AURORA
Luglio-Agosto 2006

Contenuto Di Questo Numero

  1. Il Nuovo Capo Dello Stato Italiano Si Insedia
  2. La Prova Dell’Abito Per Le Nozze (Continuazione Dell Articolo— Maggio-Giugno)
  3. Il Golgota
  4. Vita E Dottrina In Cristo - Risposo-In-Cristo

Il Nuovo Capo Dello Stato Italiano Si Insedia

IL MESE DI MAGGIO di quest’anno sarà un mese storico per il popolo Italiano. Fu eletto un nuovo capo dello stato e un nuovo presidente del consiglio, assieme a lui entrarono 25 nuovi ministri. Si spera che il nuovo governo porterà armonia e riconciliazione nel paese. E strano che in un paese come l’Italia predominante cattolico, entrano nel governo comunisti ed ex comunisti.

Nella prima riunione del consiglio il nuovo presidente al termine di una lunga conferenza negoziale disse: “Non possiamo fallire-assicurando che la sua squadra di governo durerà cinque anni. In base alla situazione economica la quale l’Italia stà attraversando, il nuovo presidente del consiglio deve affrontare problemi economiche e polemiche fra i diversi partiti. Oltre a questo un cardinale del vaticano in una intrevista con un giornalista disse che. “Il dialogo con il nuovo governo serve fra stato e chiese sul campo sociali e politiche del paese.” Il Papa Benedetto XVI in un’intervista disse. “Si all’Islam nella reciprocità, aggiunse di aprire le braccia e il cuore a ogni persona da qualsiese paese provenga, ma non dimenticare l’importanza della reciprocità del dialogo e la speranza che anche nei paesi Islamici i cristiani trovino accoglienza e rispetto della loro identità religiosa.

Durante la sua visita nella Polonia parlerà di una riconciliazione fra la Polonia e la Germania dopo l’esperienza nel secolo scorso. Dell’occupazione della Polonia da parte dei Nazisti e dalla tragedia dei “Lager.” Primo fra di tutti il campo di sterminio di Auschwitz dove furono crudelmente trucidati milioni di Ebrei.

Se il Cristiano riflessivo e serio ponesse mente al corso degli eventi del passato quale immane tributo di guerre fame, rivoluzioni, calamità, sofferenze e angoscie sia stato finora pagato dall’uomo, non sarebbe da meravigliarsi ch’egli bramasse, più che attendere, l’adempimento della preghiera: “Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come é fatta nel cielo.”

Lo studioso della parola Dio non e lasciato all’oscuro su ciò che riguarda gli avvenimenti tragici dei nostri giorni, poichè essi furono predetti dai Santi Profeti di Dio molti secoli fà e, oltre a ciò confermati pienamente dal Signore Gesù e dai suoi apostoli. Tra le numerose dichiarazioni bibliche che fanno diretto riferimento ai nostri giorni ve n’è una sulla quale l’Apostolo Paolo richiama la nostra attenzione in modo particolare, eccola: “Or quanto ai tempi ed ai momenti, fratelli non avete bisogno che vi se ne scriva, perchè voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro di notte. Quando infatti diranno: pace e sicurezza; allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto.”—I Tess. 5:1,2,3 Mai, nel mondo, la pace e la sicurezza sono state così ardentamente invocate come lo sono al presente. La incertezza e la preplessita dominano i pensieri di quasi tutte le più grandi menti responsabili del futuro della nostra civiltà. Milioni di persone sono ansiose di sapere che cosa accadrà e se la pace durerà e sarà salvaguardata oppure no. Nella Sacra Scrittura la parola Harmaghedon, è associata all’idea di un grande comflitto e di grandi contrasti. Il riferimento è giusto. Essa ricorre, una sola volta nella Bibbia e precisamente nel libro dell’Apocalisse Cap. 16 verso 16. “E li radunarono in un luogo in ebraico detto—Armagheddon.”

Letteralmente questa parola significa “Monte di Meghiddo” o luogo delle truppe. Ivi si svolsero il maggior numero delle più importanti bettaglie combattute dai figlioli d’Israele, sotto la protezione e l’assistenza divina e vittoriosamente condotte a termine. Tuttavia a molte persone, Harmeghedon e sinonimo della più grande e decisiva battaglia della storia, dal cui esito dipenderà, per tutti gli uomini, la loro liberazione dal peccato, dall’errore, dalla superstizione e dall’ingiustizia. Non sarà una battaglia di parole, di scontri violenti, si passioni o di idee ma piutosto una lotta tra la luce e le tenebre, tra la libertà e l’oppressione, tra la verità e l’errore.

Il profeta Daniele si riferì a essa come ad “Un tempo d’angoscia, quale non se n’ebbe da quando esistono nazioni.”—Daniele 12:1 Gesù pure la indicò come il periodo della “grande tribolazione “la più grande che il mondo abbia conosciuto, aggiungendo che sarebbe stata l’ultima, terribile esperienza conseguita dal genere umano. La Bibbia allude ad Armaghedon servendosi dei seguenti termini simbolici: “battaglia del gran giorno dell’Innipotente Iddio” “fuoco della gelosia di Iddio” gran “terremoti” “tempeste.” Gli eserciti per la battaglia, la grande armata del Signore. Le Scritture indicano che l’anno 1914 segnò, legalmente, la fine del governo e del dominio dei Gentili, da quella data in poi, nuovi governi-regimi dittatoriali regimi militari-apparirono in deversi paesi del mondo, ma la loro durata fù breve, questi eventi e la loro fine indicano che le profezie Scritturali si stanno adempiendo essendo quasi giunto il tempo per la realizzazione di sostituire i regni o governi di questo mondo con il glorioso Regno di Cristo Gesù. E questi eventi, dopo tutto, rientra nella speranza e nell’attesa di milioni di persone le quali, se ciò non fosse, non avrebbero scopo nell’invocare al Signore il Suo regno e l’instaurazione della sua volontà sulla terra, come in cielo. Armaghedon e Ebrei sono due termini inseparabilmente congiunti. Questa è la ragione alla quale gli Ebrei si trovano al centro della scena mondiale e costituiscono qualcosa di più di un qualsiese problema internazionale. Però le difficoltà e le persecuzioni di milioni di Ebrei non costituiscono un problema per il Signore, perchè il profeta Geremia 30:7 molto tempo fà prevedendo la loro condizione attuale scrisse; “Ahime, perchè quel giorno e grande, non ve ne fù mai alcuno simile, sarà un tempo di ancoscia per Giacobbe, ma egli ne sarà salvato.”

