AURORA
Maggio-Giugno 2005

Contenuto Di Questo Numero

  1. Evento Storico E Profetico
  2. Io Risuscitero
  3. La Pasqua Della Nuova Creazione (continuazione dell’articolo Marzo-Aprile)
  4. L’inferno Della Bibbia (continuazione dell’articolo Gennaio-Febbraio)
  5. Studio Biblico - La Testimonianza Dello Spirito
  6. Studio Biblico - Partecipando Alla Vita Con Cristo

Evento Storico E Profetico

IL GIORNO DEL 2 Aprile del 2005 il Papa: Giovanni Paolo secondo e morto nella città del Vaticano. Una settimana prima fù ricoverato in un ospedale di Roma, ma nonostante glinterventi dei medici le sue condizioni fisiche si aggravarono e nella data dopracitata cessò di vivere. Il suo ponteficato ha durato oltre 26 anni. Questo papa era nativo della Polonia con residenza nella città Cracovia. Per parecchie giorni la salma di questo papa fù esposta nella chiesa di San Pietro di Roma, dove intorno a un milione e mezzo di persone provenienti da diversi paesi del mondo, cammi nando ordinatamente hanno reso omaggio a questo papa.

Similmente per rendere omagio a questo papa erano presenti centinaia di capi di Governo incluso Arabi, Abrei e Musulmani. Questo papa era ben conosciuto in tutto il mondo, durante i suoi viaggi di pellegrinaggio aveva fatto ogni sforzo per influenzare il mondo reliogioso sulla necessità di una unione reciproca per salvare il mondo dalla distruzione.

Il realizione all’attività di questo papa, un evento ben noto da ricordare ebe luogo a Basilea Svizzera nel 1989, quando tutte le chiese d’Europa si erano riuniti insieme per trattare e risolvere problemi alla quale l’umanità deve affrontare. Secondo loro lo scopo dell’essemblea era di fare ogni sforzo per (pace e giustizia) pace tra le chiese dopo secoli di divisioni. Pace con la natura, con il pianeta terra alla quale deve essere salvato dalla distruzione.

Per la prima volta Cattolici, Anglicani, Protestanti ed Ortodossi, riuniti insieme, hanno trattato i problemi di cui sopra, pur tra inevitabili difficoltà di ogni genere. Era naturale che affiorassero difficoltà non solo dottrinale, ma anche di carattere pastorale e morale come quelle relative al ruolo della donna nella Chiesa e sul controllo delle nascite.

Il tema dominante dell’essemblea era stato quello dell’estrema necessità di salvare il mondo dalle varie ingiustizie e soprattutto dalla distruzione progressiva della natura. Bisogna fare di tutto per salvare la terra. Il papa deceduto Giovanni Paolo secondo in un suo messaggio letto all’assemblea dal cardinale Martini scrisse: “Il pianeta e un arca alla deriva, più vicina che mai al naufragio, e in pericolo di affondare con tutti a bordo. Bisogna altresi affrontare il problema dei poveri del terzo mondo, i forti debiti con l’estero delle nazioni sottosviluppate.”

Con la nuova struttura politica dell’Europa, si and rebbe delineando una corrispondente tras formazione nel campo religioso Cristiano tra le quattro grandi Chiese: Cattolica Romana, Anglicana, Luterana ed Ortodossa. Questi due grandi eventi devono certamente avere dei precisi riferimenti nelle profezie bibliche. E noi non possiamo non pensare ai capitoli 17 e 18 del ‘Apocalisse.

Il fatto e che lo stretto connubio tra potere politico e organizzazione religiosa rende possibile errori, malgrado le buone intenzioni di questo mondo. La Chiesa di Gesù Cristo e straniera in questa terra avendo una sola cittadinanza: quella celeste. (Filip. 3:20; I Pietro 1:1; II Tim. 2:4) Avidentamente, se vi sono state tante persecuzioni nei secoli scorsi, la vera Chiesa di Gesu Cristo era rappresentata da quei seguaci di Gesù che furono perseguitati ed uccisi.

Un ‘altra cosiderazione possiamo trarre da documenti ufficiali e da discorsi di personalità del mondo Cristiano Europeo, in perticolar modo dal Pontefice romano, ed e la seguente: Le Profezie bibliche sono state completamente ignorate. Allo scadere del secondo Millennio, essi dicono, le Chiese devono prepararsi a quello successivo che sta per entrare, onde rendere possibile la soluzione di tutti i problemi che angustiano la società umana. Ma del secondo Avvento di Cristo, della risurrezione dei santi morti, della instaurazione del Regno Messianico, non si fa nessun cenno, queste fondamentali eventi che si materializzano nel Regno di Cristo sono completamente ignorati. Infatti, al nostro tempo le chiese di cui sopra parlano di questi soggetti biblici, lo fanno allo scopo di confutare quei movimenti cristiani che, come il nostro, fondano il loro messaggio e la loro testimonianza sul Millenarismo Cristiano sulle grandi profezie bibliche adempiute o prossime ad adempirsi.

Un ecumenismo cristiano che mette comple tamen te da parte tutto questo non e autentico, non e guidato dallo spirito di Dio. A volte si citano versetti Biblici per sostenere che loro sono strumenti di pace, ma di poco vera comprenzione. E significativo quanto viene affermato nel capitolo 2 delle profezie di Daniele che: “Al tempo di questi re (nazioni) l’Iddio del cielo farà sorgere un Regno, che non sarà mai distrutto, … quello spezzerà tutti quei regni; ma esso sussieterà in perpetuo.”

Il popolo di Dio deve aquistare consapevolezza di questi avvenimenti di così vasta portata profetica, inquadrandoli correttamente nel loro esatto contesto. Essi sono segni premonitori. Voglia l’eterno Iddio concederci in tutto ciò lo: “spirito della profezia” che costituisce “la testimonianza di Gesu.”— Apocalisse 19:19

—In parte contribuito da C.M.




“Io Risuscitero”

“Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri udranno la Sua voce e ne verranno fuori.”
—S. Giovanni 5:28

LA VITA È UN FORZA IN continuo movimento. Quando la morte colpisce, i viventi devono, continuare ad andare avanti, trasportati dall’irre sistibile corrente della vita. Eppure dalla morte d’Abele infino ad oggi, bilioni circondati dal lutto e pieni di cordoglio hanno sentito che per essi la vita non sarebbe stata più la stessa senza la presenza dei loro cari defunti.

