AURORA
Maggio-Giugno 2006

Contenuto Di Questo Numero

  1. Allarme Acqua Raddoppia La Sete Del Mondo
  2. La Guarigione Delle Nazioni
  3. Studio Biblico - La Venuta Del Liberatore (Continuazione Dell Articolo— Gennaio-Febbraio)
  4. La Prova Dell’Abito Per Le Nozze

Allarme Acqua Raddoppia La Sete Del Mondo

IN BASE A un articolo publicato in un giornale italiano, quasi “un miliardo di persone nel mondo non ha da bere acqua.” Gli usi dell’acqua fresca sono essenzialmente tre tipi: il 70 per cento irrigazioni — 15 per cento industria — 15 per cento domestici. Le origine dell’acqua sono: 97 per cento acqua salata 3 per cento acqua dolce (adatta per bere) Sebbene il 70 per cento della superficie sia coperta da acqua, solo una piccolissima frazione (il 3 per cento e acqua dolce. Le risorse di acqua dolce per abitante si riducono di anno in anno. Un quadro all’armante e quello che 80 per cento e acqua sporca e scarsi servizi sanitari provocano tutte le malattie nei paesi in via di sviluppo.

In 50 anni dimezzate le scorte idriche, ma si spreca sempre di più, per esempio: ne usiamo 30 litri di acqua per produrre un litro di birra, 100 mila per fare un chilo di alluminio. Con uno scarico di toilette utilizziamo tanta acqua quanto ne basta a una persona per un giorno intorno nel sud del mondo. Servono 10 litri di acqua per produrre un litro di benzina, servono 1500 litri di acqua per produrre un Kg. di farina e 4500 litri di acqua per produrre un Kg. di riso.

Mentre nel mondo un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile e 2.6 miliardi di persone non sanno cosa siano servizi sanitari. Negli ultimi cinque anni il consume di acqua in bottiglia ha cresciuto del 57 per cento. Se le riserve mondiali per abitanti erano 16.800 metri cubi nel 1950, nel 2000 erano scese a 7,300 e nel 2025 si assesteranno a 4800. Oltre a queste sconfortanti statistiche le ragioni politiche e finanziarie non contribuiscono a questo dilemma. Fù detto che e più semplice partecipare alla distribuzione dell’energia o delle grandi infrastrutture che per il problema dell’acqua. Bisogna convincersi che e più importante investire sull’acqua che sui telefonini cellulari. Non foss’altro perchè la carenza di questi ultimi non provoca 8 milioni di morti all’anno, addirittura più vittime di quelle malnutrizione. Le multinazionali l’hanno capito e riempono i buchi lasciati dalle amministrazioni. Alla loro maniera, però sino a quando la popolazione si arrabbia e si ribbella.




La Guarigione Delle Nazioni

“Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpida come cristallo, che procedeva dal trono di Dio e dell’Angelo. In mezzo alla piazza della città e d’ambo i latti del fiume, stava l’albero della vita, che dà dodici raccolti, e porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni.” “E lo Spirito e la Sposa dicono: vieni. E chi ode, dica: vieni. E chi ha sete, venga; chi vuole prenda in dono dell’acqua della vita.”
—Apocalisse 22:1,2,17

INDUBBIAMENTE, STIAMO vivendo in un mondo pervaso da ogni specie di malanni. Essi ebbero inizio or sono trascorsi seimila anni e, durante il corso di questo lungo periodo, sono andati accrescendo sin che, ora, hanno assunto una forma caotica e propozioni enormi. Una delle ragioni principali dell’ accrescimento e dell’incrudimento di tutti questi mali trae origine dall’ egoismo e dalle infrazioni ai precetti divini. Tali infrazioni, che costituiscono peccati, derivano dall’ingordigia e dalla malvagità, che spingono l’uomo ad accumulare i beni profusi da Dio [a tutti, indistintamente, nella giusta misura], sottraendoli alla comunità, con ogni specie di manovre subdole e, spesso, con azioni delittuose. All’ accrescimento del male, che corrode la vita di gran parte dell’umanità, concorrono l’orgoglio e l’odio per i proprii simili. L’apostolo Paolo, nell’Epistola, inviata a Timoteo, (2. a, cap. 3:1-4) descrive questo incrudimento ed accrescimento del male, preannunziandolo, in questi termini: “Or, sappi questo, che, negli ultimi giorni [quelli in cui vivamo] verranno dei tempi difficili, perché gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemiatori, disubbidienti ai genitori, ingrate, irreligiosi, senza affezione naturale, mancatori di fede, calunnitori, intemperanti, spietati, senza cuore per il bene, traditori, gonfi [insolenti], amanti del piacere, anziché di Dio, aventi le forme della pieta [misericordia] ma avendone rinnegata la potenza da costoro allontanati.”

In questo tempo, in cui vivamo, persino la terra, il mare, i fiumi, e l’atmosfera sono state rese dannose alla vita dell’intera umanità, per inquinamento [o contaminazione], prodotto, appunto, dall’in gordigia degli uomini, che non si sono preoccupati— come avrebbero dovuto—d’accertarsi della maniera e della quantità in cui degli ingredienti chimici debbono essere adoperati, onde non inquinare le acque. Così sono divenuti avvelenatori di sé stessi e dell’umanità, ogni giorno dippiù.

Ora, queste infrazioni delittuose, aggiunte ad altre di ogni specie, e nocività sono pervenute al culmine di ogni sopportazione ed i colpevoli, pur rendendosi conto dei danni che arrecano alla comunità ed a sé stessi, non sono in grado di porvi un rimedio, perché una rete di colossali interessi dovrebbe essere abolita, per ridurre, almeno parzialmente i danni che sono stati prodotti e vanno producendosi, nei riguardi dell’incolumità pubblica.

In questo tempo della fine, quando l’accrescimento della conoscenza profetizzato è in atto e dovrebbe essere apportatore di una vita più sana e meno travagliata nonché d’un benessere e di rapporti fraterni fra tutti i popoli, purtroppo, avviene il contrario.

La sfrenata ingordigia dell’uomo, accomunata all’- egoismo ed alla più gretta vanagloria, lo spinge a vacue ricerche nell’Universo, per raggiungere astri celestiali, profondendo somme enormi, che potrebbero essere impiegate per salvare milioni di essere umani, affamati e senza tetto [ogni giorno sempre più], dapertutto, nel mondo, anche dove imperano e prolificano i miliardari.

