guardare soprattutto all’ unità della Chiesa.




Discorsi Di Fratelli Che Furono Presentati In Una Conferenza D’America

IL TESTO DEL PRIMO DISCORSO FÙ

“Il settimo angelo suonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo e venuto ad essere del Signore nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei secoli dei secoli.”

L’oratore spiegò che questo “settimo angelo” o messaggero e lo stesso di quello citato in Apocalisse 3:20. E tutti i componenti attuali del popolo del Signore hanno l’opportunità di far risonare la settima “tromba”, ossia di proclamare il messaggio del tempo della fine. Questa settima tromba corrisponde alla “ultima tromba” O “Tromba di Dio” nonchè alla tromba del giubileo.—I Cor. 15:51-52

In I Tess. 4:16 leggiamo: “Perchè il Signore stesso con un potente commando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo.” L’oratore spiegò che il “grido”, costituisce un messaggio di incoraggiamento per alcuni ed allarme per altri. La “voce di arcangelo” descrive invece “l’autorità ed il comando affidato a Micael secondo la profezia di Daniele 12:1 e determinanti un tempo di angoscia qual non s’ebbe mai da che esistono nazioni.

La “tromba di Dio” indica il tempo della venuta di Cristo. Le “voci” nel cielo Apoc. 11:15, essendo molteplici, corrispondono a diversi aspetti del messaggio quali la proclamazione che i regni di questo mondo sono divenuti il Regno di Dio e del Suo Cristo. Il trapasso dei poteri e invisibile, ma possiamo notare l’evidenza dai segni profetici che si manifestano ovunque.

Un altro aspetto del messaggio interessa, in maniera più diretta, alcuni membri del popolo del Signore e precisamente coloro che, essendo gli ultimi devono proclamare l’Evangelo del Regno. Nel riferirsi ad essi il profeta Isaia annunziò. “Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero di buone novelle, che annunzia la pace; che reca belle notizie di cose buone, che annunzia la salvezza, che dice a Sion: il tuo Dio regna.”—Isaia 52:7 Il messaggio simboleggiato dal suono della tromba, include anche l’opera della mietitura che e la fine delle età. In Matteo 24:31 leggiamo: “Ed egli manderà i suoi angeli con un potente suono di tromba, ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità dei cieli all’eltra.” Il passaggio di Apocalisse 7:1-3 ci assicura che i quattro—venti—non potranno agire fino a quando i servitori di Dio non saranno tutti segnati sulla lor fronte.

—Oratore: Levi Jacobs

IL SECONDO DISCORSO: “Pensieri sulla grande moltitudine.”

Rivelato dal passaggio scritturale.:

“Dopo queste cose vidi una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingua; questi stavano in piedi davanti al trono e d’avanti all’Agnello, coperti di vesti bianche e avevano delle palme in mano. Apoc. 7:9. Ecco alcuni tratti del discorso: “La scena descritta nel nostro testo si svolge in cielo, ove 144.000 furono già visti dall’autore del libro della Rivelazione Apoc. 7:4. La sorpresa e la meraviglia per un tal spettacolo sono descritti nel versetto 13 con le parole: “Chi sono costoro che sono coperti di bianche vesti, e da dove sono venuti? Tutti gli altri personaggi della scena erano stati enumerati e riconosciuti. Non così i componenti di quella grande folla. Il fatto che essi appaiano dopo l’identificazione dei 144.000—e per la prima volta—in cielo e dinanzi al trono, indica che questa presentazione ha luogo dopo l’avvenuto completamento della Chiesa.

Non v’è dubbio alcuno che il Nostro Padre Celeste ha molti segreti da rivelare gradualmente attraverso le età a venire; e ragionevole arguire che, questo della grande folla, ne costituisce uno ed il suo palesimento costituirà una manifestazione ulteriore del Suo infinito amore, e della sua misericordia.

Nessumo ammonimento di Gesù e degli apostoli e diretto ai componenti di questa grande folla. Tutti gli aiuti e le esortazioni sono rivolte a coloro “chiamati ad essere santi affinchè ricevono una “piena” ricompensa.—2 Giov. 8 Ma che degli individui che fan parte della “Moltitudine” vi siano stati attraverso l’età del Vangelo e tuttora vi sono, noi riteniamo esser ciò dimostrato dalle Scritture. Tuttavia, in quanto tale, non possiamo identificarla, benchè è a nostra conoscenza si trovano tra coloro che aspirano al palio dell’alta chiamata di Dio in Cristo Gesù.

