AURORA
Luglio-Agosto 2007

Contenuto Di Questo Numero

  1. “Finchè Non Venga Colui…”
  2. “Oggie E Domani Nelle Profezie”
  3. LaNatura Dell’Uomo
  4. L’Unita Nella Famiglia Di Dio
  5. Restituzione–O–Restaurazione

CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Maggio-Giugno

“Finchè Non Venga Colui…”

CHI AVREBBE MAI pensato nel 1910 ad uno degli avvenimenti che si sono verificati nel corso di qualche breve anno fra le case regnanti d’Europa? Pensate a ciò che erano i Romanoff, i Borboni, gli Esburgo, gli Hohenzollern. Prima della guerra (la prima guerra mondiale) essi sembravano dimorare nel pieno della potenza e dell’opulenza. Radicati da vari secoli durante i quali avevano posseduto e governato l’Europa, essi affermavano di essere stati stabiliti da Dio per regnare sugli uomini.

“Improvvisamente però cominciò a soffiare una serie di piccolo colpi di vento dopo che essi si ritrovarono insieme a Londra, nel 1910, per l’ultima volta, in occasione dei funerali di Edoardo VII. Possiamo dire senza timore che nessuno di essi aveva in quella occasione la benchè minima idea sui disastrosi avvenimenti che stavano per abbattersi sulle loro famiglie.”

Vi sono oggidi ancora dei governi in Europa, ma essi non sono più sostenuti dal cosidetto (diritto divino dei re.)

La potenza di cui godevano tutte le nazioni gentili, simboleggiata dalla statua di Nebucadnetsar, è scomparsa. Gli ultimi dominatori sono morti in esilio ad eccezione di quattro o cinque, che non esercitano più alcuna autorità sugli affari mondiali ed ancora meno nei propri paesi.

Non è per pura coincidenza che gli avvenimenti passati o recenti rovesciarono le monarchie, annullarono la pretesa del diritto divino dei re e riconcessero infine, l’indipendenza ad Israele. Possiamo noi trovare un migliore adempimento dei (segni) profetici dati da Gesù, sul calpestamento d’Israele da parte delle nazioni fino al compimento del (tempo dei gentili)? In verità tutte le promesse relative alla liberazione d’Israele non sono ancora adempiute e le nazioni cercano ancora di impedire il fallimento definitivo dei propri sistemi sociali. Le profezie dei tempi della fine non menzionano che il principio degli avvenimenti e non il loro compimento; e quali avvenimenti meravigliosi abbiamo conosciuto dopo la fine del 2520 anni del (tempo delle nazioni!” Questi avvenimenti testimoniano che il disegno messianico sarà ben tosto completamente adempiuto e che il Re (a cui appartiene il diritto) di regnare su Israele e su tutte le nazioni.

Da uun lato, si stanno adempiendo le profezie descritte nel Salmo 2:9, relative al regno delle nazioni:” tu le fiaccherai con uno scettro di ferro, tu le spezzerai come un vaso di vassellaio. Dall’altro, colui al quale appartiene il diritto di regnare nel nome di Jehovah sta realizzando le profezie di Ezechiele, relative al popolo d’Israele disperso: ‘lo regnerò sopra voi con mano forte, con braccio disteso, con scatenemento di furore! E vi trarrò di fra i popoli e vi raccoglierò dai paesi dove sarete stati disperse, con man forte, con braccio disteso e con scatenemento di furore e vi ricondurrò nel deserto dei popoli.”—20:33-34

Il (furore), manifestato attraverso la persecuzione, si è reso necessario per sradicare questo popolo dai paesi dove era stato disperso e si era stabilito, amalgamandosi con i costumi e gli usi locali, onde far nascere in esso l’ardente desiderio del ritorno verso il paese della promessa.

Nelle Scritture, Sion simbolegia la fase spiritu-ale dei regno messianico, in cui Gesù sarà il capo e maestro: “Io (Jahveh, l’Eterno) ho stabilito il mio re (colui a cui appartiene il giudizio) su Sion, monte della mia santità.”—Salmo 2:6

L’Apostolo Giovanni, nella rivelazione, descrisse la visione dei 144.000 fedeli cristiani riuniti sul monte di Sion Apocalisse 14:1. Essi sono i fedele discepoli di Gesù dell’età Evangelica. Il re dei Re e già sul monte simbolico di Sion ed i suoi santi al tempo stabilito dal nostro Padre Celeste saranno riuniti con Cristo Gesù per l’esercizio del potere. Per mezzo di Cristo e la sua sposa, il popolo d’Israele riunito sulla terra promessa, riceverà le prime benedizioni e la vita.

Da Sion, dunque verrà il liberatore di tutto il popolo d’Israele e la sua empietà sarà tolta quando l’eterno stipulerà con esso il “Nuovo Patto” apportatore di benedizioni e di vita primieramente a questo popolo e, successivamente, a tutta l’umanità.

Sarà questa la prossima realizzazione del glorioso piano messianico!

Già l’azione preliminare è in corso; le cosè vecchie dell’uomo egoista vengono distrutte poco a pocco; Israele man mano si sta riunendo e si prepara ad assolvere la missione assegnatale nel piano di Dio per il nuovo mondo. Volendo adoperare una espressione dell’apostolo Paolo, concludiamo che “se il loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riabilitazione (riammissione) se non una vita d’infra i morti?”—Romani 11:15

Esultiamo dunque per la venuta di Colui a cui appartiene il diritto di regnare! Egli darà (incremento all’impero ed una pace senza fine).

“Perchè, fratelli, non voglio che ignoriate questo Mistero, affinchè non siate presuntuosi; che cioè un indurimento parziale s’è prodotto in Israele finchè sia entrata la pienezza dei gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto:

Il liberatore verrà da Sion: Egli
allontanerà da Giacobbe l’empietà;
e questo sarà il mio patto con loro
quando io avrò tolto via i loro peccati.”
(Romani 11:25-27)




“Oggie E Domani Nelle Profezie”

OGNUNO SA QUALI grandi avvenimenti si stanno attualmente realizzando nella storia del mondo.