Or, quale impellente utilità ha apportato all’uomo la conquista della luna, quando i propri simili sono stati ridotti alla miseria dalle ingiustizie e le disuguaglianze prodotte dal disordinato governo di quasi tutte le nazioni del mondo? Mentre milioni di esseri umani muoiono di fame, i grandi accaparratori delle ricchezze profuse da Dio alle Sue creature, su la terra distruggono.

Può l’umanità sentirsi soddisfatta nell’apprendere che l’attuale tecnologia ha prodotto strumenti atti a giungere su Marte, e persino su Venere, quando la stessa tecnologia è andata produccendo e produce aggeggi bellici di tanto terrificante potere distruttivo da poter distruggere centinaia di volte la terra con parte di essi?

Questo paradossale accrescimento dell’egoismo umano, fa sorgere nel cuore di ogni essere umano, dodato da sentimenti puramente cristiani, questa angosciosa domanda: qual provvedimento porrà in atto il Sommo Creatore per risolvere questo assillante dilemma, nel quale invano si dibattono le povere creature umane?

LA SOLUZIONE DEL DILEMMA FU PREDETTA

Ce lo attesta l’attuale caotica distretta, pervenuta, oramai, ad una fase spaventosa, che non rappresenta una sorprese fattaci dall’Eterno Iddio, poiché EGLI a mezzo dei Suoi Profeti, ci preannunziò questi tristi tempi, esaurientemente, in varii passaggi Scritturali. E, fra essi, questo d’Isaia 24:1-5, che in un linguaggio simbolico, dice: “Ecco, l’Eterno vuota la terra, e la rende deserta; ne sconvolge la faccia e ne disperde gli abitanti, avverrà al sacerdote lo stesso che al popolo; al padrone, lo stesso che al servo; a chi vende, lo stesso che a chi compra; a chi presta, lo stesso che a chi prende ad imprestito; al creditore, lo stesso che al debitore. La terra sarà del tutto vuotata, del tutto abbandonata al saccheggio, poiché l’Eterno ha pronunziata questa parola: la terra è in lutto, è spossata, il mondo langue, è spossato, gli altolocati, fra il popolo della terra, languiscono. La terra è profanata dai suoi abitanti, perché essi hanno trasgredito le sue leggi, hanno violato il Comandamento [divino], hanno rotto il Patto eterno.”

Soventemente, il termine “terra” e “mondo,” nelle profezie, sono adoperati per denotare una struttura sociale, quasi sempre contraria alle leggi divine ed al benessere delle genti. Comunque, la terra—in senso letterale—è mentovata, nella stessa profezia, ed in altre, in ambedue i sensi [letterale e simbolico]. Infatti, mentre nel Salmo 46, al sesto versetto, dice che la “terra si strugge,” al decimo attesta che “Iddio sarà esaltato su la terra.” Difatti, il Salmista, nel preannunziare che “la terra si strugge” si riferisce all’ordine sociale che sarà annientato, mediante l’intervento divino a favore dei popoli, come già abbiamo precisato, nella precedente citazione d’Isaia 24:1-5, riferentesi ai tempi in cui viviamo.

IL RIMERIO DIVINO

Nello stesso precitato Salmo 46, al decimo versetto, il Salmista, dopo aver assicurato che Iddio, al tempo stabilito, compirà “su la terra cose stupende e farà cessare le guerre sino all’estremità della terra,” esorta gli uomini a fermarsi [cioè attendere] e “riconoscere che EGLI è Dio.” Con queste affermazioni ed esortazioni, il Salmista sta ad indicare chiaramente l’intervento divino, per annientare il caotico disordine sociale e restaurare la terra e tutta la Sua creazione alla perfezione originale, dalla quale i nostri progenitori si distaccarono, riducendosi allo stato attuale. Senza l’interv ento di Dio, gli uomini non potrebbero liberarsi dai mali che si sono procurati, sino a distruggersi fra loro, per l’egoismo e l’in gordigia, trasfusi da Satana, nei loro cuori. Dio non permetterà che le Sue creature si distruggano automaticamente, e totalmente, mediante le inquinazioni disseminate su la terra, nei mari, nei fiumi e nell’atmosfera, e mediante i satanici aggreggi bellici sprigionanti la letale energia nucleare!

Un meraviglioso Piano divino, per la salvezza dell’- umanità, annullerà tutti i guasti ed i malanni che gli uomini sono andati procurando a sé stessi ed alla terra, spinti da una follia che li ha resi ignari del loro operato autolesionista. Il precitato Piano di Dio ci è chiaramente esposto e delineato, in varie descrizioni bibliche. E, fra esse, rileviamo, sin dalla Genesi, quanto riotterremo dalla infinita misericordia del Padre celeste [con la “restaurazione di tutte le cose, tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei Suoi Profeti che sono stati sin dal principio, …” Atti 3:19-21: cioè un giardino che l’Eterno Iddio piantò in Eden in oriente, e, quivi, pose l’uomo che aveva formato … e fece spuntare, dal suolo, ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi ed il cui frutto era buono da mangiare, e l’alberto della conoscenza del bene e del male. Ed un fiume usciva dall’Eden, per adacquare il giardino.”— Genesi 2:9-10

IL PARADISO ORIGINALE

It termine “paradiso” sta ad indicare semplicemente “un giardino.” Tale incantevole sito, come abbiamo esposto. Iddio lo allesti per l’uomo, “onde lo lavorasse, lo custodisse e ne godesse.” Erroneamente, è stato attribuito a tal termine un significato del tutto diverso, da quello effettivo, indicante che sta a designare un luogo immaginario, lontano dal nostro pianeta, in cui vi si godrebbe una meraviglosa esistenza spirituale. Ciò non è dispondente all’intento divino, in quanto EGLI formò il giardino, quale un paradiso, onde l’uomo v’avrebbe potuto godere una vita perfetta, e gioiosa, attenendosi alle leggi dettate da Dio. Si consideri che il Paradiso originale, concesso ai nostri progenitori, costituisce un esempio di quello che otterremo dal Padre celeste, allorquando tutti lo riconosceranno ed “ogni ginocchio si piegherà davanti a LUI ed ogni lingua GLI presterà giuramento.”—Isaia 45:23

La bellezza e lo splendore del paradise originale c’è descritta con gran’enfasi. Dapprima, sono menzionati gli alberi “piacevoli a guardare,” indi, quelli che davano frutti “buoni da mangiare.” Da ciò, ragionevolmente, dobbiamo dedurre che l’Eterno Iddio, non solo prestabili un cibo sostanzioso per l’esistenza e la sussistenza delle creature umane, ma volle che gioissero, anche, delle bellezze naturali, dalle quali li aveva circondati, onde considerassero costantemente la cura e l’amore che Egli aveva loro profuso e profondeva.