Un’altra illustrazione della grande folla (o moltitudine) ci è data nel Salmo 45:13 ove viene paragonata a delle “vergini” compagne della sposa. Sappiamo che la “Sposa” indicata in questa profezia è la Chiesa, moglie dell’agnello. Le vergini sue compagne prenderanno parte al banchetto nuziale dell’Agnello. Ciò coincide con unaltra illustrazione offertaci in Genesi 24:61 ove apprendiamo che le “serve” dovevano seguire Rebecca la quale fù scelta come sposa di Isacco, un tipo di Cristo.

—Oratore: Samuele Baker

IL TERZO DISCORSO: “Sperando nell’Eterno”

Ispirato dalle porole del.—Salmo 27:14 “Spera fermamente nell’Eterno, forte, si rinfranchi il tuo cuore, spera fermamente nell’Eterno.” Ecco alcuni brani dell’incoraggiante discorso: “Il concetto racchiuso nel passaggio non si riferisce ad un’attesa passiva, ma ad un’attesa vigilante, durante la quale dobbiamo raggiungere una maggiore consapevolezza sull’azione che egli persegue, allo scopo di essere sempre pronti a camminare con il Signore ed esplicare la nostra attiva parte di lavoro nella Sua opera. L’esortazione ad “essere forti” ci dice che vi sono delle prove da affrontare, delle esperienze talvolta amarissimi e scoraggianti da affrontare e che richiedono da parte nostra una assoluta fiducia nel Signore.

Mosè espresse gli stessi pensieri allorchè rivolse queste parole a Giosuè: “Siate forti e coraggiosi, non abbiate paura, non spaventatevi di loro, perchè l’Eterno il tuo Dio, e lui stesso che cammina con te, egli non ti lascerà, e non ti abbandonerà.”—Deut. 31:6 Questa esortazione data da Mosè poco prima della sua morte. Era un periodo di molte intercezze per il futuro del popolo d’Israele, Anche oggi e così. Ma noi continueremo a sperare nell’Eterno perchè sappiamo che, come il tema generale della Conferenza pone in risalto: “Con noi è l’Eterno, nostro Dio per aiutarci.

Il poplo del Signore deve essere sempre fiducioso nella guida divina, nulla dovrebbe distorglielo da questo atteggiamento. Quanto valore e racchiuso in questo versetto: “Confida nell’Eterno con tutto il tuo cuore, e, non l’appoggiare sul tuo discernimeto, riconoscilo in tutte le tue vie, ed Egli raddrizzera i tuoi sentiere.”—Prov. 3:5-6 Purtroppo non sono manacati i casi di defezione, di fratelli che non hanno saputo vigilare e confidare nel Signore. Noi daremo prova di saggezza sperando pazientamente nel Signore nel mentre Egli usa la stoltizia degli uomini per aprire la via alla instaurazione del Suo Regno.

Indubiamente tutt’oggi gli eventi mondiali e il crollo di varie governi in diversi paesi danno a noi una indicazione che le profezie delle Sacre Scritture pian piano si stanno edempiendo, ma guardiamoci dal fissare termini e stabilire date all’evolersi degli avvenimenti, nella speranza di poter quasi ridurre quelli dell’attesa; piutosto: “bisogna che ci atteniamo maggiormente alle cose udite, che talora non finiamo fuori strada.”—Ebrei 2:1 Ricordiamo le parole del Profeta Isaia nel capitolo 40 verso 31. “Ma quelli che sperano nell’eterno acquistano nuove forze; s’innalzano con ali come aquile, corrono senza stancarsi e camminano senza affaticarsi.”

—Oratore: Fratello Wylem



ALLA LUCE DELL’AURORA

“Finchè Non Venga Colui…”

“Cosi parla il Signore, l’Eterno: la tiara sarà tolta, il diadema sarà levato; tutto sarà mutato…finchè non venga Colui a cui appartiene il giudizio, ed al quale lo rimelterò.”
—Ezechiele 21:31-32

DURANTE LUNGHI SECOLI di tenebre e di angoscia per l’umanità, paragonabili, secondo una simbologia biblica, ad una notte di pianto, finalmente sta per spuntare il mattino di gioia, in cui realizza le promesse formulate anticamente ad Abrahamo, a tutti i patriarchi ed ai santi profeti dell’Antico Patto.

Ad Abrahamo, l’Eterno rivolse la promessa di benedire in lui e nella sua progenie, tutte le famiglie della terra (Genesi 12:3; 18:18; 22:18) ed il fedele patriarca, forte di tale promessa, nel corso della sua esistenza rimase nell’aspettazione di una (città che ha i veri fondamenti ed il cui costruttore è Dio.)—Ebrei 11:10

Nella Bibbia una città simboleggia un governo, e questa città di cui Iddio ne è l’architetto e costruttore, si identifica nel regno o governo di Dio.