Nessuno potere, umano è stato mai capace a far rivivire i morti. I secoli si sono seguiti ai secoli e la morte ha esercitato sull’umanità uno spietato ed incontrastato dominio. Solo il Cristiano non è contristato come agli altri che non hanno speranza. “Poichè, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, così pure, quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con esso a Lui. (I Tess. 4:14) Ma per guardarci che i lunghi e penosi anni di attesa non facciamo affievolire la vitalità della nostra gloriosa speranza, vogliamo considerare le opera di Colui la cui voce gentile un giorno penetrera il grande silenzio che serra i nostri cari nel gelido abbraccio della morte.

“Ed ecco venne un uomo chiamato Iario, … e gittatosi ai piedi di Gesù lo pregava d’entrare in casa sua, perchè avea una figlia unica di circa dodici anni, e quella stava per morire.” (S. Luca 8:41,42) La storia nel Vangelo di S. Marco dice che il povero padre “lo pregava istantemente” a venire e metter le sue mani sopra la sua unica ed amata figliuoletta sì vicina alla morte, e nella storia nel Vangelo di S. Matteo egli dice: “La mia figliuola è pur ora trapassata.”— Matt. 9:18

Gesù ascoltò la preghiera dell’addolorato padre e si volse per accompagnarlo; ma vi furono degli impedimenti lungo la via, talchè prima d’arrivare a casa furono incontrati d’alcuni messaggeri che gli rapportarono che ormai era troppo tardi: “La tua figliuola è morta; perchè incomodare più oltre il Maestro?” Ma Gesù proseguì fin che arrivò nella casa sì crudelmente colpita dalla morte, “E presa la fanciulla per la mano, le disse: Giovinetta, io tel dico, levati! E tosto la giovinetta s’alzò.”—S. Marco 5:35-43

Quale scena stupenda! Tutto quell’amore e quella dolcezza e quella gioia fanciullesca che la morte aveva si rudemente troncato, è in un momento ristorata da Colui la cui voce può penetrare dove il tumulto di pianti e di gridi non lo puo! “O voi che temete l’Eterno, lodatelo! Glorificatelo voi, tutta la progenie di Giacobbe.”—Salmo 22:23

Nel Vangelo di S. Luca 7:11-16 leggiamo come un giorno Gesù coi discepoli si avviarono verso un cittadina chiamata Nain, e mentre s’avvicinavano presso alla porta della città, d’incontrarono con un corteo funebro che portavano per seppellire un giovane, un’altro figlio unico di sua madre, la quale era vedova. Qui di nuovo notiamo la dolorosa impotenza che caratterizza coloro che sono nella presenza della morte, e il doloroso pianto della povera madre che seguiva il corteo funebre. Il Signore pieno di compassione, vedutola, ebbe pietà della povera donna e le disse: “Non piangere! E accostatosi, tocco la bara ei portatori si fermarono.”

L’inevitabile marcia dalla culla alla tomba fu fermata proprio sull’orlo della fossa.

“Giovinetto, io tel dico, levati! E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo diede a sua madre.” Ed allora l’ascesa alla città di Nain dovette risuonare di grida d’allegrezza e di lode quando il corteo—non più funebre—ritornò da dove era venuto. “Benedetto sia il Signore, l’Iddio d’Israele, perchè ha visitato e riscattato il suo popolo.”—S. Luca 1:68

E come per certo il figliuolo della vedova sentì la voce di Gesù, così ancora per certo tutti coloro che dormono nei sepolcri vicino la strada che dalla pianura di Esdraelon mena alla città di Nain, un giorno usciranno fuori al suono della Sua voce. Sì, tutto il mondo l’udrà. Benedetta speranza! “TUTTI coloro che sono nei sepolcri udranno la Sua voce.”

E venne un giorno quando Gesù stesso pianse davanti alla tomba del, suo amico Lazaro. (S. Giov. 11:1-46) E così anche Lui pianse con tutti coloro le cui lagrime hanno bagnato la terra ch’Egli ha comprata col Suo prezioso sangue. Poco prima, a Betania, vicino alla casa del defunto, il grido angosciato di Marta gli aveva ferito il cuore: “Signore, se tu fossi stato quì, mio fratello non sarebbe morto.” A questo seguirono le confortanti parole di Gesù: “Tuo fratello risusciterà,” e la risposta di Marta: “Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno.”

“Gesù le disse: Io son la risurrezione e la vita.” Perchè quindi attendere in cordoglio e sperare a lungo per quel Ultimo Girono? Egli, che dovrà essere il Signore dei vivi e dei morti in quel Giorno, era presente. E come Lui in un’altra occasione aveva detto: “Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo” (S. Giov. 9:5), così adesso assicurò questa afflitta donna che Egli stesso, allora presente, era “la risurrezione e la vita.”

“Quando Gesù vide Maria piangere, e vide i Giudei ch’eran venuti con lei piangere anch’ essi, fremè nello spirito, si conturbò e disse: Dove l’avete posto?” Ed allora nel calmo sillen zio davanti alla tomba, dalla quale la pietra era stata tolta, si sentì la voce autorevole del Figliuolo dell’Uomo: “Lazzaro, vieni fuori! E il morto uscì.”

Il tempo arrivò quando la voce che aveva calmato “le onde tetre del mar burrascoso” non si sentì più. Anche Gesù era sceso nella tomba, e ci volle un’altra voce, la voce di Dio (Fatti 2:24), per chiamarlo fuori, e farlo ritornare alla sua celeste dimora. Diciannove secoli sono passati, secoli carichi di malattie, di disastri e di morte. He la lampana della fede e della speranza affievolita la sua luce durante le tempeste? A volte v’è stato nel nostro cuore l’angosciante grido: “Signore, se Tu fossi stato quà” il nostro caro non sarebbe morto?

“Questo Gesù che è stato tolto da voi, ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo.” (Fatti 1:11) “E quando sarò andato … ritornerò.” (S. Giov. 14:2) Egli è il medesimo compassionevole Salvatore. Il medesimo Datore di vita. Il medesimo Amico che alla sua prima venuta, disse: “L’ora viene in cui TUTTI quelli che son nei sepolcri duranno la sua voce e ne verranno fuori.”