Certo, la terra ancora ora, conserva—in parte— la bellezza originale che scomparirebbe del tutto, sia per i mefitici inquinamenti che attualmente l’uuomo è andato e va disseminandovi; che per la totale distruzione cui andrebbe incontro, se dovessero essere adoperate le armi nucleari, nei conflitti fra le nazioni.

Chi può disconoscere la maestosità d’una catena di monti, coperti dal candore della neve—d’in verno— e svettanti nell’azzurrità del cielo; la bellezza dei fiumi che irrorano le campagne rendendendole fertili ed ubertose; quella dei paesaggi in cui di giorno vi brilla il sole e di notte vi si specchia la luna; degli oceani che, oltre a racchiudere l’inesuaribile ricchezza della pesca, collegano le Nazioni di tutto il mondo E chi non resta attonito nel mirare le grandi varietà d’alberi da tagliar per costruire mobili, porte, utensili per le case delle genti?

Or, fermiamo qui l’ellencazione delle dovizie inestimabili, profuse da Dio su la terra per rendere grandemente confortevole la dimora delle creature umane su la terra: poiché se dovessimo descriverle tutte dovremmo riempire pagine su pagine, che sarebbero superflue, per gran parte dei lettori, possedenti il privilegio di saper meditare e riconoscere, da sé, che quanto esiste e ci circonda, sua terra e miriamo ogni istante della nostra vita, costituisce parte dei doni che Iddio ha profuso, profonde e profonderà alle Sue creature. Essi potranno, quindi, ravvisare che l’immenso Potere di Dio sarà in grado di ricossistruire su la terra, in tutta la sua estensione, il paradiso originale, onde concedere un’eterna gioia agli uomini che il Suo diletto Figliuolo, Gesù Cristo, nostro Signore, ha riscattati col Suo sangue.

IL FRUTTO PROIBITO

Nel paradiso originale oltre ad ergersi gli alberi della vita, s’ergeva “l’albero della conoscenza del bene e del male.”—Genesi 2:9 Non ci dilungheremo a spiegare la natura di quell’albero, attenendoci ad indicare che l’Eterno proibì ai nostri progenitori di cibarsi del frutto di tal albero, pena la morte, se avessero disubbidito. Intanto, da quel tempo, e durante i secoli, che susseguirono alla disubbidienza, la razza umana ottenne, ed ottiene ancora, di sperimentare la conoscenza del bene e del male. E, durante, i mille anni del Regno di Cristo, otterrà l’opportunità di apprendere appieno in che consiste il bene ed il praticarlo, rifuggendo dal male, di cui riconosceranno la nefastità.

Nel Paradiso scorreva un fiume (Genesi 2:10), che usciva d’Eden per adacquare il giardino … “Quindi, oltre agli alberi fruttiferi, esisteva il fiume che irrorava perennemente il terreno, concesso da Dio, agli uomini, quale loro dimora. Intanto, a causa della loro disubbidienza, i nostri progenitori, furono scacciati in terre incolte, onde morirvi di stenti, come erano stati avvertiti, La Bibbia ci descrive tale evento, in questi termini: “Perciò l’Eterno Iddio mandò via l’uomo dal giardino, onde lavorasse la terra d’onde era stato tratto. Egli lo scacciò e pose, ad oriente del giardino d’Eden, i Cherubini, che vibravano d’ogni parte, una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero della vita.”—Genesi 3:23-24 L’apostolo Paolo, a tal proposito, scrisse ai Romani 6:23: “Il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore.”

La morte, dunque, fu la pena inflitta all’uomo, preceduta da “spine e triboli.” Infatti, l’allontanamento dall’Eden, e dagli alberi della vita, costituirono i mezzi adoperati da Dio, per infliggere la pena di morte: e furono, come sono ancora ben drastici ed inflessibili, lungo il corso di seimila anni, ad ora, nel rendere l’uomo sofferente ed inabile a superare il continuo struggimento che lo conduce alla morte.

L’èra di avanzato progresso industriale aveva fatto sperare agli uomini un migliore livello di vita, ma l’efficiente perfezione tecnologica, che avrebbe potuto alleviare grandemente “i triboli e le spine, tormentanti la breve vita umana, purtroppo, è risultata dannosa, per le dense fumigazioni, prodotte dai comignoli dei numerosi stabilimenti industriali, per prodotto chimici e sintetici, e dai veicoli terrestri, marittimi ed aerei [ai quali sono stati aggiunti i missili intercontinentali e numerosi satellite che, ininterrottamente, girano attorno alla terra, avvelenandone l’atmosfera.]

Intanto, a causa dell’enorme quantità, di scorie sfocianti dalle fogne, raccoglitrici di veleni d’ogni specie, s’inquinano i fiumi ed i mari: L’uomo, in definitiva, nella speranza di pervenire ad un più alto livello di vita, ha procurator e procura inquinamenti mefitici e dannosi alla sanità pubblica, in terra, in aria, nei corsi d’acqua e nel mare!

IL FIUME DELL’ACQUA DELLA VITA

Procedente dal “Trono di Dio e dell’Angello, scorre un fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo.”—Apoc. 22:1 In alcuni passaggi biblici ci risulta che l’acqua veniva adoperata per simboleggiare un mezzo per purificare il cuore e la mente delle genti e tal purificazione conduceva al riconoscimento della Verità, ma quì sta a costituire vita, la vita perfetta [di cui Iddio dotò l’uomo, nel crearlo alla Sua immagine e somiglianza].

Al secondo versetto, Giovanni completa la sua visione, aggiungendo: “In mezzo alla piazza della città e, d’ambo le parti del fiume, stava l’albero della vita.” Or, quando i nostri progenitori trasgredirono la legge divina, furono estromessi dal giardino, onde evitare che mangiassero del frutto dell’albero della vita, ivi piantato.

Così, Iddio vietò all’uomo di perpetuare la sua vita. Egli aveva peccato e meritava la condanna che, per la seconda volta, volle ribadire col dirgli: “sei polvere ed in polvere ritornerai.” Ma Iddio amava ancora le sue creature umane: per cui stabilì un tempo, nel quale il Suo diletto Figliuolo li avrebbe riscattati col proprio sangue, divenendo “l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo.”—Giovanni 1:29

Ed ora sappiamo che a Gesù Cristo, dopo essere risorto dalla morte, le fù conferita autorità governativa dal Padre, e dal Suo Trono, dal trono di Dio e dal Cristo scaturirà il fiume della vita—rigogliosamente— mentre, d’ambo i lati del fiume, s’orgono gli alberi della vita.” Sappiamo, anche, che, nella estrinsecazione del Piano di Dio, sarà disposto che i Cherubini non vieteranno più ai riscattati di Gesù Cristo di mangiare del frutto dell’alberto della vita ed avranno l’opportunità di vivere nel Paradiso, la terra restorata poiché anche la terra sarà restaurata allo splendore originale e diverrà dimora ideale degli uomini che, durante una sequela di secoli hanno sofferto e sperato nella infinita misericordia di Dio.

