AURORA
Luglio-Agosto 2014

Contenuto Di Questo Numero

  1. Colui “A Cui Appartiene”
  2. Glorificate Dio Con Il Vostro Corpo
  3. L’Amore Edifica
  4. Vincere La Tentazione
  5. Cercare Il Bene Degli Altr
  6. Questa Publicazione E La Sua Missione

SOGGETTI PIU’INTERESSANTI DELL’AURORA

Colui “A Cui Appartiene”

“Cosí dice il Signore, l’Eterno: ‘Deponi il turbante, togliti la corona le cose non saranno più le stesse … Finché non verra Colui a cui appartiene.’”
—Ezech. 21:31,32

I LUNGHI SECOLI DI DOLORI e sofferenze umane che la Bibbia chiama notturni, che infine si concluderanno in una mattina di gioia. (Salmo 30: 5). Con gratitudine una ferma base di speranza per il nuovo giorno che presto arriverà la troviamo nelle promesse di Dio al patriarca Abramo, ed amplificate quando queste promesse sono state ripetute ai suoi discendenti attraverso i santi profeti. La promessa ad Abramo e stata che attraverso il suo “seme” “tutte le famiglie della terra” saranno benedette. (Gen. 12:3: 18:18; 22:18)

Nel libro degli Ebrei leggiamo che Abramo “aspettava la cittá che ha fondamenti, il cui architetto è Dio.”Nella Bibbia una cittá simboleggia un governo. La cittá “il cui architetto è Dio” che Abramo cercava sarebbe, quindi un’arrangiamento divinamente assegnato—un’arrangiamento confacente alle promesse che Dio gli aveva dato.

Senza dubbio, Abramo non aveva capito tutte le implicazioni delle meravigliose promesse che Dio gli aveva fatto. Tuttavia, evidentemente egli capì che le promesse benedizioni di tutto il popolo, verrá attraverso agenzie di un governo in cui il suo seme avrà in qualche modo una parte prominente.

Questo pensiero è nato da una profezia proferita dal nipote d’Abramo, Giacobbe, un pò prima della sua morte. Egli disse riguardo a suo figlio Giuda: “Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figlio mio; egli si china, si accovaccia come un leone, come una leonessa; chi osa destarlo? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, nè il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venca Sciloh; ed a lui ubbidiranno i popoli.” (Gen. 49:9, 10). Questa profezia è stata data mentre il popolo Ebraico era ancora in Egitto, dove il simbolo del diritto reale di governare era, a quel tempo, un leone accovaciato.

La chiara implicazione della profezia è quindi che dalla tribu di Giuda verra un grande sovrano, uno che avrebbe stabilito pace—come è implicito nel significato del titolo “Shiloh”—e avrebbe realizzato le promesse che Dio aveva fatto ad Abramo.

UNA NAZIONE SANTA

Mosé e stato eletto da Dio a liberare il popolo Ebraico dalla schiavitú Egiziana, ed attraverso Mosé Dio diede alla nazione la Sua legge. Restar fedeli a quella legge avrebbe avuto come risultato non soltanto vita per il popolo, ma una meravigliosa ed elevata posizione per la nazione. In riguardo a questo il Signore Dio dice: “Or dunque se darete attentamente ascolto alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poichè tutta la terra è mia. E sarete per me un regno di sacerdoti ed una nazione santa.” —Esodo 19: 5,6

Questa eminente posizione che Israele occuperà come una nazione di sacerdoti e santa, come Dio chiaramente indica, è condizionata a fedeltá al suo patto. Egli diede al popolo ogni possibile opportunitá per essere fedele esercitando grande pazienza alla loro riluttanza ad ubbidire ed alla loro ricaduta nel peccato. Sotto la leadership di Joshua, sono stati portati nella terra promessa, e per parecchi secoli dopo la sua morte, Israele non ebbe alcun governante. Durante questo periodo, Dio innalzó giudici per salvarli quando, a causa della loro infedeltá, divennere preda delle nazioni circostanti. Samuele fu l’ultimo di questi giudici. Sotto il suo ufficio, gli Israeliti strepitavano per un re. Essi volevano essere come le nazioni circostanti. Il Signore cedette alla loro richiesta, e Saul fu unto da Samuele e divenne il loro primo re. Saul regnó bene per un pò di tempo, ma piu in lá anche lui divenne infedele, e Davide fu unto come suo successore, benchè non prese quel ruolo fino a dopo la morte di Saul.

Davide era tanto amato da Dio ed a lui Dio fece una promessa duratura; che il diritto di regnare non sará mai usurpato dalla sua famiglia—“La tua casa ed il tuo regno saranno resi saldi per sempre davanti a me ed il tuo trono sará reso stabile per sempre.”—2 Sam. 7:16

Così l’aspetto reale concernente il seme d’Abramo, che avrebbe benedetto tutte le nazioni, è stato ancor piú ristretto. Non solo il promesso sovrano viene dalla tribu di Giuda, ma verrá dalla famiglia di Davide.

Il Signore uso questi sistemi di regno d’Israele per illustrare, o dipizzare, un piú grande regno che piú in lá sará stabilito nelle mani del promesso Messia. Noi leggiamo in riguardo al figlio di Davide Salomone che egli “sedette sul trono dell’Eterno come re al posto di Davide, suo padre.” (1 Cron. 29: 23) Questo fu vero di tutti i successivi re nella stirpe di Davide. Alcuni furono fedeli al Signore Dio ed altri no. Nondimeno, Dio non tolse il regno dalla discendenza di Davide.