E perfino oggi, la promessa di Dio è certa e più vinina al suo adempimento di quanto noi credemmo. Egli vi sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. (Fatti 24:15) Essi ritorneranno come figliuoli benvoluti, benvoluti e desiderati, per essere guidati nella via Maestra della santità, liberi dai dolori, malattie e dispiaceri. I sorrisi che conoscemmo ritorneranno nelle loro faccie. L’intima affezzione personale che da tanto tempo non era più, sarà goduta di nuovo. Le voci famigliari saranno vibranti di gioia. Il passo famigliare sarà sentito di nuovo; ma allora lode al Signore! Solo nei sentieri di salute e di pace.

“Il deserto e la terra arida si rallegreranno, e la solitudine gioirà e fiorirà come la rosa; si coprirà di fiori e festeggierà con giubilo e canti d’esultanza … Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: ‘Siate forti, non temete!’ Ecco il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà Egli stesso a salvarvi. Allora s’apriranno gli occhi dei ciechi, e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo, e la lingua del mutolo canterà di gioia … E quivi sarà una strada Maestra, una via che sarà chiamata ‘la via santa’ … i redenti cammiranno in essa, e i riscattati dall’Eterno torneranno (dal la tomba), verranno a Sion con canti di gioia; un’allegrezza eterna coronerà il loro capo; otterranno gioia e letizia, e il dolore e il gemito fuggiranno.”

“E udii una gran voce dal trono, che dice-va: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suo popolo, e Dio stesso sarù con loro e sarà loro Dio; e asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; nè ci saran più cordoglio, nè grido, nè dolore, poichè le cose di prima saranno passate. E Colui che siede sul trono disse: Ecco, io fò ogni cosa nuova, ed aggiunse: Scrivi, perchè queste parole sono fedeli e veraci.” (Isaia 35; Apoc. 21:3-5) Siano per sempre queste meditazioni fondati nelle nostre mente e nei nostri cuori ogni qualvolta che si celebra l’enniversario della risurezzione del nostro Signore ed il Suo glorioso trionfo sul sepolcro e sulla morte. La Sua risurrezione e la garenzia del Padre Celeste della prossima risurrezione di tutti i morti! Amen

—N.B. Tutti i versetti biblici citati in questo articolo, sono stati presi dalla Versione Riveduta della Sacre Scritture.



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO MARZO-APRILE

“La Pasqua Della Nuova Creazione”

“LA PRIMA SERIA contestazione fra le parti dell’antica Chiesa sorse nell’anno 196 della nostra èra, allorché il vescovo Victor, di Roma, pubblicò una circolare che diramò ai Vescovi della Chiesa, chiedendo loro di convocare i sinodi delle varie provincie per introdurre la pratica d’Occidente (la celebrazione della Pasqua al venerdì e la domenica, al posto dei giorni esatti e, cioè, il 14° ed il 16° di Nisan). Alcuni aderirono alla richiesta, ma il sinodo, condotto dal Vescovo Policrate d’Efeso, enfaticamente rifiutò, approvando la lettera del precitato vescovo Policrate che—in difesa della pratica Asiatica—sottopose il Vescovo Victor all’autorità degli Apostoli Filippo e Giovanni, nonché a quella di Policarpo e di sette parenti suoi ch’erano stati Vescovi di Efeso avanti a lui …

“Fin là, la controversia fra gli Asiatici e gli Occidentali (Roma) non toccava che due punti: (1°) era il giorno del mese nel quale ebbe luogo la morte di Cristo, che si doveva celebrare come anniversario? (2°) Il digiuno quando doveva essere terminato? Dipoi, fu discusso un terzo punto: cioè, quale era realmente il 14° giorno di Nisan. Molti Padri della Chiesa son convinti che, secondo l’antico calcolo degli Ebrei, sino al tempo della distruzione di Gerusalemme, il 14 di Nisan è stato sempre, dopo l’equinozio di primavera, e che fu solamente, a causa d’un falso calcolo degli Ebrei susseguenti, far cadere il 14 di Nisan avanti l’equinozio. Essi insistettero, quindi, che si contasse come veniente dopo l’equinozio, il 14 di Nisan, che le due parti consideravano come essendo il giorno di Pasqua.

“Siccome l’anno Ebreo è un anno lunare ed il 14° di Nisan arriva sempre alla luna piena, i Cristiani, che adottarono il calcolo astronomico summenzionato, celebrano la morte di Cristo un mese più tardi di quello in cui gli Ebrei celebrano la loro Pasqua, allorquando il 14 di Nisan cade avanti l’equinozio. Siccome i Cristiani non possono fare più affidamento nel calendario ebreo, sono costretti a far il proprio calcolo per reperire il tempo giusto della Pasqua. Frequentemente, questi calcoli differiscono, da un lato, a causa delle ragioni già menzionate, e da un altro perché la data dell’equinozio è fissata da alcuni al 18 marzo, da altri al 19 e da altri ancora al 21 dello stesso mese. Il Concilio d’Arles, nel 314, cercò di stabilire una uniformità, ma i suoi decreti non riscossero, a quanto risulta, alcun successo. Il soggetto fu ancora discusso al Consiglio Ecumenico di Nicea il quale decretò che la Pasqua sarebbe stata celebrata dall’intera Chiesa dopo l’equinozio, il venerdi seguente, 14 di Nisan. Fu anche deciso che la Chiesa d’Alessandria, preminente nella scienza astronomica, avrebbe informato annualmente la Chiesa di Roma del giorno (secondo il calendario) della celebrazione di Pasqua, e la Chiesa di Roma, a sua volta, l’avrebbe propagato in tutte le Chiese del mondo. Anche questi decreti del Concilio di Nicea non posero fine a tali differenze e fu riservato a Dionysus Exiguus d’introdurre poco a poco l’uniformità di pratica nella vecchia Chiesa. Qualche Nazione, fra cui la Gran Bretagna, non abbandonarono l’antica usanza, se non dopo molta resistenza. Al tempo di Carlo Magno, sembra che s’instaurò una certa uniformità [nell’osservanza del venerdì, senza tener conto alla luna piena cui tengono gli Ebrei]; e [d’allora in poi] non troviamo traccia di osservanza del Quarto decimo (della celebrazione delgiorno reale, cioè del 14 di Nisan, o luna piena, dopo l’equinozio di primavera).

