SCIENZA e CREAZIONE

“Nel principio, Iddio creò i cieli e la terra”—Genesi 1:1

Riferendoci all’attuale celere accrescimento della conoscenza, in tutti i campi dello scibile umano, desideriamo porre in rilievo la stupefacente complessità dei progressi che gli scienziati hanno ottenuto e vanno ottenendo, ininterrottamente, nello scorcio di questo secolo, nel sondaggio e nella scoperta degli innumerevoli misteri dell’universo. Molti, fra costoro, spontaneamente, hanno riconosciuto e riconoscono che deve assolutamente presiedere un intelligente e Supremo Creatore, per poter coordinare in tanta perfetta armonia, quanto esiste e sussiste nell’universo. Il profeta Davide rilevò ed indicò mirabilmente questa verità, scrivendo: “I cieli raccontano la gloria di Dio ed il firmamento annunzia l’Opera delle Sue mani. Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra . . .” —Salmo 19:1, 2—.

Riconosciuta l’indiscutibilità dell’insegnamento Scritturale, attestante che “Dio, nel principio, creò i cieli e la terra,” in ogni mente, libera da offuscamenti, affiora questa interrogazione: ‘quando ebbe inizio il principio’? La Bibbia non ce lo dice, poiché il ‘precitato principio,’ di cui al nostro testo, non stabilisce un lasso di tempo indicante l’inizio e la fine. Tale precisazione non è necessaria per la saldezza della nostra fede, ma è di una vitale importanza, correlativamente, ai numerosi calcoli che hanno effettuati gli scienziati, nelle investigazioni determinanti l’inizio della creazione.

Un indice del remoto passato, in cui ebbe inizio il principio della vita dell’universo possiamo reperirlo calcolando la velocità della luce, risultante a 186.000 miglia, ogni secondo. La luna è il corpo celeste più vicino alla terra, per cui la sua luce vi giunge in un secondo ed quarto. La luce, emanata dal sole, impiega 8 minuti per giungere su la terra; ma, per giungerci la luce dell’astro più vicino alla terra occorrono 4 anni.

Con l’ausilio del più recente telescopio installato a Palomar [California] si è riuscito a fotografare degli astri tanto distanti dalla terra, da richiedere duemila milioni d’anni per giungere la loro luce su la terra. Or, per essere pervenuti a fotografare tali astri, è logico che han dovuto trascorrere i precitati duemila milioni d’anni. Da ciò, gli scienziati deducono che la creazione è ancora più lontana di quanto lo sono quegli astri, che si è riuscito a fotografare.

Il dato di fatto, attestante che dei corpi celesti furono creati duemila milioni d’anni or sono, non prova che la terra sia tanto vecchia. Gli scienziati hanno eseguito calcoli su calcoli per stabilire che la sua età s’aggira sui 28 ai 300 milioni d’anni. Il sole, secondo sir James Jeans, avrebbe l’età di 7 milioni d’anni. Or, noi non siamo in grado di stabilire la misura approssimativa di tali calcoli che vanno assai oltre alle nostre facoltà intellettive, al pari della immensa Opera creativa di Dio, che miriamo, ammiriamo, ma non siamo in grado di comprendere come possa esistere e sussistere, poiché la Bibbia, a tal proposito ci dice solo: “Avanti che i monti fossero nati e Tu avessi formato la terra e il mondo … ab eterno, in eterno, tu sei Dio”-Salmo 90: 2—,

La terra, nella immensità dell’universo di Dio, è un pianeta che, nelle Scritture, c’è indicato con la locuzione “cieli e la terra.” Prima che si adoperassero i potenti telescopi, si supponeva che la nostra Galassia [o via Lattea] fosse l’unica estensione dell’universo, mentre, da un bel po’ di tempo, gli scienziati sono riusciti ad individuare, per mezzo dei telescopi una ventina di milioni di Galassie ed ognuna d’esse, pare che sia della stessa grandezza di quella a cui fa parte la terra. Ma ciò che troviamo stupefacente sta nell’apprendere che questa Galassia, racchiude dieci bilioni di stelle. Alcuni scienziati hanno calcolato che il numero totale delle Galassie, sinora reperito dai telescopi, sarebbe d’un milione di milioni. Infatti, uno dei Profeti dell’Eterno Iddio scrisse che “non si può contare l’esercito del cielo, nè misurare la rena del mare”— Geremia 33:22-,

LA MERAVIGLIOSA CASA PER L’UOMO

Il profeta Isaia (45:18) ci assicura che “l’Iddio che ha formato la terra, l’ha fatta, l’ha stabilita e non l’ha creata perché rimanesse deserta, ma l’ha formata perché fosse abitata.” Da ciò, è ovvio dover desumere che Dio creò la terra, proponendosi d’adibirla quale dimora delle Sue creature e, principalmente, l’uomo, al quale ne avrebbe concesso anche il dominio, come rileviamo dalla Genesi.

Difatti, l’Eterno Iddio, nel creare i nostri progenitori, disse loro: “Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni animale che si muove su la terra” (Gen. 1:28). Intanto, l’uomo per meritarsi tale retaggio, doveva attenersi alle leggi divine, con la massima lealtà. Invece. Adamo le infranse ed incorse nella pena prestabilita della morte. Pero tale violazione non comportò uno sviamento del proposito divino, nell’aver creata la terra quale dimora dell’uomo. Difatti la Bibbia ci rivela che Dio, a mezzo di Cristo, concesse alla decaduta razza umana la redenzione, onde un’altra opportunità gli permettesse di rendersi degna di vivere nella meravigliosa dimora da Lui concessa le. Quindi, al tempo che Egli ha stabilito per “la restaurazione di tutte le cose, l’uomo potrà riacquistare la perfezione originale e sarà immune dal peccato, per l’esperienza acquisita nella disubbidienza alla Legge del Creatore, L’apprendimento di qualche particolare concernente l’immensa Opera della creazione, oltre a renderci edotti della infinita sapienza ed onnipotenza estrinsecata, nel- compierla, rafforza al massimo punto ia nostra fede in Dio e nei Suoi amorevoli propositi di restaurare a nuova e perfetta vita tutta l’umanità. E la Sua Parola [la Bibbia] convalida esaurientemente questa nostra suprema speranza, in molte confermazioni Scritturali, fra le quali questa dell’apostolo Paolo, che trascriviamo: “. . . come tutti muoiono in Adamo, cosi, anche in Cristo saranno tutti vivificati…” I Corinzi 15:21-22-,

Il grande progetto di restaurare alla vita perfetta i morti ed i morenti della decaduta razza umana è descritto nella Bibbia col termine ‘risurrezione.’ L’apostolo Pietro adopera quella di ‘restaurazione’ [cioè, reintegrazione alle condizioni perfette concesse da Dio all’uomo, nel crearlo alla Sua immagine e somiglianza]. Egli spiega, anche, che “dei tempi della restaurazione di tutte le cose, Iddio ne parlò per bocca dei Suoi santi profeti che sono stati sin dal principio” (Atti 3:19-21). Come gli eventi essenziali, concernenti l’opera della Creazione dell’uomo e, poi, la sua caduta, sono descritti nel primo capitolo della Bibbia, così c’è rivelato [sempre in essa] il Piano del Creatore per restaurare, sia la terra, che color ai quali la diede in dominio.