Quale risulatato della Battaglia di Harmaghedon - uno fra tutti i Giudei di ogni nazione comprenderanno che il loro autentico luogo di sicuro rifugio sarà quello d’Israele, la terra data da Dio. Ma perchè ciò si verifichi, sarà necessario l’intervento di Dio il quale si manifesterà al tempo in cui essi riconosceranno, e con letizia, Gesù loro Messia, e quale giusto Re della terra. Così troverà adempimento la profezia di Zaccaria 14:9, “L’Eterno sarà Re su tutta la terra; in quel giorno ci sarà soltanto l”Eterno e soltanto il suo nome.” Harmaghedon è associata con la venuta di Cristo, perchè la Babbia rivela che Egli doveva venire una seconda volta allo scopo di stabilire in senso materiale il suo regno quì, sulla terra. Solo in tal modo può essere instaurata una pace autentica e permanente fra i popoli e, come l’antico profeta dichiaro: “Il desiderio di tutte le nazioni verrà e io riempirò questo tempio di gloria.”— Aggeo 2:7

Ringraziato sia Iddio per questa sua assicurazione. La Sua parola non potrà mai essere annullata, ne i suoi propositi cambiati. Le vie di Dio sono infinitamente più alte e migliori de quelle dell’uomo. Ciò che per l’uomo costituisce una estrema necessità, per Iddio, invece, è un’opportunità per dimostrare la sua potenza ed il suo amore.

Molti Cristiani, pur essendo seri e riflessivi, attendono che Gesù ritorni in maniera visibile, nonostante la sua espresso dichiarazione: “Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi vedrete, perchè io vivo e voi vivrete.”—Giovanni 14:19 Queste parole pronunziate dal Maestro, dimostrano chiar amente che il mondo non lo vedrà più con l’occhio fisico, mentre i suoi discepoli—che attualmente lo vedono con gli occhi della fede—se saranno fedeli diverranno simili a lui e lo vedranno come egli è.

Perchè questo evento si verifichi è necessario che, per i fedeli discepoli, si determini un cambiamento di natura, in armonia con quanto scrisse Paolo: “carne e sangue non possono eredare il regno di Dio; … ma tutti saranno mutali, in un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tromba.”— I Corinti 15:50,51 Gesù, attualmente nella sfera celeste del su regno, rivestito di potenza e gran gloria, mai più prenderà di nuovo un corpo carnale. Questo avvenne una sola volta, più di diciannove secoli orsono, e ciò facendo egli diede la sua vita (o carne) in sacrificio, affinchè l’umana famiglia potesse ottenere una speranza di vita.

Le evidenze del suo ritorno sono molteplici ed egli stesso le descrisse così come ci sono riportate nel capitolo 24 di Matteo. Rileggiamo la domanda postagli dai suoi discepoli: “Dicci … quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?” Egli rispose: “Voi udirete parlar di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perchè bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Poichè si leverà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori.”

Il principio di dolori, qui menzionato, è strettamente connesso con Harmaghedon. Il Vangelo di Luca amplifica ulteriormente la descrizione della Battaglia di Harmaghedon fatta da Gesù: “sulla terra (vi sarà) angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde, gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo: poichè le potenze del cieli saranno scrollate. E allora vedranno il Figliuolo dell’uomo venir sopra le nuvole con potenza e gran gloria.”— Luca 21:25-27 E’ dunque evidente che, sebbene il mondo si trovi nel periodo della sua più grande distretta, i popoli non sono ancora pronti per rivolgere la loro invocazione al “Principe della Pace”, il nostro risorto Signore.

Harmaghedon non provocherà la fine della terra, comunemente indicata col nome di “fine del mondo”. La Bibbia dichiara che “la terra sussisterà in perpetuo” (Ecclesiaste 1:4) e che “Iddio … non l’ha creata perchè rimanesse deserta”.—Isaia 45:18 Se il Creatore avesse fatto la Madre Terra di elementi combustibili, qualcuno di questi avrebbe preso fuoco, già da tempo!

La fine del mondo significa semplicemente la fine di un ordine sociale. Un mondo venne alla fine al tempo del grande Diluvio, al quale sopravvissero soltanto Noè e la sua famiglia. Dovrebbe notarsi che non fu la terra ad essere distrutta ma il malvagio ordinamento della società di quel tempo. Così dal 1914, ha avuto inizio un altro cambiamento nel senso che un altro mondo è giunto alla sua fine.

Pietro sottolinea il passaggio del vecchio ordine, o mondo, allorchè scrive: “il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opera che sono in essa saranno arse.”—2 Pietro 3:10 I cieli qui citati, non hanno alcun riterimento col trono di Dio, bensi con le potenze spirituali dominanti sulla terra, guidate da Satana e dalle sue organizzazioni. Il cielo, quale dimora di Dio, non passerà giammai, poichè è eterno, ma Satana ed i suoi agenti sono condannati alla distruzione. La terra (ordine sociale) soggiogata da Satana giungerà alla sua fine nel più tremendo periodo di distretta che mente umana abbia mai potuto concepire.

