AURORA
Gennaio-Febbraio 2011

Contenuto Di Questo Numero

  1. L’Eterno Iddio Vi Benedica E Vi Custodisca Nel Nuovo Anno
  2. Parla La Sacra Scrittura
  3. Nikodemos Nella Notte
  4. “Fratelli Miei, Non Siate Molti Maestri” (Continuazione Dell’Articolo Novembre-Dicembre)

L’Eterno Iddio Vi Benedica E Vi Custodisca Nel Nuovo Anno
—Numeri 6:24

I MIGLIORI AUGURI, che vi esprimiamo sentitamente sono le parole del Profeta Geremia 7:23 alla quale scrisse: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo, camminate in tutte le vie che vi ho comandato, perchè siete felici.”

Questi auguri li rivolgiamo prima a coloro che ci sono vicini ed assai cari, per i vincoli di fraternità Cristiana, che ci legano, nel promulgare il mesaggio dell’Evangelo, secondo, li esprimiamo a tutti coloro che credono e accettano Cristo Gesù, il cui merito, oltre a procacciare il perdono per i peccati, accorda la riconciliazione con il Padre celeste (base essenziale della fraternità Cristiana). Terzo, li rivolgiamo al mondo in generale, poichè pure essendo sordo e cieco, nel discernimento della grandiosa salvezza, prospettata da Dio col quale al propio tempo, ed in armonia col suo piano saranno benedette: infine li indirizziamo a tutti coloro che ci perseguitano, con ogni sorta di calunnie e falsità, solo perchè per amore di Cristo Gesù predichiamo il messaggio della verità e la salvezza per uttti.

Noi invochiamo l’Eterno, per voi, negli stessi termini espressi dall’Apostolo Paolo, nella preghiera che Gli rivolse a prò della fratellanza di Efeso scritta nel capitolo 3 versetti 14-19: “Io piego la mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra, perchè vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortificati con potenza per mezzo del suo spirito nell’uomo interiore, perchè Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede, affinchè, radicati e fondati nell’amore, possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza, e conoscere l’amore di Cristo che sopranvanza ogni conoscenza, affinchè siate ripieni di tutta la pianezza di Dio.”

Vostri per la Sua Grazia
AURORA
The Dawn Bible Students Association



Parla La Sacra Scrittura

E, ORMAI, EVIDENTE che chi unque desidera avvicinarsi alla conoscenza di Dio e le Sacre Scritture, occorre principalmente, eliminare le nebbiose superstizioni accumulatesi durante I secoli, poichè sono state propio esse a distruggere la fede in Dio e nel Libro, riconosciuto, ora e sempre, quale emanazione della Sua parola di verità.

Il dedicarsi a questa opera costituira un compito basato sulla sincerità e dalla viva speranza di poterlo assolvere pienamente con le nostre investigazioni e raggiugere lo scopo prefissoci nei riguardi dei nostri cari lettori. Non tutti ammettono daver riconosciuto la Sacra Scrittura, quale autentica testimonianmza di quanto concerne l’origine e il destino dell’uomo. Noi chiediamo al lettore di seguire attentamente le nostre argomentazioni che, sebbene concise, rispetto alla materia di trattare, riusciranno a disperdere la confusione creata dalle tradizioni teologiche.

Quale è, quindi, la storia dell’uomo riportataci della Bibbia? Eccola: essa ci dice che Dio creati i nostri due progenitori li preavvisò che morivano se avessero disubidito alla sua legge. Nel libro della Genesi 3:3 e scritto che Dio disse loro “non mangiate e non toccate (il frutto proibito) altrimente morirete.” Ciò sembra essere abbastanza semplice e chiaro. Domandiamo: Si è avverato quello che Dio aveva detto loro? Si! Dando uno squardo ai cimiteri in tutto il mondo, milioni e milioni di pietre sepolcrali si natano da che, migliaia d’anni orsono, Dio emanò questa sentenza contro i nostri progenitori. A tal soggetto, quindi, il libro della Genesi e in armonia con la realtà e la veracità della Bibbia.

Il fatto che Adamo non morisse nel medesimo giorno in cui avvenne la trascressione, non costituisce una prova atta a dimostrare il non dover interpretare la minaccia alla lettera. Una esatta traduzione del testo Ebreo riferendosi a questa condanna dice: (morente tu morrai) Ciò significa che, all’atto della condanna, aveva inizio il processo della morte che si chiudeva poi, al momento in cui svaniva l’ultima fiammella della vita. Ed è esattamente quanto e avvenuto e avviene dal passato ed al presente.

C’è ancora da chiarire, però, un’altra evidenza concernente il soggetto che stiamo trattando, sempre di quello che avvenne nel giardino dell’Eden, il serpente antico (Il diavolo) alla quale incontrò la donna: Lei aveva detto al serpende che “del frutto degli alberi del giardino non potevano manigiare.”(Genesi 3:2) E fù il diavolo a convincere le donna dicendoci che ‘voi non morrette affatto.’ Questa menozogna rafficurava Dio come un mentitore nel mentre il Diavolo per bocca del serpente ci ha detto la bucia. Quattromila anni piu tradi, l’Apostolo Giovanni identificava l’antico serpente che era ‘il diavolo (Satana) e lo indica quale seduttore di tutte le nazioni. (Apoc. 20:2) Adesso abbiamo due dichiarazioni che si contradiscono: quella di Dio; affermanti che (l’uomo morrà certamente) e quella di Satana, descrittoci dalle Sacre Scritture quale seduttore, dichiarando che l’uomo non morrà. ‘La base fondamentale di questo argomento la troviamo scritta nel libro delle Ecclesiaste Cap. 9 versetti 5 al 10: ‘I viventi infatti sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; per loro non c’e più alcuna ricompensa, perchè la loro memoria e dimenticata, anche il loro amore, il loro odio e la loro invidia sono ormai periti, ed essi non avranno mai più alcuna parte di tutto ciò che si fa sotto il sole.’