IL REGNO D’ ISRAELE RIMOSSO

Questo sistema di governo continuo fino ai giorni del re Zedechiele, che fu uno dei successivi re cattivi. Egli, infatti fu l’ultimo re, il Signore Dio causo a Ezechiele di profetizzare di lui e di scrivere: “E tu, o corrotto e malvagio principe d’Israele, il cui giorno é giunto della punizione finale, così dice l’Eterno: “deponi il turbante, togliti la corona; le cose non saranno piú le stesse; ció ch’é basso sará innalzato e ció ch’é alto sará abbassato. Devastazione, devastazione, devastazione, Io la compiró e non sará piú restaurata, finché non verrá colui a cui appartiene il giudizio ed al quale IO la daró.” —Ezec. 21:30-32

C’è una grande finalitá nell’asserzione il “il giorno verrá, quando iniquitá avrá fine.” E sembra che quel “giorno” la cui venuta era stata predetta, é arrivato, quando Dio fece il patto con Israele attraverso la legge amministrata a Mosé, Egli promise di curarsi di loro e di bene dirli se restavano fedeli a Lui. Tuttavia, Egli li avvertí anche di terribili punizioni se loro non restavano a Lui fedeli.

Uno di questi avvertimenti é registrato nel libro di Levitico 26:17-28. Qui sono menzionate varie punizioni che, evidentemente si riferiscono ai loro periodi di chiavitú ai Moabiti, ai Midianati ai Filistei ed altri. Dopo averli avvertiti di questi brevi periodi di punizione, tuttavia il Signore dichiara, “e se neppure dopo questo mi darete ascolto, Io vi punizione è menzionato quattro volte.”

Gli studiosi della profezia Biblica convengono che ogni “volta” (o tempo) menzionato in questo passaggio é equivalente all’anno Giudaico di 360 giorni. In Numeri 14:33,34 ed Ezechiele 4:5-8 Dio da una base per calcolare le misure di questo “tempo” profetico che, egli dice, che ogni giorno dovrebbe contare come un anno. Sette periodi, o tempi o questo sarebbe un periodo di 2520 anni.

Se, come il nostro testo indica, questo lungo periodo di punizione su Israele ha avuto inizio quando il loro ultimo re é stato sconfitto, la nazione é stata presa prigioniera da Babilonia, e benché é stato permesso loro di ritornare nella loro terra settant anni dopo, non hanno piú ripreso la loro nazionale indipendenza. Il regno, il tipico regno di Dio é finito, e mentre Ezechiele ha promesso che sarebbe stato soltanto fino a quando non verrá Colui a cui appartiene, egli spiega che anche allora non sará lo stesso.

SUA MAESTÁ APPARE

Sei secoli dopo la caduta di Zedechia, Gesú, il promesso Messia d’Israele, apparve.

Giovanni Battista annunzió la sua presenza dicendo: “Il regno dei cieli é vicino.” Una traduzione piú corretta é “Sua Maesta il Re é alle porte.” (Matt. 3:2). In veritá Gesú era la Maestá che il Dio dei cieli aveva promesso. Egli era il seme d’Abramo. (Gal. 3:16) Egli era il Shiloh (pace) che sarebbe venuto nel mondo dalla tribu di Giuda. Egli era il same di Davide che avrebbe occupato il trono di Davide per sempre. “Dopo queste cose, io ritornero ed edificheró il tabernacolo di Davide che é caduto, restauro le sue rovine e lo rimettero in piedi.” —Atti 15:16

I discepoli lo avevano accettato come il promesso Messia, il Principe di Pace, il grande Re che avrebbe regnato “da un mare all’altro e dal fiume fino all’estremitá della terra.” (Salmo 72: 8). Essi credettero che egli avrebbe stabilito il suo governo in Gerusalemme, e che lo avrebbe fatto subito. Non si dovrebbe credere che essi capirono pienamente tutto quello che il promesso regno di Dio sarebbe stato per Israele e per il mondo!

La loro prima preoccupazione, a quel tempo era evidentemente la liberazione della loro nazione dalla schiavitu del dominio dei Gentili, specificamente l’Impero Romano.

Essi domandarono al Gesú resurretto: “Signore, é in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?” (Atti 1:6)—quel regno che era stato abbattuto nei giorni di Zedechia.

Essi erano giustificati in codesta speranza. Il profeta Ezechiele non aveva detto che il regno sarebbe rimasto rovesciato fino a quando verrá “colui a cui appartiene.”

Non era Gesú costui, il giusto che avrebbe occupato il trono di Davide. Effettivamente era stato profetizzato di Gesú: “Non ci sará fine all’incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre.” (Isaia 9: 7)

Tutte queste cose erano vere, ma quello che i discepoli non avevano capito dapprima era che la sua venuta per stabilire il regno sarebbe avvenuta alla sua seconda venuta, o presenza, negli affari dell’umanitá. Gesú spiegó tutto questo chiaramente in una parabola. La Bibbia dice che egli disse questa parabola “perché essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi subito.” (Luca 9: 11) La parabola era d’un uomo nobile che andó in un paese lontano, per ricevere l’investitura un regno e poi tornare.”—verso 12

La ragione per cui Gesú raccontó questa parabola, a quel tempo fu perché Egli aveva annunziato ai suoi discepoli che egli stava andando a Gerusalemme, dove i suoi nemici stavano complottando arrestarlo e ucciderlo. Egli voleva che essi sapessero che lui sapeva che sarebbe morto, e volontariamente accettava d’essere ucciso. Loro non potevano capire questo. Dal loro modo di ragionamento umano essi si domandavano come era possibile per un Messia morto di stabilire un potente regno e liberare la loro nazione dai suoi sovrani Romani.