“La revisione del calendario, effettuata dal Papa Gregorio XIII conservò l’epoca Dionisiaca, ma indicò Pasqua come essendo esattamente alla luna piena e prese delle precauzioni per evitare ogni futura deviazione del Calendario del tempo astronomico. Con questi calcoli minuziosi, la Pasqua Cristiana coincide a volte con la Pasqua Ebrea, contrariamente al decreto del Concilio di Nicea.”

L stessa fonte autorevole ci dice ancora ciò, nei riguardi del termine:-Pasqua. “Questa festa era la principale dell’anno e, per tale posizione, ha una certa relazione con quella che si celebra per la circoncisione, che, per la Chiesa Ebraica è come il secondo sacramento. (Esodo 12:44) Noi lo possiamo riconoscere, nel considerare ciò che avvenne a Guilgal, quando Giosuè, esaminato il Patto divino, celebrò la Pasqua immediatamente dopo la circoncisione del popolo. La natura della relazione che esistono fra i due riti non fu pienamente sviluppata se non quando gli antitipi furono compiuti e la Cena del Signore prese allora il suo posto come festa sacramentale del popolo eletto di Dio.

“SE CRISTO NON È RIUSCITATO”

“Or si predica che Cristo è resuscitato dai morti, come mai alcuni fra voi dicono che non v’è risurrezione dei morti? Ma se non v’è risurrezione dei morti, neppure Cristo è risusciatto; vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la nostra fede e noi siamo trovati anche falsi testimonio di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, ch’Egli ha risuscitato il Cristo; il quale Egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano.”—I Cor. 15:12-18

Fondandosi sulle promesse divine, quei primi discepoli avevano edificata la loro fede in Gesù. Essi s’erano resi conto che la morte di Gesù era necessaria, altrimenti né loro né l’umanitá, in generale, avrebbero potuto avere la speranza di vivere dopo la morte. Perciò gioirono, nel ricevere Gesù qual loro liberatore dalla morte e nei loro cuori brillò la speranza che si sarebbe effetuata la promessa, al tempo in cui Egli avrebbe rivelata la Sua gloria ed esplicata la Sua potenza, per benedire tutte le famiglie della terra, con il Suo Regno. Essi credettero che in quel giorno da venire, sarebbero stati innalzati a vivere e regnare con Lui. (Apoc. 20:4,6) Fu questa gloriosa e comprensibile speranza che ispirò la Chiesa primitiva ad andare avanti testimoniando per Gesù e per la Parola di Dio.

Comunque, la validità delle fede di quei primi discepoli traeva origine dalla risurrezione di Gesù, dalla morte. E parimenti è per noi. Sia la loro fede, che la nostra sarebbe del tutto vana, “se Cristo non fosse risuscitato.” Sarebbe come se mai fossero state espresse ed adempiute le promesse divine. La testa del “serpente” non sarebbe stata tritata da un Cristo morto e la “progenie di Abrahamo” non avrebbe mai potuto benedire tutte le famiglie della terra, se Cristo fosse restato morto, nella tomba.

Come avrebbe mai potuto compiere il mandato assegnatogli, dalle varie profezie se fosse restato morto? Certo non avrebbe potuto essere il meraviglioso Consigliere, “l’Iddio forte,” “il Padre dell’Eternità,” ed il “Pincipe della Pace.” E come avrebbe potuto esservi un continuo incremento nel Suo governo di pace, o avere anche il solo principio, se il Re d’esso governo non fosse risuscitato dai morti?

Come avrebbe potuto mai governare da un mare all’altro, e fino alle estremità della terra, un Messia morto. (Salmo 72:8) Come avrebbe mai potuto questo “braccio” del Signore essere rivelato a tutte le nazioni, e tutti i confini della terra vedere la Sua salvezza, se Egli stesso non fosse stato salvato dalla morte, dalla potenza del Suo Padre celeste?

Così divenne essenziale che i suoi discepoli si rendessero perfettamente conto che Gesù era venuto per morire, onde poter redimere l’umanità dal peccato e dalla morte. Or tale realizzazione non avrebbe potuto essere valida, se il Redentore dell’umanità fosse restate morto.

L’apostolo Paolo pone in rilievo molto chiaramente questi pensieri. I discepoli appresero mediante la rilevante potenza dello Spirito Santo d’essere invitati a soffrire e morire con Gesù e che “essendo stati seppelliti con lui, mediante il battesimo nella sua morte … altresì viveranno con Lui.” (Rom. 6:5-8) Appressero anche che, soffrendo fedelmente con Gesù e morendo con Lui, vivianno con Lui. (II Tim. 2:11,12) Impararono anche e per esperienza, che la loro fedeltà al Maestro avrebbe significato l’ostracismo del mondo, li avrebbe condotti alla prigionia, a flagellamenti, nonché ad ogni vessazione fisica, fra cui quella di gettarli, persino in pasto alle fiere. Ma di tutte queste loro esperienze essi gioirono perché le individuarono quali evidenze che stavano ad indicar loro che Iddio il preparava per vivere e regnare con Cristo.

Ma quale sarebbe stata l’utilità per i discepoli di restar saldi nella loro fede se Cristo non fosse risuscitato dai morti? Ma leggiamo l’analisi chiara e precisa di Paolo, sul caso in discussione (I Cor. 15:29-32): “Che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti non risuscitano affato, perché dunque sono essi battezzati per loro? E perché noi siamo ogni momento in pericolo? Ogni giorno sono esposto alla morte; sì, fratelli, com’è vero che mi glorio di voi, in Cristo Gesù, nostro Signore. Se soltanto per fini umani ho lottato con le fiere ad Efeso, che utile ne ho io? Se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo.”

“Se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato.” (I Cor. 15:16) I due pensieri, espressi da questo versetto, sono intimamente collegati per la loro interdipendenza, poiché, se Cristo non fosse risuscitasto, allora non avremmo una base su cui poggiare la speranza della risurrezione, e tutta la nostra gioia si ridurrebbe alle esperienze del presente breve periodo della nostra vita. Di conseguenza, sia il nostro esame approfondito, che le disquisizioni dell’Apostolo sul soggetto, avvalorano la nostra certezza che Gesù è risuscitato dai morti.

