AURORA
Gennaio-Febbraio 2004

Contenuto Di Questo Numero

  1. Auguri Per Il Nuovo Anno
  2. Le Promesse Di Dio Sono Infallibili (continuazione dell’articolo Novembre-Dicembre)
  3. Studio Biblico - Le Beatitudini
  4. Studio Biblico - Giustizia E Mìsericordìa
  5. Studio Biblico - Pacifici
  6. Studio Biblico - Puri Dí Cuore
  7. Studio Biblico - La Preghiera
  8. Gioia Nella Mattina

Auguri Per Il Nuovo Anno

A tutti coloro, che procedono verso la meta suprema, fondata sempre nelle promesse del Signore, noi, dell’amministrazione.

Aurora, auguriamo ai suoi lettori che l’anno nuovo sarà coronoto di speranze, di gioia e letizia.

Eppure, tanti che conoscono i frutti prezioni della fede si lasciano soggiogare dal timore e dal dubbio, incamminandosi in una serie di disturbi mentali. Invece dovrebbero facilmente capire che Iddio ha designato Cristo Gesù quale maestro di tutti i suoi giustificati e consacrati figlioli, i quali sono stati già adottati nella sua famiglia.

Noi non andiamo a questo Maestro per ricevere da Lui un certificato attestante che non abbiamo più bisogno delle sue istruzioni, ma trarre dalla sua parola e dalle esperienze giornaliere della vita la sua provvidenza insegnamento, conforto ed istruzioni atte a crescere giornalmente alla sua somiglianza, in grazia e conoscenza.

Se, dapprima come suoi figlioli incorrevamo nell’errore di confondere il nostro volere con quello di Dio, ed il nostro Maestro ci fà rivelare in quel che modo il fallimento del mostro progetto, per primo non dobbiamo risentirci ne ribellarci della lezione, e secondo, dobbiamo rifuggire dal cadere nello scoraggiamento. Profittando, invece, di ogni esperienza, occorrerà adoperarci affinché la lezione di un giorno valga di aiuto per il giorno seguente.

La più importante lezione da studiare ed apprendere riguarda la fede. La fede per la quale è la base fondamentarle della nostra credenza, dobbiamo preoccuparci sempre di più nell’apprenderla ed accre- scela. Ed essa con l’aiuto del Signore può accrescere anche per mezzo della conoscenza, non quella secondo il mondo, ma la conoscenza del Signore cioè, i suoi metodi, il suo piano, il suo carattere.

Perciò dobbiamo studiare a fondo le parole e la condotta del Maestro, nonché le sue istruzioni individuali: interpetrandole in Armonia con le Sacre Scritture. Così, molto di quanto abbiamo accettato dapprima per fede (rispetto alla sapienza e bontà del Signore) diverrà gradualmente nostra conoscenza e ci doterà d’una più grande fede, amore ed apprezzamento del nostro Redentore.

Come la scuola del mondo, esistono studenti dotati di gradi diversi di culture, così, anche nei campi della fede, alcuni si trovano nella fase iniziale, altri in quella intermedia ed altri nella classe pervenuta alla perfezione. Tutti i discepoli del Signore aspirano alla elevazione del Massimo grado, onde pervenire ad essere riconosciuti idonei all’esame e completare il corso con gioia, ascoltando dal Maestro la sua voce che dirà: «Entra nella gioia del tuo Signore per ricevere il premio dell’alta chiamata.

Suggeriamo che dall’inizio del nuovo anno onde esufruire dei ricchissimi risultati lungo il corso della loro vita cristiana di mantenere giornalmente il loro contatto col Signore en tramite la preghiera, con essa acquisteranno la pace del nostro Padre Celeste (quella pace che sorpassa ogni intelleto e governerà i loro cuori: tramutanto le prove di pazienza e fede in benedizioni, i dolori, le delusioni e le speranze terrene in grazie divine. Questa graduazione di fede, speranza ed amore con l’aiuto del Signore, si può ottenere.



Continuazione Dell’Articolo
DELL NUMERO (NOVEMBRE-DICEMBRE 2003)

Le Promesse Di Dio Sono Infallibili

Studio XI—Parte I

Quando Gesù fu crocifisso, i suoi discepoli restarono perplessi e, per il momento, non ebbero più la certezza che Egli fosse il Messia, perché ignoravano che la sua morte era prestabilita dal Piano divino, per la salvezza del mondo.

Infatti le Scritture rivelano che la morte di Gesù era necessaria, onde costituisse il prezzo di riscatto, dalla sentenza di morte, inflitta al genere umano per il peccato adamico. E ciò esprime il proposito divino di distruggere la morte per mezzo di Cristo.

A quanto si è andato affermando finora, una delle ragioni per le quali le democrazie furono in guerra, verteva ad assicurare ai popoli di tutte le nazioni il diritto di morire al proprio tempo e nelle proprie case, in luogo di essere trucidati, improvvisamente dai bombardamenti aerei. Ma Iddio ha intenti provvidenziali di gran lunga superiori per l’umanità, in quanto annullerà, dei tutto e per sempre, la morte.

Noi Cristiani crediamo ai miracoli di Cristo al suo primo avvento: iniziatisi con la nascita; susseguitisi lungo il corso della sua vita, prima, durante e dopo il ministero; poi sulla croce; nella risurrezione e, infine, durante il breve periodo, avanti l’ascesa al cielo.

Per questa incrollabile fede in tutti i miracoli di Cristo a favore dell’umanità, come potremmo dubitare che Iddio non ne completerà il ciclo, che costituisce il coronamento dei suoi disegni, per la instaurazione del Suo regno?

Che cosa rappresentano per Lui gl’intralci provenienti dall’insipienza umana?

Dei miscredenti potrebbero ancora chiederci perché sono trascorsi diciannove secoli, dall’epoca in cui furono compiuti tanti miracoli, senza altre manifestazioni dell’interesse divino per l’umanità.