Ciò stante, la nostra fede nella Bibbia [che è la Parola di Dio] accresce smisuratamente, riconoscendo il sommo privilegio da Lui concessoci, nel rivelarci, oltre ai Suoi propositi, nei nostri riguardi, nel tempo e nella maniera che li ha stabiliti, delle caratteristiche essenziali, concernenti la terra. Vi diamo un esempio. Non è tanto lontano il tempo in cui si credeva che la terra fosse piana ed oggi c’è ancora qualche retrogrado che lo crede. Le genti, e persino delle persone altolocate, sostennero per lungo tempo tale erronea veduta, sin quando dovettero riconoscere che era rotonda. Intanto, oltre 3.000 anni or sono, l’ispirato profeta Isaia asseriva questa verità [acclarata poi, dalla scienza, dopo lunghi studi, dimostrazioni e discussioni], dicendo: “EGLI [Iddio] è colui che sta assiso sul GLOBO della terra” Isaia 40:22-,

Gl’indiani, in tempi remoti, raffiguravano la terra situata sul dorso d’un elefante, che poggiava i piedi sul dorso d’una tartaruga! Tale immagine, forse, voleva significare [nella instabilità rappresentata dall’elefante, reggente tal peso, poggiante i piedi su d’una tartaruga!] che la terra si reggeva nel vuoto per miracolo. Anche i Greci avevano la stessa opinione, nel raffigurare la terra, retta su le spalle di un loro idolo, Atlante. La Bibbia, che è la Parola di Dio, per mezzo del profeta Giobbe, fu in grado di proclamare la verità, a tal proposito, 3.000 anni prima che i sapienti del mondo pervenissero a scoprirla. Infatti, Giobbe, parlando del sommo Potere di Dio, disse: “EGLI distende il settentrione sul vuoto, sospende la terra sul nulla”—Giobbe 26:7—,

È interessante conoscere la vastità della terra, rispetto agli altri corpi celesti. Essa, secondo i calcoli scientifici, ha una zona di 267.000 miglia cubiche e, di conseguenza, il suo tonnellaggio perviene ad una cifra che non potendola stabilire, con una certa approssimazione, ci esimiamo di riportarla, dato che tale materia va oltre le nostre facoltà intellettive [del resto tali dati interessano agli scienziati specializzati nella cosmologia e nella recente planetologia comparata]. Noi possiamo solo affermare, per intima convinzione scientifica acquisita, che la terra, rispetto ad altri corpi celesti, quali il sole, Giove e Saturno è ben piccola. L’enciclopedia moderna di Sir James Jeans [dal titolo ‘D’onde il mondo e come’], comunica, alla pagina 14, che fuori della nostra orbita, esiste un corpo celeste, Andromeda, che dista 800.000 anni luce da noi, ed è d’una così grande vastità da poter contenere, nella sua arèa, un numero imprecisabile di SOLI; mentre il Sole potrebbe contenere un milione e trecentomila globi terrestri ed il pianeta Saturno 900.

LA FONDAZIONE DELLA TERRA

Il Creatore chiese a Giobbe (38:4-6): “Dove eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. Chi ne fissò le dimensioni? giacché tu lo sai! O chi tirò sopra essa la corda da misurare? Su che furono poggiate le fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare?” Alla luce delle investigazioni e risultanze geologiche, ormai costituenti dati di fatto, a queste domande, ora, si potrebbe rispondere enunciando le caratteristiche definitive circa la composizione della massa del globo terracqueo, il cui nucleo centrale—propulsore di vita, come un cuore—è composto di nikel e ferro incandescente.

Questo “elemento fondamentale” della terra, in un certo modo, può essere paragonato al caposaldo, o pietra angolare d’una piramide, ma, con la differenza, ch’è situato al centro. Così l’intero peso della terra fa pressione, in senso discendente, sul suo nucleo centrale. Nella ‘Creazione della terra [Enciclopedia di Scienza Moderna], pp. 192, 193, il Prof. J. W. Gregory menziona sette massicce fondamenta che reggono il peso della terra, le quali—a suo dire—sono dislocate: una nel Nord e una nel Sud America; una in Asia; una in Africa; una in Australia, e due in Europa.

Mentre per gli Oceani, che devono sopportare enormi pesi, Iddio ha provveduto a coprire i fondi con massicci strati di basalto, per i continenti, l’Eterno provvedè delle fondamenta assai più salde.

Perciò, l’ispirato Salmista scrisse che “Egli [Iddio] ha fondata la terra sulle sue basi [ed essa] non sarà, smossa mai, in •perpetuo”— Salmo 104:5-,

MISURAZIONI

Iddio rivolse quest’altra domanda a Giobbe, cioè: “Chi ne fissò le dimensioni [della terra], che tu sappia? e chi distese sovr’essa la corda [per misurarla]?” (Giobbe 38:5). Qualsiasi architetto, che s’accinge a tracciare un piano, per la costruzione d’un fabbricato, ne traccia il disegno, su carta millimetrata, degli interni e degli esterni, in ogni minimo particolare. Or, le misurazioni, da lui eseguite, costituiscono, per l’esecutore materiale della costruzione, la base essenziale, sia nel senso d’agibilità e durabilità che dell’estetica e, di conseguenza, tenendo presente che le precitate misurazioni sono .fondate su regole matematiche, deve attenersi scrupolosamente ad esse, nel corso della esecuzione del lavoro.

Questi furono gli alti Disegni del Creatore, non certo fissati nella maniera umana, perché il Potere, il Volere e l’Intelligenza del Grande Architetto dell’Universo non possono essere paragonati a quelli dell’uomo. Il diametro della terra, approssimativamente, è di 8.000 miglia. Tale misurazione risulta utile per rendersi conto, come già abbiamo enunciato, della sua vastità ,rispetto agli altri corpi celesti.

Generalmente, gli scienziati opinano che gli oceani andarono formandosi, su la terra, mediante il vapore acqueo ch’essa andò sprigionando, man mano che la sua massa incandescente andava raffreddandosi. Ciò stante, il diametro della terra servì a determinare il quantitativo delle acque prodotte dalla evaporazione. Or, mentre la luna, essendo più piccola, emanò dei vapori in una quantità così minima, che man mano andarono prosciugandosi e, quindi è priva d’acque; in Giove e Saturno avvenne il contrario, poiché questi due grandi Pianeti, nel raffreddare le loro enormi masse incandescenti, sprigionarono una tale quantità di vapore da allagare le proprie superficie, formando, perciò, in alcuni punti, dei vasti ed alti ghiacciai. Da quanto abbiamo esposto, possiamo dedurre che il grande Architetto dell’Universo, avendo stabilito che la terra doveva essere abitata dall’uomo, ne determinò la vastità sufficiente per la sua dimora e per la sussistenza sua e della restante creazione, concessagli in dominio. Certo, il grande Architetto sapeva bene quello che intendeva creare.

Ma tutte le misurazioni effettuate dal Creatore erano interdipendenti, poiché Egli si prefiggeva d’ottenere degli scopi prestabiliti nel Suo Piano, instaurando un perfetto ordine, e tutto avrebbe potuto procedere regolarmente ed organicamente, secondo le leggi di gravità o “attrazione” fra le altre sfere, come è il caso fra la luna ed il sole. La terra dovette avere l’appropriata dimensione per restare nella sua orbita e fu calcolata la giusta distanza fra le sfere, essendo necessaria per le leggi d’attrazione e gravitazione su la terra.

Inoltre, la distanza dal sole dovette essere misurata accuratamente, onde la terra fosse riscaldata efficientemente, senza incorrere nel pericolo di raffreddarsi, né quello di bruciarsi. Il sole dista dalla terra 91 milioni di miglia. Or, tale distanza, come hanno accertato gli scienziati, è quella giusta per usufruire del suo calore generatore e vivificatore. Da’ loro calcoli, hanno potuto desumere che, se la terra dovesse trovarsi ad una distanza di 120 milioni di miglia dal sole, la vita in essa verrebbe distrutta per congelamento; se, invece, il sole dovesse trovarsi alla distanza di 60 milioni di miglia, l’eccessivo calore brucerebbe e distruggerebbe ogni cosa.

Qual profondo significato racchiudono queste domande [già citate] che Dio rivolse a Giobbe: “chi ne fissò [determinò] le dimensioni? … o chi tirò [stese] su d’essa la corda, per misurarla?” Queste domande servirono a porre in risalto l’immenso amore di Dio verso le Sue creature e tutta la sapienza ed Onnipotenza che Egli estrinsecò nella intera creazione. A Giobbe fu utilissimo meditare su quanto Iddio pose in risalto, poiché attraversava il noto periodo di calamità d’ogni specie, per cui la sua fede ne restava assai scossa. Noi, come lui, restiamo perplessi e commossi nel rilevare tutta la cura che Iddio pose nel preparare l’illuminato benessere che “i figliuoli degli uomini” avrebbero goduto nella paradisiaca dimora da LUI concessa su la terra ed il” dominio di tutte le dovizie che Egli aveva profuse per il Suo popolo.