Senza dubbio, il profeta Daniel 2:44 aveva in mente i tumulti del mondo di oggi allorchè predisse che ai giorni di questi re l’Iddio del cielo avrebbe fatto sor gere un regno che non sarebbe stato mai più distrutto e che non sarebbe passato sotto la dominazione d’un altro popolo; anzi esso avrebbe spezzato e annientato tutti quei regni e sarebbe esistito in perpetuo. Ciò significa che tutte le nazioni, sempre tendenti ad usare malvagiamente la loro forza, saranno in breve tempo distrutte nella Battalia di Harmaghedon, la battaglia che deciderà, per ogni tempo, la prevalenza della giustizia sulle ingiustizie, della verità sugli errori, della luce sulle tenebre.

Molti uomini di Stato di oggi, animati da buoni intenti, ritengono che la salvaguardia della pace nel mondo e dell’amicizia fra le nazioni possa essere ottenuta con la forza del danaro e perciò miliardì di dollari sono spesi anno per anno, per il raggiungimento di un tale obiettivo. E’ ovvio che il Signore non intende servirsi di questo metodo; mediante il profeta sofonia Egli annunziò (1:17,18): “E io metterò gli uomini nella distretta ed essi cammineranno come ciechi, perchè han peccato contro l’Eterno; e il loro sangue sarà sparso come polvere, e la loro carne come escrementi. Nè il loro argento, nè il loro oro li potrà liberale nel giorno dell’ira dell’Eterno; ma tutto il paese sarà divorato dal fuoco della sua gelosia; giacchè egli farà una totale, una subitanea distruzione di tutti gli abitanti del paese.”

Che ci troviamo proprio nei giorni descritti da questo profeta, è un fatto che trova conferma nelle parole dell’apostolo Giacomo il quale scrisse: “A voi ora, o ricchi; piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze son marcite, e le vostre vesti sono rose dalle tignole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni a guisa di fuoco. Avete accumulato un tesoro negli ultimi giorni.”—Giacomo 5:1-3 Mai, nella storia dell’uomo v’è stato un tempo durante il quale si sono ammassate tante ricchezze come oggi! E mai i debiti nazionali contratti dai vari governi verso il popolo hanno raggiunto vertici come quelli attuali.

Il profeta Safona descrisse la fase finale di questo vecchio ordine e la gloria del nuovo mondo: “Perciò aspettatemi dice l’Eterno, per il giorno che mi leverò per il bottino; poichè il mio decreto è di radunare le nazioni, di riunire i regni, per versare su di loro la mia indignazione, tutto l’ardore della mia ira; poichè tutta la terra sarà divorata dal fuoco della mia gelosia. Poichè io allora muterò in labbra pure la labbra dei popoli, affinchè tutti invochino il nome dell’- Eterno, per servirlo di pari consentimento.”—Sofonia 3:8,9 Ed allora avverrà quel che altri profeti scrissero: “la terra sarà ripiena della conoscenza dell’ Eterno, come il fondo del mare dall’acqua che lo coprono.”—Isaia 11:9; Habacuc 2:14.

Ecco, dunque un’altra evidenza per dimostrarci che noi ci troviamo negli ultimi giorni di questo egoista e malvagio ordine e siamo molto vicini alla instaurazione del regno di Cristo, il regno della pace e della giustizia.

L’apostolo Pietro scrisse che il “mondo di allora” (primo mondo od ordinamento umano) peri sommerso dalle acque del diluvio e che il “secondo mondo” sarebbe stato distrutto dagli “elementi infiammati” (il gran tempo di distretta). Poi parlò di un nuovo mondo, esprimendosi con queste parole: “Ma secondo la sua promessa, non aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita la giustizia.”—2 Pietro 3:13 E’ chiaro che non si tratta di cieli e terra intesi in senso letterale, fisico ma, rispettivamente: di una nuova autorità spirituale—la vera—costituita da Gesù e dalla sua Chiesa, durante il loro regno millenniale e dalla nuova società umana riorganizzata sui principi dell’amore. E’ questo il regno per il quale noi dobbiamo continuare a pregare.

Negli ultimi quaranta anni enormi somme di denaro sono state spese in conferenze, organizzazioni ed altre iniziative del genere, allo scopo di salvaguardare la pace del mondo, ma con scarsissimi successi. E’ evidente, da ciò, che la pace potrà essere conseguita solo nel modo indicato dal Signore. Il profeta Isaia scrisse: “Poichè un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’imperio e una pace senza fine al trono di Davide, e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell’- Eterno degli eserciti.”—Isaia 9:5,6

E’ fuor di dubbio che soltanto l’intervento divino darà la pace e stabilirà la buona volontà tra gli uomini, ma prima che questo regno sia stabilito, il piano di Dio ha dovuto provvedere a separare, da tutti i popoli del mondo, un popolo per il Suo nome. La chiamata ai componenti di questo popolo avvenne nei giorni del primo avvento di nostro Signore, allorchè fu aperta la via che conduce alla vita ed all’im mortalità, indicata nella Bibbia come la via stretta che conduce alla vita. Questa chiamata è continuata durante tutti i trascorsi 1.900 anni e terminerà con l’instaurazione del regno di Cristo sulla terra, allorchè coloro che hanno risposto ad essa parteciperanno agli alti onori loro derivanti qual re e sacerdote regnanti con Cristo per mille anni.