Probabilmente Abrahamo non comprese tutta le meravigliosa portata di tale promessa, me percepì tuttavia quale grande parte avrebbe avuto nel futuro la sua (progenie) nell’opera di benedizione e di restaurazione di tutte le famiglie della terra.

Di quest’ultima, invece, fu concessa una visione a Giacobbe, nipote di Abrahamo, il quale, poco prima della sua morte, così profetizzò nei riguardi del suo figliuolo Giuda: “Giuda è un leoncello; tu risali dalla preda, figliuol mio; egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa; chi lo farà levare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, nè il bastone di comando di frà i suoi piedi, finchè venga Colui (ebraico: sciloh) che darà il riposo, ed al quale ubbidiranno i popolo.”—Genesi 49:9-10

Questa profezia fu pronunziata al tempo del soggiorno del popolo ebreo in Egitto e la figura di un leone accovacciato simboleggia il diritto di regnare. È dunque chiaro che essa contiene l’idea di un grande dominatore proveniente dalla tribù di Giuda, il quale apporterà la pace—donde il termine: sciloh—e adempirà le promesse fatte di Dio ad Abrahamo.

L’Eterno si servì di Mosè per liberare il popolo ebreo dalla servitù d’Egitto e per dargli la sua legge divina, la cui fedele osservanza gli avrebbe conferito, con il diritto ad una esistenza nazionale, anche il privilegio di essere sovranamente innalzato nei riguardi di tutte le altre nazioni: “Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce ed osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poichè tutta la terra è mia: e mi sarete un regno di sacerdoti ed una nazione santa.”—Esodo 19:5-6

Il raggiungimento di quesa invidiabile posizione di reame sacerdotale era subordinate all’osservanza del patto; e Dio concesse ad Israele tutte le opportunità per provare la sua fede, usando grande benignità verso questo popolo, perdonandogli le molteplici manifestazioni di apostasia.

I Giudei entrarono nel paese della promessa, sotto la guida di Giosuè ma, dopo la morte di quest’ultimo, per vari secoli non ebbero conduttori ed Iddio suscitò loro dei (giudici) per liberarli ogni qualvolta essi divenivano preda dei loro nemici e mostravano segni di sincero pentimento. Samuele fu l’ultimo di questi giudici che governò lungamente, ma verso la fine del suo ministerio, Israele gli domandò un re, così come ne avevano le nazioni circonvicine. L’Eterno esaudì questa richiesta ed incaricò Samuele di ungere Saulle, quale primo re d’Israele.

Saulle sul principio regnò degnamente, ma poi si allontanò dalle vie del Signore e Davide venne unto al suo posto, però, malgrado l’unzione, non regnò che dopo la morte del primo.

La grazia dell’Eterno non si dipartì giammai da Davide, perchè fu un re gradito. A mezzo del profeta Natan, il Signore gli rivolse questa consolante promessa: “La tua casa ed il tuo regno saranno saldi per sempre dinnanzi a me, ed il tuo trono sarà reso stabile in perpetuo.”—2 Samuele 7:16 Queste parole potevano considerarsi l’adempimento della promessa che l’Eterno fece ad Abrahamo, riguardante la progenie) o posterità di quest’ultimo, per mezzo della quale Egli avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra. Dunque, non soltanto il grande dominatore dei popoli sarebbe stato suscitato dalla tribù di Giuda, ma più particolarmente dalla famiglia di Davide.

L’Eterno nell’organizzare il Regno d’Israele, fece in modo che questo rappresentasse simbolicamente il vero Regno che il Messia avrebbe dovuto più tardi stabilire. Così leggiamo che Salomone “si assise sul trono dell’Eterno, come re, al posto di Davide, suo padre.”—I Croniche 29:23 Lo stesso è scritto per tutti i re della discendenza di Davide che vi si insediarono successivamente. Alcuni di essi furono fedeli all’Eterno, altri no; non pertanto però regale.

Questo regno simbolico esercitò il suo potere fino al tempo di Sedechia, ultimo re che si assise sul (trono dell’Eterno.) Costui fu màlvagio ed a lui il profeta Ezechiele rivolse le seguenti terribili parole: “E tu, o empio, dannato alla spada, o principe d’Israele il cui giorno è giunto al tempo del colmo dell’iniquità; così parla il Signore, l’Eterno: la tiara sarà tolta, il diadema sarà mutato; ciò ch’è in basso sarà innalzato; ciò ch’è in alto sarà abbassato. Ruina! Ruina! Ruina! Questo farò di lei; anch’essa non sarà più, finchè non venga coluì a cuì appartiene il giudizio, e al quale lo rimetterò.”—Ezechiele 21:30-32

Vi è qualcosa di definitivo nelle seguenti parole: (il cui giorno è giunto al tempo al tempo del colmo dell’iniquità); qualcosa che precedentemente era già stato annunziato.

Quando Iddio stipulò un patto con Israele, per mezzo della legge data a Mosè, Egli condizionò le sue benedizioni e le sue cure all’ubbidienza ed alla fedeltà daparte di questo popolo; riserbò ad esso, invece, terribili castighi in caso didisobbedienza.—Levitico 26:17-28 Se dopo tali castighi, esso non si fosse ancora ravveduto, Iddio lo avrebbe punito—particolare importante—“sette volte di più.” Questa espressione è menzionata a quattro riprese.

Coloro che conoscono le profezie sono generalmente d’accordo sul fatto che in questo passo ogni (tempo) equivale ad un anno giudaico di 360 giorni. In Ezechiele 4:5-8 l’Eterno defini l’unità di misura di questi tempi profetici in tal senso. Sette periodi o (tempi) di 360 giorni profetici equivarrebbero dunque a 2520 giorni od anni.

Se tale periodo di finale castigo ebbe inizio per Israele secondo il testo in esame, con il rovesciamento del suo ultimo re Sedechia, se ne deduce che il Signore avrebbe dovuto restituire i suoi favori a questo popolo non prima dello scadere dei 2520 anni.

Quando Sedechia fu dtronizzato, la nazione giudaica fu condotta captiva in Babilonia per un periodo di settant’anni, al termine dei quali, pur essendo ritornata in Palestina, essa non recuperò più l’indipendenza nazionale. Il regno simbolico dell’Eterno era giunto così alla conclusione e, secondo Ezechiele, il vero Regno di Dio non sarebbe stato stabilito se non alla venuta di colui al quale esso appartiene di diritto.

LA MANIFESTAZIONE DELLA MAESTÀ REALE

Gesù venne sei secoli dopo, e Giovanni Battista lo annunziò conquesto messaggio: “il regno dei cieli è prossimo” (Matteo 3:2), ovvero “la maestà reale dei cieli è venuta.”

In realtà il “Re dei cieli” promesso da Dio, “la pro genie di Abrahamo”, lo “sciloh”, proveniente dalla tribù di Giuda e dalla discendenza di Davide, avrebbe dovuto regnare per sempre sul trono di Davide.

I discepoli avevano riconosciuto Gesù come il Messia promesso, il “Principe della pace”, il “gran Re” che dominerebbe “da un mare all’altro e dal fiume (Eufrate) fino alle estremità della terra” (Salmo 72:8), ma essi credevano ch’Egli stabilisse il suo regno in Giudea, perchè la loro costante aspirazione era quella di vedere Israele liberata dal giogo romano. Infatti, quando Gesù risuscitò, e si manifestò loro per l’ultima volta, essi gli domandarono: “Signore, sarà egli in questo tempo che tu restaurerai il regno per Israele?”—Fatti 1:6

Una tale speranza sembrava loro giustificata. Le profezie di Ezechiele non affermavano che il Regno sarebbe stato rovesciato fino al tempo della venuta di colui al quale appartiene? E questo uomo non era Gesù il giusto, che doveva occupare il trono di Davide? Non era Gesù colui intorno al quale era stato scritto: “Poichè un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero ed una pace senza fine al trono di Davide ed al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti?”—Isaia 9:5-6

Certamente; ma i discepoli non avevano compreso che Egli avrebbe dovuto stabilire il regno al suo secondo avvenimento. Gesù lo spiegò in una sua parabola che, nel racconto evangelico, viene preceduto da questa considerazione: “essi pensavano che il Regno di Dio stesse per essere manifestato immediatamente.” “Un uomo nobile—disse Gesù nella parabola—se ne andò in un paese lontano per ricevere l’investitura di un regno e poi tornare.”—Luca 19:11-12 Gesù pronunziò questa parabola per i suoi discepoli, ai quali egli aveva preannunziato, prima di andare a Gerusalemme, la sua morte.