COME FU CREATA LA TERRA

La Bibbia non spiega esaurientemente in qual maniera Iddio creò i cieli e la terra. Noi crediamo che tale omissione fu necessaria per evitare di frastornare le menti umane che non erano all’altezza di comprendere i disegni divini. Infatti l’apostolo Paolo ci dice che “le Sue vie sono incomprensibili” (I Cor. 11:33) ed il profeta Isaia (55:9) che “I Suoi pensieri sono più alti dei nostri.” La Bibbia insomma, ci dice semplicemente che, “nel principio, Iddio creò i cieli e la terra.”

Gli scienziati hanno avanzate diverse teorie circa il modo in cui fu compiuta la creazione della terra, senza investigare su l’origine e la natura del materiale da cui è composta. Tutti, però, son d’accordo che, al principio, era una massa di lava fluida ed incandescente, la cui superficie andò man mano raffreddandosi e formando una crosta, quale è ancora ai nostri giorni.

La Bibbia, senza scendere in dettagli, ci dice che, prima d’essere creata, “la terra era informe e vacua [senza vita]. . .—Genesi 1:2—, Il 1° capitolo della Bibbia ci parla proprio di questo periodo, prospettandoci come andò effettuandosi la Creazione, in sei fasi che noma “giorni,” i quali, in realtà corrispondono ad ère, lungo il cui corso la creazione andò concretandosi e perfezionandosi, in tutto il suo splendore, sino al punto che la terra divenne quale Iddio aveva prestabilito che fosse, onde concederla per dimora ed in dominio all’uomo.

LA CREAZIONE

I Geologi hanno scoperto lo sviluppo creativo, nella sua ordinata ed armonica progressione e, mentre non lo inquadrano nel tempo indicato dalla Bibbia, nella Genesi, si pongono in una rilevante armonia con l’esposizione biblica, circa le scoperte, caratterizzanti le fasi del precitato sviluppo, che hanno indicate in 4 epoche principali, suddivise, poi, ognuna, in periodi.

Non riteniamo indispensabile rilevare che i periodi stabiliti dagli scienziati non corrispondono armonicamente ai giorni—o ère-descrittici nella Genesi. Alla fin fine, è da considerarsi che la Bibbia cita solo in 21 versettii a maniera in cui la terra fu preparata per l’uomo, mentre gli scienziati hanno scritto volumi su volumi, concernenti ricerche e ritrovamenti di dati, materiali e conformazioni comprovanti, ad un dipresso, la durata delle epoche, lungo il cui corso la terra si formò e s’assestò definitivamente. Ovviamente, il Creatore ritenne sufficiente indicare—o rivelare—al Suo popolo, solamente le sei suddivisioni del tempo [i sei giorni, o ère,] che occorsero per esplicare l’Opera Sua: onde fosse fedele a LUI ed alla Sua Parola.

IL PRIMO GIORNO

Fu al principio del primo “giorno” che lo Spirito di Dio [l’immenso Potere Suo] aleggiò [per infondervi la vita] sulla superficie delle acque” (Gen. 1:2). Il verbo ebraico tradotto con “aleggiare” sta a significare, esattamente, un inizio del generare, covare: al pari dei volatili che, prima si formano il nido con delle frasche, poi lo coprono con delle pagliuzze, erbette secche e tutto quello che possono trovare di soffice, indi depongono le uova, sul morbido ricettacolo, in cui s’accovacciano a turno, onde far schiudere col loro calore, le uova.

Questa immagine, racchiusa nel termine “covare,” ci prospetta le amorevoli fasi, attraverso alle quali vengono alla vita gli uccellini e sta ad illustrare l’infinita amorevolezza dello Spirito -o Potere -dei Creatore, che aleggiando sulle acque della terra, si proponeva di dar la vita a miliardi di creature, ed in particolare, a quelle umane, e che avessero modo di vivere confortevolmente su la terra. Questa Opera dell’Eterno ebbe inizio al “primo giorno,” quando “le tenebre coprivano la faccia dell’abisso [cioè su la superficie della terra che era un’oscura ed immensa profondità].” Quest’abisso scomparve, del tutto, allorquando l’Eterno Iddio creò l’uomo “a Sua immagine, maschio e femmina,” alla chiusura del sesto giorno.

TENEBRE

Quando lo Spirito do Dio cominciò ad “aleggiare” sulle acque, come già abbiamo detto, le tenebre coprivano la faccia dell’abisso che, poi, divenne la terra. Ciò sta ad indicarci che, prima di separare le acque dalla terra, la superficie d’essa formava un vasto oceano. Or, l’Eterno, nel chiedere a Giobbe (38:8-): “Chi chiuse, con porte, il mare balzante fuori dal seno materno, quando gli détti le nubi per vestimento e per fasce l’oscurità? … ci dà l’idea precisa della maniera in cui andarono formandosi i mari. Gli scienziati, in generale, son d’accordo nell’ammettere che, allorquando la massa dell’orbe terraqueo si raffreddò, la sua superficie divenne una crosta solida e racchiuse i gas infuocati. Questi gas incamerati, avendo bisogno d’uno sfocio, andarono formando dei crateri, in vari punti della superficie della terra, eruttandovi grandi masse di lava e lapillo che colavano sin nei mari chiudendoli nei loro alvei.

GLI ANELLI SI PRECIPITANO

Così s’andarono formando i mari, ai quali, come l’Eterno disse a Giobbe (38:10-11) Egli pose sbarramenti e porte e disse: ‘fin qui tu verrai, e non oltre … e gli dette le nubi per vestimento e per fasce l’oscurità.” Con quanta efficacia stilistica, il Signore descrive queste fasi della Sua Opera creativa!

LA LUCE

Durante il primo giorno, o èra, vi furono varie opere creative. “Iddio disse: ‘Sia la luce!’ E la luce fu,” come Egli aveva ordinato e voluto. Gli scienziati, infatti, son d’unanime accordo nella convinzione che il Sole fu creato molto tempo prima della terra. Da ciò, dobbiamo dedurre che la luce, cui si riferì il Creatore, dovette essere il sole, creato a proposito lungo tempo prima dell’assestamento della terra. Infatti, la vita animale, e vegetale, creata dall’Eterno più tardi trae la sussistenza sua dalla radiazione solare e tutto il globo terraqueo trae beneficio e vita dal calore del sole, che andò risplendendo, man mano più vividamente, su la terra, liberandola dalle caligini.

Nella Genesi, 1:4-5, leggiamo: “Dio vide che la luce era buona, e separò la luce dalla tenebre.” in modo che la terra ne fosse riscaldata ed illuminata, nella sua rivoluzione attorno al proprio asse e vi fosse, a turno, il giorno su d’una faccia, e la notte su l’altra.

I GIORNI DELLA CREAZIONE NON FURONO DI 24 ORE

Allorquando il calore del sole cominciò a penetrare nell’umida crosta circondante il globo terraqueo, ebbe inizio la prima èra in cui lo Spirito di Dio “aleggiò sulla superficie delle acque,” delineandone la struttura ed infondendovi la vita. La Bibbia ci dice: “Così fu sera e poi fu mattina e fu il primo giorno” (Gen. 1:15).

Molti studiosi della Bibbia cadono in errore, interpretando il termine “giorno,” nel senso letterale, quale spazio di tempo della durata di 24 ore. Questo termine, derivante da quello ebraico ‘yowm’ [e pronunciato yowme] in molti casi, sta ad indicare il giorno di 12, o 24 ore, ma gli scrittori sacri non si limitano ad applicarlo solo in questo senso.