La parabola di un “certo nobil uomo” evidentemente aiutó i discepoli un pó.

Da questa essi capirono che Gesú andava via per un periodo di tempo, e che il regno sarebbe stato stabilito al suo ritorno. Per loro voleva dire che dovevano aspettare e non sapevano quanto. Con il cuore pesante a causa delle speranze postergate, andaro a Gesú sul monte degli Olivi pochi giorni della sua crocefissione e gli domandarono: “Quale sará il segno del tuo ritorno, e della fine del mondo?” —Matteo 24: 3

É importante capire il significato di alcune parole usate nella domanda posta dai discepoli al nostro Signore. La parola Greca, usualmente tradotta “venire” letteralmente vuol dire “presenza”. La parola “mondo” vuol dire “eta’” ed ha anche il significato di “Periodo Messianico.” La parola Greca tradotta qui “fine” denota “totale completezza”.

I discepoli in veritá domandarono a Gesú: “Quale sará il segno della tua presenza, quando, come il nobil uomo della parabola, quando tu ritornerai a stabilire il tuo regno, e quale sará il segno che il tempo é giunto della totale completezza del periodo Messianico?” Essi credevano che Gesú era il Messia. Essi si resero conto che c’era un motivo per averlo lí con loro a quel tempo. Tuttavia poiché Egli se ne stava andando e sarebbe ritornato piú in lá nel tempo, essi cominciarono ad apprezzare il fatto che l’eta Messianica, o periodo, di grande tribolazione, sarebbe stato connesso alla sua seconda presenza. Essi ragionarono che la sua presenza sarebbe continuata fino alla completezza del periodo Messianico.

La risposta di Gesú a queste domande é molto istruttiva. Fra i segni che Egli sottolinea, che dará evidenza della sua presenza e marca il tempo della prossima completezza del proposito Messianico di benedizioni a tutte le famiglie della terra, era un periodo di “grande tribolazione” così grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai piú vi sará. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe. …” —Matteo 24:21,22

Nessuno, a meno che ispirato da Dio, avrebbe potuto predire così accuratamente quel che oggi fronteggia l’umanitá e che causa tanta paura nei cuori degli uomini.

La possibilitá della distruzione della razza umana é adesso un fatto risaputo in tutto il mondo. Nel Vangelo di Luca che parla della risposta di Gesú alla domanda dei discepoli dice “che ci sará sulla terra “angoscia dei popoli”, con smarrimento e che gli uomini verranno meno dalla paura.” —Luca 21:25,26

IL PERIODO DEI GENTILI

É specialmente rilevante, nel racconto di Luca circa i segni che Gesú sottolinea nella sua risposta alla domanda dei discepoli pertinente al tempo della sua seconda venuta ed il completamento del proposito Messianico, é l’asserzione, “Gerusalemme sará calpestata dai Gentili finché i tempi dei gentili siano compiuti.” (Luca 21:24) Gerusalemme qui rappresenta la nazione d’Israele ed il suo popolo, che era a quel tempo sotto il giogo dell’Impero Romano.

Essi erano giá stati oppressi—essi erano giá una nazione soggiogata, e lo era stata, come abbiamo visto, da sei secoli. Gesú disse che questo stato di cose sarebbe continuato fino a quando “i tempi” dei Gentili erano compiuti. La parola Greca tradotta “tempi” denota un fisso periodo di tempo. Questo corrisponde, noi crediamo, ai sette “tempi” dei 2520 anni di punizione per la nazione Giudaica a cui ci siamo riferiti parlando del 26esimo capitolo di Levitico. La fine di questi “tempi” noi inoltre pensiamo, come é anche riportato da eventi storici, ci punta all anno 1914 A.D.

Gesú indicó che la fine dei tempi dei Gentili avrebbe portato una condizione sociale diversa in riguardo al popolo Giudaico. Dal punto di vista storico, é stato come diretto risultato della Prima Guerra Mondiale, che ebbe inizio nel 1914, uno dei risultati della tale fu La Dichiarazione Balfour fatta nel 1917, quando Israele é ritornato ad essere uno stato nel 1948. Essi non sono piú un popolo senza patria e senza un governo indipendente. Non sono piú un popolo soggiogato, oppresso dal l’Imperi Gentili.

C’è un’altro aspetto della profezia di Gesú che é egualmente importante. L’aspetto Gentile. La nazione Giudaica sarebbe stata oppressa fino a quando i tempi dei Gentili sarebbe completato. Questo indicherebbe che il tempo del soggettamento della nazione d’Israele sarebbe stato un periodo durante il quale nazioni Gentili avrebbero avuto il permesso d’esercitare un dominio non ostacolato, e ordinato da Dio.

L’Apostolo Paolo disse: “… Le autoritá che esistono sono istituite da Dio.”—Rom. 13:1

COMINCIA CON BABILONIA

Paolo, evidentemente basa questa asserzione su una dichiarazione fatta dal Profeta Daniele, che parlava in vece di Dio, a Nabucodonosor re di Babilonia. É stato durante il regno di Nabucodonosor che l’ultimo re, “il cattivo principe d’Israele” era stato sconfitto e la nazione presa prigioniera da Babilonesi. Questo re Gentile ebbe un sogno nel quale egli vide un immagine umana con la testa d’oro, petto e braccia d’argento, cosce di bronzo, gambe di ferro, piedi e dita d’un miscuglio di ferro ed argilla.

Nel sogno il re vide una pietra staccata senza mani da una montagna. Questa pietra colpí i piedi dell’immagine, causando la sua caduta e poi riducendola in polvere. Poi quella pietra divenne una grande montagna che riempí tutta la terra.—Dan. 2:31-45

Il profeta Daniele interpretó il sogno del re, dicendogli che il “Dio dei cieli” aveva dato a lui un regno. (Versi 37,38). Qui, propio al tempo che Israele aveva perduto la sua indipendenza, e al re Gentile che l’aveva soggiogati, Dio aveva dato dominio come primo in una linea di governi Gentili e successivi imperi fino al tempo della fine dell’etá dei Gentili. Daniele spiegó al re di Babilonia che altri domini sorgeranno, come rappresentato dall’argento, dal bronzo e dal ferro dell’immagine che egli aveva visto nel suo sogno.

Secondo la storia, questi altri governi furono l’Impero Medo—Persiano, quello Greco e quello Romano. Poi vennero le divisioni dell’Impero Romano, rappresentati dalle dita dell’immagine. Così, la profetica immagine si estese fino ad un pó piú di cento anni fá. A quel tempo, poco prima della Prima Guerra Mondiale, queste “dita” rappresentati nei vari stati di Europa come governati da ereditarie case monarchiche, costituivano ancora parte del dominio Gentile dato a Nabucadonosor.

In quanto alla pietra che aveva colpito l’immagine ai piedi, Daniele disse,”Allora il ferro, il bronzo, l’argento e l’oro furono polverizzati insieme … e la pietra che aveva colpito l’immagine divenne un grande monte che riempí tutta la terra.” (Ver. 35)

L’Impero Babilonese cadde quando fu conquistato dai Medi e Persiani. L’Impero Medo-Persiano crolló quando fu abbattuto dalla Grecia. Nello stesso modo l’Impero Greco cadde quando conquistato dai Romani. Alla fine l’Impero Romano fu diviso in parecchi stati—le “dita”—d’Europa.

Tuttavia, Daniele dichiara che l’immagine d’oro, d’argento, di bronzo e ferro fu stritolata insieme, allo stesso tempo. Questo denota che l’immagine non rappresenta soltanto diversi regni o governi Gentili, ma rappresenta qual cosa comune ad una certa successione di potenze Gentili, che ha avuto inizio con Babilonia nei giorni di Nabucadonosor e fini nei giorni della divisione dell’Impero Romano. Quello che era comune a tutti é quello che Daniele disse a Nabucadonosor : “Il Dio dei cieli ti ha dato un regno … tu sei quella testa d’oro.” —Dan. 2: 38

Questo indica che Babilonia divenne la testa d’oro soltanto quando “il Dio dei cieli” ha dato il permesso di regnare. Effettivamente, Babilonia esisteva anche prima di diventare quella testa d’oro. Questa stessa disposizione, come Paolo la descrive, fu mantenuta o sostenuta dai successori di Babilonia. Gesú ed i suoi apostoli avevano capito il suo vero significato, ma piú tardi fu distorto, e reclamato come “il diritto divino dei re”. Questa filosofia del divino diritto dei re, influenzó l’Europa fino al tempo della sua distruzione come risultato dalla Prima Guerra Mondiale.

Come Babilonia che esisteva prima di ricevere autoritá di regnare dal “Dio dei cieli” vi sono anche oggi governi Gentili in Europa 100 anni dopo il 1914. Tuttavia essi non sono piú sostenuti dalla filosofia del diritto divino dei re. Quella filosofia, comune a tutti i governi Gentili implicata nella simbolica immagine vista da Nabucadonosor nel suo sogno, é estinta. I regnanti di oggi del resto delle “dita” dell’immagine esercitano, per la maggior parte, una autoritá ed un potere minimo negli affari del mondo, e nessuno, non piú, pretende di governare per diritto divino.

Non é coincidenza che le stesse circostanze, ed allo stesso tempo che hanno portato alla caduta del diritto divino dei re, ha, allo stesso tempo portato alla nazionale indipendenza d’Israele, un pó piú di trent’anni dopo. Questi eventi di fatti storici provvedonno una solida base per la conclusione di cui abbiamo visto l’adempimento nel segno dato da Gesú—“Gerusalemme sará calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili siano compiuti.”—Luca 21: 24

É vero che tutte le promesse pertinenti al ristauro d’Israele non si sono ancora avverate, e le nazioni Gentili stanno ancora cercando d’evitare un completo collasso del loro ordine sociale. Tuttavia, le profezie che abbiamo citato puntano semplicemente all’inizio degli eventi ai quali essi si riferiscono, no al loro completamento. Effettivamente quanti meravigliosi eventi si sono giá verificati da quando il lungo periodo dei “tempi dei Gentili é finito.”

COLUI “CHE HA IL DIRITTO”

Questi eventi specialmente quelli che includono questi ultimi cento anni, indicano che il punto culminante del proposito Messianico di Dio é vicinissimo e l’esaltato Gesú, colui “che ha il diritto” di governare o regnare non solo Israele ma tutte le nazioni, é invisibilmente presente. Da un lato, attraverso Gesú profezie come Salmo 2: 9 che fa riferimento ai governi Gentili dice: “Tu le spezzerai con una verga di ferro, le frantumerai come un vaso d’argilla.” Dall’altro lato, come Colui “che ha il diritto” di regnare egli ha diretto il processo attraverso il quale Ezechiele 20:33-38 s’è adempito. In questa profezia, che riguarda disperso Israele, il Signore Dio dice: “Sicuramente IO regneró su di voi con mano forte, con braccio disteso e con furore scatenato. Vi faro uscire di mezzo ai popoli e vi raduneró dai paesi nei quali siete stati dispersi con mano forte, con braccio disteso e con furore scatenato.”—Versi 33, 34

Tanta violenza, in particolare la persecuzione che ha avuto il suo culmine nell’olocausto, é stata necessaria per sradicare il popolo d’Israele dalle nazioni nelle quali essi vivevano e indurli a desiderare ardentemente ed a ritornare nella Terra Promessa. Ed anche adesso, tuttavia questi, in molti casi, guardano alla propia forza e non sanno che é stato il loro Messia che ha soprinteso il loro progresso come nazione. Come il verso 35 di questa profezia dichiara, benché essi sono stati riportati nella loro terra, essi sono ancora nel “deserto dei popoli”.

Il popolo d’Israele, benché non piú una nazione soggiogata, é ancora politicamente ed economicamente in grande confusione come il resto del mondo. La stessa “perplessita’” e “paura” che riempie i cuori dei Gentili affligge anche loro. (Luca 21:25, 26). Tuttavia questo non sará sempre così, poiche il definitivo proposito di Dio é di riportarli “nei vincoli del patto”.—Ez. 20: 37

Questo é il Nuovo Patto che Dio ha promesso di fare “con la casa d’Israele, e con la casa di Giuda,” nel quale Egli scriverá le sue leggi “nei loro cuori” e “nella loro mente”. (Ger. 31:31-34). L’Apostolo Paolo spiega che questo patto sará fatto quando il Liberatore verrá da Sion e rimuoverá l’empietá da Giacobbe.—Rom. 11: 26, 27

Sion o Zion, é usato nelle Scritture a simboleggiare la fase spirituale del regno Messianico nel quale Gesú é il capo o il re. “Ho insediato il mio re (Colui che ha il diritto] sopra Sion il mio monte santo” dichiara Dio.—Salmo 2:6

Nel libro dell’Apocalisse 14:1, 144,000 stavano in piedi con Gesú sul Monte di Sion (Greco Zion). Questi sono i fedeli seguaci di Cristo di questa presente etá Evangelica.

Questa compagnia spirituale é dinuovo raffigurata in Abdia 21, dove il profeta dice che egli vide “Liberatori … saliranno sul Monte Sion,” ed aggiunge, “… ed il Regno sará dell’Eterno.”

Di giá, colui a cui é stato dato tutta la potestá “nei cieli e sulla terra” é stabilito sulla simbolica collina di Zion (Matt. 28:18) I fedeli seguaci delle Sue orme di questa etá sono nel processo d’essere raccolti con Lui. I primi a ricevere le benedizioni del regno, benché il completo Cristo, testa e corpo, sará un residuo di Giudei, quelli che che hanno riconosciuto Gesú come il loro Messia e dice “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. ( Matt. 23:39). Questo residuo,—che include gli Antichi Meritevoli del vecchio (testamento), che aiuteranno ad istruire il popolo—é quello che costituerá il primo nucleo con i quali Dio stabilirá il Suo Nuovo Patto e benedizione.

Queste benedizioni sgorgheranno e si estenderanno fino a che tutta Israele e il resto della umanita saranno portati al riposo e alla pace nel Signore, e ad una prfetta vita umana, contingente ad un cuore ubidiente alle giuste leggi del regno. Come abbiamo visto, il glorioso compimento del proposito Messianico é vicino. Il lavoro preliminario é gia in processo, il vecchio ed egotistico ordine dell’uomo peccatore si sta sfrantumando.

Israele e nel processo d’essere radunata e preparata, benché sia ancora in una misura d’incredulitá. Usando il linguaggio di Paolo, presto essi saranno “riammessi”. Egli dice: “… che sará la loro riammissione se non la vita dai morti,” per il popolo d’Israele ed alla fine per tutta l’umanitá. Rallegriamoci, quind che é venuto “Colui che ha il diritto” e che presto “il Suo governo e pace” non avranno fine.—Isaia 9:7



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Uno

Glorificate Dio Con Il Vostro Corpo

La versetto chiave: “Cosa? Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi?”
—I Corinti 6:19

La Scrittura Selezionata:
I Corinti 6:12-20

IL PADRE CELESTE RICHIEDE al suo popolo eletto dell’età presente, i consacrati seguaci di Cristo, di essere costantemente fedeli e di amarLo sommamente. Questi hanno ricevuto una “nuova mente”, che per adesso dimora nel vecchio corpo di carne. Questo è quel corpo a cui fa riferimento il nostro versetto chiave come il “tempio dello Spirito Santo”, e che deve essere mantenuto come un santuario. Ogni fedele, consacrato figlio di Dio viene quindi considerato la “dimora” del Padre Celeste e di Suo figlio Gesù Cristo, attraverso l’inerente potere ed influenza dello Spirito Santo.

Ci sono alcuni requisiti da soddisfare per mantenere noi stessi in condizioni adeguate per essere la dimora di Dio. Nel nostro desiderio di camminare per le vie di Dio, dobbiamo mostrare riconoscenza per la Sua magnanimitá, capire la nostra propria insufficienza senza la Sua guida, e la possibilità di mostrare il nostro amore e rispetto per il suo amorevole aiuto. Dobbiamo distogliere lo sguardo dai nostri pensieri e progetti, e consentire alla nostra mente di riflettere sulla grandiositá del carattere di Dio, e la sapienza della Sua guida. Ciò ci consentirà di avere una giusta riverenza per il Signore ed i Suoi piani divini.

“Il timore del Signore è il principio della sapienza.” (Prov. 9:10) La parola “timore” di questo versetto significa “reverenza.” La somma reverenza per Dio è uno degli elementi chiave necessari affinché il suo Spirito dimori in noi. Dato che questo è considerato il “principio” di sapienza, implica che mentre la nostra reverenza di Dio cresce, così anche la nostra saggezza, soprattutto quando veniamo a conoscere sempre piú il Suo carattere.

Venerazione è molto importante nelle nostre relazioni con e servizio per il Padre celeste. Questo è messo in evidenza in Deuteronomio 10:20, che afferma: “temerai [riverirai] l’Eterno, il tuo Dio, a lui servirai, rimarrai stretto a lui e giurerai nel suo nome.” In un’altra della Scrittura ci è detto: “temi [riverenza] Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo.” (Eccl. 12:13) Queste parole mostrano com’è importante vivere in un modo che è gradito al Padre celeste. Per tale venerazione , è necessario mantenere il nostro cuore e le sue motivazioni, il più puro possibile. “Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita.”—Prov. 4:23.

Un altro punto importante da ricordare dal nostro versetto chiave è che parla del nostro corpo dal punto di vista di un nuovo rapporto con Cristo. Dio non considera più il nostro corpo come “tempio” della caduca carne umana e le sue numerose lacune e carenze. Piuttosto, egli ci considera come “nuova creatura … in Cristo.” (II Cor. 5:17; Gal 6, 15) Per raggiungere questa condizione, Dio ha provveduto che la nostra caduca carne sia “coperta … con la tunica della giustizia di Gesù.”—Isa. 61:10

Poiché siamo “coperti” con il manto di giustizia di nostro Signore, non significa che non abbiamo piú niente da fare. Dobbiamo vivere la nostra vita in modo coerente con il carattere di Gesù, colui dal quale siamo stati coperti con il merito del suo sangue. Dobbiamo amare Dio con tutto il cuore, la mente, e la forza. Il nostro tempo, talenti, influenza, mezzi, e tutto ciò che abbiamo, appartengono a Dio, per essere utilizzato per il suo onore e gloria. Dobbiamo anche “amarci gli uni gli altri”, e così facendo, “Dio abita in noi”, come il tempio dello Spirito Santo.—1 Giovanni 4:12



O Cristo, Fa Ch’Io T’Ami

O Cristo, fa ch’io t’ami ognor di piú,
Prostrato ai piedi tuoi, dolce Gesú
Ardente sará ognor
La prece del mio cor:
“Piú amor per te! Piú amor per te!”

Non sempre ahi! Questo fu mio sol pensier;
Nel mondo inganna tor cercai piacer:
Perdona, o mio Signor,
E dà a me, peccator:
“Piú amor per te! Piú amor per te!”

Coll’ultimo respir del labbro alfin,
Lieve proclamerò tuo amor divin;
Si, del languente cor
Sará la prece allor:
“Piú amor per te! Piú amor per te!”



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Due

L’Amore Edifica

La Versetto Chiave: “badate però che questa vostra libertá non divenga un intoppo per i deboli.”
—I Corinti 8:9

La Scrittura Selezionata:
I Corinti 8

L’AMORE È CHIARAMENTE determinato nelle Scritture per le sue azioni. La Bibbia parla di concernenti atti di gentilezza, dando elemosine a coloro che ne hanno bisogno, e buona volontà verso tutti gli uomini. Anche tra quelli nel mondo, molti sono genuinamente mossi da cause caritatevoli e per conseguenza agiscono generosamente. Ricordiamo il discorso dell’Apostolo Paolo sul tema dell’amore come è registrato nelle parole, «L’amore è paziente e benigno, l’amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia … non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non viene mai meno.” —I Cor. 13:4,6-8

Nella lezione di oggi, contenuta in I Corinti 8, l’Apostolo Paolo usa un esempio del suo tempo per illustrare l’importanza dell’amore. Sotto la disposizione della legge del patto antico, agli Ebrei era stato ordinato d’osservare determinate ordinanze riguardanti il cibo che ingerivano.

In particolare era stato loro proibito di mangiare certi cibi. Paolo ha spiegato che quando un seguace della Legge venne al Cristo, non è piú necessario seguire queste regole. Essi sono ora liberi da tale “servitù” e adesso avevano “libertà” in Cristo.” Ma, come dice Paolo nel nostro versetto chiave, questa libertà non può essere usata se può fare inciampare altri. In tal caso, l’amore deve essere il fattore determinante. Come dice il versetto 1, “la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica.”

L’importanza di amare, per il seguace di Cristo, non può essere sotto valutato. Per acquisire una tale disposizione, ogni giorno, noi dobbiamo essere diligenti “di sottomettere ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo.” (II Cor. 10:5) Fino al punto che ci sforziamo di mantenere i nostri cuori e i pensieri obbedienti all’esempio d’amore di Cristo, non ci sarà spazio per pensare male degli altri. Per ottenere un tal elevato standard, richiede un grande sforzo e pratica. Paolo ci dice: “fate attenzione alle opere buone. Queste sono le cose buone e utili agli uomini.”—Tit. 3:8

Come figli di Dio, lo sviluppo dell’amore non è da considerare solo come la nostra prima responsabilità e privilegio, ma anche un continuo sviluppo, ogni giorno del nostro cammino. Effettivamente, sarà la culminazione dei nostri privilegi da questa parte del velo. Dobbiamo tener presente nei nostri cuori e nelle nostre menti, tali ammonimenti come: “continuate nell’amore fraterno” e “onorate tutti gli uomini. Amate la fratellanza.”—Eb. 13:1; I Pet. 2:17

L’amore fraterno ha come suo nucleo la qualità dell’amicizia, così noi siamo sollecitati a ricordare che “L’amico ama in ogni tempo.” (Prov. 17:17) Mentre la nostra mente s’arricchisce di questi importanti principi di amore, verremo alla realizzazione che le nostre parole e le nostre azioni dovrebbero essere quelli d’amore, di gentilezza, e di considerazione verso tutti, specialmente verso coloro della famiglia della fede.”—Gal. 6:10.

Nel libro di Giuda leggiamo: “Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede.” (Vs. 20) Questo è importante, in quanto indica che il nostro carattere, che ha preso forma nella qualità dell’amore, dovrebbe essere “costruito” su una solida base di fede, la “fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi.” (Vs. 3) Così equipaggiati, dobbiamo seguire docilmente le parole del nostro Signore: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il primo e più grande comandamento. E il secondo è simile a questo: amerai il prossimo tuo come te stesso.”—Matt. 22:37-39



Dolce Pensier, Conforto Al Cor

Dolce pensier, conforto al cor;
Mi guida ognora il Salvator.
Dovunque io sono, se penso e sto,
É la Tua mano che mi guidò!

Se fra l’angoscia e fra l’orror
Mi trovo, o d’Eden fra splendor
Per l’acque chete o l’irto mare,
Sempre sua mano stammi a guidar

Tua dolce man vorrei tener
Sopra l’mio core, il giorno intere.
Sia dolce o triste il mio cammin,
Lieto sarò del mio destin.

Compiuta l’opra mia quaggiú
Per la tua grazia, O buon Gesú
Il cor mio non temerá,
ché la tua mano mi guiderá!



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Tre

Vincere La Tentazione

La Versetto Chiave: “Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita affinché la possiate sostenere …”
—I Corinti 10:13

La Scrittura Selezionata:
I Corinti 10:12-22

QUANDO CONSIDERIAMO le parole del nostro versetto chiave riguardante la tentazione, potremmo pensare che Dio che ci porta a sviare o fare qualcosa di sbagliato. Tuttavia, sappiamo che questo non può essere un pensiero corretto in base alle parole di Giacomo 1:13. Questo versetto dice: “nessuno, quando è tentato dica: “Io sono tentato da Dio,” perché Dio non può essere tentato dal male ed Egli Stesso non tenta nessuno.” Dio non tenta “con male” Un’altro significato della parola “tentazione” è “provare,” “saggiare,” o “provare.” Nel nostro versetto chiave la parola tentazione è usata in questo senso. Dio, infatti, ci mette alla prova e permette che logoranti esperienze vengano a noi (per collaudarci). Egli addirittura sorveglia queste cose, com’è dimostrato nel nostro testo. In niente di questo, tuttavia, Egli c’induce a peccare.

Satana è il vero tentatore degli uomini ed è lui che ci porta al male, cercando d’intrappolare in vie sbagliate ed in comportamenti maligni. Egli è il nemico dei seguaci di Cristo, e cerca di allettarci sotto la sua influenza attraverso la nostra caduca natura umana. Come possiamo vedere dalle parole del nostro testo, tuttavia, il Padre Celeste continuamente ci protegge. Egli ci aiuterà a non cadere, se ci lasciamo guidare da Lui, e se cerchiamo di essere a Lui graditi in tutte le cose.

Per raggiungere il carattere di Cristo richiede che noi trasformiamo le nostre menti carnali in menti spirituali. (Soltanto lo Spirito di Dio puo far questo insieme alla nostra voglia di piacerGli) Questa trasformazione richiede molti collaudi e prove, ed a volte anche “infuocati dolori,” in modo che la nostra fede e la profondità della nostra consacrazione possano essere pienamente appurati da Dio. Con questo deve venire la realizzazione che non c’è niente di valore eterno su questa terra o nella nostra carne che dovremmo desiderare. Paolo disse: “abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra.”—Col. 3:2

Nel successivo versetto c’è detto che la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio.” (Vs. 3) La nostra vita è nascosta con Cristo” nel senso che il piano del Padre celeste, per il nostro collaudo e prova è stato realizzato in base al meritevole riscatto di Cristo , che ci giustifica.

Per grazia di Dio “egli ci ha grandemente favoriti nell’amato.” (Ef. 1:6) Essendo così accettati, possiamo reclamare la promessa: “Ora siamo figli di Dio.” (I Giovanni 3:2). Nel prossimo versetto, Giovanni prosegue: “Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.” Per beneficiare correttamente dalle tribolazioni di cui abbiamo parlato nel nostro testo di apertura, e per resistere alle tentazioni dell’avversario al peccato, dobbiamo purificare continuamente il nostro cuore e la mente, pulire la nostra condotta, e prestare attenzione alla “dottrina di Cristo.”—II Giovanni 9

C’è una diretta relazione tra la fedeltà sotto prova, e la condivisione con il nostro Signore Gesù nel suo Regno futuro per la benedizione della famiglia umana. É attraverso le nostre prove e collaudi in questo tempo presente che stiamo imparando a diventare misericordiosi e comprensivi sommi sacerdoti. Molta misericordia e solidarietà sarà necessaria nei prossimi anni mentre l’umanità viene gradualmente riportata alla perfezione della mente, del cuore e carattere.



STUDI BIBLICI INTERNAZIONALI—Lezione Quattro

Cercare Il Bene Degli Altri

La Versetto Chiave: “Dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno di voi, chi un salmo, un insegnamento, chi lingua, chi una rivelazione, chi un’intepretazione. Ma tutto si faccia per l’edificazione.”
—I Corinti 14:26

La Scrittura Selezionata:
I Corinti 14:13-26

QUANDO CONSIDERIAMO le parole del nostro versetto chiave, la nostra attenzione cade sull’importanza d’unirsi con altri “per edificazione,” con il proposito d’aiutare ed incoraggiare reciprocamente il corpo di Cristo. Anche questo è portato alla nostra attenzione in queste parole: “consideriamo gli uni gli altri, per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno.” (Eb. 10:24,25 ) Le parole del versetto 24 da Wilson Enfatico Diaglott sono rese come segue: “e consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amare ed a buone opere.”

Il pensiero dell’apostolo è che il desiderio d’incoraggiare gli uni gli altri altri per incitarci ad “amore e buone opere” dovrebbe essere l’oggetto della fratellanza Cristiana, e lo scopo per il quale i seguaci del Maestro si riuniscono. Non possiamo, infatti, incoraggiare l’uno l’altro, a meno che non ci riuniamo. Nei Salmi ci è stato detto: “Adunatemi i miei santi che hanno fatto con me un patto mediante il sacrificio.” (Salmo 50:5) Benché l’ultimo “raduno” dei santi sarà dietro il velo, anche ora noi abbiamo il privilegio di riunirci con quelli che hanno “questa preziosa fede quanto la nostra.”—II Pet. 1

Abbiamo tutti bisogno dell’aiuto e incoraggiamento che provviene dalla comunione “per l’edificazione.” In Efesini 4:4-6, Paolo ci ricorda dello spirito di unità che dovrebbe stimolare la nostra fratellanza. La cosa piú importante, egli dice è: “ C’è un solo corpo”, Cristo, il capo, e noi, il suo corpo. C’è “un solo Spirito”—Lo Spirito Santo, che ci guida. C’è “l’unica speranza della vostra vocazione”—la speranza di essere fedeli fino alla morte. C’è “un solo Signore”—il nostro Salvatore Gesù Cristo. C’è “un solo Signore, una sola fede”—la fede nel riscatto  per merito di Gesù. C’è “un solo battesimo”—un battesimo or immersione, in Cristo. Infine, c’è “un solo Dio e Padre di tutti”, il nostro amorevole Padre Celeste, che è “al di sopra di tutti.”

Nei versi sopra citati dagli Ebrei 10:24,25, l’Apostolo Paolo fa un’altra importante dichiarazione. Egli ci dice che il riunirci e il comunicare gli uni con gli altri, è con lo scopo di provocare all’amore e alle buone opere, ed è sempre più essenziale, tanto più come si “vede l’approssimarsi del giorno.” Questo “giorno” può essere un tempo futuro in cui il popolo dell’Eterno, a causa delle condizioni sulla terra, non avrà l’opportunitá d’unirsi, o puó essere anche “il giorno” quando, ciascuno di noi individualmente non sará in grado, a causa della salute o per altre circostanze, di radunarsi. A prescindere dal fatto che il “giorno s’avvicina”, proviamo a essere attivamente impegnati a lavorare insieme “per edificarlo,” ricordando la saggezza di queste parole: “Ciò che la tua mano trova da fare, fallo con tutta la tua forza.”



Signor, Perdonaci

Signor, perdonaci
Si a peccatori,
Deh! Tu purifica
I nostri cuori.

Manda il Tuo Spirito
Su noi dal cielo
Facci discepoli
Dell Evangelo



Questa Publicazione E La Sua Missione

Questa publicazione presenta i suoi articoli di studio e di edificazione spirituale per lo sviluppo e la conoscenza della parola di Dio. Metterne in evidenza le preziose verità ed orientare verso di esse il cammino del credente. Il suo scopo è quello di annunziare il prossimo Regno di Cristo sulla terra che porterà a tutti I popoli pace, vita, salutue, libertà e felicità.

La sua missione resta al di fuori di tutte le sette e tradizioni umane e vuole apportare-nello spirito di amore cristiano un raggio di speranza e consolazione a tutti.



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