Con i loro ragionamenti umani essi andavano chiedendosi come avrebbe potuto un re, una volta morto, stabilire un potente regno e liberare la loro nazione dai dominatori romani. E se la parabola dell’uomo nobile contribui a diradare parzialmente i loro dubbi, tuttavia con i cuori aspiranti a diverse aspettative, essi vennero a Gesù, sul monte degli ulivi, qualche giorno prima della sua crociffissione, e gli chiesero: “quale sarà il segno della tua venuta e della fine delle età presente?”—Matteo 24:3

I discepoli credevano bene che Gesù fosse il Messia, che al tempo fissato sarebbe ritornato per realizzare i disegni divini ed aprire l’eta messianica.

La risposta data da Gesù alla domanda, è chiara; egli spiegò loro che tra i segni preannunzianti il suo ritorno e il completo ademplimento della promessa Abrahamica vi sarebbe stato una grande (tribolazione) quale non fu giammai dal principio del mondo fino a quel tempo, e se quei giorni non fossero abbreviati nessuno scamperebbe.—Matteo 24:21-22

Nessun uomo che non fosse stato ispirato da Dio, avrebbe potuto profetizzare le attuali condizioni dell’umanità con tanta precisione.

L’Evangelista Luca riporta la risposta del Maestro alla domanda dei discepoli, con le seguenti parole: “Vi sarà. … sulla terra angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo.”—Luca 21:25-26

I TEMPI DELLE NAZIONI

Tra gli altri segni preannunzianti il ritorno di Gesù e l’adempimento dei disegni messianici, merita particolare rilievo la profezia di Gesù sulla dispersione del suo popolo fra tutte le nazioni: “Gerusalemme sarà calpestata dai gentili finchè i tempi dei gentili siano compiuti.”—Luca 21:24 La parola Gerusalemme venne usata in questa circostanza da Gesù per rappresentare tutta la nazione giudaica, già asservita alla dominazione romana; abbiamo fatto anzi osservare che questo popolo, da oltre 600 anni, era tributaria di altre nazioni. Gesù aggiunse che lo sarebbe stato fino al compimento del (tempo dei gentili.)

La parola greca tradotta qui per (tempo) designa un periodo determinato che si identifica indubbiamente con i 2520 anni di punizione di questo popolo, intercorrenti dalla data di rovesciamento di re Sedechia, nel 606 a. C., al 1914.

Gesù rivelo che le fine del “Tempo delle mazioni” avrebbe apportato un cambiamente nella situazione del popolo giudeo il quale avrebbe costituito uno dei segni della fine dell’eta Evengelica. E interessante constatare che dopo la fine della seconda guerra mondiale avvenne l’indipendenza nazionale di questo popolo, e benche questo popolo ha delle grandi difficolta, pero oggi sono un popolo non piu calpestato dalle nazioni. Ma la profezia di Gesù presenta un altro aspetto ugualmente importante: la quistione delle nazioni. Il popolo Giudeo sarebbe stato calpestato fino al compimento del tempo delle nazioni, il che presuppone un permesso accordato da Dio alle diverse nazioni di dominare il suo popolo, ed esercitare il potere per un periodo di tempo determinato. L’Apostolo Paolo scrisse in proposito: “Non vi e autorità se non da Dio (ossia che non e voluta) ma permessa da Dio, e le autorita che esitono sono da Dio ordinate.”—Rom. 13:1

E imortante notare che le case regnanti d’Europa hanno regnato sui popoli di diversi paesi non per diritto ma gli fu permesso di regnare per un tempo stabilito secondo il proposito divino. Questo diritto divenne l’autorità dominante in Europa, fino alla sua distruzione, avvenuta nel corso delle due guerre mondiali e successivamente ad esse.

(Continua Nel Prossimo Numero)




Crisantemi

Nel mese di Maggio si addormentò nel Signore il caro Fratello Fiorino Bonamico di residenza nella cittadina di Ottaviamo Prov. Di Napoli. Negli anni settanta per la prima volta, accompagnato dalla sua cara moglie parteciparono alla conferenza dei Studenti Biblici che ebbe luogo nella città di Agrigento. Tutti della fratellanza partecipanti alla conferenza hanno dato al fratello e la sorella una calda accoglienza.

Negli anni ottanta assieme alla sua sposa (la sorella Carmelina) hanno partecipato alla Conferenza Internazionale dei Studenti Biblici che ebbe luogo nella città di Albion-MI. Stati Uniti, dove nel terzo giorno della conferenza il fratello Fiorino ha dedicato la sua vita al Signore confermando il suo patto di consacrazione al Signore mediante il Battesimo.

La fratellanza dei Studenti Biblici residenti in America e in Italia, partecipano al dolore dei familiari della diletta sorella Carmela. (figli: Antonio e famiglia Rosanna e famiglia-Irma e famiglia.)



Associazione Studenti Biblici Aurora