Nell’Esodo, 13:10, nel Levitico 25:29, ai Numeri 9:22, nonché in altri passaggi Scritturali, questo stesso termine è tradotto “anno.” Nella Genesi, 40:4 ed in Giosuè 24:7 è tradotto “stagione.” Ancora nella Genesi, 4:3 e 26:8, ed in altri passaggi, YOWM è tradotto “tempo.” Un accurato studio, a tal riferimento, rivela chiaramente che il significato di questo termine non si limita ad indicar solo il giorno di 24 ore.

Inoltre, la Bibbia spesso adopera questo vocabolo ‘giorno’ in un senso molto vasto. Ad esempio, il periodo di 40 anni, che Israele dimorò nel deserto, è indicato quale “giorno della tentazione nel deserto” (Salmo 95:8). Isaia 11:10, indica l’èra del Regno di Cristo, quale ‘un giorno.’

Mentre, poi, sono stati menzionati 6 giorni, occorsi per la preparazione della terra a dimora dell’uomo, nella Genesi, 2:4, è indicato l’intero periodo della Creazione, dicendo: “nel giorno che Iddio fece la terra ed i cieli.” Ciò stante, risulta chiaro che il termine ebraico yowm non s’attiene a denotare solo un tempo fisso, o limitato, di 12 o 24 ore, ma s’estende ad indicare: un certo tempo, una stagione, oppure un’èra, in cui si svolse una data opera, o vi furono degli eventi rilevanti.

Nella Genesi, leggiamo che “così fu sera, e poi fu mattina e fu il primo giorno.” Il termine ebraico tradotto sera, letteralmente significa “oscuro,” o oscurità. Evidentemente, il Divino Autore vuol farci comprendere che ogni periodo creativo ebbe un inizio oscuro, poiché al completamento diveniva chiarore. Or, ciò fu, letteralmente, preciso al primo giorno, il cui inizio avvenne nelle fitte tenebre, che svanirono, nel momento in cui Dio decretò” “Sia la luce.”

IL SECONDO GIORNO

Fu durante il corso del secondo giorno creativo che si formò l’atmosfera su la terra. Nella Genesi, 1:6, leggiamo: “Dio disse: ‘Ci sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque.’ Questa separazione consistette nel far racchiudere nel vasto alveo della terra una gran parte delle acque, mentre l’immensa parte restante si evaporizzò e venne assorbita dall’atmosfera.

Gli scienziati affermano che i gas, frammisti al vapore [che la terra incandescente sprigionava, precipitando nelle sue profondità le acque prodotte dall’oceani che l’avvolgevano da ogni parte] coprirono la terra, formando l’atmosfera. Probabilmente, potè essere questo il procedimento, ma gli scienziati non sono stati in grado di spiegarci la maniera in cui questi gas, frammisti al vapore acqueo, poterono trasformarsi in aria respirabile, contenente giuste proporzioni d’idrogeno e d’ossigeno indispensabili alla vita delle creature, animale e vegetale, e degli esseri umani, creati, in appresso. Di conseguenza, dovranno ben ammettere che ciò fu Opera del Creatore!

Circa questo Unico e Supremo Ente divino, il profeta Isaia scrive: “Egli è Colui che sta assiso sul globo della terra e gli abitanti d’essa son come locuste; Egli distende i cieli come una cortina, e li spiega come una tenda per abitarvi” (Is. 40:22). Notate con quanta efficacia espressiva il Profeta descrive lo spazio atmosferico, che circonda il globo terracqueo, indicandone la conformazione atta, nella sua predisposizione, a conservare “in vita” le genti, come sotto ad una tenda d’ossigeno.

L’atmosfera terrestre contiene elementi vitali, non solo rispetto all’ossigeno, indispensabile per la vita dell’uomo, ma anche per la sussistenza di tutto il mondo animale e vegetale, cui è necessaria l’acqua da bere e per irrorare la terra, onde renderla fruttifera. Il sole trasforma l’acqua degli oceani in vapore, in modo che viene depurata; i nevai, nello sciogliersi, filtrano attraverso la terra l’acqua che poi sgorga dalle fonti limpida e pura, nonché nei fiumi e nei mari, mantenendo inalterabili tali cicli sussistenziali. A tal proposito, Iddio chiese a Giobbe (38:25-29): “Chi ha aperto i canali all’acquazzone e segnato la via al lampo ed ai tuoni, onde la pioggia cada su- la terra inabitata, sul deserto, ove non sta alcun uomo e disseti le solitudini desolate, in modo che vi germogli e vi cresca l’erba? Ha, forse, la pioggia un padre? e chi genera le gocce della rugiada? Dal seno di chi esce il ghiaccio? e la brina del cielo chi la dà alla luce?

Noi sappiamo che l’atmosfera contiene bilioni di tonnellate d’acqua in sospensione al di sopra della terra, pronta a spander-vela. Tale meraviglioso ed inimitabile sistema d’irrigazione ed irrorazione sta a dimostrare l’Onnipotenza ed Onniscienza dell’Architetto Supremo dell’universo e corrobora la nostra fede, in quanto rileviamo che la Bibbia [Parola di Dio] descrisse questo inimitabile ordine divino, lungo tempo prima che gli scienziati di questo mondo ne riuscissero a comprendere in parte, in che maniera riuscisse ad estrinsecarsi. Infatti, nella Genesi (1:7-8) è scritto:

“E Dio fece la distesa [o atmosfera] separò le acque che erano sotto la distesa, da quelle che erano al di sopra … E Dio chiamò la distesa ‘cielo’ … Il termine ebraico dal quale è tradotto ‘cielo’ è lo stesso dal quale è tradotto ‘aria,’ nello stesso capitolo, per cui i traduttori hanno adoperato il termine esatto.

“Cosi [completata l’atmosfera, su la terra, terminò quel giorno, od èra] fu sera e, poi fu mattina e fu il secondo giorno”— Genesi 1:8—,

I MONTI E LA TERRA APPAIONO IL TERZO GIORNO

Fu nel corso del terzo giorno, o epoca, che la superficie della terra apparve, allorché “Dio disse : ‘le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo ed apparisca l’asciutto.’ E così fu. E Dio chiamò l’asciutto ‘terra’ e la raccolta delle acque ‘mari’” -Genesi 1:9, 10-,

Ai Proverbi, 8:29-30 leggiamo: “Quando [Dio] assegnava al mare il suo limite, perché le acque non oltrepassassero il suo cenno [comandamento] “quando poneva i fondamenti della terra, io ero presso di Lui” (*) Alcuni opinano che qualora si dovesse gettar nel fondo dei mari la terra, questa, livellandosi, andrebbe a trovarsi ad oltre 2 chilometri sotto le acque. Or, da ciò si deduce che, prima del 3° giorno creativo, questa dovette essere la posizione della terra.

Ovviamente, per volere di Dio e sotto il Suo controllo, o Potere, la superficie della terra cominciò a curvarsi, essendo ancora malleabile e, così, andarono formandosi i monti i colli e le pianure, secondo gl’imperscrutabili disegni divini. Nel corso di quel giorno— o èra—la fondazione della terra fu resa stabile, come il Creatore volle, dividendola dai mari, onde si rendesse solida, senza sprofondarsi più.

Parlando della sapienza, del potere e della maestà dell’Eterno Iddio, nel Salmo 104 [uno dei più grandiosi e caratteristici inni al Creatore dell’universo], vs. 5-9, leggiamo: “Egli ha fondato la terra su le sue basi; e non sarà smossa mai in perpetuo. Tu l’avevi coperta dall’abisso, come da una veste [si riferisce al tempo in cui il neo-nato oceano copriva l’intero pianeta], le acque s’erano fermate sui monti. Alla tua minaccia si ritirarono, alla voce tua i tuoni fuggirono spaventate. Le montagne, sorsero, le valli si abbassarono, nel luogo che tu avevi stabilito per loro [modellandosi su la crosta della terra]. Tu hai posto alle acque un limite che non oltrepasseranno; esse non torneranno a coprire la terra [e gli oceani assolveranno il compito loro assegnato dalle origini].”