Certo! Gesù Cristo fu risuscitato dai morti. E le indiscutibili prove, che convinsero quei discepoli primitivi, convincono anche noi, che riconosciamo, con gioia, la chiara veridicità dell’evento. Paolo scrive che, dopo la sua risurrezione. Gesù apparve a Cefa, poi ai dodici, e, dopo, fu visto da più di cinquecento fratelli, in una volta. Poi, fu visto da Giacomo, indi da tutti gli Apostoli e, “ultimo di tutti—dice Paolo—apparve anche a me, come all’aborto.”—I Cor. 15:5-8

E, poiché la potenza di Dio risuscitò Gesù dai morti, essa ancora, al proprio tempo, effettuerà l’adempimento di tutte le profezie, stabilendo il governo di Cristo sulla terra: apportatore, non solo della risurrezione dei morti, ma anche della pace universale, insieme con tutte le ricche benedizioni di vita che Iddio ha promesse, per la bocca di tutti i suoi santi profeti sin dal principio de mondo.—Atti 3:19-21



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO GENNAIO-FEBBRAIO

L’inferno Della Bibbia
Tornate, O Prigionieri Della Speranza

NOI VEDIAMO DUNQUE, che l’inferno della Bibbia e il sepolcro, (la tomba) lo stato di morte e che i morti non sanno nulla. (Ecclesiaste 9:5; Salmo 146:4) Milioni di figli di Adamo sono rinchiusi in questa grande prigione della morte, ma la parola stessa (prigione) implica la speranza di una liberazione, cioè che i prigionieri non sono stati dimenticati da Dio è che è nel piano divino il proposito di aprire le porte della prigione. Giobbe presenta questa speranza allorchè esclamo: “Tu mi chiameresti e io risponderei.” (Giobbe 14:15) Il nostro Signore Gesù Cristo fù il primo di questi prigionieri che, per una resurrezione, ritornò dallo Sheol, dallo Hades, dal sepolcro. Dio Padre l’ha risuscitato dai morti” ci afferma l’Apostolo Paolo (Galati 1:1), e Gesù conferma “Non temere! Io sono il primo e l’ultimo, e il vivente, io fui morto ma ecco sono vivente per i secolo dei secoli.” (Apocalisse 1:18) Nella resurrezione di Gesù abbiamo la certezza del compiacimento e della potenza dell’Eterno Dio di liberare tutti i prigionieri, di risvegliare tutti i morti. (Giovanni 5:25; Atti 17:31) “Tornate… O voi prigionieri della speranza” scrisse il profeta.—Zaccaria 9:12

Si riscontra sovente nella Bibbia, la morte rappresentata come una prigione e contenente tutta l’umanità captiva fino al glorioso mattino della resurrezione, ed il Signore stesso ci dice che possiede “le chiave della morte e del sepolcro.” (Apocalisse 1:18) Come dobbiamo sentirci felici nel sapere che le chiavi della vita sono sicuri nelle mani di Colui che ha dato la Sua vita per il riscatto per tutti.

UN NEMICO D’ISRAELE È MORTO AVVERRÀ ORA LA PACE?

Yasir Arafat, un vero nemico d’Israele è morto. Durante il mese di Novembre la stampa mondiale faceva cenno in merito al suo incurabile male che aveva toccata il suo fegato. Il funerale ebbe luogo nella città di Cairo Egitto. Al funerale parteciparono centinaia di rappresentanti di governi di varie paesi del mondo. Il servizio funebre a Cairo procedette in pieno ordine, ma quando la salma di Arafat fu portata a Ramallah del West Bank per essere seppellito una grande folla di Palestinesi con gridi emozionanti accompagnò il corteo funebre al cimitero dove fù seppellito.

L’editore del giornale Americano New York Times in parte scrisse il seguente commento: “A Cairo ebbe luogo il funerale di un uomo conosciuto in tutto il mondo, ma senza Nazione.” Il prelato Arabo Muhammad Sayed nella Moschea Egiziana ha offerto una breve preghiera al suo Dio e poi disse che “Arafat ha bene servito il suo popolo per tutta la sua vita, adesso deve affrontare il suo Dio.

Shlomo Avineri, un grande filosofo Israeliano in una intervista con un giornalista ha commentato quanto segue: Il Signor Arafat. Non hA saputo diplomaticamente agire come fece tempo addietro il defunto presidente Egiziano Anwar Sadat. A negoziare pacificamente con il governo Israeliano per un accordo pacifico e reciprico. Al contrario ingitava il suo popolo e ha fallito di affrontare la realtà della vita per il suo popolo.”

Nel 1993 Arafat assieme al de funto Yitzhah Rabin disraele furon onorati a Oslo con il premio.

Nobel per essere stati promotori di pace. Adesso che Arafat e morto, tutto il mondo che segue la diplomasia Palestinese ansiosamente attende per sapere se il nuovo governo segue la via diplomatica di Arafat verso Israel, or campierà e seguirà un nuovo corso diplomatico.

Verrà un pace genuina fra il nuovo governo Palestinese e Israele?

Il mondo intero attende con grande asietá la realizzazione di una pace nel Medioriente.

Noi come Cristiani e studenti delle profezie, benchè simpatizziamo sia con le sofferenze del popolo Palestinese come anche per le continui attacchi terroristiche contro il popolo d’Israele, ma sappiamo che una pace reciproca giammai avverrà, non soltanto nel Medio Oriente ma ancora in tutto il mondo affinchè il principe della pace, Cristo Gesù stabilirà il suo regno sulla terra. Ogni persona ragionevole desidera la pace non soltanto nel Medio Oriente e nell’Iraq ma in tutto il mondo, ed è questo desiderio che incita molte persone in questi tempi tristi a pregare per la pace—Migliaia di persone di tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che solo un miracolo di Dio in risposta alle preghierre può stabilire una pace permanente per tutto il mondo.

IL DESTINO D’ISRAELE

Il destino d’Israele non era nelle mani di Arafat e nettanpoco nelle mani di nessuno uomo di tutto il mondo, ma era, e sarà per sempre nelle mani dell’ Eterno Dio. Leggimo nel libro di Deuteronomio:

“E l’Eterno cammina Egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo.”—Deuteronomio 31:8; 30:15,16; 31:7-13

Da una grande decisione, dipendeva il destino d’Israele, vincolato com’era nei legami del patto con l’Eterno: fedeltà e lealtà nell’osservanza dei comandamenti oppure ritorno agli elementi ed alla schiavitù del mondo. Nessun’altra alternativa era possibile e da questa dipendeva la vita o la morte, la benedizione o la maledizione. Essere fedele all’Eterno, il loro Dio, significava amarlo con tutto il loro cuore, la loro anima, la loro mente, il loro maggior potere. Venendo meno a quest’ultima condizione, voleva dire compromettere la validità del patto mediante il quale erano entrati in relazione con Lui: “Io ho posto davanti a voi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita onde tu viva.” (vs. 19) La stessa alternative Iddio aveva posto ai nostri antichi progenitori, nell’Eden. (Genesi 2:17) Questa è la testimonianza unica e sola, riconfermata in tutti i libri della Bibbia. Ma quanto ha terribilmente estorta la tradizione degli uomini questa semplice verità! Questa tradizione è oggi contenuta abbondantemente nei vari credi della maggior parte delle organizzazioni religiose, le quali pretendono che Iddio abbia posta davanti alle creature umane l’alternativa di una assunzione in cielo, dopo la morte, in caso di ubbidienza o di condanna ai tormenti eterni in caso contrario. Se ciò fosse vero, Mosè avrebbe detto al suo popolo: “Iddio ha posta davanti a te il cielo e gli eterni tormenti; scegli il cielo affinchè tu possa evitare le torture eterne.” Grazie a Dio la Bibbia non si esprime in tal modo.

Dopo varie peregrinazioni nel deserto, Mosè, guida d’Israele, giunto in prossimità del Giordano, aveva compiuta la sua missione; il suo terreno pellegrinaggio volvega al termine. Prima di lasciare il suo popolo, egli chiamò Giosuè e gli disse in presenza di tutti; “Sii forte e fatti animo, poichè tu entrerai con questo popolo nel paese che l’Eterno giurò ai loro padri di dar loro, e tu sarai quello che gliene darai il possesso.”—Deuteronomio 31:7

Nel versetto chiave di questa lezione, sono riportate le parole di incoraggiamento che Mosè gli rivolse, dicendo: “e l’Eterno camminerà egli stesso davanti a te, egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo.” Mosè parlava per fede; una fede; una fortissima, fede edificata mediante l’esperienza. Durante quarant’anni, egli aveva ricevuto molteplici prove della presenza dell’Eterno in lui. Ricordava la visione del pruno ardente, i potenti miracoli, con i quali l’Eterno lo aveva accompagnato nel presentare le sue richieste a Faraone, per la liberazione dei figliuoli d’Israele; il passaggio attraverso il Mar Rosso; la manifestazione della gloria e della presenza di Dio nel Sinai, durante quaranta giorni e quaranta notti; i molteplici miracoli compiuti attraverso il desero. Sicuramente la presenza di Dio, che era stata con lui, sarebbe stata, ora, anche con Giosuè.

Mosè lasciò, inoltre, ai sacerdoti d’Israele una copia scritta della legge, che l’Eterno gli aveva data, e commandò loro che la si leggesse ogni sette anni “al tempo dell’anno di remissione, alla festa delle capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo ch’Egli avrà scelto.”—versi 9-11

I cosidetti “alti critici” della Bibbia pretendono che, al tempo in cui Mosè visse, la scrittura fosse sconosciuta, ma l’archeologia ha fatto giustizia di questa affermazione gratuita, dimostrando che la scrittura era conosciuta fin da prima del diluvio. E Mosè, educato alla corte di Faraone, sapeva certamente leggere e scrivere.

Se Mosè fosse vissuto ai nostri giorni, la legge, che egli dette ai sacerdoti, avrebbe potuto trovare rapida diffusione tra tutto il popolo mediante la stampa, mentre al suo tempo, non solo il popolo, salvo poche eccezioni, non sapeva nè leggere, nè scrivere, ma anche il lavoro di copia del manoscritto originale doveva essere piuttosto lungo e faticoso, oltrechè ingombrante. Perciò, l’unico mezzo di far conoscere agli Israeliti la Legge dell’Eterno, era quella di fargliela ascoltare periodicamente affinchè il ricordo degli Statuti divini impresso nella mente degli adulti, fosse trasmesso ai propri figliuoli.

IL NUOVO ANNO

Per coloro che ignorano il glorioso “Piano delle Età,” esso si presenta sotto incerte prospettive, a causa delle critiche condizioni in cui vivono quasi tutte le nazioni del mondo, condizioni che i rispettivi governi non sono in grado di migliorare.

Nel corso del 2004, sono state tenute numerose conferenze, per discutere e risolvere i problmi di vitale importanza, per i quali l’opinione pubblica mondiale, vive ore di perplessità, ma poco o niente di positivo è stato realizzato, perchè l’egoismo controlla saldamente le menti ed i cuori di coloro che detengono le redini della politica mondiale.

Noi sappiamo, ed andiamo sempre più convincendoci, che l’unica soluzione ai numerosi dilemmi, che attanagliano lo spirito del mondo, può scaturire solo dalla instaurazione dell’atteso Regno del Messia, Cristo Gesù. Sotto questo punto di vista, siamo immensamente grati all’Eterno che ci concede anche quest’anno il privilegio di far conoscere a quanti possiamo avvicinare, la buona notizia del Regno. Veramente non troviamo parole adatte per esprimere tutta la nostra gratitudine al Padre celeste, per averci chiamati a tale ministerio e per avere inculcato nei cuori nostri l’amore per la verità. Siamo fidenti che Egli guiderà ancora i nostri passi lungo “i sentieri di giustizia” nella predicazione dell’Evangelo del Regno di Cristo.

Come figliuoli di Dio e seguaci delle orme del Maestro, possiamo prefiguararci il nuovo anno, ricco di nuovi ed abbondant benedizion confidenti che Egli fortificherà vieppiù la nostra fede, concedendoci forza spirituale e pazienza.

Possiamo, quindi, con un senso di rinnovata fiducia, guardare il futuro ed apprestarci a superare tutte le prove che incontreremo lungo il cammino della nostra vita. La nostra fede in Cristo ci guiderà in ogni evenienza fino al tempo in cui si realizzeranno le Sue promesse.

La verità continua ad essere propagata anche nelle più lontane parti della terra e ne siamo lieti. Quale ricca benedizioni il Signore concede al suo popolo, scegliendo da esso i suoi ambasciatori, in questi giorni di grandi adempimenti profetici e della fine dell’età. Egli infonde, nei cuori e nelle menti di costoro, il suo Spirito, e li rende idonei per il ministerio ed a prodigarsi onde le benedizioni della presente verità siano estese a tutti!

La Cristianità nominale di tutto il mondo ha commemorato la nascita di Gesù, nostro Salvatore; ma solo un esiguo numero di persone ha ricordato che la Sua nascita rappresentò la prova più grande dell’amore di Dio verso le sue umane creature, per la cui redenzione Egli votò al sacrificio il Suo unigenito Figliuolo. L’apostolo Paolo, parlando di Gesù, lo definisce “l’ineffabile dono” (II Corinzi 9:15; Giovanni 3:16), afferma che “Iddio ha dato il suo Figliuolo unigenito, affinchè chiunque creda in Lui, non perisca, ma abbia vita eterna.” Voglia, dunque, l’amore divino sostenerci, lungo il corso di questo nuovo anno, affinchè possiamo dedicare la nostra vita al servizio dell’umanità. Ed il servizio migliore, che possiamo offrire, consiste, principalmente, nella presentazione del glorioso Piano di salvezza, che sarà realizzato durante il Regno di Cristo, prossimo ad essere stabilito sulla terra.

Possa il (2005) essere un anno di rinnovato zelo, di fervore di opere, di attiva propagazione dell’Evangelo ai popoli di tutto il mondo, i quali sono pervasi di paura e di angoscia. In questo clima di generale smarrimento, il solo messagio della presente verità avrà la forza di infondere una speranza nuova nei cuori degli uomini che, finalmente, in un domani ormai vicinissimo, si confideranno al raggio dell’amore divino. Allora comprenderanno che Iddio non permetterà che l’umanità distrugga se stessa, perchè il Regno di Cristo, da lungo tempo promesso, prenderà tra breve il controllo degli affair del mondo, apportando pace, salute e vita.

Testimoniamo, nel corso di questo nuovo anno, con rinnovato vigore, che la sola ed unica speranza di vita future per l’umanità, si idenitifica nella risurrezione dei morti, “giusti ed ingiusti,” affinchè possano gioire delle ricche benedizioni del regno messianico.

La buona novella, l’ “Evangelo del Regno,” è sublime! L’apostolo Paolo scrisse: “Io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo … salvezza d’ogni credente.” (Romani 1:16) Anche noi come Paolo, oltre a non vergognarci dell’Evangelo, siamo lieti di annunziarlo, oveunque, con spirito di amore e di dedizione. E, quando l’amore guida la testimonianza della verità, questa conquista più facilimente i cuori dei popoli, rendendoli partecipi della benedizioni del Regno.

Fratelli, rammentiamoci reciprocamente, nelle preghiere che presentiamo davanti al trono della Grazia, affinchè cosi sia!



STUDIO BIBLICO

La Testimonianza Dello Spirito

Versetto Chiave: “E Pietro a loro: ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo.”
—Atti 2:38

Atti 2:1-4, 22-24, 32-38

NELLA VERSIONE DELLA Bibbia, detta del Re Giacomo, lo Spirito Santo viene presentato come una persona, ma è un’errata interpretazione, poichè esso raffigura l’energia che Iddio, nella sua potenza ed onniveggenza, spiega per illuminare le sue creature, onde condurre a termine i suoi disegni. E’definito Santo, perchè proviene da Dio, l’Eccelso creatore dell’universo. Se vogliamo delle prove, che dimostrino come lo Spirito Santo non è una persona, le troviamo nel secondo capitolo del libro degli atti, e, certamente dovunque se ne accenna nella Bibbia.

Il verso 4 dichiara che i discepoli furono [Ripieni] di Spirito Santo. Esso arrivò dal tetto della stanza, ove erano riuniti, come [Un vento impetuoso che soffia]. Sarebbe molto difficile applicare questa espressione ad una persona. L’espressione [Riempire] è usata nel verso 17, in relazione allo Spirito Santo. Come potrebbe una persona essere riempita? Nel verso 33 Pietro parla dello Spirito Santo come essendo [Sparso], linguaggio che nuovamente non si può applicare appropriatamente ad una persona. Tale concetto deriva da una tradizione del medioevo.

La potenza dello Spirito di Dio, allorchè sopravvenne sugli Apostoli alla Pentecoste, permise di parlare e comprendere lingue a loro del tutto sconosciute: ciò rese possibile un ben definito proposito alla Pentecoste, e generalmente, per alcun tempo dopo, nella chiesa primitiva. Com’è spiegato nei versetti 8-11, erano presenti, alla Pentecoste, Giudei, provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto. Per mezzo del miracolo delle lingue, fu data a costoro una testimonianza che, in altro modo, sarebbe stata impossibile. Essi, ritornando a casa, avrebbero potuto raccontare ai loro vicini ciò che avevano udito e la testimonianza della Pentecoste si sarebbe estesa molto lontano.

I versetti 22 e 23 parlano della morte e risurrezione di Gesù, e della sua alta ascesa alla destra di Dio. Nell’indicare queste verità, Pietro rivela alcuni fatti interessanti, fra i quali quello che Gesù, alla sua morte, andò nell’inferno biblico. (Sal. 16:10) L’inferno della Bibbia è semplicemente lo stato, o condizione di morte. In Isaia 53:12, leggiamo che Gesù diede la sua anima, il suo essere, [alla morte]. La parola anima significa semplicemente [ESSERE] (Vita).

Il Salmo 16, nel quale si parla dell’anima di Gesù, nell’inferno, fu scritto da Davide. Ma Pietro spiega che Davide non scrisse di se stesso quando disse che la sua anima non sarebbe stata lasciata nell’inferno. Egli spiega che Davide era ancora fra i morti, che non era stato ancora risuscitato, e che la sua anima, pertanto, era ancora nell’inferno. Così Pietro, ripieno di Spirito Santo, demolisce la tradizione che i morti sono più vivi di quanto lo erano prima che la morte li prendesse.

Il Salmo 16 parla dell’ascesa di Gesù alla destra di Dio. (verso 11) Pietro spiega che anche questa era una profezia, che rifletteva Gesù, perchè Davide, nello scrivere questo Salmo, non parlava di se stesso, perciò in Atti 2:34, dice: [Davide non è ancora asceso in cielo]. La tradizione ci vorrebbe far credere che Davide, e tutti i profeti antichi, andarono in cielo alla loro morte.