L’apostolo Giacomo richiama su tale soggetto, ed in modo particolare, la nostra attenzione, in occasione del suo discorso tenuto alla Conferenza di Gerusalemme: “Simone ha narrato come Dio ha primieramente visitato i Gentili, per trarre da questi un popolo per il suo nome. E con ciò s’accordano le parole dei profeti, siccome è scritto: Dopo queste cose io tornerò e edificherò di nuovo la tenda di Davide, che è caduta; e restaurerò le sue ruine, e la rimetterò in piè, affinchè il rimanente degli uomini, e tutti i Gentili sui quali è invocato il mio nome, cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, le quali a lui sono note ab-eterno.”—Atti 15:14-17

Poichè noi vivamo negli ultimi giorni, non deve sorprenderci se Israele diverrebbe il centro nevralgico degli avvenimenti internazionali. Il Signore stà operando nel cuore del suo popolo Israele ed è certo che, dopo la Battaglia di Harmaghedon, questo popolo riconoscerà Colui che trafisse e ritornerà interamente a Dio, del quale dirà: “Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati. Questo è l’Eterno in cui abbiamo sperato; esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!”—Isaia 25:9

In questo tempo descritto dal profeta, Iddio farà un nuovo patto con la casa d’Israele, secondo quel che è scritto: “Dopo quei giorni, dice l’Eterno, io mettero la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarà loro Dio, ed essi saranno mio popolo. E non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo: Conoscete l’Eterno!” Poichè tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poichè io perdonerò la loro iniquità colle quali hanno peccato contro di me, e si sono ribellati a me.”—Geremia 31:33-34

Ma il piano di Dio prevede anche le benedizioni per tutte le famiglie della terra, secondo la promessa fatta ad Abrahamo. Durante il regno di Cristo una opportunità individuale per ottenere la vita, sarà offerta a tutto il genere umano, cioè non solo a coloro che saranno sulla terra quando quel regno inizierà ad operare, ma anche ai milioni di persone rinchiuse nella prigione della morte. Paolo scrisse che: “a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore e dei morti e dei viventi.”—Romani 14:9

Gesù pose in risalto la speranza di una risurrezione dei morti allorchè disse: “Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; e quelli che hanno operato male, in risurrezion di giudizio.”—Giovanni 5:28,29

Durante l’età dell’Evangelo, i Cristiani sono stati chiamati a camminare lungo la “stretta via” del sacrificio, avendo la promessa che, soffrendo con lui (il nostro Redentore), con lui altresi regneranno. “Se muoiano con lui, con lui anche vivremo.”—2 Timoteo 2:11,12 Ma le condizioni saranno molto diverse per il genere umano. Gli ordinamenti stabiliti dal Regno apriranno una “via maestra”, sulla quale potranno transitare tutti, ad eccezione degli impui e dei corrotti.— Isaia 11:9; 35:8 Persino Satana non potrà sedurre il popolo con i suoi maleficii, trovandosi legato durante il Regno millenniale.—Apocalisse 20:1-3 Sarà allora che i giudizi del Signore si manifesteranno sulla terra ed i popoli apprenderanno la giustizia (Isaia 26:9), e tutto ciò sarà pienamente possibile e realizzabile perchè avranno pieno corso i “tempi della restaurazione”, già annunziati dalla bocca di tutti i santi profeti di Dio.—Atti 3:19-21 Se l’uomo perdette il suo diritto alla vita, a causa della trasgressione adamica, Gesù venne nel mondo per cercare e salvare quel ch’era perito.—Luca 19:10 Ora che il regno sarà tra breve manifestato, il genere umano riceverà l’opportunità di riottenere, ciò che aveva perduto, ossia la vita. Gesù disse: “Io son venuto perchè abbian la vita e l’abbiamo ad esuberanza.”— Giovanni 10:10 L’obbedienza alle leggi del regno produrrà la vita, ma avverrà che ogni anima che non avrà ascoltato (obbedito) quel profeta, sarà del tutto distrutta fra il popolo.—Atti 3:23

In verità, quando la Legge uscirà da Sion (fase celeste del Regno) e la Parola del Signore da Gerusalemme, le nazioni—o popoli—udranno e diranno: “Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa dell’- Iddio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri! … e delle loro spade fabbricheranno vomeri; delle lor lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra.”—Michea 4:1-3

L’apostolo Giovanni, sull’isola di Patmos, ebbe una visione di quel regno glorioso e così la descrisse: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perchè il primo cielo e la prima terra, erano passati; e il mare non era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal trono che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio; e asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; nè ci saran più cordoglio, nè grido, nè dolore, poichè le cose di prima sono passate. E Colui che siede sul trono disse: Ecco, io fo ogni cosa nuova.”—Apocalisse 21:1-5

Allora milioni di persone, sulla terra, gioiranno ed esclameranno: “Grandi e meravigliose sono le tue opera, o Signore Iddio Onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle Nazioni. Chi non tornerà, o Signore e chi non glorificherà il tuo nome? Poichè tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno nel tuo cospetto, poichè i giuste e voraci sono le tue vie, o tuoi giudici sono stati manifestati.”— Apocalisse 15:4



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
Maggio-Giugno

La Prova Dell’Abito Per Le Nozze

NELLA PARABOLA, IL RE, non avendo risposta dal trasgressore, disse ai suoi servitori: “legategli mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori.”—Matteo 22:12 Tali tenebre sono quelle che circondano ed avvolgono i pretesi sapienti del mondo. Sono le tenebre in cui sono avvolti i ragionamenti umani: in quanto non usufruiscono della valida guida offerta dalla Parola di Dio, né si fondano sugli insegnamenti rivelati dal Piano di Dio la cui base fondamentale poggia sul Riscatto e la Restaurazione. Le catene, o gl’impedimenti di queste genti, prive della luce scaturiente dalla Parola di Dio, costituiscono un valido esempio per i consacrati ed un chiaro riconoscimento, per i veraci fedeli del Signore di reperire la necessità d’indossare il vestito di lino bianco, riconoscendo il valore attribuito a tale richiesta divina. I servitori, incaricati di legare i trasgressori, sono color che posseggono la Verità e, quindi, sono in grado di arginare l’influenza negativa [che ha infestati i precitati], mediante la testimonianza Scritturale attestante il valore e la necessità del prezioso sangue Redentore, nonché l’osservanza dell’indossare il vestito prescritto per addire al festino nuziale [simbolo della giustizia, acquisita dal Maestro, per noi. Nel lottare contro queste Verità Scritturali, coloro che son privi di questo vestito, sono spinti lontano dalla luce e gettati fra “la tenebre di fuori,” sia per i loro argomenti antiscritturali, che per i loro tentativi di giustificarsi da sé stessi. Per costoro, come per il mondo, le Croce di Cristo è una pietra d’inciampo, una follìa. Per i fedeli seguaci di Cristo consacrati, invece, la Croce è stata ed è sempre, “la Potenza e la Sapienza di Dio.”

Ma non dimentichiamo che gl’individui della parabola “legati e gettati” nelle tenebre di fuori, furono [per il passato ed al presente] illuminati dalla luce della Verità irradiata nel tempo della mietitura e, quindi la punizione, meritata per l’infrazione, è assai più grave di quella aspettata alle persone che non hanno usufruito tali speciali favori di Dio.

Nelle chiese nominali, migliaia d’individui, indubbiamente, osservano i precetti insegnati dai loro principali istruttori teologi e con poca fede nella efficienza redentiva del prezioso sangue di Gesù Cristo, dato quale prezzo di riscatto per i peccatori. Di conseguenza, essi non saranno resi interamente responsabili, poiché non sono stati sufficientemente illuminati circa le particolarità Scritturali che andiamo esaminando.

Migliaia di pretesi cristiani non hanno giammai creduto in Cristo quale loro Redentore, né hanno indossato il vestito di lino bianco, attestante la giustificazione ottenibile nei meriti di Cristo; conseguentemente, costoro sono esclusi dai tipi, trattati nella parabola. Ma, gli appartenenti ad una ristretta classe i cui membri riconobbero perfettamente il valore del riscatto; ebbero fede nel prezioso sangue di Cristo; ottennero la grazia d’entrare nella luce speciale del tempo della mietitura avanti alle nozze]. Perciò, coloro che sono stati, nel passato ed al presente, illuminati sino ad ottenere il privilegio della benevolenza di Dio ed il discernimento dei miracoli che saranno effettuati nel corso del Millennio, si adopereranno in modo, di non cadere in una colpa tanto inconcepibile ed aberrante, qual quella di ritener profano il sangue del Patto, col quale è stato santificato ed oltraggiare lo Spirito della Grazia.—Ebrei 10:26-31; 6:4-8

Nello studio di queste parabole, non dobbiamo incorrere nell’errore di credere che tutte le “vergini sagge” sono diggià entrate nella sala nuziale, nè dobbiamo credere che le porte siano state chiuse e l’ispezione generale, programmata nella parabola, completata. Le porte dell’opportunità restano ancora aperte a tutti i consacrati che, per la fede, indossano il vestito di lino bianco, attestante la grazia di Cristo goderanno la loro partecipazione alle nozze: poiché l’annunzio “ECCO LO SPOSO” risuona ancora, e le vergini sagge vanno incontro allo Sposo ed entrano con lui nella sala nuziale. Le “vergini folli,” invece, andate a rifornirsi dell’olio, per le lampade, non ritornano sin quando lo Sposo è entrato nella sala nuziale.

È ovvio che tutte le vergini, entrati nella sala del Convito debbono essere sottoposte alla prova, circa la saldezza e l’incrollabilità della loro fede. Saranno felici e liberi da ogni timore, nel corso di questa prova e dal fondo dei proprii cuori potrano dire:

“Il sangue di Gesù e salda base d’una giustizia e di ogni speranza, che lui, nei nostri cuori, infuse, onde giammai vi fosse titubanza!”




Il Golgota
“Il Luogo Del Teschio.”
Matteo 27:33

I CONDANNATI CHE morirono sulla croce furono numerosi, ma solo nostro Signore sopportò questo supplizio senza aver alcuna colpa.

La sentenza di morte emanata contro di lui fu immeritata ed Egli, vittima innocente, santa, senza sozzura nè macchia alcuna, nel sottoporsi all’iniquo verdetto non mormorò nè si lagnò: benchè era il solo a non essere passibile di morte come tutta la razza adamica.

Perchè, dunque, nostro Signore è morto?

Le sofferenze, le pene, i dolori, le malattie appartengono agli uomini che sono tutti sottoposti alle conseguenze del peccato che il condusse al regno della morte.

Nessuna classe della società è risparmiata né vi è alcuna famiglia o casa che un giorno o l’altro non sia visitata dalla inesorabile malattia e dalla morte contro la quale non esiste potenza umana che le si può contrapporre, né filosofie atte a trovare una soluzione.

A nulla in tal campo è servita la civilizzazione, le scoperte, i cambiamenti di regimi politici.

Solo Iddio onnipotente ha il potere di liberarci da questa inesorabile nemica.

Le Scritture c’insegnano che per la disubbidienza d’un solo uomo (ADAMO) il peccato è entrato nel mondo e, con lui, la morte. Noi possiamo rallegrarci che per mezzo di un solo uomo (CRISTO) avremo la resurrezione dei morti. “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.” Egli è Colui per il quale saranno sparse le benedizioni, Egli è il realizzatore del piano e dei disegni di Dio.

Gesù ha potuto dire: “Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.”—Ebrei 10:7

Ed i benevoli disegni del Padre sono espressi con queste parole: “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi e ha mandato il Suo Figliuolo per essere la propiziazione dei nostri peccati.”—Giov. 4:10 E alla stessa epistola 2:2: “Ed Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.”

Il Figlio di Dio, nella sua condizione preumana, accettò con gioia di cooperare col Padre per la liberazione della umanità dalla morte ed all’uopo lascio volontariamente la gloria celeste, di cui era investito presso il Padre, e divenne l’uomo, Cristo Gesù.

Colui che era ricco s’è fatto povero per noi onde arricchirci con la sua povertà.

Egli, all’età di 30 anni, si presentò al Padre suo per compiere fedelmente, fino alla morte, il ministerio per il quale era stato inviato sulla terra e, dal Giordano al Calvario, compì il supremo sacrificio finito sulla croce ove diede la sua vita in “pegno per tutti”.

La morte, alla quale è sottoposta l’umanità inesorabilmente, e la conseguenza logica e legale del peccato. Dio ce lo ha precisato nella Bibbia e noi comprendiamo che tale condanna scaturisce dalla Sua giustizia.

La morte, salario del peccato che pesava sull’ umanità condannata in Adamo, poteva esser riscattata con un “prezzo corrispondente”.

Poichè per mezzo di un uomo (ADAMO) è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo (CRISTO GESÙ) è venuta la resurrezione dei morti (I Corinti 15:21) e al versetto 22: “Poichè, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati”: “sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere dei padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come agnello senza difetto né macchia.”—I Pietro 1:18,19

Nostro Signore mori sulla Crose e, per colmo di umiliazione, in mezzo a due ladroni, trattato alla stessa stregua di tal genia!

Dio premise che Gesù fosse incluso nel numero dei trasgressori, per dimostrare agli Angeli ed agli uomini la fermezza e lealtà del cuore di suo Figlio nelle più ardue e severe prove, coronate dalla morte sulla croce.

L’essere crocifisso dovette suscitare nell’animo del Signore un sentimento d’ignominia e disonore più grande della prospettata morte.

Presso Dio, colui che era appeso alla croce, era considerato quale oggetto di maledizione. Egli in Deut. 21:22,23 dice: “tu non contaminerai la terra che l’Eterno ti da come eredità.” Ed ai Galati 3:13: “maledetto chiunque è appeso al legno.”

Gesù dimostrò che Egli era pronto non solo a morire, ma ad accettare anche la morte tanto ignominiosa per sottomettersi alla volontà del Padre suo che permetteva quanto Gli accadeva.

Quale sublime lezione per noi in tale completa abnegazione e nella totale consacrazione in cui Egli annulla ogni sua volontà fino all’oblio di sé stesso.

Questa sottomissione di cuore e spirito alla volontà del Padre deve insegnarci l’annullamento del nostro io se vogliamo seguire l’insegnamento del Divin Maestro come cristiani, se dovessimo incorrere in persecuzioni uguali a quelle patite da Gesù, non dovremmo né disprezzare né imitare i nostri persecutori, ma rimaner imperterriti e spettatori dell’- annullamento del nostro io al quale abbiamo rinunziato per amore di Dio e del suo Divin Figliuolo.

Volgiamo uno sguardo a Lui sulla croce ove è pervenuto per completare la sua opera iniziata al Giordano e rileveremo che “benchè fosse Figliuolo, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffri ed essendo stato reso perfetto divenne per tutti quelli che gli ubbidirono, autore di una salvezza eterna.”—Ebrei 5:8-10

Le sofferenze e la prova della croce di Gesù hanno manifestata la sua fedeltà ed essa deve essere ottemperata anche dai suoi discepoli i quali hanno anch’essi una croce da portare. In Luca 14:27 Gesù dice: “E chi non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.”

“Portar la sua croce” per noi significa compier la volontà divina nelle difficili condizioni della vita attuale.



VITA E DOTTRINA IN CRISTO

Riposo-In-Cristo

“Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore, e voi troverete riposo alle anime vostre; poichè il mio giogo è doice e il mio carico è leggero.”
—MATTEO 11:28-30

QUESTO INVITO DI GESÙ, rivolto a tutti coloro che sono (aggravati), fu altresi indirizzato al popolo d’Israele, alla fine di un breve sermone in cui il Maestro svelo l’orgoglio e l’ipocrisia dei maestri religiosi. Egli dette una breve spiegazione sul soggetto del ministerio di Giovanni il Battista, il cui messaggio costituiva il compimento della profezia riguardante la venuta di Elia che avrebbe dovuto riformare Israele (vers. 14). Ma il popolo, nella sua generalità, poco s’interessò al ministerio del Battista, anzi, sotto la costante ed opprimente influenza degli Scribi e dei Farisei non si converti affatto.

Gesù paragonò gli Israeliti a fanciulli seduti nelle piazze che gridavano ai loro compagni: “Vi abbiamo sonato il flauto e voi non avete ballato; abbiamo cantato de’ lamenti, e voi non avete fatto cordoglio. Difatti è venuto Giovanni non mangiando e non bevendo, e dicono: Ha un demonio! E’venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori.”—Matteo 11:16-19

Gli Israeliti, sotto la guida dei loro capi, non furono preparati ad accettare qualcosa che fosse più grande della tradizione degli anziani. Essi erano solleciti solo nel rigettare tutto ciò che era disapprovato dei loro dirigenti religiosi, ma Gesù sapeva che, nello stesso tempo, una esigna parte di quel popolo non era piu disposta a curvarsi sotto il pesante ed inutile fardello delle superficiali pratiche religiose e sapeva pure che quella esigua schiera era disposta ad aiutarlo e seguirlo. Gesù si riferì proprio a questa situazione quando stigmatizzò l’operato dei (dottori della Legge) i quali imponevano agli altri dei pesi che essi stessi si guardavano bene dal portare.— Luca 11:46

I Farisei cercarono in tutti i modi un pretesto per eccitare il popolo contro Giovanni Battista e, non avendo trovato di meglio, giunsero a mettere in cattiva luce l’estrema moderazione ed austerità che caratterizzava la vita del profeta. “Egli ha il demonio!”, insinuarono. Successivamente ebbero da dire sul conto di Gesù perchè seguiva le normali abitudini del suo tempo, qualificandolo un beone ed un bevitore. Era il metodo dei sapientoni e dei furbi per impedire al popolo di orientarsi verso gli insegnamenti del Maestro il quale ne mise in evidenza la maligna scaltrezza e lodò il Padre, dicendo: “Io ti rendo lode … perchè hai nascoste queste cose ai savi ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli.”—vers. 25 Fù appunto a questi (fanciulli) che Gesù rivolse le sue parole: “Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati.” Questo invito fu accettato con viva gioia dai puri di cuore, desiderosi di essere liberati dal fardello tremendo della Legge e di discostarsi da una ipocrita manifestazione di religiosità, anche se non compresero l’intimo e profondo significato racchiuso in esso. Fu solo dopo la Pentecoste che la Chiesa, sotto l’influenza dello Spirito Santo, cominciò a percepire il senso meraviglioso di quelle parole.

IL FARDELLO DEL PECCATO

Solo quelli che sono “travagliati ed aggravati” cercano di essere liberati dal loro gravame. La Legge data ad Israele per mezzo di Mosè, pur rappresen tando la perfetta espressione dei giusti comandamenti di Dio, non per questo cassava di essere per gli Israeliti un fardello, essendo incapaci di adembirla. Da ciò la loro condizione di schiavitù rispetto alla Legge, perchè se avessero potuto completamente osservarla sarebbe stata loro concessa la vita.

Tutto il genere umano è sotto la condanna del peccato. Anche persone oneste e sincere, desiderose di condurre una vita giusta, sanno quanto ciò sia difficile a causa dell’imperfezione morale nella quale si trovano, in quanto membri di una razza decaduta e corrotta. Queste persone sono (aggravate) e sanno che prima di essere gradite a Dio devono liberarsi dal peso del peccato. Ad esse Gesù ripete: “Venite a me … io vi darò riposo”, e questo invito si applica non solo agli individui, ma anche alle Nazioni.

UN DOLCE RIPOSO

Il termine greco della parola (riposo) contenuto nella promessa di Gesù significa, per estensione, ristoro o sollievo. Riposo per i Giudei come per i Gentili e per coloro che, nel lottare contro il peccato e la sua influenza nefasta, accettano in Gesù Colui che ha preso su di sè le colpe e le iniquità di tutti. Ma questa grande verità non ci autorizza ad astenerci dal fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per sottrarci dal peso della imperfezione adamica. Il Signore, anzi, vuole questo da noi. Il riposo del nostro cuore e della nostra anima risiede proprio nel continuo sforzo che dobbiamo compiere per emendarci e purificarci.

In Ebrei 4:10 l’Apostolo parla di un (riposo) nel quale avremo il privilegio di entrare, un riposo per la fede in Cristo, e spiega che cosi come Dio si riposò dalla sue opere, noi ci riposeremo dalle nostre. L’Eterno si riposò dalla sua opera creatrice, per affidarla con un senso di piena sicurezza al Suo Figliuolo. Anche noi dobbiamo nutrire la stessa sicurezza in Gesù perchè sappiamo che tutto è stato disposto affinchè, grazie a Lui, noi potessimo servire la causa divina in maniera degna ed accettevole. Allorchè l’Apostolo parla del (riposo), si serve di una parola greca che dà l’idea di un (luogo) o (soggiorno) nel quale il riposo sarà permanente e non temoraneo. Noi ci sentiremo realmente sollevati se accettiamo l’invito di Gesù: “Venite a me”. Se per fede ci riposeremo in Lui e nelle divine promesse che si realizzeranno grazie ai meriti del Suo sangue sparso sulla croce, questo iniziale sollievo si trasformerà in una condizione di pace e di comunione con il Padre Celeste.

Tuttavia l’idea del (risposo) in Cristo non esclude l’avvicendarsi su noi di prove amare, nè implica inattività nella Vigna del Signore o la eliminazione delle inevitabili difficoltà associate a quella (buona opera) alla quale tutto il consacrato popolo di Dio attende con zelo.—Tito 2:14 Paolo, indubbiamente, realizzò il (riposo) della fede, ma ciò non gli impedi di scrivere ai Corinti: “Poichè anche dopo che fummo entrati in Macedonia, la nostra carne non ha avuto requie, alcuna, ma siamo stati afflitti in ogni maniera: combattimenti di fuori e di dentro.—2 Corinti 7:5 Dunque il nostro riposo non si fonda sulla cessazione dei ostril affanni, ma sulla sicurezza che il Signore è con noi per concederci la forza necessaria ogni quaivolta ne abbiamo bisogno.

Il Signore possiede mezzi illimitati per consolare e fortificare il suo popolo in distretta, ed è importante notare accuralamente le provvidenze che mette in atto per noi; inoltre dobbiamo mostrare sollecitudine nell’appropriarci il più ostril delle benedizioni che ne risultano. L’Apostolo Paolo vide nello arrivo di Tito una manifestazione dell’amore di Dio. Possa il Signore concederci di vegliare e riconoscere il (Tito) che Egli ci invierà per consolarci in caso di bisogno. Potrebbe essere un fratello o una sorella che, con la buona parola della fede e dell’amore, sapranno aiutarci a scaricare un fardello dai ostril cuori, a consolarci in una difficile prova o in qualche esperienza consolante ed incoraggiante per la quale il Signore vuol farci rllegrare mostrandoci l’evidenza, ad esempio, di gradire e benedire il lavoro che compiamo nella Sua Vigna.

LA SUA GRAZIA CI BASTA

Nessun vero figliuolo di Dio può essere intieramente soddisfatto di sè e del contributo dato all’- Opera del Signore, Non siamo ostacolati dalle nostre imperfezioni. Il nostro tempo e le nostre forze sono limitate e quant’anche volessimo magnificare la ostri del nostro Redentore con gli accenti più belli di cui il nostro linguaggio sarebbe capace, non riusciremo nemmeno a sflorare l’aspetto reale della grandezza del Signore.