FRUTTI, IN ABBONDANZA

Circa il futuro albero della vita, la profezia c’informa che darà dodici raccolti, cioè fruttificherà ogni mese.—Apoc. 22:2 Tale precisazione numerica, circa la inconsueta fertilità, degli alberi della vita, per quanto simbolica, sta a designare un’èra di meravigliosa prosperità e d’un abbondante risorsa vitale, rispetto ai tempi passati e presenti, in cui l’uomo, in molte parti del mondo, non è stato, e non è, in grado di procurare un vitto sufficiente, per mantenere in vita la propria famiglia: e milioni di derelitti stentano a mantenersi in vita e muoiono estenuati dalla fame e sete.

Vi sono Nazioni, in molte parti del mondo, che abbondano di generi alimentari, ma raramente e solo in casi estremi soccorrono parzialmente le vaste e popolose contrade, prive del più stretto fabbisogno di viveri, per la loro sussistenza!

Noi non sappiamo i dettagli della maniera in cui l’Eterno provvederà un’abbondanza di cibo per le popolazioni, che accrescono, a milioni, in tutte le parti del mondo, senza tregua, ma sappiamo che EGLI detiene l’immenso Potere, che la nostra limitatezza di conoscenza non è ancora in grado di valutare. Però siamo sicuri che per LUI non esistono impossibilità nel porre in attuazione i Suoi Disegni. E, nella eccezionale concessione simbolica del raccolto ‘mensile’ del frutto [che ora è annuale] reperiamo un esempio che ci dà la SUA PAROLA per cui individuiamo che, durante il Regno di Cristo sarà istiuito un regime di vita rètto su la giustizia, l’ordine, l’equanimità ed ispirato dal perfetto Amore, in tutto, dapertutto e per sempre: poiché non esisteranno più accaparratori, mistificatori, sovvertitori, truffatori e niuno dei componenti l’attuale ‘disordine sociale,’ creato da Satana e dai suoi seguaci.

Circa il fiume dell’acqua della vita, ce ne parla anche Ezechiele 47:12, nel descriverci un torrente le cui acque scaturivano dal Tempio e, “sulle rive, da un lato e dall’altro, cresceranno ogni specie d’alberi, le cui foglie non appassiranno ed il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno dei fruitti nuovi, perché quelle acque escono dal Santuario; e quel loro frutto servirà per cibo e quelle loro foglie, per medicamento.”

Anche Ezechiele, ispirato dall’Eterno parlò del frutto della vita e delle foglie che serviranno da medicamento per la guarigione delle Nazioni. Or, tale guarigione non si limiterà al fisico, ma si estenderà alle menti, allo spirito delle genti, per liberarle dagli impulsi egoistici, per i quali sono andate e vanno aggrendendosi e distruggendosi in sommosse e guerre.

LE NAZIONI

Le promesse divine, che ci sono state tramandate tramite numerosi passaggi Scritturali e costituiscono la PAROLA stessa di Dio, espressaci tramite i Suoi Santi e i Profeti, ci assicurano salute e vita, nel prossimo regno Millenario di Cristo. Occorre, però, tener ben presente che tali benedizioni ci sono espresso in un linguaggio quasi sempre d’una forma concettuale traente origine dalla vita spirituale che gli estensori degli scritti immaginano essere nei cieli. Ad esempio, in Apocalisse 2:4, Giovanni scrisse: “Dio asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e la morte non vi sarà più.” Molti stentano ad afferrare il senso della frase esprimente che non vi sarà più la morte, considerando che essa ha falciato e falcia senza tregua la vita delle genti, di generazione in generazione.

Così quando leggiamo che le “Nazioni” saranno guarite dalle foglie degli alberi, dobbiamo rammentarci che tale guarigone sarà effettuata su la terra in quanto nei cieli non esistono foglie, né Nazioni, ove scorrerà il fiume d’acqua della vita, per benedire tutti I popoli, senza alcuna restrizione, giacché—allora—non vi sarà più un Nazionalismo, ma—unicamente—il Regno di Cristo, il cui popol;o, avrà l’opportunità di bere l’acqua della vita e di mangiare il frutto dell’albero della vita e fruire delle benedizioni erogate per il Sommo Potere del Padre celeste, tramite Gesù Cristo ed i membri della Chiesa, composta dal “Piccolo Gregge, cui “al Padre è piaciuto di dare il Regno.”—Luca 12:32 In ciò consisterà e susisterà l’adempimento dell promessa che Iddio espresse ad Abrahamo, nel dirgli solennemente: “… tutte le Nazioni [o famiglie] della terra saranno benedette, nella tua progenie [che è C R I S T O].—Genesi 22:18 e Galati 3:16, 27-29

Allorquando Iddio formulò questa promessa, Abrahamo ignorava che essa sarebbe stata realizzata, nel tempo in cui la terra sarebbe stata interamente popolata da diverse generazioni della sua prognie. Né poteva immaginare la numerosità cui sarebbe pervenuta, né l’estensione che avrebbe avuto la terra, nel tempo a venire, in cui Iddio avrebbe largite le benedizioni promesse, a coloro che avrebbero potuto fruirne, rendendosene degni.

LA SPOSA

Nell’Apocalisse 22:17, troviamo un altro riferimento all’acqua della vita, dice: “lo Spirito e la Sposa dicono: vieni, E chi ode, dica: viene. E chi ha sete, venga. Chi vuole prenda in dono dell’acqua della vita.” Ancora, in Apocalisse 19:10 leggiamo: “… la testimonianza di Gesù e lo spirito della Profezia.” Da ciò, dobbiamo logicamente dedurre—come deduciamo— che nel precedente versetto lo Spirito è Cristo e la Sposa è la Chiesa.