SPECIE FISSE

Ancora al terzo periodo creativo, “Iddio disse : ‘produca la terra della verdura, delle erbe che faccian seme e degli alberi fruttiferi, che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza’. E così fu. Ecco come viene descritta la prima forma di vegetazione.

Ma soffermiamoci, ora, a porre in rilievo l’intimo significato scientifico racchiuso nella locuzione ‘secondo le loro specie.’ Il Signore volle che tutte le specie animali, e vegetali, fossero fisse e non avrebbero dovuto evolversi, nel senso di passare da una speci all’altra. Possono esservi delle varietà in ogni specie, come, ad esempio, abbiamo una grande varietà di rose, garofani, ecc., una grande varietà di cani, gatti, volatili, ecc., ma gli uni appartengono ad una data specie, i secondi ad un’altra. Darwin stesso, nel suo volume ‘Origine delle specie’, ammette esplicitamente [pur essendo il principale propugnatore dell’Evoluzionismo] che, ‘ad onta di grandi e meticolosi tentativi d’uomini specializzati in tale materia, non si è pervenuto minimamente ad ottenere un passaggio di un ordine di specie ad un altro ordine!

Circa la più alta forma di vita vegetale, sinora conosciuta, Darwin, scrivendo in proposito, ad un altro scienziato, Sir Josph Ooker, si espresse in questi termini: “per quanto possiamo giudicare, sinora, il rapido sviluppo delle piante ad alti fusti, in più recenti tempi geologici, costituisce un mistero imperscrutabile” [Evoluzione delle piante, pag. 42-Dott. D. H. Scott M.A.L.L.D.]. Tale rapido sviluppo fu definito ‘imperscrutabile,’ poiché non collimava con leggi della sua teoria evoluzionistica.

La maggior parte dei propugnatori dell’evoluzionismo, non essendo ancora propensi ad abbandonare le loro teorie, ammettono che sino ad ora non sono state rivelate tracce geologiche, attestanti i passaggi evolutivi, dalle infime forme della vita vegetale ed animale, alle più elevate. In altri termini, i noti scienziati, assertori delle teorie evoluzioniste, quali Wells, Huxley ed altri, non rinunziano assolutamente alle loro convinzioni, pur ammettendo che mancano molti anelli alla loro catena evoluzionistica. Altri, giustificando tale mancanza, accampano delle rapide transizioni o delle inspiegabili ‘discontinuità.’Così implicitamente, confermano l’inesistenza delle norme [da essi stessi stabilite e propugnate] dell’evoluzione da una specie ad un altra.

Wells e Huxley, pur riconoscendo le difficoltà che si presentano agli evoluzionisti, nella subitaneità di tante varie specie che appaiono prive, in modo assoluto, di qualsiasi connessione a forme d’evoluzione, da una specie ad un’altra, rifiutano d’accettare tali (*) Note. In questo capitolo dei Proverbi, parafrasi della preghiera, espressa da Salomone (I Re 3:6), e il Logos [Verbo, o Parola, il quale, poi divenne il nostro Salvatore] che era presso di Lui, “come artefice.”

dati di fatto quali prove incontestabili della inammissibilità delle loro teorie. Così, dimostrano che, spinti dalla loro infatuazione, hanno costruito dei’ponti’immaginari, i quali stanno ad attestare i loro vani tentativi e speculazioni. Infatti, dei seri geologi, calcolano che questi ‘ponti’ immaginari, da loro costruiti, per collegare gli ‘anelli’ mancanti alla catena evolutiva, rappresentano degli intervalli che coprono, al minimo, 500 milioni d’anni. Sventuratamente, il lettore laico di questi scrittori, ritenuti eminenti, non perviene a discernere le incongruenze risultanti dai fatti che gli stessi evoluzionisti affermano essere contrastanti, nonché dai loro ‘ponti’ speculativi.

Queste precisazioni, possono essere corroborate citando dei passaggi d’un libro dal titolo ‘La terra prima della storia’ di E. Perrier, eminente geologo francese. A pagina 75, egli scrive: ‘Le varie forme di vita organica, che appaiono bruscamente [rispetto ad altre di ordinario, o regolare, sviluppo e crescenza] hanno soventemente attestato l’incongruenza delle teorie evoluzionistiche. Molto spesso è avvenuto, anche che, repentinamente, sono apparsi degli strati spariti in antecedenza. Questa costatazione del prof. Perrier è stata considerata un inconfutabile argomento attestante l’indipendenza della creazione.

ALLE ORIGINI DELLA VITA VEGETALE

Riportandoci ai risultati, derivanti dall’ “aleggiare, o covare” dello Spirito di Dio sulle acque, rileviamo che, al terzo giorno [o epoca], emersa la terra, cominciò a produrre “delle erbe, che facevano seme, secondo la loro specie e degli alberi che portavano del frutto avente in sé la propria semenza, secondo la loro specie. E Dio vide che questo era buono” (Gen. 1:12). Mentre il termine ebraico, tradotto per “erba,” alle origini, di cui al testo, indicava letteralmente solo le erbe, fu, poi, adoperato per descrivere una forma di vegetazione generale. Rotherham, nella sua traduzione, suggerisce che il testo dovrebbe essere redatto in questi termini “la terra produsse germogli.” Gli alberi, creati al 3° giorno, non produssero dei frutti mangiabili, dal principio, ma più tardi, verso la fine dell’ultimo giorno—epoca—della creazione.

La terza èra creativa abbraccia l’epoca che gli scienziati definiscono ‘periodo carbonifero’ cioè, quel lasso di tempo in cui le foreste furono sommerse formarono vari strati di carbone [prodotto dagli alberi combusti sotterra], che si fanno ascendere a 18, e ne esistono ancora ai nostri giorni, nelle profondità di terre non ancora esplorate.

FORESTE CARBONIFERI SOMMERSE

La previdenza e previggenza del Sommo Creatore e Provveditore s’estrinsecò in forma durativa, per i millenni che sarebbero seguiti [e seguono], data la inesauribilità dei combustibili che, sino ai nostri giorni, si estraggono ancora e che, come è noto, sono serviti e servono per i molteplici usi cui gli scienziati chimici li adoperano, al di fuori di quello principale [riscaldamento e produzione di forza motrice]. Or, ‘ai tempi della fine,’ nei quali viviamo, risalta chiaramente l’Onniveggenza di Dio [che, a mezzo dei profeti (Dan. 12:4) ci promise l’aumento della conoscenza] che servirà a procacciarci mezzi più idonei ed efficienti, per i nostri tempi, in sostituzione di quelli che traevamo dai carboni, che vanno esaurendosi. Ecco, quindi, che dobbiamo reperire nell ‘èra atomica, un’altra provvidenza dell’ Eterno Iddio.

Con la meravigliosa estrinsecazione dell’immensa sapienza e potenza, nel creare le prime forme di vita vegetale, terminò il terzo giorno—o èra—creativo. “Così, fu sera, poi fu mattina: e fu il terzo giorno”—Gen. 1:13—.

IL QUARTO “GIORNO”

L’opera dell’Eterno, nel corso del 4° giorno, o èra, riporta la creazione del sole e della luna. Il lettore causale della Bibbia, riceve l’impressione che durante questo periodo il sole e la luna furono creati, mentre ciò non fu il caso. Il sole e la luna furono attualmente creati “nel principio,” allorquando “Iddio creò il cielo e la terra.” Essi sono parte dei cieli.

“Poi, Dio disse: ‘Vi siano dei luminari nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; e siano dei segni per le stagioni, per i giorni, per gli anni’ “ (vs. 14). Indi, al versetto 16°, viene precisato: “Dio fece i due grandi luminari: il luminare maggiore, per presiedere al giorno ed il minore per presiedere alla notte; e fece pure le stelle.” Mentre il passato semplice del verbo fare [fece] è adoperato in alcuni passaggi biblici per esprimere l’azione del ‘creare,’ esso ha un significato ed un uso ben più vasto, nel termine ebraico, originale.

Dalla dichiarazione che Dio fece “due grandi luminari,” rileviamo che Egli ha determinato che il sole illuminasse il “giorno, e la luna la notte.”

Nel Salmo 104:19, il termine ebraico, tradotto fare, ha, invece, il significato di ‘determinare.’ Infatti è scritto “Determinasti la luna per designare le stagioni, al sole segnasti il suo tramonto.” Come già abbiamo accennato, evidentemente, al tempo del primo giorno creativo, fu il calore emesso dai raggi solari a diradare le nebulosità che attorniavano la terra, oscurandola. Allorché Iddio disse: ‘sia la luce,’ il sole benché non diede tutto il suo splendore, servì a distinguere il giorno dalla notte, forse che la luna non appariva ancora.

Noi opiniamo che una certa quantità di luce, e relativo calore solare, pervenne su la terra prima del 4° giorno creativo, essendo indispensabile allo sviluppo della vegetazione, creata al 3° giorno. Sembra che, a quel tempo, il sole e la luna non avevano ancora tutta la loro efficienza, su la terra, in maniera da delineare i giorni, le stagioni, gli anni e dar agio di stabilirne l’essenza storica: la quale potè essere registrata, in appresso, negli anelli, esistenti nei tronchi degli alberi, ognuno del quali stabili un anno di crescenza. Tale registrazione ebbe inizio solo allorquando il sole governò su la terra in tutta la sua effettiva efficienza.

IL QUINTO GIORNO

La quinta epoca della preparazione della terra, quale dimora e dominio dell’uomo [suo re], che più tardi doveva essere creato ad immagine e somiglianza di Dio, il Creatore disse: ‘Producano le acque, in abbondanza, animali viventi e volino degli uccelli sopra la terra, per l’ampia distesa del cielo” (vs. 20). Nella Versione del Re Giacomo si legge: ‘Iddio creò le grandi balene ed ogni animale vivente che si muovono, i quali le acque produssero in abbondanza, secondo la loro specie’ vs. 21.

La versione riveduta, in luogo di “balene” traduce il termine ebraico con la locuzione ‘grandi animali acquatici, e la versione Diodati ‘mostri terracquei.’ Da ciò è ragionevole dedurre che, nel versetto 21° si fa riferimento a quei grandi mostri ai quali gli scienziati hanno dato i nomi di ‘dinosauro, diplodoco, tirannosauro, ecc. [nomi che stanno ad indicare e significare delle grandi, anzi, enormi lucertole]. Infatti il termine dinosauro significa ‘terribile lucertola’.

Questa evidente scoperta dei geologi è riuscita a poter indicare tale enormi “mostri” [alcuni dei quali pesarono oltre 70 tonnellate], che dimorarono quasi sempre nelle acque, benché in condizioni di poter viverne fuori. Nella dichiarazione biblica il termine ebraico, tradotto muovono sta ad indicare con esattezza il movimento nel dislocarsi di queste colossali lucertole, da un sito all’altro, per cui il prof. Strong trova più appropriato dir “scivolano.”

Gli scienziati opinano che, pur essendo in condizione di vivere fuori delle acque, sulla terraferma, questi colossali mostri preferivano dimorare nelle acque perché, oltre a potervisi tenere a galla, avevano agio di poter anche dislocarsi con facilità, da un punto all’altro, che lor faceva comodo. Teniamo presente, però, che non furono prodotti solo questi animali terracquei, al 5° giorno. Se ci siamo soffermati, un pò a lungo, a parlarne, vi siamo stati indotti dal desiderio di farvi rilevare, con quanta precisione, gli scrittori sacri descrissero queste enormi lucertole, o mostri terraquei, di quel periodo.

L’espressione “ogni volatile, secondo la sua specie, “non deve essere intesa nel senso di riferirsi solo ai piumati. Il prof. Strong, analizzando il termine ebraico tradotto ‘volatile,’ fa rilevare ch’esso, primieramente, sta ad indicare le ali, più delle piume. Or, ciò non esclude che gli uccelli piumati furono creati durante “il quinto giorno,” giacché lo furono, ma la ragione per cui abbiamo richiamata l’attenzione vostra sulla relazione analitica del termine in questione, risiede nell’avervi voluto rendere edotti che i geologi hanno accertato che, durante quel periodo, le loro ali erano conformate di membrane pieghevoli e retrattili, come quelle dei pipistrelli.

Sia le enormi lucertole di questo periodo, che vissero esclusivamente nel mare, che i piumati e non piumati volatili, furono creati, secondo la loro specie, come ci confermano i geologi Essi ci attestano d’avere appreso dal libro delle Rocche che ognuna di queste specie apparve istantaneamente, senza alcuna traccia di ascesa evolutiva.

IL SESTO GIORNO

Fu alla chiusura del 6° giorno che “Iddio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza.” Esattamente, fu, anche, nel corso di questa èra che gli animali terrestri “d’ogni specie” [che avrebbero dovuto contribuire al benessere degli uomini] furono creati. Questi intervalli fra le diverse creazioni, quali ci son rivelati nella Bibbia, alla Genesi, ed evidenziati nel libro delle Rocche, costituiscono una mirabile attestazione della somma cura con la quale il Creatore svolgeva e sorvegliava l’estrinsecazione della Sua Opera.

Mentre ci è detto che la vegetazione apparve durante il terzo giorno, rileviamo che delle nuove specie di vegetazione continuarono ad apparire, come gli alberi fruttiferi e le piante di fiori, al sesto giorno. In tal tempo, apparvero anche le api da miele, che non avrebbero potuto apparire prima che fossero nati i fiori, dai quali estraggono il polline per vivere, fecondare e produrre il miele e la cera.

A coronare le mirifiche creazioni Sue, l’Eterno volle porre, al culmine d’esse, la creazione dell’uomo, cui Egli aveva predestinato la terra, quale dimora e dominio. Nel porre alla luce la verità, concernente la creazione dell’uomo, lo scrittore sacro, riferendosi al passato, ci tratteggia delle scene in cui, effettuando la creazione, Dio ne parlava col Suo diletto Figliuolo [il vero principio della sua creazione], che nel Nuovo Testamento vien identificato quale “Parola” [greco LOGOS]-Giovanni 1:1-3-,

La versione Diodati nasconde una vitale verità in Giov. 1:1, omettendo di porre l’articolo indefinito un di fronte alla parola: Dio, designante il Logos per come troviamo nel testo originale greco. In tal maniera, non risulta la distinzione fra il Logos [il Figliuolo], che fu un potente Dio, e Jehovah, il Padre celeste, che fu, è, e sarà sempre l’Onnipotente Iddio. Stabilito questo particolare, facciamo rilevare il mirifico e confidenziale colloquio del Padre celeste con il Suo Figliuolo [il Logos, collaboratore nell’-Opera della Creazione], cui disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza [ideale, non fisica, perché Iddio è Spirito] ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano su la terra”—Genesi 1:26—.

Ecco la confidenziale conversazione del Creatore con il Suo Figliuolo, il Logos. Dio non gli ordina, ma gli espone i Suoi Voleri, invitandolo a collaborare, nel dirgli: “facciamo l’uomo a nostra immagine.”

Indubbiamente fu grande gioia per entrambi, Padre e Figliuolo, il notare che era giunto il tempo quando il grande obbiettivo della potenza divina nel “covare” sulle superficie delle acque per i passati lunghi cinque giorni, era per essere realizzato. Per quanto meraviglioso era stata l’opera antecedente, pure non ancora esisteva sulla terra una creatura che conformemente rappresentava il Creatore e che avrebbe potuto essere assegnato re della terra.

. . . “Egli li creò maschio e femmina” (vs. 27). Questa è una concisa dichiarazione, attestante un dato di fatto, come per tutte le altre, contenute nel libro della Genesi. Passando al secondo capitolo, rileviamo i dettagli. Ed apprendiamo che il maschio fu creato prima, poiché è scritto: “L’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle nari un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2:7).

In questo versetto sono racchiuse due verità, acclarate dalla scienza, concernenti l’anatomia umana, cioè: a) che l’organismo umano è composto d’elementi chimici, contenuti nella “Madre terra”; b) detto organismo vive e sussiste per l’ossigeno, che i suoi polmoni aspirano ed espirano. Nel Levitico, 17:11, leggiamo che “la vita della carne è nel sangue.” Or, è ben noto che l’ossigeno, ad ogni ritmica contrazione del cuore [80 volte al minuto], immette il sangue nella più grossa arteria—l’orta—e questa lo dirama nelle arterie minori, le quali, a loro volta, lo trasfondono in tutto il corpo ed a tutti i visceri più lontani. È meraviglioso rilevare che tale prassi clinica fu resa nota dalla Bibbia migliaia d’anni prima, che l’uomo ne facesse la scoperta!

UN’ ANIMA VIVENTE

L’uomo fu fatto un’anima vivente.” Questa è la prima volta che la parola “anima” è citata nella Bibbia. Un’anima viente è un essere vivente. Nel 1° capitolo dalla Genesi, ai vrs. 1 e 24, lo stesso termine ebraico è tradotto “animali viventi, riferendosi al bestiame, ai rettili ed a tutti gli altri animali selvatici e domestici, creati al 6° giorno. Probabilmente, la difformità della traduzione, risiede nel desiderio del traduttore di voler distinguere la conclamata tradizionale immortalità dell’anima umana.” Infatti, molti credono che l’uomo [e non gli animali] posseggano una scintilla di vita indistruttibile nel loro organismo, che, allorquando muoiono, continua a vivere.

Rileviamo, intanto, che i traduttori reputarono più appropriato designare gli animali e le bestie con la locuzione “creature viventi” e più consona per la tradizionale credenza loro e di molta gente, quella di “anima vivente” per l’uomo. Se avessero adoperato, in entrambi i casi, 1’ una o l’altra locuzione, gli studiosi della Bibbia non avrebbero trovata la distorsione stilistica, che offusca la verità, tanto più che non era il caso di far affiorare, in tale sede, l’idea dell’immortalità. Concludiamo, riportando questi versetti attribuiti a Salomone (Ecclesiaste 3:19-21) [i quali delucidano il concetto esatto scritturale su l’anima; sia dell’uomo che d’ogni altra creatura di Dio]: “La sorte dei figliuoli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni ed alle altre tocca la stessa sorte; come muore l’uno, così muore l’altra; hanno tutti un medesimo soffio e l’uomo non ha superiorità di sorta su la bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere. Chi sa se il soffio [l’anima, cioè l’alito vitale] dell’uomo sale in alto, e quello della bestia scende basso, nella terra?”

IL GIARDINO PER DIMORA

Nella Genesi, 2:8-9, è descritto dettagliatamente quel che stabilì l’Eterno, per la dimora dell’uomo. Leggiamo: “L’Eterno Iddio piantò un giardino in Oriente e quivi pose l’uomo che aveva creato. E l’Eterno Iddio fece spuntare, dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono a mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male.”

Giacché l’uomo fu creato all’immagine di Dio, avrebbe dovuto aspirar a cose più alte nella vita. Tutte le Opere di Dio sono perfette, quando sono considerate nella loro giusta luce, tuttavia non è detto quasi nulla, nel principio della Genesi, circa le bellezze della creazione di Dio. Gli animali inferiori non avevano le capacità visive, intellettiva ed espressive per apprezzare le bellezze. Per l’uomo fu differente, perché Iddio lo creò a Sua immagine e somiglianza e, quindi, in grado di ammirare le bellezze d’ogni specie ed esprimere la sua gioia, sia con apprezzamenti verbali, che con delle éspressioni mimetiche. Perciò l’Eterno provvide a piantare degli alberi che, oltre a produrre della frutta, onde l’uomo se ne nutrisse, fossero, anche, “piacevoli a vedersi.”

Noi rileviamo che molti uccelli gorgheggiano e modulano note musicali ma niun, fra essi, dimostra di poter discernere la differenza che intercorre fra la musica ed il rumore. L’uomo, invece, creato all’ immagine di Dio, è in grado di gioire, nell’udire le meravigliose armonie del Creato. Tale gioia, accomunata alla riconoscenza verso l’Eterno, che ha profuso bellezze e dovizie in tutto l’Universo, impareggiabili sotto ogni aspetto, per rendere la vita lieta a tutte le sue creature, fa sorgere in esse anche la più salda fede in LUI.

Dio non ordinò ad alcuno essere inferiore di osservare le Sue Leggi, né di ubbidirlo, né impose loro alcun vèto di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male, perché Egli non aveva dato loro né comprendonio, né raziocinio, come all’uomo che aveva “dotato” dello Spirito di sapienza” (Isaia 11:2), dell’intelletto” (Giobbe 38:36). Lo pose anche in grado di comprendere che, disubbidendolo avrebbe peccato e che, per fruire degli immensi privilegi accordatigli, era necessario attenersi alla Sua volontà.

Ciò stante, allorquando l’Eterno disse ad Adamo: “Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino, ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, “per certo morrai,” [secondo la versione marginale, “in quel giorno, mori-ente, morrai”]—Genesi 2:16, 17—, La sentenza, o pensiero originale dell’Eterno, evidentemente, è messo in chiaro, più avanti nella Gen. 3:19, in cui dice: “mangerai il pane, col sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra, donde fosti tratto; perché sei polvere e polvere ritornerai.”

Poiché Adamo fu creato all’immagine del Creatore, onde fosse re della terra, gli fu concesso il privilegio di prendere conoscenza del dominio accordatogli. Ebbe affidata la responsabilità di dare i nomi” a tutti i capi di bestiame; agli uccelli del cielo; ad ogni animale dei campi” (Genesi 2:19, 20). Nel procedere al conferimento di tanti privilegi ed incombenze, divenne necessario per l’Eterno dare ad Adamo un aiuto a lui convenevole, una compagna. Ed a tal provvidenziale scopo. Iddio creò Eva—Genesi 2:18;21:25-.

TENTAZIONE E DISUBBIDIENZA

Ed Eva, dopo breve tempo, dalla sua creazione, fu tentata da Satana, il Diavolo, che, per mezzo del serpente l’avvicinò e le chiese se davvero Iddio aveva detto loro che, se avessero peccato, sarebbero stati puniti con la morte. Alla risposta affermativa di Eva, egli le disse: ‘No, non morrete affatto, ma Iddio sa che, nel giorno in cui ne mangerete [il frutto proibito loro da Dio] gli occhi vostri s’apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male” Genesi 3:1-5—.

Uno dei metodi di Satana è consistito nel presentare delle verità frammiste a menzogne, come in questo primo caso. La sua asserzione ‘che non sarebbero incorsi nella pena di morte,’ disubbidendo alla Legge divina, fu la prima bugia, ma era, vero, che, per tale infrazione, Adamo ed Eva e la loro progenie avrebbero ottenuto, per esperienza, la conoscenza del bene e del male. Difatti, poco dopo, ciò fu confermato loro dal Creatore stesso-Genesi 3:22—,

Anche in questo procedimento divino, si ravvisa l’infinita sapienza del Creatore. Egli avrebbe potuto creare l’uomo con una automatica ed assoluta sottomissione ai Suoi voleri, ma non volle creare il re della terra, nelle spoglie di un automa, o robò. Voleva che l’uomo osservasse le Sue Leggi spontaneamente, riconoscendolo, quali erano, giuste. E, così, Adamo incorse nella disubbidienza.

Iddio, sempre nella Sua infinita sapienza, preconobbe la via che Adamo avrebbe seguita e stabilì il modo in cui lo avrebbe reso libero. Egli, quindi, preconosceva la disubbidienza in cui Adamo sarebbe incorso e la permise, considerando che, in tal modo, la razza umana avrebbe potuto avere, per la propria esperienza, una conoscenza pratica del bene e del male e divenire, da sé stesso, alla Sua immagine e somiglianza. Perciò, dichiarò: “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, quanto a conoscenza del bene e del male.

Come Iddio aveva sentenziato. Adamo, per la sua disubbidienza, meritò la morte. Essa, per ereditarietà, si estese a tutta la sua famiglia e, quindi, alla progenie, Così gli uomini ebbero, da allora, una breve vita di pene e dolori e come meta, il soggiorno dei morti. Unico beneficio, alla tragica sorte procurata loro dai progenitori, la costatazione dei letali risultati che si ottengono, disubbidendo alle Leggi del Creatore.

Ma Dio, nella Sua infinita bontà, non ha privato le creature umane del Suo Amore. Ce lo attesta il profeta Giobbe, che [nell’angoscia delle grandi traversie e sofferenze dalle quali era afflitto] chiede all’Eterno di liberarlo da tante pene, inviandolo nel soggiorno dei morti, e gli esprime la propria fede, nella promessa Sua di liberare tutti dai morti, con la risurrezione, dicendo Gli: “Tu mi chiameresti [dal soggiorno dei morti, alla risurrezione] ed io risponderei, tu vorresti rivedere l’opera delle Tue mani” (14:15).

Or, come Giobbe, tutta la razza umana usufruirà della redenzione che il Padre celeste ha concessa tutti tramite il Suo diletto Figliuolo, nostro Salvatore, Gesù Cristo. Difatti, l’apostolo Paolo ce lo conferma scrivendo: “Poiché, per mezzo d’un uomo è venuta la morte, così, per mezzo d’un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così, anche, in Cristo, saranno tutti vivificati”—I Cor. 15:21, 22—.

L’Opera della restaurazione alla vita perfetta, su la terra [anch’essa restaurata], per tutta l’umanità, sarà compiuta nel corso di mille anni del Regno di Cristo, che, allora, quale “secondo” Adamo, ma Spirito vivificante, rigenererà i morti e la morente razza del primo Adamo - I Cor. 15:45, 47; Matteo 19:28-,

IL SETTIMO GIORNO

L’Opera restauratrice della razza umana, alla vita perfetta, sarà compiuta durante il corso del “settimo giorno,” o epoca. Vi riportiamo la preghiera che Mosè rivolse a Dio, concernente questo mirifico ed amorevole proposito divino. Egli disse:

“O Signore, tu sei stato per noi un rifugio, d’età, in età. Avanti che i monti fossero nati e che avessi formato la terra, anzi, il mondo; ab eterno in eterno, tu sei Dio. Tu fai ritornare i mortali in polvere e dici: ritornate, o figliuoli degli uomini. Perchè mille anni, agli occhi tuoi, son come il giorno di ieri, quando è passato, è come una veglia nella notte. Tu li porti via, come in una piena; son come un sogno. Son come l’erba che verdeggia la mattina; la mattina essa fiorisce e verdeggia, la sera è segata e si secca. Poiché noi siamo consumati per la tua ira, e siamo atterriti per il tuo cruccio”—Salmo 90:1-7—.

In armonia con questa preghiera di Mosè, sappiamo che l’uomo fu fatto tornare in polvere, a causa della sua disubbidienza, alla legge divina. Così, l’ira di Dio [ossia, il suo dispiacere] si manifestò nei riguardi dell’uomo. Ma la punizione non durerà in eterno. E, al tempo che Egli ha stabilito, tutto il genere umano sarà restaurato a nuova vita, allorché dirà: “ritornate, figliuoli degli uomini.”

Frattanto, come Mosè asserisce, l’umanità, che è addormentata, nella morte, è come l’erba che: “la mattina si rinnovella e la sera, s’abbatte e si secca.” Fu alla mattina del 6° “giorno” creativo che l’uomo fu creato perfetto e fiorì sin quando si mantenne ligio alle Leggi divine. Allorquando le infranse, fu “segato” dalla morte, penalità prestabilita, in cui egli incorse. Ciò avvenne al principio della “sera” del settimo giorno e terminerà alla mattina [dello stesso 7° giorno, o epoca], apportando vita e gioia a tutta l’umanità.

Tale situazione, quindi, terminerà, provando quanto Davide ci afferma nel Salmo 30:5, cioè che “L’Ira Sua [di Dio] e solo per un momento, ma la Sua benevolenza è per tutta la vita. La sera alberga da noi il pianto, ma la mattina viene il giubilo.” Così, di nuovo abbiamo la “sera” e restiamo in attesa della “mattina dei 7° giorno portato alla vostra attenzione.

Il mondo è passato attraverso alle tenebre del 7° giorno creativo sin dalla caduta dell’uomo. È stato un tempo in cui le menti dei popoli sono state offuscate dalle tenebre [del peccato]. Quel tenebrore ha loro apportato dolori, sofferenze e, morte. Ora, per grazia di Dio, attendiamo, fiduciosi, per la Sua promessa, il “giubilo che deve giungerci alla “mattina” radiosa del 7° giorno.

Frattanto, dal primo avvento di Gesù, ha avuto inizio un’altra Opera creativa che gli Apostoli hanno definita qual “Nuova Creazione.” A tal proposito, Paolo puntualizza: Se, dunque, uno è in Cristo, egli è Nuova Creatura; le cose vecchie sono passate: ecco! sono divenute nuove” (II Cor. 5:17).

L’Opera di formazione ed attivazione di queste Nuove Creature ebbe inizio quando Gesù fu battezzato. Fu a quel tempo che Gesù rinunziò i suoi diritti alla vita terrena umana, che egli poi diede per la vita del mondo con la sua morte sulla croce. Per le promesse divine, una speranza a Nuova vita nel Piano divino fu generata in lui, la quale Nuova vita e Nuova mente furono sostenute dalle promesse del Padre—promesse della risurrezione, che l’Onnipotenza del Creatore le concesse dandogli un nuovo corpo divino. Così Gesù divenne il primo ed il Capo della classe della Nuova Creazione.

Tutti i fedeli seguaci di Gesù, nel dedicarsi interamente al Signore, rinunziano alla propria volontà per compiere quella voluta da Dio e, al pari di Gesù, otterranno, come prestabilito nel Piano divino, la concretizzazione della speranza a Nuova vita. Infatti, l’apostolo Pietro (II, 1:4) ci parla “delle preziose grandissime promesse per le quali siamo resi “partecipi della natura divina.” Allorché la Nuova Creazione sarà completata, allora spunterà la “mattina” del 7° giorno creativo.

E sarà la mattina in cui “si leverà il Sole della Giustizia” (Malachia 4:2). E questo sole della Giustizia è Cristo ed i Suoi fedeli seguaci, i quali saranno con Lui, poiché risusciteranno alla “prima risurrezione,” per vivere e regnare con LUI (Apoc. 20:4). Infatti, Gesù si riferì a costoro, allorquando disse: Allora, i giusti risplenderanno come il Sole nel Regno del Padre loro”—Matteo 13:43-,

Sarà nel corso di questo “settimo giorno” che gli uomini avranno l’opportunità d’apprendere i vantaggi e le benedizioni che trarranno nell’osservare l’ubbidienza ai voleri divini. Essi, alla “mattina” di tal “giorno,” saranno risvegliati dal sonno della morte e, memori della conoscenza del male, per la passata esperienza, accetteranno la provvisione di vita, offerta loro a mezzo di Cristo, saranno ossequienti alle Leggi del Regno ed otterranno la restaurazione alla vita originale, perfetta. Così, 1’ “erba” che fu “recisa” e “seccò,” durante la “notte” del settimo “giorno” rispunterà e rivivrà nella “mattina” dell’èra Millenaria. E l’uomo, re della terra, vivrà alla luce che emanerà dalla Faccia del Suo Creatore, volta verso di lui, nel pieno godimento delle Sue benedizioni di pace, benessere, giustizia, e vita, per sempre!