Or, dunque, come spiegare l’affermazione del “serpente alla quale ha detto alla donna nel giardino dell’Eden: “Voi non morrette affatto?” E quale effetto ebe tale bucia atraverso le epoche? Riferendosi a questo serpente antico, Gesù dichiarò e lo identificò come il padre della menzogna.” Per tale ragione e per il fatto che il racconto della Genesi e verace, e Gesù sapeva quello che diceva, noi dobbiamo presentare il messaggio della verità basata sulle affermazioni di Gesù e delle Sacre Scritture l’indicazione del Rivelatore che l’antico serpente ha ingannato tutte le nazioni, il cui inganno avrebbe avuto un grande effetto su tutta la razza umana.

In merito a questo tangibile argomento Satana ottenne lo scopo che si prefiggeva e, naturalmente non volendo smascherarsi chiedendo perdono a Dio di averlo accusato falsamente, volle dare una parvenza attendibile alla sua manzogna, aggiungendone un’altra più sinistra per indurre il popolo a credere che la morte avveniva solo apparentamente, perchè costituiva il punto di passaggio ad un’altra forma di esistenza, inferiore o superiore. Gli uomini per quella istintiva paura della morte, furono indotti a prestar fede a tal menzogna: “non v’e morte.” A tal modo, quell’essere diabolico è riuscito as inculcare in quasi tutti i popoli la convinzione che la morte e un’amica e non una nemica anzi e un passaggio, nel mentre l’Apostolo Paolo nella sua lettera scritta alla chiesa di Corinto disse; che: ‘L’ultimo nemico che sarà distrutto e la morte.’—I Cor. 15:26

L’inganno Satanico e basato sulla teoria antiscritturale, anti-scientifica ed irrazionale che l’uomo, dentro se stesso, ha un’anima che può vivere in lui e fuori di lui, Di conseguenza, quando il corpo muore, la sua anima e libera di volare nell’aria o essere portata in altro posto e ad altra condizione, anche puo entrare nel corpo di un animale. Questi erronei superstizione per circa 6000 anni hanno. Confuso la mente delle persone distogliendolo dalla verità e degli insegnamenti della Bibbia alla quale e la sorgente della verità. Esiste, intanto, una meravigliosa speranza per una vita futura, insita nella morte, dalla quale l’umanità sarà risvegliata. Ma come esitere davanti al Creatore dopo aver violato le sue leggi? Su quali basi fondare la nostra speranza di poter riacquistare i favori divini? Sarà sufficiente la nostra promessa di ravvederci, per l’avvenire, onde l’Eterno annulli la condanna che vige ai nostri riguardi?

La Bibbia attira la nostra attenzione in modo chiaro sulla evidenza che il Piano di Dio ha previsto per l’umanità decaduta l’opportunità per potersi riconciliare con. Dio, intanto, per rendere più comprensibile quanto abbiamo a cuore dimostrare, citiamo il 15 versetto del 3 capitolo della Genesi: “E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei esso ti schiacerà il capo e tu fererai il suo calcagno.” Esso c’indica dall’inizio che il Creatore hariservato per l’umanità qualche cosa di meglio della condanna a morte. La promessa dataci in questo passaggio ci dice che, alla fine, la progenie della donna – schiaccerà le testa del serpente. Naturalmente la dichiarazione apparisce oscura, ma esaminata alla luce delle ulteriori rivelazioni divine, essa ci appare d’una grandiosa importanza.

Volgiamo la nostra attenzione, per esempio, su uno degli ultimi capitoli della Bibbia; Apoc. 20 e vi troveremo la dichiarazione dell’Apostolo Giovanni che vede in una visione, un “Angelo” potente scendere dal cielo per impossessarsi di Santana ‘l’antico serpente e legarlo per mille anni – onde non seduccesse più le nazioni.’ Questa immagine profetica ci dipinge il compimento della misteriosa promessa avanti citata (Gen. 3:15 Secondo la quale) la progenie della donna schiaccerà la testa del serpente. In altri termini, il Creatore mediante la profezia scritta nel libro dell’Apocalise ci da la sicurezza che la trasgressione dei nostri progenitori non condurrà alla perdizione definitiva; effettuando Egli una redenzione al tempo previsto e, con la Sua potenza schiaccera la testa del serpente in altri termini, il Creatore ci da, tramite ia Sua parola scritta nell’Apocalisse la sicurezza che la trasgressione dei nostri progenitori non condurrà alla perdizione definitiva, provvedentoci una redenzione al tempo previsto secondo la sua potenza inconstendabile schiaccerà la testa del serpemte antico (Satana). Abbiamo così i due punti estremi di questo arco della promessa di Dio. La promessa contenuta nel libro della Genesi circa la testa del serpente che sarà schiacciata, e la visione del Rivelatore che il ‘serpente antico’ alla fine sarebbe distrutto per sempre.

Su questo soggetto continueremo ad esaminare le Sacre Scritture alla quale troveremo altri riferimenti che ci ullumineranno circa la maniera in cui sarà annientata per sempre l’opera di Satana e poi si effettuerà la restaurazione del genere umano del paradiso perduto a causa della disubidienza di Adamo ed Eva.

LA PROMESSA DI ABRAHAMO

Sorpassiamo l’Eden e consideriamo gli avvenimenti alla quale avvennero circa due mila anni dal nostro tempo. Da tale periodo credere e accettare gl’insegnamenti Scritturale fù necessario aver fede, e più che agn’altro credere che la Bibbia fù divinamente inspirata. Scavi archeologici affettuati nella città di Ur di Caldea (presente Iran) e a Canan: la prima e la seconda residenza di Abrahamo hanno tagibilmente provato e confermato la storia di quell’epoca

Di fronte a queste scoperte gli scettici più inveterati confessano che la Bibbia non e per nulla una collezione di (antiche leggende) come alcuni avevano far credere. Dio fece ad Abrahamo una notevole promessa che. Fino ai nostri giorni, non ancora si e compiuta. Iddio disse: “Tutte la nazione della terra saranno benedette nella tua discendenza, perchè tu hai ubidito alla mia voce.” (Gen. 22:18) Quando piu tardi il figlio di Abrahamo (Isacco) pervenne a maggiore età, Dio gli ripetè parecchie volte questa promessa e glielà confermo in un giuramento.

Abrahamo morì senza averne visto il compimento e cosi fù per il suo figlio Isacco e poi il figlio di quest’ultimo, Giacobbe il quele acquistò la prima genitura, che per diritto apparteneva a Esau.