Le profezie, concernenti l’ascesa del Messia alla destra di Dio si sono compiute in Gesù. [Pertanto] disse Pietro alla folla, [Sappia dunque sicuramente tutta le casa di Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.—Atti 2:36

Molti ascoltatori quel giorno erano interessati al messaggio, e quando lo udirono esporre queste verità, in mondo così logico e con autorità, Furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro ed agli altri apostoli, [Fratelli, che dobbiam fare?] (Atti 2:37), tanto furono convinti che ciò che avevano udito era la verità, ed essi erano umili abbastanza per riconoscerla.

Pietro non esitò a dire loro quello che ora dovevano fare. Egli disse: [Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo]. (Ver. 38) Il pentimento è sempre essenziale per coloro che desiderano fare la volontà di Dio, perchè, per natura, noi siamo tutti peccatori.

Il battesimo per la remissione dei peccati era doveroso per quei Giudei convertiti, perchè simboleggiava il loro ritorno nell’armonia con la legge del patto.

Tutti coloro che accettavano Cristo divenivano automaticamente membri del corpo di Cristo. Mentre per noi, il battesimo, simboleggia la sepoltura in Cristo e nella sua morte.



STUDIO BIBLICO

Partecipando Alla Vita Con Cristo

Versetto Chiave: “Argento ed oro io non ho; ma quello che ho, te lo do; nel nome di Cristo il Nazareno, cammina!”
—Atti 3:6

Atti 3:1-7,11-16

IL MIRACOLO DELLA GUARIGIONE, ricordato al principio del terzo capitolo degli atti, costituisce l’argomento di uno dei più rilevant sermoni della Bibbia. Molta gente, dentro e fuori il tempio, venne subito a conoscenza di questo miracolo, e [furono piení di sbigottimento e di stupore per quel che gli era avvenuto] all’uomo che risultava loro [zoppo fin dalla nascita.]—vers. 10:2

Tale evento diede a Pietro una brillante opportunità di annunziare loro il Vangelo. Per prima, spiegò che nè egli, nè il suo compagno Giovanni erano in grado di compiere tali miracoli, verificatisi per grazia di Dio, e per la fede in Gesù di Nazaret, che loro avevano crocifisso, spiegò, indi, che l’uomo era stato guarito dalla stessa forza che aveva risuscitato Gesù dalla morte.

Sebbene Pietro avesse reso responsabili i suoi ascoltatori, assieme con i loro capi, della morte di Gesù, in certo qual modo, li scusò dicendo loro che avevano agito nell’ignoranza, e che Iddio lo aveva permesso affinchè le profezie delle Scritture, che avevano predetto le sofferenze del Cristo, si fossero compiute. A questo punto, perciò, Pietro poneva le vere basi della lezione di questo sermone.

Anche se il popolo di Israele avesse più o meno ignorantemente crocifisso Gesù, nel farlo avevano peccato; perciò, Pietro li esortò a pentirsi, ma non nello stesso modo come nel sermone di Pentecoste quando il popolo, toccata al cuore, chiese [Cosa dobbiamo fare?} e Pietro il esortò a pentirsi e ad essere battezzati.—Atti 2:37,38

Ma i [meravigliati] Israeliti, che andavano al tempio, ascoltavano Pietro e non davano alcun in dizio di essere toccati nel cuore, nè chiesero [cosa dobbiamo fare.] Essi non erano pronti per il battesimo, perciò Pietro disse loro [Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati, quando verranno dalla presenza del Signore tempi di refrigerio.]—vers. 19,20

Il [quando], quí menzionato da Pietro, è spiegato nella frase successiva [Ed egli menderà il Cristo che vi è stato predicato.—vers. 20

Tale evento si riferisce alla seconda venuta di Cristo, la quale, come spiega Pietro, avrà luogo quando [Il refrigerio verrà dalla presenza del Signore.] E quello sarà il tempo in cui, coloro che si pentiranno, avranno i loro peccati cancellati.

Nel testo greco l’espressione tradotta [la presenza del Signore] significa letteralmente che [Il Signore volgerà loro la faccia.] Lo stesso concetto è espresso in Numeri 6:26, e dice: [L’Eterno volga verso te il suo volto, e ti dia la pace.] In Geremia 18:17, riferendosi alle punizioni che sarebbero sopravvenute ad Israele a causa dei loro peccati, il Signore dice: [Io li disperderò dinanzi al nemico, come fa il vento orientale; Io volterò loro le spalle e non la faccia nel giorno della loro calamità.]

Ciò che si è avverato per Israele si è avverato anche per tutto il genere umano. Quando i nostri primi progenitori trasgredirono la legge del Signore, egli girò il dorso alla umana creazione. Ma Iddio amò il mondo, e mandò il suo primogenito figliuolo per redimere e ridare al popolo la vita. La morte di Gesù portò a compimento la redenzione del genere umano e sarà alla sua seconda [venute] sulla terra che le creature umane saranno ristorate alla vita. Così l’invio di Gesù a compiere questo glorioso proposito, significa, rinnovare il suo favore al popolo, giudeo e gentile: non più a lungo le sue spalle saranno girate al mondo.

Pietro spiega che il risultato di questo stato di cose sarà costituito dai tempi della restituzione di tutte le cose. (verso 21) Restituzione significa ristorazione, [risollevare.] Allo stesso modo che Pietro prese per mano lo zoppo alla porta del tempio e lo sollevò, e questi ricevette forza a camminare, così, la seconda venuta di Cristo servirà al fine che tutti saranno ristorati in salute e a vita. Pietro ce lo conferma dicendo che il glorioso adempimento del piano divino era stato predetto dalla bocca di tutti i santi profeti fin dall’inizio del mondo.—vers. 21

Pietro dice ancora che Mosè voleva alludere a tale evento, quando disse agli Israeliti del suo tempo che il Signore avrebbe suscitato loro un grande profeta, cioè Cristo. Perciò gli Israeliti dei giorni di Moseè saranno risuscitati dalla morte per poter ascoltare quel profeta.— vers. 22; Deut. 18:18

Anche Pietro, nel ricordare la promessa fatta ad Abramo [Nella tua progenie tutte le famiglie della terra saranno benedette] indica che questa benedizione sarà estesa a tutto il genere umano.



Associazione Studenti Biblici Aurora