Uomini intelligenti guardano l’avvenire con un senso di fiducia, sperando che le ingiuste condizioni di vita della società odierna cedino ben presto il posto ad una migliore intesa fra i popoli e nazioni; personaggi illustri, in ogni campo dell’attività umana, hanno messo al servizio della Società i loro sforzi ed il loro genio, sperando in un domani migliore, in cui il mondo, non più diviso e travagliato da lotte e da interessi nazionalistici ritrovi la via della pace, della prosperità, della collaborazione fraterna.

All’inizio del secolo presente, le nazioni cristiane, consapevoli ormai della inutilità delle guerre e della loro impossibilità di apportare la pace, erano animate dalla medesima speranza.

Tuttavia siamo attualmente entrati nel nuovo secolo, eppure le guerre non sono ancora cessate, ma, al contrario, durante gli ultimi cinquant’anni, sono aumentate d’intensità e violenza.

Oggi, per giunta, la tensione internazionale ha raggiunto l’acme, le nazioni hanno nelle mani la potenza di annichilire, distruggere, spazzarc via dalla terra tutti gli esseri viventi.

E’lecito, pertanto, chiederci: quali sorprese riserva l’avvenire? Sarà apportatore di una pace universale, ovvero foriero di terrificanti distruzioni? Questo il quesito che ogni persona benpensante si pone.

Chi può dare mai una risposta, a si angosciosa domanda? Gli uomini di stato, forse? I conduttori religiosi? Noi non lo crediamo. Probabilmente nemmeno voi. Ben lo può dare però l’Eterno, a mezzo della sua infallibile parola di verità. Certo, la Bibbia può dare una risposta soddisfacente agli interrogativi perchè contiene innanzitutto un messaggio profetico per l’umanità, il messaggio di Dio agli uomini.

Quasi un terzo del contenuto della Bibbia è di ispirazione profetica, e racchiude la visione del passato, del presente, del futuro, la descrizione di avvenimenti che si adempirono per il passato, che si adempiono oggi davanti ai nostri occhi, che si adempiranno nel futuro.

E’nostro privilegio, dunque, studiare profondamente la profezie della Bibbia, perchè esse ci rivelano il piano dell’Eterno.

Se consideriamo l’avvenire del mondo alla luce della profezia, costatiamo che il messaggio della Bibbia in proposito non è incerto, frammentario o esitante. In un convengo di uomini d’affari, il più importante fra essi, ebbe ad esclamare: “disgraziatamente l’avvenire è incerto.” L’affermazione, a prima vista, sembrerebbe giusta, ma è poi vera? Potrebbe sembrar vera in un immediato avvenire quanto alle fluttuazioni degli scambi, alle prospettive di pace o di guerra, ma l’affermazione: (l’avvenire è incerto) è inesatto sè riferito ai disegni di Dio per l’umanità. L’Eterno ha ispirato i profeti, si è servitor di loro per rivelarci i suoi propositi. E questi ultimi, così guidati, parlarono in nome di Dio quando rivelarono l’avvenire dell’uomo.

Nella sua seconda epistola, l’apostolo Pietro scrisse: “Noi abbiamo la parola profetica più ferma alla quale fate bene di prestare attenzione come ad una lampada splendente in luogo oscuro, finchè spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei cuori vostri; sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari: poichè non è dalla volontà dell’-uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perchè sospinti dallo Spirito Santo.”—2 Pietro 1:19-21

“Una lampada rilucente in un luogo oscuro.” Ecco la definizione che la Bibbia dà alla profezia.

“Le tenebre coprono la terra e l’oscurità i popoli.”—Isaia 60:2

Il popolo di Dio percorre una via seminata di pericoli e di tenebre ed una lampada, anche una semplice lampadina tascabile, può servire ad indicargli il cammino; così le profezie sono una lampada che brilla nell’oscurità di questo mondo, e con essa il popolo santo trova modo di seguire la via del Signore e di uniformarsi alla sua volontà

Le profezie alle quali noi siamo esortati a prestare attenzione non sempre furono comprese da coloro che le scrissero. Costoro, anzi, come afferma l’apostolo Pietro, “indagarono qual fosse il tempo e quali le circostanze a cui lo spirito di Cristo che era in loro accennava, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguire. E fu loro rivelato che “non per sè stessi, ma per voi ministravano (servivano) quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno evangelizzato per mezzo dello Spirito Santo, mandato dal cielo, nelle quali cose gli angeli desiderarono riguardare bene addentro.”—I Pietro 1:12

Ma alcuno potrà obbiettare: “come possiamo essere certi della esattezza delle profezie?” La domanda è giusta, e noi possiamo diradare questo scetticismo, esaminando le profezie già adempiute.

Dopo la disubbidienza dei nostri progenitori, nell’Eden. L’Eterno pronunziò nei riguardi del serpente, ossia di Satana, questa sentenza: “lo porrò inimicizia frà te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccierà il capo, e tu le ferirai il calcagno.”—Genesi 3:15

Questa fu la prima profezia riguardante la venuta nel mondo del Salvatore e Redentore, il quale non sarebbe nato dalla discendenza di Adamo, ma dalla (progenie della donna), perchè se fosse nato dalla discendenza del primo, sarebbe stato partecipe della sua condanna e di conseguenza sarebbe stato incapace di riscattare l’umanità e dare a Dio il prezzo del suo riscatto.—Salmo 49:8

La posterità della donna è Gesù, natò da una vergine.

Centinaia di anni prima della nascita del Signore, Isaia profetizzò Di Lui il profeta Michea scrisse: (Ma da te, o Bethleem Efrata, picconcepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele.) La progenie della donna, il Signore Gesù Cristo, adempì questa profezia. Di Lui il profeta Michea scrisse: “Ma da te, o Bethleem Efrata, piccolo per essere fra i migliaia di Giuda, di te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.” Bethleem secondo la profezia, doveva essere la città natale del Salvatore. Questa non è una opinione, ma un indiscutibile fatto storico. Il villaggio di Bethleem, la madre vergine, il fanciullino, adempirono tutte le profezie scritte centinaia di anni prima; ma ve ne sono altre ugualmente meravigliose, riguardanti i particolari della morte di Gesù, del calice amaro, del sepolcro, dei tre giorni di permanenza in quest’ultimo, della sua risurrezione, della Penecoste, la cui realizzazione deve essere considerate al di fuori di qualsiasi collusione o combinazione umana, come non individuare in questi fatti l’intervento della mano di Dio? Come non individuare in Gesù il Figlio di Dio?

Come ai tempi di Gesù, le profezie riguardanti la sua prima venuta si adempirono perfettamente e meravigliosamente, lo stesso avviene anche oggi. Alcune si riferiscono al ritorno del popolo Giudeo nella terra natale, altre a vari avvenimenti della storia moderna. Tutte sono più che sufficienti a convincere i più scettici che l’umanità oggi vive in un tempo di grandi adempimenti profetici.

L’esistenza del popolo Giudeo costituisce in sè un avvenimento storico e profetico di eccezionale valore. Molte nazioni scomparvero ad opera di popoli invasori, ma non si conosce nessun altro popolo, all’infuori di Israele che, cacciato dalla propria terra e disseminato in tutto il mondo, abbia conserato attraverso i secoli la propria caratteristica razziale e la propria fisionomia e, finalmente, dopo quasi venti secoli, sia stato ristabilito nella propria terra.

Durante lunghi secoli, Israele è andato errando fino agli estremi limiti della tera, senza focolare, senza patria e purtuttavia non ha perduto mai l’in-distruttibile speranza di ritornare un giorno nella Palestina. Questa speranza, alimentata da una grande fede, è stata ricompensata, e così oggi Israele, ristorato nella propria terra, in un unico focolare, costituisce la realtà politica e profetica dei nostri giorni, un avvenimento meraviglioso: tanto per coloro che credono nella parola profetica, quanto per coloro che non vi credono.

Al momento in cui molte potenti nazioni si indeboliscono gradualmente e gli imperi crollano, al momento in cui conflitti e disordini minano le basi dei governi e le basi degli ultimi troni sopravvissuti alle tempeste delle rivoluzioni, Israele risorge a nuova vita, e questo avvenimento attire gli sguardi di tutto il mondo. Questo perchè ognuno sa che le antiche profezie ne parlano e queste profezie sono state pronunziate dalla bocca dell’Eterno.

Quattromila anni fa la terra d’Israele fu promessa ad Abrahamo, il progenitore della stirpe giudaica. Il ristabilimento di Israele, per lo studente della Bibbia, più che un avvenimeno storico, è un avvenimento profetico. Nessuna persona seria oserebbe affermare che Israele è stato ristabilito per pura casualità, perchè quel popolo ha dovuto superare troppi ostacoli, vincere troppe battaglie. La sua esistenza nazionale realizza attualmente una antica promessa fatta dell’Eterno, riportata nel libro della Genesi: “E l’Eterno disse ad Abrahamo, dopo che Lot si fu separato da lui: ‘Alza gli occhi tuoi e mira, dal luogo dove sei, a settendrione, a mezzogiorno, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi, lo darò e te e alla tua progenie, in perpetuo.”—Genesi 13:14-15

Non siamo guide, ma in qualità di ricercatori della parola profetica, permettete, cari lettori, di manifestare la nostra gioia per ciò che abbiamo visto realizzare nel nuovo Stato d’Israele, in questi ultimi anni. Oltre 4 milioni di Giudei vivono attualmente in quello Stato. In ognuno di loro rivive lo spirito pionieristico dei loro antichi padri, che li spinge al lavoro, al sacrificio, che trasforma contrade aride e da secoli incolte, in una terra che nuovamente (stilla latte e miele). Lo Stato d’Israele è un immenso cantiere di operosa attività, che resolve tutti i problemi dell’agricoltura e dell’industria, che man mano si presentano. Noi seguiamo da vicino e con molto interesse tutti gli avvenimenti di questo popolo e salutiamo con gioia tutte le testimonianze di benedizione che vediamo manifestare su di esso. Frattanto, permettete che vi leggiamo alcune profezie di particolare attualità, sullo stesso soggetto:

“I giorni vengono, dice l’Eterno, che non si dirà più ‘l’Eterno è vivente, egli che trasse I figliuoli d’Israele fuori del paese d’Egitto, ma: ‘l’Eterno è vivente, egli che ha tratto i figliuoli d’Israele del settentrione e di tutti gli altri paesi nei quali egli li aveva cacciati, e io li ricondurrò nel loro paese che io avevo dato ai loro padri.”—Geremia 16:14-15

Ed il profeta Amos; “Ed io trarrò dalla cattività il mio popolo d’Israele, ed essi riedificheranno le città desolate, e le abiteranno; faranno giardini e ne mangeranno i frutti, Io li pianterò sul loro suolo, e non saranno mai più divelti dal suolo che io ho dato loro dice l’Eterno, il tuo Dio.”—Amos 9:14-15

Ed ancora Geremia: “Si compreranno dei campi in questo paese, del quale voi dite: è desolato; non v’è più né uomo né bestia: è dato in man dei Caldei. Si compreranno dei campi con danaro, se ne scriveranno gli atti, si sigilleranno, si chiameranno testimoni, nel paese di Beniamino e nei luoghi intorno a Gerusalemme, nelle città di Giuda, nelle città della contrada montuosa, nelle città della pianura, nelle citta del mezzogiorno; poichè io faro tornare quelli che sono in captività, dice l’Eterno.”—Geremia 32:43-44