Allora domandiamo (Venne Iddio meno alla Sua promessa?)

IL MESSIA

All’epoca in cui Gesù fu fatto carne, parecchie Ebrei erano in attesa del Messia promesso da tanto tempo. La Bibbia ci racconta come gli eventi della naascita del Messia avvennero. Dio annunzio ai pastori per mezzo d’uno dei suoi potenti angeli alla quale disse loro: “Non temete, perchè vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà; poichè oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore che è Cristo il Salvatore.” (Luca 2:10-11) La parola greca Christos corrisponde alla parola Ebrea Messia. Di conseguenza l’Angelo del Signore annunziava chiaramente che il Messia promesso da Dio da tanto tempo era realmente nato e sarebbe stato il Salvatore del mondo per tutti i popoli, poichè per questa nascita al tempo stabilito di Dio, tutte le nazioni della terra sarebbero state benedetti.

Ma in che modo Gesù sarebbe stato il Messia e Salvatore del mondo? Ed in che modo avrebbe Lui potuto benedire tutte le famiglie della terra? Noi abiamo rilevato che, a causa della tresgresione di Adamo, l’umanità aveva perduto il diritto alla vita eterna sulla terra (la parole morte) significa termine della vita, e ovvio che, per salvare l’umanità fù necessario un riscatto alla quale il nostro Signore Gesù, offrendo la sua propia vita ha liberato l’intera umanità dalla condanna del peccato e ha instaurato (liberato) l’umanità alla vita, alla quale Adamo nel giardino dell’Eden aveva ricevuto dal Suo creatore (Dio) Ma! Si domandi: Da che cosa e in che maniera il Messia salverà l’umanità? Ed in che modo essa bebeficherà della liberazione del peccato e così vivendo in condizioni migliori?

Ben pochi, anche persone religiosi hanno una chiara comprenzione del significato della parola (Riscatto). La morte di Gesù fù necessario per la redenzione del genere umano, togliendoli dalla condanna di morte a così redemirli dal peccato alla quale dopo la disubidienza di Adamo ha coinvolto tutta l’umanità. L’Apostolo Paolo spiega che Gesù prima di divenire uomo era conosciuto sotto il nome di (Logos) che in Italiano significa (Verbo). (Giov. 1:1) Questo (Logos) o Parola di Dio per la Sua potenza fù fatto carne, per l’unico scopo di morire come prezzo corrispondente o riscatto per Adamo e tutta l’umanità.—I Timoteo 2:3-6; Romani 5:10)

Coll’ignorare o col nascondere di proposito l’esatto significato del testo Greco nel capitolo dell’Evangero di S. Giovanni i traduttori hanno fatto capire che la parola (Logos) – O la parola – e Dio il Creatore stesso. La traduzione esatta di questo versetto rivela che il Logos era semplicemente un essere spirituale (un essere potente), mentre che il creatore e chiamato (il Dio, l’Altissimo, l’Onnipotente.)

L’Apostolo ci dice che il “Logos” era l’agente ed il rappresentante di Geova in tutta la creazione. Ogni cosa e stata fatta per mezzo di lui (La Parola), e sanza di lui nessuna delle cose fatte e stata fatta. (Giov. 1:3) Perciò senza alcun dubbio, la Genesi impiega l’Espressione: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. (Genesi 1:26) Le Sacre Scritture parlano dell’unità del Padre e del Figlio in ciò deve essere interpretato l’unità di intenzioni, di volontà e non di persona. Gesù pregò per questa unità fra Lui e i suoi discepoli. (Giov. 17) E chiaramente dimostrato che Gesù mai considerò di formare un solo essere col Creatore, poichè tal caso, ciò avrebbe avuto il significato che Dio stesso, il Creatore dell’universo, morì sulla croce al monte Calvario.

Che Gesù mai si considerasse come la medesima persona ed uguale al Creatore, ne ammettesse l’assurdità d’essere padre di se stesso, ci e chiaramente indicato dalle sue parole allorchè disse: “Io vado al Padre, poichè il Padre e più grande di me.” (Giovanni 14:28) I discepoli sapevano che il salario del peccato e la morte-non la vita fra eterni ed assurdi tormenti, perciò per loro facile comprendere che la morte di Gesù (fatto carne) costituiva la penalità che Egli s’addebitava per riscattare l’umanità

Prima della Pentecosta, i discepoli, avevano ancora un pò di confusione nelle idee sulla missione di Gesù in relazione col piano divino, poichè, pur sapendo che Egli era risuscitato dai morti ed era il Messia, lo avevano visto raramente e poi non più, fino a che egli raccomandò loro di non nuoversi di Gerusalemme se non quando avessero avuto sue istruzioni, per mezzo dello Spirito Santo. Inoltre questi discepoli, e anche altri, per un periodo di tempo furono disorientati dagli eventi che non sapevano spiegarsi. Questo disorientamento condusse alcuni ad interpretazioni errate e quindi false teorie.

Siccome Gesù a quel tempo non era venuto per stabilire visibilmente il suo regno costoro pensavano che dovesse esservi una ragione nella sua venuta e, secondo la loro logica, attribuivano la sua morte e la sua resurrezione allo scopo di salvare l’umanità dall’inferno. (Bucia Satanica) Invece lo scopo del Messia era ed è quello d’instaurare, al tempo fissato di Dio, un Regno terrestre nel quale dispensare le benedizioni promesse dall’Eterno a tutte le famiglie della terra.




Nikodemos
Nella Notte

L’EVANGELO DI (Giovanni 3:17) situa questo episodio dopo la prima Pasqua del ministero publico di Gesù. (Giovanni 2:13-23) Sicome la festa iniziava con il primo plenilunio di primavera (il giorno 14 del mese lunare di Nisan) e durava sette giorni. (Esodo 23:1-28) Il dialogo in questione deve avere avuto luogo alla fine dei giorni del pani azzimi o poco dopo, nella fase calante della luna.

Il debole chiarore della luna illuminava le strade deserte. Avvolto nel suo mantello, camminava con cautela per evitare d’incontrare qualcuno. La vita nelle grandi città gli aveva insegnato a diffidare dei luoghi bui. Quella notte, preferiva i rischi dell’oscurità al rischio di essere visto da qualcuno che scoprisse chi era l’uomo che avrebbe incontrato quella notte. Solo la sua impazienza superava i timori.

Le opere compiute da uno straniero molto particolare, durante le celebrazione della Pasqua, avevano lasciato in lui una traccia profonda. Sentiva il bisogno imperioso d’indagare su quello sconosciuto che aveva visto cacciare i mercanti dal Tempio con tanto vigore e autorità. (Giovanni 2:13-22) Nella sua vita di ricerche, basate su uno studio attento della vita reale, aveva avuto modo di parlare e di conscere a fondo maestri di ogni tipo. Tuttavia, mai aveva visto e ascoltato uno come Gesù. Lo affascinava e lo sconcertava il suo stile unico, mai visto prima. Nel suo messaggio non si percepiva nessuno dei segni tipici delle sette conosciute, né le parole d’ordine dei gruppi e dei movimenti politici.

Non aveva mai conosciuto nessuno con una personalità tanto indipendente, nessuno così convincente. Quando esponeva un argomento, anche molto complesso, riusciva a renderlo semplice, lineare, senza tuttavia scadere in semplificazioni. Come poteva essere tanto profondo e semplice nel tempo stesso…? Del resto, anche da un punto di vista professionale, era affascinato dal segreto delle sue tecniche. L’insegnamento rabbinico si basava sulla fedeltà all’autorità della tradizione, che era racchiusa in quel patrimonio interpretativo che più tardi si sarebbe chiamato la “Mishna” (interpretazione orali sulle leggi della “Torah” compilate nel IIº secolo d. C.) e il “Talmud” (commentario della “Mishna” trasformato in codice civile e religioso della comunità d’Israele).

Possiamo quindi immaginare che tipo d’impatto possa avere prodotto la predicazione di Gesù in un ambiente in cui si diceva che “colui che interpreta la Torah in modo diverso da quello tradizionale (halakah) sia maledetto” (Sanhedrin 99) e che ‘Il vero maestro è colu che non dà nessun credito a se stesso.”—Abot 6

Gesù sorprendeva, tra le altre cose, perché insegnava “come avendo autorità e non come gli scribi.” (Matteo 7:29; Marco 1:22) Persino gli ufficiali giudiziari inviati per arrestarlo, non osarono avvicinarsi a lui affermando: “Nessun uomo parlò mai come quest’uomo.”—Giovanni 7:46

In fondo quello che lo conquistava davvero era il suo carattere spirituale. Paragonate a lui, tutte le guide religiose che conosceva, compreso se stesso, apparivano superficiali, incompetenti, vuote.

Come seguace esperto delle scuole rabbiniche, Nikodemo aveva trascorso molto tempo nella preparazione allo scopo di diventare dottore della Legge. (Giovanni 3:11) Al termine di lunghi studi, all’età di quarant’anni, si veniva ordinati “scribi”, cosa che conferiva autorità nelle decisioni giuridiche, soprattutto nel “Sinedrio”, dove gli scribi sedevano di diritto.

Raggiunto ora il vertice della potente organizzazione dei “Farisei”, rinomato per la sua competenza in materia di Testi sacri, membro del Gran Consiglio e annoverato tra i capi della nazione difficilmente poteva aspirare a ricoprire incarichi più elevati di quelli che già occupava.

Nonostante questo, tutti i privilegi di cui godeva non lo rendevano veramente soddisfatto, La sua situazione personale e il pensiero delle condizioni in cui versava il suo popolo, gli procuravano un malessere profondo, insopportabile. Si considerava un intellettuale aperto, illuminato. Persino il nome che portava: Nikodemos, nome greco composto da nike=vittoria e demos=popdo, quindi signficante “Vittoria per il popolo,” rivela sia una grande apertura intellettuale, sia una spiccata tendenza nazionalista. Dato che i giudei ortodossi usavano nomi ebraici, di preferenza teofori, (nomi di persona che contegono riferimento alla divinità), ciò tradiva le sue inquietudini e il taglio della sua formazione ideale.

Ma c’era qualcosa nella sua vita che non gli consentiva di vederci chiaro. Era come se gli mancasse qualcosa d’essenziale. Non era mai riuscito a parlare con nessuno dei suoi sentimenti, e quindi non aveva fatto emergere le sue questioni irrisolte. Scontento per la piega che la situazione aveva assunto sotto la guida dell’attuale classe dirigente d’Israele, presentiva e sperava che in.

Gesù ci fosse quel talento di riformatore di cui tanto il paese aveva bisogno. Quell’uomo sembrava possedere ciò che gli avrebbe permesso di realizzarsi come “leader” e come persona. Per questo aveva bisogno di saperne di più. Desiderava sapere tutto di lui, chi era e che cosa si proponeva di fare.

Tutto sommato, però, avvicinarsi a Gesù era cosa assai compromettente. Era in gioco la sua reputazione. Alcuni del suoi amici, è vero, ammiravano le opere del Galileo, ma stentavano ad ammetterlo. (Giovanni 2:23) Il nuovo maestro, in effetti, non si era inserito poi molto negli ambienti altolocati e di potere. Quindi, per il momento, non era il caso di mostrarsi in sua compagnia.

Per evitare che il colloquio apparisse troppo personale, rivelando una simpatia che ancora Nicodemo non si sentiva di ammettere provò a farlo passo come un’ambasciata del gruppo d’opinione che rappresentava. Arrivato sul luogo dell’appuntamento, la sua ansietà scompare perché ben presto si sente immerso in un clima d’assoluta fiducia. Il falegname di Nazareth, a prescindere e ben al di là dei titoli ufficiali, possiede un talento superiore che spinge Nicodemo a salutarlo con il titolo di “Rabbi” (maestro) e ad assumere di fronte a lui l’atteggiamento di chi consulta un maestro.

Lo schema della conversazione, senza dubbio molto intensa, occupa nell’Evangelo di Giovanni soltanto una pagina. (Giovanni 3:1-22) Sullo sfondo di ciò che il testo ci trasmette e di quello che dicono i personaggi, cerchiamo di scoprire, leggendo tra le righe, ciò che non è scritto ma che gradiremmo molto sapere.

Nicodemo non sa da dove cominciare. La denuncia di Gesù, contro lo scandalo dei mercanti del Tempio, non assomiglia affatto a quella di un agitatore politico. Nessun rivoluzionario sarebbe mai arrivato a tanto. Il suo atteggiamento ò quello di un inviato di Dio. Certo. Ma qual è veramente il suo mandato?

“Maestro, sappiamo che vieni da Dio, perché nessuno potrebbe fare ciò che tu fai, se Dio non fosse presente in lui.”—Giovanni 3:1,2

Se Gesù fosse stato il fondatore di una nuova scuola teologica, sarebbe stato sicuramente lusingato nel ricevere l’omaggio che gli attribuiva uno dei personaggi eminenti di Gerusalemme e, senza dubbio, avrebbe fatto di tutto per assicurarsi un discepolo così importante. Ma Gesù era molto più interessato allo sviluppo della coscienza degli uomini che a fare prosèliti.

Tuttavia, siccome Nicodemo si presenta a lui come discepolo, Gesù gli parlerà come un maestro. E la prima lezione non sarà centrata su ciò che l’alunno domanda, ma su quello che “veramente gli manca.”

Il problema spirituale di Nicodemo affiora già nei suoi “sappiamo.” Si sentiva molto sicuro della sua cultura religiosa, mentre sapeva molto meno di quanto pensasse.

Nicodemo ha voluto incontrare Gesù perché spera nella venuta del “Messia” e, a seguito di questa, crede nella grande riforma che porterà Israele al dominio sul resto del mondo. Crede, inoltre, che la fondazione di questo nuovo ordine sia responsabilità umana, e desidera sapere come accelerare la realizzazione di questo processo rivoluzionario.

L’insurrezione giudaica contro i romani degli anni 66-70 d.C. fu innescata da un movimento di resistenza suscitato dalla gioventù intellettuale “farisea” e ‘zelota,’ (Giuseppe Flavio, Guerra 2:117 e seguenti) convinta com’era che ‘Dio avrebbe sostenuto questa impresa a condizione che l’uomo collabori in essa, che i sostenitori di questa grande causa non abbandonino, stanchi, l’impegno preso.”—Antichità 18:5

Gesù, mettendosi nell’ordine d’idee del suo interlocutore, gli risponde senza preamboli: “Se vuoi veramente vedere il regno di Dio devi nascere di nuovo, se il mondo cambia davvero, ‘comincia a cambiare te stesso.’

Nicodemo rimane sconcertato. Non comprende quello che Gesù vuole dire. Perché il mondo sia migliore occorono molte trasformazioni, questo è chiaro. Più esattamente si avverte la necessità di un “grande cambiamento.” Tuttavia l’opinione publica, non riteneva esistesse nessuna relazione tra il rinnovamento, tanto auspicato, e la rinascita interiore. Cominciare da capo, nascere di nuovo?

La parola “anotheri” usata nel testo greco, significa ‘tutto questo insieme.’ Che cosa vuole dire il misterioso maestro? L’idea di nascere di nuovo è come uno ‘choc.’ Una trasformazione assoluta, radicale per quanto lo riguarda, gli sembra non solo impossibile, ma anche, in definitiva, superflua. Davvero non si può recuperare nulla da questo Nicodemo onorato, sincero, religlioso? E davvero possibile rompere definitivamente con il passato e iniziare un nuovo cammino, con presupposti migliori? Può diventare un’altra personna, con ideali diversi, obiettivi nuovi, superiori a quelli di prima?

Se ha ben compreso quello che vuole dire Gesù, deve spingere la sua revisione critica fino a ciò che considera più sicuro e intoccabile: l’insieme delle sue convinzioni religiose. Vuole dunque convincerlo che anche un apparato di credenze e comportamenti rigorosi come i suoi non basta a farlo entrare nel “Regno di Dio?” In quanto fariseo è convinto che l’uomo può giungere alla salvezza in virtù dei propri sforzi, mediante l’osservanza delle leggi divine.

Il nucleo centrale della teologia farisaica era basato sulla convinzione che l’osservanza della legge era l’unico cammino della salvezza, tanto sul piano personale che su quello nazionale: “grande è la Torah che dà la vita a coloro che la osservano, in questo mondo, come in quello avvenire.” ‘La Torah è vita…Colui che si appropria delle sue parole, si appropria del mondo avvenire. (Abot 6:7; 2:8) Anche la venuta del Messia dipendeva dall’osservanza della legge da parte d’Israele: Se Israele osservasse perfettamente la legge per un giorno solo, il Figlio di Davide verrebbe immediatamente.’—J Ta’anit 64 a L’osservanza richiesta includeva, oltre le leggi bibliche, i commenti aggiunti dalla tradizione: ‘Solenni sono le parole dei savi; trasgredirle è più grave che trasgredire le parole della Scrittura.’ —Midrash tannaitico su Deuteronomio 17:11

Affermare che non si è in condizione di entrare nel Regno di Dio, quando in effetti si crede già in esso, che si ha bisogno di un’esistenza totalmente nuova, e non di pratiche ulteriori di autopurificazione, e infine che occorre tornare ad uno stato spirituale embrionale, quando si presume una maturità già raggiunta, non è eccessivo? Nicodemo non comprende l’impostazione di Gesù. La sua proposta gli sembra utopistica. Ognuno è figlio del proprio passato: d’ambiente familiare e sociale, o di una serie di circostanze, di situazioni vissute nella loro unicità e irripetibilità

Tutto questo lo condiziona in misura rilevante. Nessuno può prescindere dalla propria storia e pretendere di realizzarsi rompendo con tutto e cominciando da zero.

Tuttavia Gesù insite. Il miglior retaggio civile e la migliore educazione religiosa non garantiscono l’ingresso in quella sfera di realizzazione personale chiamata “Regno di Dio.” Perchè si tratta proprio di consentire a Dio una piena sovranità sulle nostre vite. E siamo così lontani da questa situazione che il fatto di accedervi equivale davvero a una nuova nascita.

Nascere di nuovo, all’alto, significa iniziare a vivere pienamente. Noi esseri umani, segnati dalla nostra limitatezza, quando veniamo al mondo non siamo veramente “vivi.” Dal nostro primo giorno di vita portiamo in noi un germe di morte. Nascere dall’alto significa elevare la natura umana fino a recuperare la dimensione spirituale che abbiamo perduto. E’ liberarci dalla spessa crosta che ci circonda facendoci credere che il mondo che vediamo sia l’unica realtà. E’ aprire gli occhi ad un’altra esisetnza più vera. E’, infine, scoprire che, ricongiungendosi a Dio, anche le limitazioni più estreme della nostra esistenza possono essere trascese.

Nicodemo sente il suo senso comune percorso da una sorta di vertigine, anche se comincia a comprendere. Gli costa, però, ammettere il suo disorientamento e abbandonare le sue convinzioni. La sua risposta, quindi, suona a metà tra l’ingenuità e l’ironia: “Come si può nascere quando si è vecchi?” Pensava a sé che lo era, oppure pensava che per tutti è sempre troppo tardi per ricominciare?

Le sue obiezioni non manifestano necessariamente torpore intellettuale o malafede. Sono tipiche di chi, sentendosi coinvolto, vuole andare in fondo alla questione. La sua formazione e la sua prudenza gl’impongono, prima di abbandonare le sue posizioni, di verificare la solidità del terreno sul quale non gli risulta facile camminare.

Nicodemo non comprende, secondo le categorie mentali umane, come Dio possa cambiare un uomo pur rispettandone la libertà. La lezione notturna di Gesù gli mostrerà come l’idea di nascere di nuovo sia meno assurda di quella che insegna a salvarsi basandosi sulle sole energie dell’uomo. Gli mostrerà che abbiamo molte più garanzie di successo se invece di costruire la nostra vita a partire dai nostri ideali e dalle risorse umane, la realizziamo a partire dall’-ideale e dalla forza che proviene “dall’alto.” Infatti, Dio non esige da noi l’impossibile, ma propone un ideale che va oltre l’immaginazione. La nuova nascita, come il parto fisico, è un’esperienza che comporta travaglio, sofferenza. La nuova nascita non è l’oggetto di una conquista, ma qualcosa che ci viene dato. Nessuno può realizzare da solo la nuova nascita. Infatti, per nascere, si dipende necessariamente da qualcuno. In fondo, non esiste nessun vero “self-made man.” L’uomo è incapace di costruirsi senza aiuti esterni. Per iniziare una vita realmente nuova, occorre che ogni essere umano prenda innanzitutto coscienza della necessità di un aiuto.

Di fronte alla perplessità di Nicodemo, Gesù ripete lo stesso concetto con altre parole: si tratta di “nascere d’acqua e di spirito.” Per un dottore in Sacre Scritture l’allusione a questi elementi primordiali (in ebraico la stessa parola ‘rouach’ designa l’aria, il vento, il soffio vitale e lo spirito) era una allusione chiara ai principi della creazione.—Genesi 1:1-3

Gesù allude al simbolismo del battesimo. Dietro il segno visible (l’acqua) sussiste quello invisibile (lo Spirito). L’immersione del credente significa la sua morte al passato; ripendere il respiro, uscito dall’acqua, rappresenta il dono di una vita nuova, infusa dal soffio vitale dello Spirito. La cosa essenziale di questo gesto rituale non è il rito dell’immersione nell’acqua, ma quel tipo di realtà che pone l’uomo in comunione con Dio.

Detto in altri termini: non si tratta di un’opera umana, ma di un intervento divino. Gesù spiega che in ogni uomo esistono due livelli di esistenza: uno carnale e un altro di natura spirituale. Ciascuno trasmette le caratteristiche a sé proprie. La carne trasmette la fragile condizione umana, lo Spirito quella della forza di Dio.

Le aspirazioni umane possono attestarsi, nella migliore delle ipotesi, al benessere economico, alla serenità familiare o al prestigio personale. Se si limita a questo punto di vista, l’uomo non riuscirà mai a elevarsi al progetto globale che Dio prevede per lui, né vincerà la sua debolezza innata. “Quello che nasce dalla carne è carnale; solo ciò che nasce dallo Spirito può essere spirituale.” (Giovanni 3:8) Luomo può vincere la sua impotenza spirituale solo con la potenza di Dio. La nuova nascita presuppone l’ingresso nella una nuova realtà il cui centro non si trova nell’essere umana: passare da una vita condizionata, ristretta, delimitata dalla pura condizione umana, a una vita propria, libera e aperta a tutte le possibilità dell’essere; passare da un’esistenza antropocentrica (centrata sull’uomo), a una condizione teocentrica (centrata su Dio); passare da una realtà destinata alla morte a una realtà orientata verso la vita.

Sorpreso dalle parole di Gesù, Nicodemo si chiede come sia possibile questo cambiamento. Con un lieve cenno d’ironia, Gesù gli fa intravedere come sia opportuno ricercare la nozione di una vita nuova oltre i limiti della propria formazione religiosa. “Tu sei professore di teologia e non lo sai?” Nicodemo era molto istruito. Le scienze religiose erano la sua specializzazione. Si muoveva in un mondo di argomentazioni teologiche, nel quale spiccava come erudito. Però apparentamente ignorava qualcosa di molto elementare. Non aveva imparato che la vita spirituale non dipende dalle nostre conoscenze sul concetto di Dio, ma dalla nostra relazione con Lui.

Gesù prosegue nel dirgli: “Non stupirti se insisto nel dirti di tornare a nascere, senza aspettare che tu arrivi a intendermi. Lo Spirito è come il vento, si notano i suoi effetti senza che sia necessario comprendere i meccanismi che regolano il loro funzionamento.”

Rinati spiritualmente, uomini violenti si sono trasformati in difensori della pace. Esseri umani dominati dall’odio, diventano capaci di perdonare. Egoisti pofondi intraprendono le imprese più generose e prive di guadagno. Non ha importanza razionalizzare il processo della rigenerazione. L’importante è che si sia prodotto. E per questo, la condizione imprescindibile, anche se insufficiente presa da sola, è l’impegno profondo della nostra volontà. Il resto proviene dalla possente energia della grazia. Non è possibile essere più precisi sulla sua dinamica. A un dato momento, irrompe nella nostra vita e la trasforma. La nuova nascita non si spiega razionalmente, la si sperimenta. E non una volta per tutte, ma ogni giorno.—I Corinzi 15:31; e 2 Corinzi 4:16

Nicodemo scopre, alla fine, l’orizzonte limitato delle sue conoscenze. Ha cercato di capire a partire dalle sua tipologia culturale, ma la creatività divina non può essere compressa in nessun sistema di credenze. L’errore di Nicodemo, senza dubbio, non trae origine dalle fonti del suo sapere, ma dalla interpretazione che se ne dava, visto che tutto l’Antico Testamento è una continua lezione sull’incredibile iniziativa dell’amore divino.

Come per il materialista riesce difficile concepire realtà distinte dalla materia, così per il legalista è arduo comprendere che possa esistere un tipo di relazione con Dio slegata dal compimento di una norma. Nicodemo rimane perplesso.

Nel resto del dialogo, il fariseo resta sulla difensiva moltiplicando le domande che rivelano la sua confusione. “Come possono succedere queste cose?”

Queste saranno le ultime parole riferite dall’Evangelo sulla conversazione di quella notte. Da quel momento in poi, Nicodemo rimane in silenzio, per ascoltare, senza interrompere, un singolare amico che condivide confidenzialmente le sicurezza delle sue convinzioni. (Giovanni 3:9-11) “Noi parliamo di cose che sappiamo.”

Nicodemo si basa invece su tradizioni e teorie. Gesù conosce per esperienza. Il fariseo conosce la lettera, Gesù vive lo spirito. Il dottore della legge, tuttavia, cerca quella luce che popolani galilei, già da tempo, stanno propagando.

Una luce che sconvolge tutti i suoi schemi, a cominciare dalle sue concezioni messianiche. Egli aspetta un messia che domini su Israele. Dio ha previsto di estendere il suo domino sull’umanità intera. Il suo inviato sarà il re di tutti coloro che vorranno nascere per la vita eterna, in un regno d’amore senza frontiere. “Perchè Dio ama tanto il mondo che gli ha dato il suo Unico Figlio.”—Giovanni 3:16

Se Dio ama senza limiti e desidera una felicità per le sue creature, il suo obiettivo nell’inviare il Messia non può essere il giudizio, come si augurava il gruppo di Nicodemo. Secondo la profezia di Daniele 7, la missione del Messia sarebbe consistita nella liberazione d’Israele e nel giudizio delle nazioni pagane, cominciando da Roma. Una famosa descrizione del giudizio finale (…), che termina con la distruzione delle nazioni e la glorificazione di Israele. Questo giudizio sarà l’ultima conseguenza della libertà umana.

La missione del Figlio è quella di portare alla vita, ora e sempre, non quella di distruggere, piuttosto quella di dare speranza a tutti.

Poiché non desidera cittadini costretti, il suo Regno non si affermerà con la forza, ma attraverso la persuasione dell’amore. L’uomo, ferito a morte nel suo intimo, otterrà di entrare nella vita nuova dopo essere stato curato da quella ferita mortale. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, nello stesso modo il Figlio dell’Uomo deve essere innalzato, perché tutti coloro che credono in Lui abbiamo vita eterna.”—Giovanni 3:14-15; Numeri 21:4-9

Gesù finalmente risponde alla grande domanda che Nicodemo non era riuscito a formulare: “Che cosa fare per ottenere questa vita? Come nascere di nuovo?”

Separandosi da Dio, sola fonte di vita, gli esseri umani si sono condannati a morte da soli. La nostra unica possibilità di salvezza consiste nel collegare all’eternità la nostra condizione di esseri finiti. Il nostro futuro dipende dalla “comunione” o dal ‘distacco,’ entrare nella luce della vita o annegare nelle tenebre del nulla.

Nel campo sanitario, in alcuni casi a rischio, l’unica soluzione è rappresentata da un intervento chirurgico. Allo stesso modo possiamo vedere la luce mediante l’intervento del Chirurgo che viene “dall’alro.” Soluzione radicale, me accettandola avremo la salvezza. “Chi cerca la verità, viene alla luce…”—Giovanni 3:21

Con l’eco di queste parole di speranza nella mente, Nicodemo si congeda. L’impressione destata dal messaggio appena ricevuto sarà indelebile; tuttavia, la reazione all’invito contenuto in esso si farà attendere ancora molto. Alcune nascite spiriuali sono molto rapide, altre hanno sua gestazione incredibilmente lunga.

Nicodemo è il discepolo della notte, un seguace nell’ombra. Uno che avrebbe voluto esserlo, discepolo di Gesù, ma non sembrarlo. Uno che dubita non per mencanza di convinzione, ma di coraggio. L’uomo del “che cosa dirà la gente” e della prudenza che sconfina nell’indolenza. Un individuo che può nutrire dell’-ammirazione ma che stenta a pronunciarsi, correndo il rischio finale di non separarsi dalla categoria dei tiepidi, i quali, secondo la metafora biblica, saranno vomitati dalla bocca di Dio.—Apocalisse 3:14-22

Nicodemo ha paura di compromettersi, sapendo bene quanto sia difficile remare contro corrente. Desidera si di cambiare, ma non arriva a infrangere il guscio fossilizzato del suo io.

Avrebbe potuto essere da quella notte, un uomo nuovo al servizio dell’Evangelo, si contenterà di rimanere un giurista al servicio di vecchie concezioni legaliste.

Solo tre anni più Tardi, quando l’alto clero deciderà di farla finita, una volta per tutte con il rivoluzionario predicatore, Nicodemo, finalmente, si arrischierà a prendere le difese di Gesù.—Giovanni 7:40-52

Ma quando questo discepolo dell’ultima ora si deciderà a prendere pubblicamente posizione a favore di Gesù, questi sarà già stato messo a morte.—Giovanni 19:38-42

Aprendosi uno spiraglio tra le ombre, nell’oriz-zonte incerto della sua vita, la luce ricevuta durante il coloquio segreto illuminerà la croce del Calvario e gli ricorderà l’engmatico riferimento al palo, innalzato tra la terra e i cielo, per la slvezza del genere umano. Spinto da questa ispirazione si pronunerà a favore del crocifisso proprio nel momento in cui i suoi discepoli fuggiranno sconfitti e increduli.

Sfidando colleghi e capi, che sempre aveva temuto, chiederà loro il permesso di predersi cura del corpo di Gesù e, ultimo omaggio a chi aveva seguito sempre da lontano, cospargerà di unguento e profumi quelle ferite che la sua stessa codardia aveva contribuito ad aprire.

Paradossalmente, solo da quel momento comin-cerà a rinascere a questa nuova realtà nella quale con tanta fatica aveva creduto.

Ettori Girardi


CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Novembre-Dicembre 2010

“Fratelli Miei, Non Siate Molti Maestri”
—Gia. 3:1

COLORO CHE HANNO ricevuto lo Spirito del Signore, hanno la pace, la gioia e l’armonia nel loro cuore, qualità derivanti dall’ aver il Signore che agisce in essi e che ricevono perché credono nel Signore Gesù e l’accettano come l’Unto. Questa unzione, pertanto, costituisce una prova per loro, ed una prova per gli altri, dimostrando che sono membri del corpo di Cristo. Coloro che non hanno questa pace e questa gioia nel loro cuore, sono ripieni di malizia, d’opposizione, di odio, di liti e di contese, poiché sono privi della prova della loro unzione: la dolcezza che accompagna lo Spirito del Signore. E vero che non siamo tutti gli stessi e che la dolcezza non può manifestarsi in tutte le forme esteriori nella stessa rapidità negli uni come negli altri. Ma tale dolcezza deve manifestarsi ben presto nei fedeli Cristiani quale prova che sono stati con Gesù; che sono stati istruiti da Lui ed hanno ricevuto il Suo Spirito: onde gli altri non tardino di costatare queste prove della loro consacrazione, nella vita giornaliera.

Noi notiamo che nulla, nelle Scritture, si oppone, in senso generale, che la Parola di Gesù comporti la necessità d’avere degl’istruttori i quali conoscano il pensiero del Signore dalle Scritture. Tuttavia, non pensiamo che Iddio dipenda da coloro che insegnano e non possa istruire ed edificare i membri della Nuova Creazione in qualche altro modo. La Sua Parola afferma che è il metodo di Dio per istruire, elevare la Chiesa, il Corpo di Cristo, affinché non s’instauri lo scisma in esso, ma che ciascun membro abbia attrazione verso l’altro, aiutandosi scambievolmente nel lavoro per il raggiungimento della méta suprema.

Noi abbiamo già considerato il fatto che gl’istrut-tori non sono reputati infallibili e le loro parole devono essere pesate e misurate, per regolamento divino, stabilito sulla Parola del Signore, degli Apostoli e dei santi Profeti delle passate dispensazioni, i quali si sono espressi con la parola e gli scritti, per nostra istruzione, spinti dallo Spirito Santo; anche per avvertirci che siamo pervenuti alla fine dei tempi. A tal riguardo, attiriamo l’attenzione su queste parole dell’Apostolo: “Colui che viene ammaestrato nella Parola, faccia parte di tutti suoi beni a chi l’ammaestra.”—Galati 6:6-

“COLUI CHE E INSEGNATO” È “COLUI CHE INSEGNA”

Questa citazione Scritturale, in armonia con tutte le altre, indica essere accetto al Signore che i suoi figliuoli s’istruiscono gli uni con gli altri e i più umili del gregge pensino da se stessi e sviluppino una fede individuale ed un carattere individuale. Come questo soggetto importante è poco consciuto da coloro che si fregiano del nome di Cristo! Le Scritture riconoscono degli’istruttori e degli allievi, ma degli allievi che si sentono liberi da far conoscere ai loro istruttori ogni soggetto che perviene alla loro conoscenza e, nel discuterlo, non assumono il posto loro, ma quello di studenti intelligenti che parlano ad altri studenti più avanzati nello studio. Essi non devono essere delle macchine, né aver timore di parlare, ma, con delle questoni, devono attirare l’attenzione su quanto loro sembra una falsa applicazione delle Scritture, facendo la loro parte, nel conservare la purezza nel corpo di Cristo e nei Suoi insegnamenti. Essi devono essere anche dei critici, senza farsi scoraggiate da coloro che li sconsigliassero a criticare i loro istruttori o porre in dubbio le loro esposizioni, ma, al contrario, presentando le loro comunicazioni, e critiche.

Intanto, non dobbiam nemmeno supporre che il Signore intenderebbe incoraggiare uno spirito critico esagerato o combattivo, disposto a censurare. Un tale spirito è contrario allo Spirito Santo ed è pericoloso: poiché chiunque ha uno spirito di contraddizione e fa delle ipotesi, e supposizioni, al solo scopo di confondere l’aversario, nuoce a se stesso ed agli altri. L’onestà, nella Verità, è una condizione essenziale per progredire in essa. Opporsi a ciò che qualcuno crede essere la Verità, o sostenere, anche temporaneamente, qualcuno che è errore “per ridere” o per altre ragioni, offende Iddio e conduce ad una giusta retribuzione. Quanti hanno intrapreso di ascoltare quanto si può obiettare contro una posizione che essi credevano (sino a quel momento) essere la Verità ed in seguito sono stati imbrogliati soggiocati ed accecati nel perseguire questa corsa! Dopo Iddio, La Verità è il bene più prezioso del mondo e non si può, né devesi scherzare con essa. Colui che è negligente su tal soggetto porta pregiudizio a se stesso.—Compulsare 2 Tes. 2:10-11

E utile porre in risaltoche il termine “comunicare” e impiegato in vasto senso, e comprendere non solo una comunicazione nei riguardi di sentimenti, pensiere, ecc..ma deve essere compreso anche nel senso che chi riceve degli insegnamenti ed in tal modo usufruisce di un certo benessere spirituale, e lieto di contribuire, in qualche maniera, al mantenimento di coloro che insegnano, dando ai fratelli, alla verita, una parte del frutto del suo lavoro e dei suoi talenti.

Questa e la versa essenza della santa disposizione della Nuova Creazione. Percio, nell’esperienza Cristiana, si apprenda, dal principio, il significato delle parole del Maestro, il quale disse: “C’e maggior felicita nel dare che nel ricevere.” Atti 20:35, e, cosi, coloro che hanno ricevuto il Suo Spirito, sono felici di donare delle cose terrene al servizio della verita. In proporzione, essi recevono delle grazie spirituali che allieteranno i loro cuori onesti e buoni.



Associazione Studenti Biblici Aurora