Noi rispondiamo con la testimonianza di Dio, circa i suoi propositi per i figliuoli dell’uomo.

Le Scritture insegnano e dimostrano che l’opera di Dio, nel tempo fra la prima e la seconda venuta del Signore, si è svolta selezionando il [piccolo gregge], la Chiesa, tratta dal mondo, cui ha concesso l’opportunità di seguire le orme del Maestro.

Le promesse celesti, o spirituali, della Bibbia, sono indirizzate a questa classe, i cui componenti vivranno e regneranno con Cristo, durante i mille anni del Suo Regno.

I seguaci fedeli di Gesù posero e pongono tutta la loro vita al suo servizio, incoraggiati da queste promesse, che non sono state fatte all’umanità in generale, e consapevoli che Iddio non ha ordinato loro che, durante la presente età, il mondo avrebbe dovuto essere convertito da loro.

In sintesi, il Regno di Cristo è stato, in un dato modo, operante sulla terra, da quando Gesù risuscitò. I suoi seguaci devono preparare il mondo per il suo regno di pace e benevolenza fra gli uomini. Poiché i tentativi a convertire il mondo non hanno raggiunto in pieno lo scopo, dei miscredenti affermano che l’opera della cristianità è stata un fallimento. Ma sbagliano, poiché Cristo non ha provato di convertire il mondo, ma ha semplicemente preparato tale immensa opera.

Gesù non pretese trovare il mondo convertito e pronto ad acclamarlo alla sua seconda venuta e perciò a tal proposito si chiese: [quando il Figliuolo dell’uomo verrà, troverà egli fede sulla terra?] (Luca 18:8). E in Matteo 24:21-22, dichiarò che questa età finirà in un periodo di grande afflizione, da individuarsi in disordini nazionali ed internazionali, tanto gravi che mai esistettero [dal principio del mondo ad ora]. Aggiunse, poi, che, a causa di tale grande distretta sociale, tutti i popoli della terra faranno cordoglio (Matteo 24:30).

Tale cordoglio noi stiamo già testimoniando E la testimonianza di Gesù sulle condizioni che si sarebbero avute qui sulla terra, indica che egli non prevedeva che, per l’instaurazione del suo regno, si sarebbe dovuto ricorrere ad aiuti umani. Indica, pure, che egli non considerò possibile che i regni di questo mondo potessero far parte del suo regno, giacché già conosceva quale sarebbe stata la fine dell’incontrollato orgoglio e dell’egoismo umano. Indica, inoltre, la sua preconoscenza sul fatto che anche i migliori, i più intelligenti e sinceri sforzi umani, sarebbero riusciti vani a stabilire un governo di pace, giustizia ed amore.

Oggi, siamo testimoni del fallimento umano giorno per giorno. Esso deriva principalmente dal male che predomina sull’umanità.

Come abbiamo già accennato, quando Cristo diverrà il re di tutto il mondo, il male sarà distrutto, poiché la divina potenza lo fugherà per mezzo di Gesù, il quale instaurerà il nuovo ordine sociale.

Il regno di Cristo non si fonderà sulla potenzialità degli armamenti terrestri, marittimi o aerei, nè dipenderà dal quantitativo delle bombe atomiche ammucchiate in punti strategici.

Il profeta disse che le sfere d’influenza del regno di Cristo saranno estese in tutta la terra e non per merito dei governi del mondo, ma perché [lo zelo del Signore farà questo].

Tale profezia è espressa in Isaia 9:5-6. Ivi leggiamo il divino messaggio che predice la nascita di Gesù e il trionfo del suo regno, apprendendo chiaramente che [l’imperio (cioè il governo) riposerà sulle sue spalle].

Mentre uomini e nazioni hanno escogitato innumerevoli mezzi per stabilire un regno di giustizia, senza mai riuscirvi, nemmeno per breve tempo, Gesù Cristo [darà incremento all’impero ed una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo, mediante il diritto e la giustizia in perpetuo] Isaia 9:6.

Ecco perché l’angelo, nell’annunziare la nascita di Gesù, poté dire: [vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà] Luca 2:10.

Il profeta Isaia afferma altresì che Gesù diverrà il Padre dell’eternità. Padre significa [donatore di vita] e, perciò, padre dell’eternità è colui che ha il potere di dare la vita eterna: per cui siamo assicurati che, oltre tutte le altre benedizioni del divino regno, che fra breve sarà instaurato, i popoli riceveranno salute e vita. Tale sarà all’ordine del giorno, nel regno di Cristo, e per la realizzazione di tutte queste benedizioni nella sua pienezza.

Gesù stesso mori per riscattare dalla pena della morte Adamo e la sua progenie Giovanni 14:30, II Corinzi 4:4. Se noi crediamo nella Bibbia, dobbiamo accettare la sua testimonianza, per la quale sappiamo che [sarà cacciato fuori il principe di questo mondo (Satana) onde sia stroncata la sua nefasta influenza nei cuori e negli affari degli uomini Giovanni 12:31, Galati 1:4, I Giovanni 1:19: influenza che egli ha praticato, allettando gli uomini con le sue menzogne, le quali hanno avuto presa sul loro egoismo e sulla loro vanità, ingolfandoli sempre più nell’odio, nel rancore e nelle atrocità delle guerre, Perciò, come le Scritture insegnano, questo nemico dell’umanità sarà legato per opera del grande e potente Governatore del nuovo Regno (Matteo 12:29, Apocalisse 20:2-3).

Le Scritture ci rivelano ancora che, l’influenza spirituale del regno di Cristo, retto da Lui e dalla sua Chiesa, sarà tanto concreta ed estesa nella divulgazione del bene, quanto concreta ed estesa è stata l’influenza malefica di Satana (Pietro 3:13, Atti 7:30-31, Isaia 26:29).

Il nuovo mondo di domani è prossimo ad essere instaurato, perché è stato promesso da Dio. Siccome molte profezie della sua Parola su tale realtà, sono state adempiute, siamo fiduciosi che tutte le altre promesse diverranno realtà.

La Bibbia ha previsto eventi del mondo centinaia di anni avanti la prima venuta di Cristo, e altri svol- tisi nei secoli posteriori, fino a quelli dei nostri giorni. E’ da rilevarsi, per esempio che il periodo aureo e la caduta dei quattro grandi imperi, (Babilonia, Medo-Persiano, Grecia, e Roma) furono predetti nella Bibbia, con gran precisione, fino agli eventi che distrussero l’Impero Romano ed alla presente distretta mondiale.

Il meraviglioso modo in cui il divino messaggio della Bibbia identifica i tempi nei quali ora noi viviamo, ci da certezza che il [mondo di domani] è proprio vicino. E’ ciò costituisce la speranza che ci rende gioiosa l’attesa dei giorni, in cui tutti i dolori e le sofferenze dell’umana famiglia diverranno un ricordo del passato, perché Iddio asciugherà le lagrime dagli occhi dell’umanità.



STUDIO BIBLICO

Le Beatitudini

Versetto Chiave: «Poiché chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato.»
—Luca 14:11

Matteo 5:3-5

GESÙ indirizzò le [beatitudini] o [benedizioni], ai suoi discepoli, ossia a coloro che Egli invitò a prendere la propria croce e seguirlo fino alla morte.

La prima di esse si riferisce ai [poveri in ispirito], ovvero a coloro che riconoscono il grande bisogno che hanno del Signore e delle ricchezze della Sua grazia. Tale predisposizione di spirito, è essenziale per divenire un buon discepolo di Cristo.

Lo spirito di umiltà è in contrasto con l’amore delle proprie opinioni, con la vanità del mondo, con le pretese dei cosiddetti [maestri del sapere] i quali si sforzano di inculcare nelle menti e nei cuori di coloro che confidano nei loro ammaestramenti, ad avere fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità, a sentirsi uguali ed anche superiori ai loro simili ed a concepire la super valutazione di se stessi come condizione indispensabile per avere successo nel mondo.

Gesù invece disse che sono [beati] solo [I poveri in ispirito] e con ciò Egli non volle riferirsi ai deficienti ed agli incapaci ad affrontare qualsiasi evenienza della vita, ma a coloro che si sottomettono alla grazia divina, che vivono nell’unità della famiglia della fede e con l’apostolo Paolo ripetono: [io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica] (Filippesi 4:13). Costoro entreranno nel Regno non come sudditi, ma come coeredi di Cristo Gesù e vivranno e regneranno con Lui nel millennio (Apocalisse 20:6).

La seconda beatitudine è per [coloro che fanno cordoglio] e non vuole riferirsi a chi soffre per la perdita dei propri cari o per altre ragioni simili, ma a tutti quelli che vivono le sofferenze del popolo di Dio. Costoro saranno consolati. Questa beatitudine Gesù la sperimentò su di se in modo completo. Di Lui, infatti, fu profeticamente scritto che fu [uomo di dolore, familiare col patire] e che portò su sé [l’iniquità di noi tutti] (Isaia 53:3, 6).

Gesù sopportò il dolore e le sofferenze del mondo spontaneamente ed il suo grande conforto con sisteva nel profittare tenacemente di ogni opportunità per proclamare la buona novella del Regno e nel portare il pesante fardello delle umane debolezze con il suo ministerio di salvezza. Dobbiamo avere anche noi questo stesso spirito.

La terza beatitudine si riferisce ai [mansueti]. Gesù rivolge loro queste consolanti parole: [beati i mansueti, perché essi erederanno la terra]. Essere mansueti vuol dire essere docili, umili, e chi possiede tale qualità, prova diletto assidersi ai piedi di Gesù ed imparare da Lui, che è [mansueto ed umile di cuore] (Matteo 11:29).

I mansueti conoscono le vie del Signore e perciò erediteranno, come Lui, il Regno che è stato preparato per loro avanti la fondazione del mondo; saranno, inoltre, re e sacerdoti e regneranno sopra la terra (Apocalisse 5:10).

Nella parabola dell’uomo che invitò delle persone quali ospiti in un convito, Gesù rivolge i suoi insegnamenti e le sue esortazioni all’uno ed agli altri. Agli invitati, Egli dice che, quando giungono nella sala, dovrebbero sedersi negli ultimi posti, cioè porsi in una posizione di umiltà ed aspettare che il padrone li inviti in posti più in vista, perché [chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi s’abbassa sarà innalzato]. Nelle nostre relazioni col Signore, tale attitudine è di basilare importanza.

La parte della lezione di Gesù, riferita al [padrone di casa] è importante sotto questo aspetto: che egli non deve invitare amici o congiunti, i quali potrebbero contraccambiare l’invito ma gli estranei, perciò Gesù gli rivolge questa esortazione: [quando fai l’invito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato; perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti] (Luca 14:7, 14).

Gli insegnamenti di Gesù erano completamente rivoluzionari rispetto alle consuetudini della società del suo tempo. Solo lo Spirito del Padre celeste poteva indurre una persona di media posizione a metterli in atto. Chi pensa che Gesù non voleva indicare alla lettera tale comportamento, è in errore, perché non si può essere suoi seguaci e mantenersi estranei alle sofferenze ed alle miserie del mondo. Ma come e quanto meravigliosa sarà la ricompensa per la partecipazione attiva a tali sacrifici; ricompensa che si manifesterà con la partecipazione alla [risurrezione dei giusti].



DOMANDE

  1. A chi indirizzò Gesù, particolarmente, il sermone della montagna?
  2. Spiegate le prime tre beatitudini e le ricompense ad esse collegate.
  3. Quali lezioni impartì Gesù nella sua parabola sul convito di nozze?


STUDIO BIBLICO

Giustizia E Mìsericordìa

Versetto Chiave: «Beati quelli che sono affamati ed assetati di giustizia, perché essi saranno saziati.»
—Matteo 5:6

Matteo 5:6, 7; 13:44-46; 18:12-33

LA FAME e la sete, connaturati all’organismo, non costituiscono desideri superflui, ma l’impulso richiesto per soddisfare i bisogni vitali, perciò possono essere usate quali immagini atte ad illustrare appropriatamente il desiderio di giustizia gradito al Signore, che lo esaudisce, con l’effusione dello spirito Santo.

Affinché il suo popolo possa cibarsi, il Signore lo ha provveduto della sua Parola, ma l’uso d’essa deve essere esplicato con sincerità, nel desiderio di conoscere e fare la volontà di Dio, per poter essere [ripieni di giustizia].

Leggere la Bibbia, per compiere un dovere o per curiosità, non ci condurrà ad essere [ripieni di giustizia].

La parabola del tesoro nascosto nel campo, e del mercante che cerca perle di pregevole qualità sono immagini che illustrano appropriatamente ciò che è richiesto per essere ripieni di giustizia, perché pongono in risalto la ferma rinunzia d’ogni altra cosa per ottenere unicamente l’oggetto desiderato. Mirando ad un fine unico s’otterrà sazietà di giustizia, raggiungendo la conoscenza della volontà di Dio, e l’acquisto della forza necessaria per averlo sempre presente in ogni nostro pensiero, parola, atto. Benedetti coloro che raggiungono questa meta!

[Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta], disse Gesù (vs. 7). La misericordia è uno dei principali attributi di Dio. Sebbene Egli abbia giustamente condannato a morte l’uomo, a causa della disubbidienza alla sua legge, tuttavia provvide la sua redenzione per mezzo di Cristo, ed egli perdona liberamente coloro che, per mezzo della fede e dell’obbedienza vanno a lui nel nome di Cristo. Iddio non serba rancore verso i peccatori. L’intero suo Piano di salvezza, per mezzo di Cristo, verte a liberarli dalla schiavitù del peccato, affinché possano ritornare a Lui e vivere.

E noi dobbiamo essere misericordiosi come lo è Iddio. Perciò, Gesù ci insegnò a pregare, [Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori] (Matteo 6:12). Egli insegnò pure che, se non perdoniamo coloro che ci arrecano offese, neppure il nostro Padre Celeste ci perdonerà le offese che arrechiamo a Lui. Ma i seguaci di Gesù, che usano misericordia verso gli altri, hanno l’assicurazione che otterranno misericordia.

Matteo 4:9, 21, 22, 38-48

In Michea 6:8, si afferma:[…e che altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò ch’è giusto, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?] Quali cristiani, noi dobbiamo nutrire certezza che, in nessun caso, il nostro comportamento sia ingiusto verso gli altri, né reclamare sempre giustizia nei loro confronti. Dobbiamo invece provare diletto nell’estendere la nostra misericordia a coloro che non si comportano giustamente con noi.

La parabola di Gesù riferita a quel re che chiese i conti ai suoi servitori e trovò che uno di essi gli doveva diecimila talenti, presenta un caratteristico contrasto (Matteo 18:23-33). Questa somma, al prezzo attuale dell’argento, sarebbe l’equivalente di circa nove millioni di dollari ovvero 5 miliardi e 580 milioni di lire italiane ed a quei tempi non era un piccolo debito, ma quando il servo dimostrò l’impossibilità di pagarlo subito e chiese una dilazione, secondo le sue possibilità, ottenne dal re misericordia e remissione.

Nella parabola questo stesso servitore trovò che uno dei suoi subalterni gli doveva [cento denari], somma questa infima, rispetto al debito che il re gli aveva rimesso. Tuttavia, dimenticando la misericordia ottenuta, rifiutò di praticarla nei riguardi del suo servo, che fece imprigionare.

Il re, venuto a conoscenza della cosa, con buona ragione, si adirò riprese il servo che aveva precedentemente perdonato e lo fece imprigionare e, secondo l’uso di quei tempi, anche bastonare dagli aguzzini.

Questa parabola insegna che non può ottenere misericordia colui che non è misericordioso verso gli altri. Non v’è debito alcuno presso gli uomini che possa superare in entità quello che noi abbiamo verso il Signore e dovrebbe essere motivo di gioia per noi usare misericordia verso gli altri, come il Padre celeste l’usa verso di noi, tenendo presente che, in caso contrario, essa ci verrà giustamente ritirata.



DOMANDE

  1. Come agisce il Signore per soddisfare la nostra sete di giustizia? Quanto ci costerà il ricevere tale benedizione?
  2. Quanto è importante per il cristiano essere misericordioso con tutti?
  3. Riferite le circostanze della parabola ed il suo significato.


STUDIO BIBLICO

Pacifici

Versetto Chiave: «Beati quelli che si adoperano alla pace, perché essi saranno chiamati Figliuoli di Dio.»
—Matteo 5:9

Matteo 5:8, 27-37

COLORO che sono mansueti, misericordiosi e puri di cuore, irradiano pace nei loro rapporti con gli altri cristiani e col mondo, perché la pace di Dio che è frutto della fede, riempie i loro cuori e dà loro forza e sapienza in ogni circostanza della vita.

I seguaci del Maestro sono fautori di pace anche sotto un altro aspetto; con la propagazione della parola di verità, essi compiono il ministerio della riconciliazione fra Dio e gli uomini. Tutto il genere umano era alieno da Dio a causa delle proprie opere malvagie, ma per mezzo del sangue di Cristo è stato riconciliato con Lui. E perché questa riconciliazione o pacificazione diventi effettiva ed operante deve essere proclamata ed accettata. E’ nostro privilegio essere ministri ed araldi di questo glorioso messaggio di pace. (Romani 10:13, 14; 2 Corinzi 5:18, 19; Colossesi 1:21).

Nell’età presente questi ministri della riconciliazione depongono le loro vite, in un comune sacrificio con quella di Gesù ed in tal modo sono [innestati in conformità della sua morte], per essere poi esaltati, alla [prima risurrezione], alla sua gloria, nel suo Regno. Per mezzo di tale Regno tutto il genere umano verrà illuminato e riceverà una piena opportunità di essere riconciliato con Dio, per mezzo del riscatto offerto da Cristo Gesù, e pervenire alla vita eterna (Romani 6:3-8; Apocalisse 20:6).

Gesù disse che questi dispensatori di pace saranno chiamati [figliuoli di Dio]. I figliuoli di Dio, dell’età presente, costituiranno la casa regnante di Dio. Paolo scrisse di loro: [se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo] (Romani 8:17). E’ indispensabile, quindi, che coloro i quali dovranno regnare con Cristo, diffondano pace sulla terra, portino la pace di Dio agli uomini, perché solo così possono essere considerati [figliuoli di Dio].

Coloro che hanno la pace di Dio nei loro cuori non odiano i loro fratelli, né il prossimo, anche se possa esservi una provocazione tale, da suscitare odio. Essendo misericordiosi, essi non reclameranno l’applicazione della cosiddetti legge del taglione, che vuole [occhio per occhio, dente per dente ferita per ferita, lividore per lividore], ma, percossi, porgeranno l’altra guancia, piuttosto che ritorcere l’offesa. Una tale attitudine è considerata assurda dal mondo, ma non dai pacifici seguaci di Cristo.

[Voi avete udito — ammoni Gesù — che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico]. Tale insegnamento non fa parte della legge data da Mosè ad Israele, ma è stato attinto da tradizioni umane. Perciò Gesù disse ai suoi discepoli che quella espressione era errata a doveva essere abrogata in quanto bisognava amare i propri nemici, benedire coloro che il odiavano e perseguitavano e pregare per essi (vss. 43, 44).

Coloro che si comportano in tal modo, hanno l’approvazione del Padre celeste; sono suoi figliuoli, perché Egli fa levare il sole [sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti] (vs. 45). D’altra parte, continua il Maestro, [se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avete? Non fanno i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienza soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno i pubblicani altrettanto?] (vss. 46, 47).

Gesù conclude il sermone sulle beatitudini, con questa esortazione: [siate dunque perfetti, com’è perfetto il Padre vostro Celeste] (vs. 48). Questa massima, se tolta dal contesto, assume un diverso significato. Nessun membro della famiglia umana, degradato com’è dal peccato può essere perfetto come lo è Iddio; ma la perfezione qual’è richiesta dai Cristiani, consiste nell’essere esclusivamente dediti a compiere la propria santificazione, secondo la volontà del Padre celeste.

Quanto è facile fare del bene a coloro che ci amano! Ma estenderlo a quelli che ci odiano e si sforzano in tutti i modi di arrecarci danno, significa qualcosa di più, in quanto denota il nostro sincero sforzo di avvicinarci alla perfezione del Padre celeste, il quale non si è limitato a prodigare [sole] e [pioggia] ai malvagi ed agli ingiusti, ma ad offrire, per essi, il suo diletto Figliuolo in sacrificio, al fine di redimerli dal peccato e dalla morte. Oh! Quale grande manifestazione dell’amore di Dio!



DOMANDE

  1. In quali e quanti modi i fedeli discepoli di Cristo compiono la loro opera di pacificazione?
  2. Perché sono chiamati figluoli di Dio?
  3. Quale dev’essere l’attitudine di questi pacifici verso i loro nemici?
  4. In qual modo i cristiani possono essere perfetti come è perfetto il Padre celeste?


STUDIO BIBLICO

Puri Dí Cuore

Versetto Chiave: «Beati puri di cuore, perché essi vedranno Iddio.»
—Matteo 5:8

Luca 9:61, 62

GESÙ sottolinea la purezza di cuore, in contrasto con la professione esteriore della giustizia degli scribi e dei farisei del suo tempo e stigmatizza quella pratica esteriore con queste parole: [Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché nettate il di fuori del calice e del piatto, mentre dentro son pieni di rapina e d’intemperanza] (Matteo 23:25).

Quali membri della decaduta e morente famiglia umana, siamo incapaci di dare alle nostre azioni il crisma ed il suggello della perfezione; possiamo e dobbiamo, tuttavia, nutrire una purezza di cuore e di sentimenti e sforzarci di adeguare ogni nostro pensiero, parola ed atto al divino modello di purezza rivelato nella Parola di Dio: Gesù. Coloro che son puri di cuore, provano afflizione per ogni mancanza che sminuisca la loro santificazione davanti alla giustizia di Dio. [I puri di cuore - disse Gesù - vedranno Iddio]. Le Scritture insegnano che nessun uomo può vedere Iddio e sopravvivere (Esodo 33:20), ma è possibile vederlo con gli occhi della fede per mezzo della Parola di verità che ci dà la rivelazione del Piano divino per la redenzione e la restaurazione di tutto il genere umano dal peccato e dalla morte.

Mediante la fede e la conoscenza del [proponimento eterno], è possibile vedere la gloria di Dio, rivelata attraverso l’esercizio dei suoi gloriosi attributi di sapienza, potenza, giustizia ed amore. Così, vediamo quella sapienza divina in atto nel provvedimento di salvezza, mandato ad effetto mediante Cristo Gesù, canale di riconciliazione, per mezzo del quale Iddio può condannare l’uomo e può altresì giustificarlo (Romani 3:26); vediamo la potenza di Dio manifestata nel progressivo adempimento del Suo Piano di Salvezza, mediante la risurrezione di Gesù dai morti, della Chiesa e, al proprio tempo, di tutti gli uomini, [giusti ed ingiusti] (Atti 24:15). Contempliamo la giustizia, resa esecutiva con la sen- tenza di morte pronunziata su Adamo ed estesa a tutto il genere umano, a causa del peccato. Vediamo, infine, l’immenso, l’infinito amore di Dio manifestato nel dono del Suo Figliuolo, da Lui inviato sulla terra per la redenzione del mondo!

I puri di cuore seguono le orme del loro Maestro e sono benedetti dalla visione ispiratrice e consolatrice del Padre celeste e se fedeli ad essa e conservano intatti il sacro deposito ed il privilegio loro assegnato dal Piano divino, saranno innalzati, con la risurrezione dai morti, alla gloria della natura divina, già concessa a Gesù. E’ questa, infatti, la gloria che il nostro Redentore e Salvatore dividerà con I suoi fedeli discepoli (Ebrei 12:1; I Giovanni 3:1-3; Apocalisse 3:21; Colossesi 3:1-3).

Le Scritture affermano che Gesù avrebbe magnificato ed esaltato la legge e così fu, infatti. La presente lezione ne ricorda un esempio: riguarda l’adulterio, che la legge proibiva espressamente. Ebbene, in proposito, Gesù disse: [chiunque guarda una donna per appetirla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore] (vss. 27-28) e [chiunque manda via la moglie, salvo per cagione di fornicazione, la fa essere adultera] (vs. 32). Il riferimento di Gesù al [occhio desto] ed alla [mano] che possono indurci a peccare, simboleggia il desiderio verso ciò che non è lecito od anche l’affezione eccessiva, la passione smodata, verso tutto ciò che è umano. Se ci accorgiamo di porre tutta la nostra affezione su ciò che è fuori armonia con la volontà di Dio e di impedimento per il nostro progresso spirituale. Gesù consiglia di usare un rimedio drastico, piuttosto che essere rigettato dal Signore ed essere tagliato fuori dalla vita, nella morte seconda, simboleggiata dalla [geenna] (vs. 29; Salmo 19:12-14).

Chi è tortuoso nelle proprie azioni o vago e generico nelle proprie espressioni, è portato a non tener fede ai propri impegni. I puri di cuore sono, invece, onesti e schietti, la loro parola sicura, i loro impegni irremovibili e solenni, la loro condotta lineare: [sia il vostro parlare si, si; no, no; poiché il di più vien dal maligno] (vss. 33-37).

La stessa ferma determinazione nelle cose della vita, i puri di cuore la pongono in atto sopratutto nel servire il Signore, nel compiere la propria consacrazione, nel difendere sempre ed ovunque gli interessi del Regno, perché ricordano l’ammonizione di Gesù: [lascia i morti seppellire i loro morti…ma tu va annunzia il regno di Dio…niuno che abbia messo la mano all’aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio] (Luca 9:61-62).



STUDIO BIBLICO

La Preghiera

Versetto Chiave: «Ma l’Eterno disse a Samuele: non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura, perché io l’ho scartato; giacché l’Eterno non guarda a quello a cui guarda l’uomo: l’uomo riguarda all’apparenza, ma l’Eterno riguarda al cuore.»
—I Samuele 16:7

Matteo 6:1-13

PER il mondo, le manifestazioni esteriori, le apparenze, sono spesso determinanti nella valutazione di un individuo; il tempo, però, prima o poi, s’incarica di dimostrare quanto sia fallibile questo metro umano, e il versetto chiave ce ne spiega la ragione, ed è questa: l’uomo guarda alle apparenze, l’Eterno guarda al cuore, perché questo è la sede dei sentimenti e delle passioni. Nessuno ha la capacità e la virtù di investigare a fondo il cuore umano, ma l’Eterno si, in quanto [tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiamo da rendere ragione] (Ebrei 4:13). Né valgono opere di pietà, digiuni, lunghe orazioni, per mascherare le condizioni del cuore.

Tra le varie manifestazioni esteriori della religione, il cerimonialismo è predominante e di questo, particolarmente, le lunghe orazioni, ripetute diecine di volte, meccanicamente, proprio allo scopo di destare l’altrui attenzione ed ottenere lode e riconoscimenti dagli uomini.

La preghiera è di importanza fondamentale per la vita spirituale del cristiano e se parte dal cuore è un sacrificio di lode, santo ed accettevole a Dio. E’, dunque, molto importante pregare, e saper pregare.

Generalmente le preghiere fatte nelle pubbliche piazze, per impressionare gli uditori, non sono accettevoli al Padre celeste. Gesù criticò gli esponenti religiosi del suo tempo proprio per questo. Capita spesso, però, di dover pregare in un luogo pubblico o in una sala di adunanza, ed in tal caso, la preghiera dovrebbe essere breve e non identificarsi in un discorso dottrinale sul Piano divino.

Con la preghiera il credente si mette in comunione con Dio e le condizioni favorevoli perché tale comunione possa sussistere sono; solitudine, raccoglimento spirituale, silenzio. Si può pregare il Signore senza aprir bocca, perché Egli ascolta sempre le richieste che partono da un cuor puro e contrito. Ma è molto importante sapere come e cosa chiedere. Scrisse Giacomo: «…voi domandate e non ricevete perché domandate male» (4:3). Le richieste egoistiche non possono essere prese in considerazione dal Padre celeste; siano esse fatte in pubblico o in segreto.

Quali sono dunque gli elementi che compongono la preghiera? Gesù lasciò ai suoi discepoli un modello di preghiera di ineguagliabile bellezza ed efficacia: [il Padre nostro]. Analizziamo brevemente i punti salienti.

Lo scopo principale della preghiera dev’essere quello di dar gloria a Dio e riconoscere la Sua santità, perciò Gesù insegna a pregare: [Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome].

Il Signore ha promesso al suo popolo ricche benedizioni di pace, di giustizia, di vita eterna e nella preghiera noi riconfermiamo la nostra fiducia nell’adempimento di esse; perciò, ripetiamo:[venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo].

Nell’ aspettazione del Regno e delle sue benedizioni, il cristiano ha bisogno anche del [pane quotidiano] per nutrirsi. Vero è che Gesù sembra voglia alludere al cibo spirituale, [il pane della vita] (Giovanni 6:35-48); tuttavia, ciò non esclude quello materiale, necessario al nostro sostentamento, ma esso viene dato in sovrappiù a coloro che ricercano prima [regno di Dio e la sua giustizia] (Matteo 7:9- 11; 6:33).

Il Signore concede i suoi favori e le sue benedizioni a coloro che fanno la sua volontà e temono il suo nome: [quanto i cieli sono al di sopra della terra — scrive il Salmista — tanto è grande la sua benignità verso quelli che lo temono. Quanto è lontano il levante dal ponente, tanto Egli ha allontanato da noi le nostre trasgressioni] (Salmo 103:11-12). Egli però perdona le nostre trasgressioni solo se noi perdoniamo di buon cuore al nostro fratello le sue manchevolezze, i suoi peccati verso di noi. Perciò, prima di pregare il Padre di rimetterci [i nostri debiti], è bene esaminare la nostra coscienza, scrutare i sentimenti del nostro cuore e, poi, pronunciare le impegnative parole: [come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori] (Matteo 6:12).

Il cammino del cristiano e seminato di ostacoli e la sua vita è insidiata del continuo dal maligno. Perseverare nella via della santificazione, preservare del continuo le conquiste della fede, la pace dello spirito, la comunione con Dio e con i fratelli, dev’essere per noi l’obbiettivo principale da perseguire. Perciò la preghiera che ci ha insegnato Gesù, conclude con queste significative parole: [non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno]. Il verbo [indurre] usato nella Versione Diodati, non è tanto rispondente quanto l’altro: [esporre] usato nella Versione Rivdeuta, in quanto il primo significa: Costringere, spingere; il secondo, invece, tenere al riparo, coprire. Giacomo, infatti, così ammonisce: [Nessuno, quad’è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato dal male né Egli stesso tenta alcuno] (1:13). E il Salmista, nel salmo 91:3-4, esprime con parole efficaci la protezione dell’Eterno verso quelli che lo temono, quando esclama: [certo egli ti libererà dal laccio dell’uccellatore e dalla peste mortifera. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio].

E’ questa la beata condizione dei figliuoli di Dio i quali trovano nella preghiera motivo di incoraggiamento, di fede e di speranza.



DOMANDE

  1. Perché i criteri di valutazione dell’individuo da parte di Dio sono diversi di quelli del mondo?
  2. Tra le varie manifestazioni cerimoniali della religione, qual’è quella che non rispecchia le condizioni del cuore e non è approvata da Dio?
  3. Quando è necessario pregare in pubblico, come dev’essere la preghiera?
  4. Quali sono le condizioni perché la preghiera possa essere efficace? Qual’è la preghiera modello insegnata da Gesù? Siete in grado di illustrare i punti salienti?



Gioia Nella Mattina

«Poiché l’ira sua dura solo un momento, ma la Sua benevolenza dura tutta la vita. La sera presso di noi alberga il pianto, ma la mattina vi e il giubilo.»
—Salmo 30:5

Per il cristiano l’entrata di un nuovo anno rafforza la sua speranza, fiducia e gioia perché sa che la liberazione e vicina. Generalmente il nuovo anno è un importante richiamo sulla fuggevolezza del tempo e s’impone in modo particolare la nostra attenzione sugli eventi mondiali e l’edempimento delle profezie.

Sappiamo che il tempo costituisce un fattore importante nel piano divino ed il suo trascorrere accuisce in noi l’intesa aspettazione della realtà Messanica che già si profila per l’azione premonitrice e non più silenziosa.

D’altronde, l’ansietà di questa attesta traspare in tutti gli scritti dei profeti e degli apostoli e, talvolta, diventa una chiara domanda. «Quando avverranno queste cose»? E la risposta di Dio è implicitamente contenuta nell’assicurazione che il regno dell’egoismo e della morte non potrà continuare per sempre. Le espressioni «ultimi giorni», «tempi della fine», «questi giorni», ed altre, rivelano il preordinamento di una nuova dispensazione per il trionfo della giustizia e l’annientamento delle potenze avverse.

Il preannuncio di questo piano è contenuto nel libro della Genesi 3:15. Ivi è scritto che la «progenie » della donna avrebbe schiacciato il capo del «serpente»; ma il conforto arrecato da tale prospettiva, diviene speranza viva per la promessa divina, fatta ad Abrahamo, di benedire nella «progenie» di questi tutte le famiglie della terra. (Genesi 12:3; 18:18; 22:18).

Per bocca di Mosè. Iddio dichariò che avrebbe mandato un più grande «Profeta» e Isaia vaticinò: «un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato. E l’imperio riposerà sulle sue spalle» (Deut. 18:18; Isaia 9:5). Daniele preannunciò che «al tempo di questi re, l’Iddio del cielo farà sorgere un regno.» (Daniele 2:44)

I discepoli di Gesù videro, nel loro Maestro, Colui ch’era da tanto tempo atteso. Giovanni il Battista ne annunziò la presenza con questa dichiarazione: «il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3:2), ma la vera frase risultante dalla traduzione integrale del testo greco è la seguente: «la Maestà Reale dei cieli si è avvicinata». (Emphatic Diaglott). Tutto ciò concorre a far credere che non v’era più da attendere, perché coloro che seguivano Gesù «pensavano che il regno di Dio stesse per esser manifestato immediatamente. » (Luca 19:11) Ma Gesù, conoscendo questo loro stato d’animo, volle prevenirli da una inevitabile e dura delusione, e li ammaestrò con la parabola delle mine, nella quale è detto che un «uomo nobile, se ne andò in un lontano paese per ricevere l’investitura d’un regno e poi tornare.» (Luca 19:12)

Probabilmente, i discepoli identificarono nel Maestro l’uomo nobile della parabola ed arguirono che il regno da essi ritenuto d’immediata instaurazione, sarebbe divenuto realtà solo al suo ritorno dal lontano paese. Ma non compresero, che tutto ciò avrebbe richiesto la morte di Gesù. Ecco perché, più tardi, la morte violenta e per essi improvvisa del Messia provocò nei loro cuori un profondo scoraggiamento.

Tuttavia, anche subito dopo la risurrezione di Gesù, dimostrarono di non aver compreso per intero il modo in cui il Regno si sarebbe stabilito. Infatti, sul Monte degli Ulivi, poco prima che Gesù ascendesse al Padre, gli domandarono: «quando avverranno queste cost? E quale sarà il segno della tua venuta?» (Matteo 24:3) Ecco la domanda: «Quando»? ossia: «In che modo, per mezzo di quali evidenze noi potremo considerare chiuso il periodo dell’attesa e riconoscere che tu sei ritornato ed hai preso possesso del trono»?

I capitoli 24 e 25 di Matteo racchiudono la risposta di Gesù a queste domande, mentre nell’evangelo di Luca, capitolo 21, è riportata la grande profezia del Signore relativa al suo ritorno ed alla fine dell’età. «Quando» i segni che io vi ho descritti, «cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione [Greco: liberazione] è vicina.» Queste parole ci pongono dinnanzi ad una delle più decise affermazioni che la Bibbia possa offrire, per quanto concerne il tempo della instaurazione del regno di Cristo. «Quando queste cose cominceranno ad avvenire.» E’ dunque molto importante accertare quali siano queste cose che rendono possibile identificare questo atteso con tanta speranza dai santi di Dio, in ogni età.

Esaminiamo brevemente alcune di «queste cose» riferite dai versetti 24 a 27 del capitolo 21 di Luca. Al versetto 24 leggiamo: «e cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati in cattività fra tutte le genti (nazioni): e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili siano compiuti.» La prima parte di questa citazione è una profezia sulla distruzione di Gerusalemme e la dispersione degli Israeliti tra le varie nazioni Gentili, però, essendo la città già da allora distrutta—rispetto a quella che era in passato—la surriferita distruzione alludeva alla fine dell’-esistenza politica e nazionale giudaica. In quel tempo la Palestina, pur essendo priva della sua indipendenza, perduta più di seicento anni prima (nel 606 a.c.) con la caduta di Sedechia, ultimo re, ad opera di Bibilonia, conservava ancora una parvenza di nazionalità. Con quelle parole. Gesù affermava che la nazione, priva della sua indipendenza sin dai giorni di Babilonia, sarebbe stata addirittura dispersa e perseguitata «finché i tempi dei Gentili fossero compiuti.» Ecco una di «queste cose» che dovremmo vedere «avvenire» onde esser certi che la liberazione è vicina.

Si è iniziata la realizzazione di questa profezia? Noi riteniamo di sì. Ma non cerchiamo di leggere, in quelle parole, più di quanto esse dicano. Noi sappiamo, per mezzo di altre promesse di Dio, quali meravigliose benedizioni di salute e di pace, di vita e di gioie, sono in serbo per Israele. Noi sappiamo che il tempo verrà quando Egli farà «un nuovo patto con la casa di Israele e con la case di Giuda.» (Geremia 31:31-34) Noi sappiamo, infine, che mentre Israele sarà la prima a ricevere le benedizioni messianiche, al proprio tempo parteciperanno ad esse anche i Gentili.

Ma Gesù nella sua profezia non fece menzione di queste benedizioni, perché si limitò a dire, in proposito, che la «Gerusalemme» — intesa nel senso di nazione — non sarebbe stata calpestata per sempre dai Gentili. E poiché la sua soggezione e dispersione fra popoli stranieri ebbe inizio con la perdita della propria sovranità nazionale, la sua restaurazione alla indipendenza rappresenta l’adempimento della profezia di Gesù. Ed Israele, oggi è una libera nazione, una nazione tra le nazioni.

La libera Israele attualmente non è una grande nazione, e Gesù non disse che lo sarebbe stata. I suoi confini non si estendono sull’intera Terra Promessa, e neanche questo fu affermato da Gesù. Israele non è esente da problemi, serii e gravi, ma questo non fu escluso da Gesù. Come ogni altra nazione. Israele ha le sue difficoltà economiche ed i suoi debiti, le esigenze militari prosciugano buona parte delle sue risorse e non mancano complessi problemi sociali da superare.

Ma Gesù non disse che Israele doveva essere immune da queste difficili condizioni, del resto comuni a qualsiasi altra nazione appena divenuta indipendente. Egli disse solamente che Israele non sarebbe stata più in soggezione allo straniero, che la sua condizione di schiavitù o servaggio, iniziata sa nel 606 a.c., sarebbe ritornata padrona di guidare i propri affari e darsi proprie leggi. E’ tutto qui e, indubbiamente, noi vediamo che questa è un’altra cosa che comincia ad «avvenire». Sarà al suo inizio sarà ancora ad una fase iniziale, ma è una realtà che invano si potrà tentare di nascondere o alternare!

SEQUIRÀ NEL PROSSIMO NUMERO


Associazione Studenti Biblici Aurora