AURORA
Gennaio-Febbraio 2010

Contenuto Di Questo Numero

  1. L’Alba Del Nuovo Anno
  2. La Grande Tribolazione
  3. Vita E Dottrina In Cristo (continuazione Dell’Articolo Novembre-Dicembre 2009)
  4. La Fede
  5. La Gloria Di Dio
  6. Il Timore Dell-Eterno

L’Alba Del Nuovo Anno

SPUNTA L’ALBA DEL nuovo anno! Per coloro che ignorano il glorioso “Piano delle Età,” esso si presenta sotto incerte prospettive, a causa delle critiche condizioni in cui vivono quasi tutte le nazioni del mondo, condizioni che i rispettivi governi non sono in grado di migliorare.

Nel corso del 2009, sono state tenute numerose conferenze, per discutere e risolvere i problmi di vitale importanza, per i quali l’opinione pubblica mondiale, vive ore di perplessità, ma poco o niente di positivo è stato realizzato, perchè l’egoismo controlla saldamente le menti ed i cuori di coloro che detengono le redini della politica mondiale.

Noi sappiamo, ed andiamo sempre più convincendoci, che l’unica soluzione ai numerosi dilemmi, che attanagliano lo spirito del mondo in questo inizio del nuovo anno, può scaturire solo dalla instaurazione dell’atteso Regno del Messia, Cristo Gesù. Sotto questo punto di vista, siamo immensamente grati all’Eterno che ci concede anche quest’anno il privilegio di far conoscere a quanti possiamo avvicinare, la buona notizia del Regno. Veramente non troviamo parole adatte per esprimere tutta la nostra gratitudine al Padre celeste, per averci chiamati a tale ministerio e per avere inculcato nei cuori nostri l’amore per la verità. Siamo confidenti che Egli guiderà ancora i nostri passi lungo “i sentieri di giustizia” nella predicazione dell’Evangelo del Regno di Cristo.

Come figliuoli di Dio e seguaci delle orme del Maestro, possiamo prefigurarci il nuovo anno, ricco di nuovi ed abbondanti opportunità e-confidenti che Egli fortificherà vieppiù la nostra fede, concedendoci forza spirituale e pazienza.

Possiamo, quindi, con un senso di rinnovata fiducia, guardare il futuro ed apprestarci a superare tutte le prove che incontreremo lungo il cammino della nostra vita. La nostra fede in Cristo ci guiderà in ogni evenienza fino al tempo in cui si realizzeranno le Sue promesse.

La verità continua ad essere propagata anche nelle più lontane parti della terra e ne siamo lieti. Quale ricca benedizione il Signore concede al suo popolo, scegliendo da essso i suoi ambasciatori, in questi giorni di grandi adempimenti profetici e della fine dell’età. Egli infonde, nei cuori e nelle menti di costoro, il suo Spirito, e li rende idonei per il ministerio ed a prodigarsi onde le benedizioni della presente verità siano estese a tutti!

E’ solo da pochi giorni che la Cristianità nominale di tutto il mondo ha commmemorato la nascita di Gesù, nostro Salvatore; ma solo un esiguo numero di persone ha ricordato che la Sua nascita rappresentò la prova più grande dell’amore di Dio verso le sue umane creature, per la cui redenzione Egli votò al sacrificio il Suo unigenito Figliuolo. L’apostolo Paolo, parlando di Gesù, lo definisce “l’ineffabile dono” 2 Corinzi 9:15 e Giovanni 3:16, afferma che “Iddio ha dato il suo Figliuolo unigenito, affinchè chiunque creda in Lui, non perisca, ma abbia vita eterna.” Voglia, dunque, l’amore divino sostenerci, lungo il corso di questo nuovo anno, affinchè possiamo dedicare la nostra vita al servizio dell’umanità. Ed il servizio migliore, che possiamo offrire, consiste, principalmente, nella presentazione del glorioso. Piano di salvezza, che sarà realizzato durante il Regno di Cristo, prossimo ad essere stabilito sulla terra.

Possa il 2010 essere un anno di rinnovato zelo, di fervore di opere, di attività propagazione dell’Evan- gelo ai popoli di tutto il mondo, i quali sono pervasi di paura e di angoscia. In questo clima di generale smarrimento, il solo messagio della “presente verità avrà la forza di infondere una speranza nuova nei cuori degli uomini che, finalmente, in un domani ormai vicinissimo, si schiuderanno al raggio dell’amore divino. Allora comprenderanno che Iddio non permetterà che l’umanità distrugga se stessa, perchè il Regno di Cristo, da lungo tempo promesso, prenderà tra breve il controllo degli affari del mondo, apportando pace, salute e vita.

Testimoniamo, nel corso di guesto nuovo anno, con rinnovato vigore, che la sola ed unica speranza di vita futura per l’umanità, si identifica nella risurrezione dei morti, “giusti ed ingiusti,” affinchè possano gioire delle ricche benedizioni del regno messianico.

La buona novella, l’ “Evangelo del Regno,” è sublime! L’apostolo Paolo scrisse: “Io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo … salvezza d’ogni credente.” (Romani 1:16) Anche noi come Paolo, oltre a non vergognarci dell’Evangelo, siamo lieti di annunziarlo, ovunque, con spirito di amore e di dedizione. E, quando l’amore guida la testimonianza della verità, questa conquista più facilmente i cuori dei popoli, rendendoli partecipi delle benedizioni del Regno.

Rammentiamoci reciprocamente, nelle preghiere che presentiamo davanti al trono della Grazia, affinchè cosi sia! Quando uno dei suoi discepoli disse a Gesù: Signore; insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Ed egli disse loro: “Quando pregate dite: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà sulla terra come nel cielo.”—Luca 11:1-2




La Grande Tribolazione

“In quel tempo sorgerà Micaël, il gran capo, il difensore dei figliuoli del tuo popolo; e sarà un tempo d’angoscia, quale non se n’ebbe mai da quando esistono nazioni fino a ell’epoca.”
—Daniele 12:1

MICHËL È UN NOME che la Scrittura attribuisce a Gesù nella sua esistenza preumana e spirituale, sopratutto in relazione alla particolare missione da Lui svolta in favore del popolo eletto, in ogni tempo.

L’apostolo Paolo, con un linguaggio altamente simbolico, descrisse profeticamente il ritorno di Gesù in questi termini: “Il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con tromba di Dio, scenderà dal cielo e i morti in Cristo risusciteranno i primi.” (I Tessalonicesi 4:16) L’Apostolo presenta Gesù al tempo della sua seconda parusia nella funzione di “arcangelo,” ossia di Capo degli Angeli, funzione questa che è propria di Michaël. Ne parla, altresi, Giuda al versetto 9 della sua Epistola in cui attribuisce ugualmente a Micaël l’autorità di “arcangelo.”

Secondo il profeta Daniele, alla apparizione di Micaël, farà seguito il “risveglio” di “coloro che dormono nella polvere della terra,” espressione tipica questa, con la quale i profeti d’Israele, usano identificare la risurrezione dei morti. Anche Paolo descrive i due avvenimenti nello stesso ordine di tempo, allorchè indica l’apparizione di Gesù con voce d’arcangelo’ e l’evento straordinario della risurrezione.

L’armonia esistente, fra la profezia di Daniele e quella di Paolo, sugli avvenimenti susseguenti il ritorno di Cristo, constituisce una prova evidente che l’opera di Micaël ed il conseguente periodo di tribolazione si riferiscono all’opera di Cristo, al tempo della sua seconda venuta. E, per quanto il profeta Daniele non comprese chiaramente il significato della sua prefezia, questa gli fù, senza dubbio, di grande conforto nel senso che, oltre il tempo di tribbolazione e di angoscia, riservato al suo popolo ed a tutta l’umanità, egli vedeva brillare l’aurora della vita, ossia la risurrezione nazionale d’Israele, ad opera di Micaël.

Sebbene la combinazione degli eventi relativi alla venuta di Micaèl, al tempo di angoscia ed alla risurrezione di tutti coloro i cui nomi “saranno trovati scritti nel libro” e di “molti fra coloro che dormono nella polvere della terra, possa sembrare, a prima vista, un po’ strana, essa è in perfetta armonia con la testimonianza di tutte le altre profezie, concernenti il ritorno di Cristo, le quali preannunziano ugualmente tribolazione ed angoscia, risurrezione dei morti ed instaurazione del Regno di pace e di giustizia. In particolare, tale tempo di angoscia, che caratteriza la fine dell’età, ossia il nostro tempo, è reso ancora più espressivo dalle Scritture, con varie immagini simboliche, quali: tempeste, fuoco, terremoti ed altri cataclismi e fenomeni della natura.

L’EGOISMO UMANO

Questo tempo di angoscia, preannunziato da Daniele e da tutti gli altri profeti, è dovuto in parte, all’egoismo ed alla brutalità umana e, in parte, della potente autorità, da parte di Micaël. Esso, inoltre, è denso di grandi avvenimenti profetici ed ha una caratteristica particolare, che lal profezia pone in evidenza, con queste parole: “… or tu, Daniele, serra queste parole e suggella questo libro fino al tempo della fine; allora molti andranno attorno (letteralmente: “viaggeranno quà e là”) e la conoscenza sarà accresciuta.”—Daniele 12:4

In un precedente articolo (Aurora), abbiamo accennato brevemente al modo meraviglioso, col quale tale aumento di conoscenza ed il ritorno della disperisone, si sono adempiuti ai nostri giorni. Lo sviluppo di questi eventi sono collegati col “tempo di angoscia, quale non se n’ebbe mai da quando esistono le nazioni e ne acuiscono l’intensità.

L’aumento della conoscenza ha spronato le nazioni di tutto il mondo ad elevare il proprio tenore di vita, al pari di quelle più progredite, mentre ovunque, le varie classi o categorie sociali rappresentanti le due grandi forze in antagonismo del capitale e del lavoro, reclamano i loro diritti alla vita, pronti a conquistarli anche con la forza.

Anche le grandi scoperte scientifiche del nostro tempo, scaturite dall’accrescimento di conoscenza profetizzata, hanno sensibilmente accorciate le distanze, che separano tra loro le nazioni più lontane della terra, in virtù di rapidissimi mezzi di comunicazione e di trasporto o ponendole sotto il raggio distruttivo di potentissimi ordigni, quali i missili balistici intercontinentali, con cariche di esploviso atomico. Questi ultimi, anzi, hanno reso pressochè inutili i dispensiodi e talvolta complicati spostamenti di intere armate, da un punto all’altro del globo.

Inoltre, la possibilità di viaggiare alla velocità di centinaia di chilometri l’ora, se, da una parte, è di grande utilità, per lo sviluppo dei rapporti sociali, dall’altra, ha fatto si che i rapidi mezzi di comunicazioni aeree, navali e terrestri, messi a disposizione di uomini egoistici e malvagi, sono stati trasformati al punto da rappresentare strumenti in grado di arrecare incalcolabili danni all’umanità. Così, se durante il corso dela prima e della seconda guerra mondiale, gli ordigni distruttivi adoperati causarono la morte di milioni di esseri umani e la devastazione di intere città e villaggi, oggi tale catastrofe sarebbe considerata minima, rispetto a quella che ci riserverebbe il futuro, nel caso che fosse pienamente impiegato l’attuale potenziale bellico delle grandi potenze.

L’ultima guerra rappresenta l’inizio del “tempo di angoscia” profetizzato da Daniele. Infatti, per il passato, singole nazioni avevano subito attacchi brutali e devastazioni, meno di proporzioni modeste e comunque limitate ai soli contendenti, senza coinvolgere quasi tutte le nazioni del mondo, come avvenne negli ultimi due conflitti mondiali. Inoltre, quelle città, che non subirono distruzioni, furono ugualmente colpite dalle dure restrizioni imposte ed afflitte moralmente dall’orrendo clima bellico, di cui ancore molti popoli conservano oggi l’ossessionante ricordo. E se ciò non bastasse, il mondo è costretto a vivere, anche oggi, sotto l’incubo di un nuovo e più terribile cataclisma. Basta ascoltare le trasmissioni radiofoniche e televisive, o scorrere le pagine di un qualsiasi quotidiano d’informazione, per rendersi conto che tutti gli atti e le deliberazioni dei vari governi sono formulate sotto l’influsso della paura e della diffidenza. Ispirandosi all’antichissimo motto “si vis pacem, para bellum” essi devolvono somme ingenti per la costruzione di sempre più perfezionati apparecchi, mezzi ed ordigni bellici.

Gesù predisse questo tempo, rispondendo ai discepoli che gli chiedevano quali sarebbero stati i segni del tempo della fine e della sua seconda venuta.

“SE QUEI GIORNI NON FOSSERO ABBREVIATI”

Pochi giorni prima che Gesù fosse crocifisso, i suoi discepoli gli chiesero: “quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?” (Matteo 23:3) In questa domanda, la parola greca tradotta per ‘venuta’ (parousia) significa ‘presenza,’ mentre l’altra ‘mondo’ (in greco ‘aionos’) significa ‘età.’ Perciò, la domanda stessa deve, esere intesa così: ‘quale sarà il segno della tua presenza e della fine della età?’

E’ particolarmente importante conoscere l’esatta traduzione di queste parole, per comprendere, non solo lo spirito della domanda degli Apostoli, ma anche la risposta di Gesù, relativa ai segni rivelatori della sua presenza. In proposito, però, il Maestro, anzichè dare ai suoi discepoli un solo segno, ne diede parecchi che, se non fossero interpretati nel loro ordine cronologico, apparirebbero un po’ confusi e talvolta anche in contraddizione l’uno con l’altro.

In realtà, il compimento degli eventi, che si riferiscono ai segni dati da Gesù, copre l’intero periodo del suo regno, che è di mille anni. Gesù inizia le sue precisazioni con l’avverbio “allora,” ma ciò non indica che l’evento descritto debba seguire immediatamente quello precedente, ma che gli avvenimenti, connesi alla sua presenza, abbracceranno una intera età, durante la quale saranno manifestati. Infatti, ai versetti 21 e 22 leggiamo: “… allora (al tempo della seconda presenza) ci sarà una grande tribolazione tale che non v’è stata l’uguale fino ad ora, nè mai più vi sarà.” E’ lecito pertanto pensare che Gesù si riferisca qui alla profezia di Daniele 12:1 circa il ‘tempo di angoscia, quale non se n’ebbe, mai da quando esistono nazioni’ perchè sono del tutto simili. E’lecito, altresi, dedurre che anche l’espressione di Daniele: ‘in quel tempo si leverà Micaël,’ si identifica ugualmente nella persona di Gesù e nella potenza ed autorità che Egli eserciterà al tempo della sua seconda presenza.

“NESSUNO SCAMPEREBBE”

Gesù predisse la tremenda tribolazione del nostro tempo, aggiungendo che “se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno scamperebbe” (versetto 22). E’significativo il fatto che la medesima affermazione ha assunto oggi, vale a dire dopo ducmila anni dalla sua promulgazione, una validità sconcertante. Infatti, uomini politici e scienziati di tutto il mondo, nell’additare il pericolo che incombe sul genere umano, a causa delle armi nucleari, ce lo confermano. In quest’occasione, essi hanno dimenticato di aver affermato, per il passato, che col progresso scientifico, la civiltà ed il benessere si sarebbe propagato in tutto il mondo; che non ci sarebbero stati più conflitti, nè guerre e che avevano definito ‘profeti di distruzione’ coloro che, attenendosi alla Parola di Dio, osavano proclamare la verità. Soltanto al nostro tempo, la veracità della Bibbia ha trovato la più solenne conferma. Essa predisse la grande tribolazione del nostro tempo ed il pericolo mortale, che incombe sull’intera umanità. Ma Gesù predisse che, se questi giorni non fossero abbreviati, nessuno scamperebbe, ma a cagion degli eletti essi sono abbreviati (24:22).

Fra gli “eletti” o ‘scelti’ di cui al versetto ora citato. Gesù, il “Micaël della profezia, è il primo e con la sua presenza spirituale, invisibile, affretta ‘il tempo di angoscia’ e lo farà terminare prima che ogni carne sia distrutta.

Il proposito divino, nel permettere questa “grande tribolazione,” sta nell’intento di distruggere i regni di questo mondo, che sono anacronistici e contrastanti, con lo spirito dei nuovi tempi del regno di Cristo. Nel Salmo 2:8-9, leggiamo questa profezia, relativa al tempo della seconda venuta di Gesù: ‘chiedimi, io ti darò le nazioni per tua eredità … tu le fiaccerai con uno scettro di ferro; tu le spezzzerai come un vaso di vasellaio.’

Gli eletti, associati con Gesù, regnerano con Lui, durante i mille anni del suo regno. Essi sono coloro che, durante l’età dello Evangelo, hanno dato prova di essere degni dell’alta posizione, perchè hanno sofferto e sono morti con Lui e per Lui (2º Timoteo 2:11-12). Gesù formulò nei loro riguardi questa meravigliosa promessa: “E a chi vince c’perseverà nelle mie opere sino alla fine io darò podestà sulle nazioni ed egli le reggerà con una verga di ferro, frantumandole come vasi d’argilla; come anch’io ho ricevuto podestà dal Padrè mio.”—Apocalisse 2:26-28

Da queste profezie, risualta chiaramente che Gesù ed i suoi fedeli seguaci dell’età del Vangelo, risvegliati conduttori spirituali della nuova età, sono attualmente strumenti di distruzione dei regni di questo mondo. E’ bene precisare, tuttavia, che nei disesgni divini, non è prevista la distruzione del genere umano, perchè Egli ha creato la terra, non perchè rimanga vuota e deserta, ma perchè sia popolata. Così l’ “Eletto” e glorificato Gesù, e con Lui coloro che sono trovati degni di condividere la sua autorità e la sua potenza, interverranno in tempo negli affari del mondo, per prevenidre la distruzione totale alla quale l’egoismo umano condurrebbe la terra.—Isia 45:1

Luca, nel riportare la profezia di Gesù circa il tempo della sua seconda venùta e la fine dell’età, scrive che in quel tempo vi sarà “angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde, gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo.” (Luca 21:25-26) Quanto ciò sia vero lo rileviamo, guardando le condizioni attuali del mondo. Non c’è da stupirsi che i cuori dei popoli, oggidì, sono pervasi dalla paura, poichè essi ignorano le promesse di Gesù in favore degli “ELETTI DI DIO,” per amore dei quali Egli interverrà in tempo per frenare le incontrollate passioni umane, evitando così la tragedia finale! Questa situazione è divenuta, oggi, il vero incubo per tutti coloro che ignorano il proponimento di Dio, per quanto, anche se lo conoscessero, non vi presterebbero fede.

“COME LE DOGLIE”

L’apostolo Paolo, nella profezia, riguardante il tempo della seconda venuta di Cristo, definisce tale tempo “il giorno del Signore,” giorno in cui l’Eterno interverrà nelle faccende umane per stabilire il suo Regno, da lungo tempo promesso. L’Apostolo descrive tale “giorno” di distruzione con le seguenti parole:” … il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: Pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa ruina verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno affato. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, si che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro.”—1º Tessalonicesi 5:2-4

Questa profezia conferma quanto abbiamo esposto e cioè che il mondo non ha atteso la venuta del tempo di “tribolazione,” ma ha insistito nel credere ed affermare che, dalla conoscenza tecnologica e dal progresso scientifico d’oggi, possiamo attenderci ‘pace e sicurezza.’ Paolo raffigura tale distruzione alle doglie del parto di una donna, le quali, come ognuno sa, sono formate da spasimi intercalati da brevi sollievi. La prima e la seconda guerra mondiale e le due grandi crisi economiche-sociali che le seguirono, costituiscono altrettanti spasimi, o doglie. Il mondo teme il sopraggiungere del prossimo spasimo, nella previsione della sua alta potenzialità distruttiva, ma gli eletti non nutrono timori di sorta, in quanto il glorificato Gesù ha preso saldamente nelle sue mani la situazione del mondo e, a tempo debito, interverrà direttamente negli affari umani, fermando la mania distruggitrice dell’uomo. Allora le nazioni, umiliate e confuse, per la loro follìa, si rivolgeranno al Signore, per ricevere da Lui aiuto e salvezza.

Il riconoscimento della onnipotenza divina costituirà il requisito necessario per ottenere la pace e la vita. Allora, il Signore dirà alle Nazioni: “fermatevi e riconoscete che io sono Dio, io sarò esaltato fra le nazioni, sarò esaltato sulla terra.”—Salmo 46:10

Quando Iddio sarà glorificato sulla terra, per mezzo del Regno di Cristo, allora pioveranno sul popolo quelle ricche benedizioni di pace, di gioia e di vita, che i profeti hanno descritto eloquentemente, nei libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Allora, potremo essere certi che la presenza di Micaël avrà resa effetiva la nostra letizia, anche se, a prima vista, il mondo sara afflitto da innumerevoli dolori. L’apostolo Pietro ci descrisse tale tempo, con queste mirabili parole: “ravvedetevi e convertitevi, onde i vostri peccati sieno cancellati, affinchè venganno, dalla presenza del Signore, dei tempi di rifrigerio e che Egli vi mandi il Cristo che vi è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò, per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio.”—Atti 3:19-21



CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Novembre-Dicembre 2009

Vita E Dottrina In Cristo

IL PADRE FU sempre in una identifica disposizione amorevole per il Figliuolo, e non permise che questi fosse provato al di là dei suo limiti di sopportazione e lasciato solo nelle dure prove. Anzi lo guidò sempre con la luce della sua protezione e del suo compiacimento (Giovanni 11:42; Matt. 3:17) eccetto quando, per il nostro insegnamento, consenti che per alcuni istanti credesse di essere stato dimenticato, allorchè nell’agonia struggente che angosciava la sua anima, gridò: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”

Soffermiamoci sull’amore manifestatosi nell’unità del Padre e del Figliuolo, e che abbiamo visto operante in ogni atto dell’opera divina. Fu un amore reciproco dal quale scaturi, con gioia, una reciproca confidanza e trovò gloria nell’esprimere il proposito di rendere identici i sentimenti ed i pensieri dell’uno e dell’altro, tanto da rendere strettissima e benedetta la loro relazione. Mai il Padre trattò il Figliuolo come un servo, ma si compiacque di riporre in lui la sua piena fiducia nei limiti dettati dalla sua sapienza e dalla sua prudenza: e ciò fino a quando la verità divina divenne per lui, cibo al proprio tempo. A sua volta, il Figliuolo non servì il Padre con spirito mercenario, ma come un figlio che abbia comuni interessi. Infatti il Padre affermò: “Questo è il mio diletto Figliuolo,” e questi disse: ‘Io, mi diletto nel fare la tua volontà, o Dio.’

Quale benedetta unione! Essa fu una relazione nella gioia e nella sofferenza: di gioia, per la comune anticipazione della gloria futura; di sofferenza, per la reciproca partecipazione alle prove crudeli, premesse necessarie per il raggiungimento di quel fine. Il Figliuolo soffrì una severa umiliazione e pati un’altroce agonia e il Padre soffri nell’offerta del suo unigenito Figliuolo. Una sofferenza intensa che solo l’amore puro dei genitori può concepire ed apprezzare degnamente.

Vi fu pure una comprensibile unità nel possesso, chiaramente espressa da nostro Signore con le parole: “Tutte le cose che il Padre ha son mie.” (Giov. 16:15) E l’apostolo disse che il Padre ha costituito il Figliuolo ‘erede d’ogni cosa’ e che Iddio ha posto a sedere il Figliuolo alla Sua destra nei luoghi celesti; al di sopra di ogni principato, podestà, potenza e signoria ed ogni nome che si nomina non solo in questo secolo, ma ancora nel secolo a venire.’—Ebrei 1:1-2; Efesi 1:20-21

Infine notiamo l’unita negli onori, per la quale sembra che l’uno si rifletta nell’altro. Il Padre dice: “Acciocchè tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre.” (Giovanni 5:23) Iddio ha fatto del Figliuolo lo spendore della sua gloria e l’espressa immagine della Sua persona; l’ha esaltato alla sua propria destra nella più alta posizione di potenza nel. Suo regno, dandogli ogni podestà in cielo e in terra.—Ebrei 1:2-3; Matt. 28:18

Nell’opera di creazione, Iddio lo innalzò all’alta gloria e preminenza dicendo: “Senza la Parola (il Figliuolo) nessuna cosa fatta è stata fatta. (Giov. 1:2) Nell’opera di redenzione e restituzione ha reso la sua posizione così preminente che il suo nome, quale centro di ogni invocazione, ha quasi pareggiato la gloria del Padre stesso, ossia di . Colui che è sensibilmente superiore al Figliuolo (I Corinti 15:27) ed al quale appartiene la gloria, poichè il Figliuolo stesso dichiarò: “Mio Padre è maggiore di me.” (Giov. 5:30) ‘Il Padre che dimora in me è quel che fa le opere.’—Giovanni 14:10

L’identica ansietà con cui l Figliuolo vuol corrispondere alla gloria del Padre appare notevolmente quando, presentendo l’approssimarsi dell’ora terribile dell’agonia mortale, esclamò: “Ora è turbata l’anima mia, e che dirò? Padre, salvami di quest’ora; ma per questo son io venuto in quest’ora. Padre glorifica il tuo nome,” anche a questo duro prezzo che mi accingo a pagare. (Giov. 12:27-28) E di nuovo; ‘Padre, l’ora è venuta, glorifica il tuo Figliuolo, acciocchè altresi il Figliuolo glorifichi te.’ (Giovanni 17:1) E quando la grande opera di redenzione e restituzione è compiuta, lo vediamo rimettere il Regno nelle mani del Padre, assoggettandosi al divino ordine affinchè Jehovah stesso sia universalmente riconosciuto supremo in tutto e per tutto. (I Corinti 15:28) E, come lui, anche noi possiamo con certezza confidare che il Suo proposito per le età a venire servirà a dar maggiore risalto agli aspetti del suo carattere glorioso, alla Sua giustizia, onniscienza, onnipotenza ed amore!

Gloriosa unita! Eppure la meraviglia e la gioia si moltiplicano quando apprendiamo che sarà anche nostro privilegio il partecipare alla stessa unità, insieme con Dio. Che?—ci chiediamo—la medesima unità fin qui descritta? Si, indubbiamente è nostro privilegio entrare in così santa relazione. A questo fine tendono le preziose e grandissime promesse, poichè sarà nostro l’onore di realizzare la stessa unità con Dio: unità di propositi, confidenza, simpatia, amore, onore e possesso.

Lo stesso piano divino ci è presentato per nostra adozione, essendo noi invitati a divenire cooperatori con Dio affinchè esso sia portato a compimento. (2 Cor. 6:1) Nel far ciò siamo ritenuti membri del corpo di Cristo onde completare, di tal corpo, la misura della sofferenze necessarie all’adempimento del piano stesso. Anche su noi l buon Padre Celeste manifesta la sua confidanza per la lealtà verso. Lui, riposta nei nostri cuori e per la nostra sincera consacrazione, quant’anche Egli riconosca le nostre debolezze. Ad onta di ciò, la Sua confidanza sulla nostra sincerità ed integrità di cuore è così grande da accettarci come suoi Figliuoli ed eredi sulla base della nostra professione di fede e di consacrazione, sostituendo le nostre mancanze e debolezze con i meriti, sufficienti per tutti, del nostro Redentore. E non solo ciò, ma come suoi Figliuoli onorati ed amati. Egli ci fa conoscere anche i Suoi segreti consigli che altri, invece, non possono apprendere, Matteo 13:11, invitandoci a fidare e parlare liberamente con Lui per tutto ciò che ci riguarda, e con la piena certezza ch’Egli si interesserà anche delle nostre faccende, siano le più piccole. (Salmo 102:13) Allora Egli ci affida una parte della Sua immensa opera, concedendoci dei talenti o una porzione del Suoi averi onde amministrarli per Lui, secondo il nostro buon giudizio e per produrre risultati profittevoli. Ma nel far ciò Egli non ci indica le norme minute per l’attività da svolgere, come si farebbe a dei servi mercenari, ma solo i principii generali che devono governare il nostro lavoro. Così, ad esempio, egli nell’affidarci il suo piano ci traccia una certa guida. Ad esempio: non gettate le vostre perle dinanzi ai porci; siate prudenti come il serpente e sinceri come la colomba; date il cibo al proprio tempo; fate bene a tutti, per quanto ci sia possibile, ma primieramente alla famiglia della fede; osservate i tempi e le stagioni e la natura del lavoro da svolgere in essi: seminare alla primavera e raccogliere nell’estate, ecc. Ecc. Così, con norme generali ci spinge al lavoro, non come una macchina che renda il suo servizio con monotonia, ma come esseri intelligenti, che sappiano usare, insieme con il cervello, le mani ed i piedi. Per questi motivi egli ci consiglia di studiarci onde presentarci noi stessi approvati, esseri senzienti e riflessivi e non “senza comprendimento come cavalli o muli, la cui bocca deve essere controllata dalla briglia.”—Salmi 32:9

Noi siamo anche assicurati dello stesso amore che il Padre Celeste nutre per il nostro Signore Gesù. Forse l’affermazione parrà audace, ma pure diamo ascolto alla preghiera del Signore: “Io prego per loro acciocchè siano una stessa cosa … acciocchè il mondo conosca che tu li hai mandati … amali per come hai amato me. (Giovanni 17:20-23) Meravigliati, noi domandiamo a noi stessi: ‘Come può essere ciò? Il nostro Signore Gesù fu sempre in un’armonia perfetta con il Padre; egli fu un figliuolo che portò con gloria il riflesso dell’immagine divina: ma ciò non esiste in noi: eravamo peccatori e non v’era alcun merito in noi per essere amati. E’ vero, però, che siamo stati lavati e nettati, e per quanto imperfetti possano essere i nostri vasi terrestri, i nostri cuori possono apparire perfetti al Suo occhio.

In tal modo non solo ci è rivelato l’amore del Padre, ma ci è addiruttura manifestato. E per tal ragione noi siamo chiamati ad essere coeredi con il Suo Figliuolo, partecipi della sua gloria: poichè come tutte le cose sono sue, così è scritto che saranno altresi nostre.—Romani 8:17; I Cor. 3:21-23

Tale, dunque, è l’unità fra il Padre Celeste ed i Suoi uniti figliunoli ed è di gran gioia notare l’unità tra Gesù Cristo ed i Suoi uniti fratelli. Il Signore Gesù non tenta e non vuole serbare tutta la gloria solo per Sè stesso, ma nel contemplare ammirando i loro sforzi dice: “Essi sono miei ed io sono in essi glorificato.” (Giovanni 17:9-10) Perciò prega che siano uniti con Lui nell’amore del Padre, anche per condividere la gloria che il Padre gli ha dato sin dalla fondazione del mondo: la sua gloria e la sua potenza creativa che, insieme con tutte le altre cose, provano l’infinito amore del Padre per Lui.—Giovanni 17:22-24

Così tutta la famiglia divina e legata in un’unità di amore, di confidanza, di simpatia, di armonia e di comune interesse: e l’onore e la gloria di uno è l’omore e la gloria di tutti. La preghiera del Maestro abbonda nel chiedere unità. Si noti l’espressione contenuta nel versetto 21: “Acciocchè tutti siano una stessa cosa come tu, o Padre, sei in me ed io in te, acciocchè altresi siano una stessa cosa con noi” (significando che le disposizioni, i propositi ed i fini sono identici ed unici in tutti loro.) Perciò Egli desidera vederci adottati nello stesso spirito del Padre ed impegnare tutto il nostro tempo, energie, zelo e fedeltà per compiere la Sua volontà.




La Fede

“… Siaavi fatto secondo la vostra fede.”—Matteo 9:29

PIÙ APPROFONDIAMO IL soggetto della fede, più siamo convinti che essa non solo è indispensabile, ma addirittura preziosissima.

Senza la fede non potremmo essere accettevoli a Dio, nè avvicinarci a Lui, dimorare nel Suo amore, essere, direttamente oggetto delle Sue benedizioni e della Sua misericordia.

La fede testifica, se siamo o meno figliuoli di Dio, generati di spirito, Suoi eredi e coeredi di Cristo, nostro Signore.

Se camminassimo per visione, anzichè per fede non potremmo seguire le orme del nostro Maestro, nè essere Suoi discepoli; non potremmo considerare e valutare giustamente l’opposizione del mondo, della carne e del Diavolo, le quali ci sembrerebbero perniciose, anche se, in realtà, si risolvono indirettamente in una benedizione, in quanto per esse la nostra fede si fortifica.

La fede, infine, conduce alla gloria del Regno di Cristo, alle Sue benedizioni ed ai suoi privilegi, ed il Suo esercizio contribuisce alla nostra formazione spirituale, sotto la guida e la scuola di Cristo.




La Gloria Di Dio

“Perche l’Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre, è quel che risplendè nei nostri cuori affinchè noi facessimo brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo. Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinchè l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi.”
—2 Corinzi 4:6-7

ABBIAMO SCELTO PER LA nostra meditazione uno dei soggetti principali della rivelazione divina: la gloria di Dio. Tratteremo brevemente due aspetti di questo soggetto: quello delle opere e quello dei procedimenti di Dio, come sono manifestati in Gesù Cristo. Nessuno salvo il Figlio di Dio, Cristo Gesù, può rivelare la gloria del Padre, la “luce della conoscenza della gloria di Dio.”

L’uso comune della parola gloria le ha tolto molto del suo valore reale, per quel che concerne la gloria attribuita al nostro potente Creatore ed al nostro amato Redentore, il “Re dei re e Signor dei signori.” (Apocalisse 19:16) Essa è qualche cosa di più che uno spendido attributo, una specie di simbolica insegna d’autorità. Certamente la gloria include anche simili cose, come ad esempio le splendide vesti del sommo sacerdote d’Israele. In un senso ristretto, tale gloria rappresentava per il popolo d’Israele l’apparenza di Dio.

Possiamo definire la gloria di Dio, quella parte più augusta della natura di Dio, insieme alle caratteristiche di tutti i Suoi attributi, secondo la loro indivisa e rivelata pienezza. Essa non è semplicemente un attributo di Dio o un aspetto della sua rivelazione, ma la parte migliore di ogni caratteristica della sua pienezza e perfezione. E’ la pienezza di Dio, promessa e riservata a coloro che si rivolgono a Lui, come dice l’evangelo secondo Giovanni: “Noi abbiam contemplata la sua gloria,” (di Gesù) che riflette la gloria del Padre ‘piena di grazia e di verità … Infatti, è dalla sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia.’ In che modo? Per mezzo di Gesù Cristo.—Giovanni 1:14,16

A volte ci riferiamo alla gloria di Dio, al Suo magnifico carattere ed alla Sua splendida personalità, espressi dalla Sua misericordia, bontà ed amore, pietà e fedeltà. “L’Eterno! L’Iddio misericordioso e pietoso, lento, all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione ed il peccato.” (Esodo 34:6,7) ‘La via di Dio è pefetta.’—Salmo 18:30

Questi sono i due grandi aspetti della gloria di Dio, rivelati dalle Scritture. La Sua opera creativa dimostra all’uomo ed agli angeli la Sua sapienza e la Sua potenza. Ma le vie di Dio sono tenute segrete, eccetto quando Egli stesso decide di rivelarle. Gesù disse: “Niuno conosce appieno il Figliuolo, se non il Padre; e niuno conosce appieno il Padre, se non il Figliuolo, e colui al quale il Figliuolo avrà voluto rivelarlo.”—Matteo 11:27

Le parole dell’apostolo: “Perchè l’Iddio che disse: splenda la luce,” ci richiamano alla mente il capitolo primo della Genesi: ‘Dio disse: Sia la luce! E la luce fu.’ Lo Spirito di Dio ‘aleggiava sulla superficie delle acque,’ ossia l’attenzione e l’interesse di Dio operavano per creare il pianeta che doveva servire da dimora all’uomo ancora da creare.

“Dio separò la luce dalle tenebre,” ed in seguito tutto il rimanente della creazione venne formato. Tutti conosciamo l’ordine della creazione, l’opera di Dio nei diversi giorni (epoche): la luce, il firmamento, la creazione della vegetazione di erbe, alberi; quella del sole, della luna e le stelle; indi creature che hanno vita, i pesci, gli uccelli e gli altri animali. Finalmente Iddio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza.’

In tutta la creazione di Dio, sia nei cieli che sulla terra, le Sue opere sono manifeste. Tutti gli uomini, ovunque si trovino, possono contemplare il creato ed essere attratti da tale osservazione per venerare ed adorare il loro Creatore, cui culto e lode sono dovuti Davide espresse ciò chiaramente: “Avanti che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra ed il mondo, anzi, ab eterno in eterno, tu sei Dio.” (Salmo 90:2) Ed ancora: “Anima mia, benedici l’Eterno! O Eterno, mio Dio, tu sei sommamente grande; sei vestito di splendore e di maestà.”—Salmo 104:1

Ciò che può essere apertamente conosciuto dell’opera di Dio è esposto dovunque agli occhi di tutti: “I cieli raccontano la gloria di Dio ed il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, nè parole; la loro voce non s’onde. Ma il loro suono esce fuori per tutta la terra, e i loro accenti vanno fino all’estremità del mondo. Quivi Iddio ha posto una tenda per il sole.”—Salmo 19:1-4

Il carattere e le vie di Dio sono nascoste all’uomo sino a quando Egli non desidera rivelarle. Paolo scrisse: “Quando inscrutabili sono i suoi giudizi, e incomprensibili le sue vie!” (Romani 11:33) Parlando per bocca d’Isaia, Dio disse: ‘Poichè i miei pensieri non sono i vostri pensieri, nè le vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri, più alti dei vostri pensieri.’—Isaia 55:8,9

Fu alla Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo sui discepoli radunati nella sala di sopra, che la luce della conoscenza della gloria di Dio rifulse nel volto, ossia sulla persona, di Gesù. In tal modo le vie di Dio divennero per essi più facili a capire. “L’Iddio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui, ed illumini gli occhi del vostro cuore, affinchè sappiate a quale speranza Egli v’abbia chiamati, qual sia la ricchezza della gloria della sua eredità nei santi.”—Efesini 1:17,18

Vi sono tre grandi ed importanti aspetti della gloria di Dio nel volto di Gesù Cristo. Queste virtù si trovano nel Figlio prediletto di Dio, e devono essere riflesse da coloro che lo seguono e considerano Dio come loro Padre Celeste. Esse sono: la luce, la vita e l’amore. Dio è la sorgente di ogni luce, Dio è la luce. Egli formò la luce materiale nel mondo ed Egli dona la luce spirituale e la verità a coloro che cercano di capire la Sua Parola ed i Suoi propositi. Colui che vuole fare la Sua volontà ne riconoscerà la dottrina.—Giovanni 7:17

In tutte le Scritture la luce è un simbolo di conoscenza, di purezza, di verità è parimenti le tenebre sono un simbolo dell’ignoranza, del peccato e della morte. Habacuc, parlando sotto inspirazione di Dio, disse: “Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportar la vista del male.” (Habacuc 1:13) Gli uomini amano le tenebre piuttosto che la luce, poichè le loro opere sono malvage. (Giovanni 3:19) Giovanni ci dice alresì che Gesù è ‘la vera Luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo.” (Giovanni 1:9) Gesù disse: ‘Io sono la luce del mondo è chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.’—Giovanni 8:12

Nondimeno i Farisei, nei loro pregiudizi, dicevano: “Non è costui il falegname, il figliuol di Maria, e il fratello di Giacomo e di Giosè, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi? … Donde ha costui queste cose? E che sapienza è questa che gli è data?”—Marco 6:2,3

Gesù lesse al sabato, nella sinagoga, la Scrittura: “Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir la liberazione a’ prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’anno accettevole del Signore … E gli occhi di tutti erano fissi in lui … Ed essi supivano della sua dottrina perchè parlava con autorità.” (Luca 4:18-22,23) Anche in quest’occasione si manifestò nella persona di Cristo la gloria di Dio.

Benchè il viso di Gesù, l’uomo perfetto, dovesse essere raggiante di magnificenza. Paolo pensava probabilmente a più di quello quando parlò della gloria di Dio “che rifulge nel volto di Gesù Cristo.” Dopotutto, solamente i primi discepoli ebbero il privilegio di vedere il volto di Gesù, ed anche per loro Paolo scrive: ‘Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così.’ (2 Corinzi 5:16) Gesù venne per rivelare la grazia e la gloria di Dio, come se Dio si fosse volto verso di noi. Infatti, tramite i suoi insegnamenti ed il suo sacrifizio per i peccati del mondo, la gloria di Dio ha brillato nei nostri cuori.

Mosè desiderava ardentemente vedere la gloria di Dio in tutta la sua perfezione. Egli disse: “Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, deh, fammi conoscere le tue vie, ond’io ti conosca e possa trovar grazia agli occhi tuoi. E considera che questa nazione è popolo tuo.” (Esodo 33:13) L’Eterno gli rispose: ‘La mia presenza andrà teco, ed io ti darò riposo.’ E Mosè disse: ‘Se la tua presenza non vien meco, non ci far partire di qui… Deh, fammi vedere la tua gloria!’ (vss. 15 e 18) E l’Eterno rispose: ‘Farò anche questo che tu chiedi, poichè tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente.’ (vs. 17) ‘Tu non puoi veder la mia faccia, perchè l’uomo non mi può vedere e vivere.’ (vs. 20) ‘Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, e proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te; e farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò pietà di chi vorrò aver pietà.’ (vs. 19) ‘Ecco qui un luogo presso a me; tu starai su quel masso; e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano, finchè io sia passato; poi ritrerrò la mano e mi vedrai per di dietro; ma la mia faccia non si può vedere.’—Esodo 33:12-23

Fermiamoci a meditare e lodare Dio per la Sua bontà e la Sua perfezione espressa a Mosè nelle parole precedenti. Chiunque contempla la gloria di Dio è indotto a riconoscere la magnificenza e le virtù del Creatore. Ma, ora vogliamo chiederci: che cosa costituisce la gloria di Dio? Tutto quanto possiamo conoscere di lui. Nessum altro che il suo Figliuolo, nostro Signor Gesù Cristo, può? Rivelare la gloria del Padre, la luce della conoscenza della gloria di Dio.

E’ un grande dono avere nei nostri cuori la luce dello Spirito Santo. Per quanto ci riguarda, la grazia ha preceduto la gloria e Dio ci ba elargiti i Suoi sacri segreti prima di rivelarli all’umanità. Tuttavia com’è meraviglioso considerare la seguente promessa: “La terra sarà ripiena della conoscenza della gloria dell’Eterno, come le acque coprono il fondo del mare.”—Habacuc 2:14

Quale privilegio è il realizzare la Sua grazia! Quanti figli di Dio hanno, mediante la fede, indagato nelle promesse di Dio e apprezzato l’adempimento di alcune di esse nella vita d’ogni giorno! Noi ci siamo nutriti delle sue parole ed esse ci sono state di speranza, fede e fiducia negli anni della nostra vita.

Un’altra grande virtù e potenza di Dio è costituita dalla vita. Ed è anche tramite e mediante Cristo che la vita può essere ottenuta. Dare la vita costituisce una prerogativa di Dio, ed Egli ha dato a Gesù la potestà di elargire la vita e risuscitare i morti: “Difatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il figliuolo vivifica chi vuole.” (Giovanni 5:21) Gesù disse: “Io sono venuto perchè abbian la vita e l’abbiamo ad esuberanza.” (Giovanni 10:10) ‘Poichë il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà la vita al mondo.’—Giovanni 6:33

Ora, Gesù è diventato per l’uomo una fonte di vita; vita umana, vita spirituale, vita eterna. Egli procurò la vita ai suoi sacrificio redentore, e la predispose entrando trionfalmente al cospetto di Dio per noi. (Ebrei 9:24) Egli ha promesso la vita ai suoi seguaci durante l’età dell’Evangelo (Giovanni 17:3) e prossimamente, in qualità di padre eterno dell’umanità futura, la elargirà a tutti coloro che dimostreranno buona volontà ed ubbidiranno. (Giovanni 5:28,29) Anche a Marta e Maria egli spiegò: “Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai.”—Giovanni 11:25




Il Timore Dell’eterno

“Il timore dell’Eterno è il principio della conoscenza; ma gli stolti disprezzano la sapienza e l’ammaestramento.”
—Proverbs 1:7

QUESTA NOSTRA EPOCA, caratterizzata da un fantastico progesso scientifico e da un generale sviluppo di tutte le umane discipline, è definita “l’età del cervello.” L’analfabetismo va quasi scomparendo in tutto il mondo e, dovunque, larghi strati popolari, in passato avulsi da qualsiasi attività culturale, oggi posseggono molti mezzi, necessari per potersi erudire e conquistare un posto, talvolta di rilievo, nella società.

Prima che l’individuo possa intelligentemente “temere” e riverire il suo Creatore, è necessario che la sua mente sia, innanziutto, ben preparata. Questa preparizione, cui si riferisce il nostro testo, viene compiuta per mezzo delle Sacre Scritture, che contengono i comandementi e gli statuti, dati da Dio al suo popolo e che questi non avrebbe mai dovuto dimenticare, in quanto rappresentavano il suggello dell’avvenuta liberazione dalla schiavitù dell-Egitto, Deuteronomio 6:5-7, nè farli dimendicare ai loro figliuoli ed alle generazioni future, affinchè le menti di tutti fossero preparate a conoscere, per il proprio bene, la sapienza, la potenza, la giustizia e l’amore dell’Eterno Dio loro, ed essere, così, in grado di temerlo e servirlo. Questi sentimenti, rappresentavano appunto il principio della vera sapienza, Il timore non è solo il riconoscimento della superiorità di Colui che è considerato l’Essere supremo, l’Atissimo sopra tutte le cose, ma anche della propria umiltà e della sincera fiducia in Lui.

La preparazione della mente verso l’accettazione delle cose spirituali, diviene progressiva quando il cuore è predisposto a tali sentimenti. L’uomo diviene così il prediletto dell’Onnipotente, il quale ha stabilito il su trono sulla ferma base della giustizia, la cui caratteristica è l’amore. (Salmo 88:14) Tale favorevole posizione sarà per lui un guadagno. Ed è esattamente tale guadagno che il nostro testo mette in evidenza, quando afferma che: “il timore dell’Eterno è il principio della scienza.”

(Continua Nel Prossimo Numero)



Associazione Studenti Biblici Aurora