Ma se l’Eterno non dimentica il suo popolo eletto, potrebbe egli dimenticare la terra della promessa, un tempo onusta di glorie e di benedizioni? No di certo! E la Palestina, che per duemila anni ha conosciuto la sterilità e l’abbandono, l’incuria e l’apatia caratteriestici del fatalismo arabo, sarà ancora una volta e per sempre (un paese stillante latte e miele.) Ecco il meraviglioso quadro che ne da il profeta Isaia: “Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, e delle fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno d’acqua, e della terra, arida una terra di sorgenti; pianterò nel deserto il cedro, l’acacia, il mirto e l’albero da olio; metterò nei luoghi sterili il cipresso, il platano ed il larice tutti insieme, affinchè quelli veggano, sappiano, considerino e capiscano tutti quanti CHE LA MANO DELL’ETERNO HA FATTO QUESTO, E CHE IL SANTO D’ISRAELE NE E’ IL CREATORE.”—Isaia 41:18-20

Ogni parola di commento guasterebbe la palpitante realtà di queste meravigliose profezie! Il miglior commento sarebbe quello di poter visitare il nuovo Stato d’Israele allo scopo di controllarne l’adempimento. L’autore di questo articolo si è reso personalmente conto di ciò che ha scritto e l’altronde ne rende testimonianza la maggior parte della stampa nazionale ed estera.

Il modo in cui l’Eterno agì nei riguardi di Israele, costituisce una delle chiavi che svelano le profezie della Bibbia e che aiutano a comprendere il piano di Dio per la redenzione e la salute degli uomini.

Noi viviamo attualmente gli ultimi giorni dell’età evangelica. Dalla Pentecoste ai giorni nostri, ha avuto luogo la scelta e la elezione della Chiesa. Ma la Bibbia insegna che i Cristiani che formano la vera Chiesa, non sono che un (piccolo gregge.) La ricompensa alla loro fedeltà e una ricompensa celeste. Essi vivranno in perpetuo nello splendore della gloria divina e regneranno con Cristo per mille anni.

Ma il millennio sta spuntando anche per l’umanità aggravate dal peccato e con esso il regno dell’Eterno sotto la sovranità di Cristo che realizzerà le promesse di benedizione e di pace verso tutte le famiglie della terra, sia Giudei, che Gentili, schiavi o liberi, maschi o femmine, poichè allora la conoscenza della gloria del Signore coprirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare. In quel tempo “non insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo; ‘conoscete l’Eterno!” perchè tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poichè io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato.”—Geremia 31:34

Numerose profezie si sono già adempiute con impressionante esattezza fino ai nostri giorni, e questo costituisce la migliore certezza per il popolo di Dio e per tutta l’umanità del completo adempimento dei disegni divini che introdurranno, nel mondo, l’età dell’oro, vaticinata dai profeti e da tutti santi uomini di Dio. In quel tempo, Giudei e Gentili, avranno una completa opportunità di apprezzare le benedizioni del regno messianico, sotto l’egida di Cristo Gesù, il Salvatore del Mondo.



STUDIO BIBLICO

La Natura Dell’Uomo

LA GENESI PROSPETA gli stadii della creazione dell’uomo indicandoci che, formato, non era ancora nè uomo, né un essere fino al momento in cui Jehovah, il Padre nostro, non gli diede l’alito vi tale. Aveva degli occhi e non vedeva, delle orecchie ma non intendeva, una bocca e non parlava una lingua e non gustava, delle narici ma non aveva odorato, un cuore che non pulsava, dei polmoni che non davano il respire. In definitiva non era un uomo, ma un corpo inanimato.

La seconda fase della creazione, consistette nel comunicare la vitalità a questo corpo, perfettamente formato ed in funzione sincronica dei suoi organi. Questa seconda fasse è descritta con l’es-pressione; “Dio soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.”

Allorchè una persona, in buono stato di salute, s’annega e la vita cessa in ogni sua funzione, si può, a volte riattivarla manovrando le braccia in modo da far funzionare i polmoni come un soffietto per ripristinare la respirazione e l’inspirazione. In ciò che concerne la creaazione di Adamo, non vi fu, naturalmente, nessuno sforzo perchè questi respirasse l’ossigeno vivificante dell’atmosfera create in armonia del suo organismo.

Allorchè il soffio vivificante entrò nei polmoni questi si dilatarono, caricarono di ossigeno i globuli del sangue che, affluito al cuore, venne propagato in tutte le parti del corpo e pose in attività tutto l’organismo.

L’energia fu, in un attimo trasmessa al cervello e questi diede impulso al pensiero, al ragionamento, alla funzione dei sensi. Così, lo organismo senza vita divenne l’anima vivente in tutte le funzioni volute e preordinate dal Sommo Creatore.

Per quanto Adamo fosse dotato di un organismo perfetto, tuttavia aveva bisogno di mangiare le frutta dell’albero del giardino onde conservare la vita nelle funzioni prestabilite. Allorché peccò, Dio lo cacciò dal giardino “onde non prendesse del’frutto dell’albero della vita e ne mangiasse e vivesse in perpetuo.”—Gen. 3:22

Se percepiamo a fondo il significato da attribuire all’anima, nei termini (neh-phesh) e (psuché), contenuto nelle scritture ispirate, ogni mistero svanisce. L’offuscamento dal quale sono avvolti i vaghi ed indefiniti termini (anima) e (spirito) svanisce e permette all’ignorante ed all’uomo istruito di penetrare nel senso di questi.

Termini che potevano apparire misteriosi, indescrivibili ed incomprensibili. Nessuno deve immaginarsi che nel corpo si identifichi l’anima. Le parole del Signore ci dicono. Dio e capace di distruggere sia l’anima che il corpo. D’altronde non puo esistere un’anima o essere sensitivo senza un corpo, celeste o terrestre spirituale o animale. La caduta dell’uomo a causa del peccato lo condusse alla morte ed alla perdita di quella perfezione originale di cui godeva allorchè Jehovah nel crearlo defini la Sua opera “molto buona.”

Vi sono molti che, se avessero coltivato la loro facoltà intellettuale e spirituale, non avrebbero subito l’ottenebrazione cerebrale atta a percepire intuire a ragionare col discernimento concesso ai dotati. Purtuttavia, tali facoltà possono senpre essere riattivati. La differenza fra l’uomo e la bestia consiste appunto nella mancanza di questi doti concessa da Dio al genere umano. L’uomo si degradò e predette la rassomiglianza con il suo Creatoro.

Da quanto espesto possiamo concludere che il termine “anima” sta a designare un’esistenza intelligente, un essere dotato dell’alito vitale concessogli da Dio. Allora domandiamo: Cosa e dunque che muore? L’anima, l’essere sensitivo che cessa d’esistere e fu prodotto dall’unione dell’alito di vita con l’organismo.

La promessa d’una risurrezione garantisce un’esistenza fisica nella quale sarà riaccesa e ravvivata l’anima. Ora, come un essere o un’anima non può esistere senza un corpo e senza il potere o lo spirito che da la vita, ne consegue che una rrisurrezione o restaurazione dell’essere, o anima vivente, comporta la creazione d’un nuovo corpo o nuovo organismo. Le Scritture ci affermano che i corpi umani i quali ritorneranno alla polvere, non saranno rinnovati, poiche, alla rrisurrezione, Iddio ridonerà dei nuovi corpi “secondo che l’ha stabilito.”—I Corinti 15:37-40

In questo passaggio, l’Apostolo ci mostra che, alla risurrezione, ci sono una categoria di persone la quale sarà giudicata degna di ricevere una essenza spirituale e non umana e, quindi carnale. L’Apostolo dimostra che questo cambiamento consisterà nel dare agli ubidienti un corpo meritevole e fisicalmente perfetto. “Ciò che semini nella morte non sarà il corpo che nasce” E l’anima l’essere sensitivo che Dio vuole ricostrurire con la Sua potenza e risurrezione per la quale darà a ciascuno (anima o essere sensitivo) la memoria del vecchio corpo gli sarà restituita, egli avra la facoltà di ubidire alle regole stabiliti nel regno Millenniale, se ubidiente veverà per sempre, se disubbidesce andrà alla morte seconda alla quale non vi sarà più un Redentore per redimerlo dal peccato e la morte.

E l’anima, l’essere sensitivo che Dio vuole ricostituire con la Sua potenza e risurrezione per la quale darà a ciascuno (anima o essere sensitivo) un corpo che Egli ha giudicato bene di dargli nella Sua infinita saggezza. Un corpo spirituale sarà dato ai membri della Chiesa la sposa di Cristo Gesù, I cui componenti saranno scelti durante l’apoca dell’-Evangelo, ed un corpo umano a coloro a coloro che faranno parte alla restaurazione dell’umanità. Teniamo in mente tale restaurazione non ridonerà il corpo che fu perduto con la more!—I Corinti 15:37-38



VITA E DOTTRINA IN CRISTO

L’Unità Nella Famiglia Di Dio

“Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi; e tutte le cose mie sono tue e le cose tue sono mie ed io sono in esse glorificato.”
—Giov. 17:9-10

IN QUESTA PREGHIERE pronunziata da nostro Sig-nore per i suoi discepoli, al momento ch’era per lasciarli, v’è qualcosa di toccante e che ci attira molto vicino al suo cuore; specialmente quando dice: “Or io non prego solo per costoro, ma ancora per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola, acciocchè tuti siano una stessa cosa, come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, acciocchè essi altresi siano una stessa cosa in noi; affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato. Ed io ho data loro la gloria che tu hai data a me, acciocchè siano una stessa cosa, come noi siamo una stessa cosa; io in loro, e tu in me, acciocchè essi siano compiuti in una stessa cosa, e acciocchè il mondo conosca che tu mi hai mandato e che tu li hai amati per come tu hai amato me.”—vers. 20-23

Se consideriamo attentamente questa bellissima espressione racchiudente i sentimenti del Maestro per la Chiesa, potremo afferrare unbarlume di quella gloria risplendente nell’unità benedetta della famiglia divina, e che si manifesta in una unità nei propositi, unità nella confidanza, unità nell’amore negli onori e nel possesso delle cose.

Nostro Signore descrisse questa unità come già esistente tra il Padre ed egli stesso, ma, per quanto riguarda i suoi discepoli, fu ed e ancora una prospettiva da raggiungere, il cui pieno adempimento costituisce l’ideale al quale tendiamo ed aspiriamo.

Se ci approfondiamo nello studio di questa unità onde abilitarci ad essere pienamente partecipi ad essa, rileviamo per prima che i propositi del Padre furono rivelati gradualmente al Figliuolo, al proprio tempo ed al proprio ordine. Infatti lo stesso Gesù disse: “Il giorno e l’ora nessuno li sa, non pure gli angeli che son nel cielo, nè il Figliuolo, ma solo il Padre.”—Marco 13:32

E’chiaro, che la rivelazione del divino piano ebbe per lui una forma progressiva. Egli perveniva alla conoscenza dei varii aspetti nel momento in cui questi, dovendo essere tradotti in realtà, trovavano in lui lo strumento adatto. E come gli fu permesso di crescere in conoscenza, nello stesso modo gli fu risparmiato lo spettacolo angoscioso delle pene e sofferenze del piano divino. Così, mentre con gioia Gesù (Logos) operava nel grande piano della creazione (Giovanni 1:3; Proverbi 8:22-23) probabilmente ignorava il proposito di Dio sul male permesso e la conseguente necessità di una più grande opera di redenzione. Prima che la sua fede fosse sottoposta ad una tal prova, la sua fiducia nell’onnipotente forza, sapienza ed amore del Padre era già stata feramente stabilita dalle esperienze del passato. Per secoli aveva assistito alle potenti opera di Dio, notata la Sua meravigliosa sapienza ed esperimentato il Suo tenero amore. Poteva allora dubitare di Lui quando un altro aspetto del grande piano gli fu reso manifesto ed avrebbe richiesto il suo sacrificio supremo per la redenzione e l’opera immensa della restituzione? No! Senza dubbio, sul principio, egli non concepì l’immane umiliazione e le sofferenze tremende alle quali sarebbe stato sottoposto. Però, passo dopo passo, nel percorrere questo angoscioso sentiero, la fede nel Padre fondata sulla conoscenza acquisita per diretta esperienza, gli fu di valido sostegno per come è scritto: “Per la sua conoscenza il mio giusto servitore giustificherà molti.”—Isaia 53:11

Consideriamo, ora, la splendida unità di confidanza o fiducia tra il Padre ed il Figliuolo, che espresse il compiacimento nel piano del Padre con le parole: “Io mi diletto nel fare la tua volontà, o mio Dio.” Egli gioiva, avendo compreso che il glorioso carattere del Padre si rifletteva in quel piano e, per quanto la sua fede doveva essere temporaneamente provata, pure le sua conoscenza del carattere, delle risorse e della sapienza infinita di Dio non gli permisero di dubitare; anzi, lo mantennero fermo su una posizione di piena sottomissione ai provvedimenti disposti per il trionfo flnale della giustizia e della verità.

Il Padre fu sempre in una identica disposizione amorevole per ill Figliuolo, e non premise che questi fosse provato al di là dei suoi limiti di sopportazione e lasciato solo nelle dure prove. Anzi lo guidò sempre con la luce della sua protezione e del suo compiacimento (Giovanni 11:42; Matt. 3:17) eccetto quando, per il nostro insegnamento, consenti che per alcuni istanti credesse di essere stato dimenticato, allorchè nell’agonia struggente che angosciava la sua anima, gridò: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”

Soffermiamoci sull’amore manifestatosi nell’unità del Padre e del Figliuolo, e che abbiamo visto operante in ogni atto dell’opera divina. Fu un amore reciproco dal quale scaturì, con gioia, una reciproca confidanza e trovò gloria nell’esprimere il proposito di rendere identici i sentimenti ed i pensieri dell’uno e dell’altro, tanto da rendere strettissima e benedetta la loro relazione. Mai il Padre trattò il Figliuolo come un servo, ma si compiacque di riporre in lui la sua piena fiducia nei limiti dettati dalla sua sapienza e dalla sua prudenza: e ciò fino a quando la verità divina divenne per lui cibo al proprio tempo. A sua volta, il Figliuolo non servi il Padre con spirito mercenario, ma come un figlio che abbia comuni interessi. Infatti il Padre affermò: “Questo è il mio diletto Figliuolo”, a questo disse: “Io mi diletto nel fare la tua volontà, o Dio.”

Quale benedetta unione! Essa fu una relazione nella gioia e nella sofferenza: di gioia, per la comune anticipazione della gloria futura; di sofferenza, per la reciproca partecipazione alle prove crudeli, premesse necessarie per il raggiungimento di quel fine. Il Figliuolo soffrì una severa umilazione e patì un’atroce agonia e il Padre soffrì nell’offerta del suo unigenito Figliuolo. Una sofferenza intensa che solo l’amore puro dei genitori può concepire ed apprezzare degnamente.

Vi fu pure una comprensibile unità nel possesso, chiaramente espressa da nostro Signore con le parole: “Tutte le cose che il Padre ha son mie.”—Giov. 16:15

E l’apostolo disse che il Padre ha costituito il Figliuolo “erede d’ogni cosa” e che Iddio ha posto a sedere il Figliuolo alla Sua destra nel luoghi celesti; al di sopra di ogni principato, podestà, potenza e signoria ed ogni nome che si nomina non solo in questo secolo, ma ancora, nel secolo a venire.”—Ebrei 1:1-2; Efesi 1:20-21

Infine notiamo l’unità negli onori, per la quale sembra che l’uno si rifletta, nell’altro. Il Padre dice: “Acciocchè tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre.”—Giovanni 5:23

Iddio ha fatto del Figliuolo lo splendore della sua gloria e l’espressa immagine della Sua persona; l’ha esaltato alla sua propria destra nella più alta posi-zione di potenza nel Suo regno, dandogli ogni podestà in cielo e in terra.—Ebrei 1:2-3; Matt. 28:18

Nell’opera di creazione, Iddio lo innalzò all’alta gloria e preminenza dicendo: “Senza la Parola (il Figliuolo) nessuna cosa fatta è stata fatta.”—Giov. 1:2

Nell’opera di redenzione e restituzione ha reso la sua posizione così preminente che il suo nome, quale centro di ogni invocazione, ha quasi pareggiato la gloria del Padre stesso, ossia di Colui che è sensibilmente superiore al Figliuolo (I Corinti 15:27) ed al quale appartiene la gloria, poichè il Figliuolo stesso dichiarò: “Mio Padre è maggiore di me.”—Giov. 5:30

“Il Padre che dimora in me è quel che fa le opere.”—Giovanni 14:10

L’identica ansietà con cui il Figliuolo vuol corrispondere alla gloria del Padre appare notevolmente quando, presentendo l’approssimarsi dell’ora terribile dell’agonia mortale, esclamò: “Ora è turbata l’anima mia, e che dirò? Padre, salvami di quest’ora; ma per questo son io venuto in quest’ora. Padre glorifica il tuo nome”, anche a questo duro prezzo che mi accingo a pagare.—Giov. 12:27-28

E di nuovo: “Padre, l’ora è venuta, glorifica il tuo Figliuolo acciocchè altresì il Figliuolo glorifichi te.”—Giovanni 17:1 E quando la grande opera di redenzione e restituzione è compiuta, lo vediamo rimettere il Regno nelle mani del Padre, assoggettandosi al divino ordine affinchè Jehovah stesso sia universalmente riconosciuto supremo in tutto e per tutto.—I Corinti 15:28 E, come lui, anche noi possiamo con certezza confidare che il Suo proposito per le età a venire servirà a dar maggiore risalto agli aspetti del suo carattere glorioso, alla Sua giustizia, onniscienza, onnipotenza ed amore!

Gloriosa unità! Eppure la meraviglia e la gioia si moltiplicano quando apprediamo che sarà anche nostro privilegio il partecipare alla stessa unità, insieme con Dio, Che?—ci chiediamo—la medesima unità fin qui descritta? Si, indubbiamente è nostro privilegio entrare in così santa relazione. A questo fine tendono le preziose e grandissime promesse, poichè sarà nostro l’onore di realizzare la stessa unità con Dio: unità di propositi, confidenza, simpatia, amore, onore e possesso.

Lo stesso piano divino ci è presentato per nostra adozione, essendo noi invitati a divenire cooperatori con Dio affinchè esso sia portato a compimento.—2 Cor. 6:1 Nel far ciò siamo ritenuti membri del corpo di Cristo onde completare, di tal corpo, la misura delle sofferenze necessarie all’adempimento del piano stesso. Anche su noi il buon Padre Celeste manifesta la sua confidanza per la lealtà verso Lui, riposta nei nostri cuori e per la nostra sincera consacrazione, quant’anche Egli riconosca le nostre debolezze. Ad onta di ciò, la Sua confidanza sulla nostra sincerità ed integrità di cuore è così grande da accettarci come suoi Figliuoli ed eredi sulla base della nostra professione di fede e di consacrazione, sostituendo le nostre mancanze e debolezze con i meriti, sufficienti per tutti, del nostro Redentore. E non solo ciò, ma come suoi Figliuoli onorati ed amati, Egli ci fa conoscere anche i Suoi segreti consigli che altri, invece, non possono apprendere (Matteo 13:11) invitandoci a fidare e parlare libermente con Lui per tutto ciò che ci riguarda, e con la piena certezza ch’Egli si interesserà anche delle nostre faccende, siano le più piccoli.—Salmo 102:13 Allora Egli ci affida una parte della Sua immensa opera, concedendoci dei talenti o una porzione dei Suoi averi onde amministrarli per Lui, secondo il nostro buon giudizio e per produrre risultati profittevoli, Ma nel far ciò Egli non ci indica le norme minute per l’attività da svolgere, come si farebbe a dei servi mercenari, ma solo i principii generali che devono governare il nostro, lavoro. Così, ad esempio, egli nell’affidarci il suo piano ci traccia una certa guida. Ad esempio: non gettate le vostre perle dinanzi ai porci; siate prudenti come il serpente e sinceri come la colomba; date il cibo al proprio tempo; fate bene a tutti, per quanto ci sia possibile, ma primieramente alla famiglia della fede; osservate i tempi e le stagioni e la natura del lavoro da svolgere in essi: seminare alla primavera e raccogliere nell’estate, ecc. ecc. Così, con norme generali ci spinge al lavoro, non come una macchina che renda il suo servizio con monotonia, ma come esseri intelligenti, che sappiano usare, insieme con il cervello, le mani ed i piedi. Per questi motivi egli ci consiglia di studiarci onde presentarci noi stessi approvati, esseri senzienti e riflessivi e non “senza comprendimento come cavalli o muli, la cui bocca deve essere controllata dalla briglia.”—Salmi 32:9

Noi siamo anche assicurati dello stesso amore che il Padre Celeste nutre per il nostro Signore Gesù. Forse l’affermazione pare audace, ma pure diamo ascolto alla preghiera del Signore: “Io prego per loro acciocchè siano una stessa cosa…acciocchè il mondo conosca che tu li hai mandati…amali per come hai amato me.—Giovanni 17:20-23

Meravigliati, noi domandiamo a noi stessi: “Come può essere ciò? Il nostro Signore Gesù fu sempre in un’armonia perfetta con il Padre; egli fu un figliuolo che portò con gloria il riflesso dell’immagine divina: ma ciò non esiste in noi: eravamo peccatori e non v’era alcun merito in noi per essere amati. E’ vero, però, che siamo stati lavati e nettati, e per quanto imperfetti possano essere i nostri vasi terrestri, i nostri cuori possono apparire perfetti al Suo occhio.

In tal modo non solo ci è rivelato l’amore del Padre, ma ci è addirittura manifestato. E per tal ragione noi siamo chiamati ad essere coeredi con il Suo Figliuolo, partecipi della sua gloria: poichè come tutte le cose sono sue, così è scritto che saranno altresì nostre.—Romani 8:17; I Cor. 3:21-23

Tale, dunque, è l’unità fra il Padre Celeste ed i Suoi uniti figliuoli ed è di gran gioia notare l’unità tra Gesù Cristo ed i Suoi uniti fratelli. Il Signore Gesù non tenta e non vuole serbare tutta la gloria solo per Sè stesso, ma nel contemplare ammirando i loro sforzi dice: “Essi sono miei ed io sono in essi glorificato.—Giovanni 17:9-10 Perciò prega che siano uniti con Lui nell’amore del Padre, anche per condividere la gloria che il Padre gli ha dato sin dalla fondazione del mondo: la sua gloria e la sua potenza creativa che, insieme con tutte le altre cose, provano l’infinito amore del Padre per Lui.—Giovanni 17:22-24

Così tutta la famiglia divina e legata in un’unità di amore, di confidanza, di simpatia, di armonia e di comune interesse: e l’onore e la gloria di uno è l’onore e la gloria di tutti. La preghiera del Maestro abbonda nel chiedere unità. Si noti l’espressione contenuta nel versetto 21: “Acciocchè tutti siano una stessa cosa come tu, o Padre, sei in me ed io in te, acciocchè altresì siano una stessa cosa con noi” (significando che le disposizioni, i propositi ed i fini sono identici ed unici in tutti loro.) Perciò Egli desidera vederci adottati nello stesso spirito del Padre ed impegnare tutto il nostro tempo, energie, zelo e fedeltà per compiere la Sua volontà.




Restituzione–O–Restaurazione

NEL GIORNO DELLA Pentecosta, dopo la discesa dello Spirito Santo su i discepoli, Pietro e Giovanni, nel visitare il Tempio di Gerusalemme, s’imbatterono in un povero uomo “zoppo sin dalla nascita.” Costui, nello scorgere Pietro e Giovanni, che accedevano al Tempio, chiese loro l’elemosina. Pietro, “fissando gli occhi su lui, disse: guarda noi! Ed egli li guardava intentamente, aspettando di ricevere qualche cosa da loro. Ma Pietro disse: dell’argento e dell’oro io non ne ho, ma quallo che ho te lo do: “nel Nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”Atti 3:6 Indi, presolo per la mano destra, lo sollevò. “E, in quell’istante, le piante e le caviglie dei piedi gli si raffermarono. E, d’un salto si rizzò in piè e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio, camminando, e saltando, e lodando Iddio.”—Atti 3:7-8

Al versetto 11°, leggiamo: “E, mentre colui teneva stretti a sé Pietro e Giovanni, tutto il popolo, attonito, accorse a loro, al portico, detto di Salomone,” esprimendo con cenni, rilievi ed esclamazioni la loro meraviglia, dato che conoscevano sino dal tempo della fanciullezza quel poveretto, impossibilitato a far un passo, mentre, in quel momento, addirittura, saltava, per la comprensibile gioia, lodando Iddio

Allora, Pietro, notando tutto ciò, si rivolse al popolo, dicendo: “Uomini Israeliti, perchè vi meravigliate di questo? O perchè fissate gli occhi su noi, come se, per la nostra propria potenza, o pietà, avessimo fatto camminar quest’uomo? L’Iddio di Abrahamo d’Isacco e di Giacobbe, l’Iddio dei nostri padri ha glorificato il Suo Figliuolo Gesù, che voi metteste in man di Pilato e rinnegaste dinanzi a lui, mentre egli aveva giudicato di dover liberare. Ma voi rinnegaste il Santo ed il Giusto, e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe della vita, che Iddio ha risuscitato dai morti; del che noi siamo testimoni. E, per la fede, nel Suo nome, Iddio ha rafferemato quest’uomo che vedete e conoscete; le ha dato questa perfetta guarigione, in presenza di voi tutti. Ed ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, al pari dei vostri rettori…”—vrs. 12 a 18

Con questa concisa allocuzione Pietro riuscì ad illuminare la massa degli ascoltatori Ebrei, circa il modo in cui Iddio risuscitò dai morti Gesù Cristo e che, per la fede nel Suo nome, lo zoppo era stato risanato e presentò loro una lezione ben chiara nei riguardi della guarigione dello zoppo: lezione che si estende ed abbraccia l’intero mirifico obiettivo cui mira il Disegno del Creatore, con la redenzione dell’umanità dal peccato e dalla morte, della sua restaurazione alla perfetta sanità fisica, nonché del supremo dono della vita eterna.

Pietro continuo il suo discorso, indirizzando loro questa esortazione: “ravvedetevi, dunque, e convertitevi!” Infatti, niuno può ricevere la grazia di Dio per mezzo di Cristo, senza essersi prima “ravveduto.” Molti ascoltatori del discorso, tenuto da Pietro alla Pentecoste, “furono compunti nel cuore.”—Atti 2:37 Infatti, chiesero: “Fratelli, che dobbiamo fare?” e Pietro, rilevando la loro proclività al ravvedimento, aggiunse che potevano anche battezzarsi. A coloro che non dimostrarono di aver avuto i loro cuori compunti per la costatazione della miracolosa guarigione dell’uomo zoppo, l’Apostolo, nel delineare le mirifiche prospettive del Regno di Cristo, disse anche: “ravvedetevi, dunque, e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati, affinché vengano alla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e che Egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto, sino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò, per bocca dei Suoi Santi Profeti, che sono stati sin dal principio.”—Atti 3:19-21

Restituzione, o restaurazione, significa “ricostituzione,” cioè riottenimento di quanto fu perduto. Pietro spiegava che, in seguito alla seconda venuta di Cristo, sarebbe stato un “tempo di restaurazione di tutte le cose.” Allora, Gesù aveva guariti certuni ammalati gravi, in Israele, durante il breve tempo della sua missione; Pietro e Giovanni avevano guarito quel povero uomo, zoppo sin dall’infanzia; ma le genti non tenevano in gran conto questi pochi segni di benedizione divina [tanto più che erano pochi coloro che avevano presenziato ai precitati miracoli], poichè non credevano che questi segni avessero potuto rappresentare parte dei disegni racchiusi nel Piano di Dio, a favore della decaduta e moriente razza umana, né sapevano ancora che vi sarebbero stati i “tempi della restaurazione di tutte le cose.”

Or, come già abbiamo detto, la promessa restaurazione consiste nel riottener quanto i nostri progenitori perdettero, a causa del peccato. Quì, ci si potrebbe chiedere “che perdettero essi?” La risposta c’è data nella Genesi, al capitolo 3°. Ivi è spiegato come e quando, in seguito alla disubbidienza d’Adamo ed Eva, incorsero nel peccato e perdettero la vita. Iddio aveva detto ad Adamo di poter mangiare qualsiasi frutto del Giardino dell’Eden, ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne doveva mangiare “perché—gli disse—nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai.” Invece, Eva fu convinta dal serpente [Satana] a mangiarne e ne diede anche ad Adamo. Così, incorsero nella condanna preannunziata ad Adamo, da Dio. E furono scacciati dall’Eden, dove avevano tutto per vivere in eterno, e dovettero procurarsi da manigare con i prodotti della terra non ancora in condizione di dare quei frutti quali Iddio aveva loro provveduti, nell’eden. Fu tale condizione [che certo non prevedettero] a far loro perdere, poco a poco la vitalità; incorrere in malanni, sofferenze, malattie e, poi, la morte. La morte che lungo i secoli, trasmessa ai loro discendenti, è andata sempre più rinsaldando il suo potere. Così, vi furono e vi sono ciechi, sordi, muti, zoppi, rachitici, folli ed una quantità enorme di gente afflitta da malattie interne e difettuosità esterne, dalle quali sono liberate solo dal sopravvenire della morte.

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora