AURORA
Gennaio-Febbraio 2013

Contenuto Di Questo Numero

  1. L’Intervento, Della Potenza Divina
  2. La Figura Di Maria Nella Bibbia
  3. L’Addio Del Papa Benedetto XVI
  4. Le Opere Del Regno Millennario
  5. La Pietra
  6. La Chiamata Della Chiesa Parla La Sacra Bibbia

L’Intervento, Della Potenza Divina

L’APOSTOLO PAOLO NELLA sua lettera scritta ai Cristiani che abitavano nella città Greca dei Corinzi scrisse la seguente lettera: “Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come mai alcuni di voi dicono che no c’e la risurrezione dei morti? Ma se Cristo non è risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede. (I Corinti 15:13) Se Iddio non avesse preso alcuna disposizione per la vita futura dell’uomo, per mezzo del riscatto e di una risurrezione promessa, la morte sarebbe stata la fine di ogni speranza.

Ma Dio ha ben preso delle disposizione per assicurare il nostro ritorno alla vita e, dopo che ci ha fatto conoscere il Suo piano misericordioso, coloro che parlano e scrivono intelligentemente su tale soggetto, (come ad esempio gli autori delle Scritture) descrivano in una maniera unanime lo stato d’incoscienza che corre nell’intervallo fra la morte ed il mattino della risurrezione, in cui la sensibilità (l’esistenza sensitiva) è sospesa come un (Sonno) in verità questa immagine è eccellente, poichè, il momento del risveglio, a loro sembrerà essere quello che seguì subito dopo l’istante della loro morte.

Per esempio, parlando della morte di Lazzaro, noi leggiamo che Gesù disse; “Lazzaro il nostro amico s’ è addormentato; ma io vado a svegliarlo.” Siccome i discepoli erano lenti a comprendere, Egli aggiunse Lazzaro è morto. (Giov. 11:11) Se la teoria, secondo la quale lo stato cosciente sussiste dopo la morte fosse esatta non sarebbe sorprendente che Lazzaro non raccontò nulla della sua esperienza nei quattro giorni? Nessuno pretenderà che egli era in un inferno di tormenti, poichè nostro Signore lo proclamava suo ‘Amico’, e, se fosse stato nella beatitudine celeste, nostro Signore non ponendolo in rilievo, avrebbe agito poco amichevolmente con lui. Ma, come nostro Signore dichiarò, Lazzaro dormiva ed Egli, lo risvegliò allo stato cosciente, ad una esistenza di un essere sensitivo, o di anima, rivenuta, o rivivificata; ed evidentemente, tale miracoloso favore fu molto apprezzato da Lazzaro, le sue sorelle ed i suoi amici.

L’idea predominante in tutte le Scritture è che noi attualmente siamo nella notte della morte e del sonno, che è messa in parallelo con il mattino del risveglio e della risurrezione: “La sera alberga da noi il pianto, ma la mattina viene il giubilo” (Salmo 30:5), il mattino della risurrezione in cui i dormienti usciranno dalle tombe, come lo ha espresso il Profeta, dicendo: “Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere (della terra).”—Isaia 26:19

Gli Apostoli anche, molto frequentemente si sono serviti di questa figura retorica, appropriata, perché piena di pace e speranze. Per esempio Luca dice di Stefano, il primo martire, che “s’addormentò” e, riportando il discorso di Paolo ad Antiochia, adoperò la stessa espressione: ‘Davide s’addormen-tò.’ (Atti 7:60; 13:36) Pietro si serve della stessa espressione dicendo: ‘i padri si sono addormentati.’ (2 Pietro 3:4) E Paolo l’adoperò numerose volte, come rileveremo dalle citazioni seguenti:

“Se suo marito s’è addormentato.”—I Cor. 7:39

“Di cui la maggior parte sono dimoranti ancora in vita e alcuni si sono addormentati.”—I Cor. 15:6

“Ma, se non v’è risurrezione … coloro che sono morti in Cristo, sono periti.”—I Cor. 15:13-18

“Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono.”—I Cor. 15:20

“Ecco io vi dico un mistero: noi non ci addormenteremo tutti.”—I Cor. 15:51

“Non vogliamo che siate in ignoranza circa quelli che dormono.”—I Tess. 4:13

“Quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con Lui.”—I Tess. 4:14

Quando verrà il tempo della risurrezione, il tempo del Regno, “noi viventi i quali saremo rimasti sino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati.”—I Tess. 4:15

Il Profeta Daniele espose lo stesso concetto, nel descrivere la risurrezione; “Parecchi che dormono nella polvere della terra si risveglieranno,” e la descrizione dimostra che questi dormienti comprenderanno il bene ed il male. (Dan. 12:2) Essi ‘s’addormentarono’ in pace per attendere il giorno del Signore, il giorno di Cristo il giorno millenario, persuasi, in pieno, ‘che Egli (il Cristo) è potente di custodire il mio deposito, fino a quel giorno.’ (2 Tim. 1:12) Questi stessi pensieri sono espressi in tutti i capitoli del Vecchio Testamento, a partire dal momento in cui Iddio predicò ad Abrahamo l’Evangelo di una risurrezione: l’espressione ‘egli si addormentò con i suoi padri’ è assai frequente nel Vecchio Testamento. Ma Giobbe presenta un linguaggio assai incisivo, nel dire: ‘Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti, tenermi occultato sinché l’ira tua sia passata!’ Il tempo attuale, durante il quale regna la morte, è il tempo dell’ira di Dio, poiché la maledizione della morte infierisce su tutti, a causa della trasgressione originale. Tuttavia, ci è stato promesso che, al proprio tempo, la maledizione sarà tolta ed una benedizione sarà apportata dal Redentore a tutte le famiglie della terra, perciò, Giobbe continua ad invocare il Creatore, dicendo: ‘Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio … Tu mi chiameresti ed io risponderei tu avresti un grande desiderio per l’opera della tue mani’ (Giobbe 14:14-15) Noi che viviamo nel tempo del Nuovo Testamento, leggiamo la risposta del nostro Signore: ‘L’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figliuolo di Dio (che li invita a svegliarsi, per acquistare una piena conoscenza di Dio, e cogliere l’opportunità d’ottenere la vita eterna). — Giov. 5:25, 28, 29

Questo “sono” della morte è un periodo d’incoscienza così assoluto che coloro i quali saranno risvegliati non avranno la minima conoscenza del tempo che è trascorso. In verità, ‘sonno’ è semplicemente un termine adattato in questo caso speciale, poiché, in realtà, i morti sono morti, interamente distrutti, eccetto che la saggezza di Dio conserverà la loro identità ed ha decretato che per Cristo essi saranno risvegliati, restaurati e rivivificati. In effetti, ciò costituirà una ‘ri-creazione,’ cioè, una manifestazione della potenza divina, ancora più grande di quella che fu la creazione di Adamo e d’Eva. Sarà la ‘ri-creazione’ di cinquanta miliardi, di persone al posto di due; la riproduzione d’individualità infinitamente varie, al posto di una. Solo Iddio, l’Onnipotente, possiede una tale sapienza e potere; Egli è contemporaneamente desideroso ed in grado di compiere questa riproduzione. Uno dei risultati benefici, nell’aver permesso l’estrinsecarsi del male, sarà che la sua estirpazione renderà manifesto a tutti i tratti caratteristici del carattere divino, come non avrebbero potuto mai essere manifestati e conosciuti. La giustizia divina, l’amore divino e la potenza divina brilleranno davanti agli angeli e gli uomini, e finalmente la sapienza divina, nel permettere una tale dimostrazione del carattere di Dio, sarà manifestata e riconosciuta da tutte le sue creature, uniformemente.

La testimonianza delle Scritture relativa alla necessità d’una risurrezione dei morti è molto chiara ed esplicita. Come si potrebbe avere una risurrezione dei morti se nessuno fosse morto. Ma, se come certuni sostengono: “che tutti coloro i quali sembrano morire, sono più viventi di quanto lo siano mai stati” smentiscono, così, i cinque sensi di ogni essere intelligente, oltre ad invalidare la dichiarazione positiva della Scrittura, che dice: ‘per colui che è associato a tutti gli altri viventi c’è speranza; perché un cane vivo val meglio di un leone morto.’ Poiché i viventi, (anche i meno intelligenti,) sanno che morranno, ma i morti non sanno nulla di nulla e non c’è più per essi alcun salario, perché di loro nessuno ha più memoria. Il loro amore, l’odio l’invidia sono ormai periti ed essi non hanno più parte (interesse), (ebreo: olam: un periodo indefinito) di tutto ciò che si fa sotto il sole … Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; perché nel soggiorno dei morti dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza.—Eccl. 9:4-10; Isaia 26:14

“Tu distruggi la speranza dell’uomo (in lui stesso). Tu lo sopraffai per sempre ed egli se ne va; tu sfiguri il suo volto e lo mandi via. Se i suoi figli sono onorati, egli lo ignora; se sono disprezzati egli non lo vede.”—Giobbe 14: 19-21; Isaia 63:16

Notate l’importanza delle parole dell’Apostolo nella sua pagina dove parla della risurrezione, in I Corinzi 12:54, dove dichiara: “Or se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come mai alcuni fra voi dicono che non v’è risurrezione dei morti?”

Se i morti non sono morti, ma più viventi che mai, allora non essendo morto nessuno, non ci sarebbe da attendersi la risurrezione dei morti. L’Apostolo non sostiene tal teoria, ma ben il contrario, cioè, che i morti sono periti, come le bestie, salvo che Iddio li risusciti, e che le nostre speranze per essi siano vane, se non sono speranze nella risurrezione. Notate attentamente ogni parola di questa possente argomentazione esposta da uno dei più grandi logici della terra. Egli dice:

“Se non v’e risurrezione dai morti, neppure Cristo è risuscitato; e se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione, e vana pure è la nostra fede (poiché un Cristo morto non potrebbe saper nulla e nè potrebbe aiutare alcuno). E noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio (degli ingannatori malvagi in luogo di ambasciatori scelti divinamente), poiché abbiamo testimoniato di Dio, che Egli ha risuscitato il Cristo: il quale Egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato; e se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede.”

Si dovrebbe osservare che l’Apostolo non appoggia il peso della sua argomentazione sulla risurrezione del corpo, ma sulla risurrezione dell’essere, o dell’anima: che la sua anima non sarebbe stata lasciata nell’Ades. (Atti 2:31,32) Se Paolo avesse condivisa l’opinione sulla teoria popolare della nostra epoca, sulla risurrezione, egli si sarebbe espresso presso a poco in questi termini: Alcuni fra voi parlano della risurrezione del corpo, come se ciò avesse qualche importanza, ma, realmente, il corpo è un ‘ostacolo’ un impiccio, una ‘prigione’ per l’anima che è ben più a suo agio, allorché se ne è ‘liberata.’ La risurrezione del corpo, a qualsiasi momento che avesse luogo, costituirebbe un’infelicità, per il nuovo ‘legame’ dell’anima ed una limitazione dei suoi poteri.

L’Apostolo non esprime nulla di simile, poiché sarebbe stato contrario alla verità. Egli insegnava una risurrezione dell’anima o dell’essere sensitivo, uscente dallo stato d’incoscienza della morte, e negava la risurrezione del corpo che moriva, dicendo: “Tu non semini il corpo che sarà (alla risurrezione dell’anima o essere) … Dio gli dà un corpo (nuovo) secondo che l’ha stabilito, e a ciascun (seme) il proprio (la specie appropriata) corpo. (I Cor. 15:37,38) Le masse del genere umano, o dei ‘semi’ umani, riceveranno dei corpi umani, ma non quegli stessi che ritornarono alla polvere ed i cui frammenti, o atomi, sono passati a degli organismi animali o vegetali, infinitamente più piccoli. I membri della Chiesa riceveranno dei corpi in spirito (corpi spirituali), simile a quello del loro Signore, risuscitato ed interamente differente dei loro corpi terrestri. A tal proposito, Giovanni dichiara: ‘Non è ancor reso manifesto quel che saremo; sappiamo che quand’egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo com’egli è non come Egli fu.—I Giov. 3:2

Ma seguiamo l’argomentazione dell’Apostolo. Egli dichiara:

“Se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede, voi siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che dormono in Cristo sono dunque periti.”—vrs. 17,18

Coloro i quali pretendono che l’anima non muore né può morire, negano, di fatto la risurrezione dell’anima, essere sensitivo, e sono così forzati dalle loro argomentazioni, che i passaggi delle Scritture che si riferiscono alla risurrezione, debbono attribuirsi alla risurrezione del corpo e, imbarazzati dalle parole dell’Apostolo, non sanno che dire. Se essi pretendono che nostro Signore era vivente, “più vivente che mai,” durante i tre giorni in cui —secondo le Scritture—era morto, essi pensano che il suo corpo di risurrezione fosse quello deposto martirizzato e coperto di cicatrici nella tomba di Giuseppe, come potrebbero essi pretendere che la fede in un Cristo, che non mori (ma accantonò semplicemente per tre giorni) sia una fede “vana”? Come potrebbero essi non riconoscere che una tale fede non libera dalla condanna? Come potrebbero sostenere che il Cristo ‘più vivente che mai,’ ‘liberato’ del suo corpo carnale, non poteva salvare i peccatori e, quindi, tutti coloro che si sono addormentati in Cristo sono ‘periti’?

L’intera teoria è in contraddizione con la esposizione biblica dei fatti. Essi negano che l’anima possa perire (greco: appollumi—essere distrutta), mentre l’Apostolo dichiara che essa lo può, e nostro Signore lo dice anche: “Dio è capace di distruggere sia l’anima che il corpo.” Essi negano anche che certuni si siano “addormentati” in Cristo, che la morte sia un sonno in attesa di un risveglio al mattino della risurrezione, allorché nostro Signore, gli Apostoli e tutti i profeti dichiarano all’unanimità che essa è un ‘sonno,’ dal quale solo la potenza di Dio può risvegliare, riportando allo stato cosciente l’anima, l’essere sensitivo, su qualsiasi piano d’esistenza ch’esso sia. Poiché bisogna notare che le persone le quali sperimenteranno il ‘cambiamento’ nella prima risurrezione alla natura divina saranno delle anime tanto sicuramente, quanto lo furono nella loro natura terrestre. Dio lo ha dichiarato; un’anima, adoperando lo stesso termine ‘psiché’: ‘Se si trae indietro, l’anima, mia (psiché: essere sensitivo) non lo gradisce.’—Ebrei 10:38

La filosofia di Platone (secondo la quale l’uomo non muore, non può morire, ne ha solo l’apparenza) prevaleva in tutta la Grecia, ai giorni del primo avvento del Signore, e costituiva il grande ostacolo al progresso dell’Evangelo, fra i Gentili. Noi leggiamo, ad esempio, che allor’quando Paolo predicò ad Atene, egli fu ascoltato dai filosofi, come un gran dottore, sino al momento in cui trattò la risurrezione dei morti. Dopo fu troppo per loro e non se ne interessarono più, perché essi si stimavano più avanzati degli Ebrei i quali annunziavano che i morti non possono avere alcuna esistenza futura, se non per una risurrezione. ‘Quando udirono menzionare la risurrezione dei morti, (e si accorsero che anche Paolo era in disaccordo con la loro teoria, secondo la quale i morti sono più viventi che mai) alcuni se ne facevano beffe; ed altri dicevano: su questo noi ti sentiremo un altra volta.’—Atti 17:32

La concezione pagana che la morte non è morte, ma una tappa verso migliori condizioni di vita, non aveva in alcun grado impregnato il pensiero ebreo fino al primo avvento. I Farisei formavano la setta principale degli Ebrei. Nostro Signore dichiarò che essi erano i successori ed i rappresentanti della legge mosaica, in questi termini: “Gli Scribi (scrivani) ed i Farisei seggono sulla cattedra di Mosè.” (Matteo 23:2) I Sadducei, molto meno numerosi dei Farisei, venivano in secondo luogo, come rappresentanti di sette influenti ed erano dei miscredenti e degli increduli. Essi negavano interamente ogni vita futura, sostenendo che l’uomo muore esattamente come la bestia, e non vi sarà alcuna risurrezione dai morti. Essi non credevano a nessuna delle promesse messianiche e negavano anche l’esistenza di intelligenze sovrumane, quali quelle degli angeli. Giuseppe Flavio—lo storico Ebreo—richiama l’attenzione su d’una setta denominata gli Esseni, la quale sosteneva la teoria di Platone, in voga fra i Gentili, cioè che l’uomo non muore giammai realmente, ma supera solamente una tappa progressiva, nello sviluppo della vita, al momento della crisi, denominata morte. Intanto, noi dobbiamo ricordarci che Giuseppe Flavio scrisse la sua storia sugli Ebrei, mentre si trovava alla Corte di Roma e la scrisse nell’intento d’influenzare la disposizione di spirito dell’Imperatore e della sua Corte a favore degli Ebrei. I Romani avevano finito per considerare gli Ebrei, come le Scritture li descrivono, cioè, ‘un popolo dal collo duro e di natura contraddicente” ed avevano concluso, naturalmente, che la causa di tale disposizione era, da attribuirsi, alla loro religione. Tale supposizione era esatta. In effetti, le verità della rivelazione divina tendono a produrre uno spirito di libertà, là dove sono applicate e sopprimono le distinzioni considerevoli, esistenti fra i preti e la gente del popolo, fra re e soggetti nell’insegnare che tutti sono sottomessi ad un unico grande Giudice e Re. Ma Giuseppe Flavio desiderava controbilanciare questa valutazione esatta del popolo Ebreo e della sua religione e, perciò, forzò la verità nel voler far trionfare la sua causa e dimostrare alla Corte romana che la religione ebrea era praticamente la stessa delle diverse religioni pagane: (1) in ciò che concerne lo stato cosciente dei morti, (2) la credenza del tormento eterno. Per puntellare la sua causa egli cita la setta degli Esseni, come se fosse la principale setta religiosa fra gli Ebrei. Al contrario, gli Esseni erano così insignificanti, che non sono nemmeno nominati nel Nuovo Testamento, e, indiscutibilmente, non entrarono mai in conflitto con il Signore, né con gli Apostoli, mentre costantemente e frequentemente è fatta allusione ai Farisei ed ai Sadducei.

“TUTTI VIVONO PER LUI.” — LUCA 20:37, 38

Dopo che nostro Signore ebbe risposto ai dottori della Legge, agli scribi ed ai Farisei, sbaragliandoli, i Sadducei fecero la loro apparizione, sperando di poter dimostrare la superiorità della loro posizione d’increduli, nel rifiutare le dottrine di nostro Signore. A questi Sadducei i quali pretendevano che i morti erano morti per sempre, nostro Signore disse: “Che poi i morti risuscitano (devono risuscitare) anche Mosè lo dichiarò, nel passo del ‘rovo.’ Quando chiama il Signore l’Iddio d’Abrahamo, l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe. Or Egli non è un Dio dei morti, ma dei viventi; poiché tutti vivono per Lui.’— Luca 20:37, 38

Nostro Signore suggerisce che questa affermazione in se stessa costituisce una prova che i morti devono risuscitare poiché Iddio, contrariamente, non farebbe allusione a degli esseri cancellati totalmente e per sempre dall’esistenza. Egli mostra allora che il Piano di Dio, relativo ad una risurrezione è stabilito e che quelli, chiamati “morti” tra gli uomini, per Lui sono tutti viventi, dal punto di vista divino, ‘essi dormono’ solamente, La Parola di Dio parla di costoro, dunque, come degli ‘addormentati’ e non come dei distrutti. Per quanto la sentenza originale fu di distruzione, ora essa è stata corretta con il riscatto. Perciò Mosé dice: ‘Tu fai ritornare i mortali in polvere (distruzione) e dici: ritornate, o figli degli uomini. (Salmo 90:3; 103:4) Nel dire: ‘Io sono l’Iddio d’Abrahamo,’ l’Eterno parla non solo delle cose passate, come se fossero ancora presenti, ma anche delle cose a venire, come se fossero già passate. — Romani 4:17




La Figura Di Maria Nella Bibbia

Riteniamo sia cosa interessante per i nostri lettori mettere in luce la vera personalità di Maria, madre di Cristo Gesù, uomo sia sotto l’aspetto umano che in quello spirituale, al fine di sfrondare la figura di questa dolce fanciulla ebrea, scelta da Dio per un compito glorioso, da tutta quella fioritura di dottrine e purificarla da tutte le incrostazioni mitiche e leggendarie che la tradizione popolare ha accumulata per secoli attorno a lei. Oltre tutto, inquadrare la figura di Maria esattamente nel Piano divino per la redenzione dell’uomo è una necessità se pensiamo che il culto a lei tributato dalla Chiesa di Roma e da quella Ortodossa, la colloca di fatto al di sopra del Figlio di Dio e di Dio stesso.

Sia pure brevemente ( uno studio approfondito in materia esula dal nostro scopo puramente informativo) desideriamo esaminare ciò che dice la Bibbia su Maria e trarre infine alcune considerazioni finali.

Nulla si sa di certo, sulla persona di Maria prima della nascita di Gesù, se escludiamo, com’è logico fare, la letteratura apocrifa, pur esistendo nella profezia di Isaia 7:14, una inequivocabile indicazione premonitrice che dice: “Perciò il Signore stesso, ci darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emanuele…”

Soltanto dalla lettura degli Evangeli è possibile ricavare le prime informazioni intorno alla figura di Maria, quant’anche limitate e frammentarie, per il semplice motivo che era unicamente la persona e la figura di Gesù Cristo, suo Figlio, che interessava ai primi Cristiani del periodo apostolico.

Non molti sono negli Evangeli gli episodi che ci descrivono aspetti e fatti della vita di Maria, dal punto di vista storico-cronologico. Tali episodi si possono facilmente rintracciare ed altrettanto agevolmente commentare e discutere su un piano obiettivo e spregiudicato, se si vuole abbattere tutto ciò che di falso ed erroneo è stato costruito, a partire dal terzo secolo sul nome, sulla figura e sui meriti di Maria.

Dal racconto della visione che apparve a Maria (Luca 1:26 ss.) durante cui, l’angelo Gabriele, le annuncia d’essere stata prescelta da Dio per l’altissimo e glorioso compito di essere la madre terrena del Messia; all’episodio della sua visita ad Elisabetta, madre di Giovanni Battista, in cui Maria pronuncia quel mirabile ed ispirato cantico, soffuso di gratitudine e di umiltà verso Dio, che inizia con queste parole: “…l’anima mia magnifica il Signore e lo spirito mio esulta in Dio, mio salvatore, poiché Egli ha riguardato alla bassezza della sua ancella (servente)…”— Luca 1:46-48.

All’evento della nascita di Gesù, avvenuta nella stalla della locanda di Betleem dove Maria e Giuseppe dovettero recarsi per il censimento ordinato dall’imperatore Cesare Augusto. In tale circostanza, Maria si rese conto di essere protagonista di un fatto straordinario, di un evento glorioso a motivo dell’adorazione che i pastori ed i re Magi tributarono al Neonato, e certamente si convinse di ciò che l’Angelo le annunciò in visione; ma ella, nella sua modestia, nel suo candido stupore per quanto le stava accadendo, istintivamente “riponeva tutte queste cose nel suo cuore. (Luca 2:19).

Alla descrizione della presentazione di Gesù nel tempio di Gerusalemme, dove Simeone e la profetessa Anna accolsero Maria ed il Bambino con espressioni ispirate dal loro animo profetico; espressioni che lasciarono meravigliati sia Maria che Giuseppe.–Luca 2:25 in poi.

Al racconto dell’episodio di Gesù, dodicenne, che all’insaputa dei genitori si reca al tempio di Gerusalemme, dove s’erano recati per la Pasqua ebraica, e qui discute con i dottori della legge intorno alle cose di Dio, facendoli stupire per il senno delle sue risposte alla domande che questi gli rivolgevano.

Da tale racconto si può rilevare come e quanto Maria si dimostrasse umana nel suo sentimento materno verso il Figlio: per tre giorni lo cercò nella città e quando, infine, lo trovò nel tempio e lo rimproverò per la sua assenza, si sentì rispondere: “ Perchè mi cercavate…?” Maria, dunque, non era esente dalle angosce comuni a tutte le madri verso i propri figliuoli.—Luca 2:41 in poi.

Alle nozze di Cana dove Maria stessa, consapevole della straordinaria potenza di spirito del Figlio, chiede a Gesù di compiere il prodigio della trasformazione dell’acqua in vino, ottenendo in risposta la significativa frase: ‘Che v’è fra me e te, o donna?’ Queste parole ci dimostrano come Gesù, ormai consapevole della sua origine divina, sia totalmente dedito al suo ministero terreno culminante con il sacrificio della sua vita per la salvezza del mondo, al punto da trascurare sua madre terrena e mantenere nei suoi riguardi un contegno distaccato, immerso com’era della sua gloriosa missione da portare a termine durante il breve ciclo della sua esistenza terrena.— Giovanni 2:1 e ss.

Alla scena sublime presso la croce dove era inchiodato suo Figlio e dove ella sostava, con sua sorella e con le altre donne, a piangere. Gesù la vide e, comprendendo lo strazio della madre, l’affidò al suo discepolo prediletto, Giovanni: “Donna—le disse – ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre!”

Il quadro ci offre più di un motivo di riflessione: Maria piange non soltanto la morte del Figlio ma, forse, quella altresì delle grandi speranze che ella aveva riposte in Lui e nelle divine promesse fatte a lei stessa nel’indimenticabile visione!— Giovanni 19:25 e ss.;

Ed infine ritroviamo Maria (per l’ultima volta nominata nei Vangeli) a Gerusalemme, dopo che Gesù era risorto ed asceso al cielo. Il luogo è la soffitta della casa dove i discepoli si riunivano per pregare con lei e con i fratelli di Gesù. (Atti 1:1,14) Durante queste adunanze, Maria comprese infine che le speranze e le promesse da lei “riposte nel suo cuore” si stavano invece adempiendo in modo perfetto: sul Golgota, sulla croce, ora lei non vedeva più il suo figliuolo, ma il suo Salvatore e Redentore.

Questi, dunque, i principali episodi contenuti nei Vangeli nei quali si parla espressamente di Maria, episodi che da soli, non sono affatto sufficienti a giustificare l’ insegnamento del Cattolicesimo romano che, attenendosi ancora oggi alla definizione data a Maria dal Concilio di Efeso nell’anno 431, che la proclamò “madre di Dio”, continua a tributarle un culto che è praticamente di vera e propria adorazione e per carattere ed intensità supera lo stesso culto reso a Dio. La Chiesa romana insegna ad invocare Maria quale ‘regina del cielo’, ‘madre di misericordia’, ‘speranza di salvezza dell’umanità’ ecc., dimenticando il tassativo comandamento del decalogo che ordina di adorare unicamente Iddio. — Esodo 20:2; Deuteronomio 6:14; Matteo 4:10

Il culto reso a qualsiasi creatura umana e quindi anche a Maria, è condannato da Dio e considerato come idolatria. E noi sappiamo quanto Iddio sia severo verso gli idolatri! Non fu infatti Maria una creatura umana e che adorando lei ed invocandola e pregandola, come prescrive il Cattolicesimo romano, si cade nel peccato di idolatria? Inoltre, Gesù ci comanda di rivolgere le nostre preghiere solo ed esclusivamente al Padre (Matteo 6:9) e ciò è in perfetta armonia con l’insegnamento dell’A.T.; gli Apostoli ci insegnano di fare altrettanto. (Giovanni 16:26; Atti 8:22; 10:2; Colossesi 4:2; I Giovanni 5:16); Paolo dice espressamente che le nostre preghiere e le nostre richieste devono essere ‘notificate a Dio’ (Filippesi 4:6) e noi pensiamo sia cosa saggia attenersi a questo divino insegnamento.

Ma ecco che il clero, esperto in sottigliezze, allo scopo di assicurare la sopravvivenza nel popolo della mariolatria, ricorre alla invenzione del ‘culto a gradi.’ E si viene così a sapere dell’esistenza di tre tipi di adorazione o “culto” che dir si voglia:

a) culto di adorazione, rivolto solo a Dio, detto di “latria”;

b) culto reso a “Maria Vergine” detto di ‘perdulia’;

c) culto di “dulia” rivolto agli angeli ed ai santi. Questo culto è anche molto diffuso ed osservato.

Come vediamo, la materia è disciplinata per benino anche se biblicamente difetta in tutti i sensi. Basti solo considerare questi testi biblici, per rilevarne l’infondatezza: Atti 10:24-26; 14:12-15; Romani 1:21-25; Apocalisse 19:10, per non citare, naturalmente, infiniti altri dell’Antico Testamento.

Ai preconcetti dottrinali e cultuali del clero, che perpetua nel tempo numerosi residui di culti ed insegnamenti pagani, noi opponiamo dunque fermamente ed inconfutabilmente la verità dell’Evangelo sulla figura di Maria, madre terrena di Gesù, degna sì di rispetto e di ammirazione, ma non certamente di adorazione, se non vogliamo incorrere nell’ira di Dio, particolarmente geloso del suo attributo di “unico Iddio” e segnatamente per quanto riguarda il culto di adorazione unicamente riservato a Lui, Dio Creatore ed Eterno.

Esaminiamo qui brevemente se Maria sia la “madre di Dio”. Questa formulazione del Concilio di Efeso fu una diretta conseguenza del dogma trinitario del precedente Concilio di Nicea del 325 in cui trionfò il cosiddetto credo Atanasiano contro la formulazione di Ario sul Logos.

Posto tuttavia che il Signore Gesù sia il Figlio di Dio e non la seconda persona di una trinità di dei, venuto sulla terra come vero uomo e non come uomo-dio (teantropia), quella formulazione cade da sé.

Dalla Epistola agli Ebrei apprendiamo infatti che il Signore Gesù, durante la sua missione terrena, “è stato fatto di poco inferiore agli angeli” e la stessa epistola, riportando il Salmo 8:3-6, conferma che inferiore agli angeli non è che l’uomo, e non l’uomo-dio. — Ebrei 2:7-9

D’altra parte la giustizia divina richiedeva quale riscatto per il peccato di Adamo il sacrificio non di un uomo-dio (che avrebbe richiesto un prezzo superiore a quello dovuto), ma soltanto ed esclusivamente di un vero uomo. Ed è come il “secondo Adamo” che il Signore Gesù Cristo compie la sua opera redentiva, offrendo alla giustizia divina il prezzo esattamente corrispondente: un uomo perfetto per un altro uomo perfetto (la parola greca ‘antilytron’ significa infatti ‘prezzo corrispondente’ o ‘riscatto’).

Maria portò pertanto nel suo seno non un uomo-dio, ma il Figlio di Dio, l’Unigenito fattosi uomo: la Parola, il Verbo (“Logos”) divenuto, carne (non incarnatosi), divenendo così madre di Cristo Gesù uomo e non madre di Dio (Theotòkos).

Ancora una volta la Parola di Dio ci dimostra che i così detti Concili Ecumenici non furono e non sono tuttora infallibili e che Maria, pur costituendo un esempio luminoso di purezza da imitare, il massimo esempio, per una donna, non può essere oggetto di nessuna specie di adorazione, come qualsiasi altra creatura, umana od angelica.

Se consideriamo altresì il fatto ugualmente importante che Maria, come tutti i santi, e, le creature umane del passato, dormono il sonno della morte, in attesa della risurrezione — questo viene insegnato chiaramente nelle Scritture — appare ancora più strano il culto che i cattolici le tributano.

Ed il dogna dell’assunzione in cielo, anima e corpo, di Maria, proclamato “ex cathedra” da Pio XII il 1° novembre 1950: è una favola, nient’altro che favola.

Ma di ciò ne parleremo in un’ altra occasione.

M. G. POGGI



L’Addio Del Papa Benedetto XVI

LE DIMISSIONI DEL Papa Benedetto ha colto il mondo in una grande sorpresa Secondo la storia della Chiesa mai un Papa si è dimesso. Il popolo Italiano e diversi paesi del mondo (cattolico Romano) furono sorpresi e commossi per la sua dimissione. La sua decisione di dimettersi fu realmente uno gesto emozionante alla quale lui stesso disse: è stato un’ atto d’amore e non abbandonerò mai la croce. Tradizionalmente l’Italia per molti secoli e stata una nazione cattolica. Quando Roma pagana si pigò alla crescente potenza della Chiesa, Roma divenne la sede centrale dal Santo Impero Romano. Questo titolo e questo impero fù stabilito nei giorni di Carlo Magno. Il significato d’esso è illustrato da un famoso quadro nel Museo di Firenze. In esso si vede l’imperatore Carlo Magno ed il Papa seduti sul medesimo trono, scendendo dal lato di ognuno, scalino per scalino. Dal lato dell’Imperatore vi sono generali e capitani che accompagnano l’Imperatore, del lato del Papa vi sono Cardinali e Vescovi.

L’unione della chiesa con lo stato formarono il Santo Impero Romano. L’unione continuò a governare l’Italia fine alla fine del 18mo secolo. Fu in quel tempo che l’Imperatore Napoleone sfidò il Papa e lo fece prigioniero l’autorità del Papa cessò. Nel 1870 Vittorio Emanuele II anche lui tagliò le ultime file del potere del Papa, e per questo il papa si dichiarò prigioniero fra le mura del Vaticano. Quando Mussolini divenne un dittatore, stipulò un accordo con il Vaticano, ed il Papa fu liberato e divenne regnante. La sua autorità ebbe luogo solo dentro le mura del Vaticano e completamente separato dal Nazione Italiana.

Dopo la fine dell’ultima guerra nell’Europa, il popolo Italiano votò per abolire il governo Monarchico della casa Savoia e l’Italia divenne una Repubblica. Questo portò a dei radicali cambiamenti, Roma non era più la sede del Santo Impero Romano.

Prima di questo interessante evento, l’Italia era considerata una nazione legata al Cattolicesimo quasi al cento per cento (Cristiana secondo il punto di vista della Chiesa di Roma), ma non del Vangelo perché oggi in Italia prevale piena libertà di credere e predicare il messaggio che secondo loro è basato sulle Sacre Scritture, non avendo più paura delle minacce e false scomuniche, attraverso le quali, una volta, il clero cattolico impauriva le gente. Anche le false teorie dell’inferno e purgatorio non hanno più alcuna credibilità

Nel mondo politico gli Europei ed il mondo in generale non hanno afferrato il vero fondamento democratico. Quello che loro desiderano è al di la della loro capacità per poterlo ottenere.

Il Regno di Cristo sarà stabilito sulla terra essi troveranno la vera pace e soddisfazione. Nel frattempo, però, non siamo sorpresi nel vedere il continuo movimento di allontanamento dalla Chiesa e dalla tradizione. Quando la forma di governo della Chiesa con lo stato fu per la prima volta istituita in Europa, fu preteso ch’esso segnasse lo stabilimento del Regno di Cristo sulla terra, ma oggi sappiamo ch’essa fu una falza pretesa. Le guerre sante, le crociate, le torture del passato dei cosiddetti eretici, i roghi, la spada, il saccheggio e altre azioni anti-cristiani perpetrare nel nome santo di Cristo dai governi sotto il sistema della Chiesa-Stato che per molti secoli governarono l’Europa, sono incontrovertibili testimonianze che Cristo Gesù non fu mai il rettore di tali nazioni; e dovrebbe essere evidente, che prima che il Suo Regno sia stabilito sulla terra per benedire i popoli con pace, gioia e vita, Sotto l’amministrazione del Regno di Cristo, tutti i sistemi della terra, politici, finanziari e religiosi, al tempo stabilito dovranno essere aboliti dai popoli della terra.

Probabilmente il più grave problema nel mondo, e come l’umanità possa essere ben governata. Praticamente tutto il mondo oggi è in uno stato di confusione, le masse di tutto il mondo sono in movimento in cerca di qualche cosa migliore, mentre la fame in diversi cantoni del mondo, i timore e le ribellioni si sta verificando. Ed è proprio in questo tempo, durante questo periodo transitorio della morte del vecchio mondo di Satana e della nascita del nuovo mondo di Cristo, le profezie indicano che la divina potenza interverrà negli affari degli uomini e stabilirà sulla terra un Governo Mondiale, il Regno di Cristo.

E per questo governo che tutti i cristiani sparsi in diversi luoghi della terra che continuano a pregare giornalmente con quelle consolanti parole; “Venga il tuo Regno, la tua volontà sia fatta in terra com’è in cielo.—Matteo 6:10




Le Opere Del Regno Millennario

GESÙ ED I suoi discepoli non solo predicavano il messaggio del Regno di Dio, illustrandolo con parabole, ma le stesse opere prodigiose fatte da Gesù tendevano a simboleggiare un’opera ancora più grandiosa, che sarebbe compiuta nel suo Regno Millennario. (Matteo 4:23; Isaia 35:5-6) Ciò è dimostrato dalle sue parole: “Queste cose fece Gesù manifestando la Sua gloria.” Le opere di Gesù furono come bagliori precursori del Suo Regno glorioso. E molte delle sua opere furono fatte al sabato, per la medesima ragione.

Come i sei giorni della settimana rappresentano lavoro e sudore, (risultato del peccato) così il settimo giorno rappresenta il Millennio, il riposo del popolo di Dio, assicurato a tutti quelli che lo ricevono in virtù del sacrificio di Gesù. La trasformazione dell’acqua in vino rappresenta come le semplici cose del tempo presente, la semplicità della verità d’oggi, saranno trasformati dal Signore nel Suo Regno, alle Nozze in gloria.

La guarigione dei lebbrosi indica la purificazione della lebbra dal peccato. Colui che ritornò a dare gloria a Dio, rappresenta il fatto che, solamente un “Piccolo Gregge apprezza il favore dei peccati perdonati nell’età presente. La guarigione dell’ammalato rappresenta la grande opera che nel Millennio tutte le malattie (mentali, morali, e fisiche) diverranno sante tramite il Messia il ‘Buon Dottore -il Sacerdote Regale, simbolizzato da Melchisedec.

L’aprire degli occhi ciechi e delle orecchie sorde rappresentano il grandioso fatto che, al tempo propizio (nel Suo Regno) gli occhi e le orecchie della mente di tutta l’umanità saranno aperti, e la gloria di Dio verrà apprezzata, e ogni carne la vedrà (Isaia 40:5) La trasfigurazione del Signore sul Monte.

Fu un’altra illustrazione del Regno Millennario. I suoi discepoli non sapevano se fosse realtà oppure visione, fino a che Gesù disse loro “Non narrate la visione ad alcuno finchè il Figliolo dell’uomo sarà risuscitato dai morti più tardi l’Apostolo Pietro dichiarò che quello che essi avevano veduto sul Monte Santo rappresentava il Regno del Messia.”—2 Pietro 1:16-18




La Pietra

UNA RIMARCHEVOLE VISTA della tremenda crisi del giudizio finale sulle nazioni, è il versamento dell’ardente ira di Dio, come è descritta nell’Apoc. 16:9, 18; 19:15, e la quale è conclusa nel sogno di Nabucodonosor, spiegato dal profeta Daniele (capitolo 2) dove le pietra, tagliata dal monte senza opera di mani, colpisce la grande statua e la rompe in pezzi. È generalmente ammesso che oggi noi siamo arrivati alla fine della storia delle potenze Gentili, le quali questa statua simbolizza.

Nel sogno, questa statua fu improvvisamente colpita ai piedi dalla pietra. Noi vediamo in questo simbolo Cristo ed il suo Regno Millenniale, che viene con forza e con potenza per giudicare e distruggere le nazioni ribelli. E così “i tempi dei Gentili” saranno adempiti, e tutte quelle nazioni che sono esistite e hanno esercitato dominio sui popoli, saranno completamente spazzate via, e mai più ristabilite come potenza governanti della terra.

Nostro Signore, alludendo a questo evento, applica il simbolismo della pietra a Se stesso, come Colui che sarà l’esecutore del giudizio, “e chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale cadrà.” (Matteo 21:44) La Nazione Giudea cadde su questa pietra, si sfracellò, e fu dispersa per tutta la terra. ‘Cristo crocefisso, per i Giudei fu una pietra d’inciampo’ (Romani 9:33) Essi caddero su Lui e furono sfracellati, rotti a pezzi; ma quando la pietra cadrà sulle Nazioni, le ridurrà in polvere! La caduta della pietra sulle nazioni radunate ad Armagheddon, avrà luogo alla fine della presente età o dispensazione. Infatti, esso è l’importante evento che segnerà la sua chiusura; poichè quando le nazioni (ridotte in polvere) saranno portate via dal vento, la pietra diventerà un gran monte (Regno), che riempirà tutta la terra. (Daniele 2:35) Questo significa che il Signore immediatamente inaugurerà il Suo Regno sulla terra e diverrà per diritto il glorioso Sovrano di tutto il mondo. (Salmo 2:7-9) ‘E al tempo di questi re, l’Iddio, del cielo farà sorgere un Regno, che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto la dominazione d’un altro popolo; quello spezzerà e annienterà tutti quei regni; ma esso sussisterà in eterno.”— Daniele 2:44




La Chiamata Della Chiesa — Parla La Sacra Bibbia

“Ascolta, fanciulla, guarda e porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.”— Salmo 45:10

“Ma, beati i vostri occhi che vedono, e i vostri orecchi perchè odono, in verità vi dico che molti profeti e giusti desideravano vedere le cose che voi vedete non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono.”—Mat. 13:16

“Vi è unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione.”— Efesini 4:4

“Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinchè proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla mirabile luce.”— I Pietro 2:9

“A voi che siete in Roma, amati da Dio, chiamati santi: grazia e pace da Dio nostro padre dal Signore Gesù Cristo.”— Romani 1:7; 1 Corinti 11:2

“Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poichè non ci sono tra voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.”— I Cor. 1:26

“Nessuno può venire a me, se il padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.”— Giovanni 6:44

“Il mondo creato sarà liberato dalla schiavitù della corruzione, e messo nella libertà della gloria dei figlioli di Dio.”— Romani 8:21

“E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, ne cordoglio ne grido ne fatica, perchè le cose di prima sono passate.”— Apoc. 21:4

“Ma i mansueti possederanno la terra e godranno di una grande pace.”— Sal. 37:11

“E la gloria del Signore si manifesterà, ed ogni carne la vedrà, perchè la bocca del Signore ha parlato.”—Isaia 40:5

“Allora il Re dirà: Venite benedetti del Padre mio ereditate il Regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.”— Matteo 25:34



Associazione Studenti Biblici Aurora