Tutte le membra del nostro corpo partecipano alla nostra imperfezione. Noi possiamo invocare con il cuore e con le labbra: “Signore, vogliamo avere dei piedi agili e ostr per servirti”, ma non possiamo impedire al nostro pie’ di vacillare. Le nostre mani non sanno operare come vorremmo, al servizio del Signore, e così talvolta non possiamo raffrenare il nostro pensiero dall’adagiarsi su fiori malefici. Ma Egli, che riguarda I ostril cuori, nella sua compassionevole bontà si ricorda che noi (non siamo altro che polvere) e nell’aprirci le porte del (suo) riposo, il riposo dello spirito, attende di unire ai ostril sforzi la Sua opera affinchè possiamo pervenire all’agognata perfezione ed in perfezione serverLo ed adorarLo per l’eternità.

Una delle più grandi esperienze di Paolo ci rivela il pensiero del Signore al riguardo. Al momento della sua conversione, l’Apostolo fu accecato da (una luce maggiore dello splendore dei sole)—Atti 26:13 Qualche giorno più tardi Anania fu inviato a lui e Paolo ricoverò la vista solo parzialmente, in quanto ebbe delle sofferenze agli occhi per tutto il resto della sua vita. Ciò costitui indubbiamente un grave inconveniente per la sua persona e la sua opera, tanto che chiamò questa minorazione dell’- organo visivo (uno stecco nella carne) e domandò ardentemente al Signore di ridargli pienamente la vista.—2 Corinti 12:7-10 La risposta del Signore e l’umile sottomissione dell’Apostolo devono essere per noi una grande lezione ed un motivo di alto incoraggiamento. Iddio rispose: “La mia grazia ti basta, poichè la mia virtù si adempie in debolezza.” L’atteggiamento di Paolo di fronte a queste parole devono servirci di guida e di consolazione allorchè ci accorgiamo di non poter fare tutto quel che vorremmo a causa delle nostre inperfezioni. Difatti Paolo scrisse: “Perciò molto volentieri mi gloriero più tosto nelle mie debolezze, acciocchè la virtù di Cristo mi ripari.”—2 Corinti 12:9

IL SU GIOGE

Si può meglio comprendere ed apprezzare questo meraviglioso (riposo) in Cristo se lo si mette a raffronto con l’invito di prendere su noi un altro (giogo): (Prendete su di voi il mio giogo). Liberarsi dal peccato e dalla imperfezione non significa adagiarsi in una vita fatta di ozio contemplativo, nè su una esistenza spensierata e senza scopo. Noi ci liberiamo dalla schiavitù del peccato per divenire servitori della giustizia, prendendo in tal modo il (giogo) di Cristo su noi, divenendo tutt’uno con Lui perchè Gesù condivide il nostro fardello portando sulla sua spalla ciò che è superiore alle nostre forze ed alle nostre possibilità. A questo alludeva l’Apostolo Paolo quando scriveva che (la forza di Cristo) suppliva le sue debolezze. Egli pensava di poter far molto di più e meglio, al servizo del Signore, se avesse riacquistata completamente la vista, ma poichè il Signore gli rispose che ciò non era conforme alla Sua Volontà e che la Sua grazia gli sarebbe stata sufficiente, egli trovò in questa ferma certezza—non solo il (riposo) ma anche un mezzo per (gloriflicarsi) delle sue infermità potendo in tal modo la forza di Cristo esser meglio dimostrata.

IMPARATE DA ME

L’invito di Gesù: (Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me) significa che portando il giogo con Lui, saremo in grado di realizzare che veramente Egli è (umile e mansueto di cuore), per cui ii suo giogo diviene per noi dolce ed il suo carico leggero.

Gli Scribi ed i Farisei attribuivano una grande importanza alla loro posizione autoritaria ed avevano istituito severe misure di repressione per mantenere il loro prestigio. Conseguentemente il loro (giogo) era duro e pesante ed essi si astenevano assolutamente di toccare, sia pure con un dito, i pesanti fardelli di cui il popolo era carico! Quale differenza in Gesù! Egli era (dolce) ed (umile), aveva simpatia per il popolo, sempre sollecito ad accordare la sua benevole comprensione per tutti coloro che si sentivano smarriti, che si riconoscevano peccatori e cercavano il Suo perdono! Gesù conservava sempre la sua serena calma e la sua umile attitudine di fronte ad avversari e nemici. Il desiderio di compiere per intera la volontà del Padre gli dava la forza di sopportare, talvolta in silenzio!, le più ingiuste accuse ed umiliazioni. E quanta differenza in certi (servitori) del Signore di oggi i quali, dopo di aver sfruttato l’evangelo di Cristo e le calamità altrui per i propri fini e tornacanti, inorgogliti di sè stessi si vestono di superbia e si ergono come giudici ed accusatori degli altri.

Attualmente noi siamo partecipi del giogo di Colui che, invece, è dolce ed umile di cuore. Noi siamo deboli, ma, Egli è forte. Egli conosce il nostro stato e commisura il nostro carico alle nostre possibilità. In tal modo il suo giogo è (dolce) ed il suo carico (leggero).

Ma ciò esclude che la vita del Cristiano sia dolce; al contrario, essa è stretta e difficile. Se pensiamo solo per un istante alle esperienze di Paolo ci rendiamo conto delle sue sofferenze ed apprendiamo come il carico dell’opera del Signore che fu chiamato a portare non fu punto leggero. Ma egli sapeva che quelle afflizioni che definisce (leggiere) e (solo per un momento)—perchè tale è una vita di fronte all’eternità—avrebbero prodotto (un sopra modo eccellente pesos eterno di gloria).—2 Corinti 4:17 Ed è una condizione essenziale, per tutti quelli che hanno il privilegio di portare il (giogo) con Cristo di uniformarsi alla Sua dolcezza ed umiltà. Non giungere a tanto significa seguire le proprie vie che, malgrado le apparenze, sono in realtà lontano da Gesù e contro Gesù.

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora