Dio e la Ragione

PARTE I

NELLA storia del mondo, non è mai esistita un’epoca quale la nostra, che esige da tutti gli uomini dei ragionamenti calmi, assennati e schivi da ogni pregiudizio. La più matura esperienza non può apportarci una speranza, quando non si provvede a metterla in luce con un chiaro ragionamento.

Il mondo oggi sembra trovarsi in balia delle onde di un mare tempestoso, se vogliamo usare la similitudine adatta a darci un’idea delle passioni umane, turbinanti nelle coscienze. Gesù aveva già annunciata l’epoca in cui questi avvenimenti si sarebbero svolti e vi sarebbe stata «tribolazione» tra le Nazioni e perplessità negli uomini pervasi dalla paura nell’attesa delle cose che sopraggiungeranno nel mondo.

Esiste una via di scampo?

Questa è la domanda che sorge dal cuore ed agita lo spirito di tutti gli uomini del mondo intero. Possiamo noi edificare le nostre speranze basandole su fondamenti che ci porterebbero verso tempi migliori?

La Bibbia — Un fondamento sicuro

In quest’ora di tribolazione o distretta mondiale, molti ecclesiastici raccomandano la religione quale unica consolazione alle sofferenze degli uomini. Ma, se è riconosciuto che la religione può additarci una via da seguire per farci uscire dal mare agitato dall’incertezza ed avviarci verso il porto di riposo e sicurezza, in “quale” religione potremo confidare?

A nostro avviso, l’uomo si trova nell’assoluta impossibilità di escogitare un mezzo per uscire da questa situazione caotica che lo rende perplesso e solo la Bibbia può darci un valido e sicuro aiuto. Perciò ispirandoci ad essa andremo esaminando il soggetto. Tuttavia, dobbiamo attirare l’attenzione del lettore sulla necessità di un rigoroso discernimento fra gl’insegnamenti puri della Bibbia e le dottrine piene di confusione della teologia tradizionale, che si presenta mascherata sotto una sembianza di Cristianesimo.

E’ inutile immaginare che si possa progredire nella ricerca di un fondamento ragionevole, se non si discernono e rigettano le superstizioni generalmente ammesse e, si applicano i principi puri della verità biblica. Solo essi sono adatti ad indicarci la risoluzione degli odierni problemi dei quali andremo discutendo.

Se è vero, che come tutti i cristiani affermano, che la Bibbia costituisce in sè il solo fondamento della verità e della logica, scandagliamo quindi, ciò che essa insegna in realtà.

Nella nostra ricerca della verità, non vorremmo si tendesse a credere che pretendiamo di porci contro l’una o l’altra credenza, o che cerchiamo di togliere al lettore questa credenza, oppure distruggere la sua fede sulla Verità eterna che gli insegna la Bibbia.

Più le nostre supposizioni saranno spiegate da verità sicure e ragionevoli, più la nostra fede guadagnerà in convinzioni consolanti senza degenerare, interpretando illogiche crudeltà. Solo cosi la Bibbia ci apparirà in molti passi più comprensibile. Oggi è indispensabile ribadire le idee concernenti la nostra credenza sul fondamento saldo della ragione e della verità, poiché circolano innumerevoli affermazioni confuse e contrarie alla ragione.

I sostenitori della dottrina dell’evoluzione affermano che noi abbiamo usufruito di un costante progresso, dopo l’inizio della nostra civilizzazione. Vantandosi di conquiste prodigiose, riferendosi al tempo d’oggi, lo definiscono il «secolo dell’intelligenza». Intanto, il nostro mondo così altamente civilizzato cozza attualmente contro un ostacolo innegabile, costituito dall’abisso di una totale distruzione. Poiché, malgrado il nostro gran sapere, non siamo capaci di mantenere le regole della nostra supposta cultura alla quale pretendiamo di essere arrivati.

Noi non possiamo nascondere all’opinione pubblica questo impressionante stato di cose. Seri uomini di Stato ammettono con franchezza la necessità d’impiegare i mezzi più drastici consentiti dalle società onde salvare la civiltà in pericolo. Personalità rappresentative, appartenenti a diverse tendenze religiose, si fanno promotori di segnalarci che il mondo precipita fatalmente verso una spaventosa voragine, costituita dal cambiamento più profondo, mortifero e distruttivo che mai la storia dell’umanità abbia registrato, se gli uomini s’intestardiranno nel rifiutarsi di tornare a Dio!

La vera soluzione

Se non è ammissibile che una diplomazia, di natura umana, sia all’altezza d’impedire la corsa fatale verso tale drammatica soluzione, ci sembra ancora più evidente la necessità d’escogitare un’altra via d’uscita per non abbandonare ogni speranza in un avvenire di salvezza prossimo o lontano.

La diversità d’opinione di coloro che sono uniti in Gesù Cristo, comporta forse, l’inutilità di cercare assieme una risposta nella Bibbia a tutti questi dilemma ossessionanti che si pongono alla nostra mente?

Noi lo escludiamo a priori.

Dobbiamo, forse, pervenire alla conclusione che il grande ed intelligente Creatore d’innumerevoli bilioni di corpi celesti, ruotanti continuamente nelle loro orbite con tanta matematica esattezza, si sia potuto sbagliare in una maniera cosi poco plausibile, nel disegno di popolare il nostro piccolo pianeta di creature sapienti, e non permettere loro di vivere nelle condizioni d’un benessere ininterrotto, apportatore di pace e felicità?

Non ammetteremo ragionevolmente mai tale assurdità.

Gesù, quando era ancora su questa terra, suggeriva ai suoi discepoli il saggio consiglio sul modo per ottenere una esistenza migliore imparando a pregare: «il Tuo regno venga, la Tua volontà sia fatta in terra come in cielo.» I sinceri cristiani hanno pronunciata questa preghiera, durante i numerosi secoli, fino ai nostri giorni, attendendo fiduciosi che essa fosse ascoltata dall’Altissimo.

Questa preghiera messianica è chiarissima in quanto ad espressione, ma un tal Regno sarà mai instaurato su questa terra pervasa e corrosa dal peccato? Il Signore potrà accogliere questa preghiera introducendo su questo pianeta un nuovo ordine sociale, fondato su una vera giustizia ed un’ amore assoluto? E, ammettendo tale esaudimento, riscontriamo in qualche passo delle Scritture un indizio che questo Regno benedetto sia prossimo? Quali saranno le leggi che regoleranno la vita sociale nel mondo se quella preghiera dovesse essere ascoltata?

Queste domande che ci rivolgiamo sono essenziali e richiedono risposte ragionevoli, atte a permetterci una soddisfacente conclusione sul vitale soggetto che andiamo trattando con quella imparzialità proveniente dalla fede. Perciò non esitiamo un attimo ad asserire che l’unica soluzione dei problemi inerenti al soggetto è quella divina.

PARTE II

Il Creatore e la Sua creazione

Partiamo dal presupposto che la maggioranza dei nostri lettori nutrono nel loro intimo la fede nella esistenza di un Creatore intelligente o, almeno, sia incline a nutrirla, qualora sia basata su fondamenti concreti della ragione. A tale proposito è utile far rilevare che eminenti scienziati del giorno d’oggi gradualmente vanno convincendosi dell’esistenza di una intelligenza Divina. Alcuni fra questi, hanno lealmente ammesso a dei loro colleghi la citata convinzione perciò, a suffragare la nostra constatazione, riportiamo un brano stralciato da una intervista effettuata dal prof. Alberto Wiggam, scrittore scientifico, al Dr. Michael I. Pupin, presidente dell’Unione Americana per l’incremento della scienza:

«Dovunque la scienza ha esplorato l’universo, si è dovuto riconoscere la manifestazione di leggi che agiscono in perfetta armonia. Tali leggi le definisco «Intelligenza Divina». Noi non possiamo sottrarci alla conclusione che esiste un principio dominante ogni cosa e che abbia in sè ogni definizione e direzione atta a trasportarci dal caos al cosmos, verso l’ordine e la luce.

«Noi ci troviamo in presenza della seguente alternativa: o credere che l’Universo, che ci troviamo ad ammirare in tutte le sue manifestazioni d’ordine, bellezza e grandiosità impareggiabili, abbia origine semplicemente dal caso; oppure ammettere che tragga il suo essere dalla volontà e sapienza di un Creatore cosciente ed intelligente. Personalmente io protendo a credere alla legge che agisce in armonia e che proviene dall’intelligenza divina.

«Mi si chiede il perchè di questa mia convinzione? Vi rispondo: Essa scaturisce dalla logica ed è l’unica accettabile, perchè comprensibile, plausibile e rispondente alle mie investigazioni.

«la teoria che esseri intelligenti come noi, o le leggi che regolano il movimento delle stelle, siano risultanze del caso, non può sembrarmi assolutamente ammissibile. E per quale ragione io dovrei avvalorare tale assurda teoria se, giornalmente, osservo l’evidenza, la manifestazione di un essere o una potenza intelligente?

«Se osserviamo le stelle, ognuna d’esse in moto nella sua orbita; o un seme germogliare fino a divenire, secondo un definito piano, pianta, arbusto o albero; oppure un bambino nello sviluppo fino a che perviene ad acquistare una individualità, possiamo noi ancora concepire che tutto ciò costituisca il risultato di casi fortuiti? Ebbene, no, io non lo posso.

«Perchè dovrei negare che una intelligenza direttrice sovrasta tutti i miracoli del mondo? Per me, quale scienziato, non ho bisogno di conferme supplementari. Sono trascorsi già più di tremila anni da che queste cose furono rivelate chiaramente ai Profeti. I più ignoranti selvaggi al pari dei sagaci Profeti, sono stati sempre d’accordo sulla esistenza di un Essere intelligente, che non può più essere negato e sovrasta tutto e tutti.

Nulla di ciò che la scienza ha scoperto contraddice quanto esposto. In effetti, più la scienza penetra nelle leggi dell’universo, più noi siamo guidati verso la credenza di una intelligente Divinità».

Anche il prof. D. Max Planck, scienziato di fama mondiale, in un suo discorso sulla religione e la scienza naturale diceva:

«Ora che conosciamo le esigenze della religione e della scienza in rapporto ai problemi della vita, esamineremo se conviene, e fino a che misura, armonizzarle.

«E’ implicito che tale esame si riferisce a quelle contingenze sorgenti in campi dove la religione e la scienza naturale s’incontrano per le loro investigazioni, poiché esistono campi in cui esse non hanno nulla in comune: come, ad esempio, i problemi d’etica sono estranei alla investigazione della scienza naturale, cosi la misurazione dei pianeti dell’universo non presenta interesse per la religione.

«Invece la religione e la scienza naturale s’incontrano nello espletamento delle investigazioni sull’esistenza di un essere che, con suprema potenza, governa i mondo. Qui il risultato del lavoro di ognuna, pur non essendo uguale, non è in aperta contraddizione. Anzi si assomiglia in quanto, sinteticamente esposto, esso ammette l’esistenza di un ordine mondiale ragionante e indipendente dall’uomo e, nel convenire che l’Essere dirigente tale ordine mondiale non è mai riconoscibile per diretta individuazione, a designarlo, la religione impiega i suoi simboli particolari mentre la scienza naturale adopera scandagli positivi. Così nulla c’impedisce d’identificare le due riconosciute potenze misteriose, rappresentate da una parte dal Dio della religione, dall’altra dalla legge della natura. E dobbiamo convenire che ambedue sono identiche.

«Se, dunque, la religione e la scienza naturale, per manifestare la loro fede in questa potenza soprannaturale, sentono il bisogno di riferirsi a Dio, ne deduciamo che per una è al principio e per l’altra alla fine di ogni pensiero. L’uomo, infine, impiega la scienza naturale per la conoscenza e la religione per l’azione.

«Ripeto che, per quanto si voglia sottilizzare sul rapporto fra religione e scienza naturale, non si trova alcuna aperta contraddizione e, anzi, su punti decisivi si riscontra un accordo completo.

«Tanto la religione quanto la scienza naturale hanno ingaggiato una larga lotta contro lo scetticismo, il dogmatismo, la miscredenza e la superstizione e la parola d’ordine d’ogni tempo e dell’avvenire è: «Andiamo verso Dio»!

PARTE III

Fatti in contrasto con la superstizione

Per noi, ora, le questioni principali da esaminare vertono sull’indagine del come, quanto e quando l’intelligente Creatore ha rivelato i suoi disegni agli uomini e, soprattutto, i Suoi piani concernenti l’uomo stesso. La Bibbia costituisce la rivelazione di tutto ciò. Sviluppiamo quindi il nostro tema su tale base.

Ai giorni d’oggi, il mondo è più incline a dubitare della Bibbia e della sua relazione col divino. Ma la religione cristiana è talmente legata ad essa (Vecchio e Nuovo Testamento) che, se noi la scartassimo o tacciassimo di verosimiglianza i suoi brani, ci metteremmo nelle condizioni di rinnegare la religione cristiana. Ma noi sappiamo e sosteniamo che la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio: per evidenze riscontrate in essa e fuori d’essa.

Degli scettici non hanno potuto disconoscere che, per la sua forza morale, la Bibbia ha migliorato il mondo e lo ha sottoposto alla sua influenza. Per questa ragione è stata chiamata «la fiaccola della civiltà». Noi siamo convinti che oggi non vi sarebbe alcuna crisi mondiale se le leggi della Bibbia fossero osservate fedelmente, sia dalle classi dirigenti che dalle masse, nelle diverse nazioni.

Un libro che può apportare tale concorso al benessere universale e che, durante i secoli e sotto molti aspetti, ha lasciato evidenti tracce del bene disseminato nel mondo, vale certo molto più d’un libro che si legge per distrarsi e, ben raramente, lascia qualche traccia o benefica influenza nel cuore e nella mente del lettore.

Oltre a ciò, nessun’altra spiegazione soddisfacente sull’origine e sul destino dell’uomo, a parte quella esauriente tratta dalla Bibbia, è stata mai offerta al mondo, malgrado le affermazioni che ci vengono presentate dai sostenitori delle teorie evoluzioniste.

Storia della Creazione nella Genesi

Il resoconto biblico sulla creazione e caduta dell’uomo, nel giardino d’Eden, è stato oggetto di massima critica, avanzata dagli aderenti della teoria evoluzionista.

Però in questi ultimi anni, molti scienziati si sono dimostrati inclini ad una revisione del loro punto di vista sul soggetto in questione.

Nel 1932 il professore francese, René Thèvenin, in una serie di articoli che trattano l’età del genere umano, che furono pubblicati in America, disse:

«Avanti che la scienza abbia finito di frugare nelle caverne e negli abissi marini, probabilmente, sarà provato che nella leggenda della caduta dell’uomo vi è celata una, grande parte di verità».

L’insegnamento che ci viene dalla Bibbia, su ciò che concerne la caduta dell’uomo, costituisce, secondo la nostra credenza, più che una semplice leggenda. Esso fonda le basi sul fatto che l’uomo, in origine, fu creato perfetto e gli fu concesso una abitazione perfetta: il «Giardino d’Eden». Iniziamo, quindi il nostro esame partendo da questo presupposto.

Non permettendoci lo spazio una dettagliata analisi scientifica sul soggetto, siamo fiduciosi che i lettori, presi da qualche dubbio a riguardo, scartando le congetture evoluzioniste facciano riferimento alle investigazioni scientifiche. Consigliamo loro quale aiuto per tale studio all’ opuscolo in lingua inglese «Gli Evoluzionisti All’incrocio Delle Vie» che si può ottenere richiedendolo a: «The Dawn» East Rutherford, New Jersey, U. S. A. Tale studio, ad esempio, rivelerà che i «sette giorni» della creazione, menzionati nelle Genesi, invece di essere giorni di 24 ore, corrispondono a lunghi periodi di tempo.

Secondo la Bibbia, la razza umana trasse origine da Adamo ed Eva, appositamente creati. E’ ragionevole accettare questo pensiero come vero? Certamente! e la popolazione attuale ci attesta tangibilmente quanto asseriamo. Tutti sanno, attraverso la storia, che la razza umana è costantemente aumentata di numero durante questo periodo.

Non è necessario essere dotati nè di una speciale intelligenza nè di una profonda fede, per determinare che, se noi cominciamo a fissare la cifra attuale della popolazione del mondo e poi calcoliamo, indietreggiando, negl’innumerevoli secoli trascorsi, la diminuzione di essa, man mano che i secoli vengono defalcati, perverremo finalmente al punto in cui, della strabiliante cifra, attuale, non ci resterà che la coppia iniziale. E ciò ci porterà al tempo in cui iniziò la storia del genere umano e, secondo la Bibbia; l’uomo fu creato.

Le pubblicazioni relative alle scoperte archeologiche più recenti, ci dimostrano che l’uomo, all’inizio della storia, era ad un grado di civiltà più elevato di quello che ebbe nei millenni seguenti, e confermano e rinsaldano la tesi storica del Giardino d’Eden, di cui si parla nella Genesi.

E’ cosi difficile credere che la stessa grande Potenza ed Intelligenza Creatrice delle numerose meraviglie dell’universo abbia potuto creare anche la prima coppia di esseri umani?

Se l’uomo, e tutte le altre forme di vita, non sono prodotti della potenza creativa di un Essere Intelligente e Supremo, ci spieghino gli scienziati il fenomeno della vita in un altro modo!

La ragione ci indica che è preferibile attenerci alla storia della Bibbia sulla creazione e da questa base cercare di conoscere, con lo studio, il Piano di Dio per l’umanità, piuttosto che formare tesi lambiccate da frammentari studi scientifici di dubbia natura.

Il racconto del primo uomo

La semplice storia biblica della creazione, come ci è riportata dai primi capitoli della Genesi, ci attesta che l’uomo fu creato per primo e che non aveva ancora una compagna per lui. In seguito fu creata Eva. Cosa c’è d’incomprensibile in questo?

Il più illustre scrittore del mondo ha mai immaginato una storia più poetica di quella a noi trasmessa sulla creazione di madre Eva?

Se Iddio ebbe il potere di creare Adamo (e da dove egli sarebbe venuto, se Dio non lo avesse creato?) non gli poteva essere difficile prelevare dallo stesso una «costola» per creare una donna, quando a Lui piacesse impiegare tale procedimento?

Nel dono del meraviglioso giardino che Dio offri quale abitazione alle sue perfette creature umane non v’è nulla d’irragionevole, perchè è logico che essi dovettero aver bisogno di un luogo adatto alle esigenze della loro vita.

Circolano riferimenti inesatti che la Bibbia non ha mai riportati. Ad esempio che l’Eterno avrebbe promesso ai nostri primi genitori di portarli in cielo dopo un periodo di permanenza nell’ Eden, dove avrebbero dovuto attenersi alle sue leggi; poi che avrebbe istituito un abisso pieno di zolfo e di fuoco, abitato e retto da diavoli incombustibili, dove Adamo ed Eva sarebbero stati gettati se Gli avessero disubbidito e, per suo volere, non sarebbero morti, ma preservati dalla distruzione, miracolosamente, onde i diavoli potessero tormentarli per l’eternità.

Il libro della Genesi rivela che Dio creò gli esseri umani per abitare qui, sulla terra e non in cielo, nell’inferno o nel purgatorio. Essi ebbero la missione di moltiplicarsi per riempire la terra attenendosi all’osservanza delle leggi che Egli aveva loro dettate. Niente fu detto ad Adamo ed Eva circa una destinazione celeste.

Per ottenere un’immagine chiara di ciò supponiamo un istante che il disegno divino in ciò che concerne la propagazione del genere umano e la sottomissione della terra all’uomo fosse stato eseguito secondo la volontà di Dio. Avremmo ottenuto che la famiglia umana, attenendosi alle leggi divine, si sarebbe moltiplicata lentamente, ma sempre in modo che, ad un certo punto, la dimora primitiva dell’Eden non sarebbe stata pù sufficiente ad ospitarla. Di conseguenza, necessitava estendere i confini.

Astraendosi da ogni interpretazione misteriosa ci è facile concepire che questa estensione avrebbe potuto continuare fino a che tutta la terra non fosse stata popolata di creature perfette sotto la sorveglianza dell’uomo e non fosse divenuta un solo grande giardino, colmo di prosperità e splendente per bellezza.

Il volere divino rispondeva al desiderio di popolare la terra e non affollarla. La saggezza e la potenza divina sarebbero certamente state capaci di por termine ad ogni ulteriore propagazione del genere umano, pervenuto al numero prestabilito dall’Eterno. Si può obiettare a questo programma qualche ragione per la quale non sembri perfettamente logico? Non è adesso ragionevole e rispondente all’inesauribile bontà di un Creatore intelligente ed amorevole? Ma, per individuare l’elevatezza di queste concezioni, è necessario liberare la nostra mente da tutte le terribili scene di miserie e sofferenze che, addolorandoci, ci offuscano,e considerare che l’egoismo dell’uomo decaduto e la sua ripulsa a vivere in armonia col suo Creatore sono state le cause delle innumerevoli sofferenze umane.

E la morte? Anche essa sarebbe stata sconosciuta al genere umano. La scienza moderna riconosce la possibilità che le cellule viventi potrebbero riprodurre, indefinitamente, la loro specie se potessero avere un luogo rispondente a certe condizioni. In conseguenza del peccato è venuta la morte e con essa le sofferenze, le malattie e i dolori.

Immaginiamoci per un istante una razza umana perfetta, libera dall’egoismo, dalle malattie e dalla morte. Non sarebbe allettevole per tutti gli uomini?

Si obbietterà: perchè occuparsi di evenienze che, se per il passato erano realizzabili, ora sono divenute chimere?

Le Sacre Scritture rispondono per noi che tali evenienze sono ancora realizzabili. Il programma divino della liberazione e della restaurazione per mezzo di Cristo ci garantisce che quanto è stato promesso sarà mantenuto.

Questa promessa noi la troviamo in tutte le Scritture, che, andremo a esaminare per cercare di renderla comprensibile a tutti.

E’, ormai, a tutti chiaro che per avvicinarsi alla conoscenza di Dio, occorre, principalmente, eliminare le nebbiose superstizioni, accumulate durante i secoli, poiché sono state proprio esse a distruggere la fede in Dio e nel Libro, riconosciuto quale Sua Parola.

Il dedicarsi a quest’opera costituirà un compito non lieve, ma siamo sorretti dalla viva speranza di poterlo assolvere pienamente con le nostre investigazioni e raggiungere lo scopo prefissoci nei riguardi dei nostri lettori.

Non tutti ammettono di dovere riconoscere la Bibbia, quale autentica testimonianza per quanto concerne l’origine e il destino dell’uomo. Noi chiediamo al lettore di seguire attentamente le nostre argomentazioni che, sebbene concise, rispetto alla materia da trattare, riusciranno a disperdere la confusione creata dalle tradizioni teologiche.

Quale è, quindi, la storia dell’uomo riportataci dalla Bibbia?

Eccola: essa ci dice che, Dio, creati i nostri due progenitori, li avvisò che sarebbero morti certamente se avessero disubbidito alla Sua legge. «Nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai», Egli disse loro. Ciò sembra essere abbastanza semplice e chiaro.

Ora si è avverata questa predizione?

Rispondiamo senza titubanza: si! A suffragare la nostra affermazione, i milioni di pietre sepolcrali ed il susseguirsi dei morti, nel passato e nel presente da che, migliaia d’anni or sono, Dio emanò questa sentenza contro i nostri progenitori. A tal soggetto, quindi, il libro della Genesi è in armonia con la realtà.

Il fatto che Adamo non morisse nel medesimo giorno in cui avvenne la trasgressione, non costituisce una prova atta a dimostrare il non dover interpretare la minaccia alla lettera.

Una esatta traduzione del testo ebraico riferendosi a questa condanna, dice: «morente tu morrai». Ciò significa che, all’atto della condanna, aveva inizio il processo della morte che si chiudeva, poi, al momento in cui svaniva l’ultima fiammella di vita. Ed è esattamente quanto è avvenuto e avviene al passato ed al presente.

C’è ancora da chiarire, però, un’altra evenienza concernente il soggetto che stiamo trattando:

Sempre nell’Eden, una fonte estranea al Creatore, si insinuò tra Dio ed Eva: «voi non morrete affatto» e questa insinuazione, che raffigurava Dio come un mentitore, proveniva, secondo il testo, dal «serpente.»

Quattromila anni più tardi, l’Apostolo Giovanni identificava nell’ «Antico Serpente» «il Diavolo o Satana» e lo indica quale seduttore di tutte le nazioni. (vedi Apoc. 20:13). Adesso noi abbiamo due dichiarazioni che si contraddicono: quella di Dio affermante che «l’uomo morrà certamente»e quella di Satana, descrittoci dalle Scritture quale seduttore, che l’uomo «non morrà affatto». La prima l’abbiamo dichiarata con le circostanze di fatto enunciate, la seconda la vedremo discutendo dopo aver citato il cap. 9 dell’Ecclesiaste dal versetto 5 al 10: «Difatti, i viventi sanno che morranno: ma i morti non sanno nulla e non v’è per essi alcun salario poiché la loro memoria è dimenticata. E il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole.»

Il grande inganno

Dunque, come spiegare l’affermazione del «serpente»: «voi non morrete affatto»? E quale effetto ha ottenuto tale insinuazione attraverso le epoche?

Riferendosi a questo «Serpente Antico» Gesù dichiarò che lo si doveva identificare nel «padre della menzogna.»

Per tal ragione, se il racconto della Genesi è vero, Gesù ben sapeva quel che diceva, e noi dobbiamo attenderci d’imbatterci continuamente negli evidenti sforzi di Satana, persistenti ad avvalorare l’inganno col quale ci aveva indotti nell’errore su quanto concerne la descrizione e l’importanza della morte. Di conseguenza, l’indicazione del Rivelatore che «l’Antico Serpente ha ingannato tutte le Nazioni», ci lascia intendere che l’inganno avrebbe avuto effetto su tutta la razza umana.

Troviamo le prove su ciò?

Certo! Benché Satana avesse cosi formalmente assicurato che mangiando il frutto proibito, questo non avrebbe portato alla morte, fu ed è evidente, per costatazione, sia la morte di Adamo ed Eva che quella della progenie, morta e morente. Del resto Satana ottenne lo scopo che si prefiggeva e, naturalmente, non volendo smascherarsi chiedendo perdono a Dio di averlo accusato falsamente, volle dare una parvenza attendibile alla sua menzogna, aggiungendone un’altra più sinistra per indurre il popolo a credere che la morte avveniva solo apparentemente, perchè costituiva il punto di passaggio ad un’altra forma di esistenza, inferiore o superiore. Gli uomini, per quella istintiva paura della morte, furono indotti a prestar fede a tale menzogna, «non c’è morte.»

In tal modo, quell’essere diabolico è riuscito ad inculcare in quasi tutti gli uomini la convinzione che la morte è un’amica e non una nemica quale viene designata dalla Bibbia. (1 Corinzi 15:26).

L’inganno satanico è basato sulla teoria anti-scritturale, anti-scienti-fica ed irrazionale che l’uomo, dentro se stesso, abbia un’ anima che può vivere in lui e fuori di lui. Di conseguenza, quando il corpo muore, questa «anima» è libera di volare nell’aria o essere portata in altro posto e ad altra condizione.

Gran parte delle opinioni superstiziose, che da 6000 anni fuorviano il mondo, distogliendolo dalla verità, si appoggiano su questa teoria.

Esiste, intanto, una meravigliosa speranza per una vita futura, insita nella morte, dalla quale l’uomo sarà risvegliato. Ma come esistere davanti al Creatore dopo aver violato le sue leggi?

Su quali basi fondare la nostra speranza d poter riacquistare i favori divini?

Sarà sufficiente la nostra promessa di ravvederci, per l’ avvenire, affinchè l’Eterno annulli la condanna che ci riguarda?

La Bibbia attira la nostra attenzione, in modo indiscusso, sulla evidenza che il Piano di Dio ha previsto per l’umanità decaduta un’occasione per potersi riconciliare con Lui.

Intanto, per rendere più comprensibile quanto abbiamo a cuore dimostrare, citiamo Genesi 3:15. Esso ci indica dall’inizio che il Creatore ha riservato per l’umanità qualche cosa di meglio della condanna a morte. La promessa dataci in questo passaggio ci dice che, alla fine, la «progenie della donna» schiaccerà la testa del serpente. Naturalmente la dichiarazione è assai oscura ed incerta, ma, esaminata alla luce delle ulteriori rivelazioni divine, essa ci appare di una grandiosa importanza.

Volgiamo la nostra attenzione, per esempio, su uno degli ultimi capitoli della Bibbia (Apoc. 20) e vi troveremo la dichiarazione dell’Apostolo Giovanni che vede in una visione, un «angelo» potente scendere dal cielo per impossessarsi di Satana «l’Antico Serpente.» e legarlo per mille anni «perchè non seducesse più le nazioni». Questa immagine profetica si collega alla misteriosa promessa avanti citata (Gen. 3:15), secondo la quale “la progenie della donna schiaccerà la testa del serpente.”

In altri termini, il Creatore ci dà, tramite la parola simbolica del Rivelatore, la sicurezza che la trasgressione dei nostri progenitori non condurrà alla perdizione definitiva: effettuando Egli una redenzione al tempo previsto, schiaccerà il «serpente.»

Abbiamo così i due punti estremi di questo arco della promessa che Dio ci ha fatto: la promessa contenuta nel libro della Genesi circa la testa del «serpente» che sarà schiacciata e la visione del Rivelatore che il «serpente» alla fine, sarà poi, distrutto.

Non ci soffermeremo oltre su tale soggetto, e continueremo l’esame delle Scritture sicuri di trovare ancora altri riferimenti su quanto varrà ad illuminarci circa il modo in cui sarà annientata l’ opera di Satana e ci sarà la restaurazione del genere umano, e, del paradiso perduto.

La promessa di Abrahamo

Sorpassiamo l’Eden e consideriamo gli avvenimenti riferendoci a duemila anni fa. Per questo periodo non abbiamo bisogno di accettare le molte prove per semplice fede.

Scavi archeologici recentemente effettuati a Ur di Caldea e a Canaan (prima e seconda residenza di Abrahamo) hanno tangibilmente provato e confermato, quasi dettagliatamente, la storia di quell’epoca.

Di fronte a queste scoperte gli scettici più inveterati confessano che la Bibbia non è per nulla una collezione di «antiche leggende» come parecchi avevano osato insinuare.

Dio fece ad Abrahamo una promessa notevole che, fino ai nostri giorni, non ancora si è compiuta. Egli disse: «Tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua posterità.» (Gen. 12:1-3 e 22:18).

Quando più tardi il figlio di Abrahamo, Isacco, pervenne a maggiore età, Dio gli ripetè parecchie volte questa promessa e gliela confermò in un giuramento.

Abrahamo morì senza averne visto il compimento e così fu per suo figlio Isacco e poi il figlio di quest’ultimo, Giacobbe il quale, com’è noto, acquistò la primogenitura da Esaù per un piatto di lenticchie.

Forse Iddio venne meno alla Sua promessa?

Il Messia

All’epoca in cui Gesù fu fatto carne, parecchi Ebrei erano in attesa del Messia promesso da tanto tempo. La Bibbia ci racconta che una notte, dei pastori, pascolando le loro greggi sulle colline della Giudea, videro d’un tratto apparire una luce soprannaturale ed intesero uno straordinario suono di voci.

In ciò non troviamo nulla di fantastico ed incredibile: in quanto l’Essere potente che creò l’universo è certamente capace di generare le più diverse specie d’esseri spirituali in sfere più elevate. Tale ammissione c’induce a riconoscere che per questo Essere tanto potente era facile impiegare delle creature celesti per un avvenimento così importante, quale la nascita del Messia, e che prestassero la loro opera a gloria del Suo Nome.

Gli eventi si svolsero così:

Dio annunciò ai pastori per mezzo d’uno dei suoi potenti angeli: “non abbiate timore, perchè, ecco, vi reco il buon annuncio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: oggi nella città di Davide, v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore.” (Luca 2:10-11).

La parola greca CHRISTOS corrisponde alla parola ebrea MESSIA. Di conseguenza questo proclama dell’angelo annunciava chiaramente che il Messia promesso da Dio da tanto tempo era realmente nato e sarebbe stato il Salvatore del mondo poiché per questa nascita tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette.

Ma in che modo Gesù sarebbe stato il Messia e Salvatore del Mondo? Ed in che sarebbe consistita questa benedizione che Egli avrebbe accordato a tutti?

Noi abbiamo rilevato che, a causa della trasgressione di Adamo, l’umanità aveva perduto il diritto alla vita eterna sulla terra. Se la parola «morte» significa, realmente «morte» cioè termine della vita — ed è proprio questo il suo significato esatto — è ovvio che, per salvare l’umanità, non c’è che la liberazione dalla condanna alla morte e l’instaurazione della vita.

Come è possibile che la morte perduri nella sua opera distruttrice benché siano, ormai, trascorsi ben duemila anni dal tempo in cui il Messia venne al mondo?

In che senso, quindi, è Egli Salvatore del Mondo?

Se l’umanità non dovesse essere liberata dagli eterni tormenti ci dovremmo chiedere:

Da che cosa e in che maniera il Messia salverà l’umanità? Ed in che modo essa beneficerà della liberazione vivendo in condizioni migliori?

Ciascuno di noi rievoca con gioia i bei cantici, la musica ed il proclama che risuonano nel mondo, nella ricorrenza del Natale, in tutte le Chiese della Cristianità.

La frase di gioia: «Pace sulla terra agli uomini di buona volontà» si ripete ogni anno, ma non è una proclamazione fuori senso?

Quale significato potrebbe avere per un soldato in angoscia, su un campo di battaglia?

Noi costatiamo che, nelle guerre, sedicenti discepoli di Cristo combattono ed uccidono dei correligionari del campo avverso osando, poi, definire tali azioni belliche quali loro atti eroici e meritevoli, compiuti per «dovere di cristiano!»

Ora ci chiediamo: Costoro, per un senso di lealtà verso sè stessi, pervenendo nelle dimore eterne del cielo, avranno coscienza di salutare gioiosamente i fratelli che trucidarono in guerra?

Come spiegarci, anche, l’inumana maniera usata verso Gesù e la Sua crocifissione quando Egli era venuto per essere Re della terra?

Questi inattesi e sconcertanti avvenimenti non concordavano con le idee che avevano i discepoli sull’instaurazione del Regno alla venuta del Messia, atteso liberatore e Salvatore del suo popolo. E, allorché videro svanire, in breve spazio di tempo, quanto avevano da lungo tempo sperato ed atteso con trepidazione, restarono affranti per la troppo amara disillusione.

Tre giorni dopo la crocifissione, due dei discepoli erano in cammino per Emmaus, allorché improvvisamente uno sconosciuto si accompagnò con loro e, notato il loro accoramento, ne chiese il perchè. Essi, nel raccontargli quanto era avvenuto in quei giorni, gli spiegarono che il loro immenso dolore proveniva dalla disillusione provata nel veder svanite tutte le speranze che avevano riposte nell’operatore di tanti miracoli, Gesù Cristo.

Perchè morì Gesù

Questo «straniero» che, in realtà, era proprio Gesù, risuscitato, spiegò loro che la sua morte era stata necessaria, e predisposta dal Padre Celeste che l’aveva anche preannunciata. La sua morte era indispensabile quale garanzia per gli uomini, onde beneficiassero delle benedizioni promesse sotto il Regno messianico.

Più tardi, quando i due discepoli raccontarono agli altri la loro miracolosa avventura si espresseso cosi: «Il nostro cuore batteva con un ritmo più accelerato allorché Egli ci spiegava le Scritture.»

Certo essi avevano ben ragione d’entusiasmarsi perchè erano stati informati proprio dal Maestro che la morte sua non era, come avevano creduto, conseguenza di un tragico errore e non avevano bisogno d’altre prove per assicurarsi che Egli era il Messia.

Comprendevano anche la necessità della Sua morte che apriva la possibilità a tutto il genere umano di godere le benedizioni promesse da Dio.

Più tardi un’ apostolo spiegò che Gesù prima di divenire uomo era conosciuto sotto il nome di «LOGOS» che in italiano significa «Verbo.» (Giov. 1:1).

Fu questo «LOGOS» o Parola di Dio ad esser fatto carne per l’unico scopo di morire come prezzo corrispondente o riscatto per Adamo e tutta l’umanità. (1 Timoteo 2:3-6; Romani 5:10).

Con l’ignorare o con nascondere di proposito l’esatto significato del testo greco nel 1 capitolo dell’Evangelo di S. Giovanni, i traduttori hanno fatto apparire che il «Logos» o la «Parola» è il divino Creatore stesso.

La traduzione esatta di questo passaggio rivela che il «Logos» era semplicemente «un» Dio ( o un potente) mentre che il Creatore è chiamato «il» Dio, l’Altissimo, l’Onnipotente.

L’apostolo ci dice che il Logos era l’agente ed il rappresentante di Geova in tutta la creazione «Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei (la Parola); e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.» (Giov. 1:3). Per ciò, senza alcun dubbio, la Genesi impiega l’espressione: «facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza.» (Gen. 1:26).

Le Sacre Scritture parlano dell’unità del Padre e del Figlio. In ciò deve essere interpretato l’unità di intenzione, di volontà e non di persona. Gesù pregò per questa unità fra Lui e i suoi discepoli (v. Giov. 17). E’ chiaramente dimostrato che Gesù mai considerò di formare un solo essere con il Creatore, poiché in tal caso, ciò avrebbe avuto il significato che Dio stesso, il Creatore dell’Universo, morì sulla croce.

La teoria della «trinità» non ha alcun fondamento scritturale e rappresenta uno di quegli errori sorti da cattiva interpretazione della Scrittura e propinati alle masse ignoranti.

Che Gesù mai si considerasse come la medesima persona ed uguale al Creatore, nè ammettesse l’assurdità d’essere padre di sè stesso, ci è chiaramente indicato dalle sue parole allorché disse: «Il Padre è maggiore di me.» (Giov. 14:28).

I discepoli sapevano che il salario del peccato è la morte — non la vita fra gli eterni ed assurdi tormenti —perciò fu per loro facile comprendere che la morte di Gesù «fatto carne»costituiva la penalità che Egli s’addebitava per riscattare l’umanità.

Prima della Pentecoste, i discepoli, avevano ancora un pò di confusione nelle idee sulla missione di Cristo in relazione col piano divino, poiché, pur sapendo che Egli era risuscitato dai morti ed era il Messia, lo avevano visto raramente e poi non più, fino a che egli raccomandò loro di non muoversi da Gerusalemme se non quando avessero avuto sue istruzioni, per mezzo dello Spirito Santo.

Oltre questi discepoli, anche altri, per un periodo di tempo furono disorientati dagli eventi che non sapevano spiegarsi.

Questo disorientamento condusse alcuni ad interpretazioni errate e quindi a false teorie.

Siccome Gesù non era venuto per stabilire visibilmente il suo Regno costoro pensavano che dovesse esservi una ragione nella sua venuta e, secondo la loro logica, attribuivano la sua morte e la sua resurrezione allo scopo di salvare gli uomini dall’«inferno» e permettere che, dopo morti, andassero in «cielo.»

Invece lo scopo del Messia era ed è quello d’instaurare, al tempo fissato da Dio, un Regno terrestre nel quale dispensare le benedizioni promesse dall’Eterno a tutte e famiglie della terra. E ciò, in seguito dimostreremo.

Le menti ragionevoli hanno scartato sempre più la teoria predicata nell’epoca dell’oscurantismo, circa un Dio dispensatore di tormenti, ma, intanto si chiedono: perchè il mondo si trova sempre nelle stesse condizioni in cui era quando Gesù abbandonò i discepoli; ora son trascorsi quasi 2000 anni e, ancora perchè è sottomesso più che mai all’egoismo e crede sempre meno alla venuta di un Messia?

Esplicitamente domandano:

Se Gesù ha l’intenzione di convertire il mondo per salvarlo dal fuoco infernale perchè non ha sviluppato un opera adatta a tale realizzazione?

D’altronde se egli vuole instaurare il suo Regno sulla terra e benedire l’umanità, dispensando la vita e il benessere, per qual ragione non ancora l’ha effettuato?

PARTE V

E’ FALLITO IL CRISTIANESIMO?

LA RISPOSTA precisa a questa domanda è in rapporto alla concezione che si ha del Cristianesimo e del mandato che Dio gli ha conferito di adempiere.

La Bibbia ci presenta Cristo come il Salvatore del mondo. Dobbiamo dedurre da ciò, per logica, che Dio ha un Piano per liberare il mondo dalla condanna e salvarlo dalla morte.

Sono trascorsi quasi 2000 anni da quando Gesù venne sulla terra per riscattare l’umanità con il suo sacrificio e, purtroppo, il mondo non è ancora convertito. Nazioni intere si sono ufficialmente staccate da ogni influsso delle autorità religiose e persino il cristianesimo nominale va perdendo ogni giorno quell’influenza che aveva goduto per secoli. Dobbiamo da ciò dedurre che il Piano di Dio sia fallito?

All’epoca in cui viveva Gesù, i discepoli riponevano le loro speranze, circa l’instaurazione del Regno Messianico, nelle assicurazioni desunte dalle profezie dell’Antico Testamento. E, pur non errando in ciò, ignoravano che il tempo stabilito da Dio, sarebbe stato ancora lontano.

Lo stesso avvenne anche a molti cristiani professanti, che ebbero fede nella conversione del mondo per mezzo di Cristo e la sua Chiesa, ma non notarono che le Scritture rivelavano non esser questa l’epoca per cui Dio ha stabilito, che ciò si adempia.

Durante il tempo in cui visse Gesù, i discepoli non compresero dalle profezie che il Messia avrebbe dovuto soffrire e morire, prima di poter dispensare le benedizioni del Regno; nè rilevarono dalle Scritture che la vera Chiesa di Cristo doveva soffrire e morire con Lui per ottenere il privilegio di partecipare all’opera del Regno, consistente nella conversione e nelle benedizioni di tutto il genere umano. L’apostolo Paolo così ce ne parla: «se siamo figliuoli, siamo ancora eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con Lui affinchè siamo ancora glorificati con lui. Perchè io stimo che le sofferenze del tempo presente non siamo niente da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo.» (Romani 8:17).

La gloria cui accenna l’Apostolo si riferisce a quella che ci verrà dalla coeredità nel Regno messianico.

Ora, se per ottenere tale gloria è necessario soffrire con Cristo, è chiaro che il compito attuale della chiesa non consiste nel conquistare il mondo per Gesù, ma di seguire le sue orme, fedelmente fino alla morte.

Sono cristiani solo i seguaci di Gesù

Ecco quanto insegnava Gesù ai discepoli: «Se alcuno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Matteo 16:24) e, a coloro che sono invitati a seguirlo fino alla morte sono destinate queste parole: «Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.» (Apoc. 2:10).

E’ chiaro che occorre essere coraggiosi per conservarsi fedeli. E Gesù lo esprime dicendo: «a chi vince io darò di seder con me sul mio trono, come anche io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono.» Apoc. 2:10.

Quando fu concesso il mandato alla Chiesa di andare nel mondo a predicare il Vangelo, lo scopo era quello di fare dei discepoli e rendere testimonianza. E’ chiaro che Iddio non aveva intenzione di convertire il mondo, ma di preparare i discepoli alla loro futura vocazione perchè fossero degni di regnare con Cristo. Ciò è espresso in Apoc. 20:4 così: … «E vidi le anime di quelli che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio… essi tornarono in vita e regnarono con Cristo mille anni.»

Se la missione del vero cristiano è consistita nel dare al mondo solamente una testimonianza della verità, e le esperienze acquistate a prepararlo alla grande opera di conversione del mondo, durante il Regno millenario di Cristo, è facile comprendere che il preteso fallimento del Cristianesimo si fonda su di una base più che erronea. In effetti noi costatiamo che il vero Cristianesimo non è fallito in nulla e le false speranze dei sedicenti cristiani non si sono affatto realizzate. Se noi individuiamo la vocazione della Chiesa nel sacrificio e nella sofferenza e non nella conquista del mondo, allora tutti i quesiti, che apparentemente sembrano assurdi, sono comprendono con chiarezza.

Ad esempio: Non avete voi rilevato che molti esprimono il loro stupore nel costatare che i fedeli di Dio incorrono in sofferenze ben più dure di quelle alle quali sono sottoposti gli increduli? Si sono essi chiesti perchè, dopo la venuta di Cristo che rappresenta la «luce del mondo» questa luce fu misconosciuta, durante un lungo periodo di tempo ed il mondo è vissuto nelle grandi tenebre che noi oggi definiamo «le età oscure»?

E chi non si è meravigliato nel dover costatare che il numero dei pagani, in un secolo, è più che raddoppiato? Non è sorprendente tutto ciò?

In cospetto di tali paradossi molti hanno concluso che la religione cristiana altro non è che una farsa gigantesca ed il preteso «baluardo della nostra civiltà» costituisce un disastroso disinganno.

COSE’ UN CRISTIANO?

L’OPINIONE popolare tende a raffigurare le fasi, che attraversa colui che diviene cristiano, uguali a quelle di un comune aderente d’una qualsiasi associazione e che, in definitiva, per molti, l’iniziativa costituisce una precauzione per assicurarsi la clemenza di Dio affinchè, alla morte, non siano spediti al “purgatorio o all’inferno.” E perciò si è supposto che la conversione degli uomini tende a sfuggire questo spaventevole destino. Ora finalmente, la radiosa luce di un giorno migliore, ci consente di constatare che la Bibbia non fa alcun accenno sui tormenti eterni, ci rischiara la mente sul giusto significato della parola «cristiano.»

La parola greca «CHRISTOS» traduzione di quella ebraica «MESSIA» è, nel Nuovo Testamento, intimamente collegata alle funzioni che Gesù svolse per realizzare le magnifiche promesse messianiche paragonabili a perle infilate in un filo d’argento percorrente tutto l’Antico Testamento.

Come già abbiamo fatto rilevare, la prima promessa fu fatta da Dio già nel giardino d’Eden quando sentenziò la che progenie della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente. Un’altra promessa ancora più precisa fu, in seguito, fatta ad Abrahamo quando disse che per mezzo di Lui e della sua progenie tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette.

Gesù, il Cristo, venne nel mondo come «la progenie» della promessa per divenire il Salvatore dell’umanità. Le Scritture rivelano che, coloro i quali divengono cristiani, seguendo fedelmente le orme del Maestro, col sacrificio di sè stessi fino alla morte, parteciperanno con Lui alla sua gloria ed alla sua autorità regale: giacché diverranno membri della «progenie promessa.»

L’Apostolo Paolo, in Gal. 3:29, parlando ai Cristiani si esprime cosi: «e se siete di Cristo, siete dunque progenie di Abrahamo; eredi secondo la promessa.» L’Apostolo dice ancora nella sua Epistola ai Corinzi che il Cristo è formato non da un solo membro, ma da molti. Queste due dichiarazioni dell’Apostolo volgono la nostra attenzione su una importantissima circostanza da mettere in risalto e cioè che, nella scelta e sviluppo dei Cristiani, Iddio svolge un lavoro preparatorio connesso al futuro proposito messianico di benedire tutte le nazioni. Ciò sta a significare che Egli non ebbe, nè ha in mente di cristianizzare tutta l’umanità, ma di scegliere un piccolo numero di persone, fra le nazioni, onde associarle a Gesù nell’opera futura di benedire tutti gli uomini, sia viventi che morti.

Un popolo acquistato

Chi sono oggi questi Cristiani che Dio sceglie in vista di farli partecipare al regno del Messia? In quale chiesa potremo trovarli?

Probabilmente ve ne saranno in tutte le diverse chiese e denominazioni, ma Dio solo stabilirà chi dovrà appartenere al corpo di Cristo.

Un Cristiano è colui che riconosce d’essere un peccatore, se ne pente, e, per la fede da cui è pervaso tenendo presente il sacrificio di Cristo, gli si rivolge onde chiedergli non solo perdono, ma dedicargli tutto: il suo tempo, i suoi talenti, ciò che egli rappresenta nel mondo e perfino quello che possiede. In tal modo adempie fedelmente ciò che è indispensabile per la sua completa consacrazione.

Ora, i membri di chiese e denominazioni non fedeli agli enunciati precetti non possono esser compresi nel numero dei veri cristiani. (Si legga Romani 5:1-3).

Negli atti degli apostoli, al capitolo 15, è rivelato il disegno di Dio in ciò che concerne la scelta dei fedeli cristiani di questa epoca. Quivi essi sono descritti quale «un popolo per il suo nome» (versetto 14). L’Apostolo spiega che Dio ha «per primo visitato i Gentili», non per farli tutti Cristiani, ma «per trarre da essi un popolo per il Suo nome» e cioè dei veri Cristiani, dopo di chè i favori divini ritorneranno agli Ebrei e il caduto «tabernacolo di Davide» (rappresentante il governo nazionale d’Israele) sarà edificato di nuovo, (versetto 16) affinché «il rimanente degli uomini e tutti i Gentili sui quali è invocato il mio nome cerchino il Signore» ma, in primo luogo, è necessario realizzare la scelta d’un popolo consacrato nel suo nome, la classe dei veri cristiani che costituisce «la sposa di Cristo.»

Riconoscendo, ora, che Dio non si proponeva di convertire tutto il mondo al Cristianesimo, divengono ben chiari numerosi passaggi della Bibbia che, in passato si interpretavano male o con difficoltà. Ad esempio nel cap. 5 dell’Apocalisse al versetto 10 leggiamo: «… e ne hai fatto per il nostro Dio un Regno e dei sacerdoti: e regneranno sulla terra.»

Come potrebbe realizzarsi se tutti, all’infuori della Chiesa, fossero portati via dalla terra e per l’eternità condannati ai tormenti dell’inferno? Su chi regnerebbero, quindi, i Santi sulla terra? La Bibbia ci risponde, fugando ogni assurdità, che il mondo non sarà dannato, ma benedetto allorché la vera Chiesa sarà completa. Alla luce delle Scritture è facile comprendere che, nel piano di salvezza dell’umanità, Dio ha preso disposizioni non solo per la Chiesa, ma per tutto il Mondo. Con ciò non pretendiamo concludere che tutti gli uomini debbano essere salvati anche se non si saranno mai ispirati ai comandamenti divini durante la loro vita terrena. No! La Bibbia ci dice chiaramente che tutti coloro i quali peccheranno volontariamente, dopo essere pervenuti ad una piena conoscenza della verità, saranno puniti con l’eterna distruzione e non con la condanna del fuoco infernale di cui le dottrine oscurantistiche si compiacciono.

Il premio della vera Chiesa

Un altro rilievo interessante, connesso con la scelta della Chiesa che sarà associata a Cristo, nel suo Regno messianico, è costituito dal premio di gran lunga superiore che essa avrà rispetto a quello che sarà elargito, al mondo in generale.

L’infinita saggezza divina con l’instaurazione del Regno di Dio ha previsto, per tutti gli esseri umani un ritorno alla vita perfetta qui sulla terra mentre ai suoi discepoli, il Maestro disse: «io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e v’accoglierò presso di me affinché dove sono io, siate anche voi; e del dove io vo’ sapete anche la via.» Giov. 14:3-4.

Alla Chiesa, quindi, come vedremo più avanti, è riservato un premio celeste, giacché Dio mai si propose di trasferire l’umanità in cielo.

Una speranza di vita eterna ci è stata concessa, grazie al sangue versato dal nostro Redentore, ed è prevista non solo per la Chiesa che sarà unita col suo Sposo per regnare con Lui, ma anche per il resto dell’umanità.

La disobbedienza di Adamo, primo uomo, ebbe per conseguenza la perdita della vita, ma la venuta di Gesù sulla terra e la sua morte sulla croce valsero da riscatto agli uomini che per ciò rivivranno. Ma durante l’età dell’Evangelo, solo i veri cristiani, interamente consacrati, usufruiranno dei benefici che provengono dal sacrificio del Redentore. Siccome essi seguono i suoi insegnamenti con il sacrificio di sé stessi saranno ricompensati con la vita eterna, nell’immortalità. Ce lo dice l’Apostolo Paolo nell’epistola ai Romani. 2:7 «… vita eterna a quelli che con la perseveranza nel ben operare cercano gloria e onore e immortalità.»

Nel nuovo Regno coloro che rispetteranno le leggi dell’amore e della giustizia, avranno l’opportunità di vivere, otterranno cioè un ritorno alla vita umana, perduta in seguito alla disubbidienza di Adamo, vita che Dio sosterrà in eterno, ma non saranno immortali.

Perchè il mondo non è convertito

Il lavoro svolto finora dai veri cristiani è consistito nella preparazione dei coeredi del Messia per partecipare al governo del Regno da lungo tempo promesso. Perciò non c’è da stupirsi se l’opera, svolta per la conversione del mondo, ha ottenuto poco successo durante l’era Evangelica.

Nostro Signore sapeva che il cristianesimo, nel campo prettamente umano, avrebbe dato l’impressione di un fallimento e, riferendosi alla fine di questa èra disse: «quando il Signore verrà troverà Egli fede sulla terra?» Di conseguenza non costituisce sorpresa per Dio il rilevare che soltanto pochi nel mondo credono nella Bibbia. Lo sapeva perchè lo preannunciò a noi, nel costatarlo, abbiamo ancora una buona ragione avvalorante la nostra piena fiducia nella testimonianza della Bibbia.

La Parola profetica ha ancora annunciato che la sedicente cristianità, si sarebbe sminuzzata in un gran numero di gruppi differenti e l’Apostolo Paolo predisse una «grande apostasia». E ciò si è avverato completamente.

Anche ammettendo l’ipotesi che Gesù ed i suoi apostoli avessero voluto illudere ed influenzare in loro favore l’intera umanità, avrebbero così apertamente preannunciato che la loro opera sarebbe andata a monte e che essi stessi sarebbero stati soggetti allo scherno di milioni di persone? Predizioni così pessimiste evidentemente non erano allettanti al fine di raccogliere adepti o credenti ad ingrossare il movimento. La sapienza mondana avrebbe agito diversamente dipingendo il futuro il più brillantemente possibile per raccogliere proseliti.

Ma Gesù e gli apostoli non erano guidati dalla sapienza mondana. Essi sapevano perfettamente che la predicazione dell’ Evangelo in quest’epoca non si prefiggeva imponenti organizzazioni ecclesiastiche ed avevano compreso benissimo che Dio non si proponeva di sottomettere l’umanità a Cristo unicamente con la predicazione del Vangelo. Prevedevano altresì che la scelta di coloro che dovevano costituire il piccolo gregge sarebbe stata ostacolata con ogni mezzo da parte di individui pervasi dallo spirito maligno e dall’influenza del mondo perverso, e che, a giudicare dalle apparenze si sarebbe avuto l’impressione di un insuccesso.

Rallegriamoci intanto nel costatare che il vero Cristianesimo non è fallito allo scopo prefisso da Dio ed il Piano divino per questa epoca sta per adempiersi con successo ed in tutta la sua ampiezza.

Numerose attestazioni bibliche stanno a confermarci che oramai è vicino il tempo in cui, completata la scelta dei veri cristiani partecipanti al governo messianico di Cristo, il suo Regno, sarà manifestato.

Una dolce letizia invade i nostri cuori allorché fissiamo lo sguardo alla luce radiosa, sorgente sul mondo, per dissipare la tenebre del male, e così instaurare, col suo fulgore, un governo d’amore, pace e giustizia per tutti.

PARTE VI

«LA FINE DEL MONDO»

L’INSEGNAMENTO biblico sulla «fine del mondo» è stato grossolanamente deformato dalla superstizione religiosa. Migliaia e migliaia di persone sincere ascoltano con un senso di vero terrore la descrizione fatta tanto vivamente ed entusiasticamente da missionari cattolici e protestanti sul sopraggiungere di terribili calamità.

Pochi anni fa, un noto porporato, provò a rincuorare ed incoraggiare l’umanità con l’annunciare che la tanto temuta fine del mondo non sarebbe sopraggiunta per almeno altri 50 milioni di anni. Senza dubbio, molte anime religiose si sentirono gradualmente sollevate da tale dichiarazione, per quel naturale istinto di conservazione.

Tuttavia, dopo un attento studio delle Sacre Scritture, una nuova luce si schiude davanti a noi, la quale fuga tutti i credi contraddittori delle età oscure. Apprendiamo così che la fine del mondo è un evento al quale tutti dovrebbero guardare con una gioiosa aspettazione, nel senso che, quando Gesù insegnò ai suoi discepoli la preghiera: «il tuo Regno venga, la tua volontà sia fatta in terra com’è fatta nei cieli», Egli in realtà li esortava a pregare appunto per la fine di questo mondo malvagio e per l’instaurazione di uno migliore.

La terra sussisterà in perpetuo

Ciò che la Scrittura insegna sulla fine del mondo non ha niente a che vedere con la credenza popolare della distruzione e consumazione del nostro pianeta.

Riferendosi a quest’ultimo evento, scrive il profeta Isaia: «cosi ha detto il Signore che ha creato i cieli, l’Iddio che ha formato la terra, e l’ha stabilita, e non l’ha creata per restar vuota, anzi l’ha formata per essere abitata.» (Isaia 45:18).

Un altro profeta della Bibbia scrive: «Una generazione se ne va. Un’altra viene, e la terra sussiste in perpetuo.» (Ecclesiaste 1:4). Gesù, nel sermone sul Monte, disse: «Beati i mansueti perchè essi eredite-ranno la terra.»

Tutti questi testi indicano che la distruzione letterale della terra non rientra nei propositi di Dio.

La parola «mondo» è usata nella Bibbia, come anche nel linguaggio comune, per identificare i popoli che vivono sulla terra, la società in generale, con i suoi ordinamenti, le sue istituzioni. Così, ad esempio, se noi leggiamo attraverso i giornali, che il mondo è profondamente scosso da tale o tal’altra situazione politica, da questo o da quell’avvenimento. non pensiamo ad una scossa tellurica del nostro globo. Ebbene, la Sacra Bibbia, usa il medesimo linguaggio figurato quando descrive profeticamente i dolorosi eventi che dovranno aver luogo alla fine della presente età, eventi per mezzo dei quali l’odierno ordine sociale sarà distrutto e cederà il posto al Regno del Messia.

La parola «mondo» è pure usata nella Bibbia per denotare una «età», ossia un ciclo di secoli. In essa, anzi, sono menzionate diverse età, o mondi. Cosi leggiamo che un mondo finì al tempo del diluvio, senza che questo avvenimento comportasse la distruzione della terra. La parola di Dio menziona un altro mondo che ebbe inizio subito dopo il diluvio, da esser distrutto durante l’attuale presenza di Cristo. Parla, ancora, di un terzo mondo che, iniziando dalla fine di questo attuale, dopo un periodo di breve interregno determinato dal sovrapporsi delle due età, si estenderà verso l’eternità. Quest’ultima età, viene inaugurata ai nostri giorni con il Regno Messianico.

Tutti questi mondi sono suddivisi dall’apostolo Pietro nei loro aspetti sia materiali che spirituali con il nome di «terra» e «ciel.i» (2. Pietro 3). E’ evidente che il linguaggio adoperato dall’apostolo in questo capitolo è simbolico perchè, se così non fosse, dovremmo concludere che il Creatore intende distruggere tutto il suo universo, in quanto sta scritto che «i cieli» passeranno stridendo e gli elementi divampati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa «saranno arse.» (2. Pietro 3:10). In verità la interpretazione letterale di questo passo sarebbe assurda.

L’apostolo Pietro in questa profezia usa il simbolo del «fuoco» per descrivere le influenze distruttrici che causeranno la fine del presente ordine di cose e che attraverso un’azione purificatrice, prepareranno la via al Regno di Dio, nella sua duplice manifestazione di «nuovi cieli e nuova terra dove giustizia abita».

Pietro ci dice ancora che gli «elementi» si dissolveranno infiammati. Ora, che queste espressioni non si riferiscano affatto agli elementi fisici della terra, risulta evidente dal fatto che anche l’apostolo Paolo, con le stesse parole, ammonisce i cristiani a «non stare in servitù sotto gli elementi del mondo.»

Il simbolismo della Bibbia

Un interessante esempio del fatto che la parola «mondo» quando viene usata dalla Bibbia non sempre si identifica col pianeta sul quale viviamo, lo troviamo in Daniele 7:23, dove il profeta dà la descrizione di una «bestia» grande e terribile che divora tutta la «terra». Sarebbe impossibile interpretare questa profezia alla lettera perchè una bestia, pur gigantesca che fosse, non potrebbe giammai divorare il nostro pianeta.

Simbolicamente, però, questa profezia ci impartisce una interessante lezione. Tutti sanno che nel passato, come al presente, molte nazioni sono state simboleggiate nei loro stemmi araldici da diverse specie di bestie. I Faraoni dell’antico Egitto usavano il leone, come simbolo della loro autorità di governo; l’Inghilterra usa, oggi, pure il leone nel suo stendardo, così, come la Cina ha il dragone, la Russia l’orso, l’America l’aquila ecc. Vi è inoltre la «Tigre del Tammany» della città di New York, l’«Asino» del partito repubblicano d’America ecc.

Così la Bibbia usa la stessa simbologia per distinguere le diverse potenze mondiali, attraverso la storia.

Nel passo sopracitato, la terra simbolica — ovvero «la società organizzata» — è descritta come prossima ad essere divorata da una «bestia». E’ facile riconoscere attraverso il simbolismo di questa espressione, la descrizione di una classe egoistica al potere che si impadronisce delle risorse per il proprio uso. I repubblicani della città di New York potrebbero essere indotti a rappresentare la Tigre del Tammany, come se stesse divorando la metropoli, nel qual caso noi non avremmo nessuna difficoltà a comprendere il simbolismo racchiuso nella figura suddetta. Perché, dunque, dovremmo incontrare difficoltà quando trattasi di interpretare il simbolismo della Bibbia?

Il termine «monte» è pure di frequente usato nella Bibbia in maniera simbolica; in tal caso esso denota un regno — uno o più regni di questo mondo, o altrimenti, il Regno Messianico. Nella stesso modo, il mare rappresenta le masse il popolo. (Isaia 17:12-13).

Una delle profezie bibliche relative al susseguirsi degli avvenimenti odierni, descrive la caduta di potenti regni della terra con la simbologia di «monti sospinti in mezzo al mare», ossia il crollo delle vecchie istituzioni medioevali e la conquista del potere da parte di tumultuanti masse popolari. Quest’ultime formano, a loro volta, la crescente marea di malcontenti, i cui flutti infrangono e travolgono gli ultimi baluardi della attuale civiltà.

Il Salmo 46 cosi descrive profeticamente la visione: «Noi non temeremo, anche se la terra si tramutasse di luogo, ed i monti, smossi, fossero sospinti in mezzo del mare.» E’ manifesto che queste parole non possono intendersi letteralmente, in quanto se la terra fosse destinata alla distruzione, non vi sarebbero più monti da essere smossi e sospinti nel mare.

Più oltre, infatti, il profeta dà l’interpetrazione del simbolismo quando scrive: «Le genti rumoreggiarono, i monti si commuovono, . . . Venite e rimirate i fatti del Signore, come Egli ha operate cose stupende nella terra. Egli fa cessare le guerre fino all’estremità della terra.» (Salmo 46).

PARTE VII

I segni della prossima fine

Compreso dunque che «la fine del mondo» non significa la distruzione letterale della terra, ma semplicemente la fine della presente èra di peccato e di morte, qualsiasi evidenza profetica od inizio dell’avvicinarsi dello stabilimento del nuovo ordine di cose, dovrebbe essere accolta come una «buona notizia.»

Il fatto che nel passato uomini sinceri, ma male ammaestrati, abbiano prematuramente annunziato il ritorno del Signore e male interpretato lo scopo di questo ritorno, non dovrebbe dissuaderci dall’esa-minare le profezie che hanno riferimento con tale importante soggetto, ma stimolarci allo studio di queste ultime con maggiore cura, onde accertare ed individuare l’esatta nostra posizione nella storia dei tempi e gli adempimenti profetici relativi.

Un giorno i discepoli chiesero a Gesù quali sarebbero stati «i segni» della sua seconda presenza e della «fine del mondo». Gesù descrisse tali segni la cui realizzazione avrebbe permesso di identificare gli ultimi giorni di questo «presente mondo malvagio.» Uno di tali segni riguardava la progenie naturale di Abrahamo, ossia la nazione Giudaica. Il Maestro disse: «Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili non siano compiuti.» (Luca 21:24). In tale profezia Gesù usò il nome di Gerusalemme non per identificare la città in senso letterale, ma per simboleggiare la nazione Giudaica la quale, unitamente a tutto il territorio costituente la Palestina, sarebbe stata sotto il dominio delle Nazioni Gentili per un tempo determinato, chiamato «i tempi dei Gentili.»

La cattività dei Giudei sotto il governo delle Nazioni ebbe inizio sei secoli prima della nascita di Cristo, ossia quando Nebucadnetsar condusse il popolo d’Israele a Babilonia. Nel capitolo 2 delle profezie di Daniele si trova la descrizione delle circostanze che determinarono il principio del lungo periodo di supremazia dei Gentili.

In quel tempo Nebucadnetsar era sul trono di Babilonia ed il Signore rivelò a lui che con il suo regno avrebbe avuto inizio un periodo che più tardi Gesù definì «i tempi dei Gentili.»

Le quattro potenze mondiali dei Gentili

Nebucadnetsar ebbe dei sogni che al risveglio non ricordò più. Un giovane prigioniero giudeo, di nome Daniele, non soltanto ricordò al re il suo sogno, ma gliene dichiarò anche l’ interpretazione.

Il re aveva sognato una grande statua, la quale aveva la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di rame, le gambe di ferro, i piedi in parte di ferro ed in parte di argilla.

Ed ecco, mentre il re nel sogno ammirava quella statua, una pietra, tagliata da un monte, la colpì ai piedi e la mandò in frantumi, disperdendola al vento come polvere. La pietra crebbe rapidamente, divenne un gran monte e riempì tutta la terra.

L’interpretazione che Daniele dette del sogno, costituisce una delle più notevoli profezie della Bibbia. Il profeta spiegò: «Tu, o re, sei il re dei re, al quale l’Iddio del cielo ha dato l’impero, la potenza, la forza e la gloria; e dovunque dimorano i figliuoli degli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, egli te li ha dati nelle mani e t’ha fatto dominare sopra essi tutti. La testa d’oro sei tu.»

Prima di questo avvenimento, Iddio aveva favorito e riconosciuto fra tutte le nazioni, soltanto quella Giudaica. Con Nebucadnetsar, i giudei divennero schiavi di Babilonia, il cui re venne riconosciuto da Dio come il primo di una lunga serie di dittatori Gentili i quali, per un lungo periodo di tempo, avrebbero dovuto tenere sotto controllo, con il permesso divino, il popolo giudaico.

Daniele proseguì oltre nella sua interpretazione profetica, affermando che, con la caduta del regno di Babilonia, un altro ne sarebbe sorto sulle sue rovine, un impero fondato sulla unione di due popoli, rappresentato dal petto e dalle braccia d’argento della statua. Questo fu l’impero Medo-Persiano, che si sostituì a quello di Babilonia.

Daniele spiegò ancora che un terzo impero, simboleggiato dal ventre e dalle cosce di rame, sarebbe seguito al secondo. Per la storia, questo impero fu la Grecia, che seguì all’impero Medo-Persiano, come potenza mondiale. Continuando ancora nella interpretazione, egli profetizza il sorgere di una grande potenza militare (il ferro): l’impero Romano e individua nelle due gambe della statua la divisione successiva dell’impero in occidentale e orientale, con capitali, rispettivamente Roma e Costantinopoli. E veramente Roma fu un impero di ferro!

Nella descrizione delle potenze mondiali che sarebbero sorte e passate via prima della fine di questo vecchio mondo, Daniele ne considerò soltanto queste quattro e non previde il sorgere di una quinta potenza Gentile di carattere mondiale perchè questa, in effetti, non sarebbe mai sorta. In cambio, però, descrisse anticipatamente la storia futura per un periodo di oltre duemila anni.

Uno storico è degno di fiducia quanto più è preciso nelle sue descrizioni, e Daniele, benché scrivesse la storia anticipatamente, senza dubbio lo fu. Questo costituisce un elemento di fiducia nei suoi riguardi, come l’ebbe anche Gesù, quando citò le sue profezie. (Matteo 24:15). Daniele descrisse, altresì, gli eventi concernenti i nostri giorni, e che noi tratteremo più avanti.

Se Daniele, ispirato dal Signore, fu capace di predire accuratamente più di duemila anni di storia, con i suoi eventi di importanza mondiale, pensiamo che dovremmo nutrire la stessa fiducia anche sull’adempimento degli eventi concernenti le cose future?

Ma ritorniamo alla interpretazione della «statua». Quando l’Impero Romano entrò nella decadenza, non trovò nessun altro impero capace di prendere il suo posto, come grande potenza universale, e cominciò a frazionarsi in diversi piccoli regni. I piedi e le dita della statua, con l’influenza disgregatrice dell’«argilla» mescolata con il «ferro», rappresenta alla perfezione questa fase successiva alla fine della supremazia militare di Roma.

Il Profeta, continuando nella interpretazione del sogno della grande statua di Nebucadnetsar, si sofferma sul particolare della «pietra tagliata dal monte, senza opera di mani», la quale «percosse la statua nei piedi» e la mandò in frantumi; questa si sviluppò gradualmente fino a divenire «un gran monte che riempì tutta la terra.» Questa pietra simboleggia il Regno di Dio, che sarà stabilito «al dì di questi re» ossia al tempo dei regni sorti dalla disgregazione dell’impero Romano e rappresentati dalle dieci dita dei piedi della statua.

Sarà l’Iddio del cielo che farà sorgere questo Regno il quale «triterà e consumerà tutti quei regni, ma esso durerà in eterno.» (Daniele 2:44).

Abbiamo così davanti a noi l’intera visione profetica che ci descrive il sorgere e la decadenza dei più grandi imperi della storia, e che la supremazia che i Gentili riassumono, cominciando da Babilonia e via via, attraverso i secoli, fino alla caduta del quarto impero universale: Roma; fino alla distruzione di ogni dominio dei Gentili ed allo stabilimento del Regno di Dio sulla terra, «al dì di questi re.»

Non dobbiamo, però, dimenticare che le profezie bibliche indicano soltanto i più importanti avvenimenti storici delle nazioni, in base alla relazione che essi hanno con il Piano di Dio. L’anno 1914 fu uno dei più importanti per la storia del mondo, perchè segnò l’inizio della fine del vecchio mondo ed il graduale sorgere del nuovo. Tuttavia non dobbiamo pensare che cambiamenti così grandi, abbiano luogo in pochi giorni, anche se i segni di grandi capovolgimenti sono oggi appariscenti, esaminando le condizioni politiche ed economiche delle Nazioni.

Cambiamenti mondiali di progresso

GESÙ’ disse: «Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché tempi dei Gentili siano compiuti.»

Avremmo dovuto attenderci, al principio della fine di questo lungo periodo, secondo le parole di Gesù, un certo cambiamento nella condizione della nazione d’Israele nel mondo. Così fu, infatti. Dopo la prima guerra mondiale, i Giudei di tutto il mondo furono riconosciuti ufficialmente e posti, almeno formalmente, sotto la protezione della «Lega delle Nazioni.» Senza dubbio, questo costituì un evento di grande importanza.

Frattanto, il Sionismo aveva già fatto progressi, suscitando nel popolo giudeo l’attaccamento alla terra dei loro padri: la Palestina.

Ma fu soltanto dopo che il generale Allenby cacciò i Turchi da Gerusalemme durante la prima guerra mondiale, che fu accordato ai Giudei un certo grado di libertà nella Terra Santa. Questa immigrazione proseguì con ritmo incessante finché nel 1947 l’elemento ebraico nella Palestina fu così numeroso, da determinare, attraverso una lotta armata, la riconquista di quella terra. Nel maggio del 1948 nacque così il nuovo Stato Israeliano, a testimonianza degli adempimenti profetici riguardanti la fine del permesso accordato da Dio alle nazioni Gentili per il governo del mondo. Queste nazioni, rappresentate dalle dita della statua simbolica, stanno attualmente preparandosi febbrilmente per la loro finale distruzione, già in atto, sin da quando la «pietra» colpì la statua.

La prossima battaglia di Harmaghedon ne sarà la conclusione.

Infatti, tanto sensibili e numerosi sono stati i cambiamenti che hanno avuto luogo sulla faccia della terra, che è divenuto comune fra scrittori ed uomini di stato di definire i giorni precedenti la prima guerra mondiale il «vecchio ordine» e quello presente, un «periodo di transizione» auspice di «un nuovo ordine». Quest’ultimo, è quello che la Bibbia descrive come il Regno di Jehovah che rimpiazzerà gli attuali governi imperfetti.

Uno dei titoli del nuovo Re della terra è «Micael», che significa: «Colui che è come Dio.»

In verità, il profeta dichiara che «I’Iddio del cielo farà sorgere un Regno» il quale, pur essendo istituito «per il popolo» rappresenterà il Creatore e funzionerà per mezzo della divina potenza ed autorità, mettendo in vigore le Sue leggi. Non sarà chiesto al popolo di votare per esso, nè la sua affermazione ed i suoi benefici dipenderanno dalla abilità e dalla sapienza umana.

Questo Micael, il Messia e rappresentante di Jehovah, è Colui il quale è menzionato in quella meravigliosa ed accurata profezia del capitolo 12 di Daniele, dove vien detto che «in quel tempo — ossia al tempo della fine — egli si leverà» per prendere il controllo sugli affari della terra.

Come effetto dell’esercizio di questo nuovo potere, il profeta afferma che «vi sarà un tempo di angoscia, quale non s’ebbe giammai da quando esistono le nazioni fino a quell’epoca.»

Gesù riassunse con queste parole la condizione degli uomini ai nostri giorni: «Vi sarà … angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo.» (Luca 21:25-26).

Non è forse oggi manifestato da tutte le nazioni della terra questo senso di paura?

Quadro scoraggiante

Le ultime terribili scoperte nel campo dell’energia nucleare e la fabbricazione di bombe ad idrogeno capaci di cancellare letteralmente in pochi minuti dalla superficie della terra grandi città come Londra e New York, seminano un terrore indescrivibile fra gli stessi possessori di queste armi. Tutto sembra aleatorio, contingente; ci si rende conto che una eventuale guerra atomica potrà distruggere una buona parte dell’umanità.

Ecco alcune affermazioni che riassumono in sintesi queste angosciose considerazioni.

A commento della esplosione della seconda bomba H esplosa nell’arcipelago delle Marshall, il presidente americano Eisenhower disse: «E’ accaduto qualche cosa che ha avuto l’effetto di sorprendere e stupire gli stessi scienziati.» «L’atomo è fuggito di mano agli scienziati», ha affermato gravemente un esperto di fisica nucleare.

Il grande scienziato Einstein, con una punta di leggera amarezza, ha affermato: «Sono pentito di avere agevolato con le mie scoperte l’invenzione della bomba atomica. Chiedo perdono agli uomini del male che certamente gliene verrà.»

Gli spasimi della “tribolazione” adempiono la profezia

L’apostolo Paolo ci fornisce un quadro indicativo dello sviluppo graduale degli avvenimenti mondiali al tempo della fine che egli definisce con l’espressione: «I tempi e le stagioni», con particolare riguardo alla distretta attuale e scrive che tali tempi e stagioni sarebbero stati compresi soltanto dai «fratelli in Cristo» i quali vegliano e non vivono nelle tenebre. Coloro che sono del mondo e partecipano alle opere di esso, «quando grideranno: «pace e sicurezza», allora subito una improvvisa rovina verrà loro addosso, come le doglie della donna incinta e non scamperanno affatto.» (1 Tessalonicesi 5:14).

Tutti sanno ormai che i grandi movimenti per la pace, le grandi organizzazioni o società di nazioni, sono sorti negli ultimi trent’anni, allo scopo di realizzare la pace e la collaborazione fra i popoli e bandire per sempre la guerra. Tali organizzazioni erano sconosciute alle precedenti generazioni.

Pur tuttavia, mentre si compivano grandi sforzi per assicurare la pace, scoppiò la prima fra le più disastrose guerre, definita per l’appunto mondiale, che seminò la rovina e la morte ovunque. Accadde ciò per pura coincidenza o piuttosto fu questo l’adempimento della profezia dell’apostolo Paolo?

Ma notiamo il modo in cui questa terribile “tribolazione” avrebbe dovuto abbattersi sul mondo: «come i dolori del parto della donna gravida.» Ogni madre sa cosa significano queste parole. Tali dolori sopraggiungono ad intervalli e periodi di sollievo si avvicendano ad altri di dolori sempre crescenti. Gli intervalli diventano sempre più brevi fino alla nascita della creaturina.

Questo tempo di grande angoscia si sta sviluppando esattamente secondo le indicazioni profetiche e la simbologia dei dolori del parto, preparando a tale uopo la nascita del nuovo ordine mondiale.

La prima guerra mondiale

Il primo spasimo che sopraggiunse proprio alla fine dei «tempi dei Gentili», fu la prima guerra mondiale, che si abbatté con tutte le sue orribili sofferenze ed i suoi effetti, i quali hanno indebolito la presente civiltà. La guerra terminò, ma gli effetti rimasero. Le nazioni dopo la bufera continuarono nuovamente a riarmarsi e prepararsi per un secondo conflitto.

La prima guerra mondiale avrebbe dovuto salvare la democrazia nel mondo. Invece, alla sua fine, la dittatura si impossessò del potere in molte nazioni. Inoltre creò una moltitudine di neo-arricchiti i quali, in adempimento ad una altra profezia, «hanno ammassato tesori per gli ultimi giorni.»

In verità, tale guerra, fu un vero «spasimo», e la sua fine fu motivo di sollievo e di gioia per il mondo. Purtroppo questa gioia fu di breve durata, perchè fu il preludio di una lunga serie di altri spasimi.

«Sollievo» ed altri «spasimi»

Comunque, con il periodo di «sollievo» subentrò un periodo di relativa prosperità. Le condizioni del mondo tornarono ad essere nuovamente normali. Per lo meno così sostenevano gli arricchiti, i medici della politica e dell’alta finanza mondiale, i quali annunciavano che l’ammalato poteva ormai considerarsi guarito.

Ma undici anni dopo la fine della guerra, nell’autunno del 1929, improvvisamente ed inaspettatamente, cominciò il secondo spasimo e. come quello precedente, fu pure di carattere mondiale. In un sol giorno gli investimenti nella Borsa di Wall Street subirono un crollo pauroso, verso il quale furono trascinate gran numero di banche il cui fallimento portò la rovina a migliaia di famiglie, privandole dei loro risparmi. Migliaia di industrie chiusero i loro battenti, milioni di uomini e donne perdettero il loro lavoro, colonne interminabili di disoccupati e di indigenti sostavano davanti alle cucine economiche. E così il povero mondo cominciò a realizzare che si trovava fra le doglie di una crisi economica, apportatrice di crudeli «spasimi».

La seconda guerra mondiale

Ed il nuovo non si fece attendere. Nel 1938, di ritorno da Monaco, ove si era incontrato con Hitler, il premier britannico, Sir Neville Chamberlain, dichiarò di avere salvato la pace. Poco dopo il cannone tuonò di nuovo in Europa.

Eserciti immensi si mossero su tutte le frontiere e la guerra, la seconda guerra, valicò i confini dell’Europa, dilagando in Asia, in Africa, in America. Gli oceani e le vie del cielo divennero teatro di lotta crudele e di spargimento di sangue. Grandi città furono distrutte, intere nazioni invase e ridotte in servitù, milioni e milioni di esseri umani immolarono la loro esistenza sugli altari dell’odio e della violenza. Il mondo conobbe le ore più tragiche della sua esistenza. A memoria d’uomo mai s’era visto tanto di più terribile ed orribile. Uscire illesi dal tremendo urto appariva per molti una vera illusione.

Ma insieme alle città, crollarono anche i miti della invincibilità e della infallibilità di pochi tiranni che avevano incondizionatamente dominato su milioni di esseri umani.

La proclamazione delle quattro libertà fondamentali per tutti i popoli della terra, accese speranze nuove e restituì coraggio ai popoli oppressi. Il movente ideologico, la conquista della libertà e la realizzazione di un nuovo ordine basato sulla giustizia e sulla pace, divennero i motivi dominanti dai quali ogni individuo riceveva uno stimolo ed un impulso alla lotta.

Così, accanto agli eserciti regolari, sorsero schiere di «volontari», di uomini, donne ed adolescenti che si lanciarono nella mischia senza esitare. La lotta fratricida sarebbe continuata chissà per quanto se due immensi bagliori, ad Oriente, non ne avessero segnato la fine; due bagliori che corrisposero a due tragedie: Hiroshima e Nagasaki e ad un solo nome: bomba atomica.

Così ebbe termine la guerra, ma gli animi restarono accesi più che mai dall’odio e dal timore. Un generale senso di angoscia cominciò a delinearsi. Riferendosi a questo periodo, Gesù profetizzò un tempo durante il quale gli uomini verranno «meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo.» (Luca 21:26 V. R. I.). Da parte sua Daniele affermò che «sarà un tempo di angoscia quale non se n’ebbe mai da quando esistono le nazioni.» (Daniele 12:1).

Questa angoscia, questo tempo di “distretta” per l’umanità e di sconvolgimento dell’attuale ordine di cose, sono condizioni preliminari allo stabilimento del Regno di Cristo. Si tratta di una rivoluzione mondiale, che si prolungherà fino a quando il Regno di Cristo non avrà completamente distrutto i regni di questo mondo.

Il capitolo 11 (vv. 17, 18) di Apocalisse, parla di questo trapasso laborioso dell’autorità del mondo ed afferma che le Nazioni si sono «irritate» e che è venuto per Jehovah il tempo di procedere contro le trasgressioni e le inique istituzioni umane.

Accrescimento di conoscenza

Nel medesimo capitolo dodici della profezia di Daniele, oltre alle rivelazioni sul «tempo della distretta» ve ne sono altre sorprendenti riguardanti questi «ultimi giorni.» Egli scrive: «al tempo della fine, molti andranno attorno (viaggeranno qua e là) e la conoscenza sarà accresciuta.»

Queste parole semplici nascondono in realtà un profondo significato. E’ da una generazione soltanto che gli uomini hanno cominciato realmente ad «andare attorno», ossia a viaggiare. Questi scambi rapidi e frequenti fra i popoli, hanno determinato un accrescimento fantastico della conoscenza biblica e scientifica, tale che non ve ne fu uguale negli annali della storia, proprio come il profeta predisse.

Sir Isacco Newton — grande astronomo inglese e credente nella Bibbia — studiò questa profezia di Daniele e basandosi su di essa, arrivò alla conclusione che sarebbe giunto il tempo in cui gli uomini avrebbero viaggiato alla incredibile e fantastica (per quei tempi) velocità di cinquanta miglia orarie!

Voltaire, il noto filosofo razionalista francese, lo prese per pazzo e considerò folle e temeraria la sua predizione, soprattutto perché poggiava sulla Bibbia.

Sarebbe interessante conoscere cosa direbbe oggi Voltaire se fosse risvegliato dal sonno della morte e potesse vedere volare l’uomo a 1200 Km. l’ora, cioè oltre la barriera del suono!

Oggi, tutti coloro che, come Voltaire, nutrono gli stessi pregiudizi sulla veridicità delle profezie della Bibbia, dovrebbero fare di questi adempimenti profetici l’oggetto delle loro particolari meditazioni, anziché lasciarsi trascinare da una critica sterile e controproducente.

I giovani della presente generazione molto spesso ignorano il fatto che quasi tutte le invenzioni e scoperte scientifiche, sono prodotti peculiari di questa generazione stessa. Ai nostri avi tutte queste cose erano ignote. Infatti — esempio tipico — subito dopo l’invenzione della locomotiva, molte persone di comune intelligenza, la definivano «invenzione del diavolo, per portare le anime all’inferno.»

Se cinquant’anni fa uno studioso avesse preconosciuto la venuta di un tempo in cui sarebbe stato possibile a delle persone, poste rispettivamente in punti diversi del globo, mettersi in conversazione fra loro senza nemmeno l’ausilio dei fili, dei cavi elettrici o di qualsiasi altro conduttore visibile, i suoi amici avrebbero dubitato della sua lucidità mentale. Eppure oggi accettiamo questi miracoli come fossero del tutto normali, anziché adempimenti profetici.

Tutto questo «accrescimento di conoscenza» è la caratteristica peculiare dei nostri tempi i quali sono definiti dalla Bibbia «i tempi della fine.»

Radunamento delle Nazioni

Consideriamo ancora una profezia la quale ci fornisce prove indubitabili che l’umanità oggidì è testimone degli ultimi avvenimenti della lunga notte di dolore e di morte qual’ è la storia di questo mondo attraverso i suoi seimila anni. La profezia dice in proposito: «Perciò, aspettami (Gerusalemme) dice Jehovah, per il giorno che mi leverò per il bottino, poiché il mio decreto è di radunare le Nazioni, di riunire i regni per versare su di essi la mia indignazione, tutto l’ardore della mia ira, poiché tutta la terra sarà consumata per il fuoco della mia gelosia. » (Sofonia 3:8).

Il punto centrale dell’adempimento di tale profezia è costituito dalla «Lega delle Nazioni.» Tutti sanno che soltanto negli ultimi trenta o quarant’anni le invenzioni ed il progresso scientifico hanno unito tutte le nazioni della terra in maniera tale che nessuna di queste può sussistere isolata dalle altre.

La grande conferenza economica che ebbe luogo nell’estate del 1933, alla quale parteciparono sessantadue nazioni, pur non avendo dato i frutti sperati, servì ad illustrare il carattere di interdipendenza che lega attualmente le nazioni.

Comunque, tutti i rappresentanti presenti alla conferenza furono concordi nel riconoscere che qualora non fosse stato possibile stabilire un accordo su una regola comune economica e monetaria, tutto l’edificio della civiltà avrebbe corso il pericolo di crollare. A tutt’oggi, questo accordo si è rivelato essere sempre più impossibile ed al senso di vivo allarme e di sfiducia ha fatto riscontro il diffondersi di una psicosi di guerra ed una folle gara agli armamenti.

Tutto sembra preparato per il finale, sanguinoso conflitto per la supremazia mondiale, il quale si concluderà con la completa distruzione delle nazioni, in adempimento alla profezia qui riportata.

Il profeta Sofonia predisse il completo fallimento di tutti gli sforzi delle varie nazioni della terra in questi «ultimi tempi» tendenti nel raggiungimento di un accordo fra loro. Ciò perché è giunto il tempo il cui Jehovah dovrà esprimere la sua giusta indignazione contro una società egoista e corrotta, contro un mondo che falsamente e negligentemente ha professato il suo nome, ma deliberatamente ha disubbidito alle sue leggi.

Il profeta dichiara altresì che la vendetta di Dio sarà espressa in maniera tale, che «tutta la terra sarà consumata al fuoco della sua gelosia.»

Se, come abbiamo precedentemente posto in evidenza, la «terra» può essere «divorata» da una «bestia», può essere altresì «divorata» dal «fuoco» della divina gelosia, essendo il linguaggio, in ambedue i casi, simbolico.

Il simbolismo del «fuoco» è molto chiaro. In esso è illustrata la completa distruzione del presente ordine sociale e lo stabilimento del nuovo ordine rappresentato dal Regno di Cristo, durante il quale il popolo avrà l’opportunità di ritornare al servizio e all’adorazione del loro Dio.

Che il profeta Sofonia non abbia voluto alludere alla distruzione letterale della terra, né a quella dei popoli in essa viventi è chiaramente provato dal successivo versetto 9 del capitolo 3 dove vien detto: « poiché allora darò ai popoli un linguaggio puro, affinchè tutti invochino il nome di Jehovah e lo servano di comune accordo.»

PARTE VIII

LA RESTAURAZIONE — UNICA SPERANZA DEL MONDO

Iddio si propone di realizzare la completa restaurazione alla vita di tutta la famiglia umana, assicurandole una gioia eterna in una terra completamente trasformata in un paradiso. Questa è la chiara testimonianza della Parola della verità: la Sacra Bibbia. Inoltre, la nostra stessa ragione ci convince a credere che tutto ciò è logico e giusto. Se Dio creò la terra per l’uomo e l’uomo per la terra, sarebbe assurdo pensare che Egli consentisse alle potenze malefiche, ingannatrici e ribelli, di contrastare per sempre i suoi amorevoli disegni o che si proponesse di realizzare, quale estremo rimedio, la salvezza di una piccolissima parte delle sue creature umane, con il trasferirle in un piano superiore di vita.

Quando Dio creò l’uomo e lo pose in quel meraviglioso Giardino di Eden, gli affidò la missione di crescere, moltiplicare, riempire la terra e rendersela soggetta. Nè a lui, nè alla sua compagna, Eva, venne promesso il cielo dopo la morte, ma semplicemente il ritorno alla terra da dove erano stati tratti. Anzi la morte stessa sarebbe stata a loro sconosciuta se si fossero mostrati ubbidienti alle leggi del Creatore.

Il loro destino era quindi legato alla terra; essi avrebbero dovuto vivere per sempre su di essa e non nel cielo, popolandola della loro progenie. Cercate di formarvi un’idea delle ideali condizioni di vita che si sarebbero realizzate nel nostro pianeta se il peccato e la morte non si fossero manifestate: il paradiso o Eden, limitato ad una piccola zona del medio oriente, avrebbe allargato man mano i propri confini, con il moltiplicarsi dell’umanità, fino a comprendere tutta la terra, proprio come Iddio aveva comandato. Immaginate ancora la terra in tal modo trasformata, popolata di una famiglia umana perfetta e felice, che ha davanti a se la vita eterna e la protezione del suo Creatore! Eppure tutto ciò sarà una benedetta realtà, tra breve, in quanto la “restaurazione di tutte le cose” è stata provveduta e garantita dalla morte di Gesù sulla croce.

PROMESSE DELLA RESTAURAZIONE

Quando Iddio disse che la “progenie” della donna avrebbe schiacciato la testa al Serpente, Egli voleva alludere alla distruzione dei frutti malefici di Satana e, alla restaurazione dell’uomo alla vita ed alla primitiva condizione di perfezione, perduta a motivo della disubbidienza.

Anche la promessa che Dio fece ad Abrahamo, di benedire tutte le famiglie della terra per mezzo della sua progenie, si identifica in realtà in una promessa di restaurazione di tutti gli uomini ad una condizione di perfezione.

Quando l’Angelo annunziò la nascita di Gesù, dicendo: “Oggi, nella città di Davide vi è nato il Salvatore che è Cristo il Signore», quel messaggio conteneva una promessa ed un opportunità di salvezza dalla morte e di restaurazione alla vita eterna di tutto il genere umano.

Quando Gesù, in risposta ad una richiesta dei suoi discepoli sulla preghiera, insegnò loro il «Padre nostro», il Maestro voleva che essi ricordassero lo scopo finale del Regno di Dio, che si identifica con la restaurazione dell’uomo e di tutte le cose alla iniziale perfezione. Ogni cristiano che ha rivolto al Padre queste parole: «il tuo Regno venga, la tua volontà sia fatta in terra, com’è fatta nel cielo», ha pregato più o meno coscientemente per quella restaurazione.

Le promesse che Gesù ed i discepoli rivolsero a tutti i cristiani, in virtù delle quali questi sarebbero divenuti «coeredi» con Lui, nel suo Regno, fanno della Chiesa la «progenie spirituale di Abrahamo», il canale e lo strumento di Dio per la benedizione del mondo.— Apocalisse 5:10

Quando le Scritture affermano che Gesù, «per grazia di Dio, gustò la morte per tutti», esse insegnano che la pena del peccato adamico sarà, a tempo debito, annullata e ad ogni essere umano risuscitato dai morti, verrà offerta l’opportunità di vivere eternamente sulla terra, mediante l’ubbidienza alle giuste leggi del Regno. Onde rendere possibile quest’opera di restaurazione, Gesù e la Chiesa sono esaltati alla gloria della natura divina.

Questa gloriosa missione della Chiesa, come contrasta con le teorie oscure del medio evo, le quali presentano un Dio preoccupato a convertire il genere umano — molto spesso invano — per unirlo alla Chiesa e salvarlo così dal fuoco eterno dell’inferno!

A quest’opera di restaurazione, che sarà realizzata dopo la manifestazione della presenza di Cristo, si riferì l’apostolo Pietro quando guarì un uomo, zoppo fino dalla sua nascita. Egli trasse spunto da quella miracolosa guarigione da lui operata, per impartire ai numerosi presenti una importante lezione. L’Apostolo disse: «Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati, affinchè vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e ch’Egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo deve ritenere fino al tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio.»—(Atti. 3:19/22).

Quale meraviglioso compendio profetico è questa «restaurazione di tutte le cose» e quali risultati porterà sulla terra la seconda presenza di Cristo! Essi saranno completamente diversi dalla tradizionale “fine del mondo” connessa con quell’avvento! Certo, saranno “tempi di refrigerio” e non di spavento quelli che scaturiranno dalla presenza del Signore.

L’espressione: “dalla presenza del…” Com’è indicata nel testo greco, significa letteralmente “fuori dalla faccia del….” ed è basata sul costume orientale di voltare le spalle ad una persona in segno di disfavore e disapprovazione. Essa è, dunque, piena di significato e denota la restituzione dei favori divini all’umanità.

Nel Giardino d’Eden, Iddio “distolse la sua faccia” dall’uomo che aveva violato la sua legge e poiché, come dice il profeta, «nel favore di Dio c’è la vita», a motivo del peccato, la progenie di Adamo, come un fiore privato dei raggi del sole e della pioggia, si è seccata ed è morta.

LE PROMESSE SARANNO ADEMPIUTE

Ma anche se Iddio, durante i seimila anni della storia umana, ha ritirato i suoi favori dall’umanità, non solo Egli ha formulato delle promesse di benedizioni, ma ha fatto i necessari preparativi per realizzarli al tempo opportuno. La seconda presenza di Cristo e lo stabilimento del suo Regno segnano il tempo preciso in cui quelle promesse cominceranno ad essere adempiute. Allora il Signore rivolgerà la sua “faccia” verso l’intera umana famiglia e questa avrà sollievo.

L’Apostolo afferma che sopraggiungeranno «i tempi della restaurazione di tutte le cose., tempi dei quali Iddio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti, fin dal principio del mondo.» L’uomo perdette la vita perfetta sulla terra a motivo della disubbidienza di Adamo e la riavrà, ciò che aveva perduto, nè più, nè meno. Non vediamo in qual modo l’umanità potrebbe essere restaurata in cielo se Adamo fu creato per la terra e visse sulla terra. Se i profeti — come afferma l’apostolo Pietro — parlarono di questa restaurazione, dobbiamo sinceramente ammettere che essi illustrarono esclusivamente le benedizioni terrene e la vita eterna nella pace, nell’amore e nella giustizia, in una terra restaurata alla perfezione.

La guarigione miracolosa del paralitico fu semplicemente una illustrazione di ciò che sarà su scala mondiale la liberazione dell’umanità dalle imperfezioni e dalla morte, durante il Regno millenario di Cristo. Di essa ne parla Isaia quando afferma che “lo zoppo salterà come un cervo», «la lingua del muto canterà», «le orecchie dei sordi saranno sturate» e «gli occhi dei ciechi saranno aperti.» (Isaia 35). Tutta l’umanità sarà inoltre guarita dalla cecità spirituale poiché «la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acque che lo ricoprono.»

Il Regno messianico viene simboleggiato, nella profezia, da un monte che si forma e si sviluppa gradualmente fino a riempire tutta la terra. (Daniele 2:34-35, 44). Lo stesso monte viene menzionato in Michea 4: 1-4, dove è detto:

«Ma avverrà negli ultimi tempi, che il monte della casa dell’Eterno «si ergerà sopra la sommità dei monti, e s’innalzerà al disopra delle colline, e i popoli affluiranno ad esso. Verranno delle nazioni in gran numero e diranno: — Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa dell’Iddio di Giacobbe; Egli c’insegnerà le sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri! Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la Parola dell’Eterno. Egli sarà giudice fra molti popoli e sederà come arbitro fra nazioni potenti e lontane. Delle loro spade fabbricheranno vomeri, delle loro lance roncole; una nazione non leverà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra. Sederanno ciascuno sotto la sua vigna e sotto il suo fico, senza che alcuno li spaventi, poiché la bocca dell’Eterno degli eserciti ha parlato.»

GLI ULTIMI GIORNI

L’espressione «ultimi giorni», nel senso indicato dal profeta Michea, si riferisce al tempo della fine del regno del peccato e della morte, sulla terra; tempo che sarà immediatamente seguito da un’era in cui un nuovo ordine sarà stabilito sulla terra, sotto il diretto controllo del Messia.

Le allucinanti dottrine delle età oscure in riguardo agli avvenimenti degli «ultimi giorni» sono interamente prive di fondamento, se poste di fronte al testo sopra citato e ad altre ispirate scritture profetiche. In sostanza, gli «ultimi giorni», anziché rappresentare la fine di ogni opportunità e di ogni speranza per il genere umano, apre a questo un’epoca nuova, caratterizzata dalla conoscenza di Dio. I popoli conosceranno in quel tempo il loro Creatore, cammineranno nelle Sue vie, non impareranno più la guerra e dedicheranno tutte le loro risorse intellettuali e materiali ad opere di pace, in un clima di buona volontà, di giustizia e d’amore: «una nazione non leverà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra.»

La Sacra Bibbia non rivela tutti i particolari e le caratteristiche del Regno messianico: ma possiamo essere certi che la medesima infallibile sapienza che formulò il Piano creativo dell’universo, la stessa potenza che lo realizzò e che regola i movimenti degli astri, stabilirà gradualmente il Regno e darà all’umanità le sue leggi ed i suoi ordinamenti, affinchè l’amore di Dio in tutta la sua profondità e la sua grandezza siano proclamati per tutta la terra.

Il simbolismo della profezia di Michea si riferisce alle «lance» e «spade», non più usate in guerra oggi, ma ad esse possiamo sostituire tutti i terribili ordigni che la tecnica moderna ha posto a disposizione degli eserciti, e la loro distruzione illustra efficacemente il carattere pacifico del Regno del Messia.

Un’ altra interessante profezia riguardante i «tempi della restaurazione» è quella di Isaia 25:6-9 ove leggiamo:

“L’Eterno degli eserciti preparerà su questo monte a tutti i popoli un convito di cibi succulenti, un convito di vini vecchi, ben chiariti. Distruggerà su quel monte il velo che copre la faccia di tutti i popoli, e la coperta stesa su tutte le nazioni. Annienterà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, leverà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perchè l’Eterno ha parlato.”

Cos’altro può desiderare l’uomo oltre a quello già descritto in queste consolanti profezie riguardanti la restaurazione? Sarà un vero convito, un festino di proporzioni mondiali, allorché «la scelta delle nazioni verrà.» (Aggeo 2:7). Il «convito» simbolizza i provvedimenti divini per la restaurazione dell’uomo alla vita eterna, durante il Regno messianico. Il «velo» è, invece, il simbolo delle accecanti e malvagie influenze del “Serpente Antico», che a quel tempo verrà rimosso. Ciò sarà possibile in quanto, come afferma la Rivelazione, Satana verrà legato «affinchè non seduca più le genti.» (Apocalisse 20:1-3). La morte sarà allora inabissata per sempre. Oh! si, è stata la morte a distruggere la felicità di tutti; ma poiché ciò che fu perduto dovrà essere restituito, di conseguenza la morte sarà distrutta per sempre. In Apocalisse 20:4, leggiamo infatti che «la morte non sarà più.»

La difficoltà che ostacolò notevolmente la comprensione del Piano di Dio in passato era dato dal fatto che noi credevamo che tutte queste gloriose promesse si dovessero realizzare nel cielo e non sulla terra, non considerando che soltanto a pochi: ai veri seguaci di Cristo, verrà concesso un premio celeste. La morte ha sempre regnato sulla terra e, logicamente, sarà qui che essa non dovrà più esistere.

Come saranno felici i popoli, in quel tempo, nell’accettare la salvezza, la vita eterna e tutte le benedizioni che le saranno concesse! Notate quanta enfasi pone il profeta nel descrivere questo avvenimento: «In quel giorno, si dirà: — Ecco, questo è il nostro Dio; in Lui abbiamo sperato, ed Egli ci ha salvati. Questo è l’Eterno in cui abbiamo sperato; esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!» Isaia 25:9.

Infatti, quanti milioni di uomini hanno atteso e desiderato una migliore conoscenza del vero Dio ed hanno sperato e pregato per quella salvezza che solo Lui può dare! Sì, il mondo è sempre vissuto nell’attesa della riconquista dei favori di Dio, anche se nell’ignoranza dei modi e del tempo della loro realizzazione. Ma quando le accecanti influenze del grande seduttore saranno state rimosse e la conoscenza della gloria di Dio avrà riempita tutta la terra, allora il mondo conoscerà l’Eterno e si convertirà a Lui di vero cuore.

LA GRANDE POTENZA DI DIO

Nessuno dubiti delle promesse che Iddio adempirà in favore dell’umanità e che noi stiamo esaminando. Egli, che al principio creò la vita, ed è anche potente a riprodurla in ogni tempo, in modo da adempiere a quelle promesse, poiché il Piano di restaurazione dell’umanità non dimenticherà i morti, i quali dovranno risuscitare.

La meravigliosa dottrina della risurrezione dei morti è stata svuotata di contenuto dalla tradizionale teoria dell’immortalità dell’anima. Infatti, a quale scopo sperare nella risurrezione dei morti se in effetti l’uomo continua a vivere dopo la morte in una superiore condizione di vita? Ma, poiché il mondo a motivo della confusione di idee che lo agita, è incapace di afferrare la speranza della «restaurazione», che soddisfa intimamente, si consola nella credenza della sopravvivenza dell’anima, considerandola immortale. Oggi, però, possiamo avere una cognizione esatta di ciò che significa «salvezza»: risveglio dal sonno della morte e restaurazione alla vita, sulla terra.

La Bibbia rappresenta la morte come un “sonno” al quale seguirà un risveglio, al mattino del nuovo giorno millenario del Regno di Cristo. Ed il grande orologio del tempo, mosso dal divino volere, già segna l’approssimarsi del nuovo giorno in cui si compirà il grande evento.

LE BENEDIZIONI SONO VICINE

E’ proprio vero che le benedizioni della «restaurazione» sono vicinissime, anche se per credervi è necessario una grande fede. I profeti della Bibbia sono stati così precisi nel profetizzare le presenti condizioni del mondo, le quali precedono l’instaurazione del Regno e le diverse benedizioni, parte delle quali sono state già realizzate, che è impossibile dubitare dell’adempimento di tutto ciò che si riferisce all’epoca millenniale, poiché la stessa potenza divina posta in atto in tutti i tempi, opererà ancora, affinchè tutto si compia secondo il beneplacito della volontà di Dio.

Possiamo quindi gioire in spirito per la meravigliosa prospettiva posta innanzi a noi e, possa la visione delle cose a venire renderci idonei per il nostro quotidiano ministero e farci superare tutte le prove della vita. Frattanto, il regno di peccato e di morte, lungo e tetro per il mondo in generale e per ogni individuo in particolare, è ormai passato e gli uomini hanno avuto l’opportunità di accumulare una preziosa esperienza sulla inutilità della disobbedienza ai comandamenti di Dio. Ed anche se oggi tale lezione non viene ancora considerata e valutata nel suo vero significato, durante il Regno di Dio sulla terra essa non mancherà di far raccogliere ad ognuno dei preziosi frutti.

Se ognino di noi riuscirà pienamente a comprendere che il sapiente ed amorevole Creatore ha permesso il manifestarsi del regno del peccato affinchè noi potessimo tributargli tutta l’ammirazione, la lode e riconfermargli la nostra fede nel suo carattere e nella bontà delle sue leggi, allora potremo anche attendere con pazienza e letizia il sorgere dell’aurora del nuovo giorno di giustizia, continuando a pregare per la manifestazione del suo Regno.

“IN RIGUARDO A COLORO CHE DORMONO”

Tutto ciò che abbiamo scritto in riguardo ai viventi, vale anche per coloro che dormono il sonno della morte, i quali, come i primi, riceveranno le benedizioni del Regno. Infatti, essi saranno risvegliati alla vita, poiché sta scritto: “Non vi meravigliate di questo; perchè l’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri udranno la sua voce e ne verranno fuori.” (Giovanni 5:28).

Nella nuova dispensazione millenaria ognuno riceverà una completa opportunità di ritornare in armonia con la volontà di Dio e godere delle sue benedizioni, mentre i ribelli verranno completamente distrutti nella “seconda morte.” (Apocalisse 21:13/15).

TENEBRE E LUCE

“L’iddio di questo mondo, (il Serpente antico, Satana), ha accecate le menti degli increduli, affinchè la luce dell’Evangelo della Gloria di Cristo, il quale è l’immagine dell’invisibile Iddio, non risplenda loro.” “Poiché Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre,” è quel che risplende nei nostri cuori, affinchè noi facessimo brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo. (2 Corinzi 4:4-6).

PARTE IX

LA LEGGE DI DIO RISTABILITA

Immaginate per un istante cosa accadrebbe se la terra si sottraesse all’osservanza delle leggi che regolano l’armonia dell’universo; il nostro Pianeta incorrerebbe in una distruzione totale. Il motivo per cui gli astronomi sono in grado di prevedere con molti anni di anticipo il giorno, l’ora ed il minuto esatto in cui avrà luogo una ecclisse solare, o il verificarsi di un qualsiasi altro fenomeno astronomico, è da ricercarsi nel fatto che tutti i corpi celesti sono soggetti a leggi determinate e precise, sulla cui ricorrenza possiamo nutrire la massima fiducia. E’ quindi più che ragionevole supporre che anche l’uomo, la più intelligente creatura terrena, dotata per giunta di una coscienza capace di discernere il bene dal male, sia soggetto alla legge divina.

Ed è così, infatti. La disobbedienza a quella gettò l’uomo nella palude del dolore e nella morte, mentre l’ubbidienza lo ricondurrà a Dio e varrà a fargli ottenere le benedizioni perdute a causa del peccato.

Ma nessuno supponga che qualsiasi tentativo di ubbidire a quella legge, al presente, comporti l’immediata restituzione dei favori divini. No; la legge di Dio fu violata dal perfetto Adamo, il quale, essendo dotato di una sufficiente capacità di agire secondo giustizia, attirò su sé la condanna di morte. In tal modo, tutta la sua posterità venne concepita in una condizione di imperfezione, sotto condanna di morte e comunque nella incapacità non solo di fare la volontà di Dio, ma di provvedere alla propria salvezza.

L’uomo poteva considerarsi definitivamente perduto se la misericordia divina non fosse intervenuta in suo favore. La parola dell’Evangelo dice, infafti, che “Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo figliuolo unigenito, affinchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.”— Giovanni 3:16. Da tale affermazione, possiamo dedurre che in Gesù Cristo è concentrata tutta la speranza di salvezza dell’umanità, in quanto Egli pagò la pena del peccato adamico, con la sua morte sulla croce. Per questo Egli fu “fatto carne». Un uomo perfetto — Adamo — peccò e su di Lui venne pronunciata una sentenza di morte; un altro uomo perfetto — senza peccato e non soggetto alla condanna — pagò, con la propria vita, la pena del peccato, divenendo così il Redentore di Adamo e di tutta la sua progenie. Questo fece Gesù.

Ma poiché Iddio, nel suo amore, non risparmiò il suo Figliuolo unigenito, riscattando l’umanità dalla morte, un semplice assenso mentale a questa verità di vitale importanza, non porterà la salvezza sia al presente che nel futuro. Cosa richiede, dunque, Iddio? L’osservanza della sua legge, di quella legge che Egli diede ad Israele, e meglio conosciuta come “i dieci comandamenti” i quali costituiscono la base della legislazione di tutti i popoli civili. Gesù riassunse quei comandamenti in due massime: amore supremo verso il Creatore ed amore per il prossimo, come per sé stessi. Quest’ultimo può considerarsi la “regola d’oro” dei rapporti umani ed insieme al primo, forma la base della giustizia e della dirittura e, nessuno, sia in questa età che in quelle avvenire, potrà considerarsi in armonia con Dio, se ignorerà o rifiuterà di essere guidato da esse.

L’egoismo ha sempre svolto un ruolo preminente nei rapporti umani e molto spesso coloro che ne furono invasi ricercarono invano la pace e la gioia dello spirito.

L’AMORE AL POSTO DELL’EGOISMO

Durante i seimila anni della storia umana, Satana è stato il feroce despota che ha governato la famiglia umana con il malvagio principio dell’egoismo; ma, con l’instaurazione del nuovo Regno, questo vecchio ordine di cose sarà rovesciato e distrutto, ed al posto dell’egoismo subentrerà l’amore. In questo rinnovato clima verrà incoraggiato e premiato tutto ciò che è buono, santo e puro. Si adempirà allora il messaggio angelico annunziato la notte della natività: «pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce.» (Luca 2:14).

Tale cambiamento non sarà repentino, ma graduale, come lascia intuire anche il Profeta: «quando i tuoi giudizi si compiono sulla terra, gli abitanti del mondo imparano giustizia.» — Isaia 26:9.

Il «giudizio» qui menzionato, coinciderà con la dispensazione delle benedizioni del Regno e non sarà per nulla uguale al tradizionale «giorno del giudizio» dipinto a tinte fosche dalla Cristianità nominale, per indurre le folle a non disertare i loro templi. Nel Regno del Signore il metodo d’insegnamento della legge divina sarà di tale efficacia che questa verrà scritta nel cuore dei popoli. — Geremia 31:31-34.

Non è bene, comunque, attendere l’instaurazione del Regno per conoscere e mettere in pratica la legge di Dio. Cosa impedisce oggi stesso ad ognuno di compiere un sincero sforzo per praticare la giustizia ed attuare la legge dell’amore, sia nei riguardi di Dio che del nostro prossimo? E quante opportunità si presentano per far del bene a tutti! Non costa gran che un sorriso, una parola di conforto, o condividere con il nostro prossimo le gioie ed i dolori della vita, o manifestare a coloro che avviciniamo la gioia del nostro cuore per la conoscenza dell’amore di Dio com’è rivelata nella Sua Parola. Non vi è nessun modo migliore per confortare i cuori afflitti che partecipar loro il glorioso Evangelo del Regno messianico, prossimo ad essere stabilito.

Non si può negare che il mondo deve ancora attraversare sofferenze e tribolazioni veramente terribili, ma è bene non dimenticare che richiederà ancora maggiori sofferenze da parte di tutti i popoli della terra per eliminare la superbia dai loro cuori ed alzare i loro occhi verso il Creatore per ricevere soccorso.

Comunque, coloro che cercano giustizia e si sforzano di vivere in pace con Dio e con il prossimo, senza dubbio passeranno molto meglio degli altri attraverso le terribili esperienze della «grande tribolazione.» (Sofonia 2:3).

Se la sopravvivenza dell’uomo sulla terra fosse affidata al discernimento di coloro che oggi reggono i destini del mondo, questi ridurrebbero probabilmente la terra in un cimitero, durante il tempo di grande angoscia, che sta per sopraggiungere. Ma il Signore Gesù assicura nella Sua parola che le potenze del male non raggiungeranno i loro scopi in quanto quei giorni saranno abbreviati per amore degli eletti, poiché, «se quei giorni non fossero abbreviati nessuna carne scamperebbe.» — Matteo 24:22.

Il miracolo, dunque, avverrà non nel senso che la prossima, grande tribolazione sarà evitata al mondo, ma nel senso che Iddio interverrà al momento opportuno per neutralizzare l’azione di Satana, il quale fa leva sul sentimento dell’egoismo umano, concedendo agli uomini di trarre una salutare lezione dalla loro condotta, per il loro futuro bene.

Ma il miracolo si compirà sopratutto con la instaurazione del Regno di Cristo, che costituirà la risposta alla preghiera di ogni cristiano:» … il Tuo Regno venga, la Tua volontà fatta in terra com’è fatta nel cielo.» Ed è su questo particolare che noi desideriamo richiamare l’attenzione del mondo, che sta attraversando tragiche esperienze.

Quale glorioso privilegio è quindi il nostro di dare al mondo la testimonianza di queste benedette verità! Spesso, oggi, vediamo il timore diffondersi in larghi strati dell’opinione pubblica ed avviciniamo individui che sono preda ad un timor panico pensando alle cose «che stanno per sopraggiungere nel mondo.» In tali circostanze non lasciamoci sfuggire l’opportunità di ubbidire al comando del Signore, che ci impone di dire «a quelli che sono smarriti d’animo: confortatevi, non temete; ecco l’Iddio vostro, la vendetta verrà, la retribuzione di Dio; Egli stesso verrà e vi salverà.» — Isaia 35:4.

GIOIA NEL MATTINO

“Poiché l’ira sua è sol per un momento, ma la sua benevolenza è per tutta una vita. La sera alberga da noi il pianto; ma la mattina viene il giubilo.”Salmo 30:5.