Sempre in Apocalisse 19:7, ci è indicato “il tronfo” [da venire, in quanto è una visione di Giovanni] nei cieli, annunziandoci di giubilare poiché sono giunte le nozze dell’Agnello [Christo] e la Suo Sposa [la Chiesa]. Dipoi, al 21° capitolo 2° versetto, l’Apostolo annunzia quest’altra sua visione, in questi termini: “Vidi la Santa Città, la nuova Gerusalemme [cioè la Chiesa] scendere giù, dal cielo, da presso Dio, pronta come una Sposa, adorna per il Suo Sposo, Infine, nello stesso capitolo, ai vs. 9 e 10, l’Apostolo ribadisce lo stesso concetto, esponendo quest’altra visione sua: “Venne uno dei 7 Angeli [quelli che assistono all’apertura del settimo suggello] che avevano le 7 coppe piene delle ultime piaghe … dicendomi: Vieni, ti mostrerò la Sposa, la moglie dell’Agnello. E mi trasportò, in ispirito su d’una grande montagna e mi mostrò la santa città di Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso a Dio, avendo la gloria di Dio.”

Come in parte abiamo esposto, v’è un’abbondante testimonianza, nelle Scritture, circa la profetica “sposa dell’Agnello,” composta dal numero complete dei fedeli seguaci di Cristo, che sono andati susseguendosi, dalla Pentecoste, sino alla fine dell’- èra Evangelica [ch’è prossima]. L’espressione “la sua Sposa è preparata” assume un rilevante interesse, per ogni fedele Cristiano che aspira ad essere incluso nel numero dei componenti “il Piccolo Gregge,” cui il Padre s’è compiaciuto di dare il Regno, giac ché essi hanno dato tutto di loro stessi, al pari del divin Maestro, divenendo, perciò, Nuove Creature, rigenerate dalo Spirito Santo. E, quindi, come è stato loro promesso, saranno glorificati, alla Prima Risurrezione, per formare la Chiesea e la Santa Città, nel futuro ordinamento.

Ecco perché “lo Spirito e la Sposa”, a suo tempo, potranno essere in grado di rivolgersi ai popoli ed alle Nazioni, dicendo: “Venite … e chi vuole prenda l’acqua della vita!” Molti, erroneamente, hanno supposto che tale invito è stato diramato al mondo, sin da quando Gesù venne su la terra, al Suo Primo Avvento. Logicamente, ciò non poteva avvenire, in quanto, alla Sposa di Cristo, la Chiesa, non ancora si era formata. Perciò questa èra Evangelica, nel Piano divino, è stata messa a parte, in quanto la Sposa si preparava, per celebrare il rito nuziale.

La preparazione della Sposa sarà completata, allorquando l’ultimo membro che dovrà formarla, avrà finito il proprio corso di consacrazione, coronato dalla morte; allora le nozze potranno aver luogo.

Così, sarà iniziata l’Opera del Regno Millenario di Cristo, Satana sarà legato e non potrà più sovvertire le menti degli uomini, con ogni sorta di menzogne e mistificazioni, traendo in inganno le genti, perchè, allora, “la conoscenza dell’Eterno Iddio coprirà la terra al pari delle acque, che coprono il fondo dei mari.”—Isaia 11:9; Apoc. 20:12

Così, infine, si potrà porre rimedio a tutti i mali che l’uomo è andato procurandosi, spinto dagl’impulsi di un efferàto egoismo, lungo il corso della vita, divenuto ossessionante sotto tutti gli aspetti, compreso il problema, costituito da un probabile impiego delle armi nucleari e batteorologiche, nonché degli inquinamenti mefitici, che—proprio in questi giorni—terrificano le genti, cui è stata comunicata la velonosità, ed attristano gli scenziati, che non sono, in grado di suggerire dei rimedii drastici, per scongiurare quest’ altro pericoloso flagello, almeno parzialmente, per evitare che raggiunga proporzioni apocalittiche.

Ma noi speriamo e confidiamo nell’immenso Potere dell’Eterno, sapendo che EGLI ha stabilito un giorno, non lontano, in cui tutte le Nazioni potranno beneficiare dell’acqua della vita ed esserne restaurati.

Intanto, se negli ultimi tempi, come è stato profetizzato, “avremo una grande afflizione, tale, che non v’è stata l’uguale dal principio del mondo. “Confortiamoci,” a vicenda, poichè, a cagione degli eletti, que i giorni saranno abbreviate…—Matteo 24:21-23 w Marco 13:20



STUDIO BIBLICO
Continuazione Dell’Articolo—Gennaio-Febbraio

La Venuta Del Liberatore

I QUATTRO PRIMI libri del Nuvo Testamento parlano della vita e degli insegnamennti di Gesù, che ci presentano quale il Messia promesso. Questi libri son denominati “Evangeli”, perchè presentano la “buona nuova” della nascita di Gesù e riportano gli insegnamenti del Maestro, conformi ai disegni di Dio per la redenzione, la chiamata della Chiesa ed, infine, la risurrezione dell’umanità decaduta. Essi furono scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

Nel gran tema esposto dalla Bibbia, iniziantesi con la predizione divina “che la progenie della donna schiaccerebbe la testa del serpente” (Gen 3:15, la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù, costituiscono importanti fattori fondamentali. La previdenza dell’Eterno ha permesso agli uomini di Dio che scrissero i 4 Evangeli, di parlare di queste verità essenziali. Questi quattro libri presentano, in una certa misura, delle ripetizioni, ma ciascuno contiene dei dettagli che non sono citati negli altri.

Nel parlare dei quattro Evangeli relativi a Gesù ed al suo ministerio, esamineremo le loro testimonianze ponendole contemporaneamente in riferiMAGGIO- mento, le une con le altre, poichè, a nostro criterio, tal metodo ci aiuterà a comprendere meglio a quale scopo essi sono stati scritti ed il ruolo importante che è stato affidato loro nello sviluppo del piano di Dio. Naturalmente lo scopo principale che essi si prefiggono consiste nell’identificare in Gesù l’inviato di Dio nel mondo per riscattare prima l’umanità dalla punizione originale della morte, sarlario del peccato dei nostri progenitori e, in seguito, per stabilire sulla terra un regno, grazie al quale il mondo, rigenerato, potrà entrare in armonia con Dio e vivere eternamente.

IL PRECURSORE DI GESÙ

Dall’ultimo libro dell’Antico Testamento abbiamo appreso che un “messaggiero” precederà Gesù per annunciarne la venuta. Il Profeta Isaia anche egli ha predetto l’arrivo di questo messaggiero dicendo: “La voce d’uno grida: Preparate nel deserto la via dell’Eterno” e Matteo (cap. 3), Marco (cap. 1), Luca (cap. 1) riconoscono, in Giovanni Battista, questo messaggiero che doveva preparare la strada del Signore.

L’apostolo Giovanni, anche, rivela che Giovanni Battista fu il precursore annunziato. (cap. 1:15-34)

Nella profezia relativa alla venuta di Gesù quale Redentore del mondo, Isaia lo paragona ad un “agnello” condotto alla uccisione. Il Battista presentando Gesù dice: “Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.”—Giov. 1:29

IL “LOGOS” FATTO CARNE

Gesù non avrebbe potuto cancellare il peccato del mondo se fosse stato egli stesso un peccatore. Il salmista scrive che nessun membro dell’umanità decaduta a causa del peccato, potrebbe redimere in alcun modo il fratello nè dare a Dio il prezzo del riscatto d’esso.—Salmo 49:7 Era, dunque, necessario che il Redentore promesso, pur appartenendo alla natura umana, non derivasse da essa.

Perciò Giovanni al principio del suo Evangelo, fa rilevare che Gesù aveva una preesistenza.

I traduttori di alcune versionni bibliche hanno dato, erroniamente, una erronea idea della preesistenza di Gesù facendo pensare che il Padre ed il Figlio fossero la stessa persona. Invece la giusta traduzione del testo greco, al primo capitolo dell’E vangelo di Giovanni ci rivela che la “Parola” o “Lagos” nel testo greco, è cioè il Figlio di Dio che fu fatto carne.

Mentre Giovanni si limita a dirci che Gesù non ebbe un padre terreno, Luca ci riporta, dettagliatamente, come egli fu fatto carne. L’Evangelo di Luca ci parla della concezione miracolosa di Maria e della nascita di Gesù, in una mangiatoia di Betlemme.— Luca 1:24-35 e 2:1-20

Anche Matteo ci parla della concezione miracolosa di Cristo.—1:18-25

Il racconto nel quale Luca presenta l’annunzio ai pastori della nascita di Gesù, è stato ed è il più letto e conosciuto. “L’angelo disse loro: Non temete, perchè, ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: oggi nella città di Davide v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un Bambino fasciato e coricato in una mangiatoia. E ad un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Iddio e diceva: Gloria a Dio nei luoghi altisimi, pace in terra fra gli uomini che Egli gradisce.”—2:10-14




La Prova Dell’Abito Per Le Nozze

UN’ALTRA PARABOLA di Gesù, nostro Signore, Matteo 22:1-14, indica una prova alla quale son sottoposti i componenti la classe del Santuario. Tale prova consiste in una separazione [che va effettuandosi], persino nell’ambito di color che hanno inteso, e riconosciuto, il messaggio concernente la mietitura. Le “vergini sagge,” che vanno alle nozze con lo Sposo, formano la stessa classe dei consacrati “convitati,” di cui all’altra parabola, indicante coloro i quali, sino a tal momento, hanno provata la loro fedeltà e l’obbedienza. Tale classe di consacrati, pertanto, è rappresentata da molte altre immagini, di cui ciascuna, in differenti forme, racchiude un insegnamento speciale. I membri di questa classe sono rappresentati sotto l’aspetto di “vergini sagge;” come dei servitori in attesa del loro padrone, di ritorno da un sposalizio; come dei convitati a tali nozze; e come una sposa. Tutti i convenuti a tali nozze formano il Corpo di Cristo [cioè la Chiesa, futura Sposa di Cristo]: sono, anche, “dei soldati al servizio di Cristo, loro Principe;” dei tralci della vite di cui Cristo ne è il CEPPO;” “dei rami dell’ulivo [rappresentato da Cristo];” “dell pietre viventi d’un Tempio di cui Cristo ne è la principal pietra angolare;” degli allievi di cui Cristo è il Maestro;” “delle pecorelle di cui Egli n’è il Pastore.”

Nell’esaminare queste immagini, dobbiamo ricordarci che esse sono delle illustrazioni nettamente distinte e separate, indipendenti l’una dalle altre, e dobbiamo adoperarci d’individuare ed assimilare l’inegnamento racchiuso in ciascuna.

Se dovessimo chiederci come una pietra d’un tempio può essere paragonata ad un tralcio di una vite; delle pecore a dei soldati; dei convitati a delle nozze a dei servitori, o ad una sposa, non arriveremmo a comprendare i varii significati delle immagini e quello dei paragoni adoperati appunto, per rendere chiare a tutti le concezioni Scritturali. In realtà, noi siamo chiamati per divenire i componenti della Chiesa [che rappresenta la Sposa di Cristo] e, quindi, risultare quali fedeli servitori per lo zelo, la vigilanza e la fedeltà, nell’opera che andiamo prestando e, contemporaneamente, rappresentiamo i convitati alle NOZZE, nelle quali ravvisiamo la méta che ci prefiggiamo raggiungere, costituendo la Chiesa, di cui Cristo—come già detto—sarà il Capo e lo Sposo.

La parabola dei ‘convitati’ alle nozze serve ad indicare quanto non poteva essere illustrato dall’immagine della Sposa [la Chiesa, eletta, appunto, per essere, nel suo complesso, coerede con Cristo]. Sta, anche, ad indicarci il carattere ed il grado della preparazione richiesta, oltre all’ispezione individuale dei “convitati” [che avviene quando essi sono nella sala del convito], medinte la quale, alcuni vengono esclusi, mentre sono accettati coloro che rappresentano “il grano raccolto, selezionandolo dalla rizzania.” “Le vergini sagge son separate dalle folli,” avendo intesa ed accettata la Verità, afficorata alla “Mietitura” gioiscono, in anticipo e per la fede, della gloria e delle benedizioni che sopravverranno allorquando la loro unione col Signore s’effettuerà completamente. Sino tal momento, esse hanno percorsa la “via giusta,” secondo le regole Scritturali, ma, prima di pervenire alla méta, ricordino sempre questo avvertimento; “colui che crede d’essere in piedi, faccia attenzione di non cadere.”

Nella parabola, che andiamo esaminando, la condizione essenziale, per essere accettati e riconosciuti “idonei,” è simboleggiata nel “vestito per le nozze.” Nel rito nuziale ebraico, secondo l’usanza, l’ospite doveva fornire a tutti i convitati [o commensali] l’abito per presenziare alla cerimonia, che era confezionato in lino bianco. Un convitato che non avesse indossato l’abito offertogli e si fosse presentato, abbigliato dai proprii indumenta, avrebbe commessa una grave sconvenienza, dimostrando all’ ospite una mancanza di rispetto ed il proprio orgoglio.

L’abito per le nozze simboleggia l’ammirevole immagine della giustizia di Cristo [alla quale il nostro ospite, l’Eterno Iddio, stesso (Rom. 8:30-34), ha provveduto]: esso é largito a tutti coloro che credono e confidano in Lui e, senz’esso, niuno può essere ammesso alle nozze dell’Agnello. Di conseguenza, occorre essere invitati, indi avere un abito per le nozze e, come c’indica la parabola, solo coloro che lo indosseranno, saranno ammessi nell’anti camera, ove sono in corso i preparativi speciali, nella luce della Verità presente, in cui la Sposa completa tali preparativi.—Apoc. 19:7 Dopo aver accettato l’invito e l’abito da indosarre per le nozze, i convitati trascorrono il breve lasso di tempo [quello della mietitura], sino alla vigilia del festino, a sistemare i loro vestiti ed a cercar ognuno di rendersi utile, al fine di concorrere a far riuscire fastosa e fruttuosa, nonché ricordevole la ricorrenza di quella data. Durante il corso di questa fase, essi si dilettano— nella fede—delle meravigliose prospettive cui vanno incontro. Ed ogni lor pensiero reflette i dialoghi che intercorreranno fra loro e lo Sposo, circa la grandiosa Opera futura; la gloriosa eredità loro riservata; nonché il privilegio di cui godranno, nel partecipare al completamento di detta Opera che si propone restaurare l’intera umanità.

In questa anticamera [prefigurante i tempi e le condizioni del favore divino], sfolgorante di luce, che emana dalla rivelazione completa delle presenti Verità divine, sono e saranno concesse tutte le indicazioni e le facilitazioni necessarie per completare gli ornamenti ed i preparativi per la cerimonia nuziale. Tuttavia, la parabola indica che, malgrado le favorevoli condizioni concesse, per realizzare le fauste prospettive, una classe di persone—quì rappresentata da un “uomo”—farà un affronto al suo ospite [cioè al Re], sprezzando e rifiutando indossare l’abito adatto per partecipare alla cerimonia nuziale.

L’insegnamento, racchiuso nella parabola, risiede nell’indicarci che la prova generale e finale di que ste “vergini sagge” [riconosciute pronte e degne di partecipare ai compiti prestabiliti dalla loro “chiamata”] sta ad indicare la luce, di cui esse hanno usufruito, e provare il discernimento spirituale che ne è conseguito principalmente, per opera delle delucidazioni ed illustrazioni Scritturali.

Sapranno queste “vergini” comprendere [in tutta l’interezza del termine] che esse sono accettate alle nozze, non per i loro meriti, ma, perché la loro nudità e le numerose imperfezioni sono state ricoperte dal merito di Colui che diede la sua vita in riscatto per esse? La veste di lino biano [rappresentante la giustificazione ottenuta per i meriti di Cristo], in effetti, permette alle vergini sagge solamente d’essere presentabili e gradevoli al Re. Esse tutte debbono indossare questo “vestito” con l’aggiunta che ciascuna può, anche, ricamarlo ed ornarlo con delle opere buone.

Questa, prova, oltre ad essere d’una rilevante importanza è, anche, oltremodo significativa, poiché per il Volere del Padre celeste è stato stabilito che tutti coloro i quali costituiranno la Sposa del Suo diletto Figliuolo, riconoscano la propria nullità e ravvisino, nell’eccelso Sposo, il loro Redentore, il loro Signore, l’unico Istruttore loro.

Sembra strano, forse, che dei discepoli, i quali hanno percorso tutto il cammino verso la méta agognata, con estrema oculatezza, onde giungervi vittoriosi, possano cadere proprio allorquando sono tanto vicini alla realizzazione delle loro speranze? Non lo è affatto, se si considera che tutti i consacrati furono, e sono, esaurientemente avvertiti delle possibilità d’incorrere in frangenti per loro assai periglioso e, per evitarli, occorre vegliare e pregare, onde scongiurare il pericolo di cadere in tentazione, poiché, “negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili…”— I Tim. 4:1; II Tim. 3:1; 4:3-5 Tuttavia, il pericolo non sarà tale da sopraffare la Grazia divina o rendere insufficiente l’Onnipotente Braccio dell’Eterno che difende e sostiene tutti coloro che confidano in LUI. In effetti, coloro che percorrono umilmente lo stretto sentiero del sacrificio non sono stati mai privati del valido sostegno divino, costituito dall’ “armature completa di Dio, onde restar saldi, contro le insidie del diavcolo.”—Efes. 6:11 Tuttavia, per quanto possa sembrar straordinario, malgrado gl’innumerevoli favori divini, e la chiarezza delle rivelazioni circa il piano di Dio [che vuol servirsi della Chiesa, per erogare le benedizioni a tutte le famiglie della terra, nel corso del Millennio] alcuni hanno abbandonato— ed abbandonano—le vie dell’umiltà e non estimano più il gran valore del meraviglioso riscatto, per il quale siamo stati liberati dalla condanna Adamica ed abbiamo ottenuto d’essere chaimati a renderci degni di meritarci la natura divina e la coeredità del Regno di Cristo. Sembra che costoro abbiano perduto di vista la propria indegnità ed imperfezioni, ed invece di considerarsi quali “servitori indegni” hanno sviata la loro immaginazione sino al punto di considerare i loro piccolo sacrificii personali, a favore della Verità, tanto rimarchevoli da non necessitarle il sommo sacrificio di Cristo, nostro Signore. E finiscono con valutarsi indispensabili nella esecuzione del grandioso Piano delle Età, rivelatoci nelle Scritture. Costoro si rendono indegni per non “attenersi all’umiltà del Capo” ed alla cooperazione della Sua Opera redentiva, ed al profondo rispetto dovutogli.—Col. 2:19 Essi hanno “tenuto per profane il sangue del Patto, col quale sono stati santificati, ed oltraggiato lo Spirito della grazia.”— Ebrei 10:29 Essi spregiano lo Spirito e l’essenza stessa dei favori divini, e nell’abbandonare la fede— la sola fede all’Unico Nome, dato sotto il cielo e fra gli uomini, per il quale noi possiamo essere salvati dalla condanna Adamica ed ottenere una completa riconciliazione con Dio.

Costoro, nella parabola, sono rappresentati da colui che è “legato” e, quindi, impedito di procedere regolarmente verso il banchetto nuziale, oppure reso incapace d’apprezzare, sempre dippiù, le benedizioni e la gioia che derivano dalle nozze. I componenti di codesta classe saranno gettati “nelle tenebre, al di fuori,” cioè ritornano nel mondo malvagio, fra coloro saranno sottoposte alle afflizioni ed angosce della grande distretta. Le Verità che, oggi, sono rivelate, onde servire al nostro benessere ed allo sviluppo spirituale, divengono un’occasione di caduta per quei che dovessero subire un’influenza negativa. E, come Israele, nel passato, dopo aver goduto a lungo degli speciali favori di Dio, divenne orgoglioso al punto di reputarsi realmente degni di questi favori ed indispensabile, a Dio, per lo svolgimento del Suo Piano e, in conseguenza, perdette la Sua benevolenza; così è avvenuto, ed avviene a coloro che—dopo aver proceduto in perfetta linearità Scritturale—ad un certo momento, bandiscono l’umiltà e finiscono per ritenersi degni di presentarsi davanti a Dio, nella loro giustizia ed aver il diritto di partecipare al “festino”, senza indossare il vestito per le nozze, rappresentante la giustificazione ottenuta, grazie ad i meriti di Cristo.

Per quanto possa essere triste questo rilievo profetico contenuto nella parabola in esame, noi costatiamo ch’esso va effettuandosi attualmente e costituire un nuovo anello di congiunzione, nella grande catena di prove, attestanti che ci troviamo ancora nel corso della “mietitura,” Parecchi, fra coloro che usufruivano degli attuali favori spirituali hanno messo via l’abito per le nozze e, per quanto parlano sempre di Cristo, considerandolo loro Signore, disprezzano e rinnegano l’importanza e l’efficacia dell’- atto stesso, per il quale essi pervennero ad essere considerati degni di ricevere dal loro Signore, l’invito alle nozze, invito che, “per la fede, fu lor concesso d’accedere alla grazia.”—Romani 14:9; 5:2 Essi pretendono di non aver bisogno d’un Redentore, indi, mediante sottigliezze sofistiche e delle false interpretazioni Scritturali, persuadono sé stessi ed altri di essere in grado d’entrare nell’ “ovile” da un’altra porta, oltre quella apertaci dal riscatto. Perciò, si coprono con la propria giustizia, che l’Apostolo definisce “vestimenti insudiciati.” Molti, fra tali sofisti, dichiarano di non aver bisogno di questo riscatto, né d’avvocati, reputandosi d’essere, definitivamente, eletti alla gloria celeste di Dio.

Questo spregio dimostrato verso l’abito nuziale che, in definitiva, costituisce una rinnegazione dell’- inestimabile valore del riscatto, pagato da Cristo per tutta l’umanità, fu un evento di cui s’ebbe la prima manifestazione presso color che possedevano la luce della Verità presente. In appresso, tutti coloro che sono entrati nella luce del salone conviviale, o ‘nel campo della mietitura,’ furono—e sono messi— alla prova nei riguardi di questo particolare fondamentale della fede. Alla presenza stessa dello Sposo l’errore è andato presentandosi ed alcuni hanno rifiutato d’indossare l’abito nuziale. Quale commozione sarà stata provata dai convitati, per tale atto! Quale divisione e strana crivellatura! Coloro che si liberano del vestito da indossare, alle nozze, sembra che desiderano che altri si accompagnano a loro, in tal deprecabile gesto, e si oppongono a quelli che restano fedeli alla consuetudine acquisita per propia convinzione della loro fede e rispetto devoto dei precetti Scritturali, e la scissione continua, persino nella sala convivale: nelle ultime ore, avanti alle nozze.

Frattanto, lo Sposo—Re, invisibile, pone il marchio del siggillo ai fedeli che si rendono degni di partecipare al festino. Egli predice, infatti, questa prova finale, nella parabola, e la permette. Il Re chiede, a colui che non ha indossato il vestito per le nozze, “amico, come sei entrato quà, senza avere un abito per le nozze?”—Matteo 22:13 Tale benevola domanda, però, è categorica, poiché precisa la condizione stabilita per essere ammessi e presenziare alle nozze, onde ottenere i privilegi, derivanti dalla stretta osservanza dei precetti Scritturali. Infatti, occorreva indossare il vestito che ciascuno aveva ricevuto in dono, per essere ammesso al convito delle nozze. E noi diffidiamo d’ognuno che, ora, rinnega il valore redentivo della morte di Gesù reputando inconcepibile che si possa pervenire alla luce della presente Verità, alla conoscenza di Cristo e di altre particolarità dei Disegni divini, ora ben discernibili, rifiutando d’indossare l’abito prestabilito; poiché, senza esso, è impossibilie poter penetrare nelle concezioni profonde di Dio.—I Cor. 2:7-14 Oggi, come nella parabola, se si dovesse chiedere [al pari del Re] a chi ha rifiutato d’indossare il vestito per le nozze, la ragione di tale atto, sicuramente l’interpellato resterebbe con “la bocca chiusa,” poiché non potendo negare d’essere stato ammesso, perché indossava il vestito per le nozze, gli è sgradevole riconoscerlo.

(Continua Nel Prossimo Numero)



GENTILI AMICI-LETTORI-FRATELLI E SORELLE IN CRISTO GESÙ.

Sono trascorsi ben 57 anni dal giorno in cui inizi ammo ad inviare la nostra rivista Aurora ai lettori, in Italia ed altri paesi nel mondo. Sin d’allora, ci propo ne mmo, come ancora ci proponiamo, di propagare le Verità in armonia con la Sacra Scrittura, la Parola di Dio, integralmente e chiaramente, onde tutti potessero individuare le numerose errate teorie che, sin dal principio dell’era Evangelica, hanno tratto origine dalle più cervellotiche idée ed interpretazioni.

Allo scopo di pervenire a servira il Signore, con quel discernimento da Lui concessoci, onde ce ne servissimo, per infondere a diffondere, dapertutto ed in tutti, la Parola di Dio, ci rivolgiamo agli amici, ai lettori, ai fratelli e sorelle, appartenenti alla famiglia della fede, per informarli che abbiamo stabilito, per il privilegio, concessoci dal Signore, di chiedere a tut ti coloro che leggeranno questo nostro messaggio, di voler cooperare personalmente, ed invitare altri, a domandarci l’invio gratuito di Aurora. Inviateci, perciò degl’indirizzi di vostri familiari, conoscenti, o amici che, secondo la vostra opinione ritenente idonei a gradire di conoscere a fondo le meravigliose promesse racchiuse nella Parola di Dio.

E nostro intimo convincimento che, aderendo al nostro invito, altre a meritarvi le benedizioni del Padre Celeste, avrete l’opportunità di farne usufruire a tutti coloro farete pervenire la rivista Aurora. Per semplificare le richeste sia per l’invio di Aurora come anche per letterature Biblica potete scrivere al nostro nuovo